La Massoneria tra Francescani e partiti politici
Come ha annunciato la Gran Loggia spagnola del Grande Oriente spagnolo nella sua ultima newsletter, è stato firmato un accordo di collaborazione tra la loggia massonica Maimonide di Cordova e i fratelli francescani della Croce bianca,
presenti nella città andalusa dal 1977.
L’accordo, firmato da un rappresentante della comunità massonica e da un religioso della congregazione francescana, si sostiene che avrà come scopo quello di “affrontare i bisogni più urgenti delle persone che ospita” la Casa della Famiglia di San Francesco di Assisi.
La loggia Maimonide contribuirà, “altruisticamente, con le sue risorse umane e materiali ai programmi di povertà, salute o dipendenza”.
La notizia non è stata accolta bene dai veri cattolici di Spagna, consci dell’inconciliabilità tra fede cattolica e massoneria, come ricordato dai papi degli ultimi due secoli.
Malumori di questo tipo ha causato anche in Italia la scelta della sezione umbra di Fratelli d’Italia di candidare un noto massone, già maestro venerabile di loggia.
Si tratta del commercialista camerunense Paul Dongmeza, da 37 anni in Italia.
“Vengo da una cultura sincretica e iniziatica”, ha sostenuto Dongmeza. E con questa formazione para-spirituale fu semplice per Dongmeza entrare nella Loggia massonica “Tiberi” di Perugia.
Sentito da La Nuova Bussola Quotidiana ha detto: “non sono più maestro venerabile, ma sono iscritto alla Massoneria. Del resto, non è un mistero, i giornali parlano di me”.
Dongmeza, che è il primo massone africano pubblicamente candidato in un partito di destra, ha naturalmente attirato le critiche degli stessi militanti cattolici del partito.
“Non abbiamo preclusioni. Non so se Dongmeza sia ancora affiliato”, ha detto al giornalista Andrea Zambrano il senatore Franco Zaffini, coordinatore di FdI in Umbria.
“Collabora con noi sui temi a lui cari come la cooperazione con l’Africa, dato che ha una associazione che si chiama Italia Attiva”.
Secondo il Senatore non sarebbe un problema per il partito l’eventuale affiliazione alla Massoneria di Dongmeza. “A Perugia ci sono una trentina di logge, non mi meraviglierei, ma non è materia politicamente rilevante. Si tratta di scelte private”.
Non la pensa così la leader nazionale di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che si richiama sovente alle radici cristiane (come ha fatto recentemente in Piazza San Giovanni) e si è più volte opposta a massonerie e poteri forti.
La leader di Fratelli d’Italia ha fatto della propria distanza da tutte le consorterie lobbistiche, Massoneria compresa, un imperativo della sua azione politica, imperativo confermato più volte durante le sue interviste e comizi.
Se è così, allora cosa è successo con le candidature in Umbria?
La Meloni, solitamente molto attenta e precisa, ha sbagliato un colpo? O, come sostengono alcuni sui social, è stata tenuta all’oscuro dell’affiliazione massonica di uno dei candidati umbri? Richiamarsi alla dottrina e alla tradizione cristiana implica necessariamente il rifiuto delle posizioni antropocentriche e anticattoliche della Massoneria.
Indipendentemente dalla conoscenza del caso da parte della Meloni, come è probabile, il caso rilancia il tema del reclutamento di candidati massoni nei partiti politici.
Parafrasando la richiesta della Meloni di un patto anti-inciucio, si potrebbe chiedere anche un patto pubblico per non candidare massoni nelle liste dell’intero centro-destra.
Solo così Giorgia Meloni si riprenderà da questa “mancata vigilanza da buona mater familias” e i militanti di Fratelli d’Italia potranno dormire sonni tranquilli e tenere lontani “corpi idealmente estranei alla base elettorale tradizionale” del partito in forte crescita.