Toscani scatenato

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di Alfio Krancic

“Non quei buzzurri fascisti di m…”. Delirio Toscani pro Schlein: “Esteticamente…”
2 Marzo 2023 – 12:19
Il fotografo si allinea con la Schlein e fa partire la sviolinata: “È la donna del futuro. Anche esteticamente…”. Insulti e provocazioni invece per la Meloni: “Dio, patria e famiglia sono la rovina. L’immigrazione? Una fortuna”

Il Nemico è Soros!

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sorosLO SPECULATORE ILLUMINATO
Ogni volta che si parla di George Soros si è quasi certi di essere accusati di “paranoie complottiste”; è il modo migliore con cui le anime belle della coscienza democratica, liquidano chiunque provi a spiegare il ruolo dell’élite tecnocratiche nella creazione e nella manipolazione delle crisi internazionali che sconvolgono il mondo.

Di tutti i Maestri del Nuovo Ordine Mondiale che dal Medio Oriente all’Europa, fino all’Asia, si divertono a scatenare rivoluzioni, guerre, crisi economiche e a generare quel caos necessario a dare forma ai loro progetti di dominio, George Soros è il più gettonato anche perché, a differenza di altri, non disdegna di svolgere il suo ruolo in maniera arrogante e vanitosa.

Finanziere di origine ungherese, Soros è lo speculatore “illuminato” che si è arricchito mettendo in ginocchio le economie di mezzo mondo; ne sappiamo qualcosa anche noi italiani che nel 1992 vedemmo bruciate le nostre riserve valutarie a causa di un attacco speculativo da lui orchestrato sulla Lira e sulla Sterlina inglese e che portò noi e la Gran Bretagna fuori dallo Sme.

Soros è il teorico della società globale dove tutti sono uguali tranne quei pochi come lui che essendo più uguali degli altri hanno il diritto di imporre le regole (e l’uguaglianza) a tutti.

IL VIZIETTO DI SOROS
Come ogni mega-miliardario che si rispetti ha anche lui il suo vizietto: non colleziona Ferrari, castelli in Europa, trofei di golf o attrici di Hollywood (o forse si, ma non lo sappiamo), ma di sicuro colleziona Fondazioni, Think tank, Ong con cui destabilizza governi, manipola i media, viola la sovranità degli Stati. Per fare questo si serve ovviamente dei suoi soldi e della Open Society Foundation, l’associazione con la quale smista miliardi di dollari per finanziare partiti di opposizione e movimenti “democratici” in giro per il mondo, o “assoldare” militanti dei diritti umani, intellettuali, giornalisti, tecnocrati e mettere a libro paga leader politici che sono ben felici di accontentare i disegni dell’oligarca amico (ne sa qualcosa Hillary Clinton di cui Soros è uno dei principali finanziatori con 8 milioni di dollari solo nel 2015).

Insomma quella di Soros sembra una vera e propria ragnatela tesa per il mondo che negli anni ha prodotto le rivoluzioni colorate che hanno sconquassato  l’Europa post-sovietica (Serbia, Georgia, Ucraina e Kirghizistan), la Primavera Araba con annessa guerra in Libia e Siria che ci ha regalato l’Isis e la crisi dei migranti (voluta e favorita dallo stesso Soros).

Non solo, ma per rendere questo lavoro il più professionale possibile, Soros ha agevolato anche la nascita di una vera e propria multinazionale per “rivoluzioni a domicilio” (ovviamente non-violente); si chiama CANVAS (Centre for Applied Non-Violent Action and Strategies) ed è la struttura di consulenti rivoluzionari che vengono inviati nei paesi retti da governi non graditi agli Usa e quindi a Soros (o meglio non graditi a Soros e quindi agli Usa) per accendere la miccia delle mobilitazioni democratiche che quasi sempre si trasformano in bagni di sangue e guerre civili. Organizzazione infarcita di dollari provenienti dal governo americano e da diversi Fondazioni tra cui spicca ovviamente quella di Soros, come svelato da Wkileaks.

Shelob2SOROS È SHELOB
Per capire chi è George Soros bisogna leggere Il Signore degli Anelli (o almeno, per i più pigri, vedere il film). L’avete presente? Bene, allora sapete di cosa sto per parlare: George Soros è come Shelob“il malefico essere a forma di ragno” per la quale “ogni essere vivente era il suo cibo e il suo vomito era oscurità”come lei, anche Soros dissemina gigantesche e vischiose ragnatele con le quali imprigiona le sue vittime per poi divorarle. La sua rete di movimenti e associazioni che lui è in grado di mobilitare, forte di un potere economico illimitato, sono le ragnatele di Shelob. Nessuno “può rivaleggiare con Shelob nel tormentare il mondo infelice”.

Ma come può essere sconfitta questa orribile creatura? innanzitutto con la luce: Shelob ama vivere nell’oscurità, la luce l’acceca. La fiala donata da Galadriel che sprigiona la luce della stella di Earendil acceca Shelob e respinge i suoi attacchi.
Fuori di metafora, la luce è la verità; la possibilità di aprire uno squarcio di informazione libera su chi è Soros e cosa realmente fa. Ed è quello che in questi giorni è avvenuto con la pubblicazione dei 2.500 documenti segreti della Open Society ad opera del sito DCLeaks che gettano la luce su come opera la struttura tentacolare di Soros, come manipola e interagisce all’interno delle crisi internazionali, come condiziona le scelte dei governi e dei media.

IL FILANTROPO CHE ODIA PUTIN
Ma tutto questo a Soros/Shelob è perdonato perché lui è anche un filantropo, letteralmente un amico dell’umanità: la sua. E come tutti i filantropi che amano l’umanità (astratta), lui odia gli uomini, soprattutto quelli che non la pensano come lui.

Il suo nemico numero uno è il leader russo Vladimir Putin; contro di lui Soros nutre una vera e propria ossessione: lo vuole distrutto, sconfitto. La colpa di Putin è di non volere sottomettere la Russia ai dettami del Nuovo Ordine Mondiale preconizzato da Soros. E quindi, da oltre 10 anni, Soros prova a fare a casa di Putin quello che gli è riuscito di fare in molti altri paesi; alimentare finte opposizioni democratiche, sobillare piazze, infiltrare Ong finanziate direttamente da lui o da Washington, costruire manipolazioni mediatiche e ingaggiare pressioni internazionali.
Non dimentichiamoci che Soros/Shelob è uno dei finanziatori dell’operazione Panama Papersla più farlocca inchiesta giornalistica della storia dell’informazione occidentale ed è il principale sponsor delle sanzioni a Mosca che, in realtà, stanno mettendo in ginocchio le imprese europee.

Ma spesso succede ai più convinti Illuminati, di rimanere abbagliati della loro stessa luce. Soros si è dimenticato di una basilare lezione di storia: mai andare a rompere le balle ai russi in casa propria; bastava chiedere a Napoleone e a Hitler.
E così, prima Putin ha espulso dalla Russia una serie di Ong occidentali di diretta emanazione di Soros, tra cui la sua Open Society, per attività anti-costituzionali e anti-nazionali.
Poi i russi, primi al mondo nella cyberwar, si sono scatenati. Già un anno fa un gruppo di hacker ucraini filo-Mosca ha reso pubbliche le mail segrete tra Soros e il Presidente ucraino Poroshenko. Noi fummo tra i pochi a parlarne in Italia; è una lettura utile che vi invito a fare (articolo in questo link), perché sono notizie CLAMOROSE che invano troverete nella libera informazione democratica del nostro Paese. Mail che dimostrano chi è il manovratore della crisi in Ucraina, il destabilizzatore di quell’area, il criminale che fomenta una guerra civile che sta causando migliaia di morti e chi sta lavorando per gettare l’Europa in una nuova Guerra Fredda con la Russia che, grazie ai maggiordomi di Washington e di Londra rischia presto di diventare assai calda.

Ora, secondo molti, ci sarebbero settori d’intelligence vicini a Mosca nel “Soros hack” che ha reso pubbliche le migliaia di documenti della Open Society.

IL BURATTINAIO DELL’IMMIGRAZIONE
Dalle prime analisi dei documenti pubblicati emerge come Soros stia cercando di influenzare le politiche d’immigrazione su scala globale manipolando l’opinione pubblica e premendo sui governi occidentali per considerare la “crisi dei rifugiati in Europa una nuova normalità” portatrice di “nuove opportunità”. Più volte abbiamo dimostrato come l’esodo di immigrati (frutto delle guerre e del caos generato dall’Occidente) che sta scardinando il sistema sociale e l’identità dell’Europa, non sia un accidente della storia ma un preciso disegno delle élite mondialiste di costruire un nuovo modello di società funzionale al progetto di dominio economico e finanziario

Ora ne abbiamo ulteriori prove.

LA LUCE DI GALADRIEL?
Dai 2500 documenti trafugati forse c’è materiale che consentirà di scoprire veramente non solo il volto di Soros/Shelob ma anche quello dei suoi innumerevoli fiancheggiatori che risiedono nei media, nei parlamenti, nelle università, nei centri di potere di Europa e Usa.
Il materiale di DCLeaks non è certo la fiala di Galadriel ma almeno uno squarcio di luce su uno dei più oscuri e nefasti sistemi di potere del nostro tempo.

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Il delirio di George Soros … e i veri nemici dell’Europa

george-sorosISIS? NO PUTIN
In un recente editoriale sul Guardian (lo storico quotidiano britannico della sinistra laburista) George Soros, lo speculatore “illuminato”, è tornato a parlare di politica estera; ma, vuoi per l’età ormai avanzata, vuoi per il delirio di onnipotenza tipico di chi è abituato a manipolare impunemente verità e denaro, stavolta sembra aver superato la soglia del ridicolo.

Secondo Soros, la minaccia per l’Europa è Putin, non l’Isis.
E quale sarebbe la ragione di un’affermazione tanto azzardata? Semplice, Putin starebbe orchestrando la distruzione dell’Europa attraverso la crisi dei migranti. Siccome “l’obiettivo di Putin è la disintegrazione dell’Unione Europea –scrive Soros- il modo migliore per realizzarla è quello di inondare l’Europa di profughi siriani”.
I russi, in Siria, ci starebbero per bombardare la popolazione civile così da costringere milioni di disperati a fuggire e invadere il nostro continente.
Quindi l’esodo biblico d’immigrati che sta mettendo a rischio la tenuta sociale ed economica dell’Europa e il suo futuro, sarebbe opera di Putin. I barconi che attraversano il Mediterraneo, i milioni di profughi islamici (di cui più della metà non sono profughi) che premono ai nostri confini, il rischio di trasformarci in Eurabia, tutto questo sarebbe un complotto russo finalizzato a far implodere l’Unione Europea.

INCONGRUENZE
Che l’emergenza profughi sia iniziata molto prima dell’intervento russo in Siria, è una constatazione che non sembra scalfire le certezze di Soros. Così come nelle sue considerazioni, non vi è alcun cenno alle  “guerre umanitarie” che l’Occidente ha condotto in questi anni, destabilizzando l’intera area che va dal nord Africa, al Medio Oriente.
Non rappresenta un elemento di valutazione neppure il fallimento della “Primavera araba” e il disastro libico (altro capolavoro occidentale) che hanno aperto la porta al dilagare dell’integralismo islamico nel Mediterraneo; né il fatto che l’Isis sia un prodotto di laboratorio delle centrali d’intelligence americane e saudite, creato apposta per distruggere la Siria e costruire una entità salafita sul Mediterraneo come ultimo tassello di un effetto domino che avrebbe dovuto portare alla rimozione di tutti i governi dell’area ostili al potere dei regnanti del Golfo.

Ma al di là delle incongruenze storiche, perché la Russia dovrebbe cercare di distruggere l’Europa col rischio di ampliare la minaccia islamica non solo in Asia centrale ma anche ai suoi confini occidentali? Per Soros la risposta è semplice: siccome la Russia sta per finire in default (altra vecchia ossessione del finanziere), “il modo più efficace con cui il regime di Putin può evitare il collasso è causare prima il crollo dell’Unione Europea. Una UE a pezzi non sarà in grado di mantenere le sanzioni inflitte alla Russia dopo la sua incursione in Ucraina”.

Ecco che nello schemino semplice di Soros, tutto viene riportato al suo maggiore interesse: l’Ucraina e il governo fantoccio di Kiev ennesimo prodotto delle rivoluzioni democratiche costruite a tavolino nei think tank d’oltreoceano e nei consigli d’amministrazione delle banche d’affari e dei fondi d’investmento degli amici di Soros che poi lui fa nominare ministri anche se sono cittadini stranieri (le collusioni scandalose tra Soros e il governo ucraino le abbiamo rivelate in questo articolo del Luglio scorso).

Questa mescolanza tra delirio e ossessione, tra interessi e manipolazione della verità attraverso i media di sistema, porta Soros a negare persino l’evidenza: e cioè che l’Isis ha fermato la sua avanzata solo dopo che la Russia è entrata in campo.

UN AVVERTIMENTO ALL’EUROPA
Quello di Soros è in realtà un avvertimento agli europei: “lasciate perdere l’Isis che tanto l’abbiamo creato noi e quindi lo distruggiamo quando non ci servirà più. Voi occupatevi della Russia, e non sognatevi di decidere liberamente quali sono i vostri interessi strategici”.

L’articolo di Soros non va relegato nel capitolo “disturbi senili” perché è lo specchio di cosa passa nella testa dell’élite tecnocratica che domina l’Occidente, la cui folle ideologia mischiata ad un’aggressività senza scrupoli, ci sta spingendo verso la guerra globale.
Questa élite che è finanziaria e tecno-militare, contamina i governi occidentali, controlla la Nato, domina Wall Street e condiziona l’informazione globale; ha bisogno di allargare la propria sfera d’influenza nella ricerca compulsiva di dominio.

PERCHÈ L’EUROPA MUORE
A differenza di ciò che dice Soros, l’Europa sta morendo non per colpa di Putin ma a causa della perdita di sovranità (monetaria, democratica e militare) che sta distruggendo le economie, la coesione sociale e l’identità delle nostre nazioni. Passo dopo passo gli spazi di libertà si stanno chiudendo ed una élite di tecnocrati senza volto, alchimisti della moneta, burocrati e politici scodinzolanti sta prendendo il potere sulle nostre vite e sul nostro destino.
Sono questi i veri nemici dell’Europa.

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Lo “schema Soros” e l’immigrazione indotta

george-soros-640x4801, 2, 3… TANA PER SOROS!
Per carità, sarà solo un caso, una coincidenza di quelle che servono agli scettici per dimostrare che non c’è un senso nelle cose. Fatto sta che ogni volta che la società civile, gli umanitaristi della domenica, le sentinelle democratiche scendono in piazza contro il cattivo di turno (che si chiami Putin, Trump o Marine Le Pen), dietro a loro fa capolino la faccia di Soros o meglio, il suo portafoglio.

