La strada per formare la nuova Commissione europea è lunga

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ELEZIONI EUROPEE

di Federico Gonzato su https://pagellapolitica.it/articoli/calendario-tappe-nuova-commissione-europea 

Una per una, abbiamo messo in fila tutte le prossime tappe da conoscere sui lavori del nuovo Parlamento europeo appena uscito dal voto     LEGGI ANCHEGuida al Parlamento europeo per principianti

Archiviati i risultati delle elezioni europee, il percorso che porterà alla formazione del nuovo Parlamento europeo e successivamente della nuova Commissione europea sarà parecchio lungo, e si concluderà a tutti gli effetti soltanto il prossimo dicembre.

Dalla formazione dei vari gruppi politici fino alla creazione del nuovo governo dell’Ue, abbiamo raccolto tutte le date fondamentali da tenere a mente.

10 giugno-15 luglio 2024
Dopo le elezioni europee iniziano i negoziati tra i vari partiti a livello europeo per la costituzione dei gruppi politici nel Parlamento europeo. All’interno del Parlamento europeo, i parlamentari non sono infatti raggruppati in base al loro Paese di provenienza, ma sono suddivisi in gruppi. Ognuno di questi gruppi è espressione di uno o più partiti europei, ma può contenere al suo interno parlamentari di forze politiche che non fanno parte di nessun partito europeo.

Un gruppo politico deve essere composto da almeno 23 deputati eletti in almeno un quarto degli Stati membri, ossia almeno sette. Per ottenere il riconoscimento ufficiale, i gruppi politici devono comunicare al Parlamento europeo il loro nome, la loro dichiarazione politica e la loro composizione entro il 15 luglio.

Nel nuovo Parlamento europeo il gruppo più numeroso sarà quello del Partito Popolare Europeo (PPE), a cui appartiene Forza Italia, e che ha eletto 186 parlamentari; il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), di cui fa parte il Partito Democratico, è il secondo con 135 membri. Il terzo gruppo è Renew Europe, ossia i liberali, con 79 parlamentari. A destra ci sono i Conservatori e Riformisti Europei, al quale fa parte Fratelli d’Italia, con 73 parlamentari. Più a destra c’è il gruppo sovranista di Identità e Democrazia, a cui aderisce la Lega, con 58 membri. Sul fronte opposto ci sono i Verdi (53 parlamentari) e il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo (36). Poi c’è il gruppo dei cosiddetti “Non iscritti”, con 45 membri, di cui fanno parte i parlamentari che non hanno aderito a nessun gruppo, come quelli eletti del Movimento 5 Stelle. Al momento, altri 55 parlamentari europei neoeletti non sono affiliati nemmeno al gruppo dei “Non iscritti”. In queste settimane questi parlamentari potrebbero aderire a uno dei gruppi del Parlamento europeo già esistenti, crearne uno nuovo o decidere di entrare ufficialmente in quello dei “Non iscritti”.

27-28 giugno 2024
Il Consiglio europeo si riunisce per trovare un accordo sul candidato alla presidenza della Commissione europea, da proporre al Parlamento europeo. Il Consiglio europeo è l’organo che riunisce i capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri dell’Ue. La scelta del candidato alla presidenza della Commissione Ue è fatta sulla base dei risultati delle elezioni europee e sulla disponibilità dei vari gruppi politici europei a sostenere il nuovo governo dell’Ue. Per esempio, nel 2019 l’attuale presidente Ursula von der Leyen è stata proposta per l’incarico in quanto membro del Partito Popolare Europeo (PPE), prima forza politica nel Parlamento europeo. La candidatura di von der Leyen è stata poi sostenuta anche dal gruppo dei Socialisti e Democratici e da Renew Europe, che insieme ai Popolari hanno formato la maggioranza che ha guidato l’Ue negli ultimi cinque anni.

In occasione delle elezioni europee di quest’anno, il PPE ha scelto von der Leyen come suo Spitzenkandidat (una parola tedesca traducibile in italiano con “candidato di punta”) alla presidenza della Commissione Ue, per svolgere quindi un secondo mandato da presidente. Nella riunione di fine giugno, il Consiglio europeo cercherà di trovare un accordo anche sul candidato alla carica di presidente del Consiglio europeo, che dovrà essere eletto dal Consiglio stesso entro il 1° dicembre 2024. L’attuale presidente del Consiglio europeo è Charles Michel, già primo ministro del Belgio, appartenente alla famiglia politica Renew Europe. Michel è in carica dal 1° dicembre 2019 e il 24 marzo 2022 è stato rieletto per un secondo mandato, che scadrà il prossimo 30 novembre.

