Antidoti contro la transizione ideologica
L’EDITORIALE DEL LUNEDI per InFormazione Cattolica https://www.informazionecattolica.it/2021/12/20/antidoti-contro-la-transizione-ideologica/
di Matteo Castagna
L’EDITORIALE DEL LUNEDI per InFormazione Cattolica https://www.informazionecattolica.it/2021/12/20/antidoti-contro-la-transizione-ideologica/
di Matteo Castagna
Le stravaganze della “chiesa conciliare”, che ha sostituito la Chiesa Cattolica nei Sacri Palazzi al Conciliabolo Vaticano II. (N.d.r.)
Segnalazione di www.unavox.it
Pubblicato sul sito infovaticana
Ripreso dal sito di Aldo Maria Valli
video della cerimonia
Il 25 novembre ― proclamata dall’Onu Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ― prima della fine della Santa Messa, nel quarto giorno dell’assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, il presule che ha presieduto la cerimonia, il cardinale del Guatemala Álvaro Ramazzini, ha invitato le donne presenti a salire sull’altare per benedire cardinali, vescovi, sacerdoti e altri fedeli.
Alla fine della Messa il porporato guatemalteco ha detto: “Volevo chiedervi il favore della vostra comprensione per fare ora un gesto che viene dal nostro cuore di pastori e che esprima anche l’uguaglianza che esiste tra uomini e donne battezzate. L’apostolo Paolo così diceva e così insegnava”.
“Faremo un gesto, vi invito, per riconoscere il valore delle nostre sorelle donne che sono qui, ma anche di quelle che ci servono in sala da pranzo, che non possono venire alla festa perché preparano la cena per noi”.
Il gesto, ha poi detto il cardinale, è “che riceviamo da loro una preghiera di benedizione”. “Normalmente siamo sempre noi uomini quelli che benedicono, giusto? Andiamo ora, se siete d’accordo, a invertire la cosa proprio adesso”.
“Ora dunque, come espressione del nostro cammino sinodale e impegno per l’eliminazione di ogni violenza contro le donne, chiederemo a tutte le donne membri dell’assemblea di benedirci: cardinali, vescovi, sacerdoti e diaconi; pastori delle nostre comunità cristiane”.
Quindi il cardinale e i concelebranti sono scesi dal presbiterio per lasciare il posto alle donne che, alzate le braccia, hanno benedetto i presenti, compresi gli ecclesiastici, che per l’occasione hanno chinato il capo. Al termine, un vescovo concelebrante ha chiesto alle donne di accompagnare i prelati nella processione finale.
Fonte: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4278_Donne_benedicono_preti.html
QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
Fonte: Marcello Veneziani
“Amo il pensiero autentico come altri amano il nudo… l’osservo come un essere che è tutto vita – tale che se ne può vedere la vita delle parti e quella del tutto”. Ho tra le mani come un lingotto aureo del pensiero, il meridiano dedicato alle Opere scelte di Paul Valèry (Mondadori, pp.1771, 80 euro). E ritrovo nel poeta, scrittore, matematico e filosofo francese la definizione dell’intelligenza allo stato puro, alla ricerca della nuda verità. La lucidità impareggiabile di Valéry trascorre in queste pagine dai versi ai dialoghi, dal teatro alla danza, dalla letteratura all’estetica, dalla scienza alla filosofia, in una rappresentazione leonardesca del pensiero. Non a caso a Leonardo è dedicata un’opera di Valèry, qui inclusa. A Leonardo fu accostato un altro genio del Novecento, il russo Pavel Florenskij, scienziato, metafisico, pope e testimone di verità ucciso dopo anni di gulag. Vertiginosa l’altezza del suo pensiero come l’amore autentico della sua fede, l’acutezza con cui ha penetrato simboli, linguaggi, icone. Se dovessimo indicare i giganti del pensiero dell’ultimo secolo la mente non va ai filosofi pur grandi che l’hanno abitato, ma a Valèry, a Florenskij e a Simone Weil, a Ernst Junger, a Oswald Spengler, a René Guénon, e in Italia a figure in disparte come Julius Evola, Andrea Emo e su altri versanti, come l’ideologia, a intellettuali come Antonio Gramsci… Mi fermo, anche se altri nomi affiorano. Come definirli, in sintesi, questi autori non classificabili, che non furono filosofi, né solo letterati, non furono accademici, non sono studiati a scuola in una disciplina o nei sommari di storia della filosofia? Pensatori. L’unico appellativo che si addice a chi non appartiene a una categoria specifica, e che riconosce sia la loro singolarità che la vastità dei loro campi. Filosofo è colui che dell’universalità ha fatto una specializzazione, anzi dell’universalità ha fatto università, cioè accademia, professione, gergo e teoria. Pensatore è invece colui che abbraccia col pensiero la vita e tende all’assoluto, in una visione del mondo. Il pensatore vuole intelligere il mondo e non si arresta davanti alla soglia del sacro e della profezia, della scienza, dell’arte e della vita, chiuso nella filosofia, ma vi si addentra da scienziato, da artista, da vivente, nella sua solitudine fuori da ogni accademia o istituzione. E lancia “sguardi sul mondo attuale”, come s’intitola un testo di Valéry qui incluso, penetra l’epoca presente e compara le civiltà. I pensatori citati non furono professori come i filosofi più grandi del ‘900 (eccezione tra loro fu Croce). Ma rimasero per così dire a piede libero, solitudini astrali e viandanti del pensiero, a volte clandestino; pensatori a volte impersonali, cioè non portatori di una visione singolare e originale, ma di un sapere originario, metafisico. Per capire la vita, il mondo e la condizione umana il pensatore intreccia saperi ed esperienze, non resta irretito in un sistema e in un lessico o ingessato in un corso scolastico. Il rapporto tra la realtà e la verità, tra la parola e il silenzio si fa in lui più intenso, diretto, assoluto senza interferenze, senza linguaggi astrusi, puro nell’impurità di un pensiero vivente che si dispone a trascendere la morte e a non chiudersi nell’opera. Più in alto ci sono i saggi e alla destra degli dei siedono i sapienti…
Nota del Circolo Christus Rex: noi abbiamo seri pensatori cattolici, liberi e molto intraprendenti, che ogni giorno, combattono la buona battaglia. E che sanno parlare anche con chi non è cattolico ma non è ostile alla legge naturale. Per contatti: c.r.traditio@gmail.com
di Lucia Rezzonico
Continua l’apostolato pubblico dei nostri principali punti di riferimento. Da un lato, prosegue il tour spagnolo dell’ Avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita e nova Civilitas, che porta in numerose chiese di Madrid, Barcellona e oltre, le sue conferenze sulle radici cristiane dell’Europa in questo periodo difficile dovuto alla pandemia.
