Fuori della Chiesa non c’è salvezza (parte prima)

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Segnalazione di Sursum Corda

… problema gravissimo, veramente assillante è quello della salvezza di tanti uomini, eretici ed infedeli: una moltitudine sterminata, che non appartiene alla Chiesa Cattolica.

Gettando lo sguardo sopra una carta geografica, del mondo, bisogna constatare con dolore che le regioni illuminate dal sole benefico della fede sono una piccola verde oasi in mezzo ad un immenso deserto di tante false regioni, ancora immerse nelle più fitte tenebre dell’errore e dell’idolatria.

Nonostante il lavoro continuo e logorante e i sacrifici sovrumani di tanti missionari di Gesù Cristo, che si affaticavano con generoso entusiasmo e con vero eroismo per la diffusione del santo Vangelo, vi sono ancora numerose nazioni quasi interamente lontane dalla fede.

Molte altre sono quelle nazioni, ex cattoliche, che professano il modernismo, ovvero una sorta di ateismo, più o meno marcato, dietro la nominale etichetta di Cattolicesimo …

– Comunicato numero 242. Fuori della Chiesa non c’è salvezza (parte prima);
– Cristo nei Suoi misteri. PDF di Columba Marmion O.S.B.;
– Cristo vita dell’anima. PDF di Columba Marmion O.S.B.;
– Preghiera a Santa Dorotea, Vergine e Martire (6.2);
– Preghiera a San Biagio, Vescovo e Martire (3.2);
– Preghiera a San Francesco di Sales, Vescovo e Dottore (29.1);
– Preghiera a San Giovanni Bosco, Confessore (31.1);
– Preghiera a San Giovanni Crisostomo, Vescovo e Dottore (27.1);
– Preghiera a San Timoteo, Vescovo e Martire (24.1);
– Preghiera a Sant’Agata, Vergine e Martire (5.2);
– Preghiera a Sant’Andrea Corsini, Vescovo e Confessore (4.2);
– Preghiera a Sant’Ignazio d’Antiochia, Vescovo e Martire (1.2);
– Preghiera a Santa Martina, Vergine e Martire (30.1);
– Preghiera a Santa Paola, Vedova (26.1);
– Preghiera nella Conversione di San Paolo Apostolo (25.1);
– Preghiera nella Festa di San Pietro Nolasco, Confessore (28.1);
– Preghiera nella Purificazione della Beata Vergine Maria (2.2).

Gli eretici dei primi secoli e lo spirito romano

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Segnalazione Corrispondenza Romana

del Prof. Roberto De Mattei

Nel corso dei secoli la Chiesa cattolica ha sempre combattuto le opposte deformazioni della sua dottrina morale. Da una parte il lassismo, cioè la negazione degli assoluti morali, in nome del primato della coscienza; dall’altra il rigorismo, cioè la tendenza a creare leggi e precetti che la morale cattolica non prevede. Oggi il lassismo ha il suo esito nella “morale della situazione” modernista, mentre il rigorismo costituisce una tentazione settaria per il tradizionalismo. E’ contro quest’ultimo pericolo che voglio mettere in guardia, ricordando quanto accadde nei primi secoli della Chiesa, con le eresie dei Montanisti, dei Novaziani e dei Donatisti.

I Montanisti, ad esempio, sostenevano che il martirio dovesse essere volontariamente cercato, senza mai cercare di evitarlo. Ben diverso era l’atteggiamento dei veri cristiani che non cercavano il martirio ma una volta posti di fronte alla scelta, non esitavano a preferire la morte all’apostasia. Gli Atti dei Martiri mostrano la differenza tra il comportamento di Quinto Frigio, e quello di Policarpo, vescovo di Smirne, nel 155 dopo Cristo. Quinto si autodenunciò come cristiano, ma poi sotto le minacce e i supplizi apostatò la fede. Policarpo, invece, catturato dal proconsole Stazio Quadrato, ottenne la palma del martirio, pur non avendolo cercato.

Il montanismo venne condannato dalla Chiesa, ma il suo spirito rigorista riemerse, cento anni dopo, con la cosiddetta questione dei “Lapsi”. Nel 250, l’imperatore Decio emanò un editto con il quale ordinava, sotto pena di morte, che tutti i cittadini dell’Impero bruciassero l’incenso davanti alle divinità pagane. Lapsi (caduti) furono chiamati quei cristiani che, per salvare la vita, rinnegarono la fede cristiana ma, una volta passata la persecuzione, chiedevano di essere riammessi nella comunione della Chiesa.

Alcuni vescovi africani negarono ai lapsi la possibilità di accedere ai sacramenti, compreso quello della penitenza. A Roma questo rigorismo morale fu fatto proprio da Novaziano (220 circa- 258), un ambizioso sacerdote che occupava una posizione di rilievo nel clero. Secondo Novaziano il peccato dei lapsi poteva essere perdonato da Dio, ma non dalla Chiesa, che non avrebbe potuto riammetterli al suo interno neppure in punto di morte.

Papa Cornelio (251-253), stabilì che i lapsi che avevano fatto pubblica penitenza avrebbero potuto essere riammessi nella Chiesa. Novaziano contestò la validità dell’elezione di Cornelio e, dopo essersi fatto consacrare vescovo con l’inganno, rivendicò per sé il Papato, svolgendo una intensa attività propagandistica in tutto l’Impero. Egli viene considerato il primo “anti-Papa”.

Se Novaziano aveva rifiutato l’assoluzione agli apostati, i suoi seguaci più coerenti estesero l’errore a tutti i peccati gravi: idolatria, omicidio e adulterio che, a dir loro, non potevano essere perdonati dalla Chiesa, ma solo da Dio. Queste idee vennero raccolte sotto Diocleziano (301-303) dai Donatisti, che prendono nome da Donato, vescovo di Casae Nigrae (Case Nere) in Africa.

Nella sua ultima persecuzione l’Imperatore ordinò che ogni Libro Sacro della Chiesa fosse consegnato e bruciato in pubblico. Coloro che si sottomisero a questo editto vennero definiti dagli altri cristiani traditores perché colpevoli di traditio, cioè di consegna di libri e oggetti sacri ai persecutori. Il vescovo Donato affermò che la consacrazione del vescovo di Cartagine Ceciliano era invalida perché era stata effettuata da un traditor, Felice di Aptonga. Per Donato e i suoi seguaci, né gli eretici, né i peccatori pubblici e manifesti, appartenevano alla vera Chiesa e i sacramenti da loro amministrati erano invalidi. Il valore dei sacramenti dipendeva, per essi, dalla santità del ministro.

Il grande avversario dottrinale del donatismo fu sant’Agostino, vescovo di Ippona, che nello spazio di vent’anni, tra il 391 e il 411 scrisse più di venti trattati contro la setta. Nel Concilio di Cartagine del 411, Agostino, in tre sedute, di cui ci è stato trasmesso il verbale, prese la parola più di settanta volte, confutando la loro dottrina.

Novaziani e Donatisti non intendevano abolire il sacramento della penitenza, ma negando che la Chiesa, in alcuni casi, potesse amministrarlo, aprirono la strada alla sua soppressione da parte di Lutero e di Calvino. Per questo il Concilio di Trento, il 25 novembre 1551, ribadì la condanna dei Novaziani e dei Donatisti (Denz-H, n. 1670), affermando che chiunque cada nel peccato, dopo aver ricevuto il Battesimo, può sempre ripararvi con una vera penitenza. Lo stesso Concilio definì la validità dei sacramenti, indipendentemente dallo stato di grazia o di peccato del ministro (Denz-H, n. 1612).

La negazione del potere della Chiesa nel rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo portava inevitabilmente al rifiuto della dimensione istituzionale del Corpo Mistico di Cristo. I Montanisti si definirono “spirituali” e vagheggiarono una chiesa di ispirazione profetica e di diretta comunicazione divina; i Novaziani si chiamarono katharoi, cioè “puri,” termine usato poi, nel Medioevo, dagli eretici albigesi, per distinguersi dai membri della Chiesa gerarchica; i Donatisti si ispirarono ad un medesimo paradigma di “chiesa invisibile”. Le sette che nel XVI secolo proliferarono alla sinistra di Lutero raccolsero gli errori dei Montanisti, dei Novaziani e dei Donatisti, opponendo le loro conventicole alla Chiesa cattolica, fondata da Gesù Cristo.

Per evitare di cadere in questo fanatismo settario, i cristiani dei primi secoli ebbero bisogno di ponderazione e di equilibrio.

