Soros si arrende a Orbán La fondazione e la ong abbandonano Budapest

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Il motivo è una legge ad hoc che vuole tassare chi si occupa dei migranti nel Paese magiaro

di Manuela Gatti

«Capirete che non mi metto a piangere», ha commentato Viktor Orbán. Come se ci fossero dubbi a riguardo.

Probabilmente il primo ministro ungherese, rieletto lo scorso 8 aprile per il quarto mandato, avrà festeggiato alla notizia che la fondazione del miliardario e filantropo George Soros chiuderà i suoi uffici di Budapest per trasferirsi a Berlino nel corso dell’estate. Dalla Ong non confermano, ma parlano della necessità di tutelare «la sicurezza dello staff e l’integrità del lavoro». Il presidente Patrick Gaspard sarebbe però già volato di persona nella capitale ungherese per informare i circa 100 dipendenti della decisione.

La battaglia a distanza tra Orbán e Soros va avanti da tempo. Il casus belli che ora ha fatto precipitare la situazione ha un soprannome piuttosto esplicito: «Stop Soros». Si tratta della legge che sarà discussa dal parlamento ungherese la prossima settimana e che il governo si è impegnato a far passare che imporrebbe una tassa del 25% su tutte le donazioni straniere a organizzazioni non governative che supportano i migranti nel Paese. Proprio come la «Open Society Foundations» del filantropo ebreo statunitense di origini ungheresi, la terza organizzazione umanitaria al mondo per patrimonio (18 miliardi di dollari). Una scorciatoia particolarmente comoda per il leader della destra populista e conservatrice di Budapest, che in questo modo riuscirebbe a eliminare una buona parte dell’attività del nemico all’interno dei suoi confini nazionali. Continua a leggere