In che mondo vive chi legge La Stampa, Repubblica o il Corriere della sera?

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di Vincenzo Costa tramite Arianna Editrice

In che mondo vive chi legge “La stampa?”
Uno pensa che i lettori di La stampa, Repubblica o il Corriere della serasiano stupidi. Ma è un errore. Sono persone non stupide, solo che quei giornali li fanno vivere in una realtà parallela.
Per esempio, la situazione al fronte russo ucraino viene riportata così:
“Le forze armate ucraine stanno avanzando con rapidità verso sud, dove ora incontrano debole resistenza nelle retrovie russe, mentre si avvicinano a una seconda linea fortificata delle truppe di Mosca, che si ritiene sia più debole rispetto alla prima”.
Ora, qualsiasi fonte di informazione non delirante dice, nel migliore del casi, che la controffensiva va lentissima, e che anzi è un disastro.
La prima linea non è stata neanche raggiunta. Si tratta di una linea protetta da “denti di drago”, a cui gli ucraini non sono giunti. Hanno occupato parte di Rabotino, che è una zona grigia.
Le difese russe sono costituite da tre linee. La terza è quella che alcuni considerano inespugnabile. Ma comunque ben difficile anche solo che gli ucraini riescano a toccare la prima linea.
Per resto, il rischio reale è che i russi sfondino a nord est, e gli ucraini litigano con i generali occidentali perché  sanno se si insiste su Rabotino può collassare il fronte ucraino in quella zona e si può restare insaccati (ma non mi importa qui entrare nei dettagli).
Il punto è che c’è un mucchio di gente che vive in una bolla di irrealtà. Purtroppo sono convinti di essere riflessivi e informati.
Questo è il dramma del paese: una sfera mediatica totalitaria e un’opinione pubblica senza capacità critica.

Fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/in-che-mondo-vive-chi-legge-la-stampa-repubblica-o-il-corriere-della-sera

1956: l’Ungheria si ribella ai sovietici

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LA RICORRENZA

di Redazione

Il PCI e i suoi eredi politici non si sono mai pronunciati con parole di ritrattazione o di scuse per aver sostenuto i carri armati sovietici contro il popolo ungherese.

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La Rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come insurrezione ungherese o semplicemente rivolta ungherese, fu una sollevazione armata di spirito anti-sovietico scaturita nell’allora Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10 – 11 novembre 1956. Inizialmente contrastata dall’ÁVH(1), venne alla fine duramente repressa dall’intervento armato delle truppe sovietiche. Morirono circa 2652 Ungheresi (di entrambe le parti, ovvero pro e contro la rivoluzione) e 720 soldati sovietici(2). I feriti furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell’Ungheria) furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del sostegno alle idee del comunismo nelle nazioni occidentali.

CONTINUA SU: https://www.ungheria.it/rivoluzione-1956/

 

 

No green pass, cosa ci dicono davvero le piazze piene

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DENTRO LA NOTIZIA

Il commento pubblicato sui social da parte del Responsabile Nazionale di Christus Rex Matteo Castagna:

RISPETTO PER PIAZZA DEL POPOLO
È incredibile come certa comunicazione possa diventare faziosa nel distorcere la realtà e come, certa politica istituzionale si dimostri priva di capacità d’analisi e suddita del mainstream di sinistra.
È assurdo che oggi i principali quotidiani non titolino: “A ROMA, UNA MAREA UMANA, COME DA ANNI NON SI VEDEVA, SI È RITROVATA SPONTANEAMENTE PER DIRE NO AL GREEN PASS”. Invece, il leitmotiv si è trasformato in una nenia per riesumare un anacronistico antifascismo, che serve solo a deviare l’attenzione dall’oggetto di una protesta, che non andrebbe snobbato ma ascoltato e rispettato, prima che, alla lunga, possa diventare un problema sociale ingestibile.
La politica non sia miope ed ipocrita, inseguendo bolse retoriche o questioni funzionali allo status quo, ma dia risposte serie e concrete alla rabbia e disperazione di tantissime persone.

