Verona dice basta alla propaganda gender

Condividi su:

di Angelica La Rosa

L’UNIVERSITÀ DI VERONA E’ DA ANNI OSTAGGIO DELLA PROPAGANDA GENDER E DOMENICA 26/11 LO SARA’ ANCHE CON IL PATROCINIO DELL’AMMINISTRAZIONE TOMMASI; LA VERONA DELLA FAMIGLIA E DELLA TRADIZIONE LANCIA UN PRESIDIO DI PROTESTA DAVANTI ALLA SALA TOMMASOLI (LARGO ZANDONAI H 17)

Domenica 26 novembre la Sala civica “Tommasoli” ospiterà un convegno sui cosiddetti “diritti trans” organizzata dalle note sigle globaliste veronesi con l’intervento di Alessandro Zan e patrocinato dall’amministrazione Tommasi.

Dall’adesione alla rete RE.A.DY. per intascare altri soldi dalla Regione, insieme al Centro di Ricerca sulle Teorie Sessuali, o meglio Centro di Propaganda Anti Famiglia Naturale “Politesse”, l’Università di Verona ospiterà solo l’ultima, in ordine di tempo, attività conferenziale pro LGBQIA+ con il patrocinio del Comune di Verona.

Ma sono anni che l’Ateneo veronese viene letteralmente usato come luogo di propaganda contro la Famiglia Naturale, come se l’attacco incondizionato alla prima ed unica cellula sociale possibile rappresenti una tranquilla variante sesso-culturale, quando invece è mero mezzo di livellamento e di lavaggio del cervello per studenti, loro famiglie e future generazioni che, in un futuro globalista iper sorvegliato, dovranno vivere ad uso e consumo di quel turbo capitalismo senza differenze, e quindi senza consapevolezza, sociale, etnica, politica e… sessuale.

Riguardo ai promotori e partecipanti all’evento, stendendo un velo pietoso sul Circolo Pink, vogliamo parlare di Alessandro Zan che vorrebbe in galera chi predilige la Famiglia Naturale? E di Jacopo Buffolo, prodotto perfetto del radicalismo chic veronese, comunista e pacifista a seconda dei casi? E del Centro di Ricerca sulle Teorie Sessuali “Politesse” che viene definito “mangia sovvenzioni”, come una qualsiasi cooperativa di accoglienza migranti?

Ma al di là dei singoli, la cosa peggiore è che ormai da anni l’Università di Verona, da luogo di studio, di cultura, di formazione e di consapevolezza sociale critica si è trasformata in una macchina di propaganda gender fluid ad uso e consumo di una minoranza sistematicamente odiatrice dell’Identità, dei valori tradizionali e religiosi e del concetto stesso di Famiglia naturale, discriminandola di fatto “al contrario”.

Per questo è stato organizzato per domenica pomeriggio a partire dalle ore 17 un presidio di protesta davanti alla sala che ospiterà questo convegno, senza simboli di partito e al quale tutti potranno aderire, sia come movimenti, sia come associazioni ma anche come singoli cittadini.

 

Aderiscono: 

− Palmarino Zoccatelli, Comitato Veneto Indipendente;

− Roberto Bussinello, Avvocato;

− Vito Comencini, Ex Deputato;

− Stefano Valdegamberi, Consigliere Regionale Veneto;

− Luca Castellini, Vice Segr. Naz. Forza Nuova;

− Riccardo Zanini, Resp. Naz. Lotta Studentesca;

− Francesca Menin;

− Gloria Callarelli, Fahrenheit2022;

− Maurizio Ruggero, Comitato Pasque

− Prof. Davide Lovat di Vicenza, saggista

− Avv. Andrea Sartori, Portavoce Naz. Circolo Christus Rex – Traditio; 

− Paolo Bellavite, già Professore di Patologia Generale a Verona, ricercatore indipendente da giugno 2021;

− Alberto Zelger, ex-candidato sindaco e membro del Comitato esecutivo del XIII World Congress of Families.

AMIA Verona: Esposto dell’Avv. Luigi Bellazzi al Sindaco Tommasi

Condividi su:

dell’Avv. Luigi Bellazzi – VERONA

Mi è gradito farvi conoscere il mio Esposto indirizzato alle Autorità cittadine sulla pluriennale illegalità operativa di Amia: il linguaggio è tecnico e, dunque, lontano da quello stile che dovrebbe far sollevare l’indignazione e far gridare “Vergogna!!!”.

Vergogna per tutte le Amministrazioni di Destra come di Sinistra che in questi ultimi decenni hanno rubato , rubano e di questo passo, continueranno a rubare, sperperando denaro pubblico per appaltare lavori inutili ad imprese legate alla Sinistra (Lega delle Cooperative), così come alla Destra (Mazzi), imprese che in realtà sono cadaveri viventi.

Ma, fatto ancora più allarmante, per chi oltre ai principi etici guarda alla realtà più concreta, spese, bilanci, insomma ai soldi sperperati.

Non ho dubbi: sono spese  folli che porteranno il bilancio della Città al fallimento. Sto esagerando? Prima di rispondere permettetemi di segnalarvi  queste  cifre a spanne:

 Amia costa 15 milioni di euri per acquisirla dal gruppo AGSM AIM; altri  60 milioni in 5 anni serviranno per ricapitalizzare la Nuova Amia, la Filovia/ Rubovia costa al Comune al momento 46 milioni,(a cui si dovranno aggiungere tutti gli interventi di contorno) senza tener conto delle spese di gestione.

È vergognoso sottolineare che per la “Rubovia” 90  milioni di euri li tira fuori lo Stato( siamo sempre noi, noi italiani, mica i marziani…), ragion per cui questa Amministrazione sperpera complessivamente non meno di 121 milioni ( 15+60+ 46) di Euri.

Quale l’alternativa? È presto detto: Amia potrebbe essere affidata ai privati, per i danni della Filovia/Rubovia dovrebbe essere  chiamati a risarcirli tutti gli amministratori che l’hanno pervicacemente voluta, nonostante l’inutilità e i costi stratosferici.

Ricordiamoci anche che il danno nei confronti di noi cittadini è doppio: infatti sperperare 121 milioni significa che non avremo soldi per gli asili nido, per anziani non autosufficienti , per i disabili. Tutti questo per me è delinquenza politica… nel significato etimologico latino: de liquere, venir gravemente meno ai propri doveri.

Con questo spirito e tutta la mia e la vostra indignazione,vi auguro buona lettura,

________________________________________________________________________________________________________________

 

Al Sindaco del Comune di Verona

Damiano Tommasi

Ai Consiglieri comunali di Verona

Segretario generale del Comune di Verona

dott. Luciano Gobbi

Sindaco di Vicenza

Giacomo Possamai

Segretario generale del Comune di Vicenza

dott.ssa Stefania Di Cindio

Ai Consiglieri comunali di Vicenza

E p.c.                    Presidente del Gruppo Agsm-Aim Spa

Federico Testa

Presidente di Amia Verona Spa

Bruno Tacchella

Procura Regionale Veneta della Corte dei Conti

Presidente dell’ANAC

Egregio Sindaco,

nei giorni scorsi la stampa locale ha dato notizia di un «rallentamento» nel processo che dovrebbe portare alla creazione della «nuova» Amia «in house» del Comune di Verona, finalizzata a legittimare la gestione in via diretta e senza gara del servizio rifiuti e della manutenzione del verde pubblico.

La stampa ha riferito che la nuova Amia (AmiaVr, di proprietà del Comune di Verona) dovrebbe acquistare tutte le quote societarie di Amia Verona Spa al costo di 15 milioni di euro, ma l’operazione è stata rinviata sine die perché i consiglieri di minoranza vicentini di Agsm-Aim Spa (di centrodestra, a differenza del sindaco, che è di centrosinistra) avrebbero messo in dubbio la valutazione societaria chiedendo nuove, ulteriori garanzie.

Con il presente esposto intendo documentare che un siffatto rinvio non è frutto di un banale disguido o ritardo procedurale, ma si configura quale condotta omissiva illegittima foriera di un danno erariale certo, attuale, concreto e determinabile a carico del Comune di Verona.

A fondamento di tale assunto espongo le seguenti considerazioni, dalle quali emerge che il Comune ha abusato dello strumento societario utilizzando Amia Verona Spa in aperto contrasto non solo con la vigente normativa in materia, ma anche con i più elementari principi di buon governo e di sana gestione della cosa pubblica.

Con un processo di fusione per incorporazione attuato nell’anno 2012 il Comune ha conferito Amia Verona Spa in Agsm Verona Spa, e per effetto di tale operazione è venuto meno il rapporto di delegazione interorganica tra Amia e la Pa, il quale costituisce il presupposto di legittimità per la gestione dei servizi pubblici locali in via diretta e senza gara.

Nonostante la perdita della qualifica di società pubblica articolazione organizzativa della Pa, Amia Verona Spa dal 2012 fino ad oggi è rimasta (incredibilmente) concessionaria diretta del servizio rifiuti e della manutenzione del verde pubblico nel territorio comunale, in aperto contrasto con la normativa in materia (art. 16 del Tusp, art. 5 del dlgs 50/2016, ecc.).

Soggiungo, al riguardo, che l’affidamento diretto di servizi pubblici senza gara, oltre a risultare lesivo dei principi nazionali e comunitari in tema di mercato e di libera concorrenza, è foriero di un danno erariale pari alla differenza tra il maggior costo sostenuto dal Comune per oltre 10 anni (dal 2012, appunto), rispetto al costo che l’Ente locale avrebbe sostenuto dando corso una gara pubblica per l’affidamento dei servizi in ottemperanza alle vigenti disposizioni di legge in materia.

D’altra parte, è fuori discussione che Amia Verona Spa – da sempre società in mano pubblica – sia un’azienda fuori mercato, operante secondo condizioni economiche tutt’altro che competitive e concorrenziali.

La stessa Corte dei Conti nelle relazioni annuali in materia ha ripetutamente contestato con durezza le pessime prestazioni economiche delle società pubbliche, definendole, di fatto, le peggiori imprese del tessuto produttivo italiano.

In poche parole, le società pubbliche al 100 per cento, per quanto beneficiarie di affidamenti in regime di monopolio sono quelle meno efficienti, con maggiori perdite, più sbilanciate verso il debito e meno in grado di usare le tecnologie laddove queste possano supplire all’impiego di risorse umane.

È il caso di ricordare che la giurisprudenza contabile ha più volte chiarito che la nozione “danno da concorrenza” ricomprende tanto il nocumento subito dall’amministrazione per non aver conseguito il risparmio di spesa che sarebbe stato possibile ottenere mediante il confronto in gara tra più offerte (“danno alla concorrenza in senso stretto”: cfr. ex multis Sez. II Centr. App. 20 aprile 2011 n. 198), quanto quello corrispondente all’esborso dell’intero corrispettivo pagato all’impresa, al netto dell’utiliter datum, in esecuzione di un contratto nullo per violazione delle norme imperative (“danno alla concorrenza in senso ampio” o “atecnico”).

La circostanza che la Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale e di controllo del Veneto, e l’Anac – benché a suo tempo informate dallo scrivente della gestione illegittima dei servizi locali da parte del Comune di Verona – non siano finora intervenute presso l’Ente locale per porre un argine agli sprechi pubblici e ripristinare la legalità violata, non può certo costituire un “lasciapassare” al Comune di Verona per violare la legge con impunità.

Eppure a fronte della situazione deteriorata sopra descritta il Comune ha ulteriormente peggiorato lo stato delle cose grazie alla fusione per incorporazione di AIM Vicenza Spa in AGSM Verona Spa, con la costituzione dal 1° gennaio 2021 del gruppo AGSM – AIM Spa a capitale interamente pubblico, partecipato dal Comune di Verona con la quota del 61,2 % e dal Comune di Vicenza con la quota del 38,8%.

Va considerato, sul punto, che negli anni 2017 e 2018 AIM Vicenza Spa ha dato corso all’emissione di un prestito obbligazionario mediante quotazione presso il mercato regolamentato della Borsa di Dublino, con la conseguenza che – in base alla disposizione transitoria ex art. 26, comma 5, del dlgs n. 175/2016 – AIM Spa ha potuto acquisire lo status di “società quotata”, trasmettendo (chissà come) questo status all’intero gruppo intersocietario neocostituito.

In seguito alla fusione, la pagina relativa all’”Amministrazione trasparente” del nuovo gruppo AGSM-AIM Spa ha subito un totale cambiamento rispetto al corrispondente regime in vigore per società a controllo pubblico non quotate.

Oggi il sito del gruppo reca il seguente messaggio:

“A seguito dell’operazione di fusione per incorporazione, dal 1° gennaio 2021 la Capogruppo AGSM AIM S.p.A. ha conseguito lo status di “società quotata” ed è, pertanto, sottoposta alla normativa di disclosure applicabile alle società emittenti strumenti finanziari”.

Dopo il messaggio, le informazioni relative alla gestione sociale sono divenute parziali, lacunose o addirittura inesistenti, lasciando intendere che una società “quotata” non sarebbe tenuta all’osservanza degli obblighi di trasparenza, ma deve solo preoccuparsi di evitare la divulgazione di dati potenzialmente dannosa, per l’influenza sull’andamento del titolo e gli effetti nocivi sulla quotazione e/o sul rating della società.

Per effetto della suddetta fusione AMIA Verona Spa – già teatro di infiltrazioni mafiose e losche manovre tuttora al vaglio della magistratura penale* – da un lato è stata sottratta al regime di trasparenza in vigore per le società in controllo pubblico, ma dall’altro non ha cessato di operare come società pubblica (grazie alla collusione dell’Ente affidante) continuando a gestire senza gara servizi pubblici di utilità generale sul territorio, come se fosse ancor oggi un’articolazione organizzativa della Pa.

Da ultimo, con un ritardo marchiano e paradossale il Comune di Verona ha tentato di sanare una situazione radicalmente illegittima con l’adozione della delibera consiliare n. 20 del 13 aprile 2022, con oggetto “Partecipate – provvedimenti in merito alla costituzione di una new.co per la gestione in house del servizio di igiene urbana e del servizio di manutenzione delle aree verdi”.

Il progetto di ristrutturazione societaria contenuto nella delibera puntava a ricondurre l’esercizio dei servizi pubblici di cui sopra alla gestione in via diretta e senza gara, attraverso un percorso a ostacoli estremamente complicato e macchinoso.

In sintesi, la delibera comunale di cui sopra prevede quanto segue.

  1. È decisa la costituzione immediata, da parte del Comune di Verona, di una New.Co (poi denominata AmiaVr) dotata di un capitale sociale di 1 milione di euro;
  2. tale società provvederà all’acquisizione del 100% della partecipazione in AMIA Verona S.p.A., dopo che questa sarà stata depurata dalle attività e dalle partecipazioni non necessarie allo svolgimento del servizio igiene ambientale e manutenzione del verde nel Comune di Verona;
  3. la “depurazione” di AMIA Verona Spa avrà luogo mediante scissione parziale e trasferimento del ramo d’azienda residuale ad altra società, costituita da AGSM AIM S.p.A. e mantenuta sotto il suo controllo.

