La crisi della Chiesa
Abbiamo pensato, su richiesta di molte persone che ci contattano, di riunire in un unico articolo, i numerosi articoli importanti sulla crisi della Chiesa, che sono tutti consultabili sul sito www.crisidellachiesa.it rimandando ad esso per ogni ulteriore approfondimento, fotografia, o altro. Il sito fa riferimento all’Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia (TO): www.sodalitium.biz
«Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi…» (At 15, 28).
– Articoli sulla crisi nella Chiesa
– Articoli sui movimenti ecclesiali
– Articoli sul problema dell’Autorità
– Articoli sul Concilio Vaticano II
– Articoli su Chiesa e Massoneria
– Articoli su Chiesa ed ebraismo
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
Perseveriamo nel dedicare il santo Rosario a questa unica intenzione: riparare alle orribili colpe commesse contro Dio dagli ecclesiastici. |
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
QUESTO SITO È FORT
-
Resistenza e indefettibilità (articolo);
-
L‘esercizio quotidiano della fede (articolo);
-
Francesco celebra il Giubileo con il Rotary Club (articolo);
-
I massoni filippini danno il benvenuto a Francesco (articolo);
-
Contro il mentevacantismo (articolo);
-
Francesco non è il problema (articolo);
-
I protestanti e la nuova messa (articolo);
-
La nuova Cresima è valida? (articolo);
-
Assisi 2011: Joseph Ratzinger e l‘agnosticismo (articolo);
-
Bergoglio benedetto dai pastori protestanti (fotografie commentate);
-
Un gay legge le letture durante la messa papale (fotografie commentate);
-
Un video raccapricciante (articolo);
-
La Chiesa cattolica sta diventando una succursale della Sinagoga? (articolo);
-
Il Cardinale Bergoglio «benedetto» dai protestanti (articolo);
-
Ratzinger: gli insegnamenti antimodernisti sono obsoleti (articolo);
-
Rotary e Massoneria (articolo);
-
Il Cardinal Bergoglio, un membro del Rotary Club (articolo);
-
La Massoneria argentina saluta Francesco I (articolo);
-
Il Cardinale König e la Massoneria (articolo);
-
Hans Küng premiato dalla Massoneria (articolo);
-
Mons. Annibale Bugnini era massone? (articolo);
-
La Massoneria messicana piange la morte di Giovanni XXIII (articolo);
-
Giovanni Paolo II premiato dalla Massoneria (articolo);
-
Il Gran Maestro Pilloni scrive a Bergoglio (articolo);
-
Chi deve fare il mea culpa? (articolo);
-
Don Matthias Guadron, La crisi nella Chiesa (articolo);
-
Il battesimo della figlia di una coppia lesbica (fotografie commentate);
-
L‘incontro interreligioso di Assisi nel 1986 (articolo);
-
Ecumenismo e giudaizzazione (articolo);
-
I «tradizionalisti», l‘infallibilità e il Papa (articolo);
-
La Massoneria italiana appoggia Francesco I (articolo);
-
Il Cardinale Danneels e la Massoneria belga (fotografia commentata);
-
Da Cranmer a Lercaro (articolo);
-
Come discernere le vere dalle false apparizioni (articolo);
-
Due casi di disinformazione religiosa (articolo);
-
Conoscere l‘islam (articolo);
-
Le Suore della Presentazione e il vento del Concilio (fotografia commentata);
-
De Lubac, Ratzinger e il Sant‘Uffizio (articolo sul problema dell’autorità);
-
Joseph Ratzinger: la Messa tridentina, una liturgia morta (articolo sul problema dell’autorità);
-
L‘abate rockettaro (fotografie commentate);
-
Una messa massonica (fotografie commentate);
-
Joseph Ratzinger sospettato di eresia (articolo sul problema dell’autorità);
-
Cristo e i cristiani nel Talmud (articolo sul giudaismo);
-
Le bestemmie di Lutero (articolo);
-
Vaticano II: rottura o continuità (articolo);
-
Sacrilegio a Fatima (articolo sull’ecumenismo);
-
L‘Istruzione permanente dell‘Alta Vendita (articolo sulla Massoneria);
-
Apparizioni a Medjugorje? (articolo sulle apparizioni);
-
L‘azione giudaico-massonica al Concilio (articolo sulla Massoneria);
-
La Massoneria alla conquista della Chiesa (articolo sulla Massoneria);
-
Giovanni Paolo II bacia il Corano (articolo sul problema dell’Autorità);
-
L‘apostasia di Giovanni Paolo II (articolo sul problema dell’Autorità);
-
L‘insegnamento di Giovanni Paolo II (articolo sul problema dell’Autorità);
-
Il prete «ballerina» di Linz (fotografia commentata);
-
Un altro Vescovo in Loggia (fotografia commentata);
-
Un Arcivescovo in Loggia (fotografia commentata);
-
Il problema degli ebrei al Concilio (articolo sui rapporti tra Chiesa e giudaismo);
SITO È FORTEMENTE SCONSIGLIATO
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 7ª domenica dopo la Pentecoste: «Le opere cattive portano all‘inferno».
-
Don Piero Fischietti, Omelia della Messa della 6ª domenica dopo la Pentecoste: «La Madonna del Carmelo».
-
Don Piero Fischietti, Omelia della Messa della 5ª domenica dopo la Pentecoste: «Bisogna cercare le cose di lassù».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della domenica della Visitazione: «Il ruolo fondamentale di Maria».
-
Don Piero Fischietti, Omelia della Messa della domenica nell’Ottava del Sacro Cuore: «Siamo passati dalla morte alla vita».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica nell’Ottava dell’Ascensione: «Sulla processione del 3 giugno a Reggio Emilia».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica in Albis: «L‘importanza della virtù di fede».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica di Pasqua: «Cristo Agnello immolato».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della domenica delle Palme: «Il tempo quaresimale».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della domenica di Passione: «Il peccatore rifiuta Cristo come i giudei».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 4ª domenica di Quaresima: «L‘obbligo del precetto pasquale».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3ª domenica di Quaresima: «I vari tipi di peccatori».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 2ª domenica di Quaresima: «La Trasfigurazione di Cristo».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 1ª domenica di Quaresima: «La tentazione».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa di Quinquagesima: «Le virtù soprannaturali».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa di Sessagesima: «La fede senza la carità è morta».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa di Sessagesima: «La parabola del seminatore».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 5ª domenica dopo l’Epifania: «La vera unità dei cristiani».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 4ª domenica dopo l’Epifania: «La tempesta sedata».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 2ª domenica dopo l’Epifania: «Il banchetto nuziale».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa della Sacra Famiglia: «Gesù fra i dottori nel Tempio».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa nell’Ottava di Natale: «Uniformarsi alla volontà di Dio».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa di mezzanotte di Natale: «Venite adoremus».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 4ª domenica di Avvento: «Quel Bambino è Dio stesso».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3ª domenica di Avvento: «Il Battista, l‘ultimo dei Profeti».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della Festa dell’Immacolata: «Le glorie dell‘Immacolata».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 26ª domenica dopo Pentecoste: «La grazia santificante».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa di Ognissanti: «La Chiesa militante, purgante e trionfante».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 24ª domenica dopo Pentecoste: «Festa di Cristo Re».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 23ª domenica dopo Pentecoste: «L‘uomo non è solo un animale».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 22ª domenica dopo Pentecoste: «L‘ipocrisia dei farisei».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 21ª domenica dopo Pentecoste: «Perdona e sarai perdonato».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 20ª domenica dopo Pentecoste: «Gli angeli».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 19ª domenica dopo Pentecoste: «La conversione dei pagani».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 18ª domenica dopo Pentecoste: «Solo Dio può perdonare i peccati».
