Il caos loro e l’opportunità nostra

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di Roberto Siconolfi

Il caos loro e l'opportunità nostra

Fonte: Roberto Siconolfi

E il disordine politico-sociale è il primo passo per l’instaurazione di un nuovo ordine!

Tuttavia non dimentichiamo che questo tipo di élite, le élite mondialiste, dominano proprio grazie al caos!
E’ così nel medio-oriente, è così in sud America, i mondialisti, a differenza degli imperialismi nazionali otto-novecenteschi (es. USA e URSS), hanno bisogno del “disordine” per governare, non della stabilità.
E ora vorrebbero portare questo disordine anche nell’Europa occidentale, scatenando una guerra civile senza precedenti!
A questo proposito potrebbero risalire le violenze della manifestazione del 25 a Roma, violenze “volute”, secondo uno schema della tensione già collaudato in precedenti stagioni politiche!
Far pilotare una genuina manifestazione di popolo da una forza criminale, i cui dirigenti sono da tempo a libro paga dei servizi segreti, e avvalorare la tesi secondo la quale un intero movimento di popolo è “fascista”!
Il fascismo: l’ossessione mediatica, culturale, sociale dei nostri tempi! Una banda di cretini a reti unificate, ignoranti e in mala fede, dalle televisioni, alle università, passando per talune piazze definisce con questo termine tutto ciò che non capisce, tutto ciò che dissente dalla propria assurda visione del mondo!
Ma il problema di oggi è tutt’altro, ed è il “liberalismo” nella sua versione “totalitaria”, neo liberale, o “rosa”, “liberal”, che ha fatto proprie le battaglie sui diritti, alcuni dei quali depotenziati (civili e mai sociali), altri completamente inventati (Gender).
Sono le liberaldemocrazie ad essersi svuotate di senso, con gli organi istituzionali “ufficiali” che han perso definitivamente di potere, a vantaggio delle lobby, delle mafie internazionali, dei gruppi del “dietro le quinte”.
Siamo nel XXI secolo, nel terzo millennio, e anche la visione del mondo, la politica, le strategie, i modelli organizzativi, sono cambiati.
Non è più il tempo delle istituzioni borghesi, dei parlamenti, dei movimenti di massa, della presa del potere: le nuove comunità vanno costruite daccapo, dalla “base”, sottraendosi istituzione per istituzione, uomo per uomo dallo Stato centrale!
Il caos potrà essere dunque un nostro alleato, solo se diretto con chiarezza, lucidità, organizzazione e avendo un progetto: “nuove comunità alternative” nell’economia, nella politica, nella scuola, nella medicina, nelle imprese, nell’agricoltura, nella cultura.
TRASFORMEREMO IL LORO GRANDE RESET NEL GRANDE RISVEGLIO DEGLI UOMINI LIBERI E DEI POPOLI SOVRANI!

La Repubblica di Platone: una filosofia contro il mondo moderno

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di Luca Leonello Rimbotti

La Repubblica di Platone: una filosofia contro il mondo moderno

Fonte: Italicum

Utopia letteraria, oppure vero manuale di costruzione del politico? Tra questi due poli si è spesso mossa la critica all’opera più graffiante e incisiva di Platone, considerando volta a volta questo testo capitale come un’esercitazione retorica, oppure una prova ontologica, o invece, cosa che è da condividere, un vero manifesto di politica universale, capace di costituire in ogni tempo un codice di esemplare tenuta sociale. Altre volte invece, come nel caso del liberale Popper, Platone e la sua “Repubblica” hanno recitato la parte del nemico pubblico numero uno, l’ideologia che, proponendo una società ben organizzata in sé, salda e solida e quindi chiusa ai pericoli e ai mali esterni, più di altre mette in pericolo le beatitudini della “società aperta”.

Il catalogo delle posizioni che la “Repubblica” platonica sciorina è di quelli difficili da digerire per chi abbia lo stomaco egualitario, pacifista e progressista. Impossibile non vedere che il classicismo antico e la degenerazione postmoderna sono su posizioni antitetiche. Per occhi borghesi e moderati, cosmopoliti e “buonisti”, il pensiero di Platone rappresenta lo scandalo massimo: esso tratteggia al sommo grado la comunità, e quindi liquida a priori l’individualismo, che invece è il grande rifugio delle impotenze liberali. Questi sono alcuni dei punti più qualificanti del politico platonico, che costituiscono – come giustamente, dal suo punto di vista, rilevava Popper – quanto di più inassimilabile alla mentalità dei “democratici” post-moderni: la rigida e severa paideia, l’educazione e la selezione cui Platone affidava nella “Repubblica” la crescita delle classi dirigenti della città ideale; la soppressione dell’individualismo dinanzi al prevalere degli interessi di comunità; la comunanza, addirittura, delle donne e dei beni; l’abolizione della proprietà privata; il predominio dello Stato “organico” sul singolo individuo, di cui non si conoscono diritti, ma unicamente doveri; il tipo di governo, gerarchico, aristocratico ed elitario, al quale partecipano i filosofi e niente affatto la massa del popolo. Tutto questo scandalizza la tempra ipocrita e fraudolenta dei “democratici” moderni, che spacciano le loro oligarchie alto-borghesi per governi “del popolo” e barattano le loro dittature finanziarie per servizi resi alla maggioranza. Continua a leggere