Cari Antifascisti, avete cambiato la storia e distorto la Costituzione!

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di Redazione

L’ex magistrato e ex senatore del Pd Gianrico Carofiglio ha, recentemente, sostenuto che “l’idea comunista è democratica”. In questo periodo in cui la sinistra italiana ha trovato comodo riesumare la dicotomia “fascismo-antifascismo”, per deviare l’attenzione dai reali problemi del Paese, almeno a partire dalla faziosissima inchiesta di Fanpage, purtroppo dalla parte politica opposta non abbiamo letto nulla di concretamente all’altezza delle argomentazioni di bolsa retorica resistenziale. Pare che il Cdx debba solo passare il tempo a chinare il capo, a cospargerselo di cenere, ad allinearsi al Pensiero Unico, come se non ci fosse modo di replicare seriamente ed alla pari a chi sente una superiorità morale ed intellettuale, in realtà inesistente. Partendo da questi presupposti,, l’Avv. Pietro Ferrari ci ha inoltrato un suo articolo inedito, col quale fornisce un contributo, che riteniamo completo, a questo dibattito:

dell’Avv. Pietro Ferrari

Si avvicina il 99° anniversario della Marcia su Roma e a giudicare da quanta attenzione suscita, il fascismo sembra più vivo che mai. Se appare ovvia la strumentalizzazione fatta da parte della sinistra, non dovrebbe apparire così ovvio che dall’altra parte ci si nasconda sempre dietro un dito alimentando il tabù del fascismo, per cui sarebbe meglio non parlarne. Questo porta a subire un ricatto permanente che invece andrebbe smontato e ribaltato.

Gli agit prop della galassia antifà sanno benissimo che gli italiani anticomunisti sono sempre stati molto più numerosi di quelli antifascisti, ma fanno finta di non sapere che i medesimi italiani considerano giustamente superate queste dicotomie.

I vari Formigli, Landini e galassia sinistra non temono affatto che possa tornare davvero il fascismo ma hanno un ossessivo bisogno di rievocarlo costantemente e vi dico perché.

Il primo motivo è di natura psicologica (quando non psichiatrica).

Lorsignori sanno benissimo che né fascismo né comunismo andranno al potere in Italia, ma sanno pure che il fascismo il Suo ventennio ce l’ha avuto mentre il comunismo non solo non ha mai avuto il Suo, ma non ce l’avrà mai.

Fu il fascismo dopo tre anni di guerra civile ad impedire nel 1922 e per sempre che l’Italia diventasse una repubblica comunista. Il fascismo ha bandito il comunismo in Italia anche nel 1943 impedendo l’invasione jugoslava a nord est.

I comunisti sono dal 1946 nella legalità costituzionale solo perché seguirono uno dei Paesi vincitori della guerra, ma sconfitti nuovamente nel 1948 dalla maggioranza degli italiani, non avranno, e dal 1922 non avrebbero, mai più fatto la storia d’Italia.

In sintesi, se il fascismo non tornerà più, il comunismo non è mai arrivato.

La cosa è davvero frustrante e quindi lorsignori non fanno altro che gridare questo loro disagio, questa frustrazione inappagabile, appena attenuata dalla celebrazione di una “liberazione” che sanno bene non essere stata opera loro. Ecco perché sotto diverse forme da 76 anni si sentono dentro una guerra civile che devono ancora vincere.

Poi c’è il secondo motivo, quello più vile.

A chi giova prendersela ancora col fascismo sconfitto 76 anni fa da una guerra mondiale (e non dalla CocaCola), durante l’epoca della attuale dittatura dei banksters se non a loro stessi? A chi giova distrarre l’attenzione dal vero potere attuale per dirigerla verso i fantasmi o le frustrazioni del passato?

Gli antifascisti in assenza di Fascismo, sappiamo che non porteranno il comunismo al potere e che non avrebbe senso organizzare contro di essi manifestazioni anticomuniste, più ridicole di loro stessi. Si sono sciolti nel conformismo più pigro verso l’accettazione di qualsiasi progetto globalista.

Essi sono ormai da tempo gli utili idioti del peggior capitalismo mai esistito dai tempi di Karl Marx.