Si tenga presente che:

–         La società scissa AMIA Verona S.p.A. non si estinguerà, ma proseguirà i propri servizi senza la parte di attività/passività trasferite alla società beneficiaria;

–         Una volta acquisito il 100% di AMIA Verona S.p.A. da parte della New.Co comunale (= AmiaVr), si procederà a una fusione inversa, attraverso cui la NewCo stessa confluirà in AMIA, la quale a sua volta dovrà adeguare lo Statuto per avere le caratteristiche di società in house providing;

–         AMIA proseguirà la propria attività senza soluzione di continuità, e conseguentemente, senza la necessità di espletare procedure di carattere burocratico, consentendo altresì di evitare i relativi costi di trasferimento delle autorizzazioni e dei cespiti, stimati in quasi 1,5 milioni di euro;

–         alla Società così ridefinita potranno essere affidati direttamente, con successivi provvedimenti motivati:

  1. a)da parte dell’Autorità di Bacino Verona Città i servizi di igiene ambientale;
  2. b)da parte del Comune di Verona la manutenzione del verde (fatto salvo il trascinamento di alcuni affidamenti in corso a favore di terzi, comunque nei limiti della quota inferiore al 20% consentita dalla normativa in materia di “in house providing”).

L’operazione consente di mantenere inalterata la quota di partecipazione del Comune di Verona in AGSM AIM S.p.A.

Al di là della complessità (ripeto: artificiosa e non giustificata) dell’operazione programmata, il vero nodo della questione sta nella mancanza di sostenibilità finanziaria per dare corso all’intervento deliberato.

È evidente che la neo-costituita New.Co comunale, con un capitale sociale di un milione di euro e senza la dotazione di ulteriori risorse (né di attività sociali remunerative) non potrà mai realizzare un investimento avente per oggetto l’acquisto di Amia Verona Spa.

E questo non solo per il fatto che, dopo la scissione, il patrimonio di Amia potrebbe assestarsi intorno a un valore di 15 milioni di euro, ma anche perché a tale valore aziendale dovrà aggiungersi un piano di investimenti che, secondo lo studio allegato alla delibera consiliare n. 20/2022, dovrebbe ammontare a circa 60 milioni di Euro nell’arco del periodo 2022-2036, ma soprattutto nei primi 4 esercizi (quasi 22 milioni di euro).

Si tratta di impegni finanziari impraticabili per una scatola vuota, qual è la neo-costituita New.Co comunale, inopinatamente designata quale soggetto acquirente.

A fronte di un siffatto disegno, perfino il prof. Stefano Pozzoli – il cui parere professionale è stato addotto a fondamento e giustificazione dell’intervento programmato – non ha potuto sottrarsi dall’osservare quanto segue:

“Risulta evidente, alla luce di quanto detto in merito agli investimenti, che i maggiori rischi per la NewCo nascono proprio sotto il profilo finanziario (…). Occorre rilevare che il livello molto modesto di capitalizzazione della NewCo, abbinato all’elevato fabbisogno finanziario determinato da necessità correnti e di investimento, rendono gli equilibri particolarmente delicati. È auspicabile, pertanto, che si proceda presto a una ricapitalizzazione della NewCo, e questo sia per evitare che il rischio di perdita, sempre possibile e comunque elevato nei primi esercizi di vita, sia quello di tensione finanziaria, creino difficoltà gestionali alla Società e comportino un rallentamento nel processo di investimento”.

Queste pesanti criticità (desunte dal provvedimento stesso che ha approvato il disegno di riorganizzazione societaria!) si commentano da sole, e spiegano perché la delibera consiliare n. 20/2022 non sia stata ancora eseguita con l’acquisto di Amia Verona Spa da parte della New.Co e con il risultato di ripristinare la gestione senza gara dei servizi pubblici locali interessati.

È singolare che il Documento unico di programmazione (DUP) per gli anni 2024-2027 approvato dal Comune di Verona con la delibera di Giunta n. 766 del 4 agosto 2023, nella Sezione strategica con orizzonte temporale di riferimento pari a quello del mandato amministrativo, veda ancora Amia Verona Spa (e non AmiaVr) titolare del servizio rifiuti e di manutenzione del verde pubblico sul territorio, e si limiti ad annotare meccanicamente  che “AmiaVr S.p.A. è stata costituita in data 01/12/2022, con atto del Notaio Casalini (ns. P.G. n. 438251 del 01/12/2022). Una volta acquisito il 100% di AMIA Verona S.p.A. da parte della NewCo comunale, si procederà ad una fusione inversa, attraverso cui la stessa NewCo confluirà in AMIA, la quale a sua volta dovrà adeguare lo Statuto per avere le caratteristiche di società in house providing”.

Una pura annotazione di stile che non indica date certe, ma che rimanda ancora una volta a un futuro imprecisato il cambiamento della gestione che dovrebbe mettere in regola il Comune davanti alla legge.

Resta il fatto che nel frattempo:

  1. a)in ottemperanza alle indicazioni del piano industriale approvato con la suddetta delibera consiliare n. 20/2022, la tassa sui rifiuti 2023 ha subito un aumento complessivo del 4,68% su tutte le utenze; quelle domestiche costeranno il 3,65% in più rispetto al 2022, quelle non domestiche il 5,67% in più. L’aumento delle tariffe vale circa 1.600.000 euro, su un totale di 52.600.000 euro del costo del servizio;
  2. b)in esecuzione della delibera consiliare di cui sopra la New.Co è stata prontamente costituita, con dovizia di costi e risorse pubbliche (per consulenze, costi di funzionamento della società, perizie di stima, ecc.), senza che il disegno ideato dal Comune di Verona sia stato portato a compimento, dopo ormai più un anno e mezzo dalla sua approvazione.

Oltretutto, la neo-costituita Società comunale rientra tra quelle “società che risultano prive di dipendenti o hanno un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti” (art. 20, comma 2, lett. b) del Tusp) e tra quelle “che, nel triennio precedente, abbiano conseguito un fatturato medio non superiore a un milione di euro” (art. 20, comma 2, lett. d) del Tusp).

Di conseguenza, ove l’acquisto di Amia Verona Spa non dovesse aver luogo da parte della Newco entro l’anno corrente, in sede di piano di razionalizzazione da approvarsi a cura del Consiglio comunale entro il 31 dicembre 2023, la nuova società dovrebbe essere posta in liquidazione dall’ente socio, stante l’assenza dei requisiti di legittimità previsti dal Tusp per essere mantenuta tra le partecipazioni comunali.

Resta il fatto, come si è già detto e ripetuto mille volte, che Amia ha operato e sta operando da oltre un decennio contra legem, non avendo alcun titolo giuridico per beneficiare di affidamenti diretti da parte del Comune di Verona.

Al quadro di criticità sopra descritto debbono essere aggiunte ulteriori dolorose note.

Se è vero che oggigiorno i nodi vengono al pettine perché con la delibera consiliare dell’aprile 2022 il Comune di Verona ha escogitato il disegno della New.co al solo fine di retrocedere Amia Verona Spa al patrimonio comunale cercando di evitare (maldestramente) lo stanziamento delle risorse pubbliche occorrenti per dare corso all’operazione, è altrettanto vero che nel settembre 2023 – a distanza di poco più di un anno dal provvedimento di cui sopra – la situazione economica del Comune è precipitata nel baratro, rendendo ormai impossibile e inimmaginabile un intervento di soccorso finanziario a favore di AmiaVr per l’acquisto di Amia Verona Spa.