-
Don Giuseppe Murro, Omelia della Messa della 17ª domenica dopo Pentecoste: «La divinità del Messia».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 16ª domenica dopo Pentecoste: «La fedeltà di San Pio X».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 15ª domenica dopo Pentecoste: «Certezza della morte».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della 14ª domenica dopo Pentecoste: «Le opere della carne e quelle dello spirito».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa nella Festa dell’Assunzione: «Maria SS.ma assunta in Cielo».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 13ª domenica dopo Pentecoste: «Andate dal sacerdote».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 12ª domenica dopo Pentecoste: «Il Buon Samaritano».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 11ª domenica dopo Pentecoste: «Il Battesimo e la Grazia».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 10ª domenica dopo Pentecoste: «I carismi».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della 9ª domenica dopo Pentecoste: «Il pianto di Cristo su Gerusalemme».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 8ª domenica dopo Pentecoste: «Trafficare i talenti ricevuti».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica di Ascensione: «L‘apostasia della società civile».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa nell’8ª domenica dell’Ascensione: «Gesù Cristo entra nella gloria».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 7ª domenica dopo Pentecoste: «La necessità di essere alberi buoni».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa della 6ª domenica dopo Pentecoste: «Come si vive così si muore».
-
Don francesco Ricossa; Omelia della Messa nell’5ª domenica dell’Ascensione: «Importanza di ricevere il Viatico».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa dell’Ottava del sacro Cuore: «I peccati necessitano la riparazione al Sacro Cuore».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 5ª domenica dopo Pasqua: «I Dodici Apostoli, fondamenta della Chiesa».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3º domenica dopo Pasqua: «La gloria del paradiso<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della 2ª domenica dopo Pasqua: «Gesù Buon Pastore».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della domenica in Albis: «Un programma di vita cristiano».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica di Pasqua: «Il Signore è risorto veramente<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica delle Palme: «La Chiesa in lutto per la Passione di Cristo<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
<style=”text-decoration: none”=””>Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica di Passione: «La dolorosissima Passione del Signore<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:></style=”text-decoration:>
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 4ª domenica di Quaresima: «Lo spirito quaresimale».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3ª domenica di Quaresima: «<style=”text-decoration: none”=””>La Grazia di Dio».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 1ª domenica di Quaresima: «L‘importanza del digiuno<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della domenica di Sessagesima: «Da mihi animas, cætera tolle».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 2ª domenica dopo l’Epifania: «Le nozze di Cana e la Nuova Alleanza<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa per la Festa della Sacra Famiglia: «<style=”text-decoration: none”=””>La famiglia sotto attacco».</style=”text-decoration:>
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa dell’Epifania: «La manifestazione del Signore».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa per la Festa del Santo Natale: «Il mistero dell‘Incarnazione<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 4ª domenica di Avvento: «Preparate le vie del Signore<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa dell’Immacolata Concezione: «Gesù e Maria sono inseparabili<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 2ª domenica di Avvento: «Preparare la venuta di Gesù nei nostri cuori».
-
Don Giuseppe Murro; Omelia della Messa della 1ª domenica di Avvento: «La venuta del Messia<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’26ª domenica dopo la Pentecoste: «Bergoglio e Lutero<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’25ª domenica dopo la Pentecoste: «Il buon esempio<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’24ª domenica dopo la Pentecoste: «La zizzania e il buon grano<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della Festa di Ognissanti: «La santità è un dovere per tutti».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della Festa di Cristo Re: «Cristo Re e la peste del laicismo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’21ª domenica dopo la Pentecoste: «<style=”text-decoration: none”=””>L‘apostolo San Luca».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’20ª domenica dopo la Pentecoste: «<style=”text-decoration: none”=””>La maternità divina di Maria».</style=”text-decoration:>
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 19ª domenica dopo la Pentecoste: «San Francesco di Assisi».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’18ª domenica dopo la Pentecoste: «Il dono della perseveranza finale<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’17ª domenica dopo la Pentecoste: «<style=”text-decoration: none”=””>Il cuore della legge».</style=”text-decoration:>
-
Don Giuseppe Murro; Omelia della Messa della 16ª domenica dopo la Pentecoste: «Gesù e i precetti farisaici».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 15ª domenica dopo la Pentecoste: «La virtù della temperanza».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’14ª domenica dopo la Pentecoste: «La divina Provvidenza<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’13ª domenica dopo la Pentecoste: «La virtù della fede<style=”text-decoration: none”=””>»</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’12ª domenica dopo la Pentecoste: «La figura del padre disprezzata dal mondo moderno<style=”text-decoration: none”=””>»</style=”text-decoration:>
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della Festa dell’Assunzione della B.V. Maria: «D‘ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’11ª domenica dopo la Pentecoste: «<style=”text-decoration: none”=””>Il sacramento di penitenza»</style=”text-decoration:>
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della 10ª domenica dopo la Pentecoste: «Eterna è la sua misericordia».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’9ª domenica dopo la Pentecoste: «Sant‘Anna, madre della Vergine<style=”text-decoration: none”=””>».</style=”text-decoration:>
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dell’8ª domenica dopo la Pentecoste: «Amare<style=”text-decoration: none”=””> il prossimo».</style=”text-decoration:>
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della 7ª domenica dopo la Pentecoste: «Bontà e buonismo».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 6ª domenica dopo la Pentecoste: «Il culto del Preziosissimo Sangue».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 5ª domenica dopo la Pentecoste: «<style=”text-decoration: none”=””>Perdonare il prossimo</style=”text-decoration:>».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 4ª domenica dopo la Pemtecoste: «San Luigi Gonzaga abbandonò tutto per Dio».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa nell’Ottava del Sacro Cuore: «Dio si prende cura di noi».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa nell’Ottava del Corpus Domini: «Il miracolo eucaristico di Torino del 1453».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa della SS.ma Trinità: «Il mistero di Dio Uno e Trino».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa di Pentecoste: «L‘azione dello Spirito Santo sulle anime».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 5ª domenica dopo Pasqua: «Desiderare la vita eterna».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 4ª domenica dopo Pasqua: «Maria ss.ma e la Croce».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa della Madonna del Buon Consiglio: «Il Buon Consiglio».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 2ª domenica dopo Pasqua: «Il bisogno di sacerdoti».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica in Albis: «La virtù di fede».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa di Pasqua: «L’Agnello sgozzato e ritto in piedi».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica delle Palme: «Meditare la Passione di Cristo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica di Passione: «Il sacrificio di Cristo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 4ª domenica di Quaresima: «La Comunione Pasquale».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 2ª domenica di Quaresima: «La Trasfigurazione».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 1ª domenica di Quaresima: «Amare Cristo più di noi stessi».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica di Quinquagesima: «La virtù di carità».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 2ª domenica dopo l’Epifania: «Le nozze di Cana».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica Festa della Sacra Famiglia: «Il modello della famiglia cristiana».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della Festa del SS.mo Nome di Gesù: «La guarigione del paralitico».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della Festa dell’Epifania: «La manifestazione del Signore».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa nella notte di Natale: «Le meraviglie dell‘Uomo–Dio».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa per la Festa dell’Immacolata: «Maria Immacolata, nuova Eva».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3ª domenica di Avvento: «Avvento, tempo di conversione».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 2ª domenica d’Avvento: «Avvento, tempo di attesa».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della 1ª domenica d’Avvento: «É l‘ora di scuotersi dal sonno».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 24ª domenica dopo la Pentecoste: «Dio attende i peccatori a penitenza».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 23ª domenica dopo la Pentecoste: «La morte come il sonno».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della Dedic. della Bas. Lateranense: «Il nostro corpo e la nostra anima, tempio di Dio».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 21ª domenica dopo la Pentecoste: «La Chiesa purgante».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della Festa di Ognissanti: «La Chiesa trionfante».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Festa di Cristo Re: «La regalità di Cristo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 19ª domenica dopo la Pentecoste: «La guarigione del paralitico».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 17ª domenica dopo la Pentecoste: «L‘eroismo dei Santi».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 16ª domenica dopo la Pentecoste: «Il vizio della superbia».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 15ª domenica dopo la Pentecoste: «San Matteo Apostolo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 14ª domenica dopo la Pentecoste: «La Croce, vessillo del cristiano».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 13ª domenica dopo la Pentecoste: «San Pio X, il Papa della Fede».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 11ª domenica dopo la Pentecoste: «San Bartolomeo Apostolo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 10ª domenica dopo la Pentecoste: «L‘orgoglio del fariseo, l‘umiltà del pubblicano».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Festa dell’Assunzione della Madonna: «Maria Assunta, aiuto dei cristiani».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 9ª domenica dopo la Pentecoste: «Il martirio di San Lorenzo».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa dell’8ª domenica dopo la Pentecoste: «L‘amicizia cristiana».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 7ª domenica dopo la Pentecoste: «Il fuoco dell‘inferno».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 6ª domenica dopo la Pentecoste: «Il celibato sacerdotale».
