Nel monastero si realizza la perfetta società cristiana

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Segnalazione Redazione BastaBugie

La clausura è la prova vivente che accettare senza riserve di vivere pienamente il Vangelo in questo mondo è possibile (e gioioso)

di Madre Ildegarde Cabitza

(LETTURA AUTOMATICA)

C’è una funzione della vita monastica, in seno alla società, che in genere sfugge agli osservatori superficiali.
A chi ci domanda: “Cosa fate, voi, chiuse nei vostri monasteri, per cooperare all’affermazione e all’estensione del regno di Cristo?” siamo solite rispondere che al mondo diamo la nostra preghiera e il nostro sacrificio, per creare un segreto e pur reale compenso alle paurose deficienze spirituali che scavano un abisso sempre più profondo tra l’uomo e Dio.
La risposta è vera, ma non è completa. Preghiera e penitenza sono gli elementi più facilmente percepiti e più facili a comprendere dagli estranei, ma dovremmo dire con umile e ardente fierezza: “Noi siamo qui per pregare in nome dei fratelli e per offrirci ogni giorno in unione al sacrificio del Cristo, certo, ma anche per dare testimonianza vivente al Cristo, alla sua dottrina di verità”.
Ogni monastero deve essere “in signum”: il tipo ideale della perfetta società cristiana, dove i valori dello spirito hanno la precedenza assoluta su qualunque interesse umano, dove legge suprema è la carità, dove i singoli membri hanno, una volta e per sempre, creduto all’Amore, e hanno insieme, con una fede senza riserve, accettato il rischio di vivere in pieno la parola evangelica, rinunziando ai canoni della “sapienza della carne”.
A chi, anche fra i credenti, anche fra i più sinceri praticanti, il Vangelo appare nella sua pratica integrale, utopia, e le sue esigenze inconciliabili con le nostre possibilità umane, noi testimoniamo, vivendo, che nessuna dottrina potrà, mai, più perfettamente aderire al bisogno più profondo dello spirito, della stessa convivenza umana. Continua a leggere