Dietro la lavagna

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FUORI DAL CORO

di Toni Capuozzo

Ieri sera, nel collegamento con Quarta Repubblica, avevo alle spalle una vecchia lavagna, perché stavo in un’aula scolastica. Guardandola, mi tornava alla mente quella della mia classe elementare, e le volte che finivo per punizione nello stretto spazio tra il muro e la lavagna, cancellato al resto della classe. Castighi che non mi hanno indebolito, anzi. Ci finisco quasi sempre, ancora oggi e di nuovo ieri sera, dietro a una lavagna. Come da bambino, non funziona: avrei bisogno di essere convinto, non aggredito. E avrei bisogno di quella lealtà, perfino nella punizione, che alla maestra mancava.

1) Capezzone – fortuna che mi stima, figurarsi se fosse il contrario – mi accusa di aver parlato di “messinscena” sui massacri di Bucha. Sa che non è vero. Io ho posto domande e sollevato perplessità sui morti ripresi per strada, non sulle 300 e più vittime ritrovate nelle fosse comuni. Sa che ho posto delle domande:  forse irriguardose, forse più scomode di quelle che lui pone alla viceministro ucraina. Come mai quei morti, che addirittura sarebbero rimasti sull’asfalto per tre settimane, non erano stati sepolti ? Come mai il Corriere della Sera non aveva rivolto questa domanda al becchino di Bucha ? Come mai nessuno ci aveva detto dell’operazione di bonifica della squadra speciale ucraina chiamata Safari ? Come mai accanto ai poveri corpi mai sangue, né bossoli ? Come mai alcuni corpi avevano accanto razioni alimentari russe, e qualche volta dei bracciali bianchi ?  A queste e molte altre domande non è mai stata data risposta.

2) Matteo Renzi, con più gentilezza di Capezzone, mi attribuisce “neutralità”. Non l’ho mai detto. Ho detto che mi sarebbe piaciuto che  l’Italia si ricavasse un ruolo di mediatore, pur ovviamente condannando l’invasione, ma lasciando che a dare le armi fossero altri, come fanno senza lesinare americani e inglesi. Armi e mediazioni insieme,  è difficile.

3) La viceministra ucraina non ha risposto alle due domande due che le avevo posto, sulla legge di confisca beni e sul monito ai giornalisti che intendessero raccontare l’altra faccia della medaglia.
Detto questo, sto meglio dietro la lavagna che sui banchi di un’informazione che ha impiegato giorni a chiamare “resa” quella dell’Azovstal, perché “evacuazione” suonava meglio agli occhi della propaganda.  Per essere convinto senza insulti, slealtà, castighi, avrei bisogno di risposta ad altre domande, sulla corsa agli armamenti, sulla giustizia di guerra di entrambe le parti, sulle pachidermiche lentezze dell’Unione europea e sulla sveltezza della Nato.

Per essere chiaro amo l’Occidente, e ho sofferto la sconfitta afghana, pagata dalle donne. Ma non riesco a vedere dove ci porta questa nuova avventura, dopo quel disastro e i disastri libici e iracheni, somali e balcanici. Salvata l’Ucraina dalla resa (grazie agli ucraini e alle armi e alla intelligence americane), libera Kiev e libero Zelenskj e i suoi, non sarebbe ora di negoziare? O pensate sia troppo presto, che  Putin non sia abbastanza umiliato e punito ?  Il libro dei sogni prevede che Putin si ravveda, ritiri le truppe alla casella di partenza e l’Ucraina possa liberamente dedicarsi alla guerra civile del Donbass, iniziata nel 2014. Siccome non succede,  quanta guerra ancora ?  Avanti Crimea,  direbbero Capezzone e la viceministra, imbarazzata  dalle feroci domande dell’onorevole.

Azovstal, Capuozzo mostra il video dei miliziani di Azov: “Sapete cosa stanno cantando?”

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QUINTA COLONNA

Si combatte dentro l’acciaieria trasformata in un “inferno”. Asserragliati i soldati del Battaglione Azov

Una combattente di Azov asserragliata all’Azovstal. Il video ripreso da un cellulare. I “resistenti” all’assalto russo che intonano una canzone, l’odierna “Bella Ciao” come scrive qualcuno. È il video, pubblicato sui social e raccontato anche dai media italiani, su cui si sta discutendo in queste ore. Ovvero il canto dei soldati che difendono l’ultima postazione ucraina a Mariupol.

Perché se ne discute? Lo spiega Toni Capuozzo, molto critico sulla posizione che i media occidentali hanno preso rispetto al Battaglione (ormai un reggimento) accusato in passato di simpatie neonaziste. “Non so se sia vero che i “resistenti” dell’Azovstal abbiano chiesto una tonnellata di cibo per ogni quindici civili da rilasciare: la fonte è russa, e ovviamente non farebbe loro onore – scrive lo storico inviato di guerra sui suoi canali social – So quel che leggo sul Corriere della Sera di oggi, che li descrive come dei soldati Ryan da salvare, e paragona la loro canzone a Bella Ciao. Peccato che inneggi a Stepan Bandera, eroe del collaborazionismo con i nazisti. Non è l’unico equivoco: il Primo maggio dal concertone di Roma hanno spedito i saluti a Kiev, senza accorgersi che quella festività è abolita in Ucraina dal 2014″. La seconda strofa della canzone infatti dice: “L’Ucraina è la nostra madre e Stepan Bandera è nostro padre”.

Su Stepan Bandera molto si è detto e scritto. Ucciso a Monaco nel 1959, questo nazionalista ucraino divide la società: amato nella parte occidentale, viene considerato un fondamentalista nazista nelle zone ad Est. Quelle a maggioranza russofona. Nel 2018 vi furono non poche polemiche quando il Parlamento di Kiev decise di festeggiare come festa nazionale il compleanno del discusso combattente. Il leader dell’Oun, Organizzazione dei nazionalisti ucraini, è infatti accusato di aver collaborato con Hitler anche se oggi per il Corriere diventa “patriota dell’Ucraina libera, irredenta e democratica”.

Secondo quanto riporta ilGiornale, “a partire dal febbraio del 1943 i nazionalisti ucraini cominciarono ad attaccare la popolazione polacca dell’oblast di Volyn’. L’Upa e l’Oun attaccarono oltre cento villaggi polacchi sterminando oltre centomila persone, in maggioranza donne, bambini e anziani”. Per questo in Polonia viene considerato un criminale, così come le attività dei due movimenti nazionalisti. Non solo. Anche il Parlamento europeo, in una risoluzione approvata il 25 febbraio del 2010, scrisse di “deplorare profondamente la decisione del Presidente uscente dell’Ucraina, Viktor Yushchenko, di attribuire a Stepan Bandera, uno dei leader dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN), che ha collaborato con la Germania nazista, il titolo postumo di «Eroe nazionale dell’Ucraina»; auspica, a questo proposito, che la nuova dirigenza ucraina riveda tali decisioni e mantenga il suo impegno nei confronti dei valori europei”

Fonte: https://www.nicolaporro.it/azovstal-capuozzo-mostra-il-video-dei-miliziani-di-azov-sapete-cosa-stanno-cantando/