Gratteri: «Dopo la guerra in Ucraina la ‘ndrangheta comprerà armi a prezzo da outlet»

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Il procuratore di Catanzaro: «È già successo in Bosnia, dove i clan hanno acquistato dalla mafia pugliese o barattato con la coca»

CATANZARO «Non succederà adesso, ma a bocce ferme. In questo momento le armi servono per fare la guerra, non per fare baratti. Alla fine delle ostilità chi avrà bisogno di armi andrà a comprarle a prezzi da outlet, come già accaduto in Bosnia. Quando la ‘ndrangheta ne ha avuto bisogno, è andata in Bosnia a comprare armi, le ha comprate dalla mafia pugliese oppure le ha barattate con la cocaina». Così all’AdnKronos il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, sul rischio che l’enorme giro di armi ed esplosivi, mitra, bombe, missili anti carro, arrivati in Ucraina, possano in qualche modo finire nel circuito della grande criminalità organizzata internazionale, dove la ‘ndrangheta la fa da padrone.
«La ‘ndrangheta – spiega Gratteri -, ha già avuto questo tipo di armi, non sarebbe un elemento di novità. La ‘ndrangheta non ha questa primazia, tutte le organizzazioni criminali che hanno bisogno di armi andranno a cercarle a basso costo, ad un costo inferiore rispetto a quello del mercato nero. Ma le mafie non hanno mai avuto problemi di approvvigionamento di armi, perché nel mondo ce n’è una grande quantità, l’approvvigionamento può avvenire dove si vuole. Dalla Svizzera all’ex Jugoslavia e in qualsiasi teatro di guerra c’è il mercato nero delle armi, dunque non sarebbe una novità. Anche se, ribadisco, c’è la possibilità di comprare armi più sofisticate a buon prezzo».
Quanto al modo per impedire che ciò accada, Gratteri chiosa: «Se gli Stati si parlano, se le polizie e le magistrature si parlano, sarebbe l’unico modo per impedirlo».

Fonte: https://www.corrieredellacalabria.it/2022/03/16/gratteri-dopo-la-guerra-in-ucraina-la-ndrangheta-comprera-armi-a-prezzo-da-outlet/

Il “Buscetta” della ‘ndrangheta ora collabora

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di Redazione

Avevamo iniziato a studiare questi fenomeni, riferiti soprattutto alle ramificazioni in Veneto ed a Verona, sin dal lontano 2014. Ora sembrano giungere notizie confortanti che, probabilmente, nei prossimi mesi potrebbero rivelarsi degli tzunami per alcuni ambienti legati alla politica, al mondo imprenditoriale, ai colletti bianchi, alla massoneria deviata e, addirittura a uomini di Chiesa. Ce lo rivela un altro collaboratore di giustizia… (n.d.r.)

Nicola Grande Aracri decide di parlare col procuratore anti mafia Gratteri

di Felice Manti

«Nicolino Grande Aracri si è pentito? Che bella notizia. Ora spero lo proteggano mandandolo all’estero con una nuova identità, a lui e alla sua famiglia. Perché presto le Regioni rosse esploderanno». Al telefono con il Giornale c’è Luigi Bonaventura, pentito di ‘ndrangheta dell’omonima cosca, colui che fece scattare la prima condanna all’ergastolo per il capo del clan che dettava legge a Cutro, nell’intera Calabria centro-settentrionale e soprattutto tra Toscana, Umbria ed Emilia Romagna. L’annuncio della collaborazione della giustizia del potente boss da oltre un mese – notizia che ha colto di sorpresa il suo legale Gregorio Aversa («Decisione personale, ne ero all’oscuro») è decisiva nella lotta alla ‘ndrangheta soprattutto nelle sue ramificazioni nel Centro Italia, come confermano le sentenze del processo AEmilia per cui Grande Aracri è all’ergastolo al 41bis e i guai giudiziari del braccio destro del governatore toscano del Pd Eugenio Giani, sfiorato da un’indagine per ‘ndrangheta.

Nella potente organizzazione calabrese, ramificata ormai in tutto il mondo, il boss crotonese Nicolino ha (anzi, aveva) un ruolo fondamentale. Ha deciso di consegnarsi al suo peggior nemico, Nicola Gratteri, l’unico forse in grado di soppesare e valutare gli indicibili segreti che Nicolino detto manu i gumma custodisce da più di 40 anni. «Era il capo delle ‘ndrine di Catanzaro, Cosenza, Crotone e di una parte di Vibo – dice Bonaventura al telefono – il suo pentimento rischia di distruggere buona parte del potere dei clan. Soprattutto per quanto riguarda i rapporti con massoneria, colletti bianchi, Chiesa e politica». Continua a leggere