La confessione choc della suora: “II papa propone il preservativo”

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Una suora argentina sostiene che Bergoglio le abbia proposto l’utilizzo di tre metodi contraccettivi: preservativo, diaframma e legatura delle tube

di Giuseppe Aloisi

Una suora appartenente all’ordine delle Carmelitane Missionarie Teresiane sostiene che il papa abbia in qualche modo avallato l’utilizzo del preservativo e del diaframma come metodi contraccettivi.

La “confessione” choc è stata diffusa attraverso un’intervista a Radio Cut. Martha Pelloni, questo il nome della consacrata e superiora, ha detto che Jorge Mario Bergoglio le ha proposto tanto l’uso del preservativo quanto il diaframma e la legatura delle tube per le donne che non hanno il desiderio di rimanere in stato interessato. “Papa Francesco parlando di questo tema – ha dichiarato la suora argentina – mi ha detto tre parole: preservativo, transitorio e reversibile. Un diaframma, e in ultimo caso, quello che noi consigliamo alle donne del campo…legare le tube…niente che sia abortivo o distruttivo della donna”. E ancora, si legge sul blog del vaticanista Marco Tosatti, la suora ha sottolineato che: “Se c’è un’educazione sessuale e responsabilità dello Stato per occuparsi della donna nella sua situazione di povertà, non abbiamo bisogno di depenalizzare l’aborto perché non c’è necessità di abortire”. Continua a leggere

BERGOGLIADI: Quando bestemmiare diventa una questione di virgolette e colloqui privati…

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Eugenio Scalfari su Repubblica, ieri mattina, ha firmato un’intervista con “Papa” Francesco. La Santa Sede: “Solo un colloquio privato”

un’intervista con Papa FrancescoIl colloquio con Scalfari

“Al di là delle grottesche retromarce della Sala Stampa vaticana, che suonano più come una notizia data due volte che una reale e determinata smentita, l’uscita di Bergoglio sull’inesistenza dell’inferno e la scomparsa nel nulla delle anime dannate non è solo una dichiarazione d’apostasia manifesta perché pubblica (scritta su un quotidiano, peraltro da un giornalista suo amico: l’ateo Eugenio Scalfari di Repubblica) che contraddice millenarie verità di Fede, ma una bestemmia aggravata dal periodo pasquale in cui è stata pubblicata. Se l’inferno non esistesse, i Novissimi sarebbero messi in discussione, l’Olocausto perfetto di Nostro Signore in Croce e la Sua gloriosa Resurrezione sarebbero avvenuti per nulla. Non ho ricordi di aver letto eresie simili, neppure da parte di altri “non-papi”. Se la Chiesa fosse in ordine ed un legittimo Sovrano Pontefice pronunciasse simili frasi, sarebbe immediatamente deposto. Invece, tutto passa in batteria perché dal Concilio in poi, pare normale che un membro della nuova Chiesa, spacciata per la Chiesa di Cristo, possa dire quello che vuole” (Matteo Castagna, Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio)

Il Giornale.it di ieri riporta la ridicola arrampicata sugli specchi dei Sacri Palazzi occupati dai modernisti: Continua a leggere

Yitzhak Yosef, rabbino capo d’Israele, ha chiamato i neri “scimmie”

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La Lega Antidiffamazione: “Assolutamente inaccetabile”. Non è la prima volta che le sue parole finiscono al centro di polemiche

Il rabbino capo d’Israele ha chiamato i neri “scimmie” durante il suo sermone settimanale. I commenti di Yitzhak Yosef sono stati definiti “assolutamente inaccettabili” dalla Lega Antidiffamazione, un’organizzazione di New York dedicata alla lotta contro l’antisemitismo e il razzismo.

Il rabbino ha usato un termine ebraico spregiativo per definire le persone di colore, prima di utilizzare la parola “scimmia”, secondo le riprese pubblicate dal sito Ynet.

Yosef rappresenta gli ebrei sefarditi di Israele di origine mediorientale e nordafricana. Non è la prima volta che le sue parole finiscono al centro di polemiche. In passato, riporta l’Independent, aveva affermato che le donne si comportano come animali, quando vestono in maniera succinta.

Fonte: https://m.huffingtonpost.it/2018/03/22/yitzhak-yosef-rabbino-capo-disraele-ha-chiamato-i-neri-scimmie_a_23392358/?utm_hp_ref=it-homepage Continua a leggere

Quando il cervello lascia il posto alla poltiglia, col compiacimento dell’interessato

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Segnalazione di www.unavox.it 

di Belvecchio

Più tempo passa, più ci tocca sentirne, di belle e di brutte, ma soprattutto di sceme.

