Gli antifascisti brindano alla morte di Pansa

Condividi su:

I collettivi antifà brindano alla morte di Pansa. «Oggi il sole brilla alto. Ciao Giampi… no Rip»

Lo hanno contestato, insultato, sbeffeggiato in vita. E non  si fermano neppure dopo la morte. All’indomani della scomparsa di Giampaolo Pansa, i compagni del collettivo Militant festeggiano la notizia. Una liberazione degna di un brindisi per quelli che sventolano in piazza “Triangolo rosso, nessun rimorso”.

Il collettivo Militant brinda alla morte di Pansa

È l’ultimo oltraggio postumo dei nostalgici delle violenze partigiane. Degli antifà che non hanno perdonato al giornalista controcorrente e scomodo la riscrittura della storia nazionale. Il racconto dei crimini partigiani a guerra finita, che ha intaccato la gloriosa vulgata resistenziale.

«Ciao Giampi… no R.I.P». È il titolo eloquente dell’editoriale comparso sul sito del collettivo  comunista che raccoglie gli ultrà dei movimenti antagonisti romani. Lo stesso che nel 2006 contestò duramente il giornalista a Reggio Emilia. E rivendicò con orgoglio la “coraggiosa”  aggressione, che costrinse Pansa a interrompere le conferenze pubbliche.

Nell’articolo grondante odio  bravi ragazzi dei centri sociali se la prendono con i “soliti coccodrilli”. E con il ricordo “commosso” di Veltroni sulle pagine del Corriere. Un’offesa all’antifascismo militante, che con la morte di Pansa è attraversato da una certa euforia. «Oggi per i comunisti è un giorno un po’ meno di merda del solito.E forse non a caso il sole splende alto», scrivono i compagni di provata fede antifascista. Che negano con orgoglio l’onore delle armi all’avversario.

Un prezzolato, un revisionista della peggiore specie

«Giampaolo Pansa era è resta un revisionista della peggior specie. Uno che si è reso protagonista consapevole dell’attacco alla storia dei comunisti. E della lotta di classe di questo paese. E che lo ha fatto perché prezzolato, per il proprio tornaconto personale. Vendendo il suo pedigree di giornalista e storico “di sinistra” che finalmente rompeva il silenzio. Per dire “la verità”».

Il collettivo antifà si intesta il merito di aver smascherato l’autore de Il sangue dei vinti. E ricorda con enfasi trionfalista il 16 ottobre di quattordici anni fa. «Quando partimmo da Roma per contestarlo. Ee dirgli che quella storia che lui avrebbe voluto macchiare noi invece ce la rivendicavamo tutta. In ogni suo aspetto, in ogni sua contraddizione. Uno dei piccoli meriti che ci possiamo riconoscere fu proprio quello di essere riusciti a infrangere l’immagine di Pansa come “storico super partes”. Da quel giorno Pansa divenne di fatto lo “storico” della destra. E questa cosa probabilmente non ce l’ha mai perdonata. Visto che in ogni libro che ha scritto dopo “La grande bugia” non ha perso occasione per ricordare e condannare la nostra contestazione. Ciao Giampi… no R.I.P. Per quello che vale, siamo felici di essere stati la tua ossessione»

Da https://www.secoloditalia.it/2020/01/i-collettivi-antifa-brindano-alla-morte-di-pansa-oggi-il-sole-brilla-alto-ciao-giampi-no-rip/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

Monza, il Club alpino sfratta il centro sociale. E loro li minacciano così

Condividi su:

Monza, 10 dic – Gli alpinisti del Club alpino italiano danno il benservito agli occupanti del centro sociale Foa Boccaccio di Monza. La struttura dell’ex stadio Mauro di via Rosmini, occupata dai compagni da otto anni, vedrà quindi la nascita della Casa della Montagna del Cai e lo sfratto dei suoi attuali “inquilini”. Così è stato stabilito nell’ultima assemblea dove i circa 900 soci della sezione monzese hanno dato il nulla osta per la realizzazione del progetto Quota 162. Lo riporta Libero. Va detto che i militanti del Boccaccio non dovranno fare le valigie nell’immediato, perché il Cai formalizzerà il rogito solo entro la fine di gennaio, quando avverrà il passaggio di proprietà da Federcalcio Servizi a Club Alpino Italiano: a questo si aggiungono le tempistiche per la presentazione dei progetti e l’inizio e fine lavori. Si parla quindi di un paio di anni ancora, un lasso di tempo sufficiente affinché gli occupanti dell’ex stadio riescano a guardarsi in giro e levare le tende.