-
Don Piero Fischietti; Omelia della Messa della 5ª domenica dopo la Pentecoste: «Il Discorso della Montagna».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 4ª domenica dopo la Pentecoste: «San Gaspare del Bufalo e il Preziosissimo Sangue».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo: «La grandezza di San Pietro e di San Paolo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa nell’Ottava del Corpus Domini: «La SS.ma Eucaristia».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Festa della SS.ma Trinità: «Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della nell’Ottava di Pentecoste: «La missione della Chiesa: portare le anime in paradiso».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 5ª domenica dopo Pasqua: «Cristo risorto è immortale».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3ª domenica dopo Pasqua: «La vita passa in fretta».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della 2ª domenica dopo Pasqua: «Gesù Cristo Buon Pastore».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa in Albis: «Il dovere di conservare la fede».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica delle Palme: «Prepararsi alla Pasqua».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa della domenica di Passione: «I sacrifici dell‘Antico Testamento figura del Sacrificio di Cristo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3ª domenica di Quaresima: «Dio e il peccatore abituale».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 1ª domenica di Quaresima: «La Quaresima, preparazione alla Pasqua».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Messa di domenica di Quinquagesima: «Quaresima, tempo di espiazione»
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa di domenica di Sessagesima: «San Paolo, l‘Apostolo delle Genti».
.
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa di domenica di Settuagesima: «L‘importanza capitale della salvezza eterna».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 5ª domenica dopo l’Epifania: «Il ritorno delle eresie cristologiche».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Festa della Purificazione della B.V.M.: «L‘uomo appartiene a Dio, non allo Stato».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 3ª domenica dopo l’Epifania: «La lebbra del peccato».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 2ª domenica dopo l’Epifania: «Le nozze di Cana».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della 1ª domenica dopo l’Epifania: «La guerra all‘istituto familiare».
-
Don Giuseppe Murro; Omelia della Festa dell’Epifania del Signore: «L‘adorazione dei re Magi».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della Festa del santo Nome di Gesù: «Anno nuovo, vita nuova».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della domenica nell’Ottava di Natale: «Gesù, segno di contraddizione».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa della notte di Natale: «Il Verbo incarnato».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 4ª domenica di Avvento: «Il giudizio divino».
-
don Francesco Ricossa; Omelia della 3ª domenica di Avvento: «San Giovanni Battista».
-
don Francesco Ricossa; Omelia della Festa dell’Immacolata: «Io sono l‘Immacolata Concezione».
-
Don Nathanael Steenbergen; Omelia della 27ª domenica dopo la Pentecoste: «La grazia santificante».
-
don Francesco Ricossa; Omelia della 26ª domenica dopo la Pentecoste: «Il buon seme».
-
don Francesco Ricossa; Omelia della 25ª domenica dopo la Pentecoste: «La zizzania e il buon grano».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della 24ª domenica dopo Pentecoste: «Suffragare le anime del Purgatorio».
-
don Francesco Ricossa; Omelia della Festa di Cristo Re: «Il regno sociale di Cristo».
-
don Francesco Ricossa; Omelia della 22ª Domenica dopo Pentecoste: «Date a Dio quel che è di Dio».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 21ª Domenica dopo Pentecoste: «Il servo fedele e il servo iniquo».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della 20ª domenica dopo Pentecoste: «Maria SS.ma, Regina del Rosario».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 19ª Domenica dopo Pentecoste: «Gli Angeli».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 18ª Domenica dopo Pentecoste: «Il Sacramento di Penitenza».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 17ª Domenica dopo Pentecoste: «Maria Addolorata».
-
Don Giuseppe Murro, Omelia della 16º Domenica dopo Pentecoste: «Maria SS.ma, la nuova Eva».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 14ª Domenica dopo Pentecoste: «Non potete servire a due padroni».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 12ª Domenica dopo Pentecoste: «Il significato della parabola del Buon Samaritano».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 5ª Domenica dopo Pentecoste: «La carità verso il prossimo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 4ª Domenica dopo Pentecoste: «La vocazione sacerdotale e religiosa».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 3ª Domenica dopo Pentecoste: «Il Sacro Cuore di Gesù».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della 2ª domenica dopo Pentecoste: «Il banchetto terreno e quello celeste».
-
Don Nathanael Steenbergen; Omelia della Domenica della SS.ma Trinità: «Il mistero di Dio Uno e Trino».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della 5ª domenica dopo Pasqua: «Il Paradiso».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 4ª Domenica dopo Pasqua: «I peccati di lingua».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 3ª Domenica dopo Pasqua: «La vita eterna».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 2ª Domenica dopo Pasqua: «Gesù Buon Pastore».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Domenica di Pasqua di Resurrezione: «La Resurrezione di Cristo e i sacramenti»
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Domenica delle Palme: «Cristo, Sacerdote e Vittima».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Domenica di Passione: «L‘elezione di Jorge Mario Bergoglio».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 4ª domenica di Quaresima: «L‘Eucarestia ci fa partecipi della Passione di Cristo»
-
Don Ugo Carandino; Omelia della 3ª domenica di Quaresima: «Il demonio persevera nella tentazione».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 2ª domenica di Quaresima: «Il Vangelo della Trasfigurazione».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia per la domenica di Quinquagesima: «Virtù naturali e virtù soprannaturali».
-
Don Ugo Carandino, Omelia per la domenica di Sessagesima: «Le glorie dell‘Apostolo San Paolo».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia per la domenica di Settuagesima: «Molti i chiamati, pochi gli eletti».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 2ª domenica dopo l’Epifania: «Maria SS.ma Mediatrice di ogni grazia».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia per l’Ottava dell’Epifania: «Il Battesimo di Gesù».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia dell’Ottava di Natale: «La Presentazione al Tempio».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della Messa natalizia di mezzanotte: «Venite adoremus».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 4ª domenica di Avvento: «Preparate del vie del Signore».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 3ª domenica di Avvento: «Il dovere della conversione».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della 2ª domenica di Avvento: «Gesù crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia per la Festa dell’Immacolata Concezione (8 dicembre): «Maria Immacolata Madre di Dio».
-
Don Ugo Carandino; Omelia della 1ª domenica di Avvento: «Tempo di Avvento».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia dell’ultima domenica dopo la Pentecoste: «Il discorso “escatologico” di Gesù».
-
Don Francesco Ricossa; Omelia della domenica della 25ª settimana dopo la Pentecoste: «La dedicazione delle Basiliche romane».
A CHI HA PAURA A GUARDARE INo FACCIA ALLA VERITÀ
EMENTE SCONSIGLIATO
A CHI HA PAURA A GUARDARE IN FACCIA ALLA VERITÀ
Paolo VI, 24 maggio 1976: “Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico”
Partecipava concelebrante Joseph Ratzinger… (n.d.r.)
Celebriamo oggi la Patrona (insieme ai SS. Pietro e Paolo e a San Pio V) del Sodalitium Pianum, associazione fondata da monsignor Umberto Benigni nel 1909 per contrastare i nemici interni ed esterni della Chiesa, in particolare per applicare il programma antimodernista tracciato da san Pio X (programma del Sodalitium Pianum: http://www.sodalitium.biz/documenti/programma-del-sodalitium-pianum/ ).
In tale occasione il Centro Studi don Paolo de Töth intende rendere gloria alla SS. Madre di Dio, Aiuto dei Cristiani, proponendo la lettura e la riflessione di un Discorso tenuto durante un Concistoro da ‘San Paolo VI’ (per noi card. G.B. Montini) proprio il 24 maggio 1976, nel quale imponeva la ‘Nuova Messa’ e vietava conseguentemente la precedente.
