In difesa di mons. Umberto Benigni

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Avviso ai nostri lettori. Sodalitium n° 74 numero speciale
Il numero 74 di Sodalitium è un numero speciale della nostra rivista: si tratta di un numero monografico, scritto da don Ricossa, in difesa di mons Umberto Benigni. Questo numero ripercorre la storia del modernismo durante la prima metà del novecento permettendo al lettore di comprendere meglio come questa terribile eresia abbia potuto affermarsi nella Chiesa a causa del Concilio Vaticano II.
Si tratta di un lavoro corposo, un vero libro di 180 pagine che ha costi di stampa e spedizione triplicati rispetto al solito. Per questo motivo il numero è disponibile per tutti scaricabile dal nostro sito in formato PDF, sarà spedito in formato cartaceo soltanto ai lettori “attivi” cioè che inviano regolarmente offerte per l’abbonamento e distribuito gratuitamente a tutti nelle nostre chiese ed oratori nelle varie città. Chi non l’avesse ricevuto, e desidera riceverlo in formato cartaceo, lo può ordinare sul nostro sito al prezzo forfettario di € 10,00 comprensivo delle spese postali.
Editoriale
Cari lettori di Sodalitium, nell’editoriale dello scorso numero della rivista (il n. 73, quindi) annunciavo che avrei dedicato alla “difesa di mons. Benigni” (di cui già avevo parlato nel n. 70-71, specie alle pagine 5-6, e poi nel n. 72 alle pagine 52-53) un libro a parte o un numero speciale della rivista. La soluzione “libro” era già stata scelta in due occasioni: con la pubblicazione de “Cristina Campo o l’ambiguità della Tradizione” (2005) e de “La vergogna della tradizione” (2018). Anche in quelle due occasioni, quelli che dovevano essere degli articoli di Sodalitium divennero, strada facendo, dei volumi a parte.
Questa volta, ho preferito invece pubblicare la mia risposta alla serie di articoli contro la memoria di mons. Benigni e dei cattolici integrali che collaborarono con san Pio X nella lotta al modernismo in un numero monografico di Sodalitium che possa essere letto da tutti, nel nostro sito, in formato pdf, oppure ricevuto su semplice richiesta nella versione cartacea (con una auspicabile libera offerta per le notevoli spese sostenute). Non troverete quindi in questo n. 74 le consuete rubriche (come la “Vita dell’Istituto”) e tanti articoli di nuovi o vecchi collaboratori della rivista che saranno pubblicati, a Dio piacendo, nel prossimo numero.
Al di là del motivo occasionale che mi ha spinto a prendere la penna in difesa, appunto, di mons. Benigni e, con lui, di san Pio X, il presente articolo è un’occasione per approfondire lo studio, da un punto di vista storico, del diffondersi dell’eresia modernista nella Chiesa (e contro la Chiesa) sotto tre pontificati: quelli di san Pio X, di Benedetto XV e di Pio XI. Assieme alla recensione che trattava dei prodromi della crisi sotto Leone XIII (Sodalitium n. 72, pp. 36-43), possiamo dire di aver dato una valutazione complessiva della crisi modernista dal punto di vista del nostro Istituto.
Mi rendo conto del fatto che non tutti i nostri lettori saranno interessati ai temi trattati e potrebbero essere delusi da questo numero speciale: un po’ di pazienza, e riceveranno il nuovo numero ove ognuno potrà trovare un argomento più confacente ai propri interessi; ma confido anche nel fatto che per alcuni le considerazioni di queste pagine saranno importanti, e prima di tutto per i membri del nostro Istituto.
Affido quindi questo lavoro al patrocinio di san Pio X e dei patroni celesti dell’antico Sodalitium Pianum: Maria Ausiliatrice, i santi Pietro e Paolo e san Pio V; che si degnino di benedirlo e di renderci degni eredi di chi ci ha preceduto nella stessa lotta per il trionfo del cattolicesimo romano integrale contro tutti i nemici – interni ed esterni – della Chiesa.
Don Francesco Ricossa
 
Per cancellarsi dalla lista di distribuzione:  

La difesa della famiglia: “Catechesi cattolica del matrimonio”

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QUINTA COLONNA

Segnalazione del Centro Studi Federici

Noël Barbara, Catechesi cattolica del matrimonio, Centro Librario Sodalitium, euro 25,00, pag. 622.
 
Prefazione del Dottor Jean Rivière, Professore alla Facoltà di medicina di Bordeaux 
Ho accettato volentieri di scrivere la prefazione alla “Catechesi cattolica del matrimonio” del Rev.do Padre Barbara, dopo averla letta con attenzione sotto un duplice punto di vista: quello dell’uomo sposato cattolico medio, di mezza età, padre di famiglia numerosa, ogni giorno alle prese con i diversi aspetti della vita coniugale, e anche quello di medico, ancor più in grado di constatare ogni giorno lo smarrimento delle intelligenze e dei cuori in questo campo. Per quanto ne so, questo libro non ha attualmente nulla di equivalente. Già a questo solo titolo esso merita di interessare, e l’esperienza ha già permesso di verificare che il suo contenuto, il suo stile, la sua preoccupazione di non lasciare nell’equivoco i problemi più delicati, hanno sollevato molte domande, turbato delle coscienze troppo ignoranti della dottrina della Chiesa. 
Dovremo stupirci se in futuro la lettura di questa catechesi susciterà delle obiezioni e delle discussioni? Non credo, perché a ben pensarci ci si accorge facilmente che la Chiesa cattolica ha sempre rivendicato e rivendica ancora un imprescindibile diritto di sguardo sulla morale. 
Quanti coniugi cercano, senza trovarlo sempre, l’aiuto del consiglio di un prete nei loro problemi di sposi! Quanto appare necessario lo sviluppo di un lavoro d’équipe fra clero, sociologi, medici, ecc…, se si vuole arrivare a delle soluzioni veramente cristiane in questo o quel caso concreto! ll sacerdote non ha per missione di insegnare la morale? Questo libro non ci dice altro che la condotta dei “figli di Dio impegnati nello stato del matrimonio”. La qualità sacerdotale dell’autore lungi dallo scandalizzare, non può che ispirare fiducia in quelli che lo leggeranno. 
Nella nostra epoca che si vanta di essere illuminata, il ricordare il concetto cristiano dell’amore e il senso profondo degli “obblighi” del matrimonio sembrerà forse desueto. Infatti si constata ogni giorno che numerosi focolari ignorano tutto della dottrina della Chiesa sul matrimonio oppure non ne conoscono che dei frammenti sparsi, scoordinati, raccolti per caso. Questa ignoranza, diciamolo senza rancore, non risparmia gli ecclesiastici.
Non bisognerebbe d’altra parte equivocare sulle intenzioni dell’autore. Gli applicherei volentieri questa bella definizione: “lo spirito duro e il cuore dolce”. 
Questo catechismo non costituisce una requisitoria. Anzi, Padre Barbara non ha consacrato dei mesi a questo lavoro per il piacere di soddisfare qualche “integrismo” di principio o di fatto in un campo in cui tante coscienze oneste cercano delle soluzioni a situazioni spesso dolorose. 
Ma schivare i problemi, annegare le difficoltà nel sentimentalismo o nei fantasmi di una sessualità più o meno incosciente, non ha mai aiutato ne mai aiuterà un’anima a camminare nella luce di Dio. Ora, chi possiede ancora la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo se non la Chiesa cattolica? 
Il primo dovere della carità non è di illuminare coloro che camminano nell’oscurità?
La dottrina della Chiesa sul matrimonio resta la pietra d’angolo delle unioni cristiane. Se su certi punti la discussione rimane aperta, preferibilmente fra persone competenti e al di fuori dello spazio pubblico, nell’insieme, la via tracciata dalla Chiesa in questo campo come in altri, è l’unica capace di portare la pace nelle anime, talvolta a prezzo di una pesante croce. Ma piacere e felicità non si confondono, e Nostro Signore Gesù Cristo ha parlato più spesso di via stretta che di via larga. 
Bisogna ringraziare Padre Barbara di averlo saputo ricordare, nascondendo la sua persona dietro l’autorità del pensiero della Chiesa. 
Quarta di copertina
Papa Pio XI, già nel 1930, osservava nella Casti Connubi che “dobbiamo considerare di primaria importanza che i fedeli siano bene istruiti circa il matrimonio, a voce e in iscritto non una volta sola e superficialmente, ma spesso e ampiamente, con argomenti chiari e solidi”. Memore di questo insegnamento l’autore di questo libro, P. Barbara, quando era giovane prete in Algeria francese, su mandato del suo Vescovo cominciò ad occuparsi della preparazione dei fidanzati al matrimonio e continuò questo ministero quando predicava gli Esercizi spirituali di s. Ignazio. Egli faceva notare giustamente come i sacerdoti, che non si devono sposare, studiano bene la dottrina sul matrimonio in teologia morale per poter confessare e consigliare al meglio, mentre invece i laici, che si devono sposare, non la studiano per niente e questa è una anomalia che se era vera negli anni sessanta è purtroppo ancor più vera oggi, quando l’ignoranza religiosa, in seguito al Concilio Vaticano II, ha raggiunto livelli un tempo inimmaginabili.
Questo libro, che non aveva ad oggi in Italia nulla di equivalente, si propone di colmare questa lacuna, cioè la non conoscenza del catechismo sul matrimonio da parte delle persone che si impegnano in esso, mettendo a loro disposizione in maniera semplice e accessibile, sotto forma di catechismo con domande e risposte, la dottrina cristiana, per vivere al meglio e con la grazia di Dio questo sacramento così importante per la vita e la salvezza di molti cattolici. Quanti coniugi cercano, spesso senza trovarlo, l’aiuto del consiglio di un sacerdote nei loro problemi di sposi! La qualità sacerdotale dell’autore, lungi dallo scandalizzare, non può che ispirare fiducia in quelli che lo leggeranno.
Nella nostra epoca che si vanta di essere illuminata e che confonde spesso l’amore con il piacere, ricordare il vero concetto cristiano dell’amore che è il sacrificio potrà sembrare forse desueto ma è più che mai necessario. La via tracciata dalla Chiesa in questo campo come in altri, è l’unica capace di portare la pace nelle anime, talvolta a prezzo di una pesante croce. Ma piacere e felicità non si confondono, e Nostro Signore Gesù Cristo ha parlato più spesso di via stretta che di via larga. La dottrina della Chiesa sul matrimonio resta la pietra angolare delle unioni cristiane.
Questo libro è utile sia alle coppie sposate e ai fidanzati che si preparano al matrimonio, sia ai sacerdoti o ai catechisti che si occupano della catechesi prematri-moniale. È di notevole interesse, inoltre, la seconda parte del libro che raccoglie moltissimi documenti del magistero, in particolare di Pio XII, Pastor Angelicus, su tutte le questioni inerenti al matrimonio.