Un valente storico come mons. Umberto Benigni (1862-1934), afferma che i primi cristiani, furono prima di tutto coscienti e decisi: «Sapevano che cosa bisognava volere e, fortemente, costantemente, lo vollero. Essi furono, inoltre, disciplinati, contro le tendenze anarchiche o separatiste degli “illuminati”, delle teste calde, degli individualisti; la monarchia episcopale vinse subito le tendenze oligarchiche di qualche profeta o presbitero; e la supremazia papale si venne determinando, di fatto, contro quelle di alcuni vescovi secessionisti. (…) Finalmente i primi cristiani furono equilibrati. Cioè nel loro insieme ortodosso non si lasciarono trascinare dagli eccessi di destra e di sinistra, dai rigoristi né dai lassisti di Cartagine, dalle convulsioni montanistiche né dalle astruserie alessandrine, dalle grettezze dei giudaizzanti né dall’anarchia gnostica. Questa mentalità equilibrata fece ad essi comprendere il loro tempo, e camminargli a lato senza compromessi e senza ombrosità, né zoppicando né galoppando; tenendosi sempre pronti nell’adattarsi, ma per vincere, non per capitolare. Quando Costantino li chiamò a riformare la società romana, essi non ebbero né da precipitare né da rallentare il cammino; ma soltanto continuare sul cocchio imperiale la strada fatta sin allora a piedi» (Storia sociale della Chiesa, Vallardi, Milano 1906, vol. I, pp. 423-424).

Coscienti e decisi, disciplinati ed equilibrati, devono essere oggi i cattolici, respingendo il pericolo del caos e della frammentazione che li minaccia. Un articolo sulla Dublin Review del sacerdote (poi cardinale) Nicholas Wiseman, che paragonava la posizione dei Donatisti africani a quella degli Anglicani, aprì la strada della conversione al cardinale John-Henry Newman, colpito dalla frase di sant’Agostino citata da Wiseman: «Securus iudicat orbem terrarum» (“Il giudizio della Chiesa universale è certo”, in Contra Epistulam Parmeniani, Lib. III, cap. 3). Questa sentenza riassume lo spirito romano dei primi secoli.

Solo la Chiesa ha il diritto di definire una legge morale e la sua obbligatorietà. Chiunque pretende di sostituirsi alle autorità della Chiesa, imponendo norme morali inesistenti, rischia di cadere nello scisma e nell’eresia, come è purtroppo già avvenuto nella storia.

 

Fonte: https://scholapalatina.lt.acemlna.com/Prod/link-tracker?redirectUrl=aHR0cHMlM0ElMkYlMkZ3d3cuY29ycmlzcG9uZGVuemFyb21hbmEuaXQlMkZnbGktZXJldGljaS1kZWktcHJpbWktc2Vjb2xpLWUtbG8tc3Bpcml0by1yb21hbm8lMkY=&sig=5dwPGgPJpbcaYpejQkutpLSeZiZkiCfkwfZuSRx2nvN5&iat=1632910388&a=650260475&account=scholapalatina%2Eactivehosted%2Ecom&email=WGByPjZY3AMGHbnlPw2cQTpxdzkQNl9LgdxZ9pnzLRY%3D&s=7fe708e192b517c76cb9155f667678b1&i=562A595A15A5694

Manifesto choc al Macro, Gesù ha un’erezione davanti a un bimbo

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Al museo Macro di via Nizza sono riapparsi i manifesti “Ecce Homo” che raffigurano Gesù in preda a un’erezione davanti a un bimbo inginocchiato

C’era una volta l’arte sacra, c’erano i Caravaggio, i Michelangelo e i Raffaello. C’erano opere capaci di coniugare bellezza e riflessione.

Oggi, invece, l’iconografia religiosa è diventata appannaggio di un esercito writer in cerca di popolarità. E allora, se la filosofia è quella del “purché se ne parli”, tutto diventa lecito. Anche raffigurare Gesù Cristo in preda a un’erezione davanti a un bimbo inginocchiato. L’ennesima profanazione artistica accade nella Capitale. È affissa in bella mostra su una delle vetrate esterne di un museo comunale: il prestigioso Macro di via Nizza.

A denunciare l’accaduto sono gli esponenti di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera e Andrea De Priamo, rispettivamente capogruppo in Regione Lazio e in Consiglio comunale. “Stamane abbiamo notato quell’immagine volgare – raccontano i due in una nota – che ritrae un bambino in ginocchio davanti a Gesù Cristo, quest’ultimo in evidente stato di eccitazione e con la mano in testa al bimbo”. Proprio così. Sotto alla scritta “Ecce Homo” campeggia la squallida rappresentazione del Messia pedofilo. Più sotto, per chiarire meglio il concetto, si legge ancora la parola “Erectus”. “È inaccettabile – tuonano i due esponenti di Fratelli d’Italia – che roba del genere venga esposta al pubblico, in un museo importante della città, peraltro con fondi pubblici, e frequentato anche da famiglie”. “Questa vergogna – concludono – deve sparire subito e i responsabili siano sanzionati”.

Una richiesta rilanciata anche da Giorgia Meloni, che al sindaco Virginia Raggi ha chiesto di attivarsi con urgenza per rimuovere “la locandina blasfema, indegna e offensiva non solo dei cristiani ma anche di Roma”. Alla fine a censurare il manifesto ci ha pensato direttamente la società che gestisce il polo museale e che era all’oscuro di tutto. L’Azienda Speciale Palaexpo ha fatto sapere che “si dissocia dal messaggio del manifesto e comunica che lo stesso è stato rimosso”. Battendo così sul tempo chi stava pensando di ricorrere al fai-da-te. Come i cattolici del movimento politico Militia Chirsti, che dal loro account Twitter avevano ventilato l’ipotesi di una discesa in campo. “Il manifesto schifosamente blasfemo – si legge nel tweet dei cattolici oltranzisti – lo dobbiamo andare a togliere noi?”.

Manifesti identici a quelli finiti nell’occhio del ciclone in queste ore erano già apparsi a Roma. Qualcuno li aveva affissi nel luglio del 2017 su alcune pensiline dell’autobus. All’epoca la dinamica dei fatti fu la medesima. Anche la municipalizzata dei trasporti capitolina, infatti, si era dichiarata totalmente estranea alla vicenda, catalogandola come un “atto vandalico”

Da http://www.ilgiornale.it/news/roma/manifesto-choc-macro-ges-erezioni-davanti-bimbo-ginocchio-1799984.html

Netflix offende ancora i Cristiani

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di Matteo Orlando per

 

Netflix ha nuovamente offeso i cristiani. Dopo la programmazione di varie serie con messaggi contro il Cristianesimo, alcuni addirittura con messaggi esplicitamente satanisti, stavolta si è superato davvero il segno. In occasione del Natale la società americana ha caricato un film dove Gesù Cristo, Nostro Signore, viene ridicolizzato e bestemmiato definendolo “gay”, gli apostoli vengono oltraggiati dall’accusa di essere “omosessuali e alcolisti”, la Beata Vergine Maria viene bestemmiata descrivendola come una “prostituta che ha ingannato San Giuseppe passando il figlio di un altro come frutto dello Spirito Santo”.

Il film, spacciato per satirico, in realtà volutamente blasfemo, è intitolato in portoghese “A Primeira Tentação de Cristo” (La prima tentazione di Cristo) ed è stato prodotto come “speciale di Natale” dal collettivo brasiliano Porta dos Fundos.
La pellicola blasfema è stata presentata in anteprima sulla piattaforma il 3 dicembre scorso ed è stata diffusa con sottotitoli in inglese, tedesco, italiano e francese. Nel film si vede Gesù che ritorna dopo un “viaggio” di 40 giorni nel deserto ed è invitato ad una festa a sorpresa per festeggiare i suoi 30 anni. Poi il film ritrae gli apostoli e lo stesso Cristo come omosessuali.
L’uscita del film ha suscitato diverse reazioni e molti cristiani hanno incoraggiato a punire questi “geni” curatori della distribuzione via internet di film, serie televisive e altri contenuti d’intrattenimento a pagamento, con l’unico metodo che quel tipo di persone capisce: il linguaggio del denaro. Infatti molti hanno provveduto alla cancellazione dell’abbonamento di Netflix ed hanno invitato altri a fare lo stesso, come forma di protesta non violenta avverso quest’ultima pellicola blasfema.
Dom Henrique Soares da Costa, vescovo di Palmares, ha pubblicamente definito il film “beffardo ed estremamente irrispettoso” nei confronti della fede cristiana ed ha esortato i fedeli a cancellare la loro iscrizione alla celebre piattaforma streaming, definendo la disdetta dell’abbonamento come un “regalo, semplice e bello, per il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria”.
Nel suo testo, l’alto prelato si è lamentato del film definendolo uno “schiaffo al volto di tutti i cristiani, uno sputò in faccia che deride la nostra fede”. Dom Henrique ha confessato di essere stato un abbonato alla piattaforma di streaming, ma adesso ha annullato il suo abbonamento. “Era il minimo che potessi fare! L’ho disdetto e mi sono sentito felice, contento, come uno che rende omaggio a Qualcuno molto amato!”.
Forse i gestori di Netflix non hanno ancora capito che offendere il Figlio di Dio, prima o poi, porterà i veri cristiani abbonati alla piattaforma a disdire il loro di abbonamento.
Uomini d’affari atei, ma che dovrebbero essere almeno intelligenti nell’adorare il loro “Dio Quattrino”, non hanno ancora capito che offendere il Cristianesimo porterà come conseguenza una grande offesa ad una buona parte del loro target di riferimento, le famiglie.
In passato altre aziende hanno già sperimentato la perdita di milioni di euro per trovate a dir poco imbarazzanti, come fece la Guillette che aveva pensato di presentare stereotipi di uomini in cui li ridicolizzava per ingraziarsi il femminismo ed aveva perso moltissimi clienti che erano passati “ad altri rasoi”. Accadrà questo anche con Netflix? Speriamo.
Intanto c’è una richiesta su Change.org per la rimozione del film che ha raccolto un milione e mezzo di firme (un numero in continuo aumento).

