Una religione sinistra

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QUINTA COLONNA

Fonte: Tempi

Dal ddl Zan al Black Lives Matter, è la sinistra liberal e radicale a lavorare alla ridivinizzazione della politica, cioè a invertire la distinzione introdotta dal cristianesimo fra secolare e trascendente

A lavorare alla ridivinizzazione della politica, cioè a invertire la distinzione introdotta dal cristianesimo fra secolare e trascendente, non è la cosiddetta destra sovranista, ma la cosiddetta sinistra globalista nelle sue due versioni: quella liberal-democratica e quella radicale. E chiediamo subito scusa per il ricorso allo stereotipo destra-sinistra, che da troppo tempo inquina il discorso politico e ideologizza scelte che dovrebbero essere pragmatiche. Salvini, Orban e i partiti che sostengono l’attuale governo polacco si muovono nella logica dell’Ancien Régime: cercano la legittimazione della propria autorità politica nel servizio a quella spirituale che caratterizza le radici dei loro paesi e nell’utilizzo dei simboli che la esprimono. Dalla parte dell’autorità spirituale non incontrano un riscontro unanime, e nel caso dell’Italia è evidente piuttosto un rigetto da parte della gerarchia ecclesiastica compensato solo in parte dall’adesione di una rilevante fascia di laicato.   Continua a leggere

Il dogma dell’odio

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di Peppino Zola

Fonte: Tempi

Caro direttore, ogni regime dittatoriale crea uno slogan per rendere appetibile al popolo la privazione della libertà; per rendere accettabile lo Stato totalitario. Stalin proclamava l’ideale del “Nuovo Uomo Sovietico”, mentre programmava i gulag e determinava la morte di qualche milione di russi. Hitler diceva esplicitamente che “dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con la coscienza pulita” e con questa coscienza massacrò milioni di ebrei e diede iniziò alla tragedia di una guerra mondiale. Mussolini faceva scrivere sui muri di tutta Italia il motto “Credere, Obbedire, Combattere”, per convincere gli italiani che valeva la pena perdere la libertà. Pol Pot (troppo frettolosamente dimenticato tra i feroci dittatori del secolo breve) affermava che “la nostra ambizione è di edificare una società in cui la felicità, la prosperità e l’uguaglianza prevalga per tutti” e per soddisfare questa ambizione fece uccidere 3 milioni di cambogiani dal 1975 al 1979.

Anche coloro che si stanno preparando a diventare prossimamente i dittatori totalitari del “pensiero unico” hanno trovato una parola magica, con la quale cercano quotidianamente di porre a tacere ogni libera espressione di pensiero. Si tratta della parola “odio”, con la quale pongono il veto di parola a chiunque voglia legittimamente esporre un pensiero diverso dal loro. Se si sollevano obiezioni circa una certa conduzione dell’Ue, subito scatta l’accusa di “odiare” l’Europa; se si pongono domande circa il drammatico problema dell’attuale migrazione mondiale, scatta l’accusa di “odiare” i migranti; se si vuole ribadire, con tutta la delicatezza del caso, la dottrina cattolica circa l’esperienza sessuale, scatta immediatamente l’orrenda accusa di essere omofobi. Insomma, come mi ha insegnato l’amico Robi Ronza, è stato messo in atto questo meccanismo: se io penso una cosa diversa da te vuol dire che ti odio e questo sta diventando un dogma. È fin troppo facile capire che questo meccanismo uccide in partenza ogni libertà di pensiero e, con essa, ogni possibilità di vero dialogo. Se affermo legittimamente un pensiero diverso dal tuo, sono squalificato in partenza, con un cartellino rosso preventivo. È la morte della libertà e la parola “odio” è il becchino che sotterra il bene più prezioso dato da Dio all’uomo. I nuovi Mussolini scriveranno su tutti i muri d’Italia la parola “odio”, cercando di farci tacere, ma noi non taceremo. Continua a leggere

Il ddl Zan & C. produrrebbe l’effetto di rovesciare l’ordine etico della società

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In Parlamento si discute sul testo unificato che contiene il Ddl contro l’omotransfobia. Quali saranno le ricadute se dovesse diventare legge? Cosa si potrà dire e cosa no? Avremo ancora un diritto d’opinione o questo segnerà la fine del libero pensiero? Ne abbiamo parlato con Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita.

di Ida Giangrande

Il quotidiano Avvenire ha ospitato l’onorevole Alessandro Zan per spiegare che il testo unificato delle proposte di legge in materia di omotransfobia non sono liberticide e che per i cattolici non c’è nessun problema per quanto riguarda il diritto d’opinione e di credo religioso. L’hanno convinta le rassicurazioni dell’on. Zan?