16-19 luglio 2024
Il Parlamento europeo si riunisce per la prima sessione plenaria della nuova legislatura, ossia la decima dal 1979 a oggi. Per “sessione plenaria” si intende la riunione di tutti i membri del parlamento nella sua sede di Strasburgo, in Francia. La prima seduta plenaria del Parlamento europeo sarà presieduta dalla presidente uscente, Roberta Metsola, deputata europea del PPE.

Nella prima seduta il Parlamento europeo elegge il suo presidente, oltre a 14 vicepresidenti e a 5 questori. Il presidente del Parlamento europeo è eletto tra una serie di candidati presentati dai vari gruppi politici e deve ottenere il voto della maggioranza assoluta dell’assemblea. Se dopo tre scrutini nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta, al quarto scrutinio vanno soltanto i due deputati che al terzo scrutinio hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti al quarto scrutinio, è proclamato eletto il candidato più anziano. Secondo lo stesso criterio sono eletti i vicepresidenti e i questori.

Immagine 2. L'attuale presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola – Fonte: Ansa

Immagine 2. L’attuale presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola – Fonte: Ansa
22-25 luglio 2024
Si costituiscono le varie commissioni parlamentari del Parlamento europeo. Le commissioni parlamentari sono “piccole assemblee” interne al Parlamento europeo, dove i parlamentari esaminano per esempio le norme dell’Ue. Le commissioni del Parlamento europeo sono in totale 20 e ognuna si occupa di un argomento specifico, dall’economia all’ambiente, passando per il lavoro. Ogni parlamentare europeo deve fare parte di una commissione.
16-19 settembre 2024
Sono le date previste al momento per l’elezione del presidente della Commissione Ue da parte del Parlamento europeo. Il candidato presidente scelto dal Consiglio europeo presenta al Parlamento il proprio programma politico per la legislatura, e al termine della presentazione il Parlamento la discute. Dopo la discussione si passa alla votazione a scrutinio segreto: per essere eletto presidente, il candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei parlamentari europei, ossia almeno 361 voti favorevoli sui 720 totali. Se il candidato non ottiene la maggioranza richiesta, il presidente del Parlamento europeo invita il Consiglio europeo a proporre entro un mese un altro candidato da eleggere seguendo la stessa procedura.

Nel 2019 si espressero a favore di Ursula von der Leyen 383 deputati su 747 totali, superando di poco la soglia necessaria per eleggerla presidente. Non è detto comunque che la votazione per l’elezione del presidente della Commissione Ue avvenga tra il 16 e il 19 settembre, ma potrebbe avvenire anche prima. Tutto dipende dal calendario dei lavori del Parlamento, che sarà stabilito dalla conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo in occasione della prima seduta, valutando le trattative interne al Consiglio europeo per la scelta del candidato presidente.

Immagine 3. La cerimonia di passaggio della campanella tra l'ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e Ursula von der Leyen, 3 dicembre 2019 – Fonte: Ansa

 La cerimonia di passaggio della campanella tra l’ex presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e Ursula von der Leyen, 3 dicembre 2019 – Fonte: Ansa
Ottobre-novembre 2024
Dopo l’elezione del presidente inizia la fase di formazione vera e propria della Commissione europea con la selezione dei commissari, ossia i 27 membri della Commissione. I commissari svolgono un ruolo simile a quello dei ministri all’interno di un governo e ognuno si occupa di una materia specifica. Per esempio, tra i commissari europei c’è l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, che è in sostanza il ministro degli Esteri dell’Ue ed è anche uno dei vicepresidenti della Commissione stessa.

La scelta dei commissari avviene all’interno del Consiglio europeo e a ogni Paese spetta la designazione di un commissario. Dopo averli scelti, il Consiglio europeo invia l’elenco dei candidati commissari insieme ai loro curriculum alle commissioni del Parlamento europeo competenti per materia e inizia un ciclo di audizioni, che dura circa due mesi, indicativamente tra ottobre e novembre 2024. Ogni commissario deve poi rispondere per iscritto a una serie di domande poste della commissione riguardo vari temi, dalle sue esperienze pregresse ai compiti che svolgerà come commissario. Dopodiché dovrà presentarsi di fronte alla commissione competente per un colloquio orale in cui presenterà per al massimo 15 minuti la sua candidatura e dovrà rispondere alle domande dei parlamentari europei.