La rete Panamazzonica celebra rituali pagani e sincretici in una chiesa romana

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Di Michele M. Ippolito

Come scrive AciPrensa, la chiesa romana di Santa Maria in Traspontina, situata in Via della Conciliazione, a pochi metri dal Vaticano, ha ospitato un evento di marcato carattere sincretico che mescola le tradizioni indigene dell’Amazzonia.

L’evento, chiamato “Moments of Amazonian Spirituality” , è stato organizzato da “Amazon Common House”, uno spazio della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), istituito temporaneamente in questa parrocchia, affidata ai Carmelitani, nel contesto di Sinodo per l’Amazzonia.

L’ACI Prensa ha assistito al rituale l’8 e il 9 ottobre. La prima è iniziata alle 9:45. All’interno della chiesa e di fronte al luogo in cui si trova il Santissimo Sacramento e accanto all’altare maggiore, alcuni tessuti e una rete di colori sono stati diffusi con vari oggetti, come piccole canoe, immagini di uccelli, strumenti, figurine, scodelle con cibo, tra gli altri e al centro un cestino di vimini all’interno del quale era l’ immagine di una donna incinta nuda.

Questa immagine è stata utilizzata nel rituale eseguito dal REPAM e dall’Ordine dei Francescani minori nei Giardini Vaticani il 4 ottobre davanti al Papa e nella preghiera con cui è iniziata l’attività del Sinodo nella Basilica di San Pietro il 7.

Tra i partecipanti all’evento nella chiesa di Santa Maria in Transpontina ci sono stati diverse suore cattoliche, una “sacerdotessa” anglicana, diversi frati francescani, laici e indiani amazzonici.

L’evento REPAM è iniziato con una donna che ha chiamato i partecipanti a formare un cerchio attorno agli oggetti depositati sul pavimento. Ognuno dei partecipanti ha portato in mano un oggetto come quelli già descritti. Ha chiesto a tutti di essere intrecciati con le loro braccia e ha iniziato una serie di canti e discorsi che mescolavano riferimenti a natura, creazione, espressioni pagane e sincretiche come “siamo tutti uno”, con messaggi cristiani come “siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio”. e qualche lettura biblica.

Ad un certo punto, i partecipanti hanno depositato i loro oggetti come offerte. Quindi, gli indigeni hanno messo nel cesto di vimini la terra dell’Amazzonia. Poi ognuno si è tolto le scarpe, si inginocchiato e si è chinato fino a toccare il suolo con la testa. Uno degli indigeni si è poi avvicinato al canestro, ha preso una parte della terra nelle sue mani ed ha sollevato verso l’alto le sue mani dicendo alcune parole a bassa voce. Successivamente, per concludere l’atto, è stato letto un frammento del libro dell’Esodo in cui Dio, nel roveto ardente, chiede a Mosè di togliersi le scarpe perché si trova su un terreno sacro.

Quando qualcuno hanno chiesto il significato dell’atto alcuni partecipanti hanno spiegato che si tratta di una cerimonia sia cristiana che amazzonica.

L’atto del 9 ottobre è iniziato nell’atrio della chiesa con alcune canzoni e poi i partecipanti hanno camminato all’interno del tempio dove è seguito il rituale, in cui si è distinta la partecipazione di Mons. Raúl Vera, vescovo di Saltillo (Messico). noto per promuovere lo stile di vita gay e sostenere la lobby LGBT.

Una volta all’interno del tempio e di fronte all’altare del Santissimo Sacramento, alcuni partecipanti hanno sollevato una canoa su cui sedeva una giovane donna (vedi foto). Alcuni partecipanti hanno spiegato che il rituale varierà durante i diversi giorni per mostrare com’è la “spiritualità amazzonica”.

L’iniziativa “Amazon Common House”, tenutasi nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, contrasta con le parole pronunciate il 17 giugno dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, durante la presentazione dell’Instrumentum laboris del Sinodo. In quell’occasione, il Cardinale rifiutò l’accusa che il Sinodo in Amazzonia potesse aprire alcune possibilità a una Chiesa sincretica dove c’era spazio per sensibilità filosofiche o religiose di origine pagana. Il Cardinale aveva affermato di non aver visto “alcun sincretismo” nel Sinodo e che nell’Instrumentum laboris “parla di Gesù, di Creazione. Parlare di Creazione non significa parlare di sincretismo”.

In un testo inviato all’ACI Digital – agenzia portoghese del gruppo ACI – il vescovo José Luis Azcona, vescovo emerito di Marajó, nel Delta dell’Amazzonia, in Brasile, ha spiegato che l’iniziativa “Amazon Common House” può essere “un ponte di scandalo, e in occasione del Sinodo, per tutta la Chiesa”.

Durante questi rituali indigeni, si è chiesto il vescovo, “tutti diversi”, che “tipo di spiriti verranno invocati?”. Sono spiriti invocati nella stregoneria, incompatibili con il Vangelo. “Siamo al livello del peccato di idolatria, come spiega Paolo?”, si è chiesto il vescovo. “O sono strane ‘autorità’ e ‘poteri’ (‘spiriti maligni’ per Paolo) subordinati al controllo del principe del male Satana?”. Forse i responsabili di “Amazon Common House”, ha concluso il vescovo, non credono veramente che Cristo abbia sconfitto “tutte queste forze con la sua opera redentrice e che, esaltato sopra tutte, mantenga per sempre e assolutamente la sua sovranità”.

La «Amazon Common House» è promossa dalla Rete ecclesiale di Panamazzonica (REPAM) insieme ad altre organizzazioni. Oltre ai “Momenti di spiritualità amazzonica” nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, altri eventi, come conferenze e mostre, sono stati programmati in diversi luoghi, sia a Roma che in altre città italiane, proprio in occasione del Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia.

Da http://www.lafedequotidiana.it/la-rete-panamazzonica-celebra-rituali-pagani-e-sincretici-in-una-chiesa-romana/

«Maggio ’68» e modernismo pedagogico

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Segnalazione di Corrispondenza Romana

di Giovanni Tortelli

Nel precedente articolo «Maggio ‘68», la rivoluzione del nulla insistevo sull’essenzialità del carattere di rivoluzione culturale della contestazione del ’68 in quanto veicolo di un nuovo impianto totalizzante di conoscenza che si sostituiva in modo repentino, antitetico e manifesto a quello precedente.

Il pensiero nullificante di Sartre e dei nouveaux philosophes – che costituiva chiaramente l’arché entro la quale si muoveva tutto il preteso rinnovamento pedagogico della contestazione studentesca – era attualissimo nel 1968, ma non era altro che l’ultima versione aggiornata di quella filosofia postmoderna che da Kant in poi, a partire dalla rivoluzione francese, aveva chiuso all’uomo le porte della vita soprannaturale, aveva ridotto la religione a un fatto tutt’al più personale e ridimensionato la Chiesa nei suoi valori e nel suo magistero universale.

Ma per la Chiesa – la quale, va ricordato, esercita la sua azione educativa sia nelle scuole della società civile attraverso accordi presi con gli Stati, sia direttamente attraverso le scuole cattoliche – quel pensiero filosofico scettico, ateo e agnostico era da considerarsi un pericolo tutto sommato meno insidioso, perché esterno, rispetto al modernismo, che invece vi covava dentro e si insinuava sia nel metodo di insegnamento dei maestri cattolici che nel modo di apprendimento dei discepoli cattolici, futura classe docente. Continua a leggere

La profezia di San Francesco d’Assisi: la divisione nella Chiesa e l’antico serpente sul trono

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Si tratta di un testo apocrifo attribuibile agli eretici Spirituali o Fraticelli del Medioevo. Cf Sodalitium n. 49, aprile 1999, pp. 65-67. Per cui non ha alcuna attendibilità sul piano cattolico. Mentre sul piano storico è un rilievo interessante. La precisazione, giunta da don Francesco Ricossa, che ringraziamo, sia utile anche alla fonte “Gloria.tv”

Segnalazione di Luciano Gallina

“Nostro Signore Gesù Cristo invierà loro non un degno pastore, ma uno sterminatore“.

