L’ONU INVENTA IL DINOSAURO AMBIENTALISTA CHE CI TERRORIZZA: VI ESTINGUERETE!

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Nonostante la Cina produca il quadruplo dei combustibili fossili rispetto all’Europa, alla Cop26 ottiene l’esenzione fino al 2030 (VIDEO: Un dinosauro all’Onu)
di Leone Grotti

L’Onu ci è ricascata di nuovo. Ogni volta che la realtà bussa alla porta del Palazzo di vetro, e le trattative tra Stati sugli investimenti per contrastare il cambiamento climatico prendono una brutta piega, le Nazioni Unite decidono di alzare il tono della retorica e del catastrofismo. Non basta più Greta Thunberg, ormai professionista navigata nell’arte dello sferzare i potenti con accuse e minacce, ora c’è Frankie il dinosauro.
È lui il protagonista del filmato realizzato dall’Onu in occasione della Cop26, che aprirà i battenti domenica a Glasgow. Nel video (meglio non chiedere quanto è stato speso per realizzarlo) un velociraptor fa irruzione all’assemblea Onu e prende la parola dal pulpito per avvertire gli essere umani che, se non agiranno subito, faranno la stessa fine dei dinosauri. Con una differenza:
«Noi ci siamo estinti a causa di un asteroide. Qual è la vostra scusa? Ogni anno i governi spendono centinaia di miliardi di fondi pubblici per finanziare sussidi ai combustibili fossili. È come se noi li avessimo spesi per finanziare meteoriti giganti!».
L’operazione simpatia – per la voce è stato ingaggiato niente meno che Jack Black – è assicurata e Frankie il dinosauro strappa applausi alla platea. «Ascoltate gente», esordisce con piglio da capopopolo: «So una o due cosette sull’estinzione. E lasciatemelo dire: l’estinzione è una brutta cosa, ma causare da sé l’estinzione della propria specie è la cosa più ridicola che abbia mai sentito in 70 milioni di anni».
Gli astanti dell’assemblea pendono tutti dalle labbra di Frankie, forse per paura di contraddirlo e di esserne divorati poco dopo, e non osano interrompere il suo discorso, che raggiunge presto l’apice: «Siamo onesti: avete davanti un’enorme opportunità, adesso che dovete ricostruire le vostre economie e riprendervi da questa pandemia. Questa è la grande occasione dell’umanità. Ecco quindi la mia pazza idea: non scegliete l’estinzione. Salvate la vostra specie prima che sia troppo tardi».
«Adesso o mai più» è lo slogan che compare alla fine del filmato, mentre la platea si alza in piedi ad applaudire Frankie, il dinosauro saggio che, contro ogni aspettativa, non prova neanche un po’ di rancore per quella natura matrigna che l’ha condannato all’estinzione.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti e mezzo) dal titolo “Frankie the Dinosaur” si può vedere lo spot finanziato dall’Onu per diffondere il terrore di una (fantomatica) estinzione del genere umano.

https://www.youtube.com/watch?v=L9eFABJqGTM

Titolo originale: Non bastava Greta. Ora l’Onu s’inventa Frankie il dinosauro: Vi estinguerete
Fonte: Tempi, 29 ottobre 2021

SCANDALO BIBBIANO: IN ARRIVO LE CONDANNE

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Segnalazione Redazione BastaBugie

Chiesti 6 anni per lo psicoterapeuta Claudio Foti in concorso con Federica Anghinolfi: il tribunale emetterà la sentenza per l’orrore dei bambini che venivano tolti illegalmente alla famiglia (VIDEO: Bibbiano nel 2019, la situazione nel 2013)
di Luca Marcolivio

A Bibbiano e dintorni è andato in scena per anni, il mercimonio dell’infanzia. Il processo, che in queste settimane sta giungendo alla sua fase conclusiva, non sta facendo che confermare le accuse sollevate due anni fa: i bambini venivano strappati alle famiglie non per il loro bene ma per puro business.
La richiesta per i due principali imputati è di sei anni di reclusione per abuso d’ufficio, frode processuale e lesioni gravissime. È quanto emerso durante la requisitoria – durata sette ore – del pm di Reggio Emilia, Valentina Salvi, nei confronti di Claudio Foti, lo psicoterapeuta, direttore scientifico del centro Hansel & Gretel, imputato nel processo “Angeli e demoni” sugli affidi illeciti nei comuni della Val d’Enza.

LE ACCUSE
A più di un anno dal rinvio a giudizio, le sentenze per Foti e per l’altra imputata Beatrice Benati (assistente sociale accusata di violenza privata e tentata violenza privata, che, come lui, ha chiesto il giudizio abbreviato) sono previste per l’11 novembre. Si tratterà dei primi verdetti relativi allo scandalo esploso due anni fa in provincia di Reggio Emilia, ad eccezione dell’assistente sociale rea confessa Cinzia Magnarelli – che, per occasione aveva patteggiato – condannata per falso ideologico e frode processuale. Per gli altri 22 imputati si deciderà se andranno a giudizio o meno.
Le famiglie dei bambini, costituitesi parte civile, hanno chiesto danni provvisionali tra i 5000 e il 50mila euro, oltre al risarcimento. Anche gli enti pubblici coinvolti hanno chiesto i danni: l’Unione Val d’Enza e l’AUSL reggiana esigono 150mila euro di risarcimento ciascuno; la Regione 50mila euro e la pubblicazione della sentenza.
La requisitoria del pm di Reggio Emilia è stata incentrata soprattutto sull’accusa di abuso d’ufficio contestata a Foti, in concorso con il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, con l’ex responsabile dei servizi sociali, Federica Anghinolfi, e con l’assistente sociale Francesco Monopoli. Per le sue perizie, Foti era riuscito a concordare 135 euro a seduta, praticamente il doppio rispetto alla media di 60-70 euro: una tariffa che, secondo il pm, non sarebbe stata mai approvata in caso di indizione di una gara.

LA FERITA INFLITTA AI BAMBINI E AI LORO GENITORI RIMANE INSANABILE
Foti è anche accusato di aver plagiato una bambina affidata alle sue perizie tra il 2016 e il 2017, «alterandone lo stato psicologico ed emotivo sui fatti oggetto del procedimento», persuadendola, con metodiche «suggestive», di «essere stata abusata sessualmente dal padre». Di conseguenza, la minore aveva iniziato a rifiutarsi di incontrare il padre, che in seguito il Tribunale ha dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale. Secondo il pm, lo psicoterapeuta avrebbe agito nella totale consapevolezza dei danni che avrebbe arrecato alla piccola paziente, motivato in primis dai facili guadagni. Lo psicoterapeuta si è difeso, ribadendo di aver agito per il bene della bambina. I suoi avvocati, da parte loro, ne hanno elogiato la presunta professionalità di Foti, il quale, però, nemmeno avrebbe i titoli accademici e formativi per svolgere incarichi così delicati.
La condotta di Foti, dunque, non fa che confermare uno dei risvolti più inquietanti del “metodo Bibbiano”: l’utilizzo di tecniche estreme, quali, ad esempio, gli impulsi elettromagnetici sui bambini, finalizzati ad alterarne la memoria. A ciò, si univano altri metodi più blandi ma non meno incisivi come l’occultamento dei regali e delle lettere dei genitori naturali e l’alterazione dei disegni dei bambini in funzione ostile ai genitori stessi. Tutti i minori coinvolti nella terribile vicenda sono tornati dalle famiglie d’origine. Qualunque sarà l’esito del processo, tuttavia, la ferita inflitta ai bambini, ai loro genitori e all’intera comunità locale rimane insanabile.