di Eugenio Palazzini

10 Ott. – Da Milano a Roma, ieri migliaia di persone sono scese in piazza contro il green pass. Una mobilitazione impressionante condita da pesanti scontri, soprattutto nella capitale. Tentare però di bollare la protesta semplicemente come violenta è sciocco e riduttivo, perché non corrispondente al vero. Si rischia insomma di distorcere la realtà senza ottenere alcun risultato effettivo se non quello di acuire una rabbia sempre meno latente. Non sappiamo con esattezza quante persone abbiano gridato la propria netta contrarietà al certificato verde reso obbligatorio dal governo anche sui posti di lavoro – darsi al gioco dei numeri esatti in questi casi lascia il tempo che trova –, ma le foto di Piazza del Popolo piena ci dicono che erano più di 10mila a urlare “no green pass“.

Piazze no green pass: ma quale “fascismo”

Viceversa è chiaro a tutti che chi ha devastato la sede della Cgil e si è scontrato con la polizia ha fatto più rumore – come sempre accade quando vanno in scena gli scontri – ma rappresentava una netta minoranza dei manifestanti. Chi ha interesse a stroncare sul nascere le montanti proteste ricorre allora al solito metodo comunicativo: fare di tutta l’erba un fascismo montante. Eppure basterebbe osservare attentamente immagini e video delle manifestazioni di ieri per capire che quelle piazze erano intergenerazionali e politicamente inclassificabili. Lo erano perché  insolitamente riunivano giovani e meno giovani, Forza Nuova e centri sociali, nuovi e vecchi cittadini disillusi dalla politica. Un magma del tutto insolito.

La campanella della rabbia

La campanella del disincanto diffuso era già suonata e per sentirne il suono sarebbe stato sufficiente soffermarsi sul dato più emblematico delle elezioni amministrative dello scorso fine settimana: l’astensionismo. Quasi il 50% degli italiani ha scelto di disertare le urne, segno di un distacco totale dalla proposta politica. Stavolta quindi non servirà etichettare la piazza con i soliti termini tirati fuori dal cilindro dello sdegno. Non sarà lo spauracchio “squadrista” a riportare la palla al centro del confronto civile, perché quel confronto è stato troppo a lungo negato alla gran parte di coloro che protestano e si sentono abbandonati dalle istituzioni.

Lo ha parzialmente compreso anche il Corriere della Sera, che stamani apre così: “Manifestazioni no green pass, i timori di un’escalation. Volti mai visti tra i «soliti noti»: chi era in piazza”. Quei volti “mai visti” sono l’emblema di un’inafferrabile contestazione, a cui gettare addosso un colore piuttosto che un altro è un’operazione ben poco utile a contenerla. Il governo lo sa bene, ma ritiene che per stringere le maglie della repressione del dissenso, sia più funzionale negare l’evidenza.

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/no-green-pass-cosa-ci-dicono-piazze-roma-milano-210262/

L’Occidente, regno della menzogna

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di Massimo Fini

Fonte: Massimo Fini

Se il cosiddetto Occidente continuerà imperterrito nella propria, costante, estenuante, ripugnante politica di doppio-pesismo, di cui, per restare sul pezzo, dà buona misura quel che sta succedendo a Gaza, con l’equiparazione fra un esercito tecnologicamente avanzatissimo e i guerriglieri straccioni di Hamas, fra i circa duecento razzi sparati verso Gerusalemme e Tel Aviv che hanno causato otto morti e i  circa duecentoventi palestinesi uccisi, tra cui un numero imprecisato di bambini, provocati dai bombardamenti israeliani su Gaza (davvero “intelligenti” questi missili se in un sol colpo sono riusciti a sterminare una famiglia composta da due donne e i loro otto bambini, sicuramente terroristi – peraltro, com’è noto, i bambini degli altri sono diversi dai nostri bambini se nella prima Guerra del Golfo, per non affrontare fin da subito l’imbelle esercito iracheno, che era stato battuto persino dai curdi, le “bombe chirurgiche” e i “missili intelligenti” uccisero, fra Bagdad e Bassora, 32.195 bambini, dati del Pentagono) politica sostenuta dai suoi media che, inutilmente vili, riescono a essere più realisti del re, nascondendo le verità scomode o rivelandole a metà il che è ancora più scorretto, dai e ridai farà la fine che si sarà meritato: morirà soffocato dalle sue stesse menzogne.

Una decina di giorni fa c’è stato un attentato terroristico a Kabul contro una scuola media frequentata da ragazzi e ragazze che ha causato 55 vittime. La Reuters, che non è proprio l’ultima agenzia di notizie del mondo,  ha subito attribuito l’attentato ai Talebani, seguita poi da pressoché tutta la stampa occidentale. Un falso. Bisognava andare a cercare con la lente sull’Internazionale la notizia, data da Tolo News, che è l’emittente dell’attuale governo afghano e quindi, in questo senso, al di sopra di ogni sospetto, che l’attentato era opera dello Stato islamico, cioè dell’Isis, e che i Talebani avevano escluso ogni loro coinvolgimento. Del resto questa smentita non era nemmeno necessaria. I Talebani, nella loro guerra d’indipendenza, hanno sempre puntato ad obbiettivi militari e politici cercando di limitare il più possibile gli inevitabili “effetti collaterali” per la semplice ragione  che non hanno alcun interesse ad inimicarsi la popolazione sul cui appoggio hanno potuto costruire la propria lotta di indipendenza durata vent’anni. Del resto nel “libretto azzurro” del 2009, naturalmente snobbato in Occidente, in cui il Mullah Omar dettava le regole cui dovevano attenersi i suoi combattenti, è scritto a chiare lettere: “Attacchi terroristi e attentati kamikaze. Il sacrificio di valorosi figli dell’Islam è lecito soltanto se il bersaglio è importante, vale a dire solo per obbiettivi militari e politici che abbiano una certa rilevanza col massimo impegno per scongiurare vittime civili”. Per altro c’è un precedente significativo. Quando nel 2014 i talebani pachistani attaccarono una scuola frequentata dai figli dei militari pachistani facendo 156 morti e 130 feriti, il movimento talebano afghano guidato dal Mullah Omar condannò senza se e senza ma quell’eccidio: “L’Emirato islamico è scioccato da quanto avvenuto e condivide il dolore della famiglie dei bambini uccisi nell’attacco”. Continua a leggere

L’identità esiste (ma c’è chi lo nega)

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di Ernesto Galli della Loggia

L’identità esiste (ma c’è chi lo nega)

Fonte: Corriere della Sera

Ogni volta che decide di suicidarsi la Sinistra sa che può sempre contare su chi è pronto ad aiutarla a infilare il colpo in canna: sono gli intellettuali della sua parte. I quali a propria volta sanno che qualunque cosa dicano o facciano possono sempre contare sul masochistico silenzio della loro vittima. È questa la prima riflessione che viene alla mente leggendo il lungo articolo di Tomaso Montanari «L’identità inventata degli italiani» (Il Fatto, 10 settembre). E subito dopo non si può non pensare che su certe materie in Italia ogni discussione è impossibile dal momento che invece di sforzarsi di capire le ragioni dell’altro ognuno ripete le proprie come un mantra per il pubblico degli aficionados. La tesi di Montanari è perfettamente espressa dal titolo dell’articolo: l’identità italiana non esiste. Lo stesso termine identità è a suo avviso un termine maledetto, servendo solo ad alimentare «il veleno della retorica identitaria» e quindi a giustificare il «noi» contro «loro», le dottrine del «respingimento», «i campi di concentramento in Libia», lo «straniero come nemico» nonché ovviamente «i paradigmi culturali (…) connessi ai fantasmi del nazionalismo nazifascista», il «prima gli italiani» e via così sermoneggiando. Tutte infamie imputabili per l’appunto al famigerato concetto di identità. Continua a leggere

