Un 25 Aprile di liberazione dalle bugie e dalla retorica

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI – BUON 25 APRILE,  FESTA DI SAN MARCO EVANGELISTA A TUTTI I LETTORI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/04/25/un-25-aprile-di-liberazione-dalle-menzogne-e-dalla-retorica/

L’AGGRESSIVITÀ BELLICA ANDREBBE FERMATA INVIANDO ARMI TENUTE SOTTO SEGRETEZZA? ARMANDO SEMPRE DI PIÙ I CIVILI, I MERCENARI, I COSIDDETTI NEONAZISTI? RINUNCIANDO AL GAS RUSSO, FACENDO SCHIZZARE ALLE STELLE IL COSTO DELLE BOLLETTE E CHIUDENDO TUTTE LE NOSTRE AZIENDE, PERALTRO DA DUE ANNI IN CRISI A CAUSA DELLA PANDEMIA?

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha annunciato che le armi richieste all’Occidente sono arrivate. Ciascun Paese ha fatto la sua parte: Joe Biden ha rifornito di droni, obici, veicoli corazzati, munizioni per un ammontare di 800 milioni di dollari.

La Germania aveva annunciato l’invio di 1.000 armi anticarro, 500 missili terra-aria Stinger, circa 2.700 missili antiaerei Strela e munizioni. Secondo i media, avrebbe inviato anche circa 100 mitragliatrici, 100.000 granate, 2.000 mine, 15 bombe demolitrici, detonatori e cariche esplosive. Spagna, Francia, Norvegia, Svezia, Finlandia, Polonia hanno mandato in Ucraina missili antiaerei Mistral di fabbricazione francese, armi anticarro M72, equipaggiamento militare e pezzi di artiglieria pesante. Il Regno Unito afferma di aver distribuito più di 200.000 pezzi, inclusi 4.800 missili anticarro NLAW, 120 veicoli corazzati Mastiff, Wolfhound e Husky nonché un nuovo sistema missilistico antinave.

Il Canada, che finanzia l’Ucraina dal 2015 per un ammontare di 141 milioni di dollari canadesi (112,6 milioni di dollari) ha annunciato l’invio di aiuti militari difensivi, armi e munizioni, bombe a mano, lanciarazzi, apparecchiature di sorveglianza e rilevamento, nonché obici M777 e munizioni. Il Giappone ha annunciato che invierà generatori elettrici e droni, mentre hanno contribuito anche la Grecia con 400 kalashnikov, i Paesi Bassi con 200 missili Stinger. il Belgio, la Slovenia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Estonia, la Lituania, la Lituania e la Romania hanno provveduto agli approvvigionamenti militari per milioni di euro.L’Italia, al contrario degli altri Paesi, mantiene le sue consegne di armi all’Ucraina sotto segretezza. Però, il Presidente della Repubblica nata dalla Resistenza, all’incontro con i rappresentanti delle associazioni combattentistiche d’arma, in vista del 25 Aprile, ha detto che “forse serviranno sacrifici per l’Ucraina, ma saranno comunque inferiori ai rischi di subire questa aggressività bellica”. Quindi, rischiamo l’invasione da parte della Russia? Continua Mattarella: «Ci si dimentica dei valori del 25 aprile e della Resistenza. L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha giustificazione alcuna» ha detto Mattarella. “Il 25 aprile ci ricorda anche «un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista». Fu «un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la convivenza pacifica tra i popoli». Dunque, l’aggressività bellica andrebbe fermata inviando armi tenute sotto segretezza? Armando sempre di più i civili, i mercenari, i cosiddetti neonazisti? Rinunciando al gas russo, facendo schizzare alle stelle il costo delle bollette e chiudendo tutte le nostre aziende, peraltro da due anni in crisi a causa della pandemia?