Chi colpevolizza oggi Bergoglio di vietare la Messa ‘in latino’ sappia che ‘Francesco’ è in perfetta continuità ed armonia con un suo Santo predecessore e chi accusa quello accusa anche questo, accusando così un Santo Papa della Chiesa, che avrebbe promulgato una Messa cattiva, insegnato errori, imposto Riti inaccettabili, etc. E l’assurdo è che tutto questo sarebbe affermato da veri Cattolici…
Anche il semplice Sagrestano nella famosa Tosca di pucciniana memoria, affermava più volte, rimbrottando il Cavaradossi, con la sua peculiare voce da basso: “Scherza coi fanti, ma lascia stare i Santi!!”, che sono tali, ovviamente, solo se canonizzati da Legittimi Successori di san Pietro, aggiungiamo noi.
Dal DISCORSO AL CONCISTORO
DEL SANTO PADRE PAOLO VI
(lunedì, 24 maggio 1976):
«…coloro che, col pretesto di una più grande fedeltà alla Chiesa e al Magistero, rifiutano sistematicamente gli insegnamenti del Concilio stesso, la sua applicazione e le riforme che ne derivano, la sua graduale applicazione a opera della Sede Apostolica e delle Conferenze Episcopali, […] si allontanano i fedeli dai legami di obbedienza alla Sede di Pietro come ai loro legittimi Vescovi; si rifiuta l’autorità di oggi, in nome di quella di ieri. E il fatto è tanto più grave, in quanto l’opposizione di cui parliamo non è soltanto incoraggiata da alcuni sacerdoti, ma capeggiata da un Vescovo, da Noi tuttavia sempre venerato, Monsignor Marcel Lefebvre.
È tanto doloroso il notarlo: ma come non vedere in tale atteggiamento – qualunque possano essere le intenzioni di queste persone – porsi fuori dell’obbedienza e della comunione con il Successore di Pietro e quindi della Chiesa? Continua a leggere
“Io, tradizionalista, dico che sulla messa in latino Bergoglio ha ragione”
Il Circolo Christus Rex si riconosce perfettamente nelle parole di questo articolo dell’amico Mattia Rossi. Bergoglio cerca di troncare con l’ambiguità dei predecessori e di stabilire che la lex orandi della lex credendi prodotta dal Concilio Vaticano II (1962-1965) è espressa nel Novus Ordo e non nella Messa tridentina. I fautori della “terza via” clerical-democristiana, in ambito conservatore e tradizionalista sono disperati per qualcosa che ci auguriamo riescano a comprendere grazie alla coerenza di Francesco, anche se costerà qualcosa in termini di comodità: niente più chiese, altari maestosi, basiliche. Niente più inciuci coi conciliari. Ora la prova è nella sostanza, ovvero nella Fede autentica. Noi ci auguriamo che abbiano, nell’abbracciare la Tradizione cattolica senza compromessi, la coerenza di Bergoglio e il coraggio di Mons. De Castro Mayer. (n.d.r.)
di Mattia Rossi
Al direttore – È curioso doverlo ammettere – dal momento che, chi scrive, è da annoverarsi nella schiera di quanti vengono, più o meno propriamente, definiti “tradizionalisti” – ma Bergoglio, con Traditionis custodes, ha agito bene. La posizione del Summorum pontificum ratzingeriano del vetus e novus ordo quali “due usi dell’unico rito” era palesemente ossimorica: le due ecclesiologie che soggiacciono alle due messe sono antitetiche e incompatibili. L’ecclesiologia comunitaria veicolata dal Vaticano II, ponendo a fondamento la categoria di “popolo di Dio” e, dunque, esigendo le dimensioni collegiali ed ecumeniche, è chiaramente differente da quella precedente, ovvero di una chiesa nella quale l’autorità viene prima della comunità e la conversione prima del dialogo. E allora, se con la riforma liturgica di Paolo VI la chiesa si è data una nuova lex orandi per una nuova lex credendi, è impossibile che due lex orandi differenti possano rispecchiare un’unica lex credendi. Ecco perché, nel chiedere espressamente ai fedeli che intendano celebrare vetus ordo la chiara accettazione del Concilio, Traditionis custodes, dal suo punto di vista, ne ha pienamente diritto.
Ma le restrizioni per l’uso del vetus ordo all’interno della chiesa postconciliare sono ovvie anche perché se si ritiene che Paolo VI avesse autorità (e io non sono tra quelli) occorre riconoscere che con la costituzione apostolica Missale Romanum ebbe la netta intenzione di abrogare la Quo primum di Pio V: “Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle costituzioni e negli ordinamenti dei Nostri Predecessori”. E nel concistoro del 24 maggio 1976, Montini precisò: “Il nuovo ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro santo predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio tridentino”. Perché ciò che vale per un papa del ’500 non può valere, se se ne riconosce l’autorità, per un suo successore del ’900? E infatti il Codice di diritto canonico, sia nell’edizione del 1917 che in quella riformata del 1983, precisa che “la legge posteriore abroga la precedente o deroga alla medesima, se lo indica espressamente, o è direttamente contraria a quella, oppure riordina integralmente tutta quanta la materia della legge precedente”.
E ancora, per quale motivo Wojtyla, nel concedere limitatamente l’uso del messale del ’62, utilizzò lo strumento dell’indulto, che giuridicamente è l’esenzione dalla potenziale pena? Significa, evidentemente, che il messale precedente non era più “legale”. Quando Bergoglio pone restrizioni sulla “messa in latino” lo fa con coerenza e incarnando l’ecclesiologia del Vaticano II dalla quale, seppur dissimulando, neppure Ratzinger, riconoscendo il “valore e la santità” del nuovo rito, ovviamente mai si distaccò salvo promulgare un motu proprio illusorio. Con Francesco è tutto più chiaro: o di qua o di là senza un piede nel vetus e uno nel novus.
Il Sedevacantismo è l’unica posizione logica, prevista dal Magistero della Chiesa
Noi sedevacantisti siamo i più papisti di tutti, perché per amore del papato romano siamo costretti a constatare la Vacanza della Sede Apostolica per onorare la figura del Vicario di Cristo.
Chi, dopo sessant’anni di “chiesa conciliare” non vuole constatare la sede vacante, o è ignorante in materia teologica o è in mala fede. Oppure, entrambe messe assieme. L’animo candido e puro, che conosce le verità e non ha freni mondani di qualsiasi tipo è sedevacantista, anche solo nell’approccio e nell’atteggiamento, senza affermare pubblicamente di esserlo. Infatti, chi critica il Vicario di Cristo in materia di Fede e/o Morale, contravviene al dogma dell’infallibilità pontificia, si erge al disopra del Papa, con atteggiamento fallibilista e gallicano.
Al fine di una comprensione che vada oltre gli slogan dei difensori dell’eresia vaticano secondista e, quindi, dei loro massimi pastori, ritengo molto utile comprendere il Magistero ecclesiastico in materia di legittimità del Sommo sovrano Pontefice. Così si arriverà a comprendere che, nella situazione attuale, il cattolico papista è paradossalmente il sedevacantista, mentre il cattolico con approssimazione, che giunge all’eresia, è il papolatra, che, generalmente per motivi di comodo, diffonde una dottrina erronea sul papato romano, creando confusione e pericolo per le anime.
Il canone 188,4 del Codice di Diritto Canonico del 1917 è chiarissimo: “Esistono certe cause che influiscono sulla tacita dimissione di un ufficio, la quale dimissione è accettata in anteprima mediante un’operazione della legge, essendo dunque effettiva senza alcuna dichiarazione. Queste cause sono… 4) ove l’eretico fosse caduto pubblicamente lontano dalla Fede.” [124]
Papa Vigilio, Concilio di Costantinopoli II, 553 DC: “… Noi teniamo a mente ciò che fu promesso circa la Santa Chiesa e Colui Che affermò: ‘I cancelli dell’Inferno non prevarranno contro di essa.’, per essi noi comprendiamo le lingue trattanti di morte degli eretici, … ” [1] L’indefettibilità non significa che la Chiesa Cattolica non venga ridotta ad un rimanente, siccome accaduto durante la crisi Ariana, e siccome predetto accadere alla fine. Essa non significa che degli Antipapi non regnino da Roma, Italia, siccome accaduto, o che non esista un periodo senza un Papa. Gli eretici sono definiti essere dai Papi i cancelli dell’Inferno. Sono coloro i quali asseriscono che gli eretici possono essere Papi a proclamare che i cancelli dell’Inferno sono prevalsi sulla Chiesa Cattolica. Esiste nessun singolo dogma citabile contraddicente la situazione di una Chiesa Cattolica contraffatta, capeggiata da Antipapi, opponentesi alla vera Chiesa Cattolica ridotta ad un rimanente.
