Evasione: in Germania più evasione che in Italia
Scritto e segnalato da Antonio Amorosi
Evasione fiscale: in Italia meno evasione che in Germania ma nessuno ne parla

Scritto e segnalato da Antonio Amorosi
Evasione fiscale: in Italia meno evasione che in Germania ma nessuno ne parla
di Marcello Minenna
Quanto sta succedendo in Italia rappresenta la pietra nello stagno delle intenzioni tedesche e francesi, lo stimolo alla riflessione per un apparato Europeo che finora si è mostrato pressoché indifferente rispetto alle implicazioni economiche e sociali di una disciplina fiscale troppo rigida.
Il primo esame sarà, come a scuola, a giugno in occasione delle riunioni dell’Eurogruppo e del Consiglio Europeo sulla revisione dell’Unione Monetaria.
Ma purtroppo è difficile concentrarsi su questo, dati gli sviluppi al cardiopalma dello scenario politico italiano; sviluppi che sono fondamentalmente derivati dall’impostazione espansiva del programma di politica economica di Lega e 5 Stelle. Continua a leggere
di Luigi Tedeschi
Fonte: Italicum
La Germania domina l’Europa mediante il terrorismo finanziario, un’arma di distruzione di massa per gli stati, che comporta l’abrogazione della democrazia.
Era già tutto previsto, trattavasi comunque di una facile profezia.
Il veto di Mattarella è perfettamente coerente con una prassi inaugurata da Napolitano ed ormai consolidata, quella dei governi del presidente. Che tale prassi sia in aperto contrasto con la costituzione, che si destituiscano governi eletti dal popolo e si nominino altri governi “tecnici” su mandato della Germania e si antepongano i diktat europei alla sovranità nazionale è ormai chiaro a tutti. Si è imposto un presidenzialismo di fatto imposto dall’Europa. Ma soprattutto, nominando Cottarelli al posto di Conte, Mattarella ha compiuto una scelta di indirizzo politico che viola palesemente la costituzione italiana.
Quella dei tecnici è infatti una scelta eminentemente politica che destituisce la sovranità popolare. Così si esprimeva Marco Della Luna nel libro“Traditori al governo” (Arianna Editrice 2013), in relazione alla nomina del governo Monti da parte di Napolitano: “… Nel caso della situazione italiana, e in generale di un sistema complesso come è complesso ogni Paese, i problemi sono molti (non solo economici, ma anche sociologici, idrogeologici, legislativi), sono non chiari ma controversi nella loro individuazione e nelle loro cause; non vi è una tecnica precisa e condivisa (perché, anche all’interno della scienza tecnica economica vi sono scuole totalmente divergenti sia nell’analisi delle cause che nelle ricette, anzi il nocciolo delle scelte è tra opposti modelli economici); non si tratta solo di risolvere problemi, ma di scegliere che obiettivi perseguire, che priorità fissare, quali classi sociali tassare, quali privare di assistenza, quale modello di sviluppo (o modestamente di sopravvivenza) adottare, e forse ancor più se difendere una certa indipendenza nazionale oppure no, se accettare o respingere un’ architettura eurofinanziaria ad egemonia tedesca, come contestare e modificare l’attuale struttura dell’Eurosistema. Tutte queste scelte sono scelte prettamente politiche, non tecniche; e, in base alla Costituzione italiana e ai principi generali della democrazia rappresentativa, solo un governo politico, con un mandato popolare, può essere legittima¬mente posto a compierle. Non un tecnico o un governo di tecnici. E infatti il governo Monti ha compiuto, con l’avallo esplicito e ripetuto di Napolitano, una serie di scelte pesantemente politiche, ideologiche, classiste, e ben poco “tecniche”. La tesi del governo dei tecnici è un balla per coprire una palese e fondamentale in¬costituzionalità, non sanabile a posteriori da un voto parlamentare, tanto più che i parlamentari e i partiti non erano liberi e sereni, ma erano tenuti sotto varie minacce, interne ed esterne, dallo spread allo scioglimento anticipato prima della maturazione della pensione”. Continua a leggere
di Alberto Negri
Fonte: Alberto Negri
