Perché solo la vera Destra ha la verità?

Condividi su:

EDITORIALE

di Matteo Castagna
Adriano Romualdi (1940-1973), che andrebbe studiato e rivalutato, ha fornito delle interessanti riflessioni in merito “ad una cultura per l’Europa”, titolo di uno dei suoi libri, edito da <<Settimo Sigillo>> (Roma, 2012). L’omologazione su alcuni principi fondamentali di certa “destra” con certa sinistra, in particolar modo sull’ egualitarismo, sullla verità oggettiva, sui temi etici, derivanti da una lunghissima tradizione di precetti religiosi cattolici, annulla il weltanshauung (visione del mondo) dell’uomo di destra, che diventa un’ibrida brutta copia dell’ideale, sottomessa all’avversario democratico, sovvertitore dell’ordine, del diritto naturale, dell’identità e della normalità, intesa come adeguamento alla consuetudine storica e morale della Nazione.
Julius Evola (1898-1974) stimava molto il giovane Romualdi, che lo andava a trovare a casa e si confrontava sulle idee. Entrambi avevano lo stesso approccio nel rispondere alla domanda: che cosa dignifica “essere di destra”?
Romualdi risponde in modo molto simile ad Evola: “…in primo luogo significa riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia (degenerata nella negazione della verità oggettiva, n.d.r.) o il socialismo”. E poi continua: “essere di destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici, che preparano l’avvento della civiltà plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose”.
“Esser di destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalità organica, dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il “detto” a ciascuno il “suo” non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa”. “Infine, esser di destra significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea, e – in nome di questa spiritualità e dei suoi valori – accettare la lotta contro la decadenza dell’Europa”.
Julius Evola amplia l’analisi nel testo: “Gli uomini e le rovine” (Ed. Mediterranee, Roma, 1967-2001, pag. 61-69) ove tratta di Rivoluzione, Controrivoluzione e Tradizione. Il male assoluto è radicato nella sovversione, determinata in Europa dalle rivoluzioni dell ’89 e del ’48. “Il male va riconosciuto in tutte le forme e i gradi (…) per cui il problema fondamentale è di stabilire se esistono ancora uomini capaci di respingere tutte le ideologie, tutte le formazioni politiche e partitiche che comunque, direttamente o indirettamente, derivano da quelle idee.Il che vale a dire tutto il mondo che va dal liberalismo al democraticismo, fino al marxismo e al comunismo. (…) Di rigore, la parola d’ordine potrebbe essere dunque “controrivoluzione” “. Ma la sovversione si è stabilita da molto tempo nella gran parte delle Istituzioni vigenti e, quindi, l’uomo di “destra” deve rappresentare la “reazione, che da tempo, gli ambienti di sinistra hanno fatto sinonimo di ogni nequizia e di ogni infamia ed essi non perdono nessuna occasione per stigmatizzare con questo termine tutti coloro che non si prestano al loro gioco, che non seguono la corrente, ciò che per loro sarebbe il “senso della storia””.
Evola prosegue l’analisi affermando che “se questo da parte loro è naturale, non lo è affatto il complesso di angoscia che spesso la parola (reazione, n.d.r.) suscita, a causa di una mancanza di coraggio politico, intellettuale e potremmo dire anche fisico, perfino negli esponenti di una presunta Destra o di una “opposizione nazionale”, i quali non appena si sentono tacciare di “reazionari” protestano, si scagionano, si mettono a dimostrare che le cose stanno altrimenti.
Perciò, secondo Evola, doveva “nascere un nuovo “schieramento radicale”, con frontiere rigorose fra l’amico e il nemico”. E, a questo punto, il ragionamento si fa, addirittura profetico: “Se la partita non è ancora chiusa, l’avvenire non sarà di chi indulge alle idee ibride e sfaldate oggi predominanti, negli stessi ambienti che non si dicono certo di sinistra, bensì di chi avrà, appunto, il coraggio del radicalismo – quello delle “negazioni assolute” o delle “affermazioni sovrane”, per usare le parole di Juan Donoso Cortès.
 (…) Joseph “De Maistre” rilevò che ciò di cui si tratta, più che “controrivoluzione” in senso stretto e polemico, è “il contrario di una rivoluzione”, ossia un’azione positiva, che si rifà sempre alle origini”. Evola si riferisce alle tradizioni, per cui l’uomo che “riconosce l’esistenza di principi immutabili per ogni ordine vero, e fermo in essi, non si lascia trasportare dagli eventi, non crede alla “storia” e al “progresso” quali misteriose sovraordinate entità, s’intende a dominare le forze dell’ambiente e a ricondurle a forme superiori e stabili. Aderire alla realtà, per il tradizionalista significa questo”.
Poiché la realtà è verità, possiamo concludere con San Tommaso d’Aquino, il quale, ne “Le Quaestiones disputatae de veritate”  sostiene che la  verità è connessa all’essere, anzi coincide con l’essere stesso: l’ens e il verum sono reciprocamente convertibili; dalle questioni, condotte secondo il metodo dialettico del sic et non, emerge, quindi, la dottrina classica della verità come adeguazione della mente umana alla cosa conosciuta in quanto realmente esistente. 
 
A sinistra, il pensiero è totalmente contrario, e “intrinsecamente perverso”, come ebbe a rilevare Papa Leone XIII. E’ l’uomo che crea la realtà e ciascuno è totalmente libero di credere a presunte verità soggettive, tanto quanto chiamare diritti i desideri e confondere il male col bene, negando il principio di non contraddizione e identità. In questa fluidità, tutto può essere e non essere, in stile distopico, senza bisogno, ogni volta, di realtà tangibili, che ciascuno può inventare come gli pare e piace, nella pseudo-felicità umanitarista, egualitarista, mondialista, globalista, materialista, tecnicista, violenta, intollerante, zeppa d’odio verso i “reazionari” e sessuomane, appiattita sugli interessi del grande Capitale, che, per i liberal di oggi non è più così brutto e cattivo, come insegnava Karl Marx…
 

Dante di destra? È la pena del contrappasso

Condividi su:

di Marcello Veneziani

Ora che avete finito di sganasciarvi dalle risate di scherno e di superiorità per la boutade del ministro dei beni culturali, Gennaro Sangiuliano su Dante Alighieri fondatore del pensiero di destra, proviamo a dire qualcosa di serio.

Si può condividere in pieno, in parte o per niente la sua provocazione, come lui stesso l’ha definita, ma alla fine si è trattato di una ritorsione, ovvero Sangiuliano ha applicato in senso contrario una pratica assai diffusa, soprattutto a sinistra. Anzi, per usare una categoria dantesca, ha usato la pena del “contrappasso”.

Dunque, come si esprime il monopolio ideologico della sinistra sulla cultura quando affronta temi, opere e autori del passato? Lo schema prevalente è il riduzionismo, ovvero tutto viene riportato al presente. Parlano di Gesù Cristo come del primo rivoluzionario della storia, difensore degli ultimi. Parlano di Enea come del primo migrante e profugo di guerra, sbarcato clandestinamente. Parlano delle lotte tra patrizi e plebei come un esempio di lotta di classe. Parlano del tumulto dei ciompi come il debutto della Cgil nel medioevo… Parlano di san Francesco come un profeta dell’uguaglianza, un difensore dei poveri e un nemico delle gerarchie, e gli affiancano per rispettare le quote e la parità dei sessi, Santa Chiara, come se fosse una femminista ante litteram. Non c’è opera lirica o dramma teatrale che oggi non venga rappresentato con l’allusione all’oggi, travestito nel presente, su tematiche del politically correct di oggi: i migranti, i transgender, l’antifascismo. Ci sono nazisti pure nella tragedia greca. E nella lotta politica, nel 1948, i socialcomunisti trascinarono perfino Garibaldi come simbolo del Fronte popolare, loro che erano stalinisti e lui che difendeva al patria e la libertà.