Per ulteriori informazioni e foto: https://www.facebook.com/AvvocatoGianfrancoAmatoFanpage/?__cft__[0]=AZW3N9-O0KNaT4Zh4gTp8Ie2zOG14bTRyltApT2F6E2oE8NTn0w_FZ3TkfhEuHluKy-6_Viu-djor1rtT7IVI_fn1eykONW3OThRTDkWQh8jbGKd4T4Wq5wj3GOWHnE8kPE5STbsoT9pcG661di1f70y&__tn__=-UC%2CP-R
Dall’altro, il nostro Responsabile Nazionale Christus Rex Matteo Castagna riprende con le partecipazioni televisive e/o radiofoniche:
Per ulteriori informazioni e foto: https://www.facebook.com/Traditio.Italia/?__cft__[0]=AZWoAyY8DTUauNEdkRb6epQuFFkLvx64ZHxbX9rGI9js7j6Q0AD91LR7E5cv8TkPwD4EW6fnW3bFUxBkT2Pp7PDZp-MOZHU_IrnpCJgZLTQNcpKBnijPrujzzIbX0UHOic_rwR0dYauq-puLv04Ouc2o3XUqJpX46cJSfKG-X8YABQ&__tn__=-UC%2CP-R
Abbiamo già avuto modo di presentare, qui sul nostro sito, il libro di Ferruccio Pinotti “La setta divina”, che critica fortemente il movimento dei focolarini. Ci siamo riproposti di presentarlo a Verona e, speriamo che le condizioni ce lo permettano. Nel frattempo, ci sembra interessante segnalare questa recensione:
di Stefano Mazzola
Milano 27 Novembre 2021
Mettere sotto inchiesta il mondo, finora inesplorato, dei Focolari, il movimento ecclesiale fondato dalla maestra trentina Chiara Lubich nel 1943 che oggi conta 2 milioni di aderenti in 182 paesi. Lo ha fatto Ferruccio Pinotti, giornalista de Il Corriere della Sera, in La setta divina, il Movimento dei Focolari fra misticismo abusi e potere, edito da Piemme, in libreria da pochi giorni. Incentrato sulle testimonianze di un gruppo di ex adepti, l’indagine svela l’universo di contraddizioni di un movimento cattolico che si caratterizza per essere l’unico ad avere avuto una leadership femminile, quella della carismatica e discussa Lubich (1920-2008) oggi sulla via della beatificazione.
Se il Movimento si dipinge come la realizzazione terrena del Vangelo, i suoi fuoriusciti ne denunciano la manipolazione psicologica fino all’annientamento della personalità. Nel febbraio 2021, i Focolari sono stati messi sotto accusa da Papa Francesco, che ha intimato al Movimento «di evitare il ripiegamento su se stesso, che induce a difendere sempre l’istituzione a scapito delle persone, e che può portare anche a giustificare o a coprire forme di abuso». L’indagine affronta i nodi cruciali del Movimento dalla fondazione ad oggi. Tra questi, gli abusi sessuali, in particolare in Francia e in Italia, e i tentativi sistematici di insabbiarli. Pinotti approfondisce a fondo il caso di Rino Foradori, l’ex-direttore di Città Nuova, la rivista del Movimento, arrestato nel 2000 in quanto membro di una rete online di utenti che si scambiavano materiali pedo-pornografici. Nonostante le accuse gravissime, da vent’anni Foradori vive in Argentina, dove lavora per la versione locale della rivista. Sulla volontà dei Focolari di non perseguire, semmai proteggere, gli autori di atti simili, è illuminante la vicenda raccontata da Christophe Renaudin, vittima di abusi sessuali da parte di Jean Michel Merlin, membro consacrato del Movimento dei Focolari francese. Sebbene Merlin sia stato condannato a risarcire la sua vittima nel 1998, il Movimento lo ha allontanato solo vent’anni dopo, a seguito dell’azione di denuncia di Renaudin.
Dalle testimonianze emergono le storture dei Focolari: dalle manipolazioni psicologiche alla richiesta di donazione totale del proprio tempo e denaro. L’esaltazione del collettivo e della figura della leader si traducono il più delle volte nell’annientamento del singolo, fenomeno che ha portato anche a suicidi. Le esperienze dirette degli ex, che emergono come vittime di un movimento a deriva settaria (così lo definisce nella prefazione il sacerdote e canonista francese Pierre Vignon), fanno scoprire anche la natura “imprenditoriale” dei Focolari. A quasi settant’anni dalla fondazione, il Movimento è oggi una “multinazionale della fede”, business che tra donazioni, versamenti obbligati, manodopera non pagata e proprietà immobiliari sparse per il mondo, mette insieme un capitale tra i 5 e i 7 miliardi di euro. L’inchiesta si conclude con le interviste a Margaret Karram e Jesús Morán Cepedano, rispettivamente presidente e co-presidente del Movimento dall’inizio del 2021. L’elezione di Karram, arabo-israeliana con un passato di studi in California, è considerata un punto di svolta per i Focolari, in linea con la necessità di un rinnovamento. Sul tema degli abusi, Karram, nell’intervista concessa a Pinotti, chiede perdono a tutte le vittime, sposando la politica della “tolleranza zero” espressa da Papa Francesco.