L’autorità è il dogma Cattolico. Asserire che l’utilizzo di un dogma sia un’interpretazione privata è un’azione condannata da Papa San Pio X. Il Concilio di Trento insegna che i dogmi sono regole infallibili di Fede Universale intese per tutti i fedeli, onde distinguere la verità dall’errore ed i Cattolici dagli eretici. La Chiesa Cattolica esistette centinaia di volte senza un Papa, per anni. La risposta include una citazione proveniente da un teologo risaputo, avente scritto dopo il Concilio Vaticano I, il quale affermò che la Chiesa Cattolica può esistere per decenni senza un Papa. Le definizioni del Concilio Vaticano I non contraddicono in modo alcuno la posizione di coloro rigettanti gli Antipapi del Vaticano II; sono offerte delle risposte alle citazioni di passaggi specifici. Infatti, solamente coloro rigettanti Antipapa Francesco possono professare fedelmente i dogmi del Concilio Vaticano I, giacché egli li rigetta completamente. È precisamente perciocché si crede nel Concilio Vaticano I e nelle di esso definizioni circa l’Ufficio Papale che occorre rigettare gli Antipapi del Vaticano II, i quali le reputavano e reputano insignificanti.
La Santa Sede ha scandito che nessun eretico può occuparla. Negare ciò equivale a giudicare la Santa Sede. Il significato originale della frase si riferisce al rendere soggetto un vero Vescovo di Roma ad un processo, avente nulla a che vedere con il riconoscere che un eretico manifesto non può essere Papa. Papa Paolo IV distrusse tale obiezione citando tale esatto insegnamento nell’esatta bolla Papale Cum ex Apostolatus Officio dichiarante l’impossibilità di accettare un eretico come il Papa. San Roberto Bellarmino detta che un eretico manifesto non può essere il Papa. Nel passaggio reso dall’obiezione egli discute di un Papa malvagio, non di un eretico manifesto. Inoltre, i sedevacantisti non depongono un Papa. Essi riconoscono che un eretico manifesto si è deposto da solo.
È un fatto dogmatico che un eretico non può essere il capo della Chiesa Cattolica, giacché è un dogma che un eretico non è un membro della stessa. Un “cardinale sotto scomunica” presuppone che la scomunica non sia avvenuta per eresia, dacché un eretico non è più un cardinale. Vi sono numerose motivazioni per cui un cardinale venga scomunicato e rimanga un cardinale Cattolico: la distinzione tra scomuniche maggiori e minori. Ciò è reso chiaro dal fatto per cui Papa Pio XII discute di punizioni Ecclesiastiche. Gli eretici sono sbarrati dal Papato non meramente per legge Ecclesiastica bensì per Legge Divina. Papa Pio XII discute di Cattolici sotto impedimenti Ecclesiastici, non di eretici. Anche se si concedesse, per scopi argomentativi, che Papa Pio XII avesse legiferato che gli eretici possano essere eletti, cosa che egli non fece, egli affermò che la scomunica di un cardinale viene sospesa solamente per lo scopo dell’elezione, tornando in vigore subito dopo. Ciò significherebbe, quando anche si concedesse per scopi argomentativi che l’obiezione sia corretta, che l’eletto eretico perderebbe il suo ufficio immediatamente dopo l’elezione.
Se la questione non importasse allora la “nuova” messa non importerebbe, l’acattolicesimo della setta del Vaticano II non importerebbe e così via. In aggiunta, se si accettassero Antipapa Francesco, Antipapa Benedetto XVI, Antipapa Giovanni Paolo II e così via come validi Papi allora si potrebbe neanche presentare la Fede Cattolica come vincolante ad un Protestante. Ciò è illustrato nel Dilemma devastante.
Il dilemma devastante dimostra che si potrebbe neppure tentare di convertire in maniera consistente un Protestante qualora si accettassero i “Papi” del Vaticano II !!!!!
Papa Paolo IV insegnò esplicitamente che non è possibile accettare come valida l’elezione di un eretico come Papa, anche se essa accadesse con il consenso di tutti i presunti cardinali, dimostrando che ciò sia una possibilità. All’inizio del Grande Scisma di Occidente tutti gli apparenti cardinali rigettarono Papa Urbano VI ed accettarono Antipapa Clemente VII.
La gente male interpreta in che cosa consista la visibilità della Chiesa Cattolica. Essa non esclude la possibilità donde la Chiesa Cattolica venga ridotta ad un piccolo rimanente alla fine, essente precisamente ciò che è predetto accadere dalla profezia Cattolica e dalla Sacra Scrittura e ciò che fu osservato durante la fase dell’eresia Ariana. La gerarchia permane assieme al minuto clero rimanente fedele alla pienezza della Fede Cattolica. La setta del Vaticano II non può essere la visibile Chiesa Universale del Cristo; infatti, una delle sue eresie è la di essa negazione della visibilità della Chiesa Cattolica. Importante, dunque, è ricordare bene che l’eresia pubblica depone un chierico dall’ufficio senza alcuna dichiarazione ex Codex 1917.
Fonte: Libro completo: La verità su ciò che è realmente accaduto alla Chiesa Cattolica dopo il Vaticano II [PDF] redatto da Fratello Michele Dimond, O.S.B., e Fratello Pietro Dimond, O.S.B.
Tabella dei contenuti
Glossario di termini e principii
PARTE I
4. Una lista completa degli Antipapi nella storia
5. Il Grande Scisma di Occidente (1378-1417) e ciò che esso insegna circa l’apostasia post-Vaticano II
8. La rivoluzione del Vaticano II (1962-1965)
9. La rivoluzione “liturgica”: una nuova “messa”
10. Il nuovo rito di “ordinazione”
11. Il nuovo rito di “consacrazione episcopale”
12. I nuovi “Sacramenti”: i tentati cambiamenti agli altri Sacramenti
13. Gli scandali e le eresie di Antipapa Giovanni XXIII
15. Gli scandali e le eresie di Antipapa Giovanni Paolo I
16. Le eresie di Antipapa Giovanni Paolo II, l’uomo più viaggiante della storia e forse il più eretico
18. La setta del Vaticano II contro la Chiesa Cattolica sulla partecipazione all’adorazione acattolica
20. Le eresie di Antipapa Benedetto XVI (2005-2013)
20 bis. Le eresie di Antipapa Francesco (2013- )
Per concludere, è necessario e indispensabile chiarire che l’unica Messa Cattolica è stata codificata da S. Pio V e dispone di indulto perpetuo, ex Bolla Quo Primum Tempore, che infligge l’anatema a chiunque intenda modificarne anche un solo iota. Il Novus Ordo Missae, già ampiamente criticato dai cardinali Ottaviani e Bacci nel “Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae” (1969) non è cattolico ma figlio delle eresie ecumeniste conciliari.
Veniamo, infine, all’ “una cum”.
del Rev. Abbé Hervé Belmont
Nel canone della Santa Messa, nella prima preghiera Te Igitur, il sacerdote celebrante, parlando del Sacrificio di cui è in corso l’offerta, pronuncia le seguenti parole:
… in primis, quæ tibi offérimus pro Ecclésia tua sancta catholica : quam pacifiquere, custodíre, adunáre et régere dignéris toto orbe terrárum : una cum fámulo tuo Papa nostro N. et Antístite nostro N. et ómnibus orthodóxis…
La lettera N. significa nomen e quindi indica che va sostituita con il nome del Sommo Pontefice, poi quello del Vescovo diocesano.
Il Ritus servandus in Celebratione Missæ posto all’inizio del Messale Romano detta (VIII, 2): «Ubi dicit : una cum famulo tuo Papa nostro N., exprimit nomen Papae : Sede autem vacante verba prædicta omittuntur».