Anche nell’ultimo caso, quello del Decreto esecutivo sull’immigrazione voluto da Trump, le proteste inscenate in tutta America sono state organizzate da gruppi mantenuti con i soldi del filantropo miliardario.
Come ha evidenziato Aaron Klein su Breitbart, gli avvocati che hanno messo in piedi le azioni legali contro il Decreto Trump, appartengono a tre associazioni per i diritti degli immigrati: la ACLU (American Civil Liberties Union), il National Immigration Law Center e l’Urban Justice Center. Tutte e tre sono finanziate, per milioni di dollari, dalla Open Society di Soros (la ACLU addirittura ha ricevuto 50 milioni solo nel 2014).
Una delle avvocatesse in prima linea nella battaglia legale, Taryn Higashi, è componente dell’Advisory Board dell’Inziativa per l’Immigrazione Internazionale della Open Society.

Dopo le manifestazioni di protesta all’indomani del voto e la Marcia delle Donne, questa è la terza iniziativa anti-Trump che vede la ragnatela di Shelob/Soros dispiegarsi contro quella parte dell’America colpevole di non aver votato la sua candidata in busta paga, Hillary Clinton.
Come direbbe Poirot: “una coincidenza è solo una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze sono una prova”; e se ci aggiungiamo anche la famosa battaglia contro le “fake-news” che inquinano la purezza dell’informazione mainstream (salvo poi scoprire che a produrre fake news è proprio il mainstream), diciamo che abbiamo la quasi certezza che a Soros non è andata molto giù l’elezione di Trump.

Soros-Obama-ClintonSOROS E L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE
Tra tutte le cause “progressiste” che Soros finanzia, quella per agevolare l’immigrazione clandestina è forse la più curiosa (ed anche la più rivelatrice).

Nel 2014 il New York Times rivelò che la decisione di Obama di modificare la legge sull’immigrazione per facilitare il riconoscimento degli irregolari, fu spinta dalla campagna delle associazioni pro-immigrati divenute una “forza nazionale” grazie all’enorme quantità di denaro versato nelle loro casse dalle ricchissime fondazioni di sinistra tra cui, appunto, la Open Society di Soros (oltre alla sempre presente Ford Foundation); “Negli ultimi dieci anni – scrive il NYT – questi donatori hanno investito più di 300 milioni di dollari nelle organizzazioni di immigrati” che lottano “per riconoscere la cittadinanza a quelli entrati illegalmente”.

Ora, Soros, che di mestiere fa lo speculatore finanziario, è uno che con i soldi non produce ricchezza ma povertà. Il suo lavoro è, di fatto, scommettere sulla perdita degli altri; lui vince se il mondo perde.
Soros appartiene a quella aristocrazia del denaro per la quale, crisi economiche guerre, sono linfa vitale per il proprio portafoglio (e per il proprio potere).
E infatti i suoi miliardi li ha fatti (e continua a farli) mettendo in ginocchio le economie di mezzo mondo; ne sappiamo qualcosa anche noi italiani che nel 1992, subimmo l’attacco speculativo orchestrato dal suo fondo “Quantum” che bruciò il corrispettivo di 48 miliardi di dollari delle nostre riserve valutarie, costringendo la Lira ad uscire dallo Sme (insieme alla sterlina inglese).

E se “destabilizzare le economie” è il suo lavoro, destabilizzare i governi è il suo hobby; e così Soros finanzia da anni rivoluzioni colorate (dall’est Europa alle Primavere Arabe) che altro non sono che guerre civili all’interno di Stati sovrani per sostituire governi legittimi con replicanti a lui rispondenti; e adotta (finanziando campagne elettorali) candidati particolarmente inclini a fare le “guerre umanitarie” con cui stravolgere intere aree del mondo.

soros-quoteLO SCHEMA SOROS: POVERI-PROFUGHI-IMMIGRATI
Per semplificare (anche troppo) lo chiameremo “SCHEMA SOROS” anche se in realtà è un preciso disegno dell’élite tecno-finanziaria per costruire il proprio sistema di potere globale.

Lo “Schema Soros” funziona così: l’élite prima produce i poveri, poi trasforma alcuni di loro in profughi attraverso una bella guerra umanitaria o una colorata rivoluzione (in realtà i profughi sono meno della metà degli immigrati) e poi li spinge ad entrare illegalmente in Europa e in Usa grazie alle sue associazioni umanitarie, ricattando i governi occidentali e i leader che essa stessa finanzia affinché approvino legislazioni che di fatto eliminano il reato di immigrazione clandestina. Il tutto, ovviamente, per amore dell’Umanità.
In questo schema un ruolo centrale ce l’ha il sistema dei media e della cultura nel manipolare l’immaginario simbolico e costruire il “pericolo xenofobo e populista” contro chiunque provi ad opporsi a questo processo.