Nota di BastaBugie: il terribile mercato dei bambini dati in affido non è solo a Bibbiano.
Per i 35.000 minori dati in affido in Italia ogni anno nel 99% dei casi non ci sono motivazioni derivanti da fatti concreti, ma solo giudizi soggettivi da parte da assistenti sociali e giudici. In pratica si tolgono i figli ai genitori per interesse di tipo economico da parte degli enti privati che gestiscono gli istituti che percepiscono soldi pubblici. Insomma: lo Stato ti porta via i figli come accade nei totalitarismi.
Non basta punire i colpevoli di una singola vicenda come Bibbiano, ma va eliminato il controllo dello Stato sulle famiglie limitando l’intervento della magistratura alle sole situazioni gravissime e con fatti accertati.

VIDEO 1: IL SERVIZIO DEL TG2 DEL 28 GIUGNO 2019
Cosa è successo nell’inchiesta Angeli e Demoni a Bibbiano

Commento dell’avv. Francesco Morcavallo, ex magistrato del tribunale dei minori di Bologna dimessosi appunto per evitare di farsi complice di sospette pratiche di affido.

VIDEO 2: FEDERICA PANICUCCI A MATTINO 5 NEL 2013
Già sei anni prima si sapeva già tutto (anche il CSM è complice)

L’avv. Francesco Morcavallo a Mattino 5 ospite di Federica Panicucci affermava che “in situazione di disagio sia sociale, sia economico, si interviene con strumenti autoritativi che sono simili a quelli degli ordinamenti totalitari”.

https://rumble.com/ver8oz

DOSSIER “SCANDALO BIBBIANO”
Bambini tolti illegalmente alla famiglia

Per vedere tutti gli articoli e i video, clicca qui!

Titolo originale: Bibbiano. Business sulla pelle (e sulla psiche) dei bambini. Chiesti 6 anni per Foti
Fonte: Provita & Famiglia, 19 ottobre 2021

Dio è buono perché punisce e manda all’Inferno…altrimenti sarebbe cattivo

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Invece per l’eresia buonista tutti gli uomini sono concepiti immacolati, in quanto, come diceva Rousseau ciò che rende cattivo l’uomo è la società in cui vive
di Pierfrancesco Nardini

In un precedente articolo abbiamo parlato di un atteggiamento sempre più diffuso: quello di prendersela con Dio per le cose negative della vita e mai ringraziarlo per quelle belle [leggi: A DIO PUOI CHIEDERE TUTTO, MA NON PUOI PRETENDERE NULLA, clicca qui, N.d.BB].
A questo si collega un altro pensiero, molto spesso come critica che viene rivolta al mondo della Tradizione: Dio non è cattivo, quindi non punisce, non manda all’Inferno. Questo sottintende (ma a volte lo dicono proprio) che chi parla di peccato mortale, Inferno e cose affini è il solito retrogrado duro di cuore con i paraocchi, che non ha capito nulla di Dio.
Perché si collega al prendersela con Dio?
Sono due lati della stessa medaglia. Da un lato si bestemmia Dio, attribuendoGli cattiveria, dall’altro Gli si attribuisce una sdolcinata accondiscendenza ad ogni disobbedienza alla sua Legge. In ambedue i casi si nega a Dio una sua qualità: la Bontà infinita da un lato, la Giustizia perfetta dall’altro.
Torniamo all’argomento attuale. Dov’è il problema in questo ragionamento (Dio non punisce, Dio non manda all’Inferno, ecc…)? In primis sta in quel che sottintende.
Nei casi di cui parliamo infatti è chiaro che non si dice solo “Dio è buono”, letteralmente (fosse solo questo, sarebbe corretto). Si sottintende invece contrapposizione a una cattiveria erroneamente collegata al giudicare i peccatori. In parole povere si dice che Dio non giudica e non manda all’inferno perché non è cattivo. Lui ama e basta…
Si nota come questo sia una deriva di quel buonismo che ha oramai invaso la Chiesa con evidenti conseguenze sul modo di intendere la dottrina e non solo.

DIO NON È CATTIVO
“Ma Dio non è Bontà infinita?” mi potrebbe eccepire qualcuno. “Che c’è di male nel dire che non è cattivo?”.
Nulla di male, ovviamente, a dire che Dio non è cattivo. Ribadiamo che dirlo sarebbe una contraddizione in termini. C’è però differenza tra l’essere buono e l’essere buonista (leggi nota in fondo all’articolo).
Quel “mica Dio è cattivo”, poi, non è solo e semplicemente un ribadire l’ovvio, ma, detto con un certo senso, diventa una riduzione di Dio alla sola Bontà, intesa come un restringimento dell’azione divina ad una stucchevole salvezza per tutti che renderebbe inutile il Sacrificio di Cristo… (a proposito, fa pensare qualcosa il “per tutti” della Messa Novus Ordo rispetto al “pro multis” di quella Vetus Ordo?).
In effetti non è Dio che manda all’Inferno, non è Cristo che si diverte nel giudizio particolare a decidere della nostra gioia o dannazione eterna.
I versetti del Siracide ci ricordano che siamo noi a decidere quel che ci toccherà dopo la morte, che «a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».
È l’uomo che, peccando gravemente, si mette da solo nella condizione di finire all’Inferno. Non è Cristo a deciderlo nel giudizio particolare.
Le suddette eccezioni fanno anche a volte perdere la pazienza perché, neanche troppo sottilmente, accusano di pensare che Cristo, nel giudizio particolare, a priori (ossia senza valutare la vita di chi subisce quel giudizio), decida arbitrariamente chi va dove…
L’errore invece è esattamente il contrario ed è di chi queste eccezioni le solleva.
Come abbiamo detto, proprio perché Dio è Bontà infinita, Amore perfetto, non è Lui che manda all’Inferno, nel senso letterale, ma è l’uomo a “mandarcisi” con il suo peccato.

DIO NON È SOLAMENTE BUONO, È ANCHE GIUSTO
Nel giudizio particolare la sentenza sarà semplicemente “dichiarativa” e non “costitutiva”, come si dice nel gergo del diritto. In sostanza, Gesù non costituirà una situazione nuova (stato di dannazione eterna dal nulla), ma si limiterà ad accertare lo status dell’anima (esistenza o meno del peccato grave) e a dichiarare la conseguenza di quello stato.
«Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».
Dio non è solamente buono, è anche giusto!
Dire che Dio è giusto non significa in alcun modo che Dio è cattivo. L’essere giusto è l’esatto opposto dell’essere cattivo. L’essere giusto non è alternativo o in contrapposizione con l’essere buono.
Se ci si dice invece che Dio è buono e che non è cattivo, ponendo in essere quella contrapposizione, si cade nel gravissimo errore di non riconoscerGli una qualità: la Giustizia.
Provate a chiedere: «ma quindi secondo te Dio non è giusto?», la risposta sarà sicuramente «certo che lo è!». Allora si cala il carico e si risponde «e ti sembra giusto Dio che è solo buono e non manda nessuno all’Inferno, così da dare il premio del Paradiso sia a chi è in stato di grazia sia a chi è in peccato mortale?». O, per essere ancora più chiari: «riterresti giusto il Signore se andassi in Paradiso e vicino a te trovassi chi sai per certo essere in peccato mortale e non aver fatto nulla per uscirne?».
Proprio questo è il problema di questo modo di pensare.
Dire che Dio è (solo) buono nel senso evidenziato non significa dire che non è anche giusto?
Rileggiamo il Catechismo di San Pio X e ricordiamo che «Dio è l’essere perfettissimo» (n. 2), ossia che in Lui «è ogni perfezione, senza difetti e senza limiti» (n. 3). “Ogni perfezione”: quindi anche la Giustizia perfetta.

Nota di BastaBugie: Corrado Gnerre nell’articolo seguente dal titolo “Ti spieghiamo perché il buonismo è il contrario della bontà” spiega la differenza tra il perdono e la pena.
Ecco l’articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 21 settembre 2021:

Per buonismo s’intende quell’atteggiamento secondo cui bisognerebbe evitare di castigare e di punire.
Si sa però che le deformazioni estremizzate della realtà si traducono sempre in una negazione della realtà stessa; così come l’estremizzazione di una cosa buona si traduce sempre nel suo contrario, cioè in una cosa cattiva.
Lo stesso vale per la bontà; infatti il buonismo è il maggior nemico della bontà. Essere buoni a tutti i costi, dimenticando la punizione e la pena, significa diventare cattivi e ingiusti.
Quando succede qualcosa di tragico, per esempio un pirata della strada che uccide investendo un bambino, oppure un rapinatore che uccide un padre di famiglia, ecc… i giornalisti spesso chiedono ai familiari delle vittime: siete pronti a perdonare? Domanda che nelle intenzioni di chi intervista ha un significato ben preciso: confondere il perdono con la volontà di non infierire, di non pretendere che il colpevole paghi, per la serie: non pretenderai mica che chi è colpevole sconti chissà che cosa…
La dottrina cattolica, invece, ci presenta una differenza importante, quella tra perdono e pena.
Il perdono è il perdono; ma questo non esclude la pena, anzi. Il Sacramento della Riconciliazione (la Confessione) assolve il peccatore, ma non toglie totalmente la pena che deve essere scontata in questa vita o, se non basta questa vita, in Purgatorio.
Dunque, Dio stesso, che è amore e giusto giudice, quando perdona e assolve non elimina la pena. Non è cristiano, quindi, confondere perdono con il fatto che il colpevole non debba “pagare”; né tantomeno può essere accusato di essere vendicativo chi pretende che il colpevole sconti la sua pena.
Ma qual è l’origine del buonismo? La risposta non è facile. Se ne può però individuare un’origine filosofica. Basterebbe fare riferimento al pensiero di Jean Jacques Rousseau. Questi disse che l’uomo nascerebbe buono e che ciò che lo renderebbe cattivo sarebbero le condizioni sociali, quali un certo tipo di progresso. Pertanto, le cause della cattiveria umana non sarebbero da ricercare nell’uomo e nella sua libertà, quanto in ciò che è al di fuori di lui: società, ambiente, educazione, ecc. Insomma, una vera e propria immacolata concezione dell’uomo. Tra parentesi: questa antropologia è stata fatta propria da tutte le dottrine progressiste e materialiste e quindi anche dal positivismo filosofico. Fu così che nella seconda metà dell’Ottocento (anno 1858) la Vergine apparve a Lourdes (dunque in Francia, patria del positivismo) confermando la solenne definizione della sua Immacolata Concezione, proprio per ricordare che, tranne Lei, ogni uomo nasce con il peccato di origine.

Titolo originale: Se Dio non è anche giusto… vuol dire che è cattivo
Fonte: I Tre Sentieri, 5 novembre 2020

NETFLIX RIFIUTA UNPLANNED E PROMUOVE SEX EDUCATION (CHE INDUCE AL DISPREZZO PER LA VITA)

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Segnalazione Redazione BastaBugie

Nella serie TV Sex Education ci sono scene di sesso estremo condite da un linguaggio scurrile e zeppo di parolacce, tradimenti e rapporti disordinati e infarciti di ideologia LGBT… e tu permetti ai tuoi figli di vederlo?
di Anna Bonetti

Nei giorni scorsi la metropolitana di Milano è stata invasa da manifesti promossi dalla serie TV Sex Education, difficilmente distinguibili da una pubblicità pornografica.
Si tratta di una serie di immagini storpiate in modo tale da assomigliare ai genitali maschili e femminili. Ad accompagnarle è la scritta “se la/o vediamo in forme diverse è perché non ce n’è una sola. Ognuna è perfetta, anche la tua”. Come se l’accettazione si sé dipendesse solo dagli organi sessuali che si hanno.
D’altronde i sostenitori di questa campagna non hanno esitato a scaldare gli animi per etichettare come “bigotto” chiunque abbia espresso qualche perplessità al riguardo.
È necessario sottolineare che più che focalizzare l’attenzione sui manifesti in sé, occorre interrogarci sulle conseguenze che il messaggio porta alla società, in particolar modo tra i giovanissimi.
Sin dall’inizio della serie l’attenzione dello spettatore piomba in scene di sesso estremo condite da un linguaggio scurrile e zeppo di parolacce, tradimenti e rapporti disordinati e infarciti di ideologia LGBT. Personaggi che cambiano orientamento sessuale da un giorno all’altro e senza una precisa ragione, spinti da una forte confusione interiore. Un insegnamento tutt’altro che educativo.

LE CONSEGUENZE SOCIALI
Più che una perplessità rivolta ad una sessualità forzata ed estrinseca, sarebbe utile cercare di comprendere quale siano le conseguenze sociali che l’insegnamento profondamente diseducativo di Sex Education pone nei confronti di essa. Il focus del film dichiara di concentrarsi sull’accettazione di sé. Eppure per tutta la durata delle tre stagioni il sesso è posto al centro di ogni cosa. Quando in realtà l’accettazione di sé dipende da molteplici fattori, siccome (e per fortuna) le relazioni umani sono fatte anche di molto altro. Il sesso viene presentato su un piatto d’argento come qualcosa da concedere a chiunque, pur di trarne piacere, piuttosto che interrogarci su chi abbiamo davanti.
Inoltre, nel film non mancano numerosi riferimenti a PornHub, che in maniera subliminale tendono a invitare i giovanissimi a lasciarsi travolgere dall’inferno a luci rosse che si cela nella pornografia, soprattutto in quella online. Un mondo virtuale ed illusorio, in cui tutto è finzione e l’amore non esiste, in cui si trascina lo spettatore ai limiti dell’immaginazione, in una dimensione sub-umana che non ha nulla a che vedere con la realtà. In sintesi, passa un messaggio distorto e lontano anni luce dall’amore vero.
L’affettività è mostrata come un mezzo per colmare tramite il sesso il vuoto creato dalla nostra società. Un vuoto che avrebbe bisogno di dialogo, comprensione ed empatia, anziché fare dei nostri corpi uno strumento usa e getta.
Da questo calderone di enigmi irrisolti emerge una retorica totalmente priva di amore. La contraccezione è posta come un mezzo di deresponsabilizzazione delle proprie azioni, con noncuranza del fatto che nella quasi totalità dei casi in cui una gravidanza ha inizio è perché è stata preceduta da un’azione consenziente.