Cacciato dalla porta del Quirinale, il populismo italico potrebbe trasformarsi in una scomposta ondata nazionalista senza precedenti in un Paese che per altro ha sempre dimostrato uno scarso attaccamento alla bandiera e uno assai maggiore al portafoglio, che oggi langue. Il Mattarella in testa a Paolo Savona, un anziano e stimato signore che si è fatto strumentalizzare dal furbetto Matteo Salvini, è stato un colpo da maestro per respingere, almeno per il momento, i Cinquestelle dalla stanza dei bottoni, ma potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Tornare alla caduta di Gheddafi per capire
L’Italia resta un Paese vulnerabile dentro e soprattutto fuori, sui mercati e in politica estera. Vulnerabile anche alle tesi di un complotto internazionale dell’establishment europeo e interno a difesa dell’euro, citato a volte a sproposito come il padre di tutti i guai italiani. Ma un colpevole bisogna pur sempre trovarlo per giustificare la nostra insipienza. Non c’è nessun complotto, per il momento, ma l’evidenza dei fatti. L’Italia è un Paese fragile da quando nel 2011 Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti decisero di far fuori il Colonnello Gheddafi, il suo più importante alleato nel Mediterraneo che soltanto sei mesi prima, il 30 agosto 2010, aveva ricevuto in pompa magna a Roma firmando contratti per decine di miliardi e affidandosi al raìs per il controllo dei flussi migratori. Non solo l’Italia non lo ha difeso ma lo ha bombardato cedendo ai ricatti dei suoi alleati della Nato che minacciavano di colpire i terminali dell’Eni.
E’ stata la maggiore sconfitta dell’Italia dalla seconda guerra mondiale. Le conseguenze sono state devastanti: perdite in denaro colossali e un’ondata migratoria che, anno dopo anno, ha destabilizzato il quadro politico del Paese. Da quel 2011 gli alleati e concorrenti dell’Italia hanno minato i nostri interessi lasciandoci soli e allo sbando. Mentre ieri a Roma si consumava la crisi politica più lacerante degli ultimi anni, Emmanuel Macron ha convocato per domani a Parigi una conferenza internazionale sulla Libia che “si svolgerà sotto l’egida delle Nazioni Unite” per fissare la data delle elezioni. Continua a leggere
di Maurizio Blondet
Fonte: Maurizio Blondet
In poche ore, sotto il golpe, abbiamo imparato alcune verità fondamentali che questi avevano nascosto, fino a renderle vaghe alla nostra coscienza.
Che la Giustizia è una necessità radicale scritta nel cuore dell’uomo, non nei codici. Non nelle leggi positive. Sappiamo di aver subito una ingiustizia, qualunque cosa dicano la loro costituzione, i loro codici, le loro invenzioni “legali” – o le loro tv e giornali. Diventare coscienti di questa divaricazione, è la prima maturazione politica: avere sete di giustizia, volontà di riscattare la Giustizia tradita dalle istituzioni.
Abbiamo imparato che “sovranità nazionale” e “libertà politica” sono la stessa cosa, che “populismo” è vera democrazia nel senso forte – potere del popolo e quella che loro chiamano democrazia è una menzogna dell’oligarchia plutocratica transnazionale. Nell’interesse degli stranieri.
Abbiamo imparato che “Legalità” è priva di Legittimità. Che la “Legalità” vigente è profondamente illegittima,ossia delinquenziale. Spiegare la differenza tra legalità e legittimità, richiederebbe pagine di filosofia politica: ma lo abbiamo imparato sulla nostra carne, in poche ore, e sappiamo, sentiamo, che oggi viviamo oppressi sotto la loro “legalità”.
Abbiamo imparato che la Libertà è una esigenza umana solenne e severa, che nulla ha a che vedere con le “libertà” che ci hanno regalato loro, con le loro ideologie liberiste e libertarie e “trasgressive”, i “diritti lgbt”, le nozze gay, la marijuana libera, la scelta eutanasia. Cominciamo a intuire che la Libertà, quella vera, ci è stata tolta nel mentre ci davano queste false che a loro costavano niente – che bisogna lottare per riconquistare la libertà, perché non è gratis. Tutti i libertarismi e liberismi, sono le ideologie del padrone che ci opprime: io loro media, tutti uguali, ci stanno in queste ore predicando che dobbiamo obbedire ai “mercati”, è perché sono loro che ci prestano i soldi per pagare il debito. Il debito che hanno fatto i nostri kapò.