In un comunicato stampa ufficiale, apparso il giorno dopo l’uscita in libreria di La Setta Divina, il Movimento dei Focolari afferma: «È questo un tempo che, lungo la storia della Chiesa, ha spesso messo a dura prova ordini religiosi, movimenti e comunità, nati da una ispirazione carismatica. Il libro di Ferruccio Pinotti intende dimostrare che, anche nel Movimento dei Focolari, lo zelo iniziale ha portato talvolta ad interpretazioni errate del carisma di Chiara Lubich e/o ad azioni fuorvianti. Da documenti che Pinotti ha reperito e pubblicato nel libro relativamente ad alcuni dibattiti interni al Movimento dei Focolari, emerge, tuttavia, la sempre maggior consapevolezza nei membri di queste ed altre deviazioni nella sua storia e la necessità di porvi rimedio».
Per questo, il Movimento «ribadisce l’impegno a combattere ogni forma di abuso, a continuare percorsi di prevenzione e di formazione dei membri e dei responsabili e ripete l’invito a tutte le persone che hanno da segnalare fatti o storie di abusi, di rivolgersi alla Commissione per il Benessere e la Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili (CO.BE.TU.) oppure ai rispettivi organi ecclesiali. Nonostante la lettura parziale, unilaterale, a volte inesatta o riduttiva della storia, della spiritualità e dell’attività del Movimento, guardiamo a questo libro come ad una ulteriore spinta nella prosecuzione dei processi di conversione e rinnovamento in atto, in fedeltà al carisma di fondazione e nello sviluppo di un confronto aperto, libero e critico all’interno del Movimento e con chiunque desideri comprendere appieno la sua realtà e collaborare con esso».
Speriamo che sia tutto vero…..
°l’autore dell’articolo ha coadiuvato Ferruccio Pinotti nella realizzazione dell’inchiesta
Immagine di apertura: Cristiana Capotondi in una scena del film Chiara Lubich – l’amore vince tutto, regia di Giacomo Campiotti, trasmesso su Rai1 a gennaio di quest’anno (foto di Federica Di Benedetto)
Fonte: https://ilbuongiorno.com/la-setta-divina-parlano-le-vittime-dei-focolari/
QUINTA COLONNA
di Matteo Castagna
Conosco da tanti anni il Prof. Martino Mora. E’ persona colta e distinta, elegante e molto determinata nell’argomentare ciò che ritiene giusto. Abbiamo opinioni differenti su alcune cose e che c’è di male? Non siamo tutti uguali (per Grazia di Dio!). Ho sempre avuto il piacere di un confronto schietto con lui, negli ultimi anni solo epistolare, ovvero social. E’ un cattolico sempre alla ricerca della verità, con passione e tenacia, è un ottimo insegnante (così mi dicono amici milanesi, ma io non ne dubito, perché è molto preparato e persona mite ed affabile). Abbiamo sempre avuto simili simpatie politiche, con quella capacità critica e vis polemica che ci rende antipatici agli “yes men”, ai disonesti, ai carrieristi ed ai paraculi, che non hanno, per forza, un colore politico. Anche in politica non la pensiamo sempre allo stesso modo; lui fervido autonomista, convinto legittimista e controrivoluzionario, io, certamente autonomista e controrivoluzionario, ma con modelli più vicini alla storia politica della destra italiana. Siamo sempre stati dalla stessa parte della barricata nel difendere etica e morale, intese sia come diritto naturale che come diritto divino. Oggi, si potrebbe dire che difendiamo, ciascuno con i suoi mezzi, la società naturale e, con essa, per forza, siamo dalla parte del decoro e del buon senso. Ciò che gli è capitato non può avermi stupito, altrimenti dimostrerei di vivere su Marte. Ma mi ha sconvolto perché egli è stato cacciato da scuola per non aver accettato, in classe, tre alunni travestiti da donna. Ai miei tempi (anni ’80) non solo nessun ragazzo sarebbe riuscito a uscire di casa con la gonna, ma se anche fosse accaduto, il mio direttore didattico o preside l’avrebbe subito mandato a casa a cambiarsi con una nota sul libretto personale. E, a casa, mamma e papà avrebbero proseguito col resto…
Perciò, nell’abbracciarlo, gli rivolgo la piena solidarietà mia e di tutto il Circolo “Christus Rex-Traditio” che rappresento, con una promessa: se avrai ripercussioni lavorative e se non ti arrecheremo ulteriori problemi, verremo noi a renderti il merito che, fino a qualche anno fa era la normalità per un insegnante. Nicola Porro e il Prof. Mora spiegano bene le motivazioni nell’articolo che segue, che non sono né bigotte né reazionarie…
********************************************************************************
Qualche tempo fa, non ci saremmo neppure posti il problema. A scuola si va per imparare a far di conto, a leggere e a scrivere. Non per combattere battaglie per questo o per quel motivo. Il luogo merita il giusto contegno, anche nel vestirsi. Sarà per questo che un professore del liceo scientifico “Bottoni” di Milano s’è rifiutato di fare lezione a tre studenti vestiti “in modo inappropriato”. Cioè con la gonna.
Il “sit-in” è stato messo in atto in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, lo scorso 25 novembre. I maschietti si sono vestiti con la gonna perché – dicono – “troppo spesso” viene usata come “scusante di molestie, discriminazioni, stupri”. Il prof di storia e filosofia, però, appena li ha visti agghindati da signorine (uno con gonna lunga, il secondo con un tutu, il terzo con le unghie dipinte di rosso) li ha cacciati dall’aula per vestiario “inappropriato”.