In caso di posto vacante nella Santa Sede, le prime parole devono essere omesse (che sono ovviamente le sei parole che il Ritus servandus ha stampato in rosso): di queste parole soppresse, dunque, appartiene la frase una cum. È, quindi, che una cum si riferisce solo al nome del Papa, e non si riferisce al vescovo del luogo, né eventualmente al Re, né ad altri (vescovi) di buona dottrina e di unità cattolica.
Ciò non dovrebbe sorprendere, poiché qui è in questione la Chiesa militante nella sua interezza (… catholica… toto orbe terrarum…).
Una cum significa quindi in comunione con il Sommo Pontefice.
2. Fin dall’antichità la menzione del Papa nei dittici è stata considerata come appartenente all’unità della Chiesa e condizionante l’appartenenza alla Chiesa; ci troviamo nell’ordine teologico (e non solo morale e tanto meno amministrativo). Questa menzione non è una semplice intenzione di preghiera, comporta fedeltà e una certa collaborazione da parte dei presenti.
Quando, nell’anno 449, il Patriarca di Alessandria Dioscoro osò togliere il nome di San Leone papa dai dittici delle messe, la sua audacia suscitò la generale disapprovazione.
Iceforo riferisce che nel V secolo il Patriarca di Costantinopoli Acacio († 489) escluse dai dittici il nome di papa Felice II († 492). L’imperatore Costantino Pogonat andò immediatamente dal Papa per spiegare la sua resistenza a questo istigatore dello scisma. Più tardi, quando il Patriarca di Costantinopoli Fozio provocò il dissenso della Chiesa greca (858), i nomi dei Papi furono cancellati dalla liturgia scismatica.
In Occidente, il Concilio di Vaison (529), convocato da San Cesareo d’Arles, prescriveva di citare nella Messa il nome del Papa che presiede la Sede Apostolica: «Et hoc nobis justum visum est ut nomen domini Papae quicumque Sedi apostolicæ præfuerit in nostris ecclesiis recitetur” (canone 4). E ci è sembrato giusto che nelle nostre chiese si recitasse il nome del Signor Papa che sarà stato a capo della Sede Apostolica.
Papa Pelagio II (579–590) ha insegnato che omettere il nome del Papa dal canone della Messa significa separarsi dalla Chiesa universale.
Quindi non ci sono dubbi: si tratta di una cosa seria che ha conseguenze importanti che non possono essere ignorate subito.
3. Una cum Papa nostro è per il celebrante edificazione ed espressione della comunione con il Sommo Pontefice. In questo caso non si tratta di una comunione qualsiasi, ma della comunione più profonda.
Ecco l’insegnamento di Papa Benedetto XIV: «La commemorazione del Romano Pontefice durante la Messa, così come le preghiere da lui offerte durante il Sacrificio, sono — nella testimonianza e nella realtà — un segno sicuro con il quale si dichiara di riconoscere questo stesso Pontefice come Capo della Chiesa, Vicario di Gesù Cristo e Successore di San Pietro; così si fa professione di spirito e di cuore aderendo fermamente all’unità cattolica; come ben indica anche Christian Lupus, scrivendo sui Concili (volume IV, edizione Bruxelles, p. 422): Questa commemorazione è la più alta e onorevole forma di comunione». (Lettre Ex quo primum tempore, 1 er mars 1756, § 12. Benedicti Papae XIV Bullarium, Malines 1827, tomo iv, vol. 11, p. 299)
Questa effettiva dichiarazione di comunione non è fatta a beneficio di alcun membro della Chiesa; è indirizzata a colui che è riconosciuto come sommo Pontefice, Vicario di Gesù Cristo, come regola vivente della fede, come titolare della giurisdizione sovrana e immediata su ciascuno dei cattolici, come punto di riferimento per l’unità dei la Chiesa. È, quindi, una comunione di fedeltà e di subordinazione: una comunione di intelligenza e di intenti.
4. Per la Chiesa cattolica, l’espressione una cum assume una nuova gravità. Questo perché, come avremo notato, queste due parole e ciò che esse comandano (la menzione del Papa) si riferiscono direttamente alla Santa Chiesa. È lei che, in sacrificio, si unisce a quella nominata. Ora la Chiesa è doppiamente coinvolta nel Santo Sacrificio della Messa:
A. Come beneficiario. Questo è ciò che esprime la preghiera del Te Igitur. La Messa vivifica la Chiesa: pacifica, custodisce, unifica e guida; la Messa fa tutto questo perché la Chiesa sia una e perché la Chiesa è una con il Sommo Pontefice qui nominato; la Messa lo fa in e mediante la sua unione con il Capo visibile della Chiesa, Vicario di Gesù Cristo e Sovrano dei suoi membri.
L’unità della Chiesa è il fine proprio e primario del sacramento dell’Eucaristia. Questo è l’insegnamento di san Tommaso d’Aquino: “La grazia prodotta da questo sacramento è l’unità del Corpo mistico, senza la quale non può esserci salvezza”. [Suma Theologica, IIIa, q. LXIII,a.3]
Questa è anche la dottrina del Concilio di Trento: «[Gesù Cristo, nell’istituire il sacramento della Santissima Eucaristia] volle che fosse garanzia della nostra gloria futura e della nostra felicità eterna, insieme simbolo di questa singolare Corpo di cui egli stesso è il capo e al quale ha voluto che noi, come sue membra, fossimo legati dai più stretti vincoli di fede, speranza e carità, perché tutti professiamo la stessa cosa e non ci siano fra noi scismi. ” (Sessione XIII, De Eucharistia, c. 2, Denzinger 875)
B. Come offerente. La presenza e il primato della Chiesa come beneficiaria dell’offerta della Messa hanno un significato che ci spiega san Tommaso d’Aquino (Suma teologica, IIIa, q. XLVIII, a.3) facendo proprio un testo di sant’Agostino: “ L’unico e vero mediatore [Gesù Cristo] che ci riconcilia con Dio mediante il sacrificio della pace deve rimanere uno con colui al quale ha offerto questo sacrificio, per rendere uno in lui coloro per i quali l’ha offerto (unum in se faceret pro quibus offerebat ), per essere tutt’uno ciò che ha offerto e ciò che ha offerto”.
Coloro per i quali Gesù Cristo offre il suo Sacrificio, beneficiando della virtù santificante del sacrificio, diventano tutt’uno con il sacerdote nell’atto stesso dell’offerta. Per questo il Concilio di Trento afferma che è la Chiesa che offre la Santa Messa: “Dio, Nostro Signore […], per mezzo dei sacerdoti) sotto segni visibili” (Sess. XXII, c. 1).
Non solo il Papa è associato come capo all’essere della Chiesa, ma è associato al fine del sacrificio (che è l’unità della Chiesa) e anche all’offerta sacrificale stessa, che è offerta dalla Chiesa, dice il Concilio di Trento. È difficile diventare più intimi, più coinvolti.
5. Il canone della Messa è immacolato: tale è l’insegnamento del Concilio di Trento nella sua XXII sessione, rafforzato da un canone che rifiuta chi professa diversamente.
“La Chiesa cattolica ha istituito, molti secoli fa, il santo canone così puro da ogni errore, che non vi è nulla in esso che non respiri grande santità e pietà, e non elevi lo spirito di coloro che lo offrono a Dio”. (Denzinger 942)
“Se qualcuno dice che il Canone della Messa contiene errori e va revocato: sia anatema”. (Denzinger 953)
Coinvolgere il nome di Jorge-Bergoglio-Francesco-I non significa negare in un atto solenne questo solenne insegnamento del Concilio di Trento?
L’erede e l’aggravante del Vaticano II, assumendo e prolungando la diffusa distruzione della fede teologale che vi ebbe luogo, hanno il loro posto nel cuore del Mysterium fidei?
È possibile allearsi con lui – partecipando attivamente all’efficienza sacramentale – quando è necessario sottrarsi alla sua giurisdizione (al suo governo) se si vuole conservare la fede e salvare la propria anima?
Il nome di un profeta dell’ecumenismo, che promuove il dissenso nella fede e cerca di dissolvere l’unità della Chiesa, non deflora un’azione così santa il cui scopo è proprio l’unità della Chiesa?
