Previsioni per il 2024

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di Malek Dudakov

Il 2024 è un anno elettorale. E promette di essere un successo per la destra in molti Paesi contemporaneamente. Il Partito Popolare di Modi si avvia alla terza vittoria elettorale consecutiva in India, consolidando la sua posizione in Parlamento. In Portogallo, i populisti di destra del partito Chega stanno facendo centro.

Ma ancora più critico per Bruxelles sarà l’esito delle elezioni in Austria, dove il Partito della Libertà, gli euroscettici e gli oppositori della guerra con la Russia hanno buone probabilità di vincere. Così come le elezioni in Sassonia, Brandeburgo e Turingia, con una vittoria schiacciante dell’Alternativa per la Germania.

Alle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2024, il blocco della destra sistemica – i Conservatori e Riformisti – otterrà il terzo posto, mentre la destra non sistemica di Identità e Democrazia otterrà il quarto posto. Con loro dovranno condividere le posizioni dei commissari europei, il che aggraverà ulteriormente le disfunzioni di Bruxelles.

L’eccezione sarà la Gran Bretagna, dove i laburisti vinceranno e l’eurofilo Keir Starmer sostituirà Sunak. Le elezioni di gennaio a Taiwan saranno sorprendentemente tranquille. Ma una nuova escalation potrebbe iniziare alla fine del 2024, in mezzo all’instabilità politica con il passaggio del potere agli Stati Uniti.

Trump otterrà l’ammissione alle primarie e alle elezioni nella stragrande maggioranza degli Stati ma sarà ancora più attivamente sfidato da cause penali. Non si può escludere un verdetto di colpevolezza proprio alla vigilia delle elezioni. La situazione negli Stati Uniti sarà molto caotica: la probabilità di un attentato a uno dei candidati o di un grave attacco terroristico è piuttosto alta.
Nel caso in cui Trump riesca fisicamente ad arrivare alle elezioni e non finisca in carcere, vincerà contro Biden o Harris, qualunque di loro sia il candidato dei Democratici. I repubblicani, invece, otterranno la maggioranza al Senato, vincendo in Montana, Ohio e West Virginia. I Democratici non lo accetteranno, quindi possiamo aspettarci grandi rivolte e disordini nelle strade.

La squadra di Biden invierà attivamente emissari a Doha e Istanbul, cercando di negoziare con l’Iran sugli Houthi e con la Russia sull’Ucraina. Le tranche per Kiev saranno concordate entro la fine di gennaio ma in un volume minore. La situazione sul fronte di Kiev si deteriorerà costantemente, minando la posizione di Biden.

La FED inizierà a ridurre rapidamente il tasso di riferimento a febbraio, seguita dalla BCE e da altre banche centrali. Questo aiuterà gli Stati Uniti a evitare la recessione ma non la stagnazione. L’Europa sarà già saldamente in recessione, con la minaccia di una destabilizzazione politica nel 2025.

Casa Bianca 2024. Nuova tegola per Biden. Via libera alle indagini per l’impeachment

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L’accusa dei repubblicani: è coinvolto negli affari esteri del figlio Hunter. E la memoria del presidente fa cilecca anche sull’11 settembre. Assist di Putin all’amico Trump: “Donald è un perseguitato politico”

Washington, 13 settembre 2023 – I pompieri della Casa Bianca sono già in azione. Joe Biden continua a crollare nei sondaggi e da ieri rischia un processo di impeachment che ha avviato il presidente repubblicano della Camera McCharty. Il capo della Casa Bianca è accusato di aver mentito agli americani sui suoi affari di famiglia e di aver favorito i traffici poco chiari in Ucraina e Cina del disgraziato figlio cocainomane Hunter. Un’accusa non dimostrata è quella di aver nascosto o riciclato 20 milioni di dollari in diverse società di comodo. Hunter è stato indagato dall’Fbi per oltre 4 anni andrà di nuovo davanti al giudice il prossimo 29 settembre. Il patto con i procuratori nel quale si dichiarava colpevole di evasione fiscale e di acquisto illegale di una pistola, è stato annullato a giugno da un giudice e non vale più.