Il caso è esploso – manco a dirlo – sui social network. E tanto tuonò che alla fine piovve. Gli altri studenti si stanno ribellando alla scelta del prof Martino Mora, uscendo dall’aula non appena il malcapitato tenta di fargli entrare in testa qualcosa sulla Critica della ragion pura di Kant. Non solo. Gli alunni si sono pure rivolti alla preside, Giovanna Mezzatesta, che ha preso in mano la questione. “Sto redigendo la relazione con i fatti accaduti – dice a La Stampa – che sono due: il fatto che Mora non abbia assolto al compito di vigilanza poiché ha cacciato dalla classe tre alunni e, poi, che si sia rifiutato di fare lezione. Aggiungerò anche le varie schifezze che ha scritto su Facebook contro di me e contro la scuola. E appena sarà pronta la consegnerò all’ufficio scolastico provinciale, che prenderà provvedimenti nei suoi confronti”. Per il prof appare scontata ormai la sospensione, che potrebbe arrivare già prima di Natale.
Il diretto interessato dal canto suo, resta fermo sulle sue posizioni. “Quel vestiario era inaccettabile, totalmente inadeguato al contesto. E avrei avuto la stessa reazione se fossero venuti vestiti da clown o da Babbo Natale“. Il bello è che dopo essersi rivolti alla preside, i tre giovani sono riusciti ad ottenere che il professore venisse “cacciato” dalla scuola. “La dottoressa Mezzatesta ha dato un ordine che non poteva dare – ribadisce il Mora – quello di allontanarmi da scuola, sono quindi io la parte lesa”. Anche perché, dice con qualche ragione il professore, “per solidarizzare con le donne non c’è bisogno di vestirsi da donne“. Si possono fare cortei, dichiarazioni sui social, iniziative varie: ma tra i banchi ci si presenta ben abbigliati. “Io a scuola – conclude il prof – vado in giacca e cravatta non perché voglio fare l’elegantone ma perché considero la scuola un santuario di coltura e educazione che merita un vestiario adeguato. E voglio che gli alunni facciano lo stesso: non siamo al Carnevale di Viareggio”. Come dargli torto?
Fonte: https://www.nicolaporro.it/gonnelle-a-scuola-ha-ragione-il-prof-di-milano/
Non solo Covid-19… Dall’anno scorso c’è un altro virus, che serpeggia nel mondo intero, non meno temibile: è quello della persecuzione contro i cristiani. Dilaga ormai ad ogni latitudine e le cronache confermano un dato in progressivo peggioramento. Dal maggio 2020, la Conferenza episcopale statunitense ha contato 95 nuovi attacchi a chiese o fedeli in tutto il Paese: incendi, statue di santi decapitate, intimidazioni con armi da fuoco, è capitato di tutto. Gesti assurdi, sferrati con odio e furia incontrollata. Tanto da spingere l’episcopato americano a diffondere una lettera lo scorso primo giugno, per chiedere una rivalutazione del bilancio della Fema,l’Agenzia federale per la gestione delle emergenze, rivalutazione che tenga conto di un sostegno anche economico, per mettere in sicurezza i luoghi di culto da quest’esplosione di violenza contro la fede: «In questo momento di crescente estremismo e di opposizione a vari gruppi religiosi ed alla religione in quanto tale, incoraggiamo il Congresso ad aumentare il budget totale per il programma di sicurezza a 360 milioni di dollari per il 2022» contro i 180 del 2021, rivelatisi assolutamente insufficienti per far fronte alle 3 mila richieste pervenute.
LA SITUAZIONE IN OCCIDENTE
Qualche esempio? Nel luglio dell’anno scorso, poco prima della S. Messa feriale, un uomo ha diretto il suo minivan contro il santuario intitolato alla Regina della Pace, in Florida. Dopo lo schianto ha cercato di dar fuoco al mezzo, poi si è dato alla fuga, ma è stato individuato ed arrestato. Nel marzo scorso, invece, in Missouri, la Madre badessa del monastero benedettino intitolato a Maria Regina degli Apostoli ha trovato due proiettili conficcati nel muro della sua cella. Nel periodo precedente altri colpi erano già stati sparati contro l’edificio. Il Cancelliere della Diocesi di Brooklyn, Padre Anthony Hernandez, ha espresso chiaramente la sua preoccupazione a fronte di tali eventi: «Siamo davvero preoccupati – ha detto – di questa tendenza emergente ai crimini d’odio contro i cattolici».
L’anticlericalismo però dilaga anche in Europa ed, in particolare, in quella che fu la cattolicissima Spagna, dove ancora una volta il governo socialcomunista si dedica ad un nuovo attacco contro la Chiesa. In un proprio comunicato, la lista di estrema sinistra Unidos Podemos ha chiesto all’esecutivo di annullare tutti gli accordi in essere tra lo Stato e la Santa Sede e di abolire i relativi benefici fiscali concessi, considerati come un’«anomalia democratica», di eliminare l’insegnamento della religione dalla Scuola, di recuperare il patrimonio immatricolato dalla Chiesa e di promuovere indagini suppletive circa gli abusi sessuali commessi dal clero. Il tutto, per assicurare così laicismo ed aconfessionalità alle istituzioni, ritenendo che il Concordato di Franco, firmato nel 1953, in realtà non sia mai stato abrogato, dimenticando però come, in ogni caso, nel gennaio 1979 Spagna e Santa Sede abbiano firmato i nuovi accordi, abrogando quelli precedenti. Richieste, dunque, quelle avanzate, totalmente infondate e folli, come si evince anche dalle parole espresse in proposito dai deputati di Podemos Javier Sánchez Serna e Martina Velarde: «La Chiesa cattolica – hanno detto – continua a godere di scandalosi privilegi, che violano la Costituzione spagnola. La gerarchia cattolica riceve ogni anno 11 miliardi di euro dalle casse pubbliche, tuttavia è esente dal pagamento di tasse come l’Ibi. Il paradiso dei vescovi non è in cielo, è un paradiso fiscale ed è in Spagna».