Una volta esaminati tutti i commissari, le commissioni invieranno un testo riassuntivo con le loro valutazioni alla conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo, che invierà poi una risoluzione all’assemblea in seduta plenaria.

16-19 dicembre 2024
Il Parlamento europeo si riunisce in seduta plenaria per la votazione sull’intero collegio dei commissari proposti. Durante la discussione, il presidente della Commissione Ue presenta la squadra dei commissari ed espone il suo programma politico. A seguire i deputati discutono sul discorso fatto dal presidente e poi viene messa ai voti l’intera Commissione Ue per un mandato di cinque anni. Il mandato alla Commissione è approvato se ottiene la maggioranza semplice del Parlamento europeo, ossia la maggioranza dei presenti alla votazione.

Embargo petrolio russo, il nuovo piano Ue (tra deroghe e incertezze) cambia tutto

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“Questo piano mi pare una follia – dichiara il nostro responsabile Nazionale Matteo Castagna – perché, di fatto, è un secondo atto di guerra contro Putin, dopo l’invio di armi ad un Paese straniero, che è parte di una guerra che, al momento, non è ufficialmente nostra. L’Occidente dovrebbe riconoscere che la soluzione del conflitto è il raggiungimento di accordi diplomatici. Non esiste più il mondo governato dagli USA e dai suoi satelliti, come negli anni ’90. La Russia, la Cina e i BRICS in generale, sono altre Superpotenze con cui si dovrebbe concorrere in un mondo multipolare. Non vedo altra possibilità di scelta. Embarghi, sanzioni, minacce, provocazioni e muscoli di catone prolungano la guerra e la generale situazione conflittuale tra Oriente e Occidente”.

di Eugenio Palazzini

Roma, 6 mag – Prendere tempo, concedere deroghe, stabilire un nuovo piano. L’Ue teme rotture interne sull’embargo al petrolio russo e decide ora di cambiare (parzialmente) linea, avanzando una nuova proposta destinata a far discutere ancor di più. Vediamo perché.

La Commissione europea, pur ribadendo la necessità di sanzionare il petrolio di Mosca, prevede adesso una speciale deroga di due anni per Ungheria e Slovacchia. Non più soltanto un anno come inizialmente previsto e annunciato, dunque. Per Budapest e Bratislava, che continuano a mostrarsi fortemente refrattarie al sesto pacchetto di sanzioni europee, il divieto di importare greggio dalla Russia dovrebbe insomma entrerà in vigore a fine 2024.

Petrolio russo, il nuovo piano Ue a suon di deroghe e incertezze

Parliamo quindi, se dovessimo valutare queste misure a partire da oggi, di quasi due anni e mezzo di esenzione. Con tutta evidenza tutto potrebbe cambiare in questo lasso di tempo, sia in meglio che in peggio, nei rapporti tra Europa e Russia. Intanto Bruxelles è orientata a concedere una deroga analoga anche alla Repubblica Ceca, fino a giugno 2024. Ma non è tutto, perché le divisioni in seno all’Ue sono ben più ampie.

A protestare per il taglio repentino al petrolio russo sono anche Grecia, Malta e Cipro. A manifestare altri malumori sono Croazia e Bulgaria. Di conseguenza la Commissione europea valuta una deroga generale per gli altri Stati membri: di tre mesi, relativamente al divieto di trasporto del greggio di Mosca su navi Ue. Come noto, nel pacchetto di nuove sanzioni inizialmente previsto, il divieto sarebbe dovuto entrare in vigore già dal mese prossimo. Confusione, incertezze e disparità rischiano quindi di generare ulteriori frizioni.

Cercasi accordo politico

Nella giornata di oggi gli ambasciatori dei Paesi membri si riuniranno per discutere della questione e tentare un primo accordo politico, con l’obiettivo di giungere all’approvazione formale delle nuove misure contro la Russia entro questo fine settimana. “Stiamo lavorando per arrivare a un accordo tra tutti i Paesi europei, per fermare l’importazione di petrolio dalla Russia. Si farà”, ha detto l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrell. “E se non si fa presto, cioè entro questo fine settimana, dovrò far riunire il Consiglio dei ministri degli Affari esteri per avere un accordo politico”, ha aggiunto Borrell. Mission impossible? Tutto dipende, probabilmente, dall’Ungheria. Se cioè Orban accetterà la deroga di due anni oppure la giudicherà insufficiente.