Donald Trump, che ieri ha incassato un assist (o forse uno sgambetto?) da parte di Putin (“Donald è un perseguitato politico”) gongola e continua a svettare nei sondaggi del suo partito. La corsa elettorale anche se siamo a 15 mesi dal voto si è fatta già rovente. Senza risparmio di colpi bassissimi.

I repubblicani non hanno portato alcuna prova in commissione, ma hanno la forza per chiedere l’impeachment, come avevano fatto i democratici 2 volte con Trump. Sanno benissimo che verrà bocciato al Senato e non sono nemmeno sicuri che passi alla Camera, perché la loro maggioranza è minima, ma nel bloccare Biden con lo scandalo di famiglia cercano di ottenere l’esaltazione della loro base e forse rafforzano anche le perplessità dei democratici e degli indipendenti. Molti di loro pensano con sempre maggiore insistenza che Biden non sia stato un cattivo presidente ma fisicamente è diventato troppo vecchio e fragile per continuare a farlo per altri 4 anni.

“God save the Queen”. Biden, nuova gaffe: cosa ha detto?

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La frase di Joe lascia tutti a bocca aperta. Il presidente degli Usa di nuovo nel mirino dopo l’ennesimo “scivolone”

Cosa dici, Joe Biden? Continua la saga delle gaffe del presidente americano, gaffe in mondovisione e che il mondo continua a guardare alimentando i dubbi sulla sua ricandidatura alle elezioni del 2024. Durante il National Safer Communities Summit in Connecticut, Joe ha chiuso il suo discorso con una frase che in pochi hanno compreso davvero: “Alright? God save the Queen, man”. Cosa che cosa?

Il presidente Usa ha parlato una trentina di minuti di fronte ad una folla numerosa e senza grossi intoppi. Tema: riforma del controllo delle armi. Quando ogni cosa sembrava essersi conclusa nel migliore dei modi, ecco lo scivolone finale. Proprio all’ultimo. La chiusura “insolita”, notata anche dalla Bbc, sta ovviamente facendo il giro dei social. Perché qui le questioni sono due: primo, non si capisce a cosa si riferisse benché secondo Olivia Dalton, portavoce della Casa Bianca, Biden stesse parlando con qualcuno tra la folla; e secondo, anche avesse voluto fare un omaggio agli amici inglesi, Joe dovrebbe sapere che adesso a Buckingham Palace regna un “king” e non più la compianta Queen Elisabetta.

A questo si aggiungano le recenti gaffe messe a segno dal leader democratico. Di “cadute”, fisiche e non solo, il presidente Usa ne ha mostrate molte al mondo. Gli scivoloni dalla scaletta dell’Air Force One. Quegli occhi chiusi durante una conferenza sul clima che sapevano molto di sonno. Un’altra volta la caduta dalla bicicletta in Delaware. Ultimamente, durante il G7 in Giappone, è inciampato sulle scale del santuario di Itsukushima. Senza dimenticare la caduta dal palco, qualche giorno fa, quando Biden è inciampato su un sacchetto rotolando in terra. Tutti elementi che favoriscono la narrazione di Donald Trump, suo possibile avversario alle prossime elezioni, che vorrebbe Joe troppo vecchio e poco in forma per diventare di nuovo commander in chief.

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Indignazione a comando

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di Antonio Catalano

Fonte: Antonio Catalano

Il pensiero neoliberale, nella versione progressista, quello oggi dominante, quello per capirci che esporta la sua democrazia nel mondo, con tutto l’apparato ideologico che l’accompagna, domina/forma la cosiddetta opinione; la quale, guarda caso, ritiene di essere libera, libera cioè di produrre un pensiero che nasce liberamente dal proprio cervello. E guai a far notare che non è proprio così: ma come, non vedi che da noi esiste una tale pluralità di punti di vista che ognuno può scegliere quello che più gli aggrada? un po’ come avere il telecomando e scegliere il programma preferito. E comunque, per quanto possano esserci delle imperfezioni, da noi la democrazia ci permette un grado di libertà che altrove neanche si sognano. E se provi a far capire, come diceva un tale, che l’ideologia dominante è quella della classe dominante, e che la nostra libertà è inscritta in un cerchio ben delimitato, e che se provi a uscirne son cavoli amari, se va bene sei messo ai margini se va male puoi fare la fine di Julian Assange, o addirittura quella di Enrico Mattei, o dei morti per stragi, o dei tanti altri che la lista sarebbe chissà di quante pagine…

