L’insegnamento di Dante: é la donna che salva l’uomo (e anche l’umanità)

Condividi su:

di Ferdinando Bergamaschi

Il 2021 è stato l’anno delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante. Il Sommo Poeta, come tutti sanno, ha affrontato profondamente molti temi nella sua opera: da quello teologico a quello politico, da quello esoterico a quello poetico. Noi vogliamo però considerarne uno nello specifico: il tema della donna. In particolare esso è protagonista nella Vita Nova scritta tra il 1292 e il 1295. In questo scritto giovanile, che è una sorta di autobiografia, il Sommo Poeta definisce per la prima volta il suo concetto di donna in rapporto non solo all’amore ma alla sua funzione universale. La corrente spirituale, culturale e poetica del “Dolce stil novo” è quella che “informa” Dante in tutta la sua visione del mondo e della vita. In questa corrente la gentilezza, che è la nobiltà dell’anima e quindi la nobiltà spirituale, è il fondamento di tutto. Solo il cuore gentile può provare il vero, eterno amore. Tramite l’amore, ci spiega Dante, la donna può indurre la gentilezza nel cuore dell’uomo. Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da Pistoia, Dante stesso e alcuni altri ci indicano la donna intesa come donna-angelo, la quale è lo strumento per rendere veramente “gentile” e quindi puro il cuore dell’uomo.  Come si vede vi è un ulteriore salto di qualità perfino rispetto all’ “amor cortese” della precedente poesia d’amore, nella quale ancora l’elemento passionale, per quanto sublimato e per quanto accostato all’idealizzazione della figura femminile, sussisteva. Come nell’amor cortese, comunque, anche nel Dolce stil novo siamo in una dimensione in cui non c’è in nessun modo la pretesa da parte dell’uomo di voler corrisposto il proprio amore. Si ama, e questo è tutto. La donna amata è lasciata libera, e questo atteggiamento liberale, che è amore per la libertà, non è una concessione (il che già di per sé tradirebbe una brama di fondo) ma è il presupposto stesso del vero amore. Questa concezione influenzerà qualche anno più tardi anche la visione di Francesco Petrarca il quale però dovrà scontrarsi contro l’eccesso di passione che caratterizzava il suo amore per Laura e che egli non seppe superare.

Nel Dolce stil novo la donna è l’oggetto della contemplazione, e in quanto la donna è donna-angelo o donna-miracolo questa contemplazione è contemplazione di bellezza. La donna è la vera e unica mediazione per poter accedere al divino: ella è l’angelo, appunto. L’uomo non ama più per avere qualcosa in cambio; l’amore è fine a se stesso e ciò che reca beatitudine è appunto la contemplazione della donna-miracolo. Questa contemplazione della donna è la salvezza dell’uomo. Come è stato fatto notare da molti studiosi la parola latina salus significa al tempo stesso “saluto” e “salvezza”; il saluto “gentile” di Beatrice a Dante, quindi, attesta il ruolo di lei come mediatrice della grazia divina. E’ significativo  che le  parole  del   saluto     sono   le  uniche   che Beatrice rivolge a Dante nella Vita Nova.

Nella Divina Commedia Dante sviluppa ulteriormente il suo rapporto con Beatrice, che ritroviamo con lui dapprima nell’Inferno (Canto II), poi nel Purgatorio (Canto XXX e XXXI) e infine nel Paradiso (Canto XXXI). Qui Beatrice, il cui intervento è sollecitato dalla Vergine Maria per mezzo di Santa Lucia, prende il posto  di Virgilio   come  guida  di  Dante.

Beatrice dapprima si  esprime con severità nei confronti di Dante per i peccati che egli ha commesso, ma mano a mano che i due salgono ella gli rivolge sorrisi beatifici; Beatrice infine perdona Dante, si toglie il velo e gli mostra tutta la sua bellezza.

E’ lei che lo conduce in Paradiso e lo lascerà nelle mani dell’ultima guida che avrà il Sommo Poeta: San Bernardo di Chiaravalle. Giunti alla candida rosa dei beati, infatti, Dante si volge verso Beatrice ma non la trova: al suo posto c’è il santo di Clairvaux, devoto alla Madonna.

L’ultimo sentimento che Dante rivolge a Beatrice è quello della gratitudine. Beatrice dunque ha la forza di destare in Dante il più puro dei sentimenti, quello della gratitudine appunto. Questo sentimento non conosce inimicizia, avversità, rancore: se si ha il cuore puro esso si prova anche e soprattutto nei confronti di coloro che ci hanno fatto del male. Purificato così da Beatrice Dante può avviarsi con San Bernardo alla contemplazione della Santa Vergine, alla quale il Sommo Poeta è stato condotto proprio in virtù della gentilezza del suo cuore.

E’ però importante far notare che la funzione di Beatrice nella Commedia è di tipo differente rispetto a quella definita nella Vita Nova. Nella Commedia infatti Dante si rivolge all’intera umanità e in nome di essa egli compie il suo viaggio, quel viaggio che Dio voleva che compisse. Si è dunque qui in una nuova dimensione, non più soltanto personale. Dante ha ora il compito di indicare a tutta quanta l’umanità la via che conduce alla salvezza. Ma tutto ciò non fa che trasportare su un piano universale  un evento personale: tanto la salvezza dell’umanità quanto la salvezza di Dante sono dovute alla donna.