Chi è intrappolato in un “sistema sacramentale” ispirato al protestantesimo, il cui fiore all’occhiello (!) è la “Messa di Lutero”, può essere nominato capo e identificatore della Chiesa cattolica che offre il Sacrificio di Gesù Cristo?
Porsi queste domande significa rispondere. Se, come abbiamo visto, è difficile fare di più intimo e più coinvolgente dell’unione di Chiesa e Papa nel Santo Sacrificio della Messa, sarebbe difficile fare di più empio e di più oltraggioso alla Chiesa di Gesù Cristo, se fosse nominato un falso papa, falsa regola di fede, e quel che è peggio, regola di falsa fede.
Si noti bene che non si tratta qui della scienza, della virtù o dello zelo di coloro che occupano la Sede Apostolica. Se gravi colpe in queste materie hanno conseguenze disastrose per il bene della Chiesa, esse non sono in alcun modo incompatibili né con l’autorità apostolica né con la loro menzione nel canone della Messa.
Dopo i disastrosi proclami e le riforme del Vaticano II, ci troviamo in presenza di carenze fondamentali, ufficiali, permanenti: riguardano la regola della fede, l’ordine sacramentale, l’offerta del Sacrificio, l’unità della Chiesa. Riguardano sia la Messa che la Chiesa, che, insegna san Tommaso d’Aquino, è costituita dalla fede e dai sacramenti della fede (IIIa, q. LIV, a. 2, ad 3).
Non è quindi per leggerezza o per spirito di opposizione all’unità della Chiesa che rifiutiamo di nominare Jorge-Bergoglio-Francisco-I nel Te Igitur: è testimonianza della fede cattolica, è richiesta di la dottrina e l’unità della Chiesa. Perché nominarlo implica necessariamente — pena la negazione della dottrina più certa — accogliere il suo insegnamento senza finzioni, sottomettersi alla sua regola senza vacillare, dare e ricevere i sacramenti sotto la sua egida… in altri errori è separarsi altrimenti dall’unità della Chiesa.
6. Anche per gli assistenti (fedeli) si pone il problema. Sono membri della Chiesa, battezzati e cresimati, deputati ad offrire con il sacerdote per il loro carattere sacramentale che è “partecipazione al sacerdozio di Cristo, derivato da Cristo stesso” (San Tommaso, Summa Theologica, IIIa, q. LXIII , a .5, c). Già san Pietro diceva: “Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale” (I Pietro II, 9).
Solo il sacerdote offre sacramentalmente, ma i fedeli si uniscono a Gesù Cristo in questo stesso sacrificio, per offrire il sacrificio della Chiesa. «Questa oblazione che viene dalla consacrazione è una certa affermazione (testificatio) che tutta la Chiesa concorda (consentiat), concorda con l’oblazione fatta da Cristo e la offre insieme con lui» (San Roberto Bellarmino, De missa, II, v. 4, citato da Pio XII, Mediator Dei, 20 novembre 1947).
Sebbene i fedeli stessi non pronuncino questa una cum così ferita dalla santità della Messa, vi sono comunque associati. Con la loro presenza, con la loro azione, portano collaborazione al meum ac vestrum sacrificium che il sacerdote celebra all’altare. Per discernere la moralità di questa presenza, dobbiamo fare riferimento ai principi che regolano la cooperazione al male.
Qualsiasi cooperazione formale deve essere respinta senza esitazione. Chi deliberatamente sceglie di assistere alla Messa una cum, coopera formalmente alla grave distorsione che essa comporta in relazione alla santità della Messa, in relazione all’unità della fede e della Chiesa. E abbiamo scelto ogni volta che potevamo fare diversamente, anche se dovevamo fare uno sforzo significativo (distanza, tempo, ecc.).
È anche impossibile realizzare un’immediata cooperazione materiale, come sarebbe realizzata dall’ufficio di diacono o suddiacono.
È vietata anche la collaborazione materiale, stretta oa distanza, a meno che non sussista un grave motivo per annullarla: a meno che, quindi, non sia possibile fare diversamente. Questa grave ragione deve essere proporzionata; è necessario evitare lo scandalo e combattere gli effetti negativi su di sé — perché non ci devono essere illusioni: la fedeltà, anche indiretta e odiata, a Francesco Bergoglio, a cui ci si abitua, lascia tracce profonde nell’anima e nell’integrità della fede cattolica , pur avendolo. Inoltre, se si assiste a una Messa “falsata”, si deve protestare interiormente contro la distorsione per evitare una collaborazione formale.
Quanto più stretta e abituale è la collaborazione, tanto più grave deve essere il motivo. Ci possono essere differenze di apprezzamento in questa materia, e ognuno deve decidere davanti a Dio per se stesso e per coloro di cui ha la responsabilità con molta purezza di intenzione e fede illuminata. Quanto più stretta e abituale è la cooperazione, tanto più sarà necessario cercare di sottrarsi ad essa. Quanto più stretta e abituale è la cooperazione, tanto più necessario è odiare interiormente e, di tanto in tanto, assistere esteriormente a questo disaccordo. Quanto prima e abituale sarà la cooperazione, tanto più bisognerà fare di tutto per non abituarsi ad essa (perché l’abitudine modifica il giudizio), tanto più sarà necessario educarsi a non lasciarsi trascinare in le false dottrine alla base dell’una cum Francesco.
7. La posta in gioco in una cum consiste anche in questo: la menzione di Francesco Bergoglio nel canone della Santa Messa è un male, ma è ben lungi dall’essere l’unico male esistente o possibile; non risolviamo tutto una volta che lo omettiamo. Sarebbe una grave illusione immaginare di poterci poi liberare dall’osservanza della giustizia e della carità verso il prossimo, dalla prudenza e dalla fermezza nel fare il bene, dalla lotta contro il peccato e contro l’occasione del peccato.
Sarebbe ancora e sempre un’illusione mortale credersi esenti dall’amore della verità; lo studio della dottrina cattolica in tutta la sua ampiezza; l’acquisizione e il mantenimento della naturale rettitudine dell’intelligenza, rettitudine di giudizio; doveri verso il bene comune della Città e delle diverse società di cui essa fa parte.
Peggio ancora sarebbe trovare nel rifiuto dell’una cum un pretesto per ricorrere, direttamente o indirettamente, a consacrazioni episcopali senza mandato apostolico, ovvero a quanto segue: sarebbe cercare di combattere il male con il male, sarebbe voler evitare una ferita profonda all’unità della Chiesa ricorrendo ad un attacco all’unità della Chiesa (e, in questo caso, ad un’azione più abbondante e più direttamente condannata dall’autorità della Santa Chiesa).
Lasciamo a Gesù Cristo ciò che è oggetto di una sua solenne promessa, e che quindi è sua esclusiva competenza: la perpetuazione della sua Chiesa militante fino al suo ritorno nella gloria. Intanto: «Gli uomini ci considerino ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora ciò che si richiede agli amministratori è che siano trovati fedeli”. (I Cor. IV, 1-2)
Fonte: https://medium.com/@veritatis_catholicus/lenjeu-de-l-una-cum-o-problema-da-una-cum-a436579c2c0e
Intervista a Matteo Castagna, Responsabile Nazionale del Circolo Cattolico Christus Rex
LA GAZZETTA DELL’EMILIA, 27/12/22 IN EVIDENZA
Di Matteo Pio Impagnatiello Pilastro di Langhirano, 26 dicembre 2022 –
- Può parlarci del Circolo Christus Rex che lei ha fondato? Quando è nato e di cosa si occupa?