SESSUALITÀ FORZATA E DISTORTA
La vera educazione sta nell’insegnare ai giovani che nel momento in cui si decide di avere un rapporto ci si assumono precise responsabilità. Ecco, invece, che nella prima stagione di Sex Education si ha modo di assistere anche alla scena di un aborto. È così che questa sessualità forzata e distorta dalla realtà sfocia in un disprezzo totale per la vita. Ma non solo, anche della maternità. Colpisce particolarmente la figura di una donna che abortisce, che si è appena risvegliata nel gelo di una clinica, vuota con il suo niente, che dichiara: «meglio non essere madre, che una pessima madre». Una frase infarcita di menzogna da cui traspare una sacrosanta verità che sottolinea come la morte nell’odierna società venga presentata come la soluzione ad ogni cosa.
Possiamo ben immaginare i risvolti drammatici che una simile pseudo-educazione può avere nella società, dall’aumento di relazioni vuote e insoddisfacenti a quello che rischia di diventare un aumento drammatico anche del numero di aborti. Più relazioni disordinate hanno un’altissima potenzialità di aumentare il numero di figli “non voluti”. Un dramma che rischia di gettare le proprie ripercussioni soprattutto tra i giovanissimi, ai quali andrebbe insegnato a vivere in maniera libera e spensierata la loro età e i loro amori, anziché accanirsi a creare problemi che non esistono per mezzo di una sessualizzazione violenta e precoce imposta dai giganti dei social media o dello streaming, come Netflix. Infatti, non dimentichiamo che tempo fa la piattaforma ha rifiutato di mettere in programma Unplanned, che racconta la storia vera di Abby Jhonson, ex dirigente di Planned Parenthood e oggi instancabile attivista pro-life.
Si percepisce, inoltre, una violenta imposizione contro la libertà di scelta educativa dei genitori, vista come un retaggio culturale e non più un bene in grado di indirizzare i figli sulla retta via. Inoltre dalle serie si evince un’immagine falsata dei pro-life, etichettati come retrogradi e analfabeti, quando dovremmo ricordarci che nel nostro paese oltre il 70 per cento dei medici sono obiettori. Dunque anche loro sarebbero retrogradi e analfabeti?
È nostra cura scegliere se preferire di aprire le nostre porte alla cultura della morte, al disprezzo totale di sé e degli altri, oppure se cogliere l’invito al rispetto di se stessi, della vita e dell’umanità.

Titolo originale: Sex Education: ecco come e perché è dannosa
Fonte: Provita & Famiglia, 26 settembre 2021

Rod Dreher, la resistenza dei cristiani e l’Ungheria

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

L’autore del bestseller sull’opzione benedetto evidenzia che per la libertà dei cristiani esiste una duplice minaccia e indica anche perché c’è questo pericolo
di Giuliano Guzzo

Prima di iniziare il suo tour europeo – che, come noto, ha visto tappe anche in Italia – di presentazione del suo ultimo libro, La resistenza dei cristiani (Giubilei Regnani, 2021), lo scrittore americano Rod Dreher si trovava in Ungheria. Questo soggiorno ha attirato la curiosità del The New Yorker, che gli ha chiesto conto della visita al Paese di Viktor Orbán. Che, manco a dirlo, l’autore del bestseller L’Opzione Benedetto ha descritto in toni molto meno cupi, anzi, rispetto a quelli soliti dei mass media. Aveva sentito l’Ungheria descritta come uno stato autoritario, sottolinea The New Yorker, ma a Budapest ha trovato tutti liberi di dire ciò che pensavano.
L’attenzione riservata al suo soggiorno ungherese ha dato modo a Dreher, su quell’American Conservative di cui è una colonna, di illustrare – riportando una lunga mail inviata proprio al New Yorker, ad integrazione dell’intervista fattagli – aspetti significativi del suo pensiero. Non solo, va da sé, riguardo all’Ungheria su cui pure rivela aspetti di rilievo («l’attuale partito razzista in Ungheria, Jobbik, è alleato con la sinistra anti- Orbán, ma i media occidentali non ne danno conto»), ma pure su questioni politiche e, più precisamente, su quale sia la forma di governo ideale. Ecco, rispetto a questo, come suo solito, Dreher sviluppa un ragionamento interessante e per nulla male.
Infatti, non si limita a dire quale sarebbe, appunto, la forma di governo ideale – che pure indica senza troppi giri di parole («preferirei una democrazia liberale basata generalmente su principi cristiani») -, ma va oltre, indicando che per la libertà dei cristiani e non solo, al momento, esiste una duplice minaccia.
Prima di vedere si tratta, è bene evidenziare come l’autore de La resistenza dei cristiani non si limiti ad agitare lo spettro della minacciata libertà di pensiero. Indica anche perché c’è questo pericolo. «Il liberalismo, al di fuori dei confini fissati dalla tradizione giudaico-cristiana», scrive infatti Dreher, «degenera in illiberalismo, un illiberalismo che rende le persone come me nemici del popolo, per usare la vecchia frase comunista». Il richiamo al comunismo non è evidentemente causale dato che, ne La resistenza dei cristiani, proprio i dissidenti cristiani della tirannia sovietica sono indicati come coloro da prendere a modello per sopravvivere nel contesto attuale, che Dreher chiama «la democrazia illiberale laica che sta nascendo».
Si tratta di una forma di governo, per tornare a noi, che vede due problemi per i cristiani. Che lasciamo svelare a Dreher quando, lanciandosi in una previsione, scrive: «Sembriamo tutti essere proiettati verso un futuro che non è liberale e democratico, ma sarà o illiberalismo di sinistra o illiberalismo di destra». Sono parole di peso anche perché, giova ricordarlo, son quelle di un autore conservatore. Che quindi saremmo istintivamente portati ad immaginare vicino alla destra, area politica che tuttavia – e qui l’onestà intellettuale di Dreher è notevole – in quanto tale non offre garanzia alcuna.
Quindi? Posto che sfortunatamente «una democrazia liberale basata generalmente su principi cristiani» non si intravede all’orizzonte, che fare? Il bestellerista americano è consapevole di questa domanda, meglio di questo dilemma. Al quale dà una risposta molto brillante: «So da che parte stare: dalla parte che non perseguiterà me e la mia gente». Come dire: il migliore dei governi possibili non è, ahinoi, a portata di mano. Ma, piccola consolazione, almeno abbiamo una bussola per evitarci il peggiore.
Ultima curiosità. Dreher conclude la mail al New Yorker dando un’applicazione pratica del principio appena enunciato. Eccola: «A pensarci bene, due eminenti ungheresi – George Soros e Viktor Orbán – offrono visioni contrastanti, oggi, di cosa significhi essere occidentali nel 21° secolo. Uno di loro deve prevalere. Bisogna quindi scegliere. Orban non è un santo, ma so da che parte sto. So da che parte devo stare». Una chiusura, ancora una volta, brillante. E convincente.