In effetti l’on. Zan ha precisato che l’estensione dell’attuale art.604 bis del Codice penale non riguarderebbe la «propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico». Sembrerebbe, quindi, che in caso di approvazione delle modifiche proposte, ai cattolici sarà possibile affermare che gli eterosessuali sono superiori agli omosessuali o, se si preferisce, che gli omosessuali sono inferiori agli eterosessuali. Sarebbe inoltre consentito, sempre secondo Zan, affermare pubblicamente che l’omosessualità è una «grave depravazione», come sancisce il punto 2357 del Catechismo della Chiesa cattolica. Bene, questo ci tranquillizza. Ciò che, invece, ci lascia alquanto perplessi è il secondo aspetto del ragionamento di Zan. Secondo il deputato del PD, infatti, ciò che verrebbe punito è la discriminazione o l’istigazione alla discriminazione basata su motivi di genere, orientamento sessuale e identità di genere, e la violenza o la provocazione alla violenza basata sempre sui predetti motivi.

Quali sono gli elementi che la lasciano perplessa circa la discriminazione e la violenza?

Ci sono due obiezioni che subito mi vengono in mente. La prima riguarda la definizione del concetto di discriminazione che la proposta di legge non chiarisce. E non è un problema da poco se si formulano alcune ipotesi che certamente interessano cattolici e relativa Chiesa. Se, per esempio, il Rettore di un Seminario diocesano decidesse di non ammettere o di espellere un seminarista perché pratica l’omosessualità, integrerebbe evidentemente un atto di discriminazione sanzionabile ai sensi dell’art. 604 bis, lett. a) del Codice penale, secondo la riforma voluta da Zan. Stessa cosa se un parroco decidesse di non dare un incarico pastorale ad un omosessuale convivente e militante per i diritti LGBT, o decidesse di non affidare i ragazzi dell’oratorio per un campo estivo ad un responsabile scout che si trovasse nelle stesse condizioni. Nell’identica situazione di troverebbe un parroco che rifiutasse la provocazione di due lesbiche conviventi e militanti per i diritti LGBT che chiedessero, per la strana coppia, una benedizione in chiesa.  Discriminazione sarebbe considerata anche quella di un pasticciere cattolico che si rifiutasse di confezionare una torta “nuziale” per la cerimonia di un’unione civile tra due omosessuali. O un fotografo cattolico che rifiutasse di prestare il proprio servizio fotografico per un’analoga cerimonia. Le ipotesi potrebbero proseguire fino all’esclusione di un uomo che si “sente” donna dall’accesso ai bagni riservati alle donne, o dall’accesso agli spogliatoi femminili di una piscina. In questo caso la discriminazione avverrebbe sulla base dell’identità di genere. Sempre rispetto a questo tema, un istituto scolastico non potrebbe imporre un codice di abbigliamento ad un insegnante transessuale o persino ad un docente Drag Queen, perché il variopinto trucco e l’eccentrico costume costituirebbero un’espressione dell’identità di genere tutelata per legge. La scuola non potrebbe porre in essere una discriminazione nei confronti dell’insegnante come i genitori non potrebbero rifiutarsi di mandare i propri bimbi a scuola con una simile maestra. Raccogliere, poi, le firme per protestare contro l’istituto scolastico integrerebbe un’istigazione alla discriminazione. Né sarebbe, ovviamente, consentito ai genitori impedire che i propri figli partecipino ai cosiddetti “corsi gender”, quelli appunto basati sul concetto di identità di genere.  Continua a leggere

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