Tamponi e quarantena: il governo trucca ancora le carte

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OGGI CABINA DI REGIA PER CAMBIARE (DI NUOVO) LE REGOLE SU TAMPONI E QUARANTENA. ED È CAOS

Quindi, fateci capire. In principio, a inizio pandemia, i tamponi andavano fatti a gogo per “scovare il virus”. Poi sono diventati un problema perché trasformavano l’Italia nel lazzaretto d’Europa. Poi abbiamo capito che il contact tracing era utile per frenare la catena di trasmissione e più se ne facevano, meglio era. Poco dopo lo avete trasformato nello strumento del demone no vax, che col tampone negativo poteva girare liberamente al pari di un vaccinato. Avete spiegato (Burioni dixit) che è uno strumento pericoloso in grado pure far uscire liquido cefalorachidiano. Infine, quasi per magia, lo avete riabilitato per complicare la vita ai vaccinati europei, che neppure con doppia dose possono entrare tranquillamente nel Belpaese. E ora? Adesso, dopo aver scatenato la corsa al test, non volete che venga fatto neppure per accertare la guarigione/negativizzazione di un positivo. Ci sta sfuggendo qualcosa?

Sì, e non solo a noi. Il punto è che sulle regole del Covid si è scatenato un vero e proprio caos. Generato non tanto dalla mutevolezza del virus, ma delle insensate scelte dei vari governi, che prendono decisioni e poi si smentiscono pochi giorni dopo. Che prima mitizzano i tamponi, poi li demonizzano, infine li riabilitano. Per non parlare della quarantena. Nei giorni pre-natalizi gli italiani si sono messi in fila per farsi un test in vista del cenone di Natale. C’è chi l’ha fatto per precauzione, chi per necessità. A parte le code infinite di auto ai drive-in, l’effetto logico e atteso era quello di un rialzo del numero dei contagi: più test fai, più asintomatici scovi. E così centinaia di migliaia di italiani si sono ritrovati in quarantena perché positivi o perché “contatti stretti” di un infetto. Un milanese su 18 se ne sta rinchiuso in casa. Le stime parlano, per il prossimo futuro, di “milioni di persone isolate e in quarantena”. Una sorta di “lockdown di fatto”, che ha messo sul chi va là il governo.

Quindi? Quindi oggi si riunirà la cabina di regia per cambiare (di nuovo) le regole a 5 giorni dall’ultimo Consiglio dei ministri. Al centro della bagarre politica, oltre alla possibile estensione dell’obbligo vaccinale a tutti i lavoratori, ci sono proprio le incognite quarantena e test. Ad oggi chi ha la sfiga di essere un “contatto stretto di positivo” deve restare in casa 7 giorni (se vaccinato) o 10 giorni (se non vaccinato). Alla fine del periodo si sottopone a un test e, se negativo, è libero. Le Regioni hanno chiesto al Cts di valutare la possibilità di eliminare l’isolamento fiduciario per i vaccinati con terza dose (o con seconda da meno di 4 mesi), permettendo loro di uscire se in assenza di sintomi. Il Cts ritiene la proposta “irricevibile”, vorrebbe anzi una nuova stretta, ed è probabile che alla fine il periodo di “reclusione” venga ridotto da 7 a 5 giorni per i vaccinati con booster o con doppia dose da pochi mesi. E qui la domanda sorge spontanea. Scusate: all’alba del 28 dicembre 2021 vi svegliate e scoprite che i vaccinati possono restare in quarantena di meno? Pensarci prima, no?

La verità è che a dettare i tempi delle normative sembrano essere più motivazioni organizzative che l’effettivo tempo di incubazione del virus. Per poter impegnare il personale nelle vaccinazioni della dose di richiamo, infatti, le Regioni vorrebbero mandare al diavolo il tracciamento, considerato “non più gestibile”. Troppi positivi e troppo “contatti”: la macchina non regge, dunque meglio “liberare” chi non ha sintomi, ridurre le quarantene e ridurre i test. Bene così, sia chiaro. Ne siamo felici. Ma la strategia è sempre la stessa: quando servirebbero più risorse, anziché investire fondi sul sistema sanitario, si preferisce cambiare le norme in base alla situazione del momento. Certificando, così, quello che noi sosteniamo da tempo: ovvero che non siamo prigionieri del virus, ma delle regole del governo.