Giorgetti: “Rivedere le concessioni, da telefoni a tv”. Panico Berlusconi

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Giorgetti: "Rivedere le concessioni, da telefoni a tv". Panico BerlusconiChissà che cosa avrà pensato Silvio Berlusconi leggendo le parole di Giancarlo Giorgetti. “Nazionalizzare? Io credo sia necessario discutere seriamente di quel che vogliamo fare dei veri beni dello Stato”. Il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio. intervistato dal Corriere della Sera, vuole “aprire la discussione sul modo in cui cio’ che e’ oggetto di concessione possa restituire il massimo bene ai cittadini”. Sulla possibilita’ di nazionalizzare o meno le autostrade italiane, Giorgetti afferma che “al momento parlarne e’ assolutamente prematuro. In concreto, bisogna verificare l’esito della procedura di annullamento della concessione alla societa’ Autostrade. A quel punto si puo’ decidere con qualche indicazione in piu’. O si puo’ anche fare un’altra gara per vedere le condizioni che puoi spuntare”.

“Non ci sono tabu’ – aggiunge – L’autostrada del Brennero (A22) sara’ gestita in house, in deroga alla norma europea. Il punto e’ valutare bene, caso per caso. Il tutto Stato non e’ buono, ma neanche il tutto privato. Credo che valga per ogni bene dello Stato: i beni veri dello Stato non sono gli immobili di cui si parla sempre. Sono le concessioni: quanto prende lo Stato dall’acqua minerale che compriamo a 2 euro a bottiglia? Quanto dal metano sotto terra o dalle concessioni televisive? Quanto dall’etere in cui viaggia il segnale dei telefonini? Io credo che lo Stato debba fare periodiche valutazioni. E poi, scegliere per il meglio”. “Di certo – prosegue – ora dobbiamo fare un ragionamento sulle concessioni in scadenza o scadute”. E sul fatto che anche la Lega aveva votato il decreto ‘salva Benetton’ del 2008, il sottosegretario commenta: “Ma non lo so… io ho scoperto giusto oggi che nemmeno ero presente alla votazione…”.

Fonte: http://www.affaritaliani.it/politica/giorgetti-rivedere-le-concessioni-da-telefoni-a-tv-panico-berlusconi-556440.html Continua a leggere

AQUARIUS E I SUOI COMPLICI

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di Maurizio Blondet

Cari italiani

È tornata l’estate.  Ho voglia di uscire a fare passeggiate, non stare al computer per nove ore al giorno a scrivere pezzi ponderosi che non smuovo nessuno dai suoi pregiudizi. Mi limito a mostrare alcune foto. Se non cogliete  in esse il ghigno di Lucifero e il iato rovente di SatQUna, mi spiace per voi. 

Aquarius, da Napoli a Palermo i sindaci contro Salvini: “I nostri porti sono aperti. È senza cuore e viola le norme”

Luigi De Magistris e Leoluca Orlando danno la loro disponibilità ad accogliere la nave Aquarius con a bordo gli oltre 600 migranti. Il sindaco di Messina: “La nave è diretta qui, no a diktat: il porto è aperto”. Falcomatà (Reggio Calabria): “Disponibili come sempre”. Pd: “Rischi umanitari, parli Conte”.

Ad illustrazione dei noti versi:

“Noi siamo da secoli calpesti e derisi perché non siam popolo perché siam divisi”.

Orlando appartiene a quella inamovibile cosca che Leonardo Sciacia chiamò Professionisti del’Antimafia. De Magistris viene dalla magistratura manettara, persecutoria e intercettatrice, e nello stesso tempo inetta, incompetente  e arbitraria, che è  una delle principali palle al piede per la ripresa italiana. Adesso, obbedendo al loro settarismo, hanno raggiunto il vertice della irresponsabilità. Si riendono conto che, se Salvini perde, sono aperte  – irreversibilmente –  le porte ad una invasione senza limiti, a milioni, rovinosa per tutti, gestita da poteri finanziari capaci di armare flotte e stipendiare equipaggi per mesi.  Ma loro, per sconfiggere un Salvini, sono pronti a fare all’Italia qualunque danno, irreversibile.

Di cosa stiamo parlando:

di una nave di  77 metri, 1810 tonnellate, appartenente ad una società per azioni tedesca.  Battente bandiera di Gibilterra.  Mi pare di ricordare che una nave è un pezzo del territorio della nazione di cui batte la bandiera. Quindi, quando una nave tedesca con bandiera di Gibilterra accoglie dei profughi a bordo,  il luogo di  prima accoglienza   diventa Gibilterra. Non l’Italia.