Questo perché con la sopraggiunta delibera consiliare n. 35 del 22 giugno 2023 il Comune ha approvato l’accordo di contribuzione tra l’Ente locale, Amt3 Spa e la Bei, nonché il nuovo piano economico finanziario per la realizzazione dell’infrastruttura.

In base al nuovo accordo, il Comune si è impegnato al versamento di un contributo a favore di Amt3 Spa pari a 46,653 milioni di euro articolato su un arco temporale di 20 anni, andando a gravare sulla spesa corrente.

Come ha scritto il responsabile finanziario nel parere allegato alla delibera di cui sopra, “gli importanti impegni assunti con la presente proposta di deliberazione renderanno oltremodo necessario mantenere sotto controllo negli anni futuri la spesa del Comune senza alcun incremento di servizi e semmai con una razionalizzazione degli stessi, in ragione anche delle attuali spinte inflazionistiche, oltre ad attuare politiche di ottimizzazione delle entrate”.

Tutto ciò significa, in parole povere, che le avventure di grandezza lanciate dal Comune andranno a falcidiare le risorse (già scarse e ridotte) destinate all’assistenza sociale, all’istruzione scolastica, alle mense, asili nido e a sostegno alle categorie più fragili della popolazione, tra cui in primis gli anziani, le famiglie numerose e/o indigenti, i disabili e i cittadini meno fortunati.

In questa strettoia in cui si è addentrata l’Amministrazione comunale, resta pur vero che la strategia avviata per la ristrutturazione dei servizi pubblici locali deve essere comunque portata a compimento, per evitare il danno erariale conseguente all’impiego di risorse che non siano state messe a frutto.

TUTTO CIÒ PREMESSO

LO SCRIVENTE DIFFIDA IL COMUNE DI VERONA

 

1)    A ULTIMARE ENTRO IL 31.12.2023 L’ESECUZIONE DELLA DELIBERA CONSILIARE N. 20/2022 CON L’ACQUISTO DI AMIA VERONA SPA DA PARTE DI AMIAVR (NEW.CO) E LA MESSA IN ESERCIZIO DI QUEST’ULTIMA SOCIETÀ NEI TERMINI PREVISTI CON LA DELIBERA STESSA;

2)    IN CASO CONTRARIO, A PORRE IN LIQUIDAZIONE AMIAVR (NEW.CO) CON IL PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE DA APPROVARSI ENTRO IL 31.12.2023;

3)    DI RISERVARSI L’ADOZIONE DEI RIMEDI DI LEGGE IN CASO DI ULTERIORE INERZIA DA PARTE DEL COMUNE DI VERONA;

4)    DI INVITARE SIN D’ORA LA CORTE DEI CONTI E L’ANAC AD ATTIVARE LE INDAGINI DEL CASO E MONITORARE L’OPERATO DELL’ENTE LOCALE, NELL’ESERCIZIO DELLE LORO RISPETTIVE COMPETENZE.

 

Resto in attesa di cortese sollecito riscontro in ordine a quanto sopra esposto, chiedendo fin d’ora al Comune di Verona di poter essere costantemente e periodicamente aggiornato al riguardo.

Distinti saluti.

luigi bellazzi( bellazzi.luigi@bellazzi.it)

_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

* È il caso di ricordare che recentemente la Corte d’Appello di Venezia ha confermato l’impianto accusatorio delineato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Venezia in ordine alla c.d. operazione “Isola scaligera” e ha condannato l’ex Presidente di Amia Verona Spa per corruzione a una pena di 2 anni e 8 mesi.

Secondo i giudici, si tratta di un segnale che varie organizzazioni di stampo mafioso collegate all’ndrangheta calabrese si sono infiltrate nel circuito dell’economia e delle istituzioni locali, alimentando il malaffare con i reati di estorsione, truffa, riciclaggio, corruzione, turbativa d’asta, fatture false e traffico di droga.

Come ha anche riferito la Direzione investigativa antimafia nella relazione presentata al Parlamento in tema di fenomeni mafiosi del primo semestre 2022, la criminalità organizzata sembra aver messo radici anche nella provincia di Verona e nel Veneto, dove “la presenza delle organizzazioni criminali di tipo mafioso è stata evidenziata da numerose investigazioni, che hanno dimostrato come nel corso degli anni il territorio sia stato infiltrato da esponenti di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra”.

 

VERONA: il Comune non promuova l’ideologia gender in Città

Condividi su:

Aiutiamo ProVita a difenderci dall’ideologia gender!

PETIZIONE

di ProVita & Famiglia

Il 6 ottobre 2022 il Comune di Verona ha deliberato l’adesione alla cosiddetta “Rete Ready”.

Chi aderisce a questa Rete si impegna a realizzare attività rivolte alla promozione dell’Agenda LGBTQI+ in tutti i contesti civici.

Il Manifesto di Intenti della Rete impegna il Comune a realizzare iniziative come:

  • Azioni informative e formative in campo educativo e scolastico
  • Riconoscimento delle scelte individuali e affettive delle persone Lgbt nei diversi ambiti della vita familiare
  • Azioni di informazione e sensibilizzazione pubblica rivolta a tutta la popolazione
  • Valorizzare l’attività delle associazioni Lgbt, con cui sviluppare percorsi formativi e iniziative comuni

Si tratta di interventi ideologici – finanziati coi soldi dei cittadini – per diffondere in ogni contesto amministrativo l’ideologia gender.

A partire dalla scuola e dai servizi sociali, per arrivare al riconoscimento anagrafico di “due padri” o “due madri” aprendo la porta all’utero in affitto.

Firma per protestare col Sindaco Damiano Tommasi per questa pericolosa scelta ideologica a spese e sulla pelle dei cittadini! 

ENTRA QUI E FIRMA:

https://www.provitaefamiglia.it/petizione/verona-il-comune-non-promuova-lideologia-gender-in-citta-firma-ora

Verona: esposto al Sindaco Tommasi dell’Avv. Luigi Bellazzi sul filobus

Condividi su:

dell’Avv. Luigi Bellazzi

Al signor Sindaco

Damiano Tommasi

Ai signori Consiglieri Comunali

COMUNE DI VERONA

OGGETTO: REALIZZAZIONE DEL FILOBUS PER LA CITTÀ DI VERONA – SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 28.7.2022.

Egregio signor Sindaco,

in vista della trattazione dell’argomento in oggetto da parte del Consiglio comunale nell’imminente seduta del 28 luglio p.v., ritengo indispensabile e doveroso che la S.V. e i membri del neo-eletto organo collegiale siano posti a conoscenza del presente esposto, già inviato al Comune di Verona il 28 marzo 2022 e rimasto senza risposta.

La prego, pertanto, signor Sindaco, di prendere buona nota di quanto segue, nonché di far pervenire la presente denuncia-esposto – per il tramite degli Uffici della Sua Segreteria – a ogni consigliere comunale in vista della seduta di cui sopra.

***

Debbo segnalare, in primo luogo, l’assenza di un piano economico-finanziario (PEF) regolarmente approvato e idoneo a supportare la realizzazione del filobus, secondo quanto ho potuto desumere dalla mozione consiliare n. 1551 del 9 luglio 2020, allegata in copia alla presente, recante una dettagliata cronistoria del procedimento.

Tale circostanza è di una gravità assoluta e inaudita.

Premetto che il piano economico-finanziario afferente a un’opera pubblica è uno strumento obbligatorio ex lege e imprescindibile, che deve, tra l’altro, fornire indicazioni sull’investimento complessivo ivi compresi gli oneri finanziari, i costi di manutenzione delle infrastrutture e degli impianti, i costi di gestione, i proventi dell’esercizio calcolati sulla base delle tariffe definite per conseguire l’equilibrio del piano economico-finanziario medesimo, nonché gli investimenti privati e i finanziamenti pubblici derivanti da leggi statali e regionali e da impegni di bilancio comunale.

Dalla rassegna di provvedimenti indicati nella mozione di cui sopra si deduce che il solo e unico piano economico dell’opera finora adottato dal Consiglio comunale è quello (obsoleto e superato) di cui alla delibera n. 22 del 25 marzo 2010, la quale, allo stesso tempo:

–       prendeva atto del provvedimento del CIPE n. 28/2009;

–       approvava lo schema di convenzione tra Comune di Verona e AMT Spa (poi stipulata il 15 aprile 2010) con cui AMT si impegnava a realizzare l’investimento per conto del Comune;

–       recepiva il progetto preliminare del sistema di trasporto pubblico per un importo di 143,053 milioni di euro al netto dell’IVA, al quale veniva assegnato un contributo statale di 85,832 milioni di euro, pari al 60 per cento del costo dell’opera.

Dal testo della mozione si desume che, nel corso degli anni successivi, è cambiato sia il costo complessivo del progetto, sia l’importo del finanziamento statale (più volte rideterminato dal Ministero dei Trasporti).

Nel corso del tempo è inoltre mutata la mobilità urbana sul territorio, con un forte incremento del parco macchine in circolazione e una viabilità connotata da una progressiva estensione delle zone a traffico limitato, con forti influenze e ricadute sul sistema del trasporto pubblico locale.

In poche parole, dall’anno 2010 a oggi tutto è cambiato sul territorio urbano, per cui nel PEF a suo tempo approvato dal Consiglio sono superate le analisi dei flussi di traffico, e risultano obsoleti i dati relativi all’utilizzo dei mezzi pubblici che dovrebbero garantire i proventi tariffari al gestore del trasporto pubblico.

Per fare un esempio, il piano economico finanziario di cui alla delibera consiliare n. 22/2010 non poteva tenere conto della sopravvenuta integrazione delle reti di trasporto urbano ed extra-urbano a seguito della costituzione di ATV Srl, Società indirettamente partecipata dal Comune e dalla Provincia, nonché sorta per effetto dei conferimenti di ramo d’azienda da parte di AMT Spa e APTV Spa, divenute socie di ATV Srl al 50%.

È evidente che l’integrazione delle reti a livello urbano ed extra-urbano ha rivoluzionato le interferenze e i nodi di interscambio tra i sistemi di trasporto su gomma e su binari, con la conseguente necessità di una riprogrammazione complessiva del servizio assunto a base del PEF originario.

Per mettere in luce l’assoluta inidoneità del piano in questione a garantire la copertura economica dell’investimento, si può aggiungere – ad abundantiam – la sopravvenuta carenza della principale fonte di finanziamento che avrebbe dovuto assicurare l’equilibrio economico dell’intervento per la realizzazione del nuovo sistema.

Già si è detto che il filobus dovrebbe costare circa 143 milioni di euro, mentre il contributo statale di 85,8 milioni potrà essere erogato dal Ministero dei trasporti a condizione che il Comune e/o le proprie aziende siano in grado di finanziare la parte residua dell’investimento, pari a circa 57 milioni di euro.

Secondo quanto riferisce la suddetta mozione n. 1551/2020, in data 14 maggio 2010 ATV Srl ha stipulato con AMT Spa un contratto “per dare garanzia e certezza alla relativa fonte di finanziamento”, consistente nell’impegno di versare ogni anno ad AMT – quale canone per la gestione del nuovo sistema filoviario (purché affidabile in via diretta ad ATV) – una somma fino a 2,75 milioni di euro per 20 anni (totale 55 milioni), per il rimborso dei mutui accesi da AMT e finalizzati alla realizzazione dell’opera.

La “certezza della fonte di finanziamento” derivante dal contratto di cui sopra è tuttavia caduta nel vuoto, dopo che la Provincia di Verona – da sempre contraria a un proprio coinvolgimento nella realizzazione dell’opera – nel 2017 ha alienato la propria quota di ATV (per l’intero 50%) ai soci milanesi di Ferrovie Nord per un corrispettivo pari a 21 milioni di euro.

La privatizzazione si ATV Srl ha scardinato l’impianto logico-organizzativo approvato con la delibera consiliare n. 22/2010 sopra citata, per le seguenti ragioni:

  1. a)la fuoriuscita della Provincia dalla compagine societaria di ATV ha dato luogo al sostanziale disconoscimento del contratto del 14 maggio 2010 (e del relativo debito), confermando la volontà della Provincia di rifiutare qualsiasi forma di cooperazione con il Comune per la realizzazione del nuovo sistema di trasporto rapido di massa;
  2. b)il passaggio di ATV Srl dallo status di società a totale partecipazione pubblica a quello di società mista pubblico/privata ha reso impraticabile la possibilità di un affidamento diretto in house della gestione del filobus, minando così il presupposto alla base dell’impegno contrattuale a carico di ATV nei confronti di AMT Spa.

A quanto pare, neppure dopo questo evento macroscopico il Comune di Verona ha provveduto a riscrivere il piano economico-finanziario del 2010 a sostegno del filobus, ma ha preferito ignorare il problema e proseguire con l’avanzamento dell’opera, in coerenza con le obbligazioni del contratto d’appalto sottoscritto nel 2012 tra ATI e AMT Spa.

Si tenga presente, per inciso, che nel 2016 sono state effettuate le consegne dei lavori di 2 stralci dell’opera, mentre sotto il profilo tecnico è stato deciso il cambiamento del mezzo filoviario in versione elettrificata – in difformità dalle specifiche tecniche previste nella delibera consiliare n. 22/2010 (!) – come se tutto fosse in regola con la programmazione dell’intervento.

A fronte di un PEF superato e inidoneo alla copertura dell’investimento, il buonsenso imponeva alla stazione appaltante di revocare la gara, anziché addivenire alla formalizzazione di obblighi contrattuali verso i terzi.

La Corte dei conti è sempre stata molto chiara sul punto, avendo più volte ribadito che “la mancanza della copertura finanziaria rende doveroso il ritiro degli atti di indizione della gara, che rappresenta l’unico strumento utilizzabile dall’amministrazione per evitare l’affidamento di un appalto e la successiva stipulazione del contratto in assenza della necessaria copertura finanziaria” (ex plurimis: TAR Sicilia, sez. I, 4 febbraio 2011 n. 210).

Come è potuto accadere che il Comune – all’unisono con la propria Società in house – abbia ignorato e violato questo principio fondamentale, rigorosamente codificato dall’art. 191 del Tuel?

Per trovare una risposta è utile dare uno sguardo alle notizie della stampa locale, all’epoca dell’aggiudicazione della gara e del contratto di appalto relativi all’opera pubblica in questione.

Sull’Arena del 23 novembre 2011 appariva il seguente articolo, a firma di Enrico Giardini.