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/politica/embargo-petrolio-russo-nuovo-piano-ue-tra-deroghe-incertezze-cambia-tutto-232650/

L’Europa vuole “cancellare” il Natale, ma poi ci ripensa. Ma la figuraccia resta…

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IL POLITICAMENTE CORRETTO ALL’ENNESIMA POTENZA

Il documento intendeva insegnare ai funzionari Ue la neolingua inclusiva e non discriminatoria. Non senza scivoloni come “non offendere i marziani”.

Ci siamo, il politicamente corretto investe (e obbliga a una revisione sostanziale) anche il Natale. A stilare un dossier finalizzato all’inclusività, schivando le possibili offese alle minoranze, è la Commissione europea. Che poi fa marcia indietro. Ma la figuraccia resta (e con lei le polemiche).

“Guidelines for Inclusive Communication” è un documento che intende insegnare ai funzionari Ue la neolingua inclusiva e non discriminatoria. In queste pagine di suggerimenti si raccomanda, per esempio, di non offendere i non cristiani che non fanno il presepe, gli anziani che non si sentono vecchi, gli europei che vivono ai confini dell’Europa, e via discorrendo. Con un occhio di riguardo anche… per i marziani

No al “Buon Natale”, meglio “Buone feste”

Partendo dall’assunto che non tutti gli europei sono cristiani si chiede di avere rispetto per le minoranze che non riconoscono al Natale alcuna accezione di sacralità. La commissaria maltese per l’Uguaglianza, Helena Dalli, per esempio, sostiene che chi va a sciare, d’ora in poi può augurare “Buone feste” e non “Buon Natale”. Nel rispetto di chi non celebra questa festività.

Com’è uscita la circolare della Commissione di Ursula von der Leyen, che doveva rimanere riservata, Bruxelles ha precisato di volere solo invitare chi lavora nell’Ue a un linguaggio più consapevole. Bisogna evitare di considerare che chiunque sia cristiano, perché serve “essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose”.

“Dobbiamo sempre offrire una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti indipendentemente dal sesso, dalla religione o dall’origine etnica”.

Una deriva demenziale

Intento nobilissimo, peccato che abbia assunto, nella pratica, una deriva quasi demenziale.

Qualche esempio? No a “colonizzare Marte” avverte l’Ue, perché potrebbe essere un’offesa ai potenziali abitanti del pianeta rosso; no “malati di Aids” perché malato è un termine discriminatorio; ma anche non utilizzare nomi “troppo “cristiani –  tipo “Maria e Giuseppe” – per non indicare genericamente delle coppie: potrebbe far sentire escluso chi non li ha. Niente più “signore e signori”, basta un “cari colleghi”. E quando si parla di Europa non fare riferimento solo alle città più note… Si potrà quindi azzardare un “Cork val bene una messa”?

Come dimostrano gli esempi non si tratta di un “accanimento” esclusivamente verso le tradizioni religiose e natalizie – su cui alcune accese polemiche hanno posto l’accento – ma (e qui non si sa se sia più consolante o inquietante) la scure del politicamente corretto si è abbattuta su tutto, marziani compresi.

Il dietrofront

Una volta uscito il documento, è arrivato lesto lesto il dietrofront della stessa proponente:

“La mia iniziativa di elaborare linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nelle loro funzioni, mirava a raggiungere un obiettivo importante per illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei. Tuttavia, la versione delle linee guida pubblicata non serve adeguatamente a questo scopo. Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione. Le linee guida richiedono chiaramente un lavoro maggiore. Pertanto le ritiro e lavorerò ulteriormente su questo documento”.

Insomma, tutto cancellato. O quasi…

https://newsprima.it/attualita/leuropa-vuole-cancellare-il-natale-ma-poi-ci-ripensa-ma-la-figuraccia-resta/

Dalla Polonia una sfida al cuore del potere di Bruxelles

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La corte costituzionale polacca deciderà se alcune disposizioni dei trattati dell’UE sono compatibili con la costituzione polacca e se la corte suprema dell’UE può costringere il paese a sospendere parte delle sue riforme giudiziarie. I funzionari governativi  polacchi insistono sul fatto che i casi, che saranno esaminati martedì e mercoledì, sono necessari perché gli organi dell’UE hanno oltrepassato i loro poteri, violando quindi i diritti definiti dalla costituzione polacca.