La cosiddetta opinione pubblica – cosiddetta perché l’opinione pubblica è un’invenzione, essa è direttamente formata da chi detiene i mezzi del convincimento di massa, dalla tv ai social – emerge a comando, e perché sia stuzzicata bene necessita che vi siano dei “diritti umani” violati (dal bambino spiaggiato alla lapidazione di una donna). Il che non vuol dire che si debba rimanere indifferenti al bambino senza vita spiaggiato o alla donna lapidata, ci mancherebbe altro; no, vuol dire semplicemente che l’opinione pubblica è in balia di operazioni di strumentalizzazioni che filtrano di volta in volta il fatto da esecrare in funzione di quanto sia quel fatto capace di suscitare determinate emozioni, con le quali poi giustificare determinati interventi, che niente hanno a che fare né con i sentimenti né tanto meno con la giustizia.
E così il nostro occidente, tanto sensibile alle sorti dell’umanità, che quando decide che in una parte di essa, da qualche parte del mondo, c’è bisogno di democrazia, subito interviene, naturalmente per esportare i “diritti umani”; e se proprio non è possibile farlo direttamente ecco che scatena una campagna di riprovazione tesa a far capire all’ “opinione pubblica” che non si possono tollerare certe nefandezze. È inutile, il mondo occidentale, quello della democrazia liberale, non può sopportare che nel mondo vi siano aperte violazioni dei diritti… a meno che non sia egli stesso a compierle, ma allora si sa, è solo per il bene delle popolazioni sottoposte a simili attenzioni. Come è successo per le due bombe atomiche sganciate sul Giappone ormai a fine guerra, o per il criminale bombardamento di Dresda… o per il Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan, la Jugoslavia, la Libia, la Siria…

E veniamo all’attualità, a quanto sta accadendo in Iran. Un’opinione pubblica che non sa neanche dove si trovi l’Iran e che lingua si parli, esprime la sua indignazione per i diritti delle donne violate. E nessuno che si domandi perché proprio ora si scatena questa campagna contro l’Iran… che vi sia la volontà di destabilizzare un paese che non ha intenzione di sottomettersi alla geopolitica americana, e che per giunta ha buoni rapporti con la Russia del terribile Putin?
I bravi democratici – quelli in salsa progressista poi sono i migliori – in prima fila a denunciare i diritti delle donne violate in Iran, e se qualcuno mette in evidenza la strumentalità di questa campagna, vai col complottismo. Dimenticando – dimenticando? – costoro che nella stessa area vi sono paesi dove le condizioni delle donne sono le medesime se non peggiori, Arabia Saudita tanto per dire… o in quel Qatar, dove tra un mese si terranno i mondiali di calcio.

Da Kabul a Kiev, il fallimento geopolitico dell’America di Biden

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di Tic Toc

Il crollo democratico nei sondaggi delle elezioni di midterm di fine 2022 non è l’unica fonte di preoccupazione per l’amministrazione Biden. L’apertura americana al colosso cinese, nel disperato tentativo di ricercare un ruolo di mediazione per risolvere il conflitto tra Russia e Ucraina, pare trasmettere la progressiva uscita di scena degli Stati Uniti dal ruolo di prima potenza mondiale, almeno sotto il profilo geopolitico.