DOSSIER “VIKTOR ORBAN”
Chi è il presidente dell’Ungheria

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Titolo originale: Starò con chi non mi perseguita, dice Rod Dreher
Fonte: Sito del Timone, 16 settembre 2021

FINALMENTE UNPLANNED NEI CINEMA ITALIANI

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Dal 28 settembre anche in Italia si può vedere il film che racconta la storia di Abby Johnson, ex direttrice di una clinica abortiva di Planned Parenthood (VIDEO: intervista ai produttori di Unplanned)
di Rodolfo Casadei

La differenza sta tutta fra vedere o non vedere qualcosa che è in atto, qualcosa che accade in quel momento. Per vederlo bisogna aprire gli occhi, quelli fisici ma anche quelli della mente. Si potrebbe riassumere così la morale di Unplanned, il film su Abby Johnson, la direttrice di una clinica texana della Planned Parenthood che passa dalla parte dei pro-life quando vede coi suoi occhi che l’aborto è l’eliminazione di un bambino e comprende che, diversamente da quanto scrive ipocritamente nel suo statuto, l’organizzazione non cerca di prevenire le gravidanze indesiderate, ma di fatturare sempre di più aumentando costantemente il numero delle interruzioni di gestazione. Trattasi di storia vera e di personaggi reali.
Non fosse per la tragicità dell’argomento, farebbe quasi ridere constatare che il fuoco di sbarramento che critici cinematografici e militanti della causa pro-choice hanno concentrato sul film abbia per oggetto le immagini raccapriccianti e i dettagli cruenti di tutto ciò che riguarda gli aborti e i corpi delle donne su cui viene praticato. Da tempo sui grandi schermi e nei teatri si vede assolutamente di tutto, non c’è più nulla di abbastanza sacro, riservato, inaccessibile, turpe, disgustoso, osceno che non possa essere rappresentato.
Il valore estetico e sociale di qualsiasi rappresentazione è considerato superiore a ogni tabù. Con la curiosa eccezione dell’aborto, a quanto pare. Ma soprattutto fa cadere le braccia l’ostilità pregiudiziale che impedisce di cogliere l’originalità del film. […]

LA CONVERSIONE DI ABBY
Ci sono almeno due contenuti sorprendenti che dovrebbero balzare agli occhi perché scavalcano la barriera delle contrapposte visioni partigiane. Il primo riguarda proprio il vedere, il cambiamento che determina il vedere qualcosa che fino a quel momento era rimasto invisibile. A “convertire” Abby Johnson non è il sangue che cola dalle gambe delle ragazze, i corpi smembrati dei feti, gli sguardi smarriti e depressi delle giovanissime sia al momento di entrare che nel momento di uscire dalla clinica. Lei stessa ha vissuto l’esperienza di due aborti, e il secondo, quello indotto chimicamente e vissuto nella solitudine di casa, è stato un’esperienza dolorosissima e truculenta, giorni di un limbo insanguinato nell’angoscia della propria morte incombente.
Abby è rimasta impassibile quando la direttrice della clinica l’ha condotta nella cella dove sono conservati i feti fatti a pezzetti, li ha scrutati come se guardasse le ali delle farfalle, e con questo si è meritata il posto che l’altra le lascia. Non è una persona che si fa impressionare dal sangue e dai cadaveri. Tanto meno la mettono in crisi il silenzioso dissenso di genitori e marito, orripilati della sua professione ma mai ostili, o i manifestanti antiaborto che inveiscono o che pregano pacificamente lungo la recinzione della clinica, compresi quelli che cercano il dialogo.
Ha certezze benpensanti. Che vanno in crisi una prima volta quando Planned Parenthood batte cassa: altro che aborto raro e sicuro, soluzione estrema quando la contraccezione fallisce; quelli di Houston hanno bisogno di aumentare la produttività per tenere in piedi la baracca, e questo si fa incrementando il numero delle interruzioni di gravidanza, puntando sugli aborti chimicamente indotti perché garantiscono un margine di guadagno maggiore. E Planned Parenthood, che diffonde contraccezione e pratica aborti, funziona letteralmente come i fast-food: non sono gli hamburger (leggi: i contraccettivi) a generare i profitti, ma le patatine fritte e le bevande gasate. Perciò lasciate da parte gli ideali, se volete continuare ad avere una busta paga…

IL PECCATORE NON È MAI IDENTIFICATO COL SUO PECCATO
Dopo che si sono aperti gli occhi della mente, è il turno di quelli del corpo: Abby ha visto tante volte i prodotti di un aborto, ma non ha mai preso parte all’azione. Succede che venga chiamata in sala operatoria, e che sullo schermo veda l’immagine di un feto di 13 settimane, testa e corpo formati, che dà l’idea di cercare di sfuggire disperatamente al risucchio della morte. Invano. È la rivelazione che ribalta la sua visione delle cose. […] Per Abby quel brevissimo video è il film che decide la sua vita. Tutto cambia prospettiva nel momento in cui vedi la cosa non dopo che è accaduta, ma proprio mentre accade.
L’altro contenuto sorprendente è il ritratto del mondo in cui si muovono pro life e pro choice. Chi si aspetta la rappresentazione di uno scontro tipo crociata o tipo rivoluzione russa resta deluso: i fanatici ci sono, ma appartengono alle frange estreme delle alte dirigenti della catena di montaggio degli aborti, intransigenti e disincantate. […] La grande maggioranza delle persone raffigurate nel dramma, abortisti e antiabortisti, pro life che pregano e parlano ai cancelli e pro choice che ricevono le donne, le registrano e le accompagnano in sala operatoria, appartengono allo stesso mondo di una apparente comune decenza, il mondo di chi si impegna con la realtà assumendosi responsabilità. Alla radicale contrapposizione delle opzioni corrisponde l’evidente buona fede degli uni e degli altri; l’avversario non è mai spogliato della sua umanità, il peccatore non è mai identificato col suo peccato. Abby e Shawn, il giovane leader della Coalition for Life, si relazionano con mansuetudine anche prima della “conversione” di Abby. La quale è sposata con Doug, antiabortista convinto che in lei non vede il mostro che annichilisce bambini in germe, ma l’amabile donna a cui non può rinunciare. […] La critica secondo cui il film predica ai già convertiti ha senso per quanto riguarda la parte finale del film, ma non coglie il segno: Unplanned si rivolge evidentemente a un pubblico di simpatizzanti della causa antiabortista convinti ma passivi, al fine di renderli attivi e impegnati. E gli argomenti sono concentrati nell’ultima parte. Qui si spiega che Planned Parenthood è un’organizzazione tentacolare finanziata da George Soros, Bill Gates e Warren Buffett, che i gruppi di preghiera pro life fuori dalle cliniche sono combattuti perché è dimostrato che dove si svolgono regolarmente diminuisce il numero delle donne che vi si recano ad abortire, che l’organizzazione creata da Abby Johnson dopo che si è dimessa è riuscita ad aiutare 500 addetti ad abbandonare l’industria dell’aborto. […]
Nota di BastaBugie:
 ecco alcune curiosità su Unplanned tratte dal sito FilmGarantiti.it
– Abby Johnson è nata in una famiglia protestante (battista), ma è diventata cattolica in seguito alla sua conversione alla causa prolife. Adesso ha otto figli (avuti ovviamente dallo stesso marito).
– Anthony Levatino, il dottore che nel film si vede praticare l’aborto che cambierà per sempre la vita di Abby Johnson, non è un attore, ma un vero dottore che ha praticato personalmente più di 1.200 aborti. Poi un giorno, guardando al contenitore dei pezzi di bambini strappati dal grembo delle loro madri, ha pensato che quelli erano i figli e le figlie di quelle mamme. In quel momento si è reso conto degli abomini che aveva commesso e cambiò vita.
– Le riprese del film Unplanned sono avvenute in una località segreta per evitare le manifestazioni violente delle femministe.
– Nel 2019 Unplanned è stato il dvd più venduto al mondo da Amazon.
Per scoprire tutto su Unplanned, vedere il trailer, ascoltare la colonna sonora e molto altro, visita il sito FilmGarantiti.it, clicca qui!

