Lo Stato è il contrario di una famiglia

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di Ilaria Bifarini (Bocconiana redenta)

Lo Stato è il contrario di una famiglia

L’esposizione ripetuta a un’immagine o a un contenuto fa sì che l’individuo modifichi la propria percezione della realtà e interiorizzi il messaggio veicolato. E’ quello che gli psicologi chiamano “effetto priming”, e che pubblicitari ed esperti della comunicazione conoscono molto bene. Quanto più un messaggio viene ripetuto ed enfatizzato, magari attraverso la forma dello spot, tanto più esso risulterà familiare.

Così può accadere che un concetto privo di veridicità, ma ripetuto con insistenza e in modo convincente, acquisisca il rango di verità. E’ quanto accaduto con la fake news economica del momento, tanto assurda quanto apparentemente efficace: il bilancio dello Stato sarebbe come quello di una famiglia. La ripetono all’unisono giornalisti, conduttori televisivi, economisti e qualunquisti. Così la gente comune, digiuna di economia e soprattutto in buona fede, ha interiorizzato un pensiero del tutto fuorviante.

Secondo questa logica, quando un Paese presenta un debito pubblico –dunque la normalità in un’economia moderna- dovrebbe assumere il comportamento di una brava e accorta casalinga: stringere la cinghia e tagliare le spese familiari. Così, come una donna morigerata risparmierà sul cibo, sul vestiario e, in condizioni di estrema ratio, alle cure sanitarie per sé, per il coniuge e per i figli, così lo Stato dovrebbe seguire il suo virtuoso esempio. Continua a leggere

USA: il neoliberismo fa crescere l’élite

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di Ilaria Bifarini (Bocconiana redenta)

Ci sono grafici che valgono più di mille spiegazioni. Ecco cosa accade alla redistribuzione della ricchezza con la fine del Keynesismo (1973) e la definitiva affermazione delle politiche neoliberiste negli Usa, inaugurate a tutti gli effetti dell’amministrazione Reagan, icona del neoliberismo insieme alla “sorella” britannica Margaret Thatcher.

Il grafico mostra come, con l’applicazione del nuovo modello economico, che sostituisce completamente il precedente,  il tasso di crescita della ricchezza del 90% del Paese vada via via diminuendo in maniera sempre più significativa, a fronte di uno speculare  arricchimento da parte  di un ristretto 0,1% della popolazione americana.

Dopo la Reaganomix, le amministrazione Bush, junior e senior, Clinton e Obama (che pure non si distaccherà dal modello elitarista del neoliberismo) non faranno altro che accentuare tale tendenza.

Il modello economico attuato negli Usa, che con la presidenza Trump sta subendo un forte contraccolpo, è lo stesso applicato in Europa e imposto su scala pressochè universale. Non è possibile occuparsi della redistribuzione del reddito e della disuguaglianza socio-economica degli Stati senza rimettere in discussione i dogmi del neoliberismo.

Fonte: http://ilariabifarini.com/usa-il-neoliberismo-fa-crescere-lelite/ Continua a leggere

Perché alle organizzazioni internazionali piacciono tanto le migrazioni?

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di Ilaria Bifarini

Perché alle organizzazioni internazionali piacciono tanto le migrazioni?

Fonte: Ereticamente

“La migrazione può essere utile per tutti nella costruzione di società più inclusive e sostenibili. Globalmente, il numero di migranti internazionali ha raggiunto circa 258 milioni nel 2017, rispetto ai 173 milioni del 2000. La migrazione contribuisce alla crescita e allo sviluppo economico inclusivo e sostenibile sia nei paesi di origine che di destinazione. Nel 2017, i flussi di rimesse verso Paesi a basso e medio reddito hanno raggiunto $ 466 miliardi, oltre tre volte l’importo di APS (Aiuti pubblici allo sviluppo) ricevuto nello stesso anno. Le rimesse costituiscono una fonte significativa del reddito familiare, migliorando la situazione delle famiglie e delle comunità attraverso investimenti in educazione, sanità, servizi igienico-sanitari, alloggi e infrastrutture. Anche i paesi di destinazione ne traggono beneficio, poiché i migranti spesso colmano le lacune del lavoro, creano posti di lavoro come imprenditori e pagano tasse e contributi di sicurezza sociale. Superando le avversità, molti migranti diventano i membri più dinamici della società, contribuendo allo sviluppo della scienza e della tecnologia e arricchendo le loro comunità di accoglienza attraverso la diversità culturale.”

E’ quanto si legge nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, a firma del cinese Liu Zhenmin, sottosegretario generale per gli affari economici e sociali ONU. Dunque, rispetto al 2000 le persone che hanno lasciato il proprio Paese di nascita e ora vivono in altre nazioni sono aumentate di circa il 50% per cento (il 49% per l’esattezza) con un trend di continua crescita. Al di là dei toni ottimistici e irrealistici usati nel documento programmatico, possiamo estrapolare il presunto modello economico di sviluppo sostenuto dai fautori delle attuali migrazioni, che, a differenza di quelle passate, hanno raggiunto livelli massivi e seguono nuove direttrici. A innescare un ipotizzato circolo virtuoso di crescita sarebbero da un lato l’offerta da parte dei migranti di forza lavoro per richieste non soddisfatte da parte dei lavoratori locali, dell’altro il flusso di denaro inviato ai Paesi di origine, che verrebbe utilizzato non solo per alleviare la povertà familiare, ma per investimenti produttivi nel tessuto economico nazionale. Un modello virtuoso e foriero di crescita, accompagnato da una convivenza felice, quasi simbiotica, tra migranti e cittadini dei Paese d’accoglienza. Continua a leggere