Tutto viene ridotto al presente, o nei più colti diventa una metafora allusiva del presente. Dal ’68 in poi, a scuola e ovunque, per misurare il valore e la grandezza di un autore si pesa la sua attualità: ricordo menate indecorose proprio su Dante per tirarlo nell’attualità o per dannarlo col metro dell’inattualità. Dire che Dante sia il fondatore del pensiero di destra è l’applicazione coerente, e forse inconsapevole, di quello schema ideologico retroattivo.

Mi pare perfino ovvio obiettare che destra e sinistra sono categorie moderne, mentre Dante è in tutto medievale e i classici vanno preservati i dagli usi e gli abusi di chi li costringe nel letto di Procuste del presente. Ma se serve a denunciare l’immiserimento dei grandi nelle gabbiette del nostro tempo, allora il paragone è utile, anzi didattico. E poi, se è sbagliato abbassare il Sommo Poeta al nostro oggi, è invece lodevole tentare di innalzare la bassezza dell’oggi a una dignità superiore. Dopo tante ricerche affannose e ridicole dei pantheon d’autori, per rivendicare, dantescamente, “chi fuor li maggior tui” ovvero chi sono i padri nobiii a cui riferirsi, partire da Dante significa perlomeno guardare in alto. E liberare il pensiero di destra dal tentativo altrui di ricacciare le sue radici nel fascismo. Chi ama la tradizione viene da più lontano.

Mi sono occupato a lungo del pensiero di destra e a Dante ho dedicato vari scritti e un libro. Mai ho sostenuto che Dante fosse il padre della destra, l’ho definito “nostro padre” riferendomi a noi italiani. Per dirla in breve, in un suo intervento sul Corriere della sera, Sangiuliano citava dal mio libro questo passo: “La fonte principale, più alta e vera della nostra identità è Dante Alighieri. A lui dobbiamo la lingua, il racconto, la matrice, la visione. L’Italia intesa più che nazione, come civiltà”. La nostra identità, intendevo, di noi italiani.

Dante è trascinato nell’attualità da almeno due secoli. Anzi, la riscoperta di Dante la dobbiamo proprio all’uso di Dante nella vicenda risorgimentale. Dopo l’uso che ne fece il Risorgimento, Dante fu usato per dare un fondamento all’Italia unita, col pullulare di monumenti e toponimi danteschi e la nascita della società Dante Alighieri. Il fascismo fece largo uso della “vision de l’Alighieri”, come cantava Giovinezza nella versione fascista. Lo faceva avvalendosi di letture carducciane e dannunziane, dei saggi di Giovanni Gentile e di altri eminenti studiosi, che non trascinavano Dante nell’attualità ma elevavano il momento storico e l’idea fascista al rango dell’ispirazione dantesca. E Dante si prestava ai fascisti, ai carducciani, ai risorgimentali? Lui no, naturalmente, ma ciò che aveva detto e fatto poteva prestarsi a quella lettura, nel nome dell’amor patrio e della civiltà, della nostalgia del sacro romano impero, della passione per la romanità e per la fierezza, per l’avversione ai mercanti e all’usura, alla “gente nova e i subiti guadagni che orgoglio e dismisura han generato”. Per questo, citavo nel mio libro, Sanguineti lo reputò un reazionario e Umberto Eco lo definì “un intellettuale di destra”, sottolineando che predicava il ritorno all’Impero mentre fiorivano i liberi comuni. E Giorgio Almirante, appassionato di Dante, lo citava sempre in parlamento e nei comizi, a memoria, e a lui si richiamava più che a ogni altro autore o pensatore.

Dunque? Dante è universale e universale resta. Dante è eterno e non è di questo o di quel tempo. Dante è grandissimo poeta, ma anche pensatore e scrittore civile, e pur vivendo e scontando le sue passioni politiche, fino alla faziosità più sanguigna, non si può ridurre a questa o a quella fazione attuale. Però ora capite meglio che succede quando si piega la storia e la letteratura al nostro oggi. Perciò non atteggiatevi a superiori, voi danteggiatori di sinistra, perché ogni giorno tacete sulla forzata attualizzazione di storie e autori.

Quanto a Dante, non s’è crucciato, vede le cose da lontano e dall’alto per indignarsi. Ne ha passate troppe nei secoli per arrabbiarsi di un’innocua richiesta di affiliazione. I grandi autori sono come fontane aperte ai viandanti, notava Nietzsche ne la Gaia Scienza, ciascuno si abbevera come vuole, “i ragazzi la sporcano coi propri pastrocchi” e altri passanti la intorbidano, gettandovi la loro attualità; ma noi siamo profondi e “diventiamo di nuovo limpidi”.

La Verità – 18 gennaio 2023

Fonte: https://www.marcelloveneziani.com/articoli/dante-di-destra-e-la-pena-del-contrappasso/

Dietro la “nuova” Schlein i padrini Soros e Prodi

Condividi su:

Segnalazione di Federico Prati

L‘anti Meloni non ha un padrino. Bensì due: Romano Prodi e George Soros. La rete di lobby che strizza l’occhio alla scalata politica della giovane Elly Schlein, la parlamentare indipendente dal volto pulito, va dalla Cina alla Francia. Passando per l’Emilia rossa, terra del professore Prodi e del movimento delle Sardine.

La novità rischia già di essere chiusa in una gabbia. Alle spalle di Elly, che promette aria fresca, si muovono, nell’ombra, gruppi di potere, circoli finanziari e organizzazioni politiche straniere che puntano tutte le fiches sulla «figura nuova» per imporre anche in Italia un modello politico alternativo a quello del premier Giorgia Meloni. Lo sponsor numero uno della candidatura di Elly Schlein alle primarie del Pd, che in Parlamento non ha votato l’emendamento per il ripristino di Italia Sicura, proprio come i grillini, l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. L’endorsement di Prodi, avvenuto nelle settimane scorse – pare dopo il faccia a faccia con l’ex vicepresidente della Regione Emilia Romagna – avrebbe sbloccato la trattativa. Ma soprattutto l’intervento del professore sarebbe stato decisivo per spostare su Schlein pezzi di nomenclatura di sinistra, inizialmente orientati ad appoggiare Andrea Orlando. Due nomi su tutti: Enrico Letta e Nicola Zingaretti. Prodi si è portato dietro il movimento delle Sardine. Non è un mistero che l’ex fondatore dell’Ulivo sia il loro padre nobile. Con Prodi c’è un pezzo di Cina che guarda di buon occhio l’ascesa di Schlein a capo della sinistra italiana. L’ex premier di centro-sinistra negli anni ha costruito una rete di rapporti stabili con Pechino. I libri e le lezioni di Prodi spopolano nelle università cinesi. Ma non solo: negli anni l’ex leader dell’Unione è stato uno dei più convinti sostenitori dell’espansione commerciale e finanziaria della Cina in Italia e in Europa. Mentre nell’aprile scorso La Verità ha svelato la spinta di Prodi per la produzione in Emilia di auto di lusso made in China.