I compagni non ci stanno

Dura la reazione degli “antagonisti”, che hanno pestato i piedi presentando al Cai di Monza una lettera di protesta in cui criticano la decisione. Il Boccaccio ricorda come il progetto Quota162 o “Casa della montagna”, votato anni fa dal Cai, avrebbe dovuto trovare la propria collocazione  in un’area comunale vuota e dismessa. Ma secondo il centro sociale “l’area di via Rosmini [dove è sito il Boccaccio] non è né vuota né dismessa“, perché “ogni metro quadro dell’ex centro sportivo è stato destinato a progetti differenti, ne sono testimonianza oltre al campo da calcio, la palestra popolare/sala concerti/sala teatro, la sala prove musicale, uno spogliatoio, l’archivio, il magazzino, la foresteria”.

Le minacce

Insomma, gli occupanti del Boccaccio non ne vogliono sapere di levare le ancore, e minacciano – nemmeno troppo velatamente – il Cai, con i consueti metodi intimidatori, promettendo che “un’ampia fetta di popolazione giovanile” si rivolterà contro al Club “se deciderete di intraprendere la strada dello sgombero. Dovrete blindare le vostre presentazioni pubbliche, le vostre inaugurazioni e tutte le occasioni in cui cercherete di creare consenso intorno a questo progetto, perché noi saremo lì a ricordarvi, insieme alle tante realtà che già si sono pronunciate in difesa del Boccaccio, che l’errore commesso è stato inqualificabile.

Da https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/monza-club-alpino-sfratta-centro-sociale-minacciano-139439/

Cassonetto in fiamme a Verona, i compagni: “Attentato fascista”. Ma era stato un tunisino

Condividi su:

Verona, 5 dic – Ve lo ricordate il famoso “attentato incendiario fascista” che il mese scorso colpì la libreria Pecora Elettrica nel quartiere romano di Centocelle? Le indagini non erano ancora iniziate che tutto il mondo cul-turale progressista si era scapicollato davanti alla struttura distrutta dalle fiamme manifestando solidarietà contro i fantomatici “roghi fascisti di libri contro il pensiero dominante” (sic) e i giornali si erano affrettati a stigmatizzare l’accaduto tenendo alta l’assicella dell’“allarme fascismo” dilagante. Sappiamo tutti come è finita: gli inquirenti hanno abbandonato da subito la pista politica concentrandosi sulla folta rete di spaccio della zona, indicando come causa del rogo una ritorsione nei confronti di chi tiene aperto fino a tarda sera, e come autore un tunisino di 45 anni senza fissa dimora. Non proprio il classico fascioterrorista. La sinistra, come dicono a Roma, “fece pippa”.  Continua a leggere

L’antifascismo dei cretini

Condividi su:

QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Abbiamo sempre avuto pazienza con i cretini non cattivi e con i cattivi ma intelligenti. Non riusciamo però ad averne con i cretini cattivi, magari in origine solo cretini poi incattiviti oppure solo cattivi poi rincretiniti. Ma sono cresciuti a dismisura e si sono aggravati. Sto parlando del nuovo antifascismo, collezione autunno-inverno, che si alimenta di fascistometri per misurare il grado di fascismo che è in ciascuno di noi e di istruzioni per (non) diventare fascisti, di Anpi posticce che sventolano l’antifascismo anche il 4 novembre, non più costituite da partigiani ma da militanti dell’odio perenne; e poi di mobilitazioni, manifestazioni e mascalzonate, veicolate da giornaloni, telegiornaloni, talk show e da tante figurine istituzionali. Come quel Figo che alterna dichiarazioni d’antifascismo a dichiarazioni surreali d’amore a proposito degli stupri e i massacri tossico-migranti. Per lui le violenze si combattono con l’amore, come dicevano i più sfigati figli dei fiori mezzo secolo fa. Lui ci arriva adesso, cinquant’anni dopo e a proposito di un fatto così terribile come uno stupro mortale a una ragazzina.

Sopportavamo il vecchio antifascismo parruccone, trombone, un po’ di maniera. Arrivavamo a sopportare perfino un antifascismo di risulta, violento, intollerante, estremista. Finché si tratta dei dementi agitati dei centri sociali, di qualche femminista in calore ideologico o con caldane fasciofobe, oppure di sparsi cretini del grillismo e del vecchio sinistrismo, ce ne facevamo una ragione. Continua a leggere