L’inarrestabile ascesa dell’ipocrita morale progressista
di Riccardo Sampaolo
Fonte: Riccardo Sampaolo
Nel libro “L’ultima intervista di Pasolini” Furio Colombo e Gian Carlo Ferretti riportano le profetiche parole del marxista eretico Pier Paolo Pasolini, concesse tramite una intervista, di cui ne riporterò un estratto di seguito. Pasolini manifestò <<la sua netta opposizione nei confronti della “legalizzazione dell’aborto” nel 1975, opposizione da lui ricondotta al “senso dell’origine sacra della vita”, al legame viscerale con le “acque primordiali del ventre materno”, al richiamo di un “paradiso” naturale e prenatale>>.
Il marxista eretico insieme a cattolici e missini verrà, in questo caso, sconfitto dall’entrata in vigore della legge sull’aborto del 1978 che di fatto sancirà la non sacralità della vita sin dal concepimento.
Tale legge oltretutto arrivava dopo l’imperfetta, squilibrata, e nella prassi prevalente, antipaterna legge sul divorzio, che avrebbe poi avuto effetti nefasti sulla natalità e sulla famiglia; il tutto andava a formare una sorta di filo rosso che ci avrebbe portato all’ultimo e liberticida (art. 4, estremamente rischioso sotto il profilo della libertà di opinione) ddl Zan, fortunatamente per ora, caduto nell’oblio.
Viene quindi inaugurato con il divorzio uno Stato e una Legge che inizia ad occuparsi degli aspetti più intimi della vita delle persone (arrivando a stabilire i giorni e gli orari precisi in cui il genitore non affidatario possa vedere i figli); da lì in avanti la normazione ossessiva sarà una costante del progressismo che ci accompagnerà fino ad oggi, arrivando alle pesanti restrizioni del 2020 in cui il legittimo principio costituzionale della tutela della salute (art.32) è stato applicato con metodologia rischiosamente oscurante nei confronti di altri principi costituzionali (art. 4, diritto al lavoro e art.13, libertà personale) che di fatto gli sono risultati tendenzialmente subordinati, allontanando il tentativo di armonizzarli tra loro, e costruendo quindi una tendenziale gerarchia dei principi costituzionali.
Ritornando agli anni Settanta, questo grande desiderio di modifica antropologica del popolo italiano che doveva divenire più aperto ai nuovi costumi urbani, alla nuova sessualità liberata, all’attacco alla famiglia, alla desacralizzazione della vita, ha visto un piccolo partito fare da apripista, il Partito Radicale, e alcuni grandi accodarsi, come l’elettoralmente rilevante Partito Comunista Italiano.
Il Partito Radicale nasce nel 1955 da una scissione a sinistra del partito liberale, non ha quindi una matrice marxista, è infatti liberista in economia, libertario nel campo dei costumi e della sessualità, filoamericano; la sua principale arma sarà la continua proposizione di tematiche disarticolanti il corpo sociale (divorzio, aborto, eutanasia, legalizzazione di alcune droghe, apertura all’immigrazione).
Le tematiche radicali diverranno nel tempo le principali istanze dell’intera sinistra che quindi senza accorgersene diverra’ la cassa di risonanza di istanze non più prevalentemente operaie (che cercavano sicurezza nel P.C.I.) ma di una umanità affrancata dal vincolo, individualista, convinta di farcela da sola, che iniziava a vedere nella famiglia, nel fidanzato e nella ristretta cerchia delle amicizie un limite angusto, e veniva sempre più abbagliata dalla luce di un progressismo che reclamava opportunità per chiunque fosse stato disposto ad abbandonare la tradizione. Continua a leggere