Siamo in quella che un tempo era la tranquilla provincia italiana, retta e governata dal buon senso, dal rispetto per le cose semplici e da quello che fino a qualche anno fa si chiamava “timore di Dio”. Ebbene, da questa provincia non più normale, giunge notizia dell’organizzazione di una inconcepibile corbelleria, denominata “festival dell’eresia”.

[chi fosse curioso di leggere il programma, i nomi dei promotori, dei “protagonisti”, dei sostenitori e dei patrocinatori, vada sul sito dello stesso comune
http://www.comune.trivero.bi.it/on-line/Home/articolo53018466.html?largefontsize]

Di primo acchito, uno ha un sussulto, tanto è imprevista la notizia, ma poi sorride beffardo, dicendo a se stesso che dopo che è da un bel po’ di tempo che si inventano, si organizzano e si celebrano i festival più disparati, che più astrusi sono e più sono applauditi, finalmente un bel festival dell’eresia ci voleva, quasi a mettere i puntini sulle i: cos’è il ribollire nauseabondo del mondo moderno se non una sorta di rigurgito incontrollato di eresie?

Sì, è vero, si tratta soprattutto di cose storte e di brutture, ma come potrebbero prendere piede tali cose se prima l’uomo normale non avesse deciso di voltare le spalle a Dio?
Quindi “eresie”, sia nel senso di dileggio e deformazione della Fede, sia nel senso figurato: di incredibili corbellerie, profuse a piene mani da chi ha ormai rinunciato a fare uso di quella ragione concessa da Dio all’uomo, unico nel creato, proprio perché fatto a Sua immagine e somiglianza.

Ma torniamo alla provincia italiana.
Questa bella pensata è venuta in mente ad un buontempone in quel di Trivero, un piccolo paesello vicino alla cittadina di Biella, oggi capoluogo di provincia.
Trivero conta circa 6000 abitanti, ed è collocato a poco più di 700 metri di altitudine nelle Prealpi Biellesi, che fanno parte delle Alpi Pennine, nel Nord-Ovest del Piemonte.
Ci si chiede: cosa diavolo è saltato in mente a questi alpigiani di organizzare il “primo festival dell’eresia”? Saranno mica matti?

Sembrerebbe proprio di sì, ma, cerca… e trovi che lo stesso manifesto di presentazione ricorda che questo piccolo centro ebbe nel 1307 una qualche notorietà, quando sul vicino monte Rubello, detto di San Bernardo, si asserragliarono Fra’ Dolcino e i suoi, incalzati dalle truppe mandate dall’Inquisizione e fuggiti dalla vicina Valsesia che avevano occupata per farne il focolare della loro comunità eretica.

Sul monte di San Bernardo, Dolcino e i suoi resistettero invano alle truppe del vescovo di Vercelli, Raniero degli Avogadro, che insieme ad altri armati del novarese, nella Settimana Santa del 1307, mise fine alla predicazione eretica del millenarista Fra’ Dolcino; che venne giustiziato il primo giugno, dopo aver assistito al rogo della sua compagna, Margherita da Trento, e del suo luogotenente, Longino da Bergamo.

Si comprende quindi come certe menti suggestionate da questo fatto medievale, abbiano potuto inventarsi una sorta di valentia locale da ricordare, tuttavia immeritatamente, poiché, vista l’esperienza devastante vissuta nel 1300 dalla gente del luogo, la stessa vicenda di Fra’ Dolcino fu lungi dall’entrare nella loro memoria storica, almeno fino a quando, nell’800, il massone avvocato Brofferio non ebbe la bella pensata, ovviamente interessata in chiave anticattolica, di costruirci su una sorta di leggenda, debitamente corredata di spiriti e anime prave vaganti, di grotte iniziatiche e di tesori nascosti da ricercare, sia metaforicamente, sia praticamente.
Insomma, sulla disgraziata vicenda del frate invasato, finì col costruirsi un’altra ottocentesca falsa epopea libertaria, colma di invenzioni e di favole pur di nuocere alla Chiesa cattolica.

Come si fa a guardare a questa moderna iniziativa piemontese senza andare col pensiero al massone Brofferio e ai suoi sodali di allora e di oggi… affatto scomparsi in Piemonte?

Ma ritorniamo ai giorni nostri, quando leggiamo sulla presentazione di questa bella pensata, patrocinata dalle attuali autorità locali, provinciali e regionali, un breve discorrere di un certo don Luigi Ciotti, prete ultramoderno che di professione fa il lottatore continuo contro quelle che lui ritiene siano le ingiustizie contro i deboli.