C’è un dettaglio da segnalare. Nel suo primo discorso, da candidata alla segreteria del Pd, Schlein ha fissato la priorità della sua agenda politica: le energie alternative. Un assist alla Cina che domina il mercato mondiale per la produzione dei pannelli solari fotovoltaici. L’altro grande padrino-sponsor della giovane candidata alla segreteria del Pd è il finanziere ungherese naturalizzato statunitense George Soros. Le idee di Soros su immigrazione e globalizzazione sono notoriamente in contrasto con il modello meloniano. Idee incarnate da Elly Schlein. Al punto da meritarsi tra il 2014 e il 2019 l’inserimento nella lista degli eurodeputati «amici» del finanziare. La lista fu compilata dall’organizzazione «filantropica» Open Society Foundations, che opera come lobby politica per conto del miliardario, ed è tuttora reperibile sul web.

Con l’endorsement di Letta a Schlein esultano Parigi e Pechino. Il segretario dimissionario del Pd, che ora si schiera al fianco della giovane deputata, ha avuto negli anni una fittissima rete di relazioni con gruppi finanziari cinesi e parigini. Per due anni Letta è stato in Publicis, colosso pubblicitario francese criticato per i rapporti con i sauditi. E poi è stato anche vicepresidente per l’Europa occidentale del veicolo di investimento cinese ToJoy. Tutte lobby e gruppi di interesse che cercano una sponda nei leader e partiti politici italiani. Sponda che sperano di trovare in Schlein grazie al ponte dei suoi padrini politici.

La lobby scende in campo in prima persona, perché ormai non si fida più dei fedeli sudditi e vuole accelerare i due obiettivi principali : da una parta la scomparsa del popolo italiano attraverso l’immigrazione incontrollata e la trasformazione del Paese in coacervo di minoranze in lotta tra di loro per una torta di welfare che si fa ogni anno più piccola, dall’altra assicurarsi una politica estera filo israeliana e filo americana. Senza dimenticare la svendita di quel che resta dell’industria nostrana alla Cina. Poteva qui mancare lo ‘svenditore’ Prodi? Notare, inoltre, gli agganci internazionali della Schlein e, sul piano interno, i possibili (diciamo certi) finanziamenti di Soros per le eventuali campagne elettorali. Per non parlare del pompaggio mediatico che già si annuncia tambureggiante.
……………………………………………………………………………………………………………………………..
Dietro la “nuova” Schlein i padrini Soros e Prod

 

Sulla questione del merito

Condividi su:

di Davide D’Intino

Fonte: Davide D’Intino

Sulla questione del merito, tornata in voga in questi giorni, destra e sinistra fondano le rispettive posizioni sull’individuo e non, come invece va fatto, sulla comunità. L’obiettivo non dovrebbe infatti essere quello di elevare il singolo, ma quello di elevare la comunità, realizzando un sistema educativo e sociale capace di mettere i cittadini nelle condizioni migliori per creare valore aggiunto alla comunità, elevando la Patria.
Da un lato, c’è la destra, orientata giustamente alla valorizzazione di chi si contraddistingua per la capacità di mettere a frutto i propri talenti, con impegno e dedizione. Ma questa destra vorrebbe farlo senza rimuovere o limitare gli ostacoli economico-culturali che impediscono a chi nasca e cresca in condizioni oggettivamente inidonee alla sue propensioni innate – rispetto alle quali, come ci ha insegnato Platone, non c’è una necessaria corrispondenza tra genitori e figli – di esprimere le proprie potenzialità.
Dall’altro, c’è la sinistra, orientata giustamente a rimuovere le disuguaglianze a monte, le condizioni di iniquità oggettive che, a seconda della estrazione socio-economico-culturale, quindi anche territoriale, in una parola di ambiente, penalizzano o premiano il singolo in maniera aprioristica, quindi ingiusta. Ma questa sinistra vorrebbe farlo eliminando la gerarchia di qualunque ordine e grado, cioè livellando verso il basso la comunità, soffocando i talenti, quali che siano a seconda degli ambiti, secondo la logica – altrettanto iniqua – del sei politico.
A ciò una postilla: leggo, da una parte e dall’altra, che la madre delle questioni sarebbe l’elevazione culturale del singolo, la quale passerebbe attraverso un’istruzione necessariamente teoretico-intellettuale. Ma perché mai si dovrebbe, ad esempio, soffocare il talento di chi abbia una propensione per la manualità e scarsa attitudine all’astrazione, costringendolo a sgobbare sui libri?
L’obiettivo di una società equa e con una corretta gerarchia sociale, non è quello di realizzare una società di intellettuali, per usare un’iperbole, ma quello di mettere ciascuno nelle condizioni migliori – e non mi parlate delle borse di studio, l’equivalente di un cerotto per arrestare l’emorragia di un’arteria – per esprimere le proprie potenzialità a beneficio di sé e, soprattutto, della comunità.

Matteo Castagna a La7: “Dio, Patria, Famiglia resta il miglior programma di governo!”

Condividi su:

INTERVISTA ESCLUSIVA

di Lucia Rezzonico

Ieri sera è proseguita la maratona mediatica d’ottobre del nostro Responsabile Nazionale Matteo Castagna, iniziata con Telenuovo l’11 e proseguita con il Corriere del Veneto, inserto del Corriere della Sera del 15, con l’intervista a “L’Aria che tira”, su La 7 alle 12.30 circa del 17, con La Zanzara su Radio24 il 18, con l’intervento a Piazzapulita condotta da Corrado Formigli, sempre su La7 in prima serata: https://www.la7.it/piazzapulita/video/dentro-il-mondo-ultracattolico-di-lorenzo-fontana-20-10-2022-456662 e che proseguirà con un articolo-intervista di Gad Lerner per il Fatto Quotidiano dei prossimi giorni. In studio erano presenti il Vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo, Laura Boldrini e Alessandro Zan, mentre in collegamento esterno c’era lo storico Franco Cardini. 

Impressioni a caldo. Stamattina, abbiamo voluto sentire il Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio Matteo Castagna.

Matteo, ti aspettavi tutta questa attenzione mediatica? Sai che a livello nazionale, quando si parla dei tradizionalisti escono sempre fuori tre nomi, tra cui il tuo?

“Come tutti sanno, sono abituato da circa 25 anni a frequentare il mondo giornalistico, soprattutto locale. Dal 1996, solamente come uomo pubblico interpellato e dal 2012 anche come pubblicista e poi Comunicatore Pubblico certificato. Ciclicamente, è sempre accaduto che, in particolari occasioni, l’attenzione nazionale si focalizzasse sul Circolo Christus Rex-Traditio, che ho fondato ed ho l’onore e l’onere di rappresentare. E’ evidente che i media ti cerchino se hai qualcosa di interessante da dire, al di là delle opinioni differenti. Stavolta l’occasione è stata l’elezione di Lorenzo Fontana a Presidente della Camera dei Deputati, ovvero la terza carica dello Stato, che è per tutti i veronesi un fatto storico, perché nessun nostro concittadino era mai arrivato a ricoprire una carica così importante e prestigiosa nella storia repubblicana. La stampa arriva da me perché Lorenzo è un cattolico tradizionalista veronese, va alla Messa more antiquo, non è annoverabile tra i cattolici omologati alla secolarizzazione. Sui principi etici, quali il diritto alla Vita, dal concepimento alla fine naturale, il diritto alla libertà educativa e la Famiglia quale cellula fondamentale della nostra civiltà, formata da mamma, papà e figli è sempre stato una garanzia. Quanto al fatto del mio nome, che a livello religioso, politico e mediatico, venga tirato in ballo quando si tratta di Tradizione Cattolica, l’ho saputo ieri da un illustre esponente della categoria giornalistica. Credo sia perché il Circolo Christus Rex è una realtà viva, sempre sul pezzo e in vista, con una costanza che, magari, altri non hanno, e che perdura nel tempo, nonostante abbiano cercato in vari modi di distruggerci o metterci a tacere. Ce ne siamo fatti una ragione, abbiamo gli anticorpi e guardiamo sempre avanti per la Regalità Sociale di Cristo.