“Non si tratta solo della Polonia. Il problema è che alcuni funzionari europei stanno cercando di conferire all’UE maggiori competenze senza modificare i trattati”, ha affermato Sebastian Kaleta, viceministro della giustizia polacco. “Questo è molto pericoloso, perché potrà far implodere l’UE dall’interno”. nello stesso tempo però questa causa rischia di far saltare la costruzione europea ed anche molti dei poteri informali di Bruxelles. Didier Reynders, commissario per la giustizia dell’UE, ha dichiarato al Financial Times che esiste il rischio di una “vera minaccia per l’architettura stessa della nostra unione” a causa di sfide legali simili da parte degli Stati membri, tra cui Francia e Germania. “Se non  fermi queste cause, avrai sempre più possibilità per i diversi Stati membri di contestare il primato del diritto dell’UE e la competenza della Corte di giustizia europea”, ha affermato Reynders.

Il mese scorso, la Commissione europea ha avviato un’azione legale contro la corte costituzionale tedesca a Karlsruhe per una sentenza del 2020 secondo cui la Corte di giustizia europea aveva agito oltre le sue competenze in un caso relativo all’acquisto di obbligazioni della Banca centrale europea. Reynders ha quindi scritto anche al governo polacco chiedendo formalmente di ritirare una delle mozioni davanti alla sua corte costituzionale, affermando che sembrava contestare i principi fondamentali del diritto dell’UE e l’autorità della Corte di giustizia europea. Alla base del contendere vi sono le modifiche costituzionali polacche, compresa la riforma della Suprema Corte, che, secondo Bruxelles, avrebbero toccato dei punti facenti parte dei trattati europei e che poi sono state anche contestate dalla maggioranza di sinistra del Parlamento europeo, con le note accuse di “Violazione dello stato di diritto”.

Funzionari polacchi respingono le critiche dell’UE a Varsavia come un doppio standard. “Questo non è – come stanno cercando di dire alcuni funzionari della Commissione europea – un precedente”, ha affermato Kaleta, aggiungendo che altri tribunali costituzionali “hanno affermato agli organi dell’UE che stanno interferendo negli affari interni senza competenza”.

Tuttavia, Kim Lane Scheppele, professore di diritto a Princeton, ha sostenuto che c’era una differenza fondamentale tra le sfide polacche e quella lanciata in Germania. Il tribunale di Karlsruhe ha contestato il modo in cui la Corte di giustizia europea aveva svolto il proprio lavoro nel valutare la validità dell’acquisto di obbligazioni da parte della BCE; i casi polacchi si chiedevano se il diritto dell’UE si applicasse alla Polonia e fosse superiore al diritto costituzionale nazionale. Un putno essenziale che , se chiarito a favore di Varsavia, permetterebbe a tutte le corti costituzionali nazionali di opporsi alle decisioni europee e della Corte di Giustizia Europea. Purtroppo per noi non cambierebbe molto, perchè i giudici della Corte Costituzionale sono noti per la loro totale flessibilità nei confronti della Commissione.

Fonte: https://scenarieconomici.it/dalla-polonia-una-sfida-al-cuore-del-potere-di-bruxelles/

La Commissione Ue denuncia l’Ungheria per il no ai migranti e la legge anti Soros

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Deferimento dell’Ungheria alla Corte di giustizia per il mancato rispetto delle normative europee su asilo e ricollocamenti. Aperta una procedura d’infrazione per la cosiddetta “legge anti-Soros”

di Raffaello Binelli

Doccia fredda per l’Ungheria, messa sotto accusa dalla Commissione europea pe la sua linea dura contro i migranti e la legge anti Soros.

Un deferimento alla Corte di giustizia è scattato per il mancato rispetto delle normative europee su asilo e ricollocamenti, inoltre è stata aperta una procedura d’infrazione per la norma che contrasta le attività del finanziere-filantropo Soros, leader dell’ong Open Society.

“La Commissione – si legge in una nota – ritiene che la maggior parte dei problemi individuati non sia stata ancora risolta e, pertanto, ha deciso di portare l’Ungheria davanti alla Corte di giustizia, che è l’ultima fase della procedura di infrazione” aperta nel 2015. Continua a leggere

L’euro spopola. Letteralmente (si chiama genocidio)

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L'EURO SPOPOLA. LETTERALMENTE ( Si chiama genocidio)

L’EURO SPOPOLA. LETTERALMENTE ( Si chiama genocidio)

L’euro spopola. I paesi poveri. Una unione monetaria imperfetta che rende fissi i tassi di cambio, rende flessibile la demografia. Un rapporto della Commissione Europea riferisce che la Grecia perderà il 20% della propria popolazione,  per la doppia deriva del calo della natalità e della fortissima emigrazione – a sua volta dovuta alla crisi economica imposta  dalla “cura” punitiva tedesca …

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