E la “Costituzione antifascista”?

Se i Padri Costituenti avessero voluto dichiarare che quella italiana è una Repubblica Antifascista, vi sarebbe stato un articolo chiaro ed esplicito che invece non c’è. Fatta eccezione per l’art. 3 della sulla uguaglianza dei cittadini che è in diretta antitesi con le leggi razziali del 1938 più che col Fascismo in sé, complessivamente la nostra legge fondamentale è sostanzialmente antimonarchica e antirazzista, siccome democratica certamente antitotalitaria più che antifascista tout court. Semmai è “afascista” e pure con diversi punti, chiaramente derivati dal passato, che furono parte integrante del sistema fascista specie se si confronta con il programma di piazza Sansepolcro del 1919, con la Carta del lavoro del 1927 o in parte col Manifesto di Verona del 1943.

Gran parte del nostro sistema giuridico e di economia mista finito nel 1992 era stato inaugurato negli Anni ’30.

Addirittura è stato il sistema politico del dopoguerra ad allontanarsi talvolta dal dettato costituzionale. L’importanza che la Costituzione dava al CNEL si fonda su un parziale recupero del corporativismo fascista, mentre la previsione del riconoscimento dei sindacati come persone giuridiche ricorda una sorta di supremazia dello Stato su di essi. Disposizioni mai attuate.

Il timore che potesse riproporsi un sistema con un governo forte ha prodotto decenni di instabilità politica, grazie ad un parlamentarismo disfunzionale e a troppi livelli decisionali.

È uno dei problemi più gravi che periodicamente si cerca di risolvere con le riforme delle istituzioni, ma sempre fallite. Ed è un problema che deriva questo sì, da un complesso istituzionale antidecisionista che risente del trauma del Fascismo, quando in realtà i Paesi che hanno meccanismi di democrazia decisionista (presidenziale, semipresidenziale o comunque premierati con sistema maggioritario) sono proprio quelli che mai hanno conosciuto i fascismi al potere come Francia, Inghilterra o USA. Idem riguardo al rapporto irrisolto tra politica e magistratura.

La sconfitta militare ha bandito la rifondazione del partito fascista dalla legalità costituzionale italiana del dopoguerra solo nella XII Disposizione Transitoria e Finale, ma non i gerarchi fascisti che già dopo soli cinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione potevano candidarsi legittimamente alle elezioni politiche.

Il Parlamento italiano ha abrogato la XIII Disposizione Transitoria e Finale consentendo il ritorno dei Savoia e, paradossalmente, con una maggioranza parlamentare semplice o qualificata potrebbe abrogare anche il divieto di rifondazione del partito fascista, ma non potrebbe mai più restaurare invece la monarchia (art. 139), né potrebbe farlo il “popolo sovrano” che pure ha potuto però votare in passato partiti monarchici, comunque considerati legittimi.

Insomma la Costituzione, non quella diventata slogan ma quella vera, in realtà è troppo poco antifascista per consentire a lorsignori tutto quello che vorrebbero fare, ossia colorare di fascismo qualsiasi cosa si frapponga tra loro e il pieno potere.

 

Gli antifascisti brindano alla morte di Pansa

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I collettivi antifà brindano alla morte di Pansa. «Oggi il sole brilla alto. Ciao Giampi… no Rip»

Lo hanno contestato, insultato, sbeffeggiato in vita. E non  si fermano neppure dopo la morte. All’indomani della scomparsa di Giampaolo Pansa, i compagni del collettivo Militant festeggiano la notizia. Una liberazione degna di un brindisi per quelli che sventolano in piazza “Triangolo rosso, nessun rimorso”.

Il collettivo Militant brinda alla morte di Pansa

È l’ultimo oltraggio postumo dei nostalgici delle violenze partigiane. Degli antifà che non hanno perdonato al giornalista controcorrente e scomodo la riscrittura della storia nazionale. Il racconto dei crimini partigiani a guerra finita, che ha intaccato la gloriosa vulgata resistenziale.

«Ciao Giampi… no R.I.P». È il titolo eloquente dell’editoriale comparso sul sito del collettivo  comunista che raccoglie gli ultrà dei movimenti antagonisti romani. Lo stesso che nel 2006 contestò duramente il giornalista a Reggio Emilia. E rivendicò con orgoglio la “coraggiosa”  aggressione, che costrinse Pansa a interrompere le conferenze pubbliche.

Nell’articolo grondante odio  bravi ragazzi dei centri sociali se la prendono con i “soliti coccodrilli”. E con il ricordo “commosso” di Veltroni sulle pagine del Corriere. Un’offesa all’antifascismo militante, che con la morte di Pansa è attraversato da una certa euforia. «Oggi per i comunisti è un giorno un po’ meno di merda del solito.E forse non a caso il sole splende alto», scrivono i compagni di provata fede antifascista. Che negano con orgoglio l’onore delle armi all’avversario.

Un prezzolato, un revisionista della peggiore specie

«Giampaolo Pansa era è resta un revisionista della peggior specie. Uno che si è reso protagonista consapevole dell’attacco alla storia dei comunisti. E della lotta di classe di questo paese. E che lo ha fatto perché prezzolato, per il proprio tornaconto personale. Vendendo il suo pedigree di giornalista e storico “di sinistra” che finalmente rompeva il silenzio. Per dire “la verità”».

Il collettivo antifà si intesta il merito di aver smascherato l’autore de Il sangue dei vinti. E ricorda con enfasi trionfalista il 16 ottobre di quattordici anni fa. «Quando partimmo da Roma per contestarlo. Ee dirgli che quella storia che lui avrebbe voluto macchiare noi invece ce la rivendicavamo tutta. In ogni suo aspetto, in ogni sua contraddizione. Uno dei piccoli meriti che ci possiamo riconoscere fu proprio quello di essere riusciti a infrangere l’immagine di Pansa come “storico super partes”. Da quel giorno Pansa divenne di fatto lo “storico” della destra. E questa cosa probabilmente non ce l’ha mai perdonata. Visto che in ogni libro che ha scritto dopo “La grande bugia” non ha perso occasione per ricordare e condannare la nostra contestazione. Ciao Giampi… no R.I.P. Per quello che vale, siamo felici di essere stati la tua ossessione»

Da https://www.secoloditalia.it/2020/01/i-collettivi-antifa-brindano-alla-morte-di-pansa-oggi-il-sole-brilla-alto-ciao-giampi-no-rip/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

La liberazione dalla retorica

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di Marcello Veneziani

La liberazione dalla retorica

Fonte: Marcello Veneziani

Cosa ne direste se facessimo un programma televisivo intitolato Arcipelago Gulag? Che ce ne siamo andati di testa, il gulag è chiuso da svariati decenni. È storia vecchia. E invece c’è un programma nuovo di zecca, intitolato La difesa della Razza, di Gad Lerner, dedicato a una rivista e agli eventi terribili di ottant’anni fa. Eventi evocati tre volte al giorno dopo i pasti.

Il programma ha l’evidente funzione di soffiare sul fuoco dell’antirazzismo e di stabilire un ponte infame tra i razzisti del passato e la stampa di centro-destra d’oggi. Partendo proprio da Il Tempo, a cui Lerner ha voluto dedicare l’incipit del programma, attaccandosi al fatto che quella rivista infame, molto letta (e a volte anche scritta) da tanti che poi diventeranno comunisti, socialisti, laici, democristiani, ebbe la sua sede nello stesso palazzo de Il Tempo. Se le colpe ricadono pure sugli inquilini dei palazzi, figuratevi che colpe dovrebbero ricadere su chi ha militato in movimenti che decretarono di uccidere per esempio il commissario Calabresi. Continua a leggere

25 Aprile, fantoccio di Mussolini cui spaccare la testa: quando i morti fanno ancora paura ai vili

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Ecco la civiltà dei democratici, pluralisti, egualitaristi, antirazzisti, pro-gender, liberal, antifascisti:

Scritto e segnalato da Antonio Amorsi

25 aprile piazzale Loreto a Macerata. Mussolini appeso a cui spaccare la testa

Macerata, 25 aprile gruppi antifascisti espongono manichino Mussolini appeso a testa in giù come a piazzale Loreto. I bambini lo devono colpire per le caramelle

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