La tragica ritirata di Kabul di quest’estate; il rifiuto di Arabia Saudita ed Emirati di parlare telefonicamente con il presidente americano, causa il raffreddamento dei rapporti tra i Paesi dopo la fine del mandato Trump; l’apertura al dialogo con il Venezuela di Maduro, dopo aver criticato il Tycoon di trattare con i dittatori per l’intera campagna elettorale 2020, sono stati alcuni degli esempi che mostrano un’America sempre più isolata, incapace di imporsi in prima persona nel tavolo della grandi potenze geopolitiche globali.

Per ultimo, mentre l’amministrazione Trump mediò con successo numerosi accordi di pace in Medio Oriente tra Israele, Bahrein, Marocco, Sudan ed Emirati Arabi Uniti, i democratici hanno riaperto i canali con Teheran (tra gli alleati di Putin), dichiarando la propria disponibilità a raggiungere un accordo sul nucleare iraniano, congiuntamente con Mosca. La posizione non solo potrebbe essere interpretata come un potenziale e fortissimo fattore di destabilizzazione del Medio Oriente; ma, in ambito internazionale, la decisione pare aver già incrinato i rapporti tra Washington e Gerusalemme, quest’ultima da sempre contraria a qualsiasi discussione sul nucleare iraniano. Lo step che potrebbe alterare definitivamente il ruolo geopolitico statunitense rimane proprio la “questione cinese”. Ci sono almeno due ragioni per cui l’amministrazione Biden dovrebbe scongiurare qualsiasi delega di mediazione al regime cinese nel conflitto russo-ucraino.

La prima: la Cina non è Paese assolutamente neutrale. Non solo perché il Dragone si è astenuto dal condannare l’invasione di Putin in sede Onu, ma anche perché, su confessione dello stesso ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, l’amicizia con la Russia è “solida come una roccia. I due Paesi contribuiscono a portare pace e stabilità nel mondo”. Secondo alcuni scoop di dicembre del “New York Times”, l’amministrazione Biden avrebbe consegnato a Xi dossier e materiale di intelligence americano strettamente riservato, nel tentativo di convincere Putin a rinunciare all’aggressione dell’Ucraina. Anzi, sempre secondo il Nyt, la Cina avrebbe appoggiato l’invasione russa ad una condizione: rimandarla dopo la fine delle Olimpiadi. E non sembra un caso che i rispettivi leader si siano incontrati il 4 febbraio, il giorno dell’inaugurazione dei giochi olimpici.

In definitiva: che senso avrebbe appoggiare la Cina in un’eventuale mediazione tra Ucraina e Russia, se questa si manifesta apertamente a fianco di Putin, contro la Nato e l’Occidente? Un eventuale esito positivo di tale intervento non potrebbe essere frutto di un promesso sostegno russo in caso di invasione del Dragone di Taiwan?

La seconda: l’apertura al regime di Maduro per limitare i prezzi stellari di gas e petrolio significa consegnarsi nelle mani di Russia e Cina. Infatti, ormai da molti anni, sia Mosca che Pechino sono le due principali fonti economiche e militari del Venezuela, fortemente compromesso dalle sanzioni americane imposte dalla precedente amministrazione repubblicana. La Russia sta contribuendo alla ristrutturazione del debito venezuelano con cifre che sfiorano picchi di 40 miliardi; la Cina ha contribuito con prestiti dall’ammontare di 60 miliardi, oltre ad un sostegno di circa 25 miliardi in ambito energetico; compagnie statali russe detengono quasi il 10 per cento del processo di estrazione e trasformazione del petrolio venezuelano.

Insomma, mentre Maduro trattiene stretti rapporti con i due principali avversari politici dell’alleanza atlantica nei settori strategici; proprio in questi ultimi giorni, il leader venezuelano ha incarnato la dose affermando di schierarsi a fianco di Mosca, e definendo le sanzioni “un crimine nei confronti dei russi”. Che senso avrebbe intrattenere legami con uno Stato tra i principali sponsor di Xi e Putin, nemico Usa a pochi chilometri dai propri confini, se non quello di creare un cortocircuito senza precedenti?