L’aggressione della Sinistra alla Chiesa qui è talmente grave da spingere Sofía Ruiz del Cueto, vicepresidente della programmazione e della produzione della sezione spagnola del network televisivo cattolico EWTN, a dedicare all’«evangelizzazione della Spagna» la veglia di adorazione, trasmessa in diretta domenica scorsa e rilanciata da EWTN Usa News, realizzando quanto chiesto dalla Madonna ovvero pregare: «L’evangelizzazione della Spagna – ha dichiarato Ruiz del Cueto – ovvero della nazione che ha evangelizzato il mondo è un evento con ripercussioni mondiali». C’è da sperarlo, poiché il bisogno e l’urgenza sono evidenti.
LA SITUAZIONE IN AFRICA
Intanto, però, le cronache riservano nuove sofferenze e nuovi dolori, anche guardando all’Africa, in Nigeria nello specifico, dove lo scorso 11 ottobre un gruppo di uomini armati ha assaltato il seminario di Cristo Re a Fayat, nella diocesi di Kafanchan, aprendo il fuoco ed invadendo i locali. I 130 studenti in quel momento erano riuniti per la S. Messa del mattino: sei di loro sono rimasti feriti, tre del quarto anno di Teologia sono stati sequestrati ma rilasciati due giorni dopo.
La situazione qui è davvero pesante: la Chiesa ha pubblicamente denunciato come i cattolici, in Nigeria, siano vittime non di banali “scontri” per questioni terriere, bensì di un vero e proprio processo di pulizia etnica e religiosa ad opera degli islamici Fulani con la complicità dello Stato. Il vescovo di Makurdi, mons. Wilfred Anagbe, è stato chiarissimo: «Questa è una guerra religiosa – ha detto -. Hanno un’agenda, che è l’islamizzazione del Paese. E lo stanno facendo, eliminando accuratamente tutti i cristiani ed occupando i loro territori», ammazzando e bruciando case. Le cifre ufficiali parlano di 3 mila morti finora, ma chi è sul campo stima le vittime in almeno 36 mila, oltre a molti sfollati ed indigenti. Molte ong hanno già abbandonato le zone a rischio, a restare è solo la Chiesa, segno di speranza e strumento operativo per far arrivare gli aiuti a quanti si trovino in difficoltà. Come è stato rilevato da Johan Viljoen, direttore del Denis Hurley Peace Institute in Sudafrica, quella in corso è un’«occupazione concertata e ben pianificata. Non credo che l’esercito stia cercando di risolvere qualcosa. Semmai cerca d’incoraggiare» tale triste fenomeno, dato che, dopo anni di violenza, «non un solo Fulani è stato processato». Del resto, la riluttanza delle forze armate ad intervenire discende direttamente dal coinvolgimento diretto dello Stato ad alti livelli in questa sconcertante epurazione di massa. Mons. Anagbe osserva come «tutti i capi militari della marina, dell’aviazione e della polizia siano musulmani». Padre Joseph Fidelis della diocesi di Maiduguri ribadisce: «Non è uno scontro, è un lento genocidio. Costringere le persone a lasciare le loro terre, privarle dei mezzi di sussistenza e massacrarle, ebbene questa è una forma di genocidio». Da qui l’appello all’Occidente, chiedendo preghiere ed aiuti. Ma l’Occidente, troppo preda di un suicidio collettivo chiamato aborto, eutanasia, suicidio assistito e dintorni, è purtroppo sordo ai richiami che giungono da fratelli nella fede, che dall’altra parte del globo chiedono soccorso.
Anche l’India piange gli attacchi dei fondamentalisti indù contro i cristiani: solo nello scorso 3 ottobre si sono registrati almeno 13 episodi di violenza e minacce contro le comunità di Uttarakhand, Haryana, Uttar Pradesh, Chhattisgarh, Madhya Pradesh e Nuova Delhi, la capitale. Urlando slogan inneggianti al dio indù Ram, gli estremisti del Sangh Parivar hanno aggredito i fedeli riuniti in preghiera e distrutto i luoghi di culto, oltre ad aver lanciato false accuse di conversioni forzate a danno dei sacerdoti. Secondo Padre Cedric Prakash, gesuita, «la violenza è in aumento».
America, Europa, Africa ed Asia: in pochi minuti abbiamo fatto il giro del mondo. Ma è un mondo in preda alla follia, alla violenza, all’integralismo, un mondo che pare aver deciso che per i cristiani non v’è posto…
Segnalato e pubblicato su https://www.ilmiogiornale.net/pacificazione-ieri-e-oggi-quando-mussolini-voleva-governare-con-la-cgil/
di Ferdinando Bergamaschi
Pacificazione: questa parola è tornata di moda dopo l’assalto dei dimostranti di Forza Nuova alla sede romana della Cgil e in vista della manifestazione nazionale a sostegno del sindacato di domani. Gli atti di violenza del 9 ottobre hanno imposto all’opinione pubblica il dilemma su quale sia la matrice politica che ha mosso i contestatori. Alla luce della Storia c’è poco da dire: sono molti i casi in cui lo squadrismo fascista giusto cent’anni fa, dal 1920 al 1922, è stato protagonista di assalti alle sedi della Cgl (la Cgil di allora), di sindacati bianchi, camere del lavoro, sedi del Partito socialista. E al di là dei principi ai quali oggi si ispirano gli accoliti di Forza Nuova – principi assai confusi e privi di ogni consapevolezza – è pertanto pertinente definire l’ignobile azione dello scorso sabato un’azione di squadrismo fascista.