E francamente fa uno strano effetto vedere la sinistra americana di Obama e della Clinton solidarizzare con i profughi dopo aver lanciato sulla loro testa 26.000 bombe solo nel 2016 (quasi 50.000 in due anni) e venduto ai loro governi più armi di qualsiasi amministrazione americana, nel rumorosissimo silenzio di Soros e dei benpensanti che oggi scendono in piazza contro Trump.

A COSA SERVE L’IMMIGRAZIONE INDOTTA?
L’immigrazione in atto non è un processo naturale ma indotto per consolidare un modello incentrato non sulla ricchezza reale (produzione di beni e consumo) a vantaggio di tutti, ma su quella “irreale” del debito e dell’usura, a vantaggio di pochi.
La globalizzazione non è altro che il processo di concentrazione della ricchezza mondiale nelle mani di un numero sempre più ristretto di persone (quel famoso 1% che detiene il 50% della ricchezza globale).

Per l’Occidente il vero sconvolgimento è la dissoluzione della classe media, l’erosione ormai costante di quella che è stata il motore trainante dello sviluppo economico e civile dell’ultimo secolo e mezzo.
Non è un caso che “l’abbattimento della borghesia” (sogno di ogni ideologia totalitaria di destra e di sinistra) va di pari passo con i tentativi di smantellamento delle democrazie in atto in Occidente attraverso l’ascesa di governi tecnocratici e revisioni costituzionali scritte direttamente dai banchieri.
Per Soros e per l’élite tecno-finanziaria, “la democrazia è un lusso antiquato” (come scrisse il Financial Times, la Bibbia del gotha finanziario); e i meccanismi di sovranità popolare e rappresentanza parlamentare sono un intralcio alla gestione diretta del potere.

Il processo d’immigrazione indotta serve proprio a questo: disarticolare l’ordine sociale e culturale, generare conflitti endemici (guerra tra poveri), imporre legislazioni più autoritarie, alterare l’equilibrio demografico e generare un’appiattimento della stratificazione sociale per ridurre il peso di quella classe media, elemento da sempre in conflitto con le élite.

Per Soros e i suoi amici è molto più funzionale una società a due livelli: una élite con in mano grande potere economico (e decisionale) in grado di gestire anche i flussi informativi (e formativi) e una massa sempre più povera, dipendente da questa élite e dall’immaginario che essa costruisce; e nel progetto globalista, le identità nazionali e religiose (proprio perché pericolose costruttrici di senso) devono essere annullate all’interno di una massa indistinta e perfettamente funzionale al sistema di dominio.

Il sogno di un mondo governato da pochi plutocrati passa per la dissoluzione dell’Occidente come lo conosciamo e l’immigrazione di massa costruita a tavolino e legittimata persino nelle dichiarazioni ufficiali dei tecnorati sulla “Migrazione Sostitutiva”serve a trasformare il loro sogno nel nostro incubo.

Green pass, delirio della CEI: “Opporsi è contrario al Vangelo”

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di Redazione

IL MESSAGGIO DELLA CEI BACCHETTA NO VAX E NO GREEN PASS. MA CHE C’ENTRA COL VANGELO?

“Confesso a Dio Onnipotente che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni. Faccio pubblica ammenda, poi sarà mia premura replicare il tutto in confessionale: nutro più di un dubbio sulla legittimità e la correttezza, politica e giuridica, del green passMea culpa, mea culpa, mea màxima culpa. Voglio dire: mi son vaccinato con la stessa puntualità con cui mi sono cresimato, però oggi scopro di essere “irresponsabile” e soprattutto “lontano dal Vangelo” perché critico il lasciapassare. E visto che extra eclesiam nulla salus, e che io all’eternità ci tengo eccome, sono costretto a cospargermi il capo di cenere ben prima dell’inizio della Quaresima”.

