Pillola abortiva RU486: Il “passo avanti importante” di una presunta civiltà

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di Valentina Bennati*

Fonte: Comedonchisciotte

In un post del 8 agosto sulla sua pagina facebook il Ministro Speranza presenta come “un passo avanti importante” l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital fino alla nona settimana. Sottolinea che ciò avviene “nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese”.
Ma quando, anni fa, hanno approvato la legge sull’aborto non l’avevano spacciata per una legge che evitava alle donne di abortire in casa perché rischiavano di morire?
Dunque queste nuove linee guida aggiornate sulla somministrazione della pillola RU486 senza ricovero ospedaliero obbligatorio, più che un passo avanti, mi sembrano in realtà un balzo indietro per le donne.

La RU486, sia chiaro, non è amica delle donne ma di chi preferisce che le donne facciano in fretta, pesando meno sui costi del sistema sanitario nazionale e correndo più rischi.
Il ‘New England Journal of Medicine’ del primo dicembre 2005, una delle più importanti riviste mediche mondiali, ha dedicato l’apertura e un articolo interno proprio all’aborto farmacologico, mettendone pesantemente in discussione la presunta sicurezza. Nell’editoriale firmato da Michael Greene, professore alla Harvard Medical School, si specificava testualmente che, con i dati disponibili fino a quel momento, la morte per aborto con il metodo chimico (un caso su centomila) era dieci volte superiore a quella per aborto chirurgico. QUI è possibile leggere l’articolo de ‘Il Foglio’ che ne parla.
E merita lettura anche un articolo recente de ‘Il Giornale’ con l’intervista al Prof. Giuseppe Noia, ginecologo e docente di Medicina prenatale al Policlinico Gemelli di Roma che conferma come l’interruzione della gravidanza con la RU486 non sia né indolore né semplice né sicura. Continua a leggere

Interrogazione parlamentare sul caso De Mari. “Christus Rex” a fianco della dottoressa

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Oggi a Torino si svolge il processo alla dott.ssa e amica Silvana De Mari, cui abbiamo fornito e forniamo tutto il sostegno del “Circolo Christus Rex-Traditio”:

Noto chirurgo, endoscopista, psicoterapeuta è stata trascinata in tribunale dal Torino Pride e dal sindaco Appendino per aver detto la sua, in termini strettamente scientifici, sui gay e l’omosessualità nonché sui danni derivanti per l’organismo. Il suo legale, Avv. Mauro Ronco ha dichiarato a La nuova bussola Quotidiana (come riportato anche da noi) che questo processo riguarda, in realtà, tutti quanti non siano allineati al mainstream: “Per la prima volta nel nostro Paese sono a rischio tutte insieme tre libertà fondamentali per l’uomo: di opinione, di divulgazione scientifica e di religione“.

Oltre agli articoli del quotidiano La Verità e di molti siti internet e social, l’opinione pubblica si è mobilitata in una grande manifestazione di vicinanza ed affetto, che non sono passati inosservati e che non potevano che trovare proseliti anche in sede parlamentare. In attesa di una risposta:

Atto n. 4-06994 – Pubblicato il 14 febbraio 2017, nella seduta n. 761

GIOVANARDI , GASPARRI , ARACRI , COMPAGNA , DI BIAGIO , AUGELLO , CANDIANI , MALAN – Al Ministro della salute. –

Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

nelle settimane scorse, sul quotidiano “La Stampa” di Torino e, in seguito, in altre testate e blog su internet, nonché nei principali social network, faceva scalpore la notizia relativa ad un medico chirurgo, dottoressa Silvana De Mari, che, in riferimento a certe pratiche sessuali in uso anche tra persone con tendenze omosessuali, con riguardo ai gay, sosteneva che ascessi, incontinenza, herpes e condilomi sono la conseguenza di tali pratiche, con spaventose conseguenze dal punto di vista fisico, che escludono che questa possa essere una forma di normalità; Continua a leggere