Come pensare allora a una pacificazione nel clima odierno? È sempre la Storia a correre in nostro aiuto cambiando prospettiva. Se con fascismo si intende anche la strategia politica che nasce dal pensiero e dalla volontà di Benito Mussolini, dalla sua visione e dal suo progetto politico iniziale, le cose stanno infatti diversamente. E forse al riguardo, anche per incentivare una riflessione che rassereni gli animi, vale la pena fare un po’ di chiarezza, come ho cercato di proporre nel mio libro “Tentativi di pacificazione tra fascisti e antifascisti”.
Partiamo dal primo incontro rilevante che Mussolini ha con Bruno Buozzi, nelle rispettive vesti di capo del movimento fascista e di segretario generale della Fiom, datato 10 settembre 1920. In quei giorni gli operai metallurgici, di fronte alla decisione degli industriali di proclamare la serrata, si mobilitano per occupare gli stabilimenti di Milano e di tutta Italia. In questo contesto Mussolini incontra Buozzi, vero organizzatore della grande mobilitazione. Nell’occasione il capo fascista assicura al segretario generale della Fiom che se la lotta metallurgica fosse rimasta sul terreno sindacale, i fascisti non l’avrebbero in nessun modo “avversata perché a noi poco importa che gli industriali siano sostituiti dagli operai”.
Lo stesso giorno Mussolini pubblica un articolo su Il popolo d’Italia dove scrive: “Non si può pretendere oggi, dopo tutto quello che è avvenuto, che gli operai abbandonino le fabbriche senza garanzie. Non può bastare una promessa di trattare; bisogna anche promettere di concedere e fissare un minimum delle concessioni. Se gli operai avranno queste garanzie, usciranno dalle fabbriche nell’attesa – che deve essere possibilmente breve – di riprendere regolarmente il lavoro”.
L’occupazione delle fabbriche non porta a nessuno sbocco rivoluzionario; soprattutto per l’incapacità del Partito Socialista di prendere qualsiasi iniziativa, delegando ogni decisione al sindacato che però è privo di forza politica. Le fabbriche vengono sgomberate e riconsegnate al controllo degli industriali. E Mussolini loda il presidente del Consiglio Giolitti per non aver stroncato il movimento con la forza.
I rapporti del capo fascista con la Cgl proseguono, benché nei mesi successivi il peso degli intransigenti aumenti all’interno del movimento di Mussolini. Gli intransigenti non vedono di buon occhio l’accordo con la Cgl e con i socialisti che il capo fascista vuole perseguire. Ma Mussolini è deciso a continuare sulla strada di un ricongiungimento con i suoi ex compagni di partito, partendo proprio da un accordo con i sindacalisti confederali e con quei socialisti disposti a seguirlo.
Il 3 agosto 1921 di fronte al Presidente della Camera De Nicola viene firmato il patto di pacificazione fra fascisti da una parte e Cgl e socialisti dall’altra. L’accordo si propone anzitutto di chiudere la tremenda guerra civile (come ormai gli storici sono concordi nel considerare il fratricidio in Italia tra il 1919 e il 1922), che ogni giorno miete vittime di una parte e dell’altra.
Il patto di pacificazione ha anche un importante valore strategico. Questo accordo infatti è una chiara indicazione di come Mussolini vuole indirizzare la sua politica verso sinistra. Infine, vi sono importanti ragioni tattiche: Mussolini in un colpo solo avrebbe dato scacco al trasformismo giolittiano e messo all’angolo i fascisti intransigenti.
L’obbiettivo politico di Mussolini è quello di creare un partito laburista nazionale, che oggi potremmo anche chiamare un partito di centrosinistra. E per questo lavora appena insediatosi al governo, cercando di collegarsi con la Cgl e con quei socialisti che avessero capito e condiviso questa strategia. Mussolini propone così a uno dei capi della Cgl, Gino Baldesi, il ministero del Lavoro. E vuole far entrare nella compagine governativa anche Buozzi, oltre a un esponente del Partito Socialista. Ma tra il 29 e il 30 ottobre 1922, appena trapela questa notizia, i fascisti intransigenti e i nazionalisti alzano gli scudi. Il capo fascista non può indebolirsi ulteriormente e quindi deve desistere.
Renzo De Felice ci spiegherà come questa strategia – vera antesignana del compromesso storico – Mussolini la perseguirà fino al delitto Matteotti, avvenimento che rappresenta la pietra tombale dell’operazione. E che non a caso sarà compiuto materialmente da un gruppo di squadristi intransigenti che vuole impedire al presidente del Consiglio di governare con i socialisti.
Mussolini all’epoca ha già dato vita a un Esecutivo di larghe intese che va dalla destra al centrosinistra. In questo Governo, oltre a ministri e sottosegretari fascisti ci sono ministri e sottosegretari popolari, democratici, democratico-sociali, liberali, nazionalisti.
Tuttavia Mussolini insiste per portare al Governo anche la sinistra socialista e i sindacalisti della Cgl. Se i fascisti intransigenti e i nazionalisti non avessero accettato, avrebbe fatto a meno di loro. E stavolta è nelle condizioni di affrontare questa svolta. La lista dei ministri che ha pronta nel 1924 comprende ancora importanti personalità del socialismo italiano (da D’Aragona a Caldara, a Casalini) e della Cgl (da Baldesi a Buozzi, a Rigola). Ma la storia, a causa del delitto Matteotti, purtroppo ha preso un altro corso.
È una lezione, quella che arriva dai fatti di cento anni fa, che merita di essere meditata, per costruire un futuro dove la parola pacificazione tra destra e sinistra possa finalmente ritrovare un significato vero. E questo, anche oggi, nell’interesse dell’intero Paese.