Ma prima di leggere ciò che scrive don Ciotti e di renderci conto di come egli veda le cose dal suo osservatorio personale, è meglio dare un’occhiata a questa sua foto con Papa Bergoglio, dove li si vede camminare e chiacchierare mano nella mano… forse questa foto spiega qualcosa!

Don Ciotti presenta, nientemeno, che una sorta di inno all’eresia, ovviamente vista in chiave ciottiana.

Secondo lui, l’eresia sarebbe una “scelta”. E’ vero, ma egli si dimentica di aggiungere che è una “scelta personale”, il che, lungi dal richiamare la scelta del bene rispetto al male, ricorda che la “scelta personale”, fondata sul libero arbitrio di cui Dio ha dotato l’uomo, può solo allinearsi ai Comandamenti di Dio e agli insegnamenti e ai precetti della Chiesa cattolica, che è la Chiesa di Dio;  ogni altra scelta discordante è un rifiuto di Dio.
Quindi, piano con le affermazioni che sembrano intelligenti e che sono invece fuorvianti.

E lo stesso Ciotti lo confessa quando afferma che l’eretico ama la ricerca della verità più che la verità. E lo confessa senza rendersene conto, poiché lascia intendere che “ricercare” la verità, scartando quindi quella offerta da Dio tramite la Sua Chiesa, sarebbe un merito; il che è falso, anche perché o uno la verità la conosce e quindi non ha bisogno di andarla a cercare o uno non la conosce e quindi invano si affannerà a cercarla, poiché anche quando la trovasse, non conoscendola, non la riconoscerebbe.
A questo serve la Chiesa cattolica: a offrire agli uomini la Verità di Dio. Altro che andarla a cercare!

Ma don Ciotti è pervicace nei suoi errori e si permette di affermare che l’eretico – che sarebbe un buono – è colui che non si accontenta “dei saperi di seconda mano”. Ora, sfortunatamente per lui, l’insegnamento e il sapere della Chiesa cattolica sono di ben più che di seconda mano, ma di ennesima mano, eppure sono i soli saperi e i soli insegnamenti veri che l’uomo deve far suoi perché insegnati direttamente da Dio. E come insegna Gesù Cristo stesso: “chi crederà sarà salvato, chi non crederà sarà condannato” (Cfr. Mc. 16, 16).
Quindi, niente eresie, niente ricerca della verità, ma solo adesione con l’intelletto e col cuore, con l’intelligenza e la volontà, a quanto insegnato da Dio tramite la Sua Chiesa.
Chi fa l’“eretico” sarà condannato.

E se l’eretico è “chi ha il coraggio di avere più coraggio”, come dice don Ciotti, è indubbio che oggi colui che ha più coraggio, lungi dal pretendere di fare l’eretico, è chi rifiuta i discorsi degli uomini – don Ciotti compreso – per darsi tutto agli insegnamenti di Dio, fossero anche di ennesima mano.

Se questa è la presentazione dell’iniziativa, non si può dire che sia una cosa intelligente.
Sia perché tra i chiamati “protagonisti” figurano personaggi presi qua e là, tra cui un falso ecclesiastico e un falso teologo di cui non facciamo i nomi per carità cristiana; sia perché gli stessi concetti vengono ripresi e ripetuti: “promuovere un festival che rappresenti un momento di riflessione sull’eresia, intesa come scelta e ricerca di verità, sia in campo religioso, sia…”; il che può significare solo una cosa: promuovere l’errore di contro alla Verità rivelata da Dio, in nome di un superomismo titanico che è lo stesso che ha portato il mondo allo stato miserando in cui si trova oggi e che mira ad andare oltre, fino alla devastazione totale dell’uomo, della famiglia e della società.

Dio permettendo!

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Ratzinger difende Bergoglio: “Basta stolti pregiudizi contro di lui” e noi non ci stupiamo affatto!

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La lettera inviata dal papa emerito Benedetto XVI a mons. Dario Edoardo Viganò

DEDICATO ALLE “VEDOVE RATZINGERIANE”:

Ecco l’ennesima prova del disastro conciliare ratzingeriano, che ammette la continuità con Bergoglio e la differenza di stili, come noi abbiamo sempre sostenuto, anche in riferimento agli altri “occupanti” fino a Roncalli (N.d.r.)

Lettera di papa Benedetto XVI alla vigilia del quinto anniversario di Bergoglio: “Tra i due pontificati c’è continuità interiore”

di Sergio Rame

“Tra i due pontificati c’è una continuità interiore”. Il papa emerito Benedetto XVI difende il magistero di papa Francesco di cui, domani, ricorrerà il quinto anno dall’elezione.

