San Paolo: “chi non vuol lavorare, neppure mangi” (parassita!)
Segnalazione www.unavox.it
di L. P.
Affermare, per l’appunto, che nessun uomo è mai un parassita vuol decisamente dire che, per il fatto di “essere persona”, anche uno stile di vita, connotato da attività illecite o da abulìa – e le prove a sostegno di sì evidente realtà sono innumeri – va riconosciuto come segno di un oggettivo valore.
Non è nella ragione di questo nostro intervento soffermarci sugli aspetti politici, sociali, giudiziarî di cui sono spessissimo parte imputata una o altra comunità rom. Nostro scopo sarà, invece, quello di smentire e smontare la ‘massima’ proferita da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, evidenziandone l’infondatezza e la contingente funzionalità a una sua gratuita smània di polemica.
iNoi siam convinti della concreta realtà antropologica dell’individuo che l’opinione comune universale definisce ‘parassita’, ma non è su questa nostra convinzione che baseremo il ragguaglio critico mosso al predetto direttore. Ben altre sono le ‘auctoritates’ che confermano l’esistenza del ‘tipo parassita’ tanto in termini economici quanto in quelli esistenziali.
Con tal vocabolo si indica un organismo animale o vegetale che vive a spese di un altro e, per trasporto assiologico, una persona che vive sfruttando gli altri. Prestito moderno dalle lingue classiche: dal latino parasitus (parasita è il femm.), convitato scroccone, mantenuto; dal greco paràsitos, che mangia alla tavola degli altri – da sitos, cibo, col prefisso para – presso, a fianco. Un tipo umano, come bene l’antica cultura classificò e che, di concerto con Vico, possiamo definire tipo verissimo.
Ora, il gran cuore di Tarquinio, colmo di buonismo e di filantropìa, scosso da viva e agitata voglia di un’accoglienza a prescindere, non solo smentisce e rifiuta il dizionario e la storia e, nella presente contingenza di cronaca, il ministro dell’Interno on.le Matteo Salvini – colui che ha ordinato lo sgombero del campo – ma cancella l’autorità di: