Consul Press: INCONTRO con Alessandro Guzzi

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Conversazione con ALESSANDRO GUZZI … a 360° su Cultura, Fede, Umanità, Vita

LA VOGLIA DI VIVERE E CAPIRE DI ALESSANDRO GUZZI: UN ARTISTA FEDELE AI VALORI EREDITATI DALLA TRADIZIONE

Ha una gran gioia di vivere Alessandro Guzzi. Alla simpatica, sottile impertinenza – celata dall’atteggiamento posato dell’uomo d’altri tempi – riesce ad appaiare lo scrupolo di chi vuole capire cosa gli succede attorno. Tutt’altro che restìo al coinvolgimento, logico ed emotivo nello stesso tempo, così come ad abbracciare i valori tradizionali minacciati dall’atomismo sociale, dispiega una miniera di aneddoti. Alcuni dei quali vanno oltre la capacità di assicurargli il bandolo della conservazione.

In mezzo alla gente non morde il freno per dire la sua. Sa ascoltare e aspettare, pur rifuggendo dai vani segni di ammicco delle persone fiere di pensarla al medesimo modo, perché al momento giusto riesce a veicolare l’interesse degli interlocutori verso temi degni di nota.
Per sottolinearne l’urgenza si guarda bene dal ricorrere ad accenti demagogici. La sua forza di persuasione varca l’impasse delle banalità scintillanti. È un conversatore paziente, a volte implacabile, ma solo quando, dopo aver prestato orecchio al pluralismo dei punti di vista, ritiene giusto conferire lo stesso peso informativo al proprio. La poliedrica vena di pittore e scrittore, avvezzo tanto all’alta densità lessicale della lingua italiana quanto al carattere d’ingegno creativo dell’arte, prende piede senza le pose degli intellettuali con la puzzetta sotto il naso.

Ad Alessandro, oltre ai salotti letterari, dove scambiare franche ed erudite opinioni in punta di forchetta, sia pure sulla scorta dell’inseparabile virtù terapeutica dell’ironia, non dispiacciono le palestre, per tradurre in pratica l’arcinoto adagio latino “Mens sana in corpore sano”, né i poligoni di tiro. Da franco tiratore, affezionato ad ambiti protettivi da conservare in nome sia della Fede in Dio sia dei dogmi della Chiesa, spara addosso alle deviazioni teologiche.
Nel suo ultimo libro, “Canto dell’Occidente”, dapprima in filigrana, poi per filo e per segno, con un crescendo che appaga largamente le attese, svela gli intrighi nascosti intenti ad annullare l’indispensabile dimensione trascendentale. Messa a rischio dal deprecabile senso di trasformazione sociale connessa ai mass-media. Con una trasmissione di messaggi priva d’intoppi tra emittenti e destinatari per via dell’attitudine di questi ultimi ad adoperare le scorciatoie del cervello.

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Osservazioni sulla posizione della Chiesa Cattolica

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LETTERE DEL LETTORE

Ci perviene dall’amico Marchetti della Consul Press di Roma questo scritto dai contenuti interessanti. E’ evidente che secondo la nostra posizione dottrinale, errori in materia di Fede e Morale non sono attribuibili alla Chiesa Cattolica, società perfetta. Pertanto sono da attribuire alla Contro-Chiesa occupante.

La Chiesa ha il diritto dovere di pronunciare giudizi morali sulle questioni politiche, sociali, economiche e culturali, preoccupandosi però di non dare la sensazione di essere legata a un particolare modello di vita sociale, o ad un determinato sistema politico o ideologico di parte, proprio per conservare meglio la propria libertà d’azione nell’opera di evangelizzazione ed evitare di creare inutili divisioni nel Popolo di Dio”.
Lo dichiara Riccardo Pedrizzi, Presidente nazionale del Comitato Tecnico Scientifico dell’U.C.I.D. – Unione Cristiana Imprenditori, Dirigenti e Professionisti,  in merito al dibattito in corso sul ruolo della Chiesa in politica e sulle polemiche originatesi in campagna elettorale.
Secondo Pedrizzi, la Chiesa “non può tralasciare il suo ruolo di rappresentanza di tutti i suoi fedeli in ogni ambito politico, di qualsiasi posizione esse siano. Diversamente si rischia di creare disorientamento nella comunità cristiana che chiede di essere rappresentata in tutte le sue sensibilità e di dialogare con tutti, a prescindere da chi stia al governo”.

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