Inizia così, tra il serio e il sarcastico, il primo capoverso dell’articolo di Giuseppe De Lorenzo sul sito di Nicola Porro. Il giornalista ha perfettamente ragione. Se si accetta la gerarchia ecclesiastica attuale come legittima, il cattolico è tenuto ad obbedire alla richiesta disciplinare dell’Assemblea dei vescovi. Non può attaccarla pubblicamente, perché quando la Chiesa docente dà un imperativo che ha implicazioni di fede o di morale, in questo caso l’implicazione è morale, la Chiesa discente deve (non, può) chinare il capo ed obbedire. Si tratta del principio di Autorità, su cui si fonda la Chiesa gerarchica, che va ubbidita, ovviamente, anche quando non si esprime ex chatedra, su tematiche inerenti la Fede e la Morale. E anche se non si è d’accordo. Pena la scomunica. Chi non conosce o ha penso il significato del principio di Autorità nella Chiesa si comporta come un eretico, che si permette di attaccare pubblicamente un vescovo o il Papa, in materia di Fede o Morale. E’ un’attitudine di matrice protestante, purtroppo, diffusa, in particolare dopo il Concilio Vaticano II, quella che induce il laico a dire che la Chiesa sbaglia in materia di Fede o di Morale, come se potesse farlo, e non fosse Una, Santa, Cattolica ed Apostolica. Non potendo insegnare costantemente l’errore di Fede e di Morale, l’insegnamento dei Padri, dei dottori della Chiesa, dei Papi e persino il can. 188 del codice di Diritto canonico 1917, ci dicono all’unisono che qualora ciò avvenisse, il chierico colpevole decadrebbe da ogni autorità nella Chiesa, “ispo facto, et sine ulla declaratione”. Di fronte all’eresia manifesta, dunque, il cattolico, deve saper reagire constatando la vacanza della Sede Apostolica e riconoscendo la drastica riduzione della dimensione visibile della Chiesa a coloro che, validamente consacrati ed ordinati, rimangono fedeli al Magistero Perenne. Per questo motivo, noi siamo sedevacantisti, consapevoli che il dogma dell’indefettibilità non verrà mai meno, perché ce l’ha promesso Gesù Cristo. Constatando la Sede Vacante per eresia manifesta ovvero pubblica, dovuta all’insegnamento di dottrine differenti o contrarie alla Tradizione, consapevoli dell’invalidità dei riti di consacrazione episcopale riformati nel 1968 e, per conseguenza diretta dell’invalidità dell’ordine sacerdotale post-conciliare effettuato con il nuovo rito modificato nelle formule essenziali, possiamo dire che non ci riguarda ogni cosa venga detta o scritta da chi si è messo fuori dalla Chiesa, professando le dottrine cripto-protestanti del Conciliabolo Vaticano II. E’ nostro dovere di carità, però, denunciare ogni crimine di apostasia o deviazione dottrinale/morale, anche pubblicamente, affinché vengano ingannate meno persone possibili, con l’aiuto della Grazia, perché questi signori occupano i Sacri Palazzi e la gente li crede cattolici. Non è possibile, invece, cadere nel grave errore dell’indisciplina e della disobbedienza verso coloro che si considerano legittimi pastori della Chiesa di Cristo. Sarebbe paradossale e una costante mens antipapista e a-cattolica quella di attaccare pubblicamente i legittimi Pastori della Chiesa in materia di Fede e/o morale. La Chiesa, su questi insegnamenti, non può sbagliare oppure non è Chiesa di Cristo. Tertium non datur.

Procede l’articolo di De Lorenzo, che, potrebbe essere identificato col cattolico, che si interroga, disorientato:

“Adesso vi spiego. Oggi il Consiglio Episcopale permanente della Cei ha reso noto il suo messaggio redatto per la 44a Giornata Nazionale per la vita. Ordinaria amministrazione. Ma tra i giusti richiami ad opporsi all’aborto (Signorini, almeno tu sei salvo), i Vescovi hanno infilato anche quello che i media già leggono come l’anatema contro i no vax e no green pass. Eccolo: “Non sono mancate – si legge nel testo – manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità, caratterizzate spesso da una malintesa affermazione di libertà e da una distorta concezione dei diritti. Molto spesso si è trattato di persone comprensibilmente impaurite e confuse, anch’esse in fondo vittime della pandemia; in altri casi, però, tali comportamenti e discorsi hanno espresso una visione della persona umana e dei rapporti sociali assai lontana dal Vangelo e dallo spirito della Costituzione“. Direte: chi ti assicura che ce l’hanno coi no green pass? Lo certifica l’Agensir, ovvero il Servizio di Informazione Religiosa sostenuto dalla stessa Cei. Insomma: non si sbaglia mica.

Ora, ho grande rispetto dei Vescovi tutti. Per alcuni di loro nutro anche personale amicizia. Però cribbio: già uno fatica a seguire la retta via dettata da Nostro Signore, se pure opporsi al green pass diventa “lontano dallo spirito del Vangelo” qui il cammino verso la redenzione si fa decisamente complicato. Anche perché la contrarietà non nasce da chissà quale “egoismo, indifferenza o irresponsabilità” (ripeto: sono stravaccinato). Inoltre non sono impaurito. Non mi ritengo confuso, se non quando mi sveglio la mattina prima di riuscire a sorseggiare un caffè. E la visione della persona umana è e resta quella che ho sempre avuto, anche quando tentavo indegnamente di dirigere una banda di scout scalmanati sul “sentiero bianco” della fede. Dunque ai Vescovi chiedo: possibile che opporsi al lasciapassare, ovviamente senza violenze in stile Forza Nuova, significhi davvero avere una visione dei rapporti sociali “assai lontana dal Vangelo” e “dallo spirito della Costituzione”?