I tedeschi hanno sciolto i Dobermann. E i Kapò.
Abbiamo imparato che la Unione Europea non è una riunione di popoli liberi e uguali, con pari diritti e doveri., E’ un lager tedesco. E appena abbiamo provato a proporci di uscirne, loro hanno elettrificato i reticolati, sciolto i doberman e distribuito i bastoni ai kapò italiani, perché punissero questi “insolenti”, disciplinassero a bastonate questi “mendicanti scrocconi” che osano ribellarsi.
Abbiamo imparato la Fraternità. Ritrovato una Fraternità politica di cui fino a ieri ci credevamo incapaci: “grillini” coi “leghisti”, meridionali insieme ai settentrionali, “giovani” che trovano in un vecchio di 81 anni la loro bandiera, prodromo speriamo di un fraternità fra generazioni. Fraternità politica, consapevole che ci è stata tolta la libertà e che bisogna essere e rimanere uniti per riconquistarla.
Noi “fratelli” non siamo la maggioranza del paese, non ci illudiamo nemmeno un attimo. Ma siamo la minoranza viva e consapevole fra la massa di zombi da discoteca e da cocaina. Siamo il Terzo Stato sveglio tra le amorfe masse gelatinose del Quinto Stato senza coscienza, senza capacità di organizzazione perché votato a obbedire ai propri impulsi primari, sesso droga rock,n,roll, esistenze sub-umane e corpuscolari.
Gli “americani” non ci aiuteranno
Qualche stimabile amico complottista aveva dato per certo che l’ascesa di Lega e M5S avesse “l’imprimatur di Washington e Londra”. Con argomenti e indizi molto interessanti.
Gli angloamericani giocano la carta M5S-Lega puntando alla Germanexit
Tendo tuttavia a dissentire, almeno in parte. “Washington” non è più un termine che denota un potere unitario. Steve Bannon non è alla Casa Bianca, e l’ambasciatore Eisenberg (Goldman Sachs) ha ricevuto sì Salvini e Di Maio, ma per metterli in guardia dal pendere verso Putin. La lobby ebraica vuole portare l’Occidente alla guerra contro l’Iran.
Non deve sfuggire l’opposizione feroce, anzi delirante, degli esponenti italiani dell’ebraismo al progetto di governo Lega-Salvini.
Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio – l’organo dei più faziosi neocon disponibili fra noi – e Premio Menora 2017, ha da ultimo inventato questa menzogna calunniosa:
E’ la stessa mezogna che stano ripetendo in queste ore le radio e i giornali liberisti e libertari, dal Corriere a Radio Radicale. E’ menzogna che un lieve e momentaneo aumento dello spread (che oggi, Draghi farà scendere per mostrare che Cottarelli ci salva) si traduca in un aggravio diretto della spesa pubblica. E’ una menzogna non solo senza fondamento, ma configura i reati di aggiotaggio e manipolazione del mercato.
ma abbiamo imparato che la “legalità” non viene opposta a chi fa parte della Ingiustizia. A loro è permesso tutto.
Ancor più rivelatrice la sprezzante contrarietà di Gad Lerner:
Al posto di #Mattarella prenderei in considerazione l’idea di rassegnare le dimissioni, affinché la nuova maggioranza penta-fascio-leghista possa eleggere al Quirinale il papà di Di Battista o Calderoli o chissà chi. Ma si rende conto #PaoloSavona della compagnia in cui è finito?
https://twitter.com/gadlernertweet/status/1000626094729519104
Poiché non è intelligente (è la smentita incarnata al mito che gli ebrei siano tutti intelligenti; lui è solo ben ammanicato, tanto che gli danno programmi in prima serata sulla Rai di Stato), Gad Lerner – fa qui in pieno il “difensore della razza”. Sua. Esibisce in tre righe, senza vergogna e senza scrupoli, il suo razzismo ebraico e genocida: spregio e sputi sui goym e gli animali parlanti della maggioranza “penta-fascio-leghista”, e l’invito a Paolo Savona: come hai fatto tu, ebreo, a metterti dalla parte degli italiani esseri inferiori alla nostra razza? Hai mancato alla solidarietà razziale.
Anche questo abbiamo imparato.
