Apologia della capra
QUINTA COLONNA
di Livio Cadè
Fonte: Ereticamente
I. Elogio dell’ignoranza
“Getta il sapere e non avrai tristezza“.
Si suol dire “ignorante come una capra”. Credo che alla capra poco o nulla importi di questo stupido pregiudizio. Ma a coloro che vi credono va ricordato un episodio della Patrologia Latina ove si narra della capra che salvò un santo eremita del deserto. Costui, non sapendo distinguere le erbe buone da quelle velenose, sarebbe morto se una capra, che per antico istinto sapeva riconoscere le piante non mangiabili, brucando in silenzio non gli avesse insegnato a riconoscerle. Il sant’uomo fu dunque soccorso dalla sapienza di una capra.
La nostra civiltà vive nel culto del sapere. Ma il nostro sapere è a volte nemico di una naturale saggezza e di una vera sapienza. Quella che chiamiamo conoscenza è spesso ignoranza, e viceversa. In tal senso Lao-Tze dice: “rinnega la conoscenza e il popolo cento volte ne trarrà giovamento”, massima che troverebbe oggi ben pochi seguaci. Tutti sembran infatti d’accordo nel dire che l’ignoranza è un male. Tuttavia è chiaro che siamo tutti ignoranti, in quanto ogni conoscere ha dei limiti e i campi del conoscere sono infiniti.
Parlando di sapere, oggi si intende di solito la competenza scientifica, conoscenza del mondo par excellence, ritenuta ormai motore imprescindibile dell’evoluzione sociale. Sono invece svalutate altre forme di conoscenza: saperi tradizionali, saggezza popolare, intuizione spirituale ecc. A questi saperi stabili, abbarbicati nel profondo dell’esperienza umana, si è sostituita una conoscenza priva di radici, di carattere incerto e volatile.
Tale conoscenza, essendo amministrata da una ristretta cerchia di esperti, lascia l’uomo medio in uno stato di perenne minorità e lo consegna alla tutela di un nuovo clero scientifico. Ma mentre il pensiero della Chiesa poggiava su basi ferme, quello della scienza, da Galileo in poi, ha sempre mostrato natura provvisoria. Nel suo tendere verso un progresso infinito determina una continua precarietà, e ci costringe a spingere i massi del sapere come in un supplizio di Sisifo.
Guardando alla storia, si può dubitare che questa conoscenza abbia contribuito alla nostra felicità e alla creazione di un mondo migliore. Si potrebbe anzi credere il contrario. I più tuttavia sostengono l’innocenza e la verginità della scienza. Sembrano ignorare che oggi la conoscenza non è, come poteva essere per i greci, pura teoria e contemplazione intellettuale ma, sulla traccia di Bacone, ricerca del potere che nasce dal sapere, strumento di dominio sulle cose. Una conoscenza che fosse disinteressata comprensione del reale, filosofica meditazione sul senso della vita, ci sembrerebbe una perdita di tempo. Il sapere deve essere finalizzato a scopi pratici, tradursi in una tecnica, generare un profitto. Perciò il tempio della scienza si è riempito di mercanti e prostitute. Continua a leggere