VIDEO: INTERVISTA AI PRODUTTORI DI UNPLANNED
Qui sotto il video (durata: 28 minuti) con l’intervista ai produttori di Unplanned e God’s not dead 1 e 2 (Cary Solomon e Chuck Konzelman) che spiegano la loro battaglia contro Hollywood, che impedisce la produzione di film conformi ai principi cristiani. Per questo hanno abbandonato Hollywood producendo in proprio film capolavoro come Unplanned.

https://www.youtube.com/watch?v=UC7PRlkjjnk

Titolo originale: Unplanned, il film sull’aborto che va oltre la guerra pro life contro pro choice
Fonte: Tempi, 21 settembre 2021

La filosofia è importante? A cosa serve?

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Segnalazione BastaBugie

Scopriamo in poche parole l’importanza della filosofia come scienza di tutte le cose secondo le loro ultime cause (conosciute con il lume naturale della ragione)
di Corrado Gnerre

Quando ci si accosta allo studio della filosofia, uno dei più grandi errori che si può fare è partire senza partire, cioè iniziare senza conoscere che cosa sia la filosofia.
In molti libri si cerca all’inizio di dare una risposta, ma poi ci si accorge che è una risposta che non risponde, evanescente, inafferrabile, che dice e non dice.
Volete sapere perché? Perché molti libri rifiutano una concezione precisa della filosofia e tendono invece a presentarci una disciplina che volutamente non sappia nemmeno cosa sia se stessa. D’altronde, se si ammette che esiste una verità oggettiva (cioè valida per tutti), è un conto; ma se si è convinti che non esistono certezze, allora anche la filosofia non può avere una definizione certa: può diventare tutto e il contrario di tutto.
Noi invece sono convinti che la Verità (con la “V” maiuscola) esiste ed è oggettiva; e che la convinzione contraria sia una contraddizione, una sorta di serpente che si morde la coda. Infatti, se dicessimo che non esiste la verità oggettiva, ci contraddiremmo, perché comunque ammetteremmo che c’è una verità valida per tutti, e cioè che la verità non esiste!
Detto questo, passiamo alla definizione di filosofia, ad una definizione precisa: La filosofia è la scienza di tutte le cose secondo le loro ultime cause, conosciute con il lume naturale della ragione. Come definizione sembra complicata, ma non lo è. Analizziamola.

SCIENZA
La filosofia è una scienza. E’ scienza ogni relazione tra concetti e la filosofia si fonda sull’argomentazione, sulla successione logica dei concetti.

DI TUTTE LE COSE
Alla filosofia interessa tutto, nulla escluso. Non c’è campo d’interesse che le sia estraneo.

SECONDO LE LORO ULTIME CAUSE
La filosofia però non è la somma enciclopedica di tutte le discipline. Essa indaga le cause ultime, si chiede il perché dei bisogni e delle attitudini che invitano l’uomo ad occuparsi dei vari settori della vita. Un esempio. Tra la politica e la filosofia della politica esiste questa differenza: la politica studia il funzionamento della cosa pubblica, mentre la filosofia della politica il perché l’uomo senta l’esigenza di far politica, le ragioni della politica e come l’uomo si atteggi di fronte alla politica. Si potrebbe fare filosofia su ogni cosa. Anche sulle più banali. Anche sul Calcio. Se chiediamo: come si gioca a pallone? Ci può rispondere solo un tecnico (un allenatore o un calciatore). Ma se chiediamo: perché molti si divertono vedendo una bella partita di calcio o rincorrendo un pallone? Ci può rispondere solo chi si azzarda a fare una sorta di “filosofia del calcio“.

CONOSCIUTE CON IL LUME NATURALE DELLA RAGIONE
La filosofia non utilizza la fede né l’intuizione né l’emozione, ma la ragione.
Dare alla filosofia una definizione di questo tipo (la filosofia è scienza di tutte…) è importante perché spesso c’è la tendenza a definire la filosofia con il suo semplice significato etimologico, filosofia come “philein” (amore) e “sophia” (sapienza), cioè amore della sapienza. Se bastasse questo, vorrebbe dire che il desiderio di leggersi una buona enciclopedia renderebbe automaticamente filosofi… il che è una sciocchezza!

Nota di BastaBugie: per una breve storia della filosofia scritta da Stefano Fontana con linguaggio semplice si può acquistare il libro “Filosofia per tutti”, clicca qui!

Nel seguente video (durata: 4 minuti) dal titolo “Filosofia per tutti” Stefano Fontana insieme a Giovanni Zenone di Fede & Cultura spiega perché ha scritto questo libro.

https://www.youtube.com/watch?v=yOfUOmgNpAI

Titolo originale: Ti diciamo cos’è la Filosofia e perché esiste. Così capirai quanto è importante saperlo per la propria Fede
Fonte: I Tre Sentieri, 10 settembre 2021

La decisione di Trump che cambierà il mondo

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QUINTA COLONNA

Segnalazione di BastaBugie

Con la cattolica Amy Coney Barrett alla Corte Suprema l’aborto ha le ore contate (VIDEO: Trump nomina Amy Coney Barrett)
di Ermes Dovico

Dopo giorni di pronostici e indiscrezioni, adesso c’è la certezza: Donald Trump ha nominato Amy Coney Barrett come candidata a prendere il posto alla Corte Suprema lasciato libero dalla morte di Ruth Bader Ginsburg. La nomina, la terza di questo tipo in appena quattro anni di mandato per Trump, è stata ufficializzata dal presidente americano alle 17 di ieri a Washington (le 23 in Italia), in una cerimonia breve ma di grande significato.
Trump ha sottolineato le grandi «credenziali» della Barrett, attestate dal suo eccellente curriculum, e in particolare la sua «lealtà alla Costituzione». Davanti alla famiglia della giudice, ha detto che Amy è una «madre profondamente devota», che ha «un incredibile legame con il suo figlio più piccolo, con la sindrome di Down». Ne ha quindi ringraziato i sette figli (due adottati ad Haiti), chiamandoli per nome, «per aver condiviso la vostra mamma con il Paese», dove la Barrett contribuirà a difendere la «giustizia», la «libertà religiosa», la «sicurezza».
Amy, tenendo un atteggiamento umile, ha promesso dal canto suo di dare il meglio di sé, «se il Senato mi confermerà». E ha aggiunto: «Io amo gli Stati Uniti e la Costituzione americana». Si è soffermata nel ricordo della Ginsburg e nell’amicizia che questa aveva con il giudice Antonin Scalia, nonostante le idee agli antipodi (pro aborto la prima, pro vita il secondo). Ha quindi richiamato la propria esperienza professionale nell’ufficio dello stesso Scalia, da cui ha imparato una lezione fondamentale: «Un giudice deve applicare la legge com’è scritta», perché «un giudice non è un legislatore». Anche lei ha chiamato i suoi figli uno per uno, ha poi ringraziato il marito Jesse per il suo supporto fondamentale ed espresso gratitudine ai genitori. A conclusione dell’evento, la foto di Donald e Melania con la famiglia Barrett. A giudicare dalle premesse, è quello che si direbbe un buon inizio, con tanto di dichiarazioni programmatiche.

LA GIOIA DEL MOVIMENTO PRO LIFE
Le previsioni, dunque, sono state rispettate, per la gioia del movimento pro life – che vedeva in Amy Coney Barrett la migliore candidata alla Corte Suprema – e il disappunto, per usare un eufemismo, dei gruppi abortisti che hanno fatto di tutto per gettare discredito su di lei. E non si tratta solo di una storia di questi giorni, ma di un pregiudizio che viene alimentato da anni.
Ricordiamo quanto avvenuto nel 2017, quando iniziò il suo lavoro come giudice federale alla Corte d’Appello per il Settimo Circuito (che interessa i tribunali di Illinois, Indiana e Wisconsin). Proprio in quell’anno, dopo essere stata nominata da Trump, divenne famosa anche fuori dai confini americani per una frase che la senatrice democratica di lungo corso Dianne Feinstein le rivolse durante l’udienza di conferma della nomina: «Il dogma vive con forza dentro di lei, e questo è preoccupante». La nomina fu poi confermata con un voto di 55-43.
Si è già accennato al tirocinio (dal 1998 al 1999) che la Barrett fece nell’ufficio del giudice di Corte Suprema, Antonin Scalia, ritenuto uno dei massimi esponenti dell’originalismo. In quel periodo si guadagnò dai suoi colleghi l’appellativo di “Conenator”, un gioco di parole tra il suo cognome da nubile e la sua capacità, come riporta il Chicago Tribune, di «distruggere argomenti legali inconsistenti». E la stessa Barrett, come risulta evidente anche dalle parole pronunciate ieri alla Casa Bianca, ha detto in passato di ispirarsi alla dottrina originalista, che intende interpretare la Costituzione nel significato originale di chi l’ha scritta.
Tra le altre esperienze professionali, vanno ricordati i diversi anni da docente universitaria in materie giuridiche alla Notre Dame Law School. Significativo è il discorso che la Barrett tenne nel 2006 davanti ai laureandi, in cui spiegò agli studenti che per distinguersi nel mondo quali laureati di un’università (cattolica) come la Notre Dame Law School avrebbero dovuto «sempre tenere a mente che la vostra carriera legale non è che un mezzo per arrivare a un fine», e «quel fine è costruire il regno di Dio».
Il nome di Amy Barrett figura tra quello delle donne cattoliche firmatarie di una lettera rivolta ai Padri del Sinodo sulla Famiglia del 2015. Nella missiva si ricordano la verità e bellezza degli insegnamenti della Chiesa sul «valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale», sulla «complementarità di uomini e donne», «sull’apertura alla vita e il dono della maternità; e sul matrimonio e la famiglia fondati sull’impegno indissolubile di un uomo e una donna».

PLANNED PARENTHOOD SUL PIEDE DI GUERRA
La Barrett è stata attaccata per la sua appartenenza a People of Praise. Sono stati ovviamente i media liberal americani (molti di loro, New York Times incluso, hanno tra l’altro fatto confusione con il nome di un altro gruppo, vedi qui) a dare il la al tentativo di screditarla, e quelli italiani hanno rilanciato parlando di «una sorta di setta» (La Repubblica) o anche di «oscura associazione religiosa» (Il Sole 24 Ore). Più semplicemente, come spiega il suo sito web, People of Praise è un gruppo carismatico che esiste dal 1971, riunisce cattolici (in prevalenza) e protestanti, e ha finalità ecumeniche. Dunque, il problema per i grandi giornali è questo gruppo – che al più può generare dibattito tra cristiani – o il fatto che una sua nota partecipante sia contro l’aborto?
A proposito, sono pochi i casi relativi all’aborto in cui è stata coinvolta nei tre anni da giudice federale. Il primo di questi, Planned Parenthood v. Commissioner, nel 2018, riguardava una legge dell’Indiana che chiedeva di seppellire o cremare i resti dei bambini abortiti. La Barrett votò nel senso di consentire allo stato dell’Indiana di difendere la sua legge nel corso di un’udienza con la corte al completo. Nello stesso senso votò in un altro caso, Planned Parenthood v. Box, nel 2019, quando il colosso abortista sfidò una legge dell’Indiana che richiedeva di informare i genitori prima di praticare l’aborto su una minore. In un terzo caso, Price v. City of Chicago, fu chiamata a pronunciarsi sulla legittimità di una “zona cuscinetto” all’esterno delle strutture abortive, così come stabilita da un’ordinanza della città di Chicago. Anche la Barrett, all’unanimità con gli altri giudici, votò per mantenere l’ordinanza perché uguale a una legge del Colorado che era stata avallata dalla Corte Suprema in un precedente giudizio – giudizio che le corti di grado inferiore sono tenute a rispettare.
Tornando alla sua nomina alla Corte Suprema, ora la palla passa al Senato, dove i Repubblicani hanno una maggioranza di 53-47. Possono quindi permettersi di perdere fino a tre voti, con la consapevolezza che Mike Pence, da presidente dell’assemblea, farebbe, in caso di pareggio, da ago della bilancia.

