Disney: arriva il bacio gay, firmate la petizione?

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Segnalazione di Pro Vita & Famiglia

“c’era una volta…”

C’era una volta la Walt Disney, un’azienda che realizzava cartoni animati e film per intrattenere e divertire le famiglie e i loro figli…

C’era una volta, ma oggi non c’è più.

Adesso c’è la Walt Disney ‘politicamente corretta’ che aiuta le potenti lobby omosessuali e transgender a plasmare la società passando dalle menti dei bambini.

Hanno deciso di inserire un esplicito bacio gay nel cartone animato Lightyear. La vera storia di Buzz (il celebre space ranger del cartone Toy Story) in uscita a giugno.

Genitori e nonni dovrebbero boicottare il film al cinema e sulla piattaforma Disney (magari annullare l’abbonamento).

La Disney sta abusando della fiducia delle famiglie per fare politica sulla pelle dei bambini, e se adesso non reagiamo con forza il “bacio gay” sarà solo l’inizio.

Aiutami a fermare la deriva: firma la petizione rivolta al responsabile della Walt Disney in Italia Daniel Frigo: BASTA usare i cartoni animati per fare propaganda gender LGBT davanti ai bambini di tutto il mondo! [clicca qui per firmare in pochi secondi]

Foto di un gay pride a Disneyland 

Facendo pressione sulla filiale italiana della Disney (con la petizione) faremo sapere alla ‘casa madre’ americana che la politica aziendale in salsa LGBT non conviene alle casse dell’azienda.

Se firmeremo in migliaia, spargendo l’allarme ai nostri familiari e conoscenti, la Disney ci penserà dieci volte prima di ripetere l’errore in futuro.

Basta propaganda LGBT nei cartoni Disney!

[firma qui la petizione]

Ma se non faremo niente, il bacio gay del cartone animato molto presto diventerà un bambino con “due padri” avuto tramite utero in affitto, e non voglio immaginare cos’altro.

Non è una questione di ‘discriminazioni’ o di ‘intolleranza’.

Molto semplicemente, la Disney NON deve fare politica con i suoi cartoni animati.

Se la fa, deve accettarne le conseguenze: il boicottaggio e l’indignazione di milioni di famiglie in tutto il mondo, a partire dall’Italia.

Ho bisogno anche di te: firma qui la petizione per chiedere al responsabile italiano della Walt Disney, Daniel Frigo, di far sapere all’azienda americana che migliaia di famiglie italiane stanno protestando contro l’uso politico dei loro prodotti [clicca qui per firmare in pochi secondi]

Ti anticipo che su questo tema non ci fermeremo alla petizione (importantissima, da firmare), ma metteremo in campo un’azione di denuncia su vasta scala per sensibilizzare il maggior numero possibile di famiglie italiane.

Se oggi mi aiuti firmando la petizione, questo sarà ancor più facile e veloce.

 

Irlanda, quasi 1.500 donne salvano dall’aborto i loro bimbi

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LA NOTIZIA

di Leonardo Motta

In Irlanda la normativa vigente prevede un periodo di attesa di tre giorni che deve intercorrere tra la prima consultazione e l’aborto.
Dati recenti hanno rivelato che ci sono state un totale di 8.057 consultazioni iniziali per l’accesso all’aborto nel 2020. Tuttavia, di queste consultazioni iniziali, 6.577 donne hanno progredito fino ad arrivare a commettere il delitto di aborto  Pertanto, un totale di 1.480 donne hanno scelto di continuare la gravidanza, mostrando che un periodo di attesa di tre giorni ha un suo valore intrinseco, una misura significativa e salvavita. Questi dati sono stati forniti dal Primary Care Reimbursement Service (PCRS) dei medici di base della comunità.
Molte vite, quindi, si sono state salvate grazie all’attesa. Riflettendo sui numeri Eilís Mulroy della Pro Life Campaign ha dichiarato che “queste informazioni indicano che c’è una percentuale considerevole di donne che cambiano idea tra la prima consultazione quando discutono di aborto con il loro medico di famiglia e la pratica dell’aborto. Su questi casi dovrebbero riflettere l’opinione pubblica e, soprattutto, i politici, visto che dovrà arrivare la revisione triennale della legislazione sull’aborto promessa dal ministro della Sanità Stephen Donnelly”.
I dati recenti sono stati rivelati alla deputata Carol Nolan dopo un’interrogazione parlamentare. “La mia principale preoccupazione è garantire che donne e bambini siano protetti e supportati”, ha detto la Nolan. “Purtroppo, tutto ciò che riceviamo dall’attuale ministro, che è anche quello che abbiamo ricevuto dall’ex ministro della Salute, è una sorta di atteggiamento freddo nei confronti di coloro che cercano di sottolineare la necessità di ridurre gli aborti piuttosto che promuoverli. Non è accettabile e continuerò a combatterlo. Possiamo e dobbiamo fare di meglio per le donne e i loro bambini“.

SCANDALO BIBBIANO: IN ARRIVO LE CONDANNE

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Segnalazione Redazione BastaBugie

Chiesti 6 anni per lo psicoterapeuta Claudio Foti in concorso con Federica Anghinolfi: il tribunale emetterà la sentenza per l’orrore dei bambini che venivano tolti illegalmente alla famiglia (VIDEO: Bibbiano nel 2019, la situazione nel 2013)
di Luca Marcolivio

A Bibbiano e dintorni è andato in scena per anni, il mercimonio dell’infanzia. Il processo, che in queste settimane sta giungendo alla sua fase conclusiva, non sta facendo che confermare le accuse sollevate due anni fa: i bambini venivano strappati alle famiglie non per il loro bene ma per puro business.
La richiesta per i due principali imputati è di sei anni di reclusione per abuso d’ufficio, frode processuale e lesioni gravissime. È quanto emerso durante la requisitoria – durata sette ore – del pm di Reggio Emilia, Valentina Salvi, nei confronti di Claudio Foti, lo psicoterapeuta, direttore scientifico del centro Hansel & Gretel, imputato nel processo “Angeli e demoni” sugli affidi illeciti nei comuni della Val d’Enza.

LE ACCUSE
A più di un anno dal rinvio a giudizio, le sentenze per Foti e per l’altra imputata Beatrice Benati (assistente sociale accusata di violenza privata e tentata violenza privata, che, come lui, ha chiesto il giudizio abbreviato) sono previste per l’11 novembre. Si tratterà dei primi verdetti relativi allo scandalo esploso due anni fa in provincia di Reggio Emilia, ad eccezione dell’assistente sociale rea confessa Cinzia Magnarelli – che, per occasione aveva patteggiato – condannata per falso ideologico e frode processuale. Per gli altri 22 imputati si deciderà se andranno a giudizio o meno.
Le famiglie dei bambini, costituitesi parte civile, hanno chiesto danni provvisionali tra i 5000 e il 50mila euro, oltre al risarcimento. Anche gli enti pubblici coinvolti hanno chiesto i danni: l’Unione Val d’Enza e l’AUSL reggiana esigono 150mila euro di risarcimento ciascuno; la Regione 50mila euro e la pubblicazione della sentenza.
La requisitoria del pm di Reggio Emilia è stata incentrata soprattutto sull’accusa di abuso d’ufficio contestata a Foti, in concorso con il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, con l’ex responsabile dei servizi sociali, Federica Anghinolfi, e con l’assistente sociale Francesco Monopoli. Per le sue perizie, Foti era riuscito a concordare 135 euro a seduta, praticamente il doppio rispetto alla media di 60-70 euro: una tariffa che, secondo il pm, non sarebbe stata mai approvata in caso di indizione di una gara.

LA FERITA INFLITTA AI BAMBINI E AI LORO GENITORI RIMANE INSANABILE
Foti è anche accusato di aver plagiato una bambina affidata alle sue perizie tra il 2016 e il 2017, «alterandone lo stato psicologico ed emotivo sui fatti oggetto del procedimento», persuadendola, con metodiche «suggestive», di «essere stata abusata sessualmente dal padre». Di conseguenza, la minore aveva iniziato a rifiutarsi di incontrare il padre, che in seguito il Tribunale ha dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale. Secondo il pm, lo psicoterapeuta avrebbe agito nella totale consapevolezza dei danni che avrebbe arrecato alla piccola paziente, motivato in primis dai facili guadagni. Lo psicoterapeuta si è difeso, ribadendo di aver agito per il bene della bambina. I suoi avvocati, da parte loro, ne hanno elogiato la presunta professionalità di Foti, il quale, però, nemmeno avrebbe i titoli accademici e formativi per svolgere incarichi così delicati.
La condotta di Foti, dunque, non fa che confermare uno dei risvolti più inquietanti del “metodo Bibbiano”: l’utilizzo di tecniche estreme, quali, ad esempio, gli impulsi elettromagnetici sui bambini, finalizzati ad alterarne la memoria. A ciò, si univano altri metodi più blandi ma non meno incisivi come l’occultamento dei regali e delle lettere dei genitori naturali e l’alterazione dei disegni dei bambini in funzione ostile ai genitori stessi. Tutti i minori coinvolti nella terribile vicenda sono tornati dalle famiglie d’origine. Qualunque sarà l’esito del processo, tuttavia, la ferita inflitta ai bambini, ai loro genitori e all’intera comunità locale rimane insanabile.

Nota di BastaBugie: il terribile mercato dei bambini dati in affido non è solo a Bibbiano.
Per i 35.000 minori dati in affido in Italia ogni anno nel 99% dei casi non ci sono motivazioni derivanti da fatti concreti, ma solo giudizi soggettivi da parte da assistenti sociali e giudici. In pratica si tolgono i figli ai genitori per interesse di tipo economico da parte degli enti privati che gestiscono gli istituti che percepiscono soldi pubblici. Insomma: lo Stato ti porta via i figli come accade nei totalitarismi.
Non basta punire i colpevoli di una singola vicenda come Bibbiano, ma va eliminato il controllo dello Stato sulle famiglie limitando l’intervento della magistratura alle sole situazioni gravissime e con fatti accertati.

VIDEO 1: IL SERVIZIO DEL TG2 DEL 28 GIUGNO 2019
Cosa è successo nell’inchiesta Angeli e Demoni a Bibbiano

Commento dell’avv. Francesco Morcavallo, ex magistrato del tribunale dei minori di Bologna dimessosi appunto per evitare di farsi complice di sospette pratiche di affido.

VIDEO 2: FEDERICA PANICUCCI A MATTINO 5 NEL 2013
Già sei anni prima si sapeva già tutto (anche il CSM è complice)

L’avv. Francesco Morcavallo a Mattino 5 ospite di Federica Panicucci affermava che “in situazione di disagio sia sociale, sia economico, si interviene con strumenti autoritativi che sono simili a quelli degli ordinamenti totalitari”.

https://rumble.com/ver8oz

DOSSIER “SCANDALO BIBBIANO”
Bambini tolti illegalmente alla famiglia

Per vedere tutti gli articoli e i video, clicca qui!

Titolo originale: Bibbiano. Business sulla pelle (e sulla psiche) dei bambini. Chiesti 6 anni per Foti
Fonte: Provita & Famiglia, 19 ottobre 2021

Gli stupratori che esportavano la democrazia

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Lo storico Roberto Gremmo è autore del libro “Le Marocchinate, gli alleati e la guerra civile. Le vittime dell’occupazione militare straniera nell’Italia liberata (1943-1947)” (Storia Ribelle – Biella, 2010). L’articolo che segnaliamo, dello stesso Autore, tratta di alcuni degli innumerevoli casi di abusi sessuali compiuti dalle truppe alleate nei confronti delle popolazioni della Penisola.
 
Le nostre donne e i nostri bambini, vittime dimenticate, preda degli eccessi delle truppe alleate e ‘liberatrici’
 
(…). Sulle stragi, gli stupri e gli omicidi delle truppe di colore francesi fra il 1944 e il 1945 non parla volentieri nessuno.
Per di più, non c’erano solo i marocchini perché orde di violentatori, stupratori, delinquenti ossessionati dal sesso vestivano le divise delle truppe alleate di molti Paesi.
A Casoria il 25 febbraio 1944 “tre militari truppe colore” entrarono in una fattoria isolata cercando di violentare una donna e la figlia diciottenne ma vennero fermati dal proprietario che li dissuase “consegnando militari somma circa lire mille”.
Il pomeriggio del giorno seguente a Sessa Aurunca si verificò un tentativo di violenza carnale contro una contadina da parte di “due militari inglesi di cui uno razza negra”.
Il 14 luglio a Sala Consilina cinque militari americani entrarono in un’osteria cercando di violentare la moglie del proprietario che reagiva ferendo uno dei militari. Il 17 luglio ad Eboli “tre soldati americani, ubriachi, tentavano adescare due ragazze” spararono addosso ad un ragazzo corso a difenderle e poi fuggirono esattamente come due “soldati di colore alleati” che la fecero franca a “Villa Siepe” di Collescipoli in provincia di Terni dove uccisero con un colpo di fucile una povera donna “accorsa in aiuto della figlia, che stava per essere violentata”.
Il 26 luglio in provincia di Siena a Gaiole in Chianti due soldati indiani tentarono di rapire una ragazza ma vennero fermati dai parenti della giovane che li consegnarono alla polizia americana; due giorni dopo a Piobbico un altro soldato indiano violentò una donna ma venne bloccato dai carabinieri che lo consegnarono alla polizia militare alleata.
Il 31 luglio a Capua “quattro militari sud-africani avvinazzati” svaligiarono una casa cercando di stuprare una donna, vennero alle mani con “altro militare di colore” entrato con le stesse intenzioni e poi fuggirono.
Il primo agosto ad Eboli quattro “militari scozzesi avvinazzati” ed armati entrarono in una casa tentando di violentare una donna ma “La malcapitata riusciva a fuggire, rifugiandosi unitamente ai tre figli minori nella vicina abitazione parenti” mentre per vendicarsi i soldati le fracassarono i mobili rubandole i pochi soldi che conservava. Tre giorni dopo, a Napoli “un soldato alleato di colore del gruppo automobilistico sito nella via Panoramica località “Testa”, si congiungeva carnalmente e con violenza col settenne (…) producendogli lesioni che, per la loro localizzazione sono da ritenersi derivate da contagio di malattia venerea”.
Il 12 agosto a Rosignano Solvay due militari americani ubriachi cercarono di violentare una donna minacciando il marito con un pugnale.
Il 14 agosto a Tarquinia due soldati brasiliani col pretesto di ottenere del vino entrarono in una fattoria tentando di rapire una ragazza sedicenne, aggredendo e ferendo un contadino intervenuto mentre la poveretta scappava per i campi; il 18 agosto in località “Mulino Caputo” di Capua un militare canadese violentò e ferì una donna ed il 12 settembre in località “Venere” di Arezzo tre militari inglesi entrarono in una casa tentando di violentare una donna, sparando per spaventarla ma fuggendo sorpresi dalle grida della poveretta.
Il 24 agosto a Subbiano in provincia di Arezzo due soldati indiani armati, “col pretesto di ricercare militari tedeschi”, entrarono in un casolare, chiusero gli abitanti in una stanza salvo una contadina che tentarono di violentare ma “non essendovi riusciti, per l’energica reazione della donna, si allontanavano sparando un colpo di fucile” che colpiva a morte la poveretta. Il 29 agosto in una povera capanna vicino a Livorno “due militari alleati di colore, di cui uno armato di fucile, dichiaratisi agenti della Polizia Alleata” violentarono una giovane sotto gli occhi impietriti dei genitori.
Il 31 agosto in contrada “Cannuccia” di Jesi un gruppo di militari alleati entrò con la violenza in una casa, rapinò i malcapitati e stuprò due donne. Nelle stesse ore a Venturina in provincia di Livorno un finanziere venne ferito mentre cercava di difendere la moglie da un “militare negro” che cercava di violentarla.
Il 3 settembre a Jesi quindici soldati greci penetrarono in una casa, picchiarono il proprietario e gli violentarono la figlia fuggendo dopo aver rubato diversi oggetti d’oro e di valore.
Il 4 settembre ancora a Subbiano tre militari indiani armati entrarono in una casa col pretesto d’una perquisizione tentando di violentare una donna, salvata dalla madre e dal marito che vennero però percossi. L’8 settembre un gruppo di soldati alleati tentò di violentare quattro donne ad Acilia.
Il pomeriggio del 9 settembre i carabinieri di Lucca rinvennero in una fossa scavata in un bosco il cadavere d’una povera donna che “si era recata in campagna per raccogliere erba e non aveva fatto più ritorno nella propria abitazione”.
Dalla autopsia (erano) risultate tracce di violenza carnale e la frattura del cranio, prodotti da corpo contundente.
Si rit(eneva) che il delitto (fosse) stato commesso da militari di colore, che operavano nella località suddetta”.
Il 18 settembre a Rosignano Marittimo tre soldati americani tentarono di violentare una donna e le spararono addosso quando la poveretta fece resistenza.
Il giorno seguente in borgata “Primavalle” a Roma tre soldati alleati cercarono di violentare una donna, furono scoperti appena in tempo dai carabinieri e dai poliziotti ma riuscirono a fuggire sparando all’impazzata.
Il 21 settembre a Piscinola in provincia di Napoli cinque militari americani rapirono e violentarono una ragazza di diciassette anni. Il 24 settembre a “Braccialetto” di Viterbo tre soldati indiani cercarono di violentare una donna difesa dal marito perciò “dovettero desistere da(l) loro proposito e allontanarsi non senza però lanciargli contro un sasso che lo feriva”. Il giorno seguente cinque “militari negri” violentarono una donna a Pisa. Il 29 settembre a Venturina tre “soldati negri” cercarono di stuprare una donna ma furono affrontati dai suoi parenti che li presero a fucilate ed uno degli aggressori venne ferito gravemente.
Il 20 ottobre a Palazzuolo di Romagna in provincia di Firenze tre militari indiani violentarono una giovane di ventun anni ed il giorno seguente altri cinque soldati indiani tentarono di violentare una ventenne a Boboli ma vennero messi in fuga da alcuni civili richiamati dalle grida della donna.
Il 25 ottobre a San Pietro a Grado nei pressi di Pisa sei “militari alleati di colore” chiesero insistentemente del vino in una fattoria isolata, poi tentarono di violentare una donna di 35 anni e la figlia di 15 e quando il padrone di casa cercò di difendere le sue donne “fu ucciso con una pugnalata alla nuca”. Gli assassini vennero arrestati dalla polizia alleata.
Cinque giorni, dopo a Livorno, un altro “soldato alleato delle truppe di colore” tentò uno stupro ma venne immobilizzato da un sergente italiano malgrado lo avesse preso a rivoltellate. Il 29 ottobre a Camerino quattro soldati neo-zelandesi entrarono in una fattoria cercando di violentare una donna ma furono costretti ad andarsene quando giunse il marito. Poi però tornarono indietro, brandendo minacciosamente una scure. Il contadino non si perse d’animo e li mise in fuga ferendoli sparando col fucile.
Il mattino del 6 novembre a Bracciano alcuni militari indiani sorpresero due sorelle in un bosco dove stavano raccogliendo la legna e “tentarono violentarle, ma non essendo riusciti nel loro proposito, spararono contro le due donne alcuni colpi di fucile” uccidendone una e ferendo gravemente l’altra.
La sera del 13 novembre a San Piero a Sieve in provincia di Firenze cinque militari americani entrarono in una casa, picchiarono una giovane che era riuscita a sfuggire alle loro pretese ed il padre che aveva cercato di difenderla. Due giorni dopo a Lastra a Signa “4 militari di colore” entrarono con la violenza in una casa dove picchiarono un’intera famiglia che era riuscita ad impedire la loro violenza contro la moglie del proprietario.
Il 14 novembre ad Aversa alcuni italiani stupefatti videro una povera donna gettarsi da un autocarro in corsa, morendo sul colpo. La malcapitata aveva incautamente accettato un passaggio da un gruppo di militari indiani e s’era lanciata nel vuoto dopo essere stata “fatta segno a tentativi di violenze a scopo di libidine”.
La sera del 23 novembre “un soldato di colore” tentò di violentare una diciottenne a Marina di Pisa. A San Giuliano Terme la sera del 25 novembre due militari americani obbligarono una donna a salire su un’auto e la violentarono. Tre giorni dopo “un militare americano, conducente un’auto della croce rossa” cercò di violentare una sedicenne.
L’11 dicembre a Marradi in provincia di Firenze quattro militari indiani entrarono in una casa, immobilizzarono i proprietari e “si congiunsero carnalmente” con una giovane di 27 anni, andandosene tranquillamente dopo aver rapinato un paio di scarpe e 200 lire.
Il 14 dicembre due soldati americani tentarono di violentare una giovane cameriera, schiaffeggiando il suo datore di lavoro intervenuto a difenderla. La sera del 15 dicembre 1944 due soldati americani penetrarono in un’osteria di Roma dove tentarono di violentare la moglie del proprietario ma poi dovettero rinunciare “per l’atteggiamento minaccioso dei clienti, contro i quali agirono, rapinandoli della somma complessiva di 4500 lire”.
Lo stesso giorno le campagne di Russi in provincia di Ravenna furono teatro di una tragedia irreparabile quando un soldato canadese uccise un contadino intervenuto in difesa della figlia che stava per essere violentata.
Nella capitale, due giorni dopo un soldato alleato tentò di violentare una ragazza ma venne bloccato da alcuni poliziotti italiani che gli misero le manette.
La vigilia di Natale alcuni soldati greci accampati a Barra penetrarono in una casa tentando di violentare due donne ma vennero messi in fuga. Mentre scappavano cercarono comunque di rapinare e violentare due ragazze ma per furtuna furono bloccati da un gruppo di militari italiani di passaggio. Indispettiti e decisi a vendicarsi, dopo qualche ora parecchi ellenici arrabbiati tornarono indietro e “per rappresaglia esplosero bombe a mano e circa 100 colpi di armi automatiche”, uccidendo una persona e ferendone altre.
La sera del 7 gennaio 1945 a Castelfranco di Sotto in provincia di Pisa cinque militari brasiliani vennero messi in fuga dai carabinieri accorsi alle grida d’una povera donna che stava per essere violentata. Il 15 gennaio “due militari di colore” presero a pugni una giovane ventiquattrenne “con l’evidente scopo di violentarla. Alle grida della donna, gli aggressori si dettero alla fuga”. A Forte dei Marmi il pomeriggio del 16 febbraio due “soldati di colore” chiesero ospitalità in una fattoria dove nella notte tentarono di violentare la moglie del padrone di casa e quando il poveretto cercò di difendere la donna “i soldati lo uccisero con un colpo di fucile. La donna, portata con violenza in altra casa, fu poi violentata”.
Il 21 gennaio a Coreglia Antelminelli in provincia di Lucca “due militari americani di colore” entrarono in casa d’una donna sola e la “costringevano a congiungersi carnalmente”. Una settimana dopo nello stesso paese “tre militari americani di colore” armati cercarono di violentare due contadine che “poterono sottrarsi dandosi alla fuga”.
La sera del 17 marzo ancora a Coreglia Antelminelli si verificò un duplice, efferato omicidio quando “un soldato di colore, della 92^ Divisione T.F. americana” uccise a colpi di fucile una ragazza diciassettenne che cercava di sottrarsi al suo tentativo di violentarla ed il fratello della giovane accorso in suo aiuto. Due giorni dopo, a San Marcello Pistoiese, un “soldato negro americano” violentò una donna tentando di stuprarne altre due; il 26 marzo a Pisa due soldati inglesi cercarono di violentare una ragazza in un negozio ma, per fortuna, “furono fermati dalla polizia americana” mentre la fecero franca tre soldati neozelandesi che a Serravalle di Macerata violentarono e rapinarono una donna. Riuscì a far perdere le tracce anche “un soldato di colore” che il 1 aprile tentò di violentare una poveretta a Campiglia Marittima.
Il 5 maggio a Calderara di Reno un “soldato di colore dell’esercito americano” picchiò e violentò una donna, soprendendola in casa e due giorni dopo a San Lazzaro di Savena quattro militari indiani fecero irruzione in una casa violentando una bambina di 14 anni di fronte ai genitori tenuti prigionieri ed atterriti perché minacciati di morte.
La sera del 18 maggio ad Anzola Emilia “un soldato negro, rimasto sconosciuto” alla guida d’un autoveicolo cercò inutilmente di convincere una donna che viaggiava sull’automezzo “a congiungersi carnalmente con lui” ma al rifiuto della poveretta fermò la macchina, fece scendere tutti i passeggeri, sparò loro addosso ferendo a morte un soldato italiano e poi riprese tranquillamente il viaggio.
Il 27 maggio a Busnago nel milanese due soldati sud-africani schiaffeggiarono un partigiano, tentando di violentare la sua fidanzata; il giorno seguente a Fonte San Savino in provincia di Arezzo due militari indiani cercarono di violentare un ragazzo. La notte del 30 maggio a Marignano nel forlivese “tre militari greci degli eserciti alleati” uccisero a colpi di pugnale una ragazza che aveva opposto resistenza ai loro tentativi di stuprarla e ferirono gravemente il padre ed il fratello che avevano cercato di proteggerla. Il 1 giugno a Sant’Elpidio a Mare nelle Marche un soldato polacco ferì gravemente a coltelate un uomo che cercava di impedire una violenza sulla cognata. Due giorni dopo, “un ufficiale pilota americano, non identificato” violentò per molte ore una donna picchiandola selvaggiamente mentre nelle stesse ore a Spoleto un tenente indiano “tentò di congiungersi” con due donne ma venne messo in fuga dalla gente del posto.
Il 5 giugno a Piacenza due militari della polizia inglese sfondarono la porta d’una casa e tentarono di violentare una donna. Il cognato, presente all’aggressione, “colpito, per lo spavento, da paralisi cardiaca, morì sull’istante”. Il 9 giugno a Grottaglie in provincia di Taranto due soldati indiani di guardia ai prigionieri tedeschi rapinarono un uomo, lo ferirono e tentarono di violentargli la moglie. A Castelmaggiore in provincia di Bologna in poche ore, fra il 13 ed il 14 giugno 1945, si verificarono due tentativi di violenza su donne da parte di “un militare di colore degli eserciti alleati” mentre due soldati indiani stuprarono una ragazzina minorenne.
Sempre il 13 giugno a Campo Marino in provincia di Campobasso un soldato sud-africano tentò di violentare una donna che “riportò, nella colluttazione, ferite lievi” mentre il giorno dopo ad Arquà Polesine “cinque soldati indiani, non identificati, stuprarono cinque ragazzi, dopo averli allettati con dolciumi”.
Il 23 giugno a Pozzecco un “militare di colore” venne arrestato dalla polizia alleata in Friuli per aver violentato una bambina di 9 anni “che riportò lesioni agli organi genitali”. Ancor più efferato il delitto compiuto da uno sconosciuto soldato inglese che due giorni dopo a Scorzè in provincia di Venezia si “congiunse carnalmente” con un bambino di 10 anni proprio nelle ore in cui a Udine due soldati americani si azzuffavano con una pattuglia di carabinieri accorsi in difesa d’una donna che cercavano di stuprare. Il 4 luglio a Livinallongo un soldato americano violentò una bambina di 12 anni e due giorni dopo a San Goderzo in provincia di Firenze due militari alleati violentarono due giovani donne proprio nel paese dove il 20 luglio due sconosciuti con la divisa delle truppe alleate entrarono in una casa, tentarono di violentare una donna e spararono contro il marito che voleva difenderla. Il 30 luglio a Torino due militari sud-africani violentarono una giovane ventiduenne.
Il 17 agosto a Migliarino Pisano venne rinvenuto il cadavere d’una donna di 68 anni “presentante tracce di violenza carnale” e che probabilmente era stata uccisa da “qualche militare di colore di un reparto americano, accampato in quei pressi”. Il giorno seguente a Grottammare in provincia di Ascoli Piceno un soldato polacco “tentò di violentare la tredicenne (…) la quale, riuscita a divincolarsi, fu fatta segno, senza conseguenze, a tre colpi di pistola del polacco”. Il 3 settembre a Firenze un individuo in divisa americana aggredì una donna “a scopo di libidine”. In Puglia, prima a Bitonto il 30 agosto un soldato indiano violentò un bambino di 16 anni e poi il 10 settembre a Carbonara di Bari altri indiani ferirono un carabiniere che s’era rifiutato di “sottostare ad atti di libidine”.
Il giorno di Natale del 1945 a Mori in trentino un soldato inglese che svolgeva la funzione di interprete cercò di violentare una cinquantenne che riuscì a sfuggirgli.
La sera dell’11 marzo 1946 un gruppo di soldati polacchi ubriachi cercò di violentare una donna a Brindisi ed al suo fermo rifiuto uno di loro la uccise a colpi di pistola.
La sera del 4 aprile a Casoria “15 soldati alleati in compagnia di tre prostitute commisero atti osceni alla presenza di alcune ragazze di buona moralità” spararono addosso a due uomini che erano intervenuti per farli smettere e poi scapparono dopo aver rubato una mucca.
La sera del 13 maggio a Civitanova Marche un soldato polacco cercò di violentare una donna di 60 anni e quattro giorni dopo a Potenza Picena un altro militare di Anders commise “atti di libidine violenta” su una bambina di sette anni.
Il 14 luglio a Roma due soldati americani aggredirono e violentarono una ragazza ventunenne ma vennero arrestati dalla polizia alleata..
Era già qualcosa, ma non per questo cessarono violenze e delitti d’ogni tipo attribuiti ai soldati alleati.
Come è sempre accaduto nei Paesi coloniali, le truppe d’occupazione agirono sicure di potersi permettere ogni abuso contro le popolazioni locali.
 
 

 

“Commissione Ue indecente, da noi niente Lgbt nelle scuole”: Orban mostra i muscoli

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di Gabriele Costa

Budapest, 3 ago – Continua il braccio di ferro tra l’Ungheria di Orban e la Commissione Ue capitanata da Ursula von der Leyen sul tema caldo degli Lgbt. Al centro della dura polemica c’è, ovviamente, la discussa legge che vieta la diffusione della propaganda gender nelle scuole magiare. Una norma che la stampa globalista ha ribattezzato impropriamente «legge anti-Lgbt», definendola pertanto «omofoba», laddove Orban ha sempre puntualizzato che nulla c’entra con i diritti degli omosessuali, bensì con la protezione dei minori dal rischio di sessualizzazione precoce e manipolazione ideologica.

«La nostra priorità è difendere i bambini»

Dopo che Bruxelles ha minacciato pesanti sanzioni contro l’Ungheria (e la Polonia), Orban ha spiazzato tutti indicendo un referendum sulla legge anti-propaganda Lgbt, rimettendo cioè la questione nelle mani degli ungheresi. Ora, però, il primo ministro magiaro ci ha tenuto a rispondere alle accuse che gli sono piovute addosso. Lo ha fatto tramite un documento che è stato divulgato oggi su Twitter da Judit Varga, ministro della Giustizia ungherese: «L’Ungheria ha subìto un attacco senza precedenti solo perché la protezione dei bambini e delle famiglie è la nostra priorità e, a questo proposito, non vogliamo che la lobby Lgbtq entri nelle nostre scuole e nei nostri asili», ha spiegato il guardasigilli magiaro.

Orban contro la propaganda Lgbt

Per questo motivo, ha proseguito la Varga, «il governo ungherese ha risposto a questi attacchi indecenti» con il documento succitato. Qui, in aperta polemica con la Commissione Ue, l’esecutivo di Orban sottolinea come la legge anti-propaganda Lgbt non rientri affatto nelle competenze di Bruxelles. Oltre all’accusa di ingerenza, il governo di Budapest rinfaccia agli eurocrati di essere male informati sui contenuti della norma, visto che è stato dato credito – in maniera acritica – a Ong varie che li hanno riportati distorcendo la realtà. In sostanza, il documento specifica che il rapporto Ue «è viziato da pregiudizi ideologici», e le sue conclusioni sono pertanto «inaccurate e tendenziose».

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/orban-bruxelles-legge-propaganda-lgbt-203222/

Foiba di Jazovka, orrore in Croazia: tra i corpi riesumati donne, bambini e suore

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La macabra notizia è stata divulgata dai media croati circa una settimana fa. Si sono concluse lunedì scorso le operazioni di recupero delle vittime dei partigiani di Tito dalla Foiba di Jazovka, nei pressi del villaggio di Sošice, nel Comune di Žumberak, in Croazia, non poco lontano dal confine sloveno. Complessivamente, dalla squadra di speleologi sono stati riportati in superficie i resti di ben 814 corpi, riferiti a ustascia, domobranci, civili, medici, infermieri e suore di diversi ospedali di Zagabria, gettati nella cavità alla fine e dopo la seconda guerra mondiale dai partigiani comunisti.

“Tali iniziative  di recupero ci sono utili per smontare il mito di un comunismo  sociale e rispettoso della libertà al popolo” spiega il direttore Archivio museo storico di Fiume Marino Micich. “Erano sistemi totalitari, dove pochi avevano il predominio di tutto e su tutti. Le foibe sono l ‘ esempio più eclatante in casa nostra come anche il triangolo rosso.. bisogna insistere a far conoscere queste verità per il rispetto della storia e per la libertà. Per lunghi anni a sinistra si è cercato e si continua per molto versi a minimizzare tali efferatezze”.

Secondo quanto dichiarato da alcuni membri del team incaricato del recupero delle salme, diversi sarebbero anche i resti di donne e bambini.

Fonte: https://www.iltempo.it/attualita/2020/07/27/news/foibe-croazia-jazovka-cadaveri-infoibati-suore-23995077/ Continua a leggere

La Legge divina spiegata ai bambini (con illustrazioni ed esercizi)

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Segnalazione di Sursum Corda

E’ disponibile il libretto La Legge divina spiegata ai bambini con illustrazioni ed esercizi. Una buona lettura estiva per genitori e figli: la strada per salvarsi in una società perversa e pervertitrice …
Preghiamo per i nostri Sacerdoti e Religiosi, per le Suore, per le vocazioni, per le famiglie, per le intenzioni della nostra Associazione e per la conversione dei modernisti affidandoci alla potente intercessione di San Giovanni di Dio .
Ossequi, Carlo Di Pietro.

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La denuncia di Vox: come in un sistema totalitario vogliono estendere l’ideologia omosessualista

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L’EDITORIALE DEL VENERDI

di Matteo Orlando

“Vogliono imporre ai nostri figli un’educazione sessuale ideologica e settaria”. È questo l’allarme lanciato dalla deputata di VOX, il partito di destra spagnolo, Georgina Trías.

La Trías ha spiegato attraverso un appassionato discorso tenuto davanti al Congresso, i motivi per i quali il suo gruppo parlamentare ha presentato un emendamento all’intera legge Celaá, quelle norme sull’educazione, volute dal governo social-comunista spagnolo, per estendere quanto più possibile l’ideologia gender nella società, peraltro già sconquassata, spagnola.

La Trías ha avvertito che il progetto del governo delle sinistre mette in pericolo l’educazione dei bambini spagnoli. “La comunità educativa teme che oltre 8 milioni e mezzo di bambini e ragazzi spagnoli non frequentino la loro scuola da tre mesi e che, nel mezzo dell’estate, siano trascorsi sei mesi senza entrare nei centri. E voi vi preoccupate più di imporre il vostro programma ideologico che di risolvere i problemi reali della comunità educativa. In diverse città spagnole ci sono concentrazioni di cittadini per protestare contro l’elaborazione di questa legge”.

La portavoce di VOX ha affermato che nello Stato spagnolo prevalgono la neutralità e il principio del secolarismo positivo, e non la secolarizzazione promossa dal governo. “Vogliono imporre ai nostri figli, sin da piccoli, una presunta educazione sessuale, che invece è ideologica e settaria. E vogliono farlo in modo organizzato e curriculare, come si addice ad un buon sistema totalitario, con guide oscene che sono già state implementate in numerose comunità autonome”.

Nel suo intervento, di una dozzina di minuti, Georgina Trías ha spiegato i dieci motivi per cui Vox dice di no alla legge omosessualista Celaá. Continua a leggere

Approvata legge contro “l’omotransfobia” in Emilia Romagna. Anche il “Sistema Bibbiano” festeggia!

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Nonostante i 1.500 emendamenti del centro-destra…(n.d.r.)

di Ivan Piedepalumbo

Dopo una seduta ad oltranza presso il consiglio regionale emiliano è stata approvata la legge contro l’omotransfobia, volta a contrastare le discriminazioni sessuali e di genere. Nella rossa e progressista Bologna le associazioni  Lgbt applaudono per quella che considerano una ‘vittoria epocale’. Così Vincenzo Branà, Presidente Circolo Arcigay Il Cassero: “Abbiamo una legge regionale per le meravigliose creature – di ogni genere e orientamento – che abitano e attraversano l’Emilia-Romagna. Grazie a tutte le persone che ci hanno creduto e che si sono battute per ottenerla. E grazie a Roberta Mori che mi ha fatto vedere il lato più bello della politica“.

Eppure il soggetto in questione, la Mori, presidente della commissione regionale Pari Opportunità nonché  relatrice della proposta di legge appena approvata risulta (sebbene non risulti indagata) tra gli sponsor politici di primissimo piano del cosìdetto “Sistema Bibbiano”, Continua a leggere

Perché la sinistra non si scandalizza di Bibbiano

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di Nicola Pasqualato

Sono 100 anni che i comunisti si occupano dei figli degli italiani. Era infatti il 1907 quando San Pio X promulgò l’Enciclica Pascedi Domici Gregis. Il Papa trevigiano profetizzò, e condannò duramente, il male che avrebbero portato le nuove dottrine che si stavano insinuando nella società ai primi del secolo scorso. Queste nuove dottrine iniziavano ad essere mescolate, furbescamente e lentamente alla verità per effetto all’attività dei nuovi pensatori. Questi pensatori iniziarono a contaminare la didattica e la pedagogia con il preciso scopo di soppiantare la regalità sociale di Gesù Cristo, spostando cioè il baricentro educativo progressivamente dalla famiglia come creazione naturale di Dio, all”Uomo fatto da sé, conseguendo così l’effetto della sua decostruzione. Contestualmente al pensiero categorico di Gesù iniziava a farsi strada il Pensiero Politicamente Corretto. Accanto ad espressioni nette e categoriche di Gesù come “…il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”, iniziavano a prendere piede nuove posizioni possibiliste, concilianti, alternative e relativiste sui diversi temi etici della vita, della morte, dell’amore, del matrimonio e di tanti altri temi. La regalità sociale di Gesù era così minata. Lo stato confessionale, cioè uno stato laico che però privilegiava e tutelava un orizzonte valoriale cristiano, fu messo da parte. Continua a leggere

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