Procede l’iter del filobus, anche in assenza del piano economico-finanziario (Pef) e anche se il Cipe non ha ancora assegnato il contributo statale di 86 milioni a copertura del 60 per cento della spesa. L’Amt ha formalizzato ieri l’aggiudicazione definitiva della gara al Consorzio cooperative costruzioni di Bologna, la cordata che ha ottenuto il punteggio migliore e provvisoriamente si era aggiudicata la gara. L’Amt, con il Comune, ha compiuto il passo dopo mesi di stallo seguiti all’assegnazione provvisoria, avendo in mano un parere legale in base al quale l’iter può continuare, pur in assenza del Pef e del contributo, dopo che l’impresa aggiudicatrice si è impegnata a non chiedere i danni al Comune nel caso il contratto definitivo non venga sottoscritto (…).

 Da oggi, dunque, scattano 35 giorni di tempo entro i quali la Rizzani De Eccher, giunta seconda, potrà eventualmente eccepire se la commissione di gara ha valutato in maniera corretta i progetti. Qualora non ci sia alcun ricorso, dopo i 35 giorni, spiega l’ing. Carlo Alberto Voi, Amt potrà avviare le procedure per ottenere l’autorizzazione dal ministero dei trasporti e quella ambientale dalla Provincia. Ciò richiederà 60 giorni. Nel frattempo, il Cipe dovrebbe dare i soldi statali e inoltre dovrebbe essere redatto il nuovo e aggiornato piano economico-finanziario. Soltanto dopo, in presenza di tutte queste condizioni, si potrà stipulare il contratto definitivo con la cordata di imprese che dovrà costruire il filobus, che poi sarà gestito dall’Atv”.

Si può notare che, al tempo dell’aggiudicazione della gara, vi era piena consapevolezza dell’amministrazione che:

–          l’aggiudicazione definitiva avveniva “in assenza di PEF e di contributo”;

–         l’aggiudicazione definitiva (di regola preclusa senza copertura economica) era ritenuta possibile, in via eccezionale, ad avviso di un parere legale commissionato dal Comune, secondo cui l’impresa aggiudicatrice non avrebbe potuto chiedere i danni se il contratto di appalto non fosse stato successivamente stipulato;

–         il contratto di appalto – in ogni caso – avrebbe potuto essere sottoscritto soltanto dopo che fosse stato aggiornato e approvato in sede consiliare un nuovo PEF, rispetto a quello del 2010. Con il perfezionamento del contratto, infatti, il committente assume formalmente obblighi di spesa nei confronti dell’appaltatore, che esigono l’indispensabile copertura economica.

Il giornalista dell’Arena proseguiva scrivendo che “dall’inizio dei lavori, che potrebbe essere in primavera [del 2012], si prevedono 1.000 giorni, circa tre anni, per vederli terminati. Il Pef va rivisto perché si prevede un risparmio di chilometri per gli autobus extraurbani quando ci sarà il filobus visto che non dovranno più percorrere anche certi tratti in città. Comune e Provincia dovranno quindi accordarsi, sulle linee, ma intanto l’iter della filovia si può procedere. «Questa firma», dice Zanella, «dimostra la volontà di Amt di agire con la massima trasparenza, anche per tutelarsi. Il parere legale ottenuto dal Comune ci conforta però sul fatto che è possibile stipulare il contratto anche senza la copertura finanziaria».

Qui il presidente Zanella, forse non molto esperto in diritto amministrativo (sic!), faceva confusione e scambiava l’aggiudicazione definitiva con il contratto di appalto: secondo il parere legale del Comune era l’aggiudicazione, e non il contratto, che poteva aver luogo in assenza di copertura finanziaria.

Per quanto grossolana possa apparire una simile svista, essa è stata anticipatrice di una successiva condotta di mala gestio da parte della stazione appaltante, gravida di conseguenze disastrose e irreparabili per la città di Verona.

Infatti, a distanza di meno di un anno dall’aggiudicazione definitiva, il 5 settembre 2012 tra AMT Spa e l’ATI veniva firmato il contratto di appalto per la realizzazione del filobus, senza la previa approvazione del nuovo PEF dell’opera e, quindi, non solo in aperto contrasto con la legge, ma perfino con le stesse indicazioni che il Comune aveva acquisito con il suddetto parere legale.

Il 5 settembre 2012 segna quindi la data della svolta epocale e del “non ritorno”, con l’assunzione di un onere economico di 143 milioni di euro a carico della PA, in assenza di una qualsiasi copertura di spesa.

***

Chiarita la dinamica dei fatti, resta da verificare quali conseguenze preveda l’ordinamento amministrativo nel caso di assunzione di spesa in assenza di idonea copertura economico-finanziaria.

Si osserva preliminarmente che l’art. 191, comma 4, del Tuel dispone che “nel caso in cui vi è stata l’acquisizione di beni e servizi in violazione dell’obbligo [di copertura di spesa], il rapporto obbligatorio intercorre, ai fini della controprestazione (…) tra il privato fornitore e l’amministratore, funzionario o dipendente che hanno consentito la fornitura”.

È un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità quello per cui “l’atto con cui l’ente locale assume un obbligo contrattuale è valido a condizione che sia emesso un impegno di spesa destinato ad incidere, vincolandolo, su un determinato capitolo di bilancio, con attestazione della sussistenza della relativa copertura finanziaria come previsto dall’art. 191 D.Lgs. n. 267 del 2000, diversamente discendendone la nullità tanto della deliberazione che lo autorizza quanto del susseguente contratto stipulato in attuazione di essa, ferma l’obbligazione a carico dell’amministratore, funzionario o dipendente del medesimo ente che sia responsabile della violazione (cfr. per tutte Cassazione, sentenza n. 33768 del 19 dicembre 2019).

Il punto chiave della questione, che merita un cenno di approfondimento, è la nullità della delibera dell’ente e del conseguente contratto con i terzi, in carenza di una previa copertura economico-finanziaria.

A questo riguardo, la normativa di settore e l’ampia giurisprudenza in materia non lasciano adito a dubbi.

A titolo esemplificativo,  con la delibera n. 677 del 17 luglio 2019 l’ANAC precisa che il principio di buon andamento ex art. 97 della Costituzione, unitamente alle previsioni di cui all’art. 81 della stessa, impone che i provvedimenti comportanti una spesa siano adottati soltanto in presenza di idonea copertura finanziaria, di modo che “la stazione appaltante ha l’onere di verificare ex ante la sostenibilità finanziaria degli interventi che intende realizzare, anche in considerazione dei limiti posti dal ‘Patto di stabilità’. Inoltre, è nullo il contratto stipulato dalla Pubblica Amministrazione in mancanza di copertura finanziaria ovvero che rinvia a bilanci futuri per l’assunzione delle successive coperture finanziarie. 

In altre parole, gli atti di acquisizione di beni e servizi assunti in violazione delle regole contabili risultano solo apparentemente riconducibili all’ente locale, realizzandosi una vera e propria scissione del rapporto di immedesimazione organica tra agente e pubblica amministrazione, e tale frattura del nesso organico con l’apparato pubblico rende l’ente locale estraneo agli impegni di spesa irregolarmente assunti, in virtù di “una sorta di novazione soggettiva di fonte normativa” (Corte cost., sent. 30 luglio 1997, n. 295).

Ne deriva che il contratto, seppure formalmente stipulato tra l’ente pubblico, in persona di un proprio funzionario e/o amministratore, e un contraente privato, laddove rilevi la violazione delle regole contabili in tema di assunzione degli impegni spesa, viene convertito ex lege in un rapporto intercorrente con il suddetto funzionario e/o amministratore.