Gino Strada ha ammesso che questi “salvataggi”  sono stati pre-organizzati ed orchestrati per  sfidare il nuovo governo:

LA MINACCIA DI GINO STRADA: “PREVEDO ONDATA DI SBARCHI” CONTRO SALVINI

(uno degli oligarchi che prendono milioni)

Qui, cosa si cela dietro il business dell’accoglienza:

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1601343606643405&id=355062777938167&_rdr

Eugenio Scalfari, il socio di De Benedetti (che mai restituì 600 milioni  al Montepaschi)  e il confessore di Bergoglio, istiga alla guerra civile, nel nome dell’oligarchia: Continua a leggere

DALLE SCELTE PER IL CDA RAI UN PRIMO TEST DI «SVOLTA»

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Paolo Conti per il “Corriere della Sera”

GIUSEPPE CONTEGIUSEPPE CONTE

La coincidenza è tecnicamente perfetta. Il governo Conte si è appena insediato e il 30 giugno prossimo scadrà il Consiglio di amministrazione Rai presieduto da Monica Maggioni con la direzione generale di Mario Orfeo. Il 7 maggio è stato approvato, correttamente nei tempi, il bilancio 2017 con un utile di 14,3 milioni di euro.

Intanto, il 31 maggio sono scaduti i termini, aperti il 30 aprile, per depositare in Parlamento le candidature per il futuro Consiglio a sette membri, con le nuove regole: due eletti dalla Camera, due dal Senato, due designati dal Consiglio dei ministri su proposta del ministero dell’ Economia (azionista di maggioranza assoluta della Rai) e uno eletto dall’ assemblea dei dipendenti Rai. Un governo nuovo di zecca che deve indicare subito i futuri vertici della tv pubblica: si dice da decenni che la Rai è lo specchio della politica italiana, e stavolta ci sono persino i tempi ideali. Continua a leggere

Italiani non esistono? “Temono onda sovranista. Io dico: prima l’Italia”

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“Perché attaccano i Cattolici veri, ovvero i tradizionalisti, come diceva San Pio X? Perché Abbiamo Fede, Speranza, Carità e combattiamo col sorriso, dividiamo il mondo in amici e nemici di Cristo ed abbiamo scelto lo stendardo del Sacro Cuore. Amiamo la Verità, non la temiamo e non la nascondiamo. Semmai la gridiamo. Non è conforme all’andazzo del mondo? Scrolliamo le spalle, siamo identitari, perché per noi c’è sempre un sacro me ne frego!” (M. Castagna, 1/05/2018)

di Paolo Becchi

Italiani non esistono? “Temono onda sovranista. Io dico: prima l’Italia”

Fonte: lospecialegiornale

“Gli italiani non esistono e siamo più diversi fra est e ovest che fra nord e sud”. E’ il titolo di un articolo sulla prima pagina del sito online del Corriere della Sera. Un’indagine antropologica che mira a dimostrare come gli italiani in pratica non esistano come nazione. Uno studio che ha insospettito e parecchio il filosofo Paolo Becchi che parla a Lo Speciale. Secondo Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha creato una banca di campioni di Dna per tracciare la storia genetica degli italiani, non esisterebbe il popolo italiano. Secondo l’antropologo sarebbe in realtà “soltanto un’aggregazione di tipo geografico. Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle”. Insomma, quale sovranismo, siamo figli delle migrazioni e degli incroci di vari popoli e non abbiamo un Dna tipicamente italiano.

Becchi, dunque gli italiani non esistono? Siamo tornati a Metternich e alla sua idea di “Italia come mera espressione geografica”? Continua a leggere

Il Corriere della Sera si schiera: “L’islamismo uccide la nostra civiltà”

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http://www.secoloditalia.it/files/2018/02/gori-vuole-il-patto-con-lislam.png

l’analisi del rapporto con i cittadini islamici che vivono in Italia, dalle colonne del Corriere del professor Angelo Panebianco, centra la questione Islam

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