Se è così, abbiamo un problema. Non se Dio sia davvero il primo liberale della storia, come sostiene Antonio Martino. Però a me hanno sempre insegnato che “la libertà cristiana” è “sequela di Cristo nel dono di sé sino al sacrificio della Croce” (Papa Ratzinger, 1 luglio 2007). Ossia: vivere il libero arbitrio come servizio. Che c’azzecca col green pass? E coi no vax? Va bene richiamare alla responsabilità sociale. Va bene invitare i credenti a vaccinarsi. Però tutto questo col lasciapassare a poco a che fare. Il principio credo debba essere questo: rispettare il diritto di ognuno, almeno finché non vi sarà una legge che obbliga alla vaccinazione, di scegliere se inocularsi il siero o meno. Basta. Non parliamo di scie chimiche, chip sotto pelle o che altro: ma del fatto che il green pass uccide quella libertà di scelta falsamente garantita dallo Stato. E introduce un obbligo surrettizio a chi, legittimamente, non si fida di Figluolo, Burioni o Speranza. Punto.

Che poi, sbaglio oppure per andare a Messa il green pass non è richiesto? Perché se è così – ed è così – allora la faccenda puzza di bruciato. Confesserò anche i maligni pensieri. Ma io, qui, un ditino di ipocrisia lo noto eccome”. (fonte dell’articolo di De Lorenzo: https://www.nicolaporro.it/green-pass-delirio-dei-vescovi-opporsi-e-contrario-al-vangelo/

 

Delirio a sinistra: la cancel culture fa altre due vittime

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QUINTA COLONNA
L’EGEMONIA CULTURALE POLITICAMENTE CORRETTA HA MESSO ALL’INDICE PURE SHAKESPEARE E JEFFERSON

di Toc Toc

Cercando di offrire una risposta sul perché le rivoluzioni comuniste non si fossero verificate anche nei Paesi industrializzati, Antonio Gramsci elaborò il concetto di egemonia culturale: per creare una rete di capillare diffusione delle idee comuniste, era necessario prendere il controllo di tutti gli strumenti culturali, in primis la scuola, le biblioteche ed i mezzi di comunicazione di massa, figli dell’ideologia dominante capitalista.

Gramsci ideò la distinzione tra dominio e direzione. Secondo il padre fondatore del Pci, il dominio coincideva con il potere governativo, pressoché irraggiungibile per i comunisti a causa della fortissima popolarità dei liberali e dei socialisti, mentre la direzione consisteva nell’imposizione di un’egemonia intellettuale comunista che doveva fungere da collante tra le varie classi sociali del Paese. Se l’auspicio di Gramsci si è dimostrato vincente – soprattutto in Italia, in cui librerie e giornali alzano un coro unico raccontando e descrivendo la politics quotidiana – oggi tutto questo non sembra più sufficiente.

Negli ultimi anni, hanno preso forza due modi di riscrivere e sanificare la grande cultura letteraria: il primo è quello della distruzione di opere e statue – come dimostrato dalle azioni deliranti del gruppo Black Lives Matter. Il secondo consiste nell’adattarle alla nostra epoca, giudicarle secondi i canoni conformistici e morali della nostra attualità. Entrambe, indistintamente, possiamo considerarle due forme diverse di cancel culture, tra i segmenti più influenti dell’ideologia del politicamente corretto.

Come riportato dal Telegraph, anche William Shakespeare e Thomas Jefferson sono caduti vittima della cultura della cancellazione. Non due qualsiasi, ma rispettivamente il più importante poeta inglese ed uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, alla Casa Bianca dal 1801 al 1809. L’opera teatrale shakespeariana in discussione è La Tempesta, una delle ultime del grande drammaturgo, che racconta la storia di Prospero, duca di Milano in esilio, dovutosi rifugiare con la figlia su un’isola incantata dopo il naufragio della barca. Qui, pone in schiavitù l’unico abitante dell’isola, Calibano. Per il Globe Theatre – proprio il teatro londinese in cui recitava la compagnia di Shakespeare – questo è bastato per liquidare la commedia come “razzista” e “colonialista”, definendola pure “problematica”.

Spostandoci dall’altra parte dell’Atlantico, invece, la New York Public Design Commission ha votato all’unanimità per rimuovere la statua di Thomas Jefferson dalla camera di consiglio del municipio della città. E questo perché, quado morì nel 1826, l’ex Presidente possedeva 130 schiavi. Non conta il periodo storico in cui Jefferson o Shakespeare sono vissuti, né i canoni morali dell’epoca, e neanche il contesto in cui i grandi del passato sono cresciuti, conta solamente che le memorie, i monumenti e le pagine di storia siano conformi alla nostra epoca, assurgendoci presuntuosamente a migliore generazione umana mai vissuta, legittimata a decidere ciò che può essere raccontato, tramandato e insegnato.

