Le donne quaquaraquà contro la Meloni

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“Ci sono uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà, oltre che rottinculo”, scriveva Leonardo Sciascia. Già, ma con la classificazione delle donne come la mettiamo?

Quando nel 1961 Sciascia fa dire al protagonista del romanzo Il giorno della civetta la famosa frase, era chiaro che si riferisse agli uomini in quanto uomini. Quelli in pantaloni per intenderci. Del resto, in quell’anno in quella Sicilia era impensabile che le donne potessero avere ruoli diversi da quello di cittadini di serie B. Ovviamente non ho mai conosciuto Sciascia, ma credo che oggi l’illustre pensatore avrebbe esteso lo stesso giudizio anche alle donne.

Già, vogliamo dirlo: ci sono donne, mezze donne, donnicchie e quaquaraquà…

Continua ascoltando il podcast di Alessandro Sallusti del 29 settembre 2022

https://www.nicolaporro.it/le-donne-quaquaraqua-contro-la-meloni/

«Le sardine sono 7000? Anche i tifosi del Chievo ma mica vince il campionato»

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Sallusti ne è convinto: «Li stiamo sopravvalutando»

«Le sardine? Li stiamo un po’ sopravvalutando». E’ questo il pensiero che Alessandro Sallusti ha esternato mentre era ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira su La7. Per il direttore de Il Giornale, «I ragazzi hanno tutto il diritto di andare in piazza. Ieri è vero che c’erano sette mila persone in piazza a Rimini ma sette mila persone vanno anche a vedere il Chievo tutte le domeniche, però non è che il Chievo vince il campionato».

Da https://www.vvox.it/2019/11/25/sallusti-sardine-chievo-polemiche-salvini-il-giornale-rimini/

State attenti il Pd è finito la sinistra no

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Il mondo della scuola, della magistratura, della finanza, della cultura e dei centri nevralgici dello Stato sono saldamente in mano a una classe dirigente storicamente profondamente di sinistra

di Alessandro Sallusti

Si fa in gran parlare nei giornali e nei dibattiti estivi del tentativo in corso di ricostruire se non il Pd almeno una sinistra credibile e competitiva sul piano elettorale.

La prima considerazione è che c’è una sproporzione abissale tra il tanto spazio dedicato al tema sui mezzi di informazione e la scarsa affluenza di pubblico alle varie feste dell’Unità sui cui palchi si alternano vecchi residuati bellici, tipo Veltroni, e aspiranti neocapi, da Martina a Zingaretti. È questo il segno che il futuro della sinistra non interessa più a nessuno, neppure ai militanti storici, probabilmente nauseati dalla continua e inconcludente guerra tra le varie bande interne. Che ne sarà del Pd è un quesito che ormai si pongono solo opinionisti nostalgici, intellettuali allo sbando e politici frustrati.

Un paese apparentemente desinistrizzato è un sogno che si avvera, e se così fosse sarebbe una sorta di «missione compiuta» da parte di chi ha combattuto decenni, in politica e sui posti di lavoro, per raggiungere questo obiettivo. Se fosse vero, ma non lo è. Stiamo commettendo l’errore di fare coincidere la fine di un partito con la fine di un’ideologia, il momentaneo successo di Salvini con il definitivo riscatto di tutto ciò che non è di sinistra. Stiamo attenti. Già questo governo è nel suo dna di sinistra perché i Cinquestelle sono un movimento di neo-estrema sinistra, come hanno dimostrato tutte le analisi dei flussi elettorali. Ma cosa assai più importante è che il mondo della scuola, della magistratura, della finanza, della cultura e dei centri nevralgici dello Stato sono saldamente in mano a una classe dirigente storicamente profondamente di sinistra.

La quale non ci pensa neppure a farsi da parte solo perché, per la prima volta dal Dopoguerra, è rimasta orfana di un solido, organizzato e agguerrito partito di riferimento. Macché, questo sistema, sopravvissuto e anzi cresciuto nonostante elettoralmente minoritario negli anni del berlusconismo imperante, certo non disarmerà per le urla di Salvini o l’arroganza del finto democristiano Di Maio. Anzi, i buoni comunisti danno il meglio di sé proprio quando sentono squilli di battaglia e annusano l’odore del sangue. Il loro scopo oggi non è certo quello di resuscitare l’ormai inutile Pd, semmai è di sabotare la Lega (operazione già in corso) e infiltrarsi ancora di più nei Cinquestelle. Quindi per un liberale c’è poco da festeggiare e disarmare, perché il Pd sarà pure in rotta ma la sinistra è viva e vegeta.

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Non moriremo Saviano

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Povera Costituzione, tirata a destra e a manca per convenienza e partigianeria. E ora lo fa anche lo scrittore che odia Salvini

di Alessandro Sallusti

Roberto Saviano, probabilmente dal suo attico di New York dove vive ben protetto (o forse da qualche amena, segreta e blindata località vacanziera) scrive che Matteo Salvini andrebbe arrestato perché – impedendo lo sbarco dei 177 immigrati salvati in mare dalla nostra Guardia costiera – sta violando la Costituzione su cui ha giurato da ministro.

Povera Costituzione, tirata a destra e a manca per convenienza e partigianeria. Saviano odia Matteo Salvini, è un suo diritto garantito dalla Costituzione, la quale è stata pensata anche per permettere a gente come lui – e a tutti gli ignoranti, arroganti, stupidi e incattiviti – di poter esprimere liberamente il proprio pensiero. Ma per fortuna la Costituzione dice anche altre cose. Per esempio – articolo uno – che la sovranità appartiene al popolo, non agli scrittori e neppure ai magistrati. E il popolo ha deciso che al governo ci andasse Salvini, non gli amici di Saviano. Amici, tipo la Boldrini, che proprio per le loro idee sull’immigrazione sono stati sonoramente bocciati.

Andiamo oltre. La Costituzione determina e regola diritti e doveri dei cittadini italiani, non di quelli della Tunisia o del Niger. Ovviamente – articolo due – impone a chiunque di rispettare i diritti inviolabili dell’uomo, che nel caso degli immigrati in questione non sono quelli di sbarcare a Catania ma di essere salvati, accuditi, e curati. Cose che sono avvenute e stanno avvenendo in condizioni di massima sicurezza a bordo della nave Diciotti. E siamo pure nel pieno rispetto dell’articolo dieci, che recita: «…la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali», visto che il salvataggio di questi disperati è avvenuto in acque maltesi e che pertanto il loro approdo – in base proprio ai trattati – non è Catania ma doveva essere Malta o, in subordine, in quota parte tra tutti i Paesi della Comunità europea. Continua a leggere