Per quanto riguarda la ratio legis del disposto in esame, la Cassazione civile ha chiarito che l’art. 191 del Tuel, nell’imporre l’indicazione dell’ammontare delle spese e dei mezzi per farvi fronte a pena di nullità delle relative delibere adottate in violazione di legge, tutela, con tutta evidenza, il preminente interesse pubblico all’equilibrio economico-finanziario delle Amministrazioni locali in un quadro di certezza della spesa secondo le previsioni di bilancio e di trasparenza dell’azione amministrativa (Sez. I, Ord., 11 marzo 2019, n. 6919).

Con riferimento alla circostanza che il contratto di appalto con l’ATI sia stato sottoscritto nel 2012 da AMT Spa (e non dal Comune di Verona), non vi è alcun dubbio in ordine alla piena riferibilità del contratto stesso all’ente locale per le seguenti ragioni:

  1. AMT Spa, partecipata dal Comune in via totalitaria, è una società in house, di modo che essa è la longa manus dell’ente locale, risultando un’articolazione organizzativa della PA soggetta a “controllo analogo”.  La giurisprudenza ha chiarito che tale forma di controllo si sostanzia in un potere assoluto di direzione, coordinamento e supervisione dell’attività del soggetto partecipato, che non possiede alcuna autonomia decisionale in relazione ai più importanti atti di gestione e che, in concreto, costituisce parte della stessa Pubblica amministrazione, rispetto alla quale si trova in una condizione di dipendenza finanziaria e organizzativa;
  2. il vicolo di appartenenza al Comune di AMT Spa – in veste di società in house – risulta ancora più accentuato rispetto al procedimento di realizzazione del filobus, per via della convenzione stipulata tra l’ente locale e AMT Spa in data 15 aprile 2010. In base all’art. 1 di tale accordo “il Comune di Verona, dato atto che il nuovo sistema filoviario è destinato a integrare l’ordinario sistema di mobilità e trasporto urbano conferisce ad AMT Spa le funzioni e le competenze correlate alla realizzazione dell’opera”. Di conseguenza, AMT Spa è in grado di beneficiare dei finanziamenti statali assegnati al Comune di Verona ed è un soggetto attuatore che agisce in nome e per conto del Comune stesso;
  3. sotto il profilo civilistico, la fonte di responsabilità prevista dall’art. 2497 c.c. per attività di direzione e coordinamento di società è applicabile ai rapporti tra l’ente locale e le società a capitale pubblico. Nello specifico, l’art. 2497 c.c. individua la responsabilità degli enti che, “esercitando attività di direzione e coordinamento di società, agiscono nell’interesse proprio o altrui in violazione dei principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale delle società medesime”. La norma prevede che, per le conseguenze dannose cagionate al patrimonio sociale dalla condotta illegittima, l’ente assume una diretta responsabilità nei confronti dei soci e dei creditori sociali. Questa fattispecie di responsabilità, connaturata alla fisionomia dei rapporti societari intrapresi dall’ente locale nella veste di azionista, ha come presupposto la sussistenza di una soggezione all’altrui attività di direzione e di coordinamento e si presenta nei seguenti casi:
  4. a) quando l’ente sia tenuto a consolidare i bilanci della società;
  5. b) quando l’ente dispone della maggioranza dei voti nell’assemblea ordinaria della società.

Va notato che, al ricorrere di questi presupposti, il legislatore presume, salvo prova contraria, l’esercizio dell’attività di direzione e di coordinamento della controllata, con tutte le responsabilità conseguenti (art. 2497-sexies). Come già si è detto, la fonte di responsabilità prevista dall’art. 2497 è applicabile ai rapporti tra l’ente locale e le società a capitale interamente pubblico. Questo perché l’esercizio sulla società, da parte dell’ente locale, di un “controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi”, nonché la circostanza che “la società realizzi la parte più importante della propria attività con l’ente o gli enti pubblici che la controllano”, sono requisiti che legittimano l’affidamento dei servizi in house senza pubblica gara, ma, al contempo, sono prova certa che la società partecipata altro non è che una longa manus dell’ente locale, che è dunque, a ogni effetto di legge, titolare indiscusso dell’attività di direzione e di coordinamento della controllata. In questa logica, l’Ente locale viene ad assumere tutte le responsabilità che l’art. 2497 c.c. ricollega alla posizione del soggetto che si trovi al comando di un gruppo di imprese (holding).

Concludendo, le argomentazioni svolte consentono di affermare che:

  1. a)il contratto per la realizzazione del filobus del 5 settembre 2012 è stato sottoscritto tra AMT Spa (per conto del Comune di Verona) e ATI, in assenza di un adeguato piano economico-finanziario, volto a fare fronte all’investimento;
  2. b)la carenza di copertura della spesa ha prodotto la nullità del contratto di cui sopra e degli atti connessi e conseguenti;
  3. c)tale nullità ha prodotto un danno erariale devastante, con riflessi diretti e indiretti impossibili, al momento, da individuare.

Con riferimento al punto c), si possono elencare, in via approssimativa, le seguenti componenti di danno che si sono protratte in un arco di tempo pluriennale, pari all’intera durata del procedimento:

–         incarichi di consulenza tecnica, legale e amministrativa;

–         indennità di esproprio e oneri connessi e conseguenti;

–         oneri derivanti da scelte urbanistiche condizionate dall’opera pubblica;

–          mancata capitalizzazione dei costi in capo ad AMT Spa per mancata realizzazione dell’opera (a titolo esemplificativo, nel bilancio di esercizio del 2020 AMT esponeva euro 4.441.692,00 per “incrementi di immobilizzazioni” riconducibili a costi di realizzazione del filobus); conseguente prospettiva di fallimento o messa in liquidazione della Società stessa;

–         risarcimento danni nei confronti delle imprese appaltanti, per oneri e riserve al momento solo in piccola parte quantificate;

–         risarcimenti a diverso titolo nei confronti di soggetti terzi e dello Stato.

In esito alla disamina svolta, con la presente segnalo la condotta di mala gestio nei termini sopra descritti perché il Comune – accertata la veridicità dei fatti esposti e acquisite le occorrenti informazioni dai competenti uffici – valuti con senso di responsabilità le più adeguate iniziative del caso, adottando le determinazioni conseguenti.

Ricordo, in particolare, che l’art. 1, comma 3, della legge n. 20/1994 chiama a rispondere del danno erariale coloro che, con l’aver “omesso o ritardato la denuncia”, abbiano determinato la prescrizione del relativo diritto al risarcimento.

Mi rivolgo al nuovo Sindaco – quale capo dell’Amministrazione – e ai Consiglieri comunali, in qualità di membri dell’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo del Comune, tenuto conto del fatto che l’art. 42, comma 2, lett. b) del Tuel assegna al Consiglio la competenza a deliberare in materia di piani economico-finanziari (competenza che, nel caso di specie, non è stata esercitata con diligenza in conformità agli obblighi e doveri di legge).

Si fa salva ogni ulteriore iniziativa presso le competenti Autorità giurisdizionali, di vigilanza e di controllo.

In attesa di cortese urgente riscontro, porgo distinti saluti.

luigi bellazzi

Verona, sì a via Almirante, bocciata via Gaber. E il Pd rosica

Condividi su:

Verona, 21 nov – La Commissione toponomastica veronese ha dato il via libera per l’intitolazione di una via della città a Giorgio Almirante. La decisione, che arriva dopo il sì del Consiglio Comunale risalente al marzo scorso, ha innescato le solite polemiche della minoranza Pd-5stelle, che si è invece vista bocciare la proposta di dedicare una via a Giorgio Gaber per «mancanza di legami con il territorio». A nulla, quindi, sono valse le solite lamentele di sinistra, Anpi e comunità ebraica. Continua a leggere

Post su Balotelli e Segre: il vice di Salvini minacciato di morte

Condividi su:

Il Circolo Cattolico Christus Rex-Traditio coglie l’occasione per porgere incondizionata solidarietà all’amico, ex Ministro On. Lorenzo Fontana, vittima, ancora una volta, di una indecente campagna d’odio fomentata dagli sbandieratori della sinistra ideologia del “pensiero unico”.