Ma questa ulteriore esposizione mediatica come la vive? (a lato Santa Messa tradizionale “non una cum” celebrata da un sacerdote dell’Istituto Mater Boni Consilii, in una chiesa di proprietà privata a Verona)

“Oggi ho il telefono bollente. Tanti sono rimasti soddisfatti della faccia incupita della Boldrini e delle paure (in realtà eccessive) espresse dall’On. Zan quando parlavo a Piazzapulita… Se fossi completamente in forma, probabilmente la vivrei con maggior serenità, ma alcuni problemi fisici fastidiosi, non mi aiutano. Comunque si fa tutto “ad maiorem Dei gloriam”, quindi sempre col sorriso e con la determinazione necessaria a far passare il Pensiero forte del Cattolicesimo romano, l’amore vero per il Papato, in un mondo dominato dal pensiero unico, che è forte solo numericamente ma è estremamente debole perché falso. Mi piace ricordare che non sono i numeri a fare la Verità. Basta Cristo, che è Via, Verità e Vita, che ci ha lasciato in questa valle di lacrime, da poveri peccatori, perché abbiamo aderito a troppi “non serviam” rispetto ai Suoi divini insegnamenti. Ora dobbiamo rimediare. Ci sforziamo di vivere da cattolici come Dio comanda, fruendo di tutti i mezzi di purificazione e santificazione che Egli ci ha donato tramite la Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, a partire dai Sacramenti. Non accettiamo una dottrina adulterata, che ha rotto con la Tradizione, anche apostolica, a causa dell’invalidità degli ordini Sacri scaturiti dalle riforme del 1968-70′. Papa Pio XII non voleva indire un Concilio Ecumenico, perché sentiva un grave pericolo per la Chiesa. Conosceva l’infiltrazione modernista nei Sacri Palazzi, che già lavorava da almeno due secoli e che era stata duramente combattuta dai suoi predecessori, in particolare da San Pio X. Il suo successore, Roncalli, aprì porte e finestre al mondo ed al suo Principe indicendo il Conciliabolo Vaticano II (1962-1965). Là, avviene il colpo da maestro di Satana: sotto l’inganno della pastoralità, si approvano documenti che trasformano, annacquano o rendono ambiguo il dogma, soprattutto nella dichiarazione Nostra Aetate, ma anche nella Lumen Gentium, nella Unitatis Redintegratio, nella Gaudium et Spes, nella Dei Verbum, si mettono sullo stesso piano la verità ed errore e si nega la missione evangelizzatrice quale peculiarità dei successori di Pietro e degli Apostoli. Abbiamo assistito ad un’opera di sostituzione, in Vaticano e nelle diocesi. La Chiesa è stata cacciata dai Suoi luoghi sacri e sostituita da una “Contro-Chiesa” che opera al servizio dei nemici di Cristo e del Suo Corpo Mistico, abbracciando l’umanesimo, distruggendo il sacro, girando gli altari, rendendo ambigue le formule dei riti, Gradualmente, in questi sessant’anni si è tolto tutto ciò che è soprannaturale. La “Contro-Chiesa” si presenta come un Consiglio di Amministrazione, laddove il “papa” è il presidente dell’assemblea, assistito da un presidente emerito; il collegio cardinalizio è appunto il CdA, che ha come commissioni permanenti le Conferenze Episcopali, che danno le direttive ai comitati territoriali, che sarebbero le diocesi, ove giungono le indicazioni nelle parrocchie. Il denaro, il potere, la ricerca spasmodica di piacere al mondo e ai peggiori peccatori, ha fatto della Contro-Chiesa conciliare la nuova ideologia post-cattolica: buonista, immigrazionista, ecologista, pacifista, amica delle massonerie e delle lobby sovranazionali, a-morale e, a tratti, persino, immorale, ad esempio nel tollerare le benedizioni alle coppie omosessuali o le convivenze more uxorio, oppure nel dar la comunione ai pubblici peccatori”.

Dunque la Chiesa Cattolica dove si trova?

“Ovunque vi siano chierici ordinati o consacrati validamente con le formule ante-68′ che celebrino solo la Messa cattolica, cioè quella tridentina, detta di S. Pio V, che esprime in maniera certa e evidente la Fede cattolica ed esprime l’Eucarestia come rinnovamento incruento del Santo Sacrificio di Cristo, che è presente realmente, in corpo, anima e divinità, nell’ostia consacrata dal sacerdote, che è “alter Christus” non un assistente sociale. Nel diffondere la sana dottrina così come sempre insegnata in ogni luogo, sempre e a tutti prima del Conciliabolo, pur non avendo piena giurisdizione, perché non hanno vescovi residenziali ma di supplenza, fungono da Chiesa docente ai fedeli ed alle famiglie rimasti ancorati al Magistero Perenne, alla morale ed alla disciplina tradizionali. Gesù mantiene sempre le promesse. Quella del “non prevalebunt” è già in atto da decenni. L’indefettibilità della Sua Chiesa viene perpetuata da questi eroici vescovi e sacerdoti, dispersi nel mondo, cui non fa mancare la Sua Grazia, premiando la fedeltà con frutti meravigliosi in termini di vocazioni e conversioni. Certo, va aggiunto che nessuno di noi può leggere nei cuori, solo Dio lo può fare. Pertanto non me la sento di giudicare come di escludere dalla Chiesa tutti coloro che, pur non essendo legati alla Tradizione in maniera costante e perfetta, cercano la Verità. Credo che esistano tante vittime inconsapevoli di questa secolarizzazione e della “Contro-Chiesa”  e che Dio, nella sua infinita bontà, saprà usare la giusta misericordia con tutti, a seconda dei singoli casì. Non vorrei, però, essere nei panni della “Contro-Chiesa” cosciente e docente, perché porta volontariamente alla perdizione delle anime. Il Signore è stato chiarissimo nei confronti di costoro, novelli farisei, come coi mercanti nel Suo Tempio”.

Ci sono persone, anche ai massimi livelli che sostengono il “diritto all’aborto” e, allo stesso tempo si dichiarano “cattolici”…

“Mi pare che il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sia tra costoro. Ha persino promesso che se vincerà le elezioni di metà mandato, l’aborto tornerà legale ovunque negli States. L’omicidio volontario legalizzato non può essere giustificato, soprattutto se effettuato nei confronti di soggetti innocenti, ancora nel grembo della madre. Senza concepimento, non inizia la Vita. Se si sopprime un ovulo fecondato si ammazza deliberatamente un essere umano. L’aborto è, per questo, forse il più grande genocidio della storia, che, peraltro continua, negli anni, perché consentito dalle leggi positive di Stati che non dovrebbero avere alcuna potestà su questi temi. Ne consegue che chi è abortista non possa essere anche cattolico, perché contravviene ad un Comandamento con pieno assenso e deliberato consenso. Visto come gli abortisti vengono accolti e giustificati dalla “Contro-Chiesa” modernista conciliare che occupa i Sacri Palazzi, possiamo dire che si può essere abortisti e conciliari. La recente nomina effettuata da Bergoglio di una scienziata italo-americana dichiaratamente abortista alla Pontificia Accademia per la Vita sembra andare, inequivocabilmente verso una direzione, che dovrebbe mettere in allarme chi ancora ritiene che a Roma sieda il legittimo Sovrano Pontefice”.

Cosa potrà fare Lorenzo Fontana per i principi cattolici?

“Conosco Lorenzo dal 1996. Abbiamo fatto un percorso assieme,  prima politico e dal 1999 anche spirituale nell’ambito della tradizione cattolica. Abbiamo partecipato agli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, assieme, nel 2000. L’anno dopo, portò il bouquet da sposa a casa di mia moglie, quando mi sposai in rito antico, con officiante don Giorgio Maffei. Siamo rimasti sempre amici perché ci accomuna anche la passione per l’Hellas Verona, che per anni siamo andati a vedere nello stesso luogo, in Curva. Poi abbiamo condiviso anche la militanza politica. Mia moglie fu sua vice, a Verona, nei Giovani Padani. Quando ero il più giovane Consigliere e capogruppo veronese in Terza Circoscrizione, nell’Amministrazione 1998-2002, abbiamo condotto tante battaglie insieme, soprattutto per la sicurezza e la vivibilità dei nostri amati quartieri. Ci divertivamo ad attaccare i manifesti, eravamo attivissimi coi gazebo e giovani idealisti. Successivamente al 2002 decidemmo di intraprendere strade differenti: Lorenzo scelse la carriera istituzionale, partendo dalla gavetta in Terza Circoscrizione e scalando tutti gli incarichi a livello locale, poi come eurodeputato, parlamentare, Ministro della Famiglia e poi agli Affari Esteri, vicepresidente della Camera e ora Presidente della Camera. Si è sempre espresso, in pubblico, coerentemente con i suoi principi religiosi, etici e personali, quindi saprà, vista anche l’esperienza maturata, svolgere al meglio il prestigioso ruolo di garanzia che gli è stato affidato. Credo anche, che potrà, nei contesti appropriati, far valere il suo credo, che, in buona parte, è anche il mio. Io, nel 2002 conobbi a Milano in Via Bellerio, l’On. Mario Borghezio, che con Max Bastoni, poi divenuto consigliere comunale e oggi al secondo mandato come consigliere regionale lombardo, mi lanciò nel mio primo comizio contro l’invasione islamica in Piazza Duomo. C’era anche l’On. Federico Bricolo. Quanta emozione per me… Borghezio è la figura cui debbo di più, in termini di insegnamenti in merito a come funziona la politica e come sono i meccanismi dell’Europarlamento e la presenza dei poteri forti. Mi nominò coordinatore di “Padania Cristiana” e mi fece condurre una trasmissione ogni venerdì in Radio (RPL) nello spazio dei suoi Volontari Verdi. Tante furono le conferenze, i volantinaggi, le presentazioni librarie, le trasmissioni televisive cui partecipai con entusiasmo e sempre tutto per l’idea dell’apostolato cattolico in questo mondo di tiepidi o anticrisi. Mettemmo per la prima volta il Presepe al Parlamento Europeo di Bruxelles nel 2008, scandalizzando non poche persone. La nostra stretta collaborazione durò 7 anni, fino al 2009, quando lasciai ogni incarico, riconsegnai la tessera e mi dedicai esclusivamente alla vita associativa, lavorativa e familiare. Ho letto i nomi degli eletti e ce ne sono parecchi, soprattutto in Fratelli d’Italia e nella Lega con cui ci conosciamo da tempo ed abbiamo valori comuni. Più di quanto mi aspettassi. In politica, l’impegno dei conservatori, del mondo pro-life, di donne e uomini da sempre schierati coraggiosamente a destra, coincide coi nostri principi e, quindi, come già accaduto con il ddl Zan, faremo un’unica rete d’intesa su scala nazionale, per aggiustare il possibile e frenare la Sovversione. Il ruolo dell’ ottimo amico Avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, con cui abbiamo da poco scritto il libro “Patria e Identità” (ed. Solfanelli) sarà fondamentale in questo consesso”.

Quindi ti aspetti che il nuovo governo cambi le leggi sulle unioni civili e abroghi la legge 194?

“La mia formazione tomista mi fa essere molto realista. Salvo un miracolo, non credo vi siano le condizioni per abrogare la legge sulle unioni civili. I numeri ci dicono, comunque, che ad accedervi sono quattro gatti. Si trattò di una bandiera ideologica perché anche tra le coppie dello stesso sesso la legge Cirinnà è stata un flop. Accanirsi su una legge raramente applicata potrebbe esser preso come darle un’importanza che, nei fatti concreti, non ha. Ovviamente, se alzassero il tiro, pretendendo l’adozione dei bambini, saremo in prima linea con le barricate perché i bambini non si toccano, hanno per necessità naturale bisogno di mamma e papà e che non si azzardino a volerli indottrinare a poter cambiare sesso, a seconda di come gli gira al mattino, fin dall’asilo! Guai a chi scandalizza i piccoli – dice Gesù – e vale per tutti, in ogni contesto. I minori sono della famiglia, non dello Stato! Magari pensiamo a come riformare le leggi sulle adozioni, rendendole più semplici e snelle. Pensiamo ad incentivi per la natalità e per le nozze alle giovani coppie! Torniamo ad una generale cultura della Vita. Tocchiamo Caino, stando sempre dalla parte di Abele! Quanto alla 194, sebbene noi cattolici ripetiamo sempre che andrebbe abolita, non credo che questo sarà fatto da alcun governo, in queste circostanze. Ogni passo importante che fa la Sovversione chiamando bene il male e male il bene ovvero “diritti” i desideri, troppo spesso disordinati e peccaminosi, più passa il tempo e più sedimentano come acquisizioni indiscutibili. Sul fronte internazionale e sovranazionale stanno tutti dalla parte della Sovversione. Non credo che nell’attuale centrodestra vi siano tutti antiabortisti. Purtroppo non siamo in Ungheria. Se, sul piano dei numeri, la vedo molto dura, è anche vero che i parlamentari pro-life sono parecchi e la sensibilità di tutta la nostra area, per quanto variegata, non possa essere scontentata completamente. Spero che si riesca a salvare il maggior numero di vite possibile, attraverso il potenziamento e il miglioramento di ciò che già c’è. E che questo trovi il primo input in una mamma, come Giorgia Meloni. Ricordiamo anche che la storia l’hanno sempre fatta donne e uomini cosiddetti “divisivi” a partire da Gesù Cristo, che si definì “pietra angolare” tra Bene e Male, non minestrone ecumenista”.

E sul tema dell’accoglienza dei migranti?