Con la precedente amministrazione Trump, gli Stati Uniti erano tornati al centro del ring geopolitico, conciliando al meglio autorevolezza nazionale e contenimento dell’avversario. Quella forza sembra ormai persa, smarrita, scomparsa. E Putin ne ha approfittato. Ad oggi, rimane esclusivamente un’alternativa: aspettare il 2024 per le nuove elezioni americane, in nome di un presidente in grado di conciliare una rispettata alleanza atlantica contro i nuovi regimi. Nel frattempo, incrociamo le dita affinché la Cina non ne approfitti per spogliare Taiwan della sua sovranità…

Nancy Pelosi continua a bloccare il disegno di legge per fermare l’infanticidio

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI PER AGERECONTRA.IT 

di Leonardo Motta

Non c’è responsabilità maggiore per i membri del Congresso che salvaguardare il diritto alla vita di tutti gli americani, in particolare i più vulnerabili. Questo è il motivo per cui i leader repubblicani alla Camera dei rappresentanti stanno spingendo per un voto sul “Live Birth Abortion Survivors Protection Act”. Questo disegno di legge segnerebbe la differenza tra la vita e la morte di innumerevoli bambini, se il presidente, la Democratica Nancy Pelosi, lo permettesse, se i Democratici pro-aborto.

In America, infatti, è già successo più volte che gli strumenti e le tecniche per uccidere il bambino nel grembo materno non hanno funzionato e che il bimbo sia nato vivo: respirando, si muovendosi, piangendo.

Ma mentre in terapia intensiva neonatale, medici e infermieri non risparmiano sforzi per salvare la vita di bambini prematuri e molto malati, per i sopravvissuti agli aborti la situazione è diversa.
Invece di essere trasportati immediatamente in terapia intensiva e trattati con la stessa cura compassionevole, il bambino viene lasciato morire da solo.

Sembra surreale, ma questa è esattamente l’esperienza di Jill Stanek, un’ex infermiera e informatrice che ha assistito alla nascita di bambini abbandonati e vivi abortiti, incluso un bimbo con sindrome di Down che ha confortato per 45 minuti della sua breve vita.
È l’esperienza di donne come Sycloria Williams, che ha dato alla luce una bambina viva in un centro abortivo della Florida e poi ha guardato con orrore mentre il dottore gettava il bambino in un contenitore per lo smaltimento biologico dei rifiuti. Continua a leggere

L’intervista che Facebook censura: ecco cosa ha detto Trump in tv

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L’intervista a Donald Trump condotta dalla nuora Lara, moglie di Eric, è stata rimossa da Facebook. Prosegue la guerra dei Colossi Big Tech contro l’ex Presidente Usa. Ira dei repubblicani

di Roberto Vivadelli

L’ex Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump non solo non può avere un account su Facebook e Instagram – oltre a YouTube – ma non può nemmeno essere intervistato.

Non è un lontano mondo dispotico ma è la realtà che stiamo vivendo, dove i colossi Big Tech stanno, sempre di più, decidendo chi può prendere parola o meno, cosa è verità e cosa non lo è, in maniera del tutto arbitraria e pericolosamente ideologica, ovviamente a danno dei conservatori di tutto il mondo. Lara Trump, moglie del figlio del tycoon, Eric, ha intervistato suo suocero sulla sua pagina in un videoclip subito rimosso da Facebook. Come riporta l’agenzia Adnkronos, si tratta di un’ulteriore mossa adottata da Facebook nei confronti di Trump, dopo che a gennaio aveva chiuso il suo profilo Twitter in seguito all’assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori. “In linea con il blocco che abbiamo posto agli account Facebook e Instagram di Donald Trump, ulteriori contenuti pubblicati con la voce ‘Donald Trump’ verranno rimossi e comporteranno ulteriori limitazioni sull’account“, si legge in un’e-mail. Una decisione che Lara Trump ha definito “orwelliana”. “Stiamo andando verso 1984 di George Orwell, è proprio così” ha commentato sui social media. Continua a leggere

I veri cattolici voteranno Trump

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Con la ripresa delle attività del gruppo dopo la pausa estiva, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere Leonardo Motta, che vive in Sudamerica e che scriverà un Editoriale in esclusiva per noi, a partire da oggi , ogni lunedì. Si tratterà di argomenti piccati e interessanti, provocatori e di riflessione, di formazione e informazione.

