Soros si è arreso: addio all’Europa

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Il magnate cambia linea: “Stop ai finanziamenti per l’Ue”. Ecco quali saranno le mosse della sua fondazione internazionale

Ciao ciao Europa. È questo il messaggio lanciato dalla Open Society Foundations del magnate George Soros, che già a partire dal prossimo anno trasmetterà i finanziamenti fino ad oggi destinati al Vecchio Continente alla volta di altri Stati fuori dall’Ue. La ragione starebbe nel fatto che Bruxelles spende ormai da molto tempo denari a favore della tutela dei diritti umani, e che quindi l’azione della fondazione internazionale dovrebbe essere direzionata da altre parti.

Una motivazione, però, che ha sollevato più che dubbi anche tra le stesse Ong collaboratrici. Venerdì scorso, infatti, Soros ha inviato una lettera spiegando le motivazioni del proprio disimpegno, ma da qui si è scatenato un vero e proprio braccio di ferro con alcune associazioni. Tra queste, per esempio, incidono fortemente quelle ungheresi, secondo le quali la giustificazione addotta dal magnate sarebbe “un po’ contraddittoria”. E questo perché “il governo ungherese, ad esempio, non fa molto per le persone LGBTQ, anzi, in realtà è contro di loro. E per quanto riguarda la democrazia stessa, non solo in Ungheria, ma anche in altri Stati membri dell’Ue, non gode di ottima salute”.

Ma la vera svolta si è avuta qualche mese fa, quando al trono della OSF è arrivato il figlio Alex Soros, 37 anni, ora pronto a gestire il patrimonio da 25 miliardi di dollari del padre George. Fino a quel momento, come riportato sulle colonne del Domani, “i bilanci mostrano che nel 2016 erano indirizzati 143 milioni di dollari, nel 2017 oltre 154; nel 2019 ben 178, e 209 nel 2021”. Da giugno, invece, è arrivato il cambio di rotta.

Per approfondire:

La trasformazione è proprio legata all’erede nascente e studiante negli Usa, sempre più intenzionato a dirottare fondi ingenti verso le presidenziali 2024. Insomma, prima dell’Ue, conta più che mai la politica americana. Una scelta che per il cronista ungherese, Pál Dániel Rényi, comporterà licenziamenti massicci nel Paese governato da Orban. Tagli anche del 40 per cento della forza lavoro, che però alla famiglia Soros non sembrano più interessare.