“Mi aspetto il pugno di ferro contro le organizzazioni criminali che fanno dell’immigrazione un business sulla pelle degli immigrati. L’invasione va fermata. Chi scappa dalla guerra è profugo e va accolto nei modi e nei termini stabiliti dal diritto internazionale. La sostituzione etnica, finanziata dai Soros di turno, per destabilizzare l’Europa bianca e cristiana, dovrà essere una priorità da scardinare una volta per tutte. Fermare l’immigrazione e aiutare con trattati internazionali i bisognosi a casa loro, farà il bene degli extracomunitari e produrrà una pace sociale in Italia ed Europa, che mancano da troppi anni. Ricordo che Berlusconi fermò i barconi con un accordo con Gheddafi e, quindi, il Mediterraneo non fu più un cimitero di disperati della tratta d’esseri umani in mano alla criminalità organizzata o di altri enti solo apparentemente benefici, in realtà molto lucrativi. Per questo, quando leggo dell’insistenza con cui Bergoglio parla dell’accoglienza dei migranti a tutti i costi, mi chiedo il motivo di tanta ossessione. Risolviamo il problema alla radice. Nessun “migrante economico” deve più muoversi da casa sua e le coste siano presidiate con accordi internazionali. Gli italiani tornino a sposarsi e vengano messi in condizione di mantenere dignitosamente famiglie numerose. Questo è il bene comune del prossimo: aiutarlo in Patria a rendersi autonomo in una vita dignitosa. Ius soli, ius culturae, ius scholae  sono parte dell’ideologia mondialista massificatrice e distruttiva, che va completamente rigettata. Per “ius sanguinis” ciascuno è figlio della sua terra e dei suoi genitori”.

Sulla guerra in Ucraina vuoi dirci il tuo pensiero?   

“Sono molto preoccupato. Si stanno scontrando due mondi, che, a causa della Sovversione sinistra, esplicitata in mille modi, rischiano la guerra atomica pur di rifiutare la collaborazione multipolare. E’ una guerra economica, certo. L’Ucraina non è il motivo, ma la goccia che ha fatto traboccare un vaso che si stava riempiendo dal 2014, in Donbass. Credo che la questione fondamentale riguardi la Cina e gli USA ed il rapporto di forza che, eventualmente, dovranno equilibrare. Di certo stiamo assistendo al crollo della globalizzazione, come l’abbiamo conosciuta finora. Mi piacerebbe un’Italia protagonista in Europa, che faccia gli interessi nazionali, dunque che rifletta sulle sanzioni a Putin, se esse si ripercuotono tramite la speculazione sulle tasche degli italiani. Ci sono organizzazioni internazionali che, a mio avviso sono superate dalla storia. Come in Italia non darei più finanziamenti pubblici all’ANPI, dopo 80 anni dalla fine del fascismo, allo stesso modo rivedrei l’Alleanza atlantica. La NATO poteva essere utile dopo Yalta e fino al crollo del Muro di Berlino nel 1991. Oggi, andrebbe chiusa e ripensata, coinvolgendo le nuove realtà e, magari, cercando di includere la Russia, che è Europa, molto più della Turchia. Ma questi sono cambiamenti lenti, che vorrebbero, in primis un’Europa politica, un’Europa dei Popoli, che riscopra la comune identità classico-cristiana, non dell’alta finanza che schiaccia i popoli tramite una fetida usurocrazia, che parte dall’annullamento della sovranità monetaria. Mi pare semplicistico e proprio della mania di affrontare le problematiche tra opposte tifoserie, dividere la gente tra putiniani ed atlantisti. Occorre che la diplomazia faccia sintesi e nuovi accordi con l’Oriente del mondo, prima di rimanerne travolto”.

 

 

 

 

 

Lorenzo Fontana, dal calcio in parrocchia a Christus Rex: «Porterà la fede in politica»

Condividi su:

CORRIERE DEL VENETO inserto del CORRIERE DELLA SERA del 15.10.2022

La formazione religiosa ultraconservatrice, nella Verona «di destra», si è saldata alla militanza leghista
Sopra, Fontana con la maglietta contro le sanzioni alla Russia, accanto, a una manifestazione di Forza Nuova. Sotto lo striscione esposto alla camera dai deputati Zan e Scarpa
Sopra, Fontana con la maglietta contro le sanzioni alla Russia, accanto, a una manifestazione di Forza Nuova. Sotto lo striscione esposto alla camera dai deputati Zan e Scarpa

«È un veteroconciliare»

«Ma non è così facile come dite voi – corregge Matteo Castagna, veronese, responsabile nazionale del Circolo Christus Rex-Traditio – l’amico Lorenzo Fontana lo conosco bene e non è lefebvriano, né sedevacantista come lo siamo noi del Christus Rex-Traditio che consideriamo eretici tutti i papi da Wojtyla in poi [in realtà, sarebbe da Roncalli in poi…n.d.r.]. Lorenzo lo frequento [in realtà sarebbe lo conosco, n.d.r.] dal 1996, insieme abbiamo fatto gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio, durante il Conte 1 abbiamo collaborato nelle iniziative per la difesa della famiglia tradizionale. Lo sento regolarmente [in realtà, sarebbe stato raramente, n.d.r.] . Lui è un cattolico coraggioso, non secolarizzato, vicino alla tradizione, lo si può definire un veteroconciliare. È pro-life. Dopo le Boldrini e i Fico che abbiamo avuto ai vertici delle istituzioni, benvenuto il segnale di un cambiamento di rotta radicale nella tradizione democratica italiana».

«Oggi è un giorno nero»

L’amico fondamentalista [in realtà sarebbe: tradizionalista o sedevacantista, n.d.r.] Matteo Castagna precisa: «Lorenzo è partito dalla religione per scendere in politica come fosse il velo della sposa e portarvi intatti i valori cristiani in cui crede. Io mi sono iscritto alla Lega di Verona Ovest nel 1993, lui nel 1996. Lo stimo, lui ha simpatia per noi preconciliari. Lorenzo ha tenuto [in realtà sarebbe ha portato a casa, n.d.r.] il velo a mia moglie quando mi sono sposato». «Certo che lo conosco, liceo Galileo Galilei insieme – dice la ragazza sotto il casco da parrucchiera che a sua volta sta sotto l’appartamento di mamma Fontana – ma oggi, per me, è un giorno nero. Non so di che colore fosse il velo».

Per leggere tutto l’articolo: https://corrieredelveneto.corriere.it/verona/politica/22_ottobre_15/lorenzo-fontana-calcio-parrocchia-christus-rex-portera-fede-politica-62af89ce-4bf6-11ed-b1b7-e093d9351754.shtml

***************************************************************************

La pagina de L’Espresso: https://espresso.repubblica.it/politica/2022/10/14/news/lorenzo_fontana_presidente_camera_estrema_destra-370022201/
La pagina di Repubblica: https://www.repubblica.it/politica/2022/10/15/news/vaticano_posizioni_lorenzo_fontana_cattolico-370065394/
https://www.ultimavoce.it/lorenzo-fontana-un-antiabortista-filorusso-alla-guida-della-camera/

Il Sonno della Ragione genera idioti

Condividi su:

di Alfio Krancic

“La morte incrociava già le sue mani ossute sopra i calici dai quali noi bevevamo, lieti e puerili…” Joseph Roth “La Cripta dei Cappuccini

Ci sono cose, frasi, immagini che riaffiorano alla mente improvvisamente per strani e misteriosi meccanismi, e per quando uno cerchi di localizzarle temporalmente e dargli un volto, sfuggono. Mi pare di ricordare (o ho sognato?) che tempo fa un politico o forse un militare aveva previsto per il 28 Settembre una sorpresa. Ebbene la sorpresa c’è stata: il sabotaggio del Nordstream. Un avvenimento che per molti potrebbe avere ricadute disastrose per il nostro continente. Questo episodio si intreccia con le elezioni italiane che hanno portato, guardacaso, alla vittoria il partito “americano” della Meloni. Nonostante la portata potenzialmente devastante e catastrofica, da noi si continua tranquillamente a parlare di tutto e del nulla. Nessuno, politico, giornalista o intellettuale del mainstream che abbia il coraggio di indicare la Tempesta che si affaccia all’orizzonte. Leggo su Repubblica: “Giornata mondiale per l’aborto libero, oggi le donne scendono in piazza contro la Destra.”