Dopo mesi segnati profondamente dalle polemiche intestine e dai dubia sollevati da diversi cardinali, a fare da schermo a Bergoglio è proprio Ratzinger che oggi ha scritto una lettera al prefetto della Segreteria per la comunicazione, monsignor Dario Viganò. “Papa Francesco – si legge nella missiva – è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.

Non è la prima volta che Benedetto XVI manifestando sintonia con Papa Francesco. Oggi l’occasione gli viene dalla presentazione della collana La teologia di Papa Francesco (edita dalla Lev), ma arriva alla vigilia del quinto anniversario dalla nomina di papa Francesco. Nella lettera Ratzinger plaude apertamente all’iniziativa editoriale che, a suo dire, “vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi”. Nella lettera personale inviata al prefetto della Segreteria per la comunicazione, il papa emerito ringrazia di aver ricevuto in dono gli undici libri scritti da altrettanti teologi di fama internazionale che compongono la collana curata da don Roberto Repole, presidente dell’Associazione Teologica Italiana. “I piccoli volumi – aggiunge Benedetto XVI – mostrano a ragione che papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”. Continua a leggere

Francesco, Marcello Veneziani accusa: “Più figlio della globalizzazione che della Chiesa”

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Risultati immagini per Bergoglio ereticoE’ sedeplenista, ma alcune sue osservazioni fanno riflettere. Si sorvoli dunque sull’attribuzione dei termini cattolici ai conciliari (N.d.r.)

http://www.liberoquotidiano.it/news/sfoglio/13317619/papa-francesco-marcello-veneziani-figlio-globalizzazione-piu-che-della-chiesa.html

In occasione dei primi 5 anni di pontificato di Papa FrancescoIl Tempo confeziona un numero speciale con una prima pagina quasi interamente dedicata a Bergoglio. Molti commenti sul Pontefice e sul suo operato, tra i quali anche quello di Marcello Veneziani, “Un vicario per tre crisi”. L’editorialista parla chiaramente di “svolta radicale“, ma lo fa in termini critici. E scrive: “È un Papa avvertito come figlio del suo tempo più che della Chiesa, figlio della globalizzazione più che della tradizione”. E ancora: “Un Papa aperto ai più lontani, che ama il prossimo più remoto, aperto agl’islamici prima che ai cristiani, ai protestanti prima che ai cattolici, ai poveri più che ai fedeli, ai singoli – anche gay – più che alle famiglie”.

Parole pesanti, insomma, e Veneziani nota come “tutto questo è stato nobilitato come un ritorno al cristianesimo delle origini“. Nella sua analisi, l’editorialista ricorda come “una volta il Papa non volle criticare alcuni comportamenti fino a ieri considerati deprecabili dalla Chiesa, trincerandosi dietro l’umiltà cristiana: Chi sono io per giudicare. Verrebbe da rispondergli: sei un Papa, cioè un Santo Padre, e hai non solo il diritto ma il dovere di giudicare, di orientare, di esortare e condannare. Altrimenti – ammonisce Veneziani – vieni meno al Tuo ruolo pastorale, alla Tua missione evangelica”. Continua a leggere

Luigi Bisignani a IL TEMPO: In libro Veritas

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E’ sedeplenista, ma le sue osservazioni fanno riflettere.

di Luigi Bisignani

Nero su bianco i turbamenti vaticani (e la voglia di ribellione dei cardinali)

Caro direttore, ancora una volta è un libro a scuotere le disadorne stanze di Santa Marta, dove alloggia da cinque anni Papa Bergoglio. È una profonda riflessione sul Pontificato, non un libro scandalo, che esce nel giorno del quinto anniversario dall’elezione di Papa Bergoglio e sembra raccogliere i malumori di una curia e di un episcopato sempre più disorientati. A scriverlo,non un reporter alla ricerca di scandaletti   ma un giornalista di razza, Mauro Mazza, per anni al vertice delle testate Rai. “Bergoglio e pregiudizio” (Pagine editore,210 pagine) è stato scritto sulla base originaria di articoli e appunti d’occasione, successivamente assemblati o, più spesso, ampliati e riscritti. Un libro vergato da un cattolico coraggioso che lascia il lettore pieno di interrogativi. Nella sua impietosa carrellata tocca tutti i punti più controversi di questo quinquennio,dai divorziati agli omosessuali, dalle aperture in politica estera, soprattutto nei confronti degli ortodossi di Mosca, fino alle anomalie di alcuni centri di potere,come Comunione e Liberazione. Con la curiosità di un cronista e la visione di uno storico, Mazza non crede che possano arrivare, ma neanche esclude, eventuali dimissioni del Papa. «Era profondamente diversa», scrive Mazza,«la situazione vissuta con Benedetto XVI. Furono dimissioni clamorose e inattese. Eppure una sua rinuncia, pur con cosi pochi precedenti nella storia bi millenaria della Chiesa, era considerata realistica». Continua a leggere