Dopo aver convocato i suoi fratelli poco prima della sua morte (1226), Francesco ha avvertito su tribolazioni future, dicendo: “Fratelli agite con forza e fermezza in attesa del Signore. Un periodo di grandi tribolazioni e afflizioni in cui grandi pericoli e imbarazzi temporali e spirituali accadranno; la carità di molti si raffredderà e l’iniquità dei malvagi abbonderà. Il potere dei demoni sarà più grande del solito, la purezza immacolata della nostra comunità religiosa e altri saranno appassiti al punto che ben pochi fra i cristiani vorranno obbedire al vero sommo Pontefice e alla Chiesa Romana con un cuore sincero e perfetta carità.
“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. Continua a leggere

Quando il cervello lascia il posto alla poltiglia, col compiacimento dell’interessato

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Segnalazione di www.unavox.it 

di Belvecchio

Più tempo passa, più ci tocca sentirne, di belle e di brutte, ma soprattutto di sceme.

Siamo in quella che un tempo era la tranquilla provincia italiana, retta e governata dal buon senso, dal rispetto per le cose semplici e da quello che fino a qualche anno fa si chiamava “timore di Dio”. Ebbene, da questa provincia non più normale, giunge notizia dell’organizzazione di una inconcepibile corbelleria, denominata “festival dell’eresia”.

[chi fosse curioso di leggere il programma, i nomi dei promotori, dei “protagonisti”, dei sostenitori e dei patrocinatori, vada sul sito dello stesso comune
http://www.comune.trivero.bi.it/on-line/Home/articolo53018466.html?largefontsize]

Di primo acchito, uno ha un sussulto, tanto è imprevista la notizia, ma poi sorride beffardo, dicendo a se stesso che dopo che è da un bel po’ di tempo che si inventano, si organizzano e si celebrano i festival più disparati, che più astrusi sono e più sono applauditi, finalmente un bel festival dell’eresia ci voleva, quasi a mettere i puntini sulle i: cos’è il ribollire nauseabondo del mondo moderno se non una sorta di rigurgito incontrollato di eresie?

Sì, è vero, si tratta soprattutto di cose storte e di brutture, ma come potrebbero prendere piede tali cose se prima l’uomo normale non avesse deciso di voltare le spalle a Dio?
Quindi “eresie”, sia nel senso di dileggio e deformazione della Fede, sia nel senso figurato: di incredibili corbellerie, profuse a piene mani da chi ha ormai rinunciato a fare uso di quella ragione concessa da Dio all’uomo, unico nel creato, proprio perché fatto a Sua immagine e somiglianza.

Ma torniamo alla provincia italiana.
Questa bella pensata è venuta in mente ad un buontempone in quel di Trivero, un piccolo paesello vicino alla cittadina di Biella, oggi capoluogo di provincia.
Trivero conta circa 6000 abitanti, ed è collocato a poco più di 700 metri di altitudine nelle Prealpi Biellesi, che fanno parte delle Alpi Pennine, nel Nord-Ovest del Piemonte.
Ci si chiede: cosa diavolo è saltato in mente a questi alpigiani di organizzare il “primo festival dell’eresia”? Saranno mica matti?

Sembrerebbe proprio di sì, ma, cerca… e trovi che lo stesso manifesto di presentazione ricorda che questo piccolo centro ebbe nel 1307 una qualche notorietà, quando sul vicino monte Rubello, detto di San Bernardo, si asserragliarono Fra’ Dolcino e i suoi, incalzati dalle truppe mandate dall’Inquisizione e fuggiti dalla vicina Valsesia che avevano occupata per farne il focolare della loro comunità eretica.

Sul monte di San Bernardo, Dolcino e i suoi resistettero invano alle truppe del vescovo di Vercelli, Raniero degli Avogadro, che insieme ad altri armati del novarese, nella Settimana Santa del 1307, mise fine alla predicazione eretica del millenarista Fra’ Dolcino; che venne giustiziato il primo giugno, dopo aver assistito al rogo della sua compagna, Margherita da Trento, e del suo luogotenente, Longino da Bergamo.

Si comprende quindi come certe menti suggestionate da questo fatto medievale, abbiano potuto inventarsi una sorta di valentia locale da ricordare, tuttavia immeritatamente, poiché, vista l’esperienza devastante vissuta nel 1300 dalla gente del luogo, la stessa vicenda di Fra’ Dolcino fu lungi dall’entrare nella loro memoria storica, almeno fino a quando, nell’800, il massone avvocato Brofferio non ebbe la bella pensata, ovviamente interessata in chiave anticattolica, di costruirci su una sorta di leggenda, debitamente corredata di spiriti e anime prave vaganti, di grotte iniziatiche e di tesori nascosti da ricercare, sia metaforicamente, sia praticamente.
Insomma, sulla disgraziata vicenda del frate invasato, finì col costruirsi un’altra ottocentesca falsa epopea libertaria, colma di invenzioni e di favole pur di nuocere alla Chiesa cattolica.