GUARDA IL VIDEO:
ieri ed oggi l’avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita e di Nova Civilitas è andato in prima linea a Trieste (in foto mentre parla con il leader dei manifestanti) assieme ai portuali a portare solidarietà a persone perbene, onesti lavoratori, famiglie, anziani che, poi, si sono ordinatamente messe a pregare il Rosario e, successivamente, si sono sedute in segno di protesta. Amato ha rappresentato, così, concretamente, tutto quel mondo realmente cattolico che sa ancora ragionare e che, logicamente, sta dalla parte del popolo oppresso dall’iniquità delle botte da parte della polizia che dipende da un Ministro degli Interni che, dopo il rave party di Viterbo, i disordini di Roma del 9 ottobre e i continui sbarchi di clandestini, in un Paese normale si sarebbe già dimesso.
Particolarmente toccanti sono le immagini degli idranti e delle manganellate di Stato verso persone inermi, lavoratori in sciopero seduti o pacificamente in piedi. Sindacati e Co. tutti silenti di fronte al massacro ed all’intimidazione nei confronti dei nostri connazionali. E il centrodestra che fa? Ci saremmo aspettati la Meloni in piazza a Trieste e Salvini che lascia il governo. Non sono i, pur deplorevoli dossieraggi dei media di sinistra o le inchieste ad orologeria che fanno aumentare l’astensionismo, ma il fatto che gli elettori di questa parte politica non si sentono, in gran parte, rappresentati da chi non si oppone con decisione alle scelte autoritarie o molto discutibili di questo governo!
****************************************************************
Scritto e segnalato da Antonio Amorosi
Chiamiamo il professore durante le cariche con lacrimogeni e idranti sui portuali No Green Pass di Trieste
Sto guardando le immagini. Sono sconvolto. A Trieste è morta la democrazia
Professore, c’è indignazione, sdegno per quanto sta accadendo ma è da tempo che lei è molto preoccupato…
Lo sono tremendamente. La popolazione non vede il grande piano delle élites mondiali, il grande Reset di Davos, ne parla Klaus Schwab, il direttore del World Economic Forum nel suo ultimo libro Covid-19, The Great Reset
La pandemia è la motivazione giusta per mettere in atto una costrizione sanitaria, come già illustrato anni fa da Michel Foucault nel suo capolavoro Sorvegliare e Punire, nel capitolo sul Panottico. La seconda tappa é la distruzione dell’economia reale e questa passa attraverso l’Agenda verde, la decrescita, le tasse sulle energie fossili
Lei lega un piano delle élites alla gestione della pandemia, quelle stesse élites che hanno pianificato anni fa la globalizzazione selvaggia in cui viviamo oggi. E’ così e dobbiamo preoccuparci?
Pochi sanno che nel settembre 2019 la finanza mondiale era in procinto di implodere, un rischio reale di insolvenza delle banche. La soluzione, da parte delle banche centrali, è stata di emettere liquidità sui mercati, senza limiti di sorta, ma per evitare di creare inflazione bisognava paralizzare i consumi delle popolazioni, imprigionandole nelle loro case con strumenti come i lockdown, il coprifuoco, le limitazioni ai viaggi e agli spostamenti. Altrimenti come si sarebbe potuto imporre ai cittadini un’agenda tanto assurda?
Un processo? Ma è possibile? Le epidemie accadono e accompagnano gli uomini dalla notte dei tempi. Lei pero dice: il tutto cambia per come vengono gestite, soprattutto oggi che abbiamo tanti mezzi. O sbaglio?
Assurdo ma esistente e imponente. Consideri solo che da quando la pandemia è iniziata le multinazionali moltiplicano i guadagni, mentre la gente comune è sempre più povera. Questo la dice lunga. La gestione della pandemia si è fatta sulla scia del grande reset. Al resto basta il piano Schwab. L’obiettivo finale, da raggiungersi entro il 2030 è illustrato da uno slogan del WEF: nel 2030 non possederai nulla, ma sarai felice!
Come?
Con il fallimento delle piccole e medie imprese a favore di banche e multinazionali
Andiamo verso una nuova rivoluzione industriale, per quanto mostruosa, che avrà queste caratteristiche?
Sì, La quarta rivoluzione industriale, un altro libro di Schwab, in cui il direttore del WEF spiega cosa deve accadere
Cosa?
L’uomo deve integrarsi con l’intelligenza artificiale, diventando un ibrido uomo-macchina. Questa ibridazione può essere fatta dall’esterno con la tessera digitale, dall’interno con un chips. Per questo è venuta a volatilizzarsi la privacy, in ogni settore. E’ un processo legato a quest’ossessione del controllo che ha ispirato Schwab. Nei suoi testi è un elemento cardine. Porterà a un nuovo tipo di società con il fallimento del particolare e del nostro tessuto produttivo
Molti ridicolizzano questo scenario. E’ possibile un piano del genere?
Non c’è alcun complotto. Cosa è accaduto lo ha spiegato benissimo Warren Buffet, quando ha detto “la lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta noi, le élites”
Nel rappresentare la realtà i media sono stati fondamentali durante la pandemia. Lei è un massmediologo. Qual è la sua riflessione sull’informazione? Il sociologo tedesco Niklas Luhmann sosteneva che la comunicazione, con qualsiasi tecnologia attuata, fosse l’unico vero fenomeno sociale. La comunicazione plasma la realtà. C’è una guerra in atto nell’informazione?