Da Mariupol le persone, intanto, iniziano a raccontare delle atrocità e dei crimini compiuti dal battaglione Azov, che dovranno essere oggetto di una commissione speciale d’inchiesta, il più possibile imparziale, assieme a tutte le azioni di guerra compiute in Ucraina, fin dal 2014 in Donbass. Ma, di questo, Mattarella non ha parlato. Nessuno ne parla. Si continua nella narrazione tra opposte tifoserie, ove l’occidentale è obbligato a prendere la parte atlantica da un’arroganza sistemica simil totalitaria, che mai avrei pensato di vivere nel nostro Paese. Si cerca di silenziare la ricerca della verità dei fatti, che vede enormi responsabilità da parte degli USA e della NATO, si impone la propaganda, si cancella incredibilmente la diplomazia, al punto che ci si può legittimamente chiedere chi sia a volere che la guerra continui?

Chiunque voglia approfondire, porre dubbi, viene etichettato come un collaborazionista del nemico russo, un po’ come chi si chiedeva se la gestione del green pass fosse davvero efficace e non riceveva risposte, ma il marchio a fuoco di “no vax”, da esporre al pubblico ludibrio. C’è qualcosa di enorme che non va, quindi, nelle democrazie (o plutocrazie?) occidentali che turba la maggior parte delle persone che credono di poter avere un’opinione circostanziata, non conforme alla narrativa corrente, senza aver mai visto un rublo né conoscere agenti del Cremlino. Gli Stati hanno già inviato un arsenale bellico in Ucraina, la cui portata avrebbe dovuto far ritirare i russi, ma questo non accade. Semmai è Putin che sta prendendo l’Ucraina.

C’è, dunque, un chiaro cortocircuito nel mainstream, che pare un disco rotto nel raccontare verità parziali o evidenti bugie. Che sia un 25 Aprile di liberazione dalle menzogne e dalla retorica, in onore di san Marco Evangelista. L’uomo ricordi che può ingannare gli uomini, e fino ad un certo punto. Ma non potrà mai prendersi gioco di Dio. Quando si troverà davanti al Suo giudizio, tenga presente che “Egli è misericordioso, ma anche giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l’offende . Egli usa misericordia, ma a chi? A chi lo teme” (S. Alfonso Maria de’ Liguori, Apparecchio alla morte, Cons. XXIII, p. 2).

25 Aprile: Festa di San Marco Evangelista con “Christus Rex” e “Nova Civilitas”

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25 APRILE: FESTA DI SAN MARCO EVANGELISTA
«Pax tibi Marce Evangelista meus, hic requiescet corpus tuum»
Il Circolo Cattolico Christus Rex-Traditio e l’Associazione Nova Civilitas organizzano un Santo Rosario in onore di San Marco, preceduto da una breve sul grande Santo Evangelista, da parte di Matteo Castagna (Resp.Naz. di Christus Rex-Traditio) e Gianfranco Amato (Pres. di Nova Civilitas)
Per favorire l’assistenza di tutti, in Italia e all’estero, sete invitati su Vimeo, anche tramite i canali Facebook sopra indicati:
 Lunedì 25 Aprile 2022 alle ore 10:00
Per accedere dalla pagina Facebook del Circolo Christus Rex-Traditio e seguire il programma cliccare su: https://vimeo.com/event/1968198/embed 
GUARDA I VIDEO:
GIANFRANCO AMATO: PERCHE’ FESTEGGIAMO S. MARCO
MATTEO CASTAGNA. LA STORIA DI SAN MARCO EVANGELISTA
 

 

25 aprile sempre più rosso: la sinistra ci impone Bella ciao

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di Matteo Carnieletto

La sinistra propone di rendere obbligatoria Bella ciao durante il 25 aprile. Ma si dimentica che questo inno non fu mai cantato durante la Resistenza e che l’Italia la liberarono gli americani

La proposta di legge depositata alla Camera dai deputati di Partito democratico, Italia Viva, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali è semplice: far diventare Bella ciao l’inno istituzionale del 25 aprile, da cantare subito dopo quello di Mameli. Lo riporta l’Adnkronos. In questo modo “si intende riconoscere finalmente l’evidente carattere istituzionale a un inno che è espressione popolare – vissuta e pur sempre in continua evoluzione rispetto ai diversi momenti storici – dei più alti valori alla base della nascita della Repubblica”. E ancora: “Nello specifico, pertanto, con l’articolo 1, comma 1, si prevede il riconoscimento da parte della Repubblica della canzone Bella ciao quale espressione popolare dei valori fondanti della propria nascita e del proprio sviluppo. Il comma 2 dello stesso articolo stabilisce, inoltre, che la canzone Bella ciao sia eseguita, dopo l’inno nazionale, in occasione delle cerimonie ufficiali per i festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo”. E questo è tutto.

Il problema è che i firmatari di questa proposta di legge dimenticano una cosa importante: Bella ciao non fu mai cantata durante la Resistenza. Giorgio Bocca, non certo un pericoloso reazionario, disse: “Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella ciao, è stata un’invenzione del Festival di Spoleto”. Il riferimento è a quando, nel 1964, il Nuovo canzoniere italiano propose l’inno partigiano al Festival dei due mondi, consacrandolo così in maniera definitiva. Certo, c’è chi sostiene, come Alessandro Portelli sul Manifesto, che questa canzone fosse l’inno della Brigata Maiella e che sarebbe stata cantata fin dal 1944. Ma la realtà è un’altra, come ricorda Il Corriere della Sera: “Nel libro autobiografico di Nicola Troilo, figlio di Ettore, fondatore della brigata, c’è spazio anche per le canzoni che venivano cantate, ma nessun cenno a Bella ciao, tanto meno sella sua eventuale adozione come ‘inno’. Anzi, dal diario di Donato Ricchiuti, componente della Brigata Maiella caduto in guerra il 1° aprile 1944, si apprende che fu proprio lui a comporre l’inno della Brigata: Inno della lince“. I canti dei partigiani erano altri, come Fischia il vento, per esempio. Oppure Risaia. Ma Bella ciao proprio no. Ricorda infatti l’AdnKronos che questo inno non compare in alcun testo antecedente gli anni Cinquanta: “Nella relazione vengono anche presentati alcune esempi di raccolte di canzoni (come il Canta partigiano edito da Panfilo a Cuneo nel 1945 e le varie edizioni del Canzoniere italiano di Pasolini) o riviste (come Folklore nel 1946) nei quali il testo di Bella ciao non compare mai. La prima apparizione è nel 1953, sulla rivista La Lapa di Alberto Mario Cirese, per poi essere inserita, proprio il 25 aprile del 1957, in una breve raccolta di canti partigiani pubblicati dal quotidiano L’Unità“.

Chi ha liberato l’Italia

Presentando questa proposta di legge, Laura Boldrini ha affermato che Bella ciao ci ricorda che “la resistenza non fu di parte, ma un moto di popolo, che coinvolse tutti coloro che non ritenevano più possibile vivere sotto una dittatura: un moto eterogeneo. Fecero parte della resistenza comunisti, socialisti, azionisti, liberali anarchici quindi essendo Bella Ciao un canto della Resistenza ed essendo stata questa un moto di popolo è giusto che diventi un inno istituzionale, espressione popolare dei più alti valori alla base della nascita della Repubblica”. Non fu così. La resistenza non fu affatto un moto di popolo. Non si schierarono milioni di italiani contro poche migliaia di fascisti. Entrambi i fenomeni – sia quello della Resistenza sia quello della Repubblica sociale – mossero poche centinaia di migliaia di persone, come ricorda Chiara Colombini in Anche i partigiani però… (Laterza). Alla prima aderirono poco più di 130mila persone, alla seconda poco più di 160mila. In mezzo oltre 40 milioni di italiani. Non si registrò dunque nessun movimento di popolo né dall’una né dall’altra parte. Ha però ragione la Boldrini quando afferma che la Resistenza fu un fenomeno eterogeneo in cui erano presenti diverse anime. Tra queste, quella certamente prevalente era quella comunista che aveva un obiettivo molto chiaro: sostituire una dittatura con un’altra. Lo aveva capito bene Guido Alberto Pasolini, fratello di Pier Paolo, che dopo aver combattuto i tedeschi fu ammazzato dai partigiani rossi: “I commissari garibaldini (la notizia ci giunge da parte non controllata) hanno intenzione di costituire la repubblica (armata) sovietica del Friuli: pedina di lancio per la bolscevizzazione dell’Italia”.