Queste povere mentecatte pensano all’aborto libero. Non mettono nemmeno in conto che potrebbero crepare incenerite o con gli uteri sanguinanti a causa dell’esposizione alle radiazioni per una possibile guerra nucleare. Diciamo che il 90% degli italiani non ha capito niente e seguita a trastullarsi e ad assistere alle trasmissioni trash quali gli approfondimenti politici dei vari Floris, Formigli, Gruber che parlano del Nulla. Sono come gli abitanti di Costantinopoli che assistevano rapiti alle discussioni dei teologi sul sesso degli angeli, mentre i turchi erano alle porte o come l’orchestra del Titanic che seguitava a suonare mentre la nave iniziava ad affondare.

+++Break News+++

Ore 11, 20 : RUSSIA, LAVROV: “ORA USA SONO PARTE DEL CONFLITTO”

Gazprom chiude il gasdotto che va in Ucraina e che arriva in Italia.

Buon sonno a tutti!

Il vero pericolo della destra al governo

Condividi su:

di Redazione

La mentalità viziata dalle ideologie o dalle proprie paranoie nei confronti del voto, portano alle elezioni con un grande vizio d’origine: la visione politica dell’ottuso. Soprattutto, molti che sono fuori da ogni questione riguardante le dinamiche dei partiti, giudicano come professorini, senza sapere cosa bolle in pentola e finiscono, generalmente, bolliti. La sindrome del politologo è comune a quella dell’allenatore se si parla di calcio, oppure dello stilista se si parla di abbigliamento. Il problema è che a questi tuttologi, qualunquisti del dissenso o utili idioti del consenso, mancano esperienza e competenze per potersi esprimere con giudizi che abbiano un senso differente da quello che potrebbe dare una persona seduta al bar. Lo specchio dell’inadeguatezza all’analisi politica di troppi si riflette nella classe dirigente, dilettante e incompetente come i suoi elettori. Altro grande difetto dell’italiano medio è quello di considerare la politica come una religione. Poi c’è il frustrato cronico, che è l’eterno indeciso, sempre  pronto a frignare e chi dà troppo peso alla politica, probabilmente perché mancante di altro di molto più importante ed elevato…(n.d.r.)

di Marcello Veneziani

Più del virus tornante, più della guerra, più del pianeta surriscaldato, c’è una disgrazia prossima ventura che le riassume tutte e le travalica; ci aspetta al largo, con una data precisa, 25 settembre dell’anno corrente, tra quaranta giorni giusti. Un tornado chiamato Giorgia, con annessi cicloni Matteo e Silvio, scoperchierà i tetti e sconvolgerà le case, le strade, i paesaggi, la vita della gente; colpirà i popoli, le donne, i migranti, i gay, i gatti, la cultura, la Rai, e chi più ne ha più ne metta.

Non c’è giorno che non venga pronosticata la sventura in tutte le sue conseguenze, sul piano economico e sociale, costituzionale e internazionale, e in ogni altro ambito pensabile. Non c’è parola dei suddetti leader che non venga usata a conferma della sciagura che ci aspetta. Ogni loro discorso è una minaccia, un pronunciamento, una prova tecnica di golpe. Usciremo dalla modernità e dalla democrazia, dall’Europa e dalla Nato, dai diritti e dalla costituzione, temo anche dal Coni e dalla Croce rossa. Una svolta che ci porterà in vagoni piombati nella Russia di Putin e nell’Ungheria di Orban, nella Germania di Hitler e nell’Italia di Mussolini di cui, immagino, col prossimo governo si festeggerà in pompa magna il centenario della Marcia su Roma il prossimo 28 ottobre. Sarà trucidato Mattarella, stuprata Liliana Segre, Draghi farà la fine di Galilei, salvo abiurare la sua agenda; una fatwa colpirà i numerosi scrittori, artisti e cineasti che si sono pronunciati contro il centro-destra. I poveri saranno spalmati sull’asfalto e schiacciati senza pietà dalla tassa piatta (flat tax). La carta costituzionale prenderà il posto dei rotoloni regina nei cessi pubblici per farne l’uso più consono. Romperemo con l’Europa e invaderemo la Svizzera, aderiremo fuori tempo massimo al Patto di Varsavia, e anche al Patto d’Acciaio.

Finita l’horror fiction dei pericoli denunciati dalla Cupola politico-mediatica-intellettuale e a breve giudiziaria, proviamo a trasferirci nella realtà, a partire dalla storia recente. Dunque, il centro-destra, con gli stessi ingredienti di oggi, vale a dire la destra con la fiamma venuta dal Msi, la Lega col guerriero, venuta dalla rustica Padania e Berlusconi con le squinzie, venuto dalla tv e dal bunga bunga, ha già governato tre volte in Italia, con maggioranza assoluta e perfino per intere legislature, come è stato nel quinquennio tra il 2001 e il 2006. Avrebbe ripetuto il pieno mandato dopo le elezioni del 2008, se nel 2011 non si fosse abbattuto il mondo su Berlusconi, che da vero tiranno si dimise senza colpo ferire e votò perfino a favore del governo tecnico che ne seguì e della conferma di Napolitano al Quirinale. È successo qualcosa con quei governi destrorsi, c’è stata qualcuna delle disgrazie che vengono puntualmente paventate a ogni vigilia d’elezioni? Siamo tornati al fascismo, alla barbarie, ai nazionalismi e così via? A me pare il contrario: se dovessi imputare una grave colpa a quei governi, direi che sono stati troppo simili a quelli dei loro avversari, troppo allineati, troppo timidi, hanno riformato davvero poco o nulla, hanno mutato poco gli assetti che dicevano di voler modificare. La Costituzione è rimasta intatta, il Sistema è rimasto invariato, il Paese è stato lasciato praticamente identico a prima. Non hanno lasciato danni e ferite, e nemmeno grandi eredità. Sono scivolati via, come acqua che scorre.

Credo che la stessa preoccupazione dovrebbe caratterizzare i pronostici presenti. Se davvero vincerà il centro-destra, se riusciranno a fare il governo, e se perfino la Meloni dovesse andare a Palazzo Chigi, credo che il “rischio” maggiore sarà semmai opposto a quello che viene paventato: è più probabile che non succeda niente, che cambi poco e niente, non ci sia nessuna svolta. Seguiranno, più probabilmente, l’agenda Draghi, con qualche minima variante, riprenderanno qualcuno dei suoi ministri o comunque oligarchi di comprovata fedeltà all’Establishment; magari si autocensureranno, se non saranno censurati a ogni livello, Quirinale in testa. Da una parte il pressing euro-occidentale, la mobilitazione di tutte le oligarchie, le campagne di terrore mediatico, il boicottaggio sistematico di ogni impresa e di ogni tentativo politico e dall’altro la pavidità, l’opportunismo del tirare a campare, l’insicurezza e l’impreparazione, dall’altra la volontà di durare anche a prezzo di rinunciare a ogni vera riforma, produrranno un governo che con più probabilità sarà più somigliante ai precedenti e ossequioso degli assetti vigenti, in ogni campo, fino ad apparire quasi intercambiabile.

Intendiamoci, non è giusto scrivere la trama del prossimo governo prima che venga prodotto e varato il film. E’ prematuro azzardare previsioni anche se poi ognuno nella propria testa si farà i suoi ragionamenti sulla base dei suoi presentimenti, delle esperienze precedenti, della conoscenza dei soggetti in campo, delle situazioni reali e dell’uso di mondo. Ma se dovessimo avventurarci nel calcolo dei rischi, il primo pericolo per il possibile governo meloniano futuro, perlomeno il più probabile, sarebbe la continuità mentre il meno probabile sarebbe il suo contrario, la discontinuità, la svolta radicale. Un ritorno del “nazi-fascismo” sarebbe più inverosimile di un ritorno del comunismo, del terrorismo rosso, dell’impero austroungarico o della teocrazia medievale.

È davvero penoso vedere persone che un tempo reputavamo serie, come lo stesso Letta, immiserirsi a ventilare questi scenari apocalittici in caso di vittoria dello schieramento avverso, ben sapendo che sono del tutto irreali e impraticabili con i ferrei limiti imposti dalle Vecchie Zie (Ue, Nato, tecnocrazia, burocrazia, alte sfere). Il male del nostro quadro politico non è che le forze antagoniste siano radicalmente opposte e refrattarie; semmai sono maledettamente simili o assimilabili appena vanno al governo. Ad essere ottimisti, cambierà poco, e per chi sa accontentarsi, sarà meglio che niente.

La Verità (17 agosto 2022)

Conservatori di tutto il mondo unitevi

Condividi su:

Nel consueto editoriale del lunedì su InFormazione Cattolica (domani), il nostro Matteo Castagna replicherà all’ intelligente appello di Marcello Veneziani, che dimostra di essere l’intellettuale di riferimento di un’area un po’ troppo orfana di pensatori coraggiosi e realisti.

di Marcello Veneziani

E se il mondo avesse bisogno di un grande contraltare conservatore? Tu ti aspetti un’idea del genere dal conservatore spettinato Boris Johnson. E invece arriva da Vladimir Putin, autocrate ex-Kgb, intervenuto nei giorni scorsi al 18° incontro annuale del Club Internazionale di Discussione a Valdai. Il tema era “La Rivoluzione globale nel 21° secolo: l’individuo, i valori e lo Stato”. Dal suo ampio discorso abbiamo tratto una specie di manifesto dei conservatori, che sintetizziamo con le sue parole in dodici punti.

1) Solo gli Stati sovrani possono rispondere efficacemente alle sfide dei tempi e alle esigenze dei cittadini.

2) È più facile distruggere che creare, come tutti sappiamo. Noi in Russia lo sappiamo molto bene, purtroppo, per la nostra esperienza che abbiamo avuto diverse volte.

3) Le rivoluzioni non sono un modo per risolvere una crisi ma un modo per aggravarla. Nessuna rivoluzione valeva il danno che ha fatto al potenziale umano.

4) L’importanza di un solido sostegno nella sfera della morale, dell’etica e dei valori sta aumentando drammaticamente nel fragile mondo moderno. L’intreccio reciproco delle nazioni li arricchisce sicuramente, dando uno sguardo nuovo alle proprie tradizioni. Ma il processo deve essere organico e non può mai essere rapido. Qualsiasi tentativo di imporre agli altri i propri valori complica ulteriormente una situazione drammatica e può produrre reazioni ed esiti opposti rispetto a quelli previsti.

5) In Occidente c’è chi crede a un’eliminazione aggressiva di intere pagine dalla propria Storia, una “discriminazione al contrario” contro la maggioranza nell’interesse di una minoranza e la richiesta di rinunciare alle nozioni tradizionali di madre, padre, famiglia e persino di genere. La Russia ci è già passata. Dopo la rivoluzione del 1917, i bolscevichi, facendo affidamento sui dogmi di Marx ed Engels, dissero anche che avrebbero cambiato modi e costumi esistenti e non solo quelli politici ed economici, ma la stessa nozione di moralità umana e i fondamenti di una società sana.

6) La distruzione di valori secolari, religione e relazioni tra le persone, fino al rifiuto totale della famiglia (abbiamo avuto anche quello nell’Urss); tutto questo è stato proclamato progresso. A proposito, i bolscevichi erano assolutamente intolleranti verso opinioni diverse dalle loro.

7) In alcuni paesi occidentali la lotta per l’uguaglianza e contro la discriminazione si è trasformata in dogmatismo aggressivo al limite dell’assurdo, quando le opere dei grandi autori del passato – come Shakespeare – non vengono più insegnate nelle scuole o nelle università, perché le loro idee sono ritenute arretrate. I classici sono dichiarati arretrati e ignoranti dell’importanza del genere o della razza. A Hollywood vengono distribuiti promemoria sulla corretta narrazione e su quanti personaggi di che colore o genere dovrebbero essere in un film. Questo è anche peggio del dipartimento agit prop del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.

8) Contrastare gli atti di razzismo è una causa necessaria e nobile, ma la nuova “cancel culture” l’ha trasformata in “discriminazione al contrario”, cioè razzismo inverso. L’enfasi ossessiva sulla razza sta ulteriormente dividendo le persone, generando fanatismo.

9) Chiunque osi dire che gli uomini e le donne esistono davvero, il che è un fatto biologico, rischia di essere ostracizzato. “Genitore numero uno” e “Genitore numero due”, “Genitore alla nascita” invece di “madre” e “latte umano” che sostituisce “latte materno” perché potrebbe turbare le persone che non sono sicure del proprio genere. Negli anni ’20, anche i cosiddetti Kulturtraeger sovietici hanno inventato un nuovo linguaggio credendo di creare una nuova coscienza e di cambiare i valori in quel modo.

10) È mostruoso insegnare ai bambini fin da piccoli che un maschio può facilmente diventare una femmina e viceversa. I docenti impongono loro una scelta, escludendo i genitori dal processo e costringendo il bambino a prendere decisioni che possono sconvolgere la loro intera vita. Non si preoccupano nemmeno di consultarsi con gli psicologi infantili: un bambino è in grado di prendere una decisione di questo tipo? Chiamando le cose col loro nome, questo rasenta un crimine contro l’umanità e viene fatto in nome e sotto la bandiera del progresso.

11) Noi saremo guidati da un sano conservatorismo. Un approccio conservatore ma non un tradizionalismo ignorante, una paura del cambiamento o un gioco restrittivo, tanto meno un ritiro nel nostro guscio. Si tratta principalmente di fare affidamento su una tradizione collaudata nel tempo, la conservazione e la crescita della popolazione, una valutazione realistica di sé e degli altri, un preciso allineamento delle priorità e un fondamentale rifiuto dell’estremismo come metodo.

12) Il conservatorismo moderato è la linea di condotta più ragionevole. A un certo punto si cambierà inevitabilmente, ma finora non nuocere – il principio guida in medicina – sembra essere il più razionale. Viceversa si possono distruggere non solo le basi materiali ma anche le fondamenta spirituali dell’esistenza umana, lasciando dietro di sé un relitto morale in cui per molto tempo nulla può essere costruito per sostituirlo. Le nostre opinioni conservatrici configurano un conservatorismo ottimista. Crediamo che sia possibile uno sviluppo stabile e positivo. Tutto dipende principalmente dai nostri sforzi. Siamo pronti a lavorare con i nostri partner su comuni cause nobili.

Piaccia o meno, Putin esprime l’antitesi al progressismo radical statunitense e al totalitarismo capital-comunista cinese e dà una lezione di civiltà all’Europa.

MV, Panorama (n.48)

1 2 3