Piazza Loreto vi aspetta tutti a testa in giù”. “Crepa bastardo”. “Siete una banda di ignoranti analfabeti funzionali e fascisti”. “Ignobili m…”. Questo il tenore di alcuni commenti apparsi sulla pagina Facebook del vice segretario federale della Lega Lorenzo Fontana dopo dei post sul “caso Balotelli” e la “Commissione Segre”

Il “caso Balotelli” (cioè i “buuu” razzisti all’indirizzo del calciatore bresciano) ha fatto un’altra “vittima”: il numero due della Lega di Matteo Salvini, parlamentare ed ex ministro del governo giallo-verde, il veronese Lorenzo Fontana.

“Grande Hellas! Avanti tutta! Allo stadio mi confermano in molti di nessun coro razzista. Intanto è iniziata una vergognosa gogna mediatica contro Verona e i suoi tifosi. Andiamoci piano con le accuse e le sentenze”, aveva commentato su Facebook il 3 novembre, alle ore 18:43, l’onorevole Fontana quanto accaduto allo stadio Bentegodi di Verona nel corso dell’incontro di calcio domenicale Hellas Verona – Brescia.

Un post che sembrava garbato ha attirato le pesanti reazioni di alcuni commentatori che sono arrivati a minacciare pesantemente il vice segretario federale della Lega. Molti insulti a Fontana sono arrivati anche per un altro post dell’ex ministro: la condivisione dell’intervista che aveva concesso ad un giornale nazionale in merito alle verità del centrodestra alla base dell’astensione di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sulla proposta di costituzione di una commissione antidiscriminazioni voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre, considerata rischiosa per un suo possibile utilizzo come strumento politico.

“Piazza Loreto vi aspetta tutti a testa in giù”. “Crepa bastardo”. “Siete una banda di ignoranti analfabeti funzionali e fascisti”. “Ignobili merde”. Sono alcuni dei commenti apparsi sulla pagina Facebook dell’ex ministro della Famiglia, parlamentare che adesso ha deciso di passare alle vie legali per portare in Tribunale coloro che hanno profferito minacce e offese. In attesa dei processi Fontana ha cercato di ironizzare scrivendo: “Che pensieri profondi!!! Un caro abbraccio a questi che vivono proprio male. P.S. questo cos’è? Odio? Discriminazione? Ah no…questo è politicamente corretto….”.

In merito al “caso Balotelli”, a sostegno della città di Verona è sceso in campo anche il sindaco scaligero, l’avvocato Federico Sboarina che ha assisto alla partita ed ha condannato ogni forma di razzismo. “Non ho sentito alcun insulto razzista. E come me, le molte altre persone che a fine partita mi hanno scritto e contattato”, ha detto all’Ansa il primo cittadino. Sboarina ha definito inspiegabile il gesto di Balotelli. “Senza alcun motivo ha avviato una gogna mediatica su una tifoseria e una città. […] strumentalmente costruiscono sul nulla una falsa immagine di Verona e dei veronesi. Questo è inaccettabile”.

Da http://www.ilgiornale.it/news/politica/post-su-balotelli-e-segre-vice-salvini-minacciato-morte-1779620.html

Verona laboratorio della destra e della tradizione cattolica

Condividi su:

di Redazione

“Definire il nostro ‘Christus Rex’ come ”un’organizzazione oltranzista cattolica” puo’ anche starci – replica il leader dei tradizionalisti cattolici Matteo Castagna alla rivista L’Internazionale – ma accostarlo, ancora oggi, a Forza Nuova e’ una fake new. 
In Italia, lo spazio politico sovranista e identitario, tradizionalista e patriottico, bene o male, e’ occupato dalla Lega di Salvini, che ha un consenso tale da dover esser presa in attenta considerazione. 
Purtroppo, altri danno solo l’impressione di annaspare alla rincorsa della visibilita’ perduta,  perseverando con scelte locali e nazionali d’autoisolamento, che in ultima analisi riducono ad una marginalita’ imbarazzante, soprattutto se si vuol parlare seriamente di grandi principi e massimi sistemi. 
Noi vorremmo tentare di superare la logica della ‘rivoluzione da megafono’, per contribuire ad ottenere qualche risultato chi e’ sensibile alle nostre istanze o chi riusciamo ad eleggere. Qualcosa, in tal senso, si sta vedendo, a Verona ma anche a Roma, perlomeno sul piano culturale. E’ sotto gli occhi di tutti, tanto che ad intervistarci, ora arrivano pure L’Espresso, Il Fatto Quotidiano, Presa Diretta o inviati di media francesi, tedeschi, spagnoli”.

Continua a leggere

Le sfide per l’informazione al tempo delle fake news

Condividi su:

 «Tra fake news e vera informazione» è il titolo scelto dalla associazione Cittadini contro le mafie per un incontro pubblico organizzato per domattina, sabato 24 novembre, a Verona alle ore 11 presso la sala convegni del caffè Liston 12 in piazza Bra 12.

Il dibattito sarà introdotto da Mario Spezia, referente scaligero dell’associazione. Sul tavolo dei relatori ci saranno Alfredo Meocci, giornalista e già direttore generale della Rai; il giornalista e scrittore Bernardo Calasanzio Borsellino; Matteo Castagna, giornalista e responsabile nazionale della associazione Christus Rex; Marco Milioni, giornalista d’inchiesta, firma fissa di Today.it e Vicenzatoday.it. Modererà il dibattito, che sarà aperto anche ad una fase di confronto col pubblico, il giornalista del quotidiano l’Arena Enrico Giardini.

Continua a leggere

Il ’68 così come non è stato mai…rovesciato. Una lettura critica con Marcello Veneziani

Condividi su:

 

di Nicola Zanotto

Il ’68 ha fatto i figli e perfino i nipoti. È andato al potere ed è diventato conformismo di massa, anzi, canone di vita. Ha creato luoghi comuni e nuovi pregiudizi, codici ideologici, da rispettare implacabilmente per essere ammessi al proprio tempo, come il politically correct

Le proprietà curative del Tempo sono oramai oggetto consolidato di quella scienza del “sentire comune” a cui tanta parte della popolazione mondiale vi si affida, chi per dimenticanza d’amore e chi per rimuovere semplicemente un brutto periodo. Distratta (da sé stessa, come sempre), anche la Politica non ne è immune.
Ecco perché, a 50 anni da un sogno immaginato da persone “da incubo”, ci si può permettere di ridisegnare e comparare, anche se soltanto per una sera appena (cit.), cosa sarebbe ancora uguale della nostra società attuale…rovesciando il ’68.

Il virgolettato iniziale è figlio del più consapevole e sempre efficace Marcello Veneziani, prossimo ospite della rassegna d’incontri culturali e divulgativi firmati Gentes.
La Sala del Circolo Unificato dell’Esercito, zona Castelvecchio, vedrà dunque domani protagonista il filosofo, saggista e giornalista, dalle ore 21.

Moderatori dell’incontro saranno il consigliere comunale Andrea Bacciga e Carlo Barbessi di Gentes.

 

http://www.veronanews.net/il-68-cosi-come-non-e-stato-mai-rovesciato-una-lettura-critica-con-marcello-veneziani/

 

 

Continua a leggere

1 2