Come si fa a guardare a questa moderna iniziativa piemontese senza andare col pensiero al massone Brofferio e ai suoi sodali di allora e di oggi… affatto scomparsi in Piemonte?

Ma ritorniamo ai giorni nostri, quando leggiamo sulla presentazione di questa bella pensata, patrocinata dalle attuali autorità locali, provinciali e regionali, un breve discorrere di un certo don Luigi Ciotti, prete ultramoderno che di professione fa il lottatore continuo contro quelle che lui ritiene siano le ingiustizie contro i deboli.

Ma prima di leggere ciò che scrive don Ciotti e di renderci conto di come egli veda le cose dal suo osservatorio personale, è meglio dare un’occhiata a questa sua foto con Papa Bergoglio, dove li si vede camminare e chiacchierare mano nella mano… forse questa foto spiega qualcosa!

Don Ciotti presenta, nientemeno, che una sorta di inno all’eresia, ovviamente vista in chiave ciottiana.

Secondo lui, l’eresia sarebbe una “scelta”. E’ vero, ma egli si dimentica di aggiungere che è una “scelta personale”, il che, lungi dal richiamare la scelta del bene rispetto al male, ricorda che la “scelta personale”, fondata sul libero arbitrio di cui Dio ha dotato l’uomo, può solo allinearsi ai Comandamenti di Dio e agli insegnamenti e ai precetti della Chiesa cattolica, che è la Chiesa di Dio;  ogni altra scelta discordante è un rifiuto di Dio.
Quindi, piano con le affermazioni che sembrano intelligenti e che sono invece fuorvianti.

E lo stesso Ciotti lo confessa quando afferma che l’eretico ama la ricerca della verità più che la verità. E lo confessa senza rendersene conto, poiché lascia intendere che “ricercare” la verità, scartando quindi quella offerta da Dio tramite la Sua Chiesa, sarebbe un merito; il che è falso, anche perché o uno la verità la conosce e quindi non ha bisogno di andarla a cercare o uno non la conosce e quindi invano si affannerà a cercarla, poiché anche quando la trovasse, non conoscendola, non la riconoscerebbe.
A questo serve la Chiesa cattolica: a offrire agli uomini la Verità di Dio. Altro che andarla a cercare!

Ma don Ciotti è pervicace nei suoi errori e si permette di affermare che l’eretico – che sarebbe un buono – è colui che non si accontenta “dei saperi di seconda mano”. Ora, sfortunatamente per lui, l’insegnamento e il sapere della Chiesa cattolica sono di ben più che di seconda mano, ma di ennesima mano, eppure sono i soli saperi e i soli insegnamenti veri che l’uomo deve far suoi perché insegnati direttamente da Dio. E come insegna Gesù Cristo stesso: “chi crederà sarà salvato, chi non crederà sarà condannato” (Cfr. Mc. 16, 16).
Quindi, niente eresie, niente ricerca della verità, ma solo adesione con l’intelletto e col cuore, con l’intelligenza e la volontà, a quanto insegnato da Dio tramite la Sua Chiesa.
Chi fa l’“eretico” sarà condannato.

E se l’eretico è “chi ha il coraggio di avere più coraggio”, come dice don Ciotti, è indubbio che oggi colui che ha più coraggio, lungi dal pretendere di fare l’eretico, è chi rifiuta i discorsi degli uomini – don Ciotti compreso – per darsi tutto agli insegnamenti di Dio, fossero anche di ennesima mano.

Se questa è la presentazione dell’iniziativa, non si può dire che sia una cosa intelligente.
Sia perché tra i chiamati “protagonisti” figurano personaggi presi qua e là, tra cui un falso ecclesiastico e un falso teologo di cui non facciamo i nomi per carità cristiana; sia perché gli stessi concetti vengono ripresi e ripetuti: “promuovere un festival che rappresenti un momento di riflessione sull’eresia, intesa come scelta e ricerca di verità, sia in campo religioso, sia…”; il che può significare solo una cosa: promuovere l’errore di contro alla Verità rivelata da Dio, in nome di un superomismo titanico che è lo stesso che ha portato il mondo allo stato miserando in cui si trova oggi e che mira ad andare oltre, fino alla devastazione totale dell’uomo, della famiglia e della società.

Dio permettendo!

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