L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Leonardo Motta

Il prossimo tre novembre i cattolici statunitensi non potranno votare che per Donald Trump.

Non stiamo parlando dei “cattolici” tra virgolette, cioè gli atei che vanno in Chiesa e sono favorevoli ad aborto, eutanasia, nozze gay ecc.

Stiamo parlando di coloro che professano la fede in Gesù Cristo, nella Chiesa Cattolica voluta dal Divino Maestro, nella fedeltà alla bimillenaria tradizione ecclesiale.

Utilizzando fenomeni incontrollabili (la cosiddetta pandemia da Covid-19) e controllabili (e fomentati) come le proteste razziali di stampo anarco-socialista (con venature anticristiane) e i media di regime, i Democratici hanno fatto e stanno facendo di tutto per screditare Donald Trump ed hanno persino candidato un falso cattolico (Joe Biden) per abbattere il miliardario newyorkese.

Ma Trump, impegnato in una corsa contro il tempo, senza aver recuperato terreno nei sondaggi (che non valgono poi così tanto, visto cosa è accaduto 4 anni fa per la prima elezione del Presidentissimo del Make America Great Again) e per molti osservatori nordamericani (quelli europei hanno i paraocchi, come 4 anni fa) dovrebbe spuntarla.

Il blocco dei gruppi evangelici che lo ha molto sostenuto si è ricompattato. E stavolta si uniranno anche i veri cattolici, cioè quelli fedeli alla tradizione, che certo non voteranno un abortista, garante delle lobby (come Planned Parenthood e le multinazionali del farmaco) e chi più ne ha più ne metta, come Biden.

I veri cattolici, unitamente agli evangelici e agli ebrei ortodossi, non permetteranno la vittoria di Biden e la conseguente scristianizzazione degli Stati Uniti. Continua a leggere

Il democratometro

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di Gianni Petrosillo

Il democratometro

Fonte: Conflitti e strategie

Picchiavano sulla teste i comunisti, picchiavano i fascisti, picchiava la polizia al servizio dei liberali, quest’ultimi i più codardi di tutti perché violenti per procura, sempre dietro ad una cattedra o una cadrega, protetti dai corpi speciali della Bestia Statale (come la chiamano in sede economica). Lenin invocava la rottura dei crani, Mussolini quella delle reni, Hitler quella di tutte le ossa. I liberali, dall’alto ideale, sganciavano la bomba mortale, oltre a tutto il resto dell’arsenale.
Siamo tutti canaglie, quando obbligati dal flusso conflittuale della società a lottare per primeggiare. Dare del fascista ad uno non aggiunge ne’ sottrae nulla all’infinita cattiveria di cui siamo capaci. Anzi, i fascisti che distribuivano gratis olio di ricino erano dei buonisti rispetto agli americani che distribuiscono ancora gas in giro per il mondo, in nome della libertà, la loro.
Non c’è gente più violenta dei democratici, per questo hanno vinto le guerre. Per stigmatizzare qualcuno di carattere violento bisognerebbe dirgli “sei un democratico”. La definizione sarebbe assoluta e non attualmente superabile. I democratici sono in cima alla catena alimentare della predazione intraspecifica. Se volete insultare veramente qualcuno chiamatelo democratico e se volete proprio esagerare anche liberal-democratico. Al momento la specie umana non offre esseri più ferali. Altro che fascisti e comunisti! Il fascistometro non misura più nulla se non l’ignoranza di certi letterati.

Ps. I crimini si reiterano perché chi li ha commessi ha una giustificazione da offrire, chi li ha subiti dei torti da cancellare e tutti sempre dei pretesti da utilizzare all’occorrenza, per avere ragione della ragione. Così va la Storia, un po’ si è vittime, un po’ carnefici, un po’ opportunisti, dipende dall’epoca.

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