In difesa di Rondolino: la politica è sporcarsi le mani

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di Giovanni Sallusti

Forse non gli faccio un favore a rievocarlo, ma la prima volta che conobbi Fabrizio Rondolino mi parlò di una serie americana appena sbarcata in Italia, “geniale”, che dovevo assolutamente vedere. La serie era House of Cards, e sì, Rondolino aveva ragione, era la trasposizione al tempo di Netflix del “Principe” di Machiavelli.

Comunista

Perché questo aneddoto minimale? Per dire che l’uomo decritta la politica e il suo inscindibile fratellastro, il principio di realtà (irrealistiche esagerazioni letterarie comprese) meglio di quasi tutti. Non solo: che, a differenza di quasi tutti, non si fa premura di mascherare questa consapevolezza, come abitudine nella buona società italica, che al realismo di ascendenza machiavelliana preferisce sempre l’ipocrisia di ascendenza cattocomunista. Rondolino è stato comunista, ha un curriculum giovanile comunistissimo, ma di un comunismo sospeso tra estetica fraintesa (“Mi piaceva sentirmi militare in un partito la cui direzione nazionale aveva, al piano terra, una libreria. Del resto, ero un borghese”) e pragmatica rivendicata (“Il Pci mi ha insegnato a fare i compromessi, non a fare la rivoluzione”), superato in fretta da altri, contradditori, fecondissimi itinerari.