Più che guerra direi che c’è una propaganda a senso unico. Accade perché le élites possiedono, oltre tutta la ricchezza del pianeta, tutti i grandi gruppi di informazione che sono così pochi da poter essere indicati con le dita della mano. Come la lotta di classe delle élites é stata vinta perché non aveva un antagonista, così anche la propaganda si è imposta in mancanza di antagonisti. Piuttosto oggi c’è una resistenza. Se la società è informazione, la resistenza oggi è resistenza mediatica
Sembra che una forma di resistenza, addirittura di lotta di classe, prima patrimonio della sinistra, la facciano le destre. Nelle periferie, tra i diseredati ci sono sempre più gruppi con questo orientamento. Si sono capovolti i parametri? Come lo spiega?
Con il passaggio dall’economia reale alla finanza, la lotta di classe ha cambiato segno. Nell’economia reale lo sfruttamento passava attraverso la proprietà dei mezzi di produzione. Per tanto la lotta di classe era fra padroni ed operai. Nella finanza invece lo sfruttamento passa attraverso la moneta a debito. La nuova lotta di classe, quella di oggi, avviene tra le banche, che possono emettere moneta solo indebitando tutti gli altri, e il resto del popolo oppresso dal debito. Questo popolo dell’economia non comprende solo gli operai, ma anche gli imprenditori, strangolati dal debito. Il serial La casa di carta è una grande allegoria di questa nuova lotta di classe
Per questo ha avuto un così grande successo…
Sì, una banda di Robin Hood decide di svaligiare la banca centrale. Tutti pensano che usciranno da quella banca portando in spalla sacchi di banconote già stampate. Invece si barricano dentro e cominciano a stampare moneta. Nella lotta di classe tradizionale la destra sono i padroni e la sinistra gli operai. La sinistra per tanto funge un ruolo di parte attiva. Nella lotta di classe di oggi la lotta è tra l’alto e il basso. Le élites oggi sono parte attiva, cioè conducono il gioco. Ma si gioca tra banche e popolo pieno di debiti
E cosa può fare il popolo?
Il popolo intanto può solo prendere coscienza. Ma la coscienza che può prendere il popolo non sembrano averla i sindacati, ancora appiattiti sul mito ottocentesco del lavoro come fonte di ricchezza e in nome di questo lavoro sacrificano i diritti dei lavoratori
Durante questi 2 anni si è molto parlato di scienza e scienziati. Secondo lei la gente sa cos’è la scienza e come funziona? Come viene finanziata, come si muove la comunità scientifica e gli enti regolatori?
Oggi se dal lato epistemologico, cioè della filosofia della scienza, la scienza si pone limiti rigorosi, dal lato della vulgata e della propaganda viene indicato come scientifico proprio ciò che si sottrae ad ogni verifica
Tutti coloro che esprimono dubbi sulla vaccinazione, con i nuovi sieri sperimentali, scienziati compresi, perché la comunità è divisa, vengono additati come pazzi, untori, irresponsabili. Cosa pensa di questo approccio diffuso?
Pensiamo ai vaccini, che ci vengono imposti come scientifici senza aver terminato il ciclo di sperimentazione, previsto sul bugiardino nel 2023. Non a caso siamo obbligati a sottoscrivere il cosiddetto consenso informato per liberare da ogni responsabilità l’apparato, lo Stato, che ce li impone. È un assurdo scientifico. Inoltre vorrei solo aggiungere una constatazione: le persone vaccinate che chiedono più vaccinazioni credono che i vaccini proteggano dal virus e le vaccinazioni dal contagio. Non è così. Lo abbiamo visto dai numeri. Se i non vaccinati fossero fanatici, come alcuni vaccinati, dovrebbero richiedere per legge l’allontanamento dei vaccinati
Diverse ricerche americane dimostrano che i Millennials e la Generazione Zeta sono quella parte della società che ha meglio accettato le misure governative di contenimento della pandemia e le campagne di vaccinazione. Lei che ne pensa?
I Millennials sono nati e cresciuti in un grande Truman Show. Hanno imparato ad usare i gadget digitali, prima di imparare a scrivere
Sono quella generazione nata e cresciuta insieme alle tecnologie digitali. Si identificano nelle tecnologie e vogliono salvare il mondo attraverso queste, sono consumatori che forse non si rendono conto di essere loro i primi ad essere consumati perché necessari e strumentali alle web company e a chi le governa? O sbaglio?
Non sbaglia. A scuola hanno imparato gli obiettivi dell’Agenda 2030. Nel tempo libero socializzano on line e non dal vero. Questi ragazzi sono cresciuti praticando da sempre il distanziamento sociale ed il lockdown spontaneamente. Per questo li hanno accettati subito come naturali. Questa realtà era già la loro vita. E’ questo il dramma
Sta accadendo però qualcosa di nuovo, anche in Italia?
Le piazze piene di queste settimane. Per due anni siamo stati inerti come Paese mentre tutto il mondo si ribellava. Eravamo in preda ad un’ipnosi collettiva che ci paralizzava. Il Green Pass ha prodotto il miracolo. Orgogliose delle loro vittorie le élites si sono divertite in questi anni a fare a pezzi, attraverso falsi obiettivi ed un condizionamento martellante, il valore della solidarietà sociale. Ma prima sono arrivate le parole del vicequestore di Roma Schilirò poi le piazze piene e oggi i portuali di Trieste. Mi sono commosso. Riportano in vita una parola che era cancellata dal nostro vocabolario: solidarietà. Bisogna ricominciare da lì.
di Redazione
Ospiti del Borgo S. Benedetto di Nicola Pasqualato, ieri il nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna e l’Avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita e di Nova Civilitas hanno recitato un S. Rosario io onore della B.V. Maria della Vittoria, affinché interceda per la Giustizia Sociale, in questi tempi così bui e tribolati.
Eccone la registrazione YouTube: https://youtu.be/8HfxS7jcbF0
Nessun prodotto nel carrello.
Il tuo account verrà chiuso e tutti i dati verranno eliminati in modo permanente e non potranno essere recuperati. Sei sicuro?