Nota di BastaBugie
: Andrea Marinelli nell’articolo seguente dal titolo “Amy Coney Barrett: chi sono gli originalisti di cui fa parte la giudice nominata da Trump” spiega cos’è la corrente conservatrice che vuole interpretare la costituzione per come è stata scritta dai padri fondatori, a cui appartiene Amy Coney Barrett.
Ecco l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 27 settembre 2020:
Donald Trump ha nominato sabato sera Amy Coney Barrett per sostituire la giudice Ruth Bader Ginsburg, scomparsa venerdì 18 settembre a 87 anni. Ultraconservatrice, cattolica, «ACB» – così è stata già soprannominata – ha 48 anni ed è molto stimata da conservatori e progressisti, nonostante il partito democratico stia facendo muro contro la nomina, che sbilancerebbe a destra la Corte (con una maggioranza 6-3). Coney Barrett è però soprattutto una «originalista», ovvero parte di una corrente che interpreta la costituzione per come è stata scritta e intesa dai padri fondatori, quando la ratificarono il 21 giugno 1788. Secondo gli originalisti, il testo – entrato in vigore il 4 marzo 1789 – non dovrebbe essere interpretato secondo i tempi correnti e seguire quindi i cambiamenti della società americana, ma deve essere letto per come fu concepito dai firmatari. «Per un originalista», scrisse proprio Coney Barrett in un articolo pubblicato nel 2017 sulla Notre Dame Law Review, «il significato del testo è fisso, finché è rintracciabile».
Anche gli altri giudici nominati da Trump, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, si considerano originalisti. Proprio al momento della nomina di Kavanaugh,nel luglio 2018, il consigliere giuridico di Trump Leonard Leo, vicepresidente esecutivo della conservatrice Federalist Society, dichiarò a Fox News che il presidente seguiva «un movimento che vuole spingere la Corte verso un maggior originalismo. La legge – chiariva Leo – ha un significato ben preciso». Il movimento, dunque, è strettamente legato alla destra americana, ma è soprattutto un codice: per i repubblicani definisce un giudice «non attivista» di sinistra, per i progressisti uno «molto conservatore». Per i sostenitori è la forma più pura di interpretazione del testo, per i detrattori è una filosofia legata invece «al passato discriminatorio degli Stati Uniti». Come ha scritto però il Washington Post, la spiegazione è ben più complessa di queste definizioni che cadono lungo le linee dei due partiti.
«L’originalista originale», come lo ha definito tempo fa Quartz, è stato Antonin Scalia, giudice ultraconservatore nominato da Ronald Reagan nel 1986, che ha reso questo «approccio storico» un popolare argomento di discussione fra giuristi, politici e avvocati conservatori, ma anche fra i liberal. Nei suoi trent’anni di mandato, Scalia ha avuto una profonda influenza sulla Corte Suprema, sostenendo che la Costituzione fosse un testo «morto», non «vivo» e quindi interpretabile. […] Il termine è stato coniato all’inizio degli anni Ottanta dall’ex preside della Stanford Law School Paul Brest, che lo usava per definire una posizione che criticava, ma le origini del movimento sono rintracciabili in un articolo scritto dal giudice Robert Bork – nominato da Ronald Reagan alla Corte Suprema nel 1987, ma bocciato dal Senato – sull’Indiana Law Journal nel 1971. Da allora, l’originalismo si è evoluto: se inizialmente si focalizzava «sull’intento» dei costituenti, a partire negli anni Novanta si è concentrato sul testo così come era scritto, dando vita alla corrente del «testualismo», su cui si basa l’originalismo moderno.
Per i conservatori l’originalismo era soprattutto la risposta a quello che consideravano un attivismo progressista, un esercizio politico del potere giudiziario. […] Il contributo di Scalia all’originalismo ha però lasciato un segno profondo sulla Corte e sull’intero Paese, al punto che oggi quattro dei cinque giudici conservatori che già siedono nel massimo tribunale – gli altri sono Clarence Thomas e Samuel Alito – si definiscono così. L’unico conservatore a non seguire come «guida esclusiva» il significato originale della costituzione è il presidente della Corte John Roberts, quello che più spesso, in questi anni, ha votato con i giudici progressiti.

https://www.youtube.com/watch?v=IgV9gBxwF1U

ASCOLTA (leggo per te)

Titolo originale: Corte Suprema, Trump ha nominato Amy Barrett
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-09-2020

Intervista al Vicepresidente del Congresso Mondiale per la Famiglia

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Risposta alle polemiche, gli insulti e le fake news di chi vede come fumo negli occhi la festa delle famiglie che si svolgerà a Verona dal 29 al 31 marzo

di Luca Marcolivio

Assieme a Toni Brandi, sarà il principale “anfitrione” del Congresso Mondiale delle Famiglie, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo 2019. Jacopo Coghe, 34 anni, presidente di Generazione Famiglia, ha assunto alcuni mesi fa l’incarico di vicepresidente del Congresso Mondiale. Generazione Famiglia e Pro Vita onlus, hanno stretto un’alleanza che, alla lunga, potrebbe rivelarsi vincente, perché sostenuta dal basso, dalla gente comune. Nel frattempo, però, c’è molto da lavorare e sullo sfondo c’è il passaggio cruciale delle elezioni europee. «Un’Europa che non scommette sulla famiglia non ha alcun futuro», afferma Coghe, che, a colloquio con Scenari economici, si è espresso a chiare lettere su cosa c’è in gioco.
Manca meno di un mese allo svolgimento del Congresso Mondiale delle Famiglie, a che punto sono i preparativi?
«La lista dei partecipanti è ormai definitiva, siamo davvero in dirittura d’arrivo. Sia Generazione Famiglia che Pro Vita hanno accumulato un bagaglio di esperienze importanti negli ultimi 4-5 anni: tante battaglie per la famiglia e per la vita ci hanno portato a marciare fianco a fianco in numerose occasioni. Perché allora non unire le forze? La vera carta vincente del nostro Congresso, però, sarà l’alleanza che stingeremo con le famiglie che incontreremo a Verona. I partecipanti e gli uditori contano almeno quanto gli esperti che saliranno sul palco. Continua a leggere

Le famiglie sono la base di una società sana…e quindi libera

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Intervista allo psicologo Silvio Rossi, autore del libro ”I Signori dell’Anello. Guida alla vita familiare”

di Giuseppe Brienza

Silvio Rossi, psicologo e psicoterapeuta di esperienza (ha 25 anni di attività di studio oltre che al servizio della Pubblica amministrazione) ha scritto il libro “I Signori dell’Anello. Guida alla vita familiare in piccole note”, pubblicato dalla casa editrice cattolica “D’Ettoris Editori”. Il suo è stato definito dallo scrittore Paolo Gulisano “un libro geniale” e, addirittura, lui “una sorta di Ennio Flaiano della psicologia”, per la originalità e vividezza dei contenuti, a cominciare dal titolo prescelto.
L’Anello di cui parla, infatti, non è naturalmente quello di Sauron, il personaggio cattivo per antonomasia creato dallo scrittore inglese Tolkien ne Il Signore degli Anelli, bensì quel cerchietto d’oro che suggella una comunione di vita per sempre fra un uomo e una donna che si amano e ambiscono a divenire genitori. Il saggio raccoglie 107 brevi e fulminanti “note” per una sana e politicamente scorretta vita familiare distillando nel complesso alcune preziose verità sulla famiglia, in gran parte oggi negate o dimenticate. In Terris lo ha intervistato in occasione della festa della Santa Famiglia. Continua a leggere

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