Stratega

Lothar con Claudio Velardi di Massimo D’Alema quando costui scalò Palazzo Chigi, dove “lothar” sta per qualcosa di molto più di addetto alla comunicazione e perfino di stratega, indica un lavoro quotidiano da fucina pop, sempre in bilico sull’ossimoro, vendere Baffino, l’ultimo togliattiano sopravvissuto, come un liberal, un “riformista”, un blairiano. Quindi, il pop che scalza definitivamente l’ideologia, la consulenza autoriale per la prima stagione del Grande Fratello, che sarà un caso ma è l’unica che ricordiamo ancora oggi, l’unica in cui la sociologia weberiana intersecò il trash senza complessi, puro rondolinese. Da lì, la sparigliata come culto e a volte anche come maniera, consigliere politico di Daniela Santanchè per le primarie del PdL che non si tennero mai e infine sì, costruttore di un renzismo più rigoroso dello stesso Renzi, quasi di un’ortodossia rottamatrice, ma un’ortodossia liquida, postmoderna, un’ortodossia eterodossa.

Post-politica

“Siamo nella post-politica”, disse anni fa in un’intervista a Luca Telese, e in questo disincanto candido, ennesimo paradosso, sta il segreto di Rondolino. Un corsaro che affronta le intemperie della politica e della comunicazione (sì, sono la stessa cosa, e lui ce lo ha insegnato forse meglio di tutti) con la benda in vista e la scimitarra sguainata, senza infingimenti, senza ritualità codine, senza tutto l’armamentario di chi oggi gli spara addosso, politici che blaterando di un’impossibile etica della comunicazione nascondono i propri regolamenti di conti immorali, o direttori di giornali che ostentando una disonesta oggettività cronachistica (non esistono inchieste oggettive, già solo perché c’è sempre un inchiestista) inseguono i propri tic, la retorica contro la Bestiolina di Renzi per rispondere alla retorica contro la Bestia di Salvini, puttanate, per usare il termine tecnico.

La mail a Renzi

Sì, Rondolino, uomo di comunicazione politica, e tra i migliori, ha osato perfino mandare una mail a Matteo Renzi intitolata “Appunti per una propaganda antigrillina” (che è come dire che un chirurgo ha osato impugnare il bisturi). Sì, nella mail addirittura non suggerisce di persuadere l’avversario politico con massiccio utilizzo di mazzi floreali, ma ipotizza scavi nei punti deboli, raccolta di informazioni compromettenti, creazione di portali di news unidirezionali, e sì, anche dell’esplicita “character assassination” (attività in cui del resto un movimento nato sull’illuminata piattaforma valoriale del Vaffa rimane maestro indiscusso), come se davvero la politica fosse quella di Machiavelli e di Rino Formica (“sangue e merda”, definizione insuperata), come se davvero l’uomo fosse il lupo di Hobbes o almeno il legno storto di Kant, e non l’appendice delle veline del Fatto Quotidiano, o di certe sue imitazioni malriuscite di destra.

E pensate, Rondolino si spinge fino a ritenere che queste tecnicalità specifiche per affrontare una tecnica specifica quale la lotta politica costituiscano un bagaglio professionale, come accade nei Paesi civili, dove lobby si contrappongono a lobby in una concorrenza permanente.

Oggi, anche chi non ha lo stomaco abbastanza forte per mandare giù lo sbracato circo mediatico-giudiziario allestito contro Renzi (e perfino lo stesso Renzi ospite dalla Gruber, il che non depone a favore della sua spina dorsale) tende a scaricare tutto su di lui, l’anima nera, il reprobo. Era tutta farina del suo sacco perverso, il principale poi non ha eseguito, e altre perifrasi vigliacche quanto quelle degli avversari.