All’inizio dell’articolo, ricordavamo come l’obiettivo di Gramsci consistesse nell’assumere il controllo dei mezzi di comunicazione. Oggi siamo andati oltre: è necessario, se non doveroso, mettere al bando tutte le testimonianze che siano estranee ai nostri canoni morali, politici e sociali. Anche cercando – perché no – di emarginare tutti coloro che cercano di porsi in contro corrente a questa logica perversante. Non è né uno scherzo né un complotto. Un eccellente articolo di Giulio Meotti sul Foglio ha testimoniato “la vita di alcuni prof alle prese con la cancel culture”, vittime di dimissioni, sit-in davanti a casa e boicottaggi: “Per una frase fraintesa come un commento razzista (la parola spook, il cui primo significato è “fantasma”, ma che in gergo ha anche il senso spregiativo di “negro”), Coleman – professore di lettere antiche ad Athena – non difeso da quella Facoltà di cui era stato la stella, ha dovuto rassegnare le dimissioni.”

Insomma, ieri Gramsci parlava di “forma di controllo”, oggi i progressisti di cancellazione. Chissà se, in un futuro prossimo, si discuterà se configurare un reato nel possesso di alcuni libri o volumi. Intanto, in una società distopica, questa possibilità è già stata straordinariamente raccontata da Ray Bradbury nel romanzo di fantascienza Fahrenheit 451. Guarda caso, l’anno in cui si ambienta è il 2022…

Matteo Milanesi, 28 ottobre 2021

Fonte: https://www.nicolaporro.it/delirio-a-sinistra-la-cancel-culture-fa-altre-due-vittime/

Il delirio di Henri Lévy: «Vaccino contro il virus grazie agli immigrati». Salvini: «Porta l’Africa a casa tua»

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Indigna non poco il “comizio” pro migranti del filosofo francese Bernard-Henri Levy ospite di Quarta Repubblica da Nicola Porro. In contrapposizione a Matteo Salvini il francese si è permesso di dire in piena emergenza sbarchi delle fandonie colossali che neanche Laura Boldrini avrebbe pronunciato con tanta sicumera. Con la prosopopea tipica dei guru della rive gauche. Dopo avere sputato veleno contro i sovranisti italiani , ecco la perla che ha sconcertato e imbufalito gli spettatori collegati sui social: i migranti sarebbero una chiave fondamentale per arrivare al più presto ad un vaccino efficace contro il Coronavirus. Testuale: “Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati”, ha a più riprese ribadito”, suscitando lo sconcerto dell’ex vicepremier Salvini. “Siamo su scherzi a parte?”, ha chiesto il leader leghista al conduttore.

Henri Levy peggio della Boldrini

Le scintille si sprecano. ”Aspetta un attimo, con tutto il rispetto, lei dice che se troviamo il vaccino, lo dobbiamo agli immigrati che sbarcano a Lampedusa? – interloquisce Salvini con gran dose di pazienza. – Mi scusi, se troviamo la cura al Covid, non è grazie ai medici italiani e ai ricercatori e scienziati del San Matteo di Mantova ma è grazie agli immigrati che arrivano? Adesso, questa perla mi mancava…E’ colpa di Putin, è colpa di Salvini… Grazie agli immigrati, invece, troveremo il vaccino…”. La replica di Salvini al filosofo francese Bernard-Henri Levy non si fa attendere. La sua espressione è tutta un programma. Ma è un dialogo tra sordi. Lo scrittore e intellettuale transalpino, consulente di Emmanuel Macron, sembra invasato e fuori di sé.

Salvini a Henri Lévy: «Venga alla stazione Termini…»

”Mi arrendo, professore, venga stasera in stazione Termini a Roma o alla Stazione centrale di Milano, così vede quanto è bella l’immigrazione clandestina che a lei piace tanto…”, dice il leader della Lega.”Senza l’immigrazione africana non c’è ricerca in Francia, non si troverà mai una vaccino e una cura contro il Covid. Deve dire grazie ai migranti…”. Salvini non ci sta: ”Vabbè, stiamo su Scherzi a parte…”. Continua a leggere

Conciliari in Brasile: diventati folli!

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Segnalazione di www.unavox.it 

di Francesca de Villasmundo


Pubblicato sul sito Medias Presse Info

 

Dopo le vescovesse che consacrano durante una Messa di Paolo VI e dopo le dichiarazioni omofile del gesuita brasiliano Luis Corrêa Lima, ecco un’altra profanazione compiuta nel paese del sincretismo per eccellenza!

Nella parrocchia di San Gerardo Magela dell’arcidiocesi di Sorocoba, nello Stato di San Paolo, [alla vigilia di Pasqua] l’ostensorio contenente il Santissimo Sacramento è arrivato sulla «tavola» portato da un “drone”, mosso da un ragazzo con l’aiuto di una ragazza, tra gli evviva e gli applausi della folla dei fedeli in delirio.

Il parroco che permette un tale sacrilegio, crede nella Presenza Reale? Ha consacrato le specie del pane e del vino?
E’ più che concepibile che si abbiano dei seri dubbi sulla validità di tali cerimonie Novus Ordo, avvilenti spettacoli di un mondo conciliare diventato folle!

Il Concilio ha voluto aprire la Chiesa cattolica al mondo, adattare la fede ai «fratelli separati», parlare il linguaggio contemporaneo… il risultato è un’apostasia per niente silenziosa, ma rumorosa e volgare, sacrilega e blasfema.

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