Il Circolo Christus Rex viene fondato ufficialmente il primo gennaio del 2007, ma era già attivo un gruppo con il nome di Avanguardia Scaligera già dal 2003. L’attività cattolico-tradizionalista-militante parte nel 1999. Il Circolo si occupa fondamentalmente di tre cose: la formazione cattolica tradizionale sul catechismo di San Pio X e sulla storia della dottrina sociale della Chiesa di mons. Umberto Benigni ogni primo mercoledì del mese (on line per raggiungere tutti), gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, predicati secondo il metodo di padre Vallet dai sacerdoti dell’Istituto Mater Boni Consilii di Verrua Savoia (To); informazione, poiché l’uomo è essere sociale ed ha diritto di conoscere la Verità di ciò che lo circonda, senza le fesserie del politicamente corretto/pensiero unico; azione militante, al fine della trasmissione pubblica della Fede attraverso l’esempio della vita di un cattolico fedele alla Tradizione, quindi conforme ai dieci comandamenti ed ai precetti della Chiesa. Evidentemente, tutto questo riceve una grande grazia dal Cielo attraverso una vita sacramentale costante, composta da una confessione frequente e dall’assistenza all’unica santa Messa cattolica tradizionale, non in comunione con gli eresiarchi conciliari. Per coloro che fossero interessati, tali celebrazioni sono in tutta Italia e consultabili nei luoghi e negli orari sul sito www.sodalitium.biz
All’interno del Circolo vi sono più persone con ruoli ed ambiti ben precisi, per l’apostolato cattolico-tradizionale, tra cui l’avvocato Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, il professor Giovanni Perez, l’ingegner Raffaele Amato, l’avvocato Andrea Sartori ecc…
- I cattolici e il loro impegno nell’agone politico italiano ed europeo: qual è o quale dovrebbe essere il loro compito nella società odierna?
E’ una grande delusione per noi vedere che troppi politici, a livello soprattutto europeo, non applicano ciò in cui dicono di credere. Ad esempio, ricordo che nel 2008 un eurodeputato che non è mai stato cattolicissimo, come l’onorevole Mario Borghezio, ha voluto costruire con noi un presepio nel Parlamento europeo. Questo fatto destò più paura e timore nei confronti dei cosiddetti deputati cattolici rispetto a coloro che non lo erano, suscitando in noi stupore e anche tanto apprezzamento, fino al punto che, nonostante i mugugni, l’allora presidente del Parlamento europeo si complimentò pubblicamente in Aula per l’iniziativa e ci ringraziò. Noi pensammo che, a differenza di quanto si vociferava, il presepe non era considerato divisivo per nessuno.
- A settembre di quest’anno è stata pubblicato il suo ultimo lavoro editoriale, libro scritto insieme all’avvocato Gianfranco Amato. Vuole illustrarcelo?
“Patria e Identità” è il mio terzo libro, scritto con l’amico di tante battaglie, Gianfranco Amato, con il quale condividiamo innanzitutto la fede, la necessità della preghiera e dell’azione militante, per mantenere viva la Tradizione cattolica, alla faccia di quei modernisti che vorrebbero cancellarla, ridurla o adeguarla, a seconda dei loro comodi. Dunque, questo libro nasce dalla volontà di far pensare chiunque, credente e non credente, nei confronti della Patria e dell’Identità. Abbiamo voluto, avendo sensibilità differenti nell’approccio al prossimo, firmare ciascun capitolo con il proprio nome e cognome all’interno di tre parti: “Uno sguardo sulla politica”, “Un’occhiata sulla società”, “Una sbirciata sulla Chiesa”.
- Si è già fatta un’idea sull’Esecutivo in carica? Cosa ne pensa?
Noi elettori abbiamo votato, fondamentalmente, per due partiti, secondo quello che la legge elettorale prevede. Pertanto, la x l’abbiamo messa su Fratelli d’Italia, ma nel nostro contesto lo stesso voto andava sia alla Camera sia al Senato a candidati della Lega e, nello specifico, a Lorenzo Fontana per la Camera (poi divenuto presidente della medesima e mio amico personale, dal 1996) nonché al Senato, a Paolo Tosato. Nell’uninominale abbiamo votato per Fratelli d’Italia. Possiamo dire, nella pratica, che la legge elettorale ci ha fatto quindi votare sia Fratelli d’Italia sia la Lega, dai quali, data la vicinanza e l’amicizia che ci lega da tanti anni, ci aspettiamo una coerenza in merito ai principi morali cristiani, che sempre con noi hanno sostenuto.
- La società – italiana ed europea – si trova all’interno di una crisi che non è solamente socio-economica, ma soprattutto valoriale. Può la Chiesa contribuire ad “invertire la rotta”, per realizzare un modello alternativo di società?
Oggi la Chiesa ufficiale ha preso la posizione globalista, pseudo-pacifista, politicamente del deep state. Dunque noi cattolici dobbiamo stare attenti, come lo siamo dal Concilio Vaticano II (1962-1965), a quanto affermano le presunte Autorità ecclesiastiche. Ci tengo, in modo particolare, a dare un messaggio di speranza: “Le porte degli inferi non prevarranno”. Nessuno disperi, ma compia la volontà di Dio e la salvezza eterna sarà pronta per lui. Viva Cristo Re e Maria Regina. Sub Christi vexilli regis militare gloriamur!
- “Dio, Patria, Famiglia”: possono insieme rappresentare un manifesto d’amore, anche al giorno d’oggi?
Questo trinomio è l’identificazione dell’Amore, anche da un punto di vista cronologico. Prima dobbiamo amore, adorazione e culto a Cristo, seconda Persona della Santissima Trinità e Figlio di Dio, il quale ha voluto che i popoli fossero distinti in diverse Patrie, che dobbiamo amare, perché dono di Lui. Nelle famiglie, composte unicamente per volontà divina e naturale, da una mamma e un papà uniti nel sacro vincolo del matrimonio. Ciò che ci viene propinato in questo tempo è solo sovversione dell’ordine naturale, in odio a Cristo ed alla Verità.
L’Articolo è stato ripreso anche sul Quotidianoweb: https://www.quotidianoweb.it/costume-e-societa/intervista-a-matteo-castagna-responsabile-nazionale-del-circolo-cattolico-christus-rex/
Verona: la piccola Vandea d’Italia
I 60 anni del Concilio
Segnalazione del Centro Studi Federici
L’enciclica Pascendi, il modernista agnostico, Joseph Ratzinger
Segnalazione del Centro Studi Federici
Un “cardinale” e alcuni “vescovi” chiedono di ricevere la benedizione da un gruppo di donne
Le stravaganze della “chiesa conciliare”, che ha sostituito la Chiesa Cattolica nei Sacri Palazzi al Conciliabolo Vaticano II. (N.d.r.)
Segnalazione di www.unavox.it
Pubblicato sul sito infovaticana
Ripreso dal sito di Aldo Maria Valli
video della cerimonia
Il 25 novembre ― proclamata dall’Onu Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ― prima della fine della Santa Messa, nel quarto giorno dell’assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, il presule che ha presieduto la cerimonia, il cardinale del Guatemala Álvaro Ramazzini, ha invitato le donne presenti a salire sull’altare per benedire cardinali, vescovi, sacerdoti e altri fedeli.
Alla fine della Messa il porporato guatemalteco ha detto: “Volevo chiedervi il favore della vostra comprensione per fare ora un gesto che viene dal nostro cuore di pastori e che esprima anche l’uguaglianza che esiste tra uomini e donne battezzate. L’apostolo Paolo così diceva e così insegnava”.
“Faremo un gesto, vi invito, per riconoscere il valore delle nostre sorelle donne che sono qui, ma anche di quelle che ci servono in sala da pranzo, che non possono venire alla festa perché preparano la cena per noi”.
Il gesto, ha poi detto il cardinale, è “che riceviamo da loro una preghiera di benedizione”. “Normalmente siamo sempre noi uomini quelli che benedicono, giusto? Andiamo ora, se siete d’accordo, a invertire la cosa proprio adesso”.
“Ora dunque, come espressione del nostro cammino sinodale e impegno per l’eliminazione di ogni violenza contro le donne, chiederemo a tutte le donne membri dell’assemblea di benedirci: cardinali, vescovi, sacerdoti e diaconi; pastori delle nostre comunità cristiane”.
Quindi il cardinale e i concelebranti sono scesi dal presbiterio per lasciare il posto alle donne che, alzate le braccia, hanno benedetto i presenti, compresi gli ecclesiastici, che per l’occasione hanno chinato il capo. Al termine, un vescovo concelebrante ha chiesto alle donne di accompagnare i prelati nella processione finale.
Fonte: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4278_Donne_benedicono_preti.html