Chi scrive invece, lontanissimo da qualunque mitologia sinistra e da qualsiasi innamoramento per l’improbabile liberista di Rignano sull’Arno, manda un abbraccio convinto al reprobo. Che, volontariamente o no, ci insegna una volta di più in cosa consista la democrazia: lotta per il consenso, e per il potere. Spesso ambigua, spuria, insozzata, amorale. Esiste un’alternativa, pulitissima, linearissima, moralissima (nel senso che la morale diventa addirittura monopolio di Stato), si chiama dittatura. Genere Venezuela, per intenderci, non a caso Paese di riferimento (e forse anche di finanziamento, a proposito di zone d’ombra) del bel mondo giallorosso, con qualche spruzzata di nero, che oggi lincia il reprobo all’unanimità. Viva il reprobo.

Giovanni Sallusti, 16 novembre 2021

Fonte: https://www.nicolaporro.it/in-difesa-di-rondolino-la-politica-e-sporcarsi-le-mani/

 

Intervista a Silvana De Mari: “Vi racconto il mio processo e la mia difesa”

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Segnalazione di Redazione BastaBugie
Si vuole impedire la libertà d’informazione e il diritto dei cristiani di pensarla diversamente dalla cultura dominante (VIDEO: Premio Viva Maria a Silvana De Mari)
di Americo Mascarucci

Un processo alla libertà d’informazione e al diritto di “pensarla diversamente”. In questo si sta sostanzialmente concretizzando il processo per diffamazione contro Silvana De Mari, scrittrice di libri fantasy, blogger e medico chirurgo, querelata dalle associazioni Lgbt per aver espresso giudizi “politicamente scorretti” sull’omosessualità. Il suo processo sta diventando un evento mediatico a tutti gli effetti. Sono diverse le personalità del mondo politico che la stanno sostenendo. […] Una sua condanna infatti rischierebbe di far passare un messaggio molto pericoloso, ossia che non possa esistere alcuna opinione contraria all’ideologia gender, laddove questa per esempio si ostina a voler “imporre” un’origine genetica all’omosessualità, o a negare che da questa condizione si possa uscire.
Dottoressa, come sta andando il processo?
«Abbiamo concluso la parte istruttoria che a mio giudizio è andata molto bene, visto che sono riuscita a spiegare le mie ragioni. Ora ci sarà la parte della discussione prevista il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia».
Quali sono state le ragioni che ha esposto?
«Ho in pratica spiegato i motivi per cui ho fatto determinate dichiarazioni. Ho anche portato del materiale e ho illustrato per l’ennesima volta l’esatto significato del termine pedofilia. Ho ribadito che si tratta di un orientamento sessuale caratterizzato dall’attrazione per i minori, ma che non significa mettere le mani sui bambini. Continua a leggere

Carta d’identità, Salvini: “Basta con genitore 1 e 2, si torna a madre e padre”

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Risultati immagini per maschio e femmina Dio li creòSegnalazione di F.F.

“Utero in affitto e orrori simili assolutamente no, difenderemo la famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna”, ha detto Salvini in un’intervista…

In un’intervista alla testata cattolica online Nuova bussola quotidiana, il ministro dell’Interno Matteo Salvini è intervenuto su numerose questioni che riguardano i rapporti tra politica e mondo religioso.

Salvini, tra le altre cose, ha chiarito di voler modificare la dicitura con cui attualmente vengono indicati i genitori sulla carta d’identità. Non più “genitore 1” e “genitore 2”, ma un ritorno al più classico “madre” e “padre”.

“La settimana scorsa mi è stato segnalato che sul sito del ministero dell’Interno, sui moduli per la carta d’identità elettronica c’erano ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione ‘madre’ e ‘padre’. È una piccola cosa, un piccolo segnale, però è certo che farò tutto quello che è possibile al ministro dell’Interno e che comunque è previsto dalla Costituzione” Continua a leggere