Stavo dimenticando: Federico Fubini, sul Corriere, il più deciso a diffondere il panico e fake news sul governo 5Stelle-Lega, “Faremo la fine dell’Argentina”, pagheremo di più il muto, eccetera:
Il prozio Renzo Fubini, andato in Usa con una borsa della Rockefeller Foundation, ha lavorato a Wall Street…
Segnalazione di M.T.
di Marco Tosatti
Pezzo Grosso – che ha contatti importanti da questa e dall’altra parte del Tevere – adombra un’ipotesi inquietante, e cioè che dalla Santa Sede sia stato comunicato al Quirinale un messaggio di appoggio per l’operazione di forzatura costituzionale tesa a far fallire l’ipotesi di un governo Lega-M5S, che disponeva di una solida maggioranza parlamentare. Se si tiene conto delle dichiarazioni del presidente della CEI Bassetti, di quelle del segretario generale Galantino e del fondo del direttore di Avvenire, Tarquinio, che di quest’ultimo è una delle espressioni giornalistiche e mediatiche, e i tweet di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, la voce o ipotesi, chiamatela come volete, è assolutamente plausibile. Perfettamente in linea con la politica di contiguità adottata dal vertice dei vescovi verso Renzi, il PD, e la sinistra in generale; il nuovo collateralismo. Ma vediamo che cosa scrive al proposito Pezzo Grosso.
“Devo dichiarare che dopo il cosiddetto governo del presidente di Napolitano nel 2011,io intesi chiaro il messaggio: le elezioni servono esclusivamente a misurare la maturità politica di un popolo. Se questo popolo dimostra immaturità, va aiutato a non fare errori. Il governo europeo del manifesto di Ventotene applicato in pratica. Continua a leggere
Scritto e segnalato da Antonio Socci, “Lo Straniero”
Il film che va in onda in questi giorni ha dell’incredibile. La Germania lamenta le intollerabili interferenze degli elettori italiani (tramite Lega e M5S) nella formazione del nuovo governo di Roma a cui – a quanto pare – provvedono da Berlino, come si fa con una colonia.
Infatti da Berlino fanno sapere che non tollerano ministri a loro sgraditi. E’ tutto alla luce del sole, basta leggere i giornali.
E’ scandalizzata la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” per l’insubordinazione degli italiani verso i tedeschi: “L’Italia vuole un nemico della Germania al governo”.
Dove per “nemico della Germania” s’intende semplicemente un economista che vuole difendere l’interesse nazionale italiano ed è critico con la prepotenza tedesca. Dobbiamo stare, da sudditi, sotto lo stivale teutonico e baciarlo pure?
La “Sueddeustche Zeitung” esalta esplicitamente Mattarella che – a loro dire – starebbe subendo l’assedio degli elettori italiani: “mai prima d’ora un presidente della Repubblica è stato messo così sotto pressione come in questi giorni dai due partiti” i quali “si ostinano sul nome dell’eurocritico radicale Paolo Savona”.
A sentire loro non è la UE, specie i tedeschi, a esercitare una intollerabile pressione su un Capo di Stato italiano, ma a premere indebitamente sarebbero i partiti più votati dagli italiani che semplicemente fanno il governo in base alla Costituzione. Come se Mattarella fosse al Quirinale per rappresentare la UE (cioè la Germania).
Ma è possibile che Mattarella invece di riconoscere la volontà degli elettori italiani si faccia portavoce dei diktat che arrivano da Berlino?
Si spera che non sia così. Ma si capisce bene quello che sta accadendo quando si legge il quirinalista della “Stampa” Ugo Magri – molto mattarelliano – il quale scrive: “è certo che Mattarella abbia sollevato il caso del nuovo libro di Savona che dà fondo a tuti i sentimenti anti-germanici del suo autore, e accusa i tedeschi di mire egemoniche paragonabili a quelle hitleriane”.
E c’è da riflettere quando Matteo Salvini dice: “E’ pazzia, è pura follia far saltare tutto perché Paolo Savona non piace alla Merkel, perché ha osato criticare la Germania in un suo libro”.
Col pieno e significativo sostegno di Giorgia Meloni, in questa battaglia per l’indipendenza nazionale, Salvini ha giustamente tuonato: “Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell’Economia che vada bene a loro? No, grazie! Prima gli italiani”.
Salvini ragiona col buon senso e con la dignità che dovrebbe avere ogni leader politico, come se fossimo in un Paese dove il popolo italiano è ancora sovrano, