UNO STATO SOVRANO CREA MONETA. DIVERSAMENTE, È UNA COLONIA

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28.12.2022

È necessario uscire dal sistema unipolare e, soprattutto, dai suoi costrutti per entrare in un nuovo ordine multipolare, affinché ogni Stato possa riappropriarsi della propria sovranità e avere un proprio peso nel quadro geopolitico contemporaneo

Uno dei modelli economici che ha influenzato notevolmente il pensiero i molti economisti è il modello IS-LM, formulato da Sir John Richard Hicks per sintetizzare l’economia keynesiana e riassorbirla nell’alveo neoclassico, etichettandola come un mero caso particolare. Senza addentrarsi troppo nei tecnicismi, è bene tener presente che il modello IS-LM è costituito da due funzioni: la IS, l’insieme dei punti di equilibrio del mercato dei beni e servizi, caratterizzato dall’eguaglianza tra investimenti (I) e risparmi (S); e la LM, che rappresenta il mercato della moneta. Nel primo caso, abbiamo grandezze flusso, nel secondo stock. E già questo dovrebbe far sorgere qualche interrogativo, ma l’elefante nella stanza è un altro.

Il signor Hicks, da buon neoclassico (liberista), presupponeva che un aumento della spesa pubblica non facesse altro che dirottare i fondi dal settore privato alle casse del Tesoro, deprimendo gli investimenti. Dato il rapporto inverso tra investimenti e tasso di interesse, la curva IS presenta un andamento negativo. Se aumenta il tasso di interesse, diminuiscono gli investimenti. E questo è vero. Ma gli investimenti sono influenzati anche dalla crescita del reddito (teoria dell’acceleratore). Nessuno farebbe investimenti (cioè, aumenterebbe la propria capacità produttiva) se non ci fosse domanda, anche se i tassi di interesse fossero bassi. Questo vuol dire che il modello non tiene in debito conto la propensione marginale all’investimento rispetto al reddito disponibile. Diversamente, se tenesse in giusta considerazione questa propensione, la pendenza della curva IS, anziché essere negativa, potrebbe essere positiva, con importanti conseguenze sulla politica economica. La propensione marginale all’investimento rispetto al reddito disponibile può essere, infatti, superiore alla sensibilità dell’investimento rispetto al tasso di interesse.

Quello che viene spesso rimproverato ai sostenitori delle politiche keynesiane è l’effetto di spiazzamento (crowding out), per cui aumentando la spesa pubblica si ridurrebbe l’ammontare degli investimenti, i quali verrebbero scoraggiati dall’innalzamento dei tassi di interessi causato dalla spesa del Governo. In sintesi: la spesa pubblica aumenta la domanda di moneta da parte del Governo, facendo innalzare i tassi e questi deprimerebbero gli investimenti. Ciò vuol dire che, data la moneta disponibile nel sistema, il Governo al pari di famiglie e imprese, sarebbe un ulteriore fruitore di moneta – e quindi un concorrente – anziché un creatore di moneta.

Per i liberisti, l’offerta di moneta è esogena, cioè, è un vincolo cui deve sottostare anche il Governo. Quindi, prima di spendere il Governo deve rastrellare moneta attraverso le imposte, impoverendo famiglie e imprese. Queste dinamiche, però, riguardano solo uno Stato depotenziato, cioè, uno Stato colonia o uno Stato membro dell’UE. Uno Stato sovrano, invece, è un creatore di moneta in vista del pieno impiego, non un fruitore di moneta. Alla luce di ciò, se esaminiamo i flussi finanziari, capiremo come un aumento della spesa pubblica non riduca gli investimenti privati ma li faccia crescere. Quando uno Stato sovrano domanda beni e servizi al settore non governativo (famiglie e imprese) cede in contropartita moneta (creata ad hoc), che è passività di Stato. Ciò significa che il Governo trasferisce fondi sui conti correnti di famiglie e imprese, iniettando moneta nel sistema bancario. Un incremento dell’offerta di moneta nel sistema non può far altro che ridurre i tassi di interesse, oltre che spingere verso l’alto i consumi, riducendo il rischio di invenduto per le imprese e, quindi, aumentando la loro propensione marginale all’investimento rispetto al reddito. Il problema, dunque, non è l’innalzamento dei tassi ma una loro caduta, che può essere scongiurata dall’emissione di titoli del debito pubblico. Emettendo titoli, il Governo trasforma parte della moneta “liquida” in moneta che paga un interesse (titoli di Stato), sostenendo i tassi interbancari. In questo modo può continuare a spendere in vista del pieno impiego, controllando l’inflazione.

Qualche decennio dopo la pubblicazione dell’articolo “Mr. Keynes and the Classics” (1937), Sir John Richard Hicks prese le distanze dal suo modello, firmandosi da allora J. Hicks e non più J.R. Hicks. Scrisse:

«È chiaro che devo cambiare nome. Sia ben chiaro che Valore e Capitale (1939) è opera di J. R. Hicks, un economista “neoclassico” ora deceduto; mentre Capitale e Tempo (1973) – e Una Teoria della Storia Economica (1969) – sono opera di John Hicks, un non neoclassico piuttosto irrispettoso nei confronti dello “zio”. Queste ultime opere devono essere lette indipendentemente e non interpretate, come fa Harcourt, alla luce del loro predecessore» [John Hicks (1975) Revival of Political Economy: The Old and the New, Economic Record, 51 (135), 365-367].

«Il diagramma IS-LM, che è ampiamente, ma non universalmente, accettato come una comoda sinossi della teoria keynesiana, è un elemento di cui non posso negare di essere in parte responsabile. Il diagramma ha visto la luce per la prima volta in un mio articolo, “Mr. Keynes and the Classics” (1937), ma in realtà è stato scritto per una riunione della Econometric Society a Oxford nel settembre del 1936, appena otto mesi dopo la pubblicazione di The General Theory (Keynes, 1936). Tuttavia, non ho nascosto che, con il passare del tempo, io stesso ne sono rimasto insoddisfatto. Nel mio contributo al Festschrift per Georgescu-Roegen, ho detto che “quel diagramma è ora molto meno popolare per me di quanto credo lo sia ancora per molte altre persone”». [John Hicks (1980) IS-LM: An Explanation, Journal of Post Keynesian Economics, 3:2, 139-154]

Nonostante Hicks abbia umilmente preso le distanze dalla sua sintesi, questa resta ancora un modello di riferimento in moltissime università, generando l’illusione che l’intervento pubblico nell’economia spiazzi gli investimenti e, dunque, sia da evitare come la peste.

L’altro elefante nella stanza è la concezione secondo cui la quantità moneta sia definita esogenamente, mentre in realtà essa viene creata endogenamente dal sistema bancario. Nel 2014, la Banca d’Inghilterra pubblicò nel suo Quarterly Bulletin un articolo molto interessante dal titolo: Money creation in the modern economy. In tale occasione, il Bank’s Monetary Analysis Directorate diradava inequivocabilmente ogni perplessità circa la creatio ex nihilo della moneta, minimizzando la favola del moltiplicatore della moneta.

«Nell’economia moderna, la maggior parte della moneta prende la forma di depositi bancari, ma come questi depositi vengano creati è spesso frainteso: la via principale è mediante le banche commerciali che fanno prestiti. Ogni volta che una banca concede un prestito, simultaneamente crea un deposito corrispondente al conto bancario di chi prende il prestito, in modo da creare nuova moneta. La realtà di come sia creata la moneta oggi differisce da quanto è riportato in alcuni testi di economia. Più che essere le banche a ricevere i depositi – quando le famiglie risparmiano – e, poi, prestarli, è il prestito bancario a creare depositi. In tempi normali, la banca centrale non determina l’ammontare di moneta in circolazione né la moneta della banca centrale è moltiplicata in maggiori prestiti e depositi». (McLeay, M., Radia, A., Thomas R., Money creation in the modern economy, in Bank of England Quarterly Bulletin, 2014 Q1, Volume 54 No. 1, p. 14)

Rimuovere i due elefanti dalla stanza è condizione necessaria ma non sufficiente. Bisogna, infatti, non solo prendere coscienza delle cose ma, anche, riprendersi la libertà di poter decidere del proprio destino, una volta saputo cosa fare. Ciò è possibile solo uscendo dal sistema unipolare e, soprattutto, dai suoi costrutti per entrare in un nuovo ordine multipolare, affinché ogni Stato possa riappropriarsi della propria sovranità e avere un proprio peso nel quadro geopolitico contemporaneo.

Armando Savini è un economista, saggista, cultore di esegesi biblica e mistica ebraica. Dopo la laurea in Scienze Politiche e un master in HR Management, si è occupato di scienza della complessità e delle sue applicazioni all’economia. Già cultore della materia in Politica economica presso la cattedra del Prof. Giovanni Somogyi alla Facoltà di Scienze Politiche de La Sapienza, è stato docente a contratto di storia economica, economia, HR management e metodi di ricerca per il business. Ha curato l’edizione di Heartland, il Cuore pulsante dell’Eurasia (2022), con la traduzione di alcuni articoli di H. J. Mackinder. Tra le sue ultime pubblicazioni: Sovranità, debito e moneta. Dal quantum Financial System al Nuoro Ordine Multipolare (2022, 3ª ed.); Miti, storie e leggende. I misteri della Genesi dal caos a Babele (Diarkos 2020); Le due sindoni (Chirico, 2019); Il Messia nascosto. Profezie bibliche alla luce della tradizione ebraica e cristiana (Cantagalli-Chirico, 2019); Maria di Nazaret dalla Genesi a Fatima (Fontana di Siloe, 2017); Risurrezione. Un viaggio tra fede e scienza (Paoline, 2016); Dall’impresa-macchina all’impresa-persona. Ripensare l’azienda nell’era della complessità (Mondadori, 2009).

HEARTLAND. IL CUORE PULSANTE DELL’EURASIA

“Heartland è la più grande fortezza naturale della Terra”, scriveva H. J. Mackinder. La sua opera assume un’importanza fondamentale per capire lo scenario geopolitico mondiale attuale, caratterizzato dallo scontro tra il Nuovo Ordine Mondiale – unipolare e iperliberista, imposto dalla potenza americana – e il Nuovo Ordine Multipolare guidato da Russia e Cina, uno scontro che si sta consumando al margine della Russia, in Ucraina. Nella visione geopolitica di Mackinder, l’Ucraina ha sempre svolto un ruolo strategico fin dai primi anni del Novecento: impedire qualsiasi contatto economico e politico tra la Russia e la Germania, cercando di isolare il “perno geografico della storia”. È in tale contesto che vanno lette oggi le sanzioni antirusse e la crisi del gas che attanaglia l’Europa.

«Il libro di Mackinder ci porta a comprendere uno dei concetti chiave, quello di Heartland, il cuore della terra, primo punto per entrare nell’ottica della multipolarità che si sta oggettivamente imponendo come struttura geopolitica maggioritaria. Riguardo al concetto di Heartland, tutte le scuole classiche di geopolitica riconoscono un profondo dualismo tra l’Heartland – il Continente, la Civiltà della Terra – e la Civiltà del Mare, incarnata oggi dal mondo anglosassone, in primo luogo dagli Stati Uniti e dalla loro politica marittima. La Civiltà del Mare, o Sea Power, cerca di circondare l’Heartland – il Continente, l’Eurasia – dal mare e di controllare i suoi territori costieri. Il Sea Power cerca di scoraggiare lo sviluppo dell’Heartland, realizzando così il suo dominio su scala globale. Come disse Mackinder, “chi controlla l’Europa orientale, controlla l’Heartland, e chi controlla l’Heartland, controlla il mondo”. La lotta per governare l’Heartland, con il Sea Power dall’esterno o con l’Heartland stesso dall’interno, è la formula principale della storia geopolitica, l’essenza stessa della geopolitica. La geopolitica, potremmo dire, è la battaglia per l’Heartland. Tutte le scuole di geopolitica si fondano e procedono da questo modello» (Dalla Prefazione di Lorenzo Maria Pacini).

“È simbolico che il fondatore della geopolitica, Halford Mackinder, sia stato Alto Commissario dell’Intesa per l’Ucraina durante la guerra civile russa. L’Ucraina ha svolto un ruolo importante nel quadro geopolitico di Mackinder. Questo territorio, insieme alla Polonia e ai Paesi dell’Europa orientale, faceva parte del “cordon sanitaire”, una zona strategica che doveva essere sotto il diretto controllo di Inghilterra e Francia (allora alleati dell’Intesa) e impedire il riavvicinamento tra la Russia e Germania. Trattenuta da un “cordone sanitario”, la Russia-Eurasia non potrà diventare un vero e proprio impero. Senza l’Ucraina, la Russia non è un impero.” (A. G. Dugin)

https://www.youcanprint.it/heartland-il-cuore-pulsante-delleurasia/b/8876103b-adf1-56bb-99e6-11dad6543529

SOVRANITÀ DEBITO E MONETA. Dal Quantum Financial System al Nuovo Ordine Multipolare

Henry Ford diceva che se il popolo comprendesse il funzionamento del sistema bancario e monetario, scoppierebbe una rivoluzione entro il mattino successivo. Capire cosa sia la moneta è fondamentale per ritrovare la strada della libertà e della democrazia. L’obiettivo principale di questo libro è quello di aiutare il lettore a capire come le élite finanziarie governano il mondo, influenzando le scelte di politica economica, ma anche di esporre in modo chiaro ed esaustivo tutti quei cambiamenti che si stanno verificando in questi ultimi tempi. Comprendere oggi la vera natura della moneta, il corretto funzionamento dell’economia, della politica monetaria e fiscale è più che mai fondamentale per decifrare gli eventi economico-finanziari che condizionano la nostra vita e il nostro futuro. Questa terza edizione contiene quattro nuovi capitoli su: Great Reset, supremazia quantistica e criptovalute, Quantum Financial System e Nuovo Ordine Multipolare, l’emergenza dei BRICS come sistema alternativo al globalismo liberista. È stato, inoltre, aggiornato e ampliato il capitolo sul Global Currency Reset alla luce dei nuovi avvenimenti e delle dichiarazioni dei leader internazionali. Che cosa succederà con l’implementazione del nuovo sistema finanziario? Chi emetterà moneta e come cambierà l’economia? Gli Stati europei si riapproprieranno della loro sovranità monetaria? Usciremo dalla più grande e lunga crisi economica degli ultimi cento anni?  Quali ragioni economiche e politiche muovono il Great Reset? Il capitalismo globalista è forse giunto al collasso? Che importanza rivestono oggi i computer quantistici per l’economia e la finanza? Cosa sono il Global Currency Reset e il Quantum Financial System? Che ne sarà del predominio delle banche centrali? Che cosa è la supremazia quantistica? Ci sarà continuità o rottura con gli strumenti del vecchio sistema monetario? La piena occupazione sarà di nuovo possibile? Quali nuovi assetti geopolitici attendono l’umanità al crepuscolo dell’unipolarismo liberal-globalista? Che cosa è il Nuovo Ordine Multipolare e come cambierà la nostra vita? https://www.youcanprint.it/sovranita-debito-e-moneta/b/5fce4a04-262c-59a1-bfb6-5313289468a3

Fonte

Criptovalute, banche centrali sempre più orientate a una CBDC

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di Gianmarco Carriol

Poiché le banche centrali di tutto il mondo stanno ammettendo di non essere riuscite a tenere sotto controllo l’inflazione e di aver aumentato troppo velocemente i tassi, minacciando di spingere le economie in recessione. La Bank of International Settlements (Bis), a volte indicata come “la banca centrale delle banche centrali”, ha pubblicato un nuovo rapporto in cui colpisce l’industria delle criptovalute, mentre promuove quella che chiama “una visione più brillante del futuro sistema monetario” attraverso valute digitali della banca centrale (Central Bank Digital Currencies, o CBDC).

Cosa ne pensa la Bis delle CBDC

Nel rapporto, la Bis ha scritto che il sistema monetario del futuro “deve soddisfare una serie di obiettivi di alto livello per servire la società”. In particolare, il rapporto ha sottolineato che un futuro CBDC deve essere “sicuro e stabile” e ha affermato che “le entità chiave devono essere ritenute responsabili delle loro azioni”.

La Bis ha anche sottolineato che “al centro del sistema monetario c’è la banca centrale” e “la fiducia nel sistema monetario è in definitiva fondata sulla fiducia nella banca centrale”.

L’istituto sostiene “innovazioni finanziarie e di pagamento basate sulla fiducia nella banca centrale” e afferma che “mantenere questa fiducia è al centro dei mandati della banca centrale”.

“La Bank of International Settlements riconosce che il Bitcoin è un concorrente delle banche centrali con questa dichiarazione”, ha reagito l’analista di Bitcoin Willy Woo.

In entrambi i casi, la visione della Bis per le future CBDC faceva parte di un capitolo sul “futuro sistema monetario” nel suo ampio Rapporto economico annuale 2022 .

“Transazioni rapide, affidabili ed economiche dovrebbero promuovere l’efficienza e l’inclusione finanziaria, mentre i diritti degli utenti alla privacy e al controllo sui dati devono essere rispettati”, prosegue il rapporto della BRI.

Aggiungendo che le CBDC “devono essere adattabili e aperte”.

“Tra un decennio, gli utenti potrebbero dare per scontati pagamenti a basso costo in tempo reale e i pagamenti oltre confine potrebbero essere fluidi come lo scambio transfrontaliero che supportano. La scelta dei consumatori nei servizi finanziari dovrebbe essere aumentata e l’innovazione continuerà a spingere le frontiere di ciò che è possibile”, ha scritto la BRI a proposito del sistema monetario che prevede.

Ha continuato definendo la sua idea per le future CBDC “una visione più luminosa del futuro sistema monetario”.

I rischi delle criptovalute

Per quanto riguarda le criptovalute come le conosciamo oggi, il rapporto della Bis afferma che le recenti turbolenze nel mercato hanno rivelato “difetti strutturali” nel loro design. Tali difetti impediscono alle criptovalute di “raggiungere i livelli di stabilità, efficienza o integrità richiesti per un sistema monetario”.

A titolo di esempio, il rapporto ha menzionato “la prevalenza delle stablecoin nell’ecosistema delle criptovalute, spiegando che ciò indica la necessità di “fare leva sulla credibilità fornita dall’unità di conto emessa dalla banca centrale”.

Ha aggiunto che il crollo del token Terra ha “sottolineato la debolezza di un sistema sostenuto dalla vendita di monete per speculazione”.

“Invece di servire la società, le criptovalute e la DeFi sono afflitte da congestione, frammentazione, oltre alle preoccupazioni immediate sui rischi di perdite e instabilità finanziaria”, afferma il rapporto.

La Bis ha lavorato a lungo su un cosiddetto progetto multi-CBDC noto come progetto Dunbar, in cui l’idea è di collegare insieme CBDC di più giurisdizioni. Ha affermato che alla fine prevede “una serie di piattaforme multi-CBDC regionali” con un certo livello di interoperabilità tra di loro.

Nel marzo di quest’anno, la Bis ha affermato che il progetto Dunbar finora si è concentrato più sull’identificazione dei problemi che sulla loro risoluzione e che ha creato “più domande che risposte”.

SONO LE BANCHE CENTRALI A DETERMINARE IL COSTO DEL DEBITO E NON I MERCATI

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Segnalazione di Pietro Ferrari

ECCO LA DIMOSTRAZIONE

di Primo Gonzaga

( Savona ha ragione. Senza riforma della BCE qualsiasi sforzo è vano)

Due considerazioni semplicissime le cui conseguenze hanno una importanza fondamentale nell’Economia degli stati UE e in questo caso, dell’Italia e della Germania .

Livello microeconomico: un investitore che compra Bund decennali tedeschi (sono l’equivalente del BTP) ogni hanno perde circa 1,5 % del suo capitale. Infatti ha un rendimento dello 0,5% ma l’inflazione in Germania è al 2% e quindi ha un rendimento reale negativo. Al contrario un investitore che compra oggi un BTP a dieci anni guadagna circa 1,4% annuo. Infatti il BTP paga il 2,972% di interesse ma l’inflazione in Italia e del 1.6% . In questo caso il rendimento reale è positivo.

Livello macroeconomico: A livello di stati, ovviamente il ragionamento si inverte, lo Stato Tedesco vede il suo debito ridursi ogni anno per effetto del differenziale negativo tra tassi di interesse e inflazione. Lo Stato Italiano al contrario dovendo pagare un interesse reale positivo vede il suo debito crescere inesorabilmente. Continua a leggere

Le banche centrali camminano sulle uova. Il QE magari non cessa…

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di Maurizio Blondet

le banche centrali camminano sulle uova. Il QE magari non cessa.

Ricordate il titolo del Manifesto? E’ stato pochi giorni fa: “La pacchia è finita!”, ha titolato.   Il quotidiano “comunista” esultava perché  la Banca Centrale Europea aveva annunciato che “gli acquisti del debito pubblico saranno azzerati a dicembre”,  e quindi gli interessi sul debito che  la speculazione finanziaria avrebbe preteso dall’Italia sarebbero stati così alti, da far fallire il governo  …

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