In difesa di mons. Umberto Benigni
Segnalazione del Centro Studi Federici
Segnalazione del Centro Studi Federici
QUINTA COLONNA
Segnalazione del Centro Studi Federici
di Giovanni Sallusti
Forse non gli faccio un favore a rievocarlo, ma la prima volta che conobbi Fabrizio Rondolino mi parlò di una serie americana appena sbarcata in Italia, “geniale”, che dovevo assolutamente vedere. La serie era House of Cards, e sì, Rondolino aveva ragione, era la trasposizione al tempo di Netflix del “Principe” di Machiavelli.
Perché questo aneddoto minimale? Per dire che l’uomo decritta la politica e il suo inscindibile fratellastro, il principio di realtà (irrealistiche esagerazioni letterarie comprese) meglio di quasi tutti. Non solo: che, a differenza di quasi tutti, non si fa premura di mascherare questa consapevolezza, come abitudine nella buona società italica, che al realismo di ascendenza machiavelliana preferisce sempre l’ipocrisia di ascendenza cattocomunista. Rondolino è stato comunista, ha un curriculum giovanile comunistissimo, ma di un comunismo sospeso tra estetica fraintesa (“Mi piaceva sentirmi militare in un partito la cui direzione nazionale aveva, al piano terra, una libreria. Del resto, ero un borghese”) e pragmatica rivendicata (“Il Pci mi ha insegnato a fare i compromessi, non a fare la rivoluzione”), superato in fretta da altri, contradditori, fecondissimi itinerari.
Lothar con Claudio Velardi di Massimo D’Alema quando costui scalò Palazzo Chigi, dove “lothar” sta per qualcosa di molto più di addetto alla comunicazione e perfino di stratega, indica un lavoro quotidiano da fucina pop, sempre in bilico sull’ossimoro, vendere Baffino, l’ultimo togliattiano sopravvissuto, come un liberal, un “riformista”, un blairiano. Quindi, il pop che scalza definitivamente l’ideologia, la consulenza autoriale per la prima stagione del Grande Fratello, che sarà un caso ma è l’unica che ricordiamo ancora oggi, l’unica in cui la sociologia weberiana intersecò il trash senza complessi, puro rondolinese. Da lì, la sparigliata come culto e a volte anche come maniera, consigliere politico di Daniela Santanchè per le primarie del PdL che non si tennero mai e infine sì, costruttore di un renzismo più rigoroso dello stesso Renzi, quasi di un’ortodossia rottamatrice, ma un’ortodossia liquida, postmoderna, un’ortodossia eterodossa.
“Siamo nella post-politica”, disse anni fa in un’intervista a Luca Telese, e in questo disincanto candido, ennesimo paradosso, sta il segreto di Rondolino. Un corsaro che affronta le intemperie della politica e della comunicazione (sì, sono la stessa cosa, e lui ce lo ha insegnato forse meglio di tutti) con la benda in vista e la scimitarra sguainata, senza infingimenti, senza ritualità codine, senza tutto l’armamentario di chi oggi gli spara addosso, politici che blaterando di un’impossibile etica della comunicazione nascondono i propri regolamenti di conti immorali, o direttori di giornali che ostentando una disonesta oggettività cronachistica (non esistono inchieste oggettive, già solo perché c’è sempre un inchiestista) inseguono i propri tic, la retorica contro la Bestiolina di Renzi per rispondere alla retorica contro la Bestia di Salvini, puttanate, per usare il termine tecnico.
Sì, Rondolino, uomo di comunicazione politica, e tra i migliori, ha osato perfino mandare una mail a Matteo Renzi intitolata “Appunti per una propaganda antigrillina” (che è come dire che un chirurgo ha osato impugnare il bisturi). Sì, nella mail addirittura non suggerisce di persuadere l’avversario politico con massiccio utilizzo di mazzi floreali, ma ipotizza scavi nei punti deboli, raccolta di informazioni compromettenti, creazione di portali di news unidirezionali, e sì, anche dell’esplicita “character assassination” (attività in cui del resto un movimento nato sull’illuminata piattaforma valoriale del Vaffa rimane maestro indiscusso), come se davvero la politica fosse quella di Machiavelli e di Rino Formica (“sangue e merda”, definizione insuperata), come se davvero l’uomo fosse il lupo di Hobbes o almeno il legno storto di Kant, e non l’appendice delle veline del Fatto Quotidiano, o di certe sue imitazioni malriuscite di destra.
E pensate, Rondolino si spinge fino a ritenere che queste tecnicalità specifiche per affrontare una tecnica specifica quale la lotta politica costituiscano un bagaglio professionale, come accade nei Paesi civili, dove lobby si contrappongono a lobby in una concorrenza permanente.
Oggi, anche chi non ha lo stomaco abbastanza forte per mandare giù lo sbracato circo mediatico-giudiziario allestito contro Renzi (e perfino lo stesso Renzi ospite dalla Gruber, il che non depone a favore della sua spina dorsale) tende a scaricare tutto su di lui, l’anima nera, il reprobo. Era tutta farina del suo sacco perverso, il principale poi non ha eseguito, e altre perifrasi vigliacche quanto quelle degli avversari.
Chi scrive invece, lontanissimo da qualunque mitologia sinistra e da qualsiasi innamoramento per l’improbabile liberista di Rignano sull’Arno, manda un abbraccio convinto al reprobo. Che, volontariamente o no, ci insegna una volta di più in cosa consista la democrazia: lotta per il consenso, e per il potere. Spesso ambigua, spuria, insozzata, amorale. Esiste un’alternativa, pulitissima, linearissima, moralissima (nel senso che la morale diventa addirittura monopolio di Stato), si chiama dittatura. Genere Venezuela, per intenderci, non a caso Paese di riferimento (e forse anche di finanziamento, a proposito di zone d’ombra) del bel mondo giallorosso, con qualche spruzzata di nero, che oggi lincia il reprobo all’unanimità. Viva il reprobo.
Giovanni Sallusti, 16 novembre 2021
Fonte: https://www.nicolaporro.it/in-difesa-di-rondolino-la-politica-e-sporcarsi-le-mani/
Un processo alla libertà d’informazione e al diritto di “pensarla diversamente”. In questo si sta sostanzialmente concretizzando il processo per diffamazione contro Silvana De Mari, scrittrice di libri fantasy, blogger e medico chirurgo, querelata dalle associazioni Lgbt per aver espresso giudizi “politicamente scorretti” sull’omosessualità. Il suo processo sta diventando un evento mediatico a tutti gli effetti. Sono diverse le personalità del mondo politico che la stanno sostenendo. […] Una sua condanna infatti rischierebbe di far passare un messaggio molto pericoloso, ossia che non possa esistere alcuna opinione contraria all’ideologia gender, laddove questa per esempio si ostina a voler “imporre” un’origine genetica all’omosessualità, o a negare che da questa condizione si possa uscire.
Dottoressa, come sta andando il processo?
«Abbiamo concluso la parte istruttoria che a mio giudizio è andata molto bene, visto che sono riuscita a spiegare le mie ragioni. Ora ci sarà la parte della discussione prevista il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia».
Quali sono state le ragioni che ha esposto?
«Ho in pratica spiegato i motivi per cui ho fatto determinate dichiarazioni. Ho anche portato del materiale e ho illustrato per l’ennesima volta l’esatto significato del termine pedofilia. Ho ribadito che si tratta di un orientamento sessuale caratterizzato dall’attrazione per i minori, ma che non significa mettere le mani sui bambini. Continua a leggere
Segnalazione di F.F.
“Utero in affitto e orrori simili assolutamente no, difenderemo la famiglia naturale fondata sull’unione tra un uomo e una donna”, ha detto Salvini in un’intervista…
In un’intervista alla testata cattolica online Nuova bussola quotidiana, il ministro dell’Interno Matteo Salvini è intervenuto su numerose questioni che riguardano i rapporti tra politica e mondo religioso.
Salvini, tra le altre cose, ha chiarito di voler modificare la dicitura con cui attualmente vengono indicati i genitori sulla carta d’identità. Non più “genitore 1” e “genitore 2”, ma un ritorno al più classico “madre” e “padre”.
“La settimana scorsa mi è stato segnalato che sul sito del ministero dell’Interno, sui moduli per la carta d’identità elettronica c’erano ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. Ho fatto subito modificare il sito ripristinando la definizione ‘madre’ e ‘padre’. È una piccola cosa, un piccolo segnale, però è certo che farò tutto quello che è possibile al ministro dell’Interno e che comunque è previsto dalla Costituzione” Continua a leggere
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