How Tribalism Becomes Satanism

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Segnalazione di Tradition in Action

Atila Sinke Guimarães

HOW TRIBALISM BECOMES SATANISM  –   Considering that Pope Francis seems to be embarking on a full-steam campaign to promote tribalism – we saw him in Chile and Peru this past week declaring that “Amazonia is the heart of the Church,” – I thought it timely to warn my readers about the dangers of this move. Toward this end, I first recommend that they read the article by Prof. Plinio Corrêa de Oliveira on this topic. But I also want to translate into simple terms what tribalism is.

forbidden to forbidThe motto ‘It is forbidden to forbid’ painted on Paris; below, a 1968 student & workers march against authority announcing ‘We will win’– and they did

march 1968

We are all suffering the deleterious influence of the 1968 Sorbonne Revolution, which in the United States is almost unknown by this name because here the fruits of that Revolution are generally referred to as the “Cultural Revolution of the ‘60s,” which found its most expressive landmark in the hippie Woodstock festival in 1969.

Independent of the name used here or abroad, what counts is that the Revolution in customs can be summarized by three of its slogans: “It is forbidden to forbid,” “Death to reason” and “Imagination rules.”

We have seen many consequences of the application of these moral-philosophical mottos. Among many: the disappearance of morality in society, logic in thinking, respect for superiors, good behavior in families, decorum in dressing and propriety in language.

These liberal-anarchical manifestations had immediate reflections in the political-administrative spheres, such as the increase of feminist laws pretending that women are equal to men, as well as the concession of legal rights to abortionists and homosexuals.  Continua a leggere

Il “cardinale” Parolin alla Lega: noi insisteremo a predicare a favore dei migranti

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di Franca Giansoldati
Città del Vaticano – Il giorno dopo l’exploit elettorale della Lega che ha impostato la campagna elettorale contro i migranti, il Segretario di Stato vaticano ha fatto sapere che la Santa Sede continuerà a predicare come ha sempre fatto a favore dell’accoglienza e delle porte aperte dell’Europa ai migranti. «La Santa Sede sa che deve lavorare nelle condizioni che si presentano. Noi non possiamo avere la società che vorremmo, non possiamo avere le condizioni che vorremmo avere. Quindi credo che, anche in questa situazione, la Santa Sede continuerà la sua opera di educazione, che richiede molto temp». Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, commenta con l’agenzia dei vescovi Sir – a margine dell’incontro della Commissione internazionale cattolica sulle migrazioni  – i risultati delle elezioni politiche.

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 http://m.ilmessaggero.it/primopiano/articolo-3589405.html Continua a leggere

Un voto che sia identitario e contro l’islamizzazione

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Risultati immagini per voto consapevole“Il Circolo Cattolico Christus Rex” non dà un’indicazione di voto partitica. Si limita a dire a coloro che ci chiedono un’indicazione, di votare, in coscienza, per quello che si ritiene il “male minore”, tenendo conto della Dottrina Sociale della Chiesa, della scomunica latae sententiae per chi vota le sinistre e della realtà d’oggi. Ove possibile, il cattolico eviti l’isolamento e cerchi di poter dare il suo contributo per la buona battaglia o parte di essa, ricordando che tutto ciò che non viene fatto o condizionato da noi, vien fatto o condizionato dai nemici giurati di Cristo, nelle piccole come nelle grandi cose”.

QUINTA COLONNA

di Longino

C’è un pericolo più grande di tutti gli altri nelle elezioni del 4 marzo: esprimere un voto che non sia utile a tentare di fermare l’islamizzazione dell’Italia. I cristiani hanno il dovere di votare solo chi si oppone in modo credibile a questo progetto di cent’anni fa. E’ del 1925 la prima edizione del piano Kalergi, che ora viene attuato da una lobby mondialista, che ha in Bergoglio la punta di diamante, in George Soros il finanziatore e in Emma Bonino, l’esecutrice sul piano politico in Italia.

Come voleva Kalergi, la sostituzione della popolazione europea con popolazioni provenienti dall’area afro-asiatica è in atto. La sua conseguenza saranno gli stupri delle donne europee, che dall’ideologia islamista sono considerate niente di più che prede da conquistare, i matrimoni misti – per realizzare il meticciato – e la scomparsa dell’identità cristiana dall’Italia e dall’Europa. Continua a leggere

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