Se ci fermiamo ai numeri, poi, notiamo che essi sono impietosi. Li ricorda Maurizio Stefanini sul Foglio: “Il 18 settembre 1943 i partigiani erano in tutto 1.500, di cui un migliaio di ‘autonomi’: bande di militari nate dallo sfasciarsi del Regio esercito, che si collegheranno poi in gran parte con la Democrazia cristiana o il Partito liberale. Nel novembre del 1943 sono 3.800, di cui 1.900 autonomi. La sinistra diventa maggioritaria nel 1944: al 30 aprile ci sono 12.600 partigiani, di cui 5.800 delle Brigate Garibaldi, organizzate dal Pci; 3.500 autonomi; 2.600 delle Brigate Giustizia e Libertà del Partito d’Azione; 600 di gruppi più o meno esplicitamente cattolici. Per il luglio 1944 c’è la stima ufficiale di Ferruccio Parri che per conto del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (Clnai) stima 50.000 combattenti: 25.000 garibaldini, 15.000 giellisti e 10.000 autonomi e cattolici. Bocca vi aggiunge un 2.000 tra socialisti delle Brigate Matteotti e repubblicani delle Brigate Mazzini e Mameli. Nell’agosto del 1944 si arriva a 70.000 e nell’ottobre a 80.000, che però calano a 50.000 in dicembre. Giorgio Bocca poi conta 80.000 uomini ai primi del marzo 1945, cita una stima del comando generale partigiano su 130.000 uomini al 15 aprile, e calcola che ‘nei giorni dell’insurrezione saranno 250.000-300.000 a girare armati e incoccardati’. Anche di questa massa i garibaldini, ammette Bocca, ‘sono la metà o poco meno'”. Nota giustamente Stefanini che il “dato interessante è che stando a questa stima appena un partigiano su 23 ha combattuto per almeno un anno; 5 su 6 hanno preso le armi negli ultimi 4 mesi; quasi 4 su 5 negli ultimi 2 mesi; e addirittura uno su due negli ultimi 10 giorni!”.

Basterebbero questi numeri a far tornare la Resistenza nella giusta collocazione storica. Ma non è così. Scegliere Bella ciao come inno ufficiale del 25 aprile significa renderlo ancora di più di una parte soltanto, a discapito di tutte le altre. Ma forse è proprio quello che certe forze politiche vogliono. Non a caso, Marco Rizzo, uno dei pochi comunisti ancora degni di questo nome, ha parlato di “antifascismo prêt-à-porter”, che ha come fine quello di richiamare le masse (o almeno così si spera) prima delle elezioni. Difficile dargli torto…

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Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/cronache/25-aprile-sempre-pi-rosso-sinistra-ci-impone-bella-ciao-1952473.html

Chi liberò veramente l’Italia

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di Marcello Veneziani

Si può celebrare in tanti modi la Liberazione dell’Italia nel 1945 ma ci sono dati, numeri e vite che non si possono smentire e che sono la base necessaria e oggettiva per dare una giusta dimensione storica all’evento. Dunque, per la Liberazione dell’Italia morirono nel nostro Paese circa 90mila soldati americani, sepolti in 42 cimiteri su suolo italiano, da Udine a Siracusa. Secondo i dati dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, furono 6882 i partigiani morti in combattimento.

Ricavo questi dati da una monumentale ricerca storica, in undici volumi raccolti in cofanetto, dedicata a La liberazione alleata d’Italia 1943-45 (Pensa ed.), basata sui Report of Operations di diversi reggimenti statunitensi, gli articoli del settimanale Yank dell’esercito americano e i reportage dell’Associated press. E naturalmente la ricerca storica vera e propria. Più un’ampia documentazione fotografica. L’autore è lo storico salentino Gianni Donno, già ordinario di Storia contemporanea, che ha analizzato i Reports of Operations in originale, mandatigli (a pagamento) da Golden Arrow Military Research, scannerizzati dall’originale custodito negli Archivi nel Pentagono. L’opera ha una doppia, autorevole prefazione di Piero Craveri e di Giampiero Berti e prende le mosse dallo sbarco di Salerno.

Secondo Donno, non certo di simpatie fasciste, il censimento dell’Anpi è “molto discutibile” ma già quei numeri ufficiali rendono le esatte proporzioni dei contributi. Facciamo la comparazione numerica: per ogni partigiano caduto in armi ci furono almeno 13 soldati americani caduti per liberare l’Italia. Senza considerare i dispersi americani che, insieme ai feriti, furono circa 200mila. E il conto risuona in modo ancora più stridente se si comparano i 120mila militari tedeschi caduti in Italia, soprattutto nelle grandi battaglie (Cassino, Anzio e Nettuno) contro gli Alleati e sepolti in gran parte in quattro cimiteri italiani.

Naturalmente, diverso è parlare di vittime italiane della guerra civile, fascisti e no, di cui esiste un’ampia documentazione, da Giorgio Pisanò a Giampaolo Pansa, per citare le ricerche più scomode e famose. Ma non sto parlando di fascismo e guerra civile, bensì di Liberazione d’Italia, ovvero di chi ha effettivamente liberato l’Italia dai tedeschi o se preferite dai “nazifascisti”. Continua a leggere

25 Aprile: Festa di San Marco Evangelista S. Messa in streaming dell’I.M.B.C.

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di Redazione

Oltre alle consuete S. Messe tradizionali non “una cum” celebrate in presenza come da calendario sul sito www.sodalitium.biz/sante-messe/  

l’Istituto Mater Boni Consilii celebrerà una Santa Messa tradizionale, ovviamente non “una cum” gli occupanti conciliari, in diretta streaming alle ore 10.30 di Domenica 25 Aprile 2021

al link  https://m.youtube.com/watch?v=pSXLWVNjEZg&feature=share 

 

VIVA SAN MARCO!!!

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La liberazione dalla retorica

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di Marcello Veneziani

La liberazione dalla retorica

Fonte: Marcello Veneziani

Cosa ne direste se facessimo un programma televisivo intitolato Arcipelago Gulag? Che ce ne siamo andati di testa, il gulag è chiuso da svariati decenni. È storia vecchia. E invece c’è un programma nuovo di zecca, intitolato La difesa della Razza, di Gad Lerner, dedicato a una rivista e agli eventi terribili di ottant’anni fa. Eventi evocati tre volte al giorno dopo i pasti.

Il programma ha l’evidente funzione di soffiare sul fuoco dell’antirazzismo e di stabilire un ponte infame tra i razzisti del passato e la stampa di centro-destra d’oggi. Partendo proprio da Il Tempo, a cui Lerner ha voluto dedicare l’incipit del programma, attaccandosi al fatto che quella rivista infame, molto letta (e a volte anche scritta) da tanti che poi diventeranno comunisti, socialisti, laici, democristiani, ebbe la sua sede nello stesso palazzo de Il Tempo. Se le colpe ricadono pure sugli inquilini dei palazzi, figuratevi che colpe dovrebbero ricadere su chi ha militato in movimenti che decretarono di uccidere per esempio il commissario Calabresi. Continua a leggere

25 Aprile, fantoccio di Mussolini cui spaccare la testa: quando i morti fanno ancora paura ai vili

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Ecco la civiltà dei democratici, pluralisti, egualitaristi, antirazzisti, pro-gender, liberal, antifascisti:

Scritto e segnalato da Antonio Amorsi

25 aprile piazzale Loreto a Macerata. Mussolini appeso a cui spaccare la testa

Macerata, 25 aprile gruppi antifascisti espongono manichino Mussolini appeso a testa in giù come a piazzale Loreto. I bambini lo devono colpire per le caramelle

25 aprile piazzale Loreto a Macerata. Mussolini appeso a cui spaccare la testa

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25/4 Christus Rex-Traditio: fiori “per i vinti” al cimitero monumentale di Verona

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Oggi alle 11.30 il Movimento Cattolico tradizionalista Christus Rex-Traditio ha deposto un mazzo di fiori “per i vinti” della II guerra mondiale presso il monumento ai caduti militari e civili della RSI del cimitero monumentale di Verona (foto allegate).

<<Oggi festeggiamo San Marco Evangelista e suffraghiamo le anime dei defunti che nessuno vuole ricordare. Come scritto sul monumento: “Soldati d’Italia che diedero la vita per insegnare ai superstiti la Via dell’ Onore”>> ha commentato Matteo Castagna, Responsabile Nazionale del gruppo.

Sotto, l’articolo di www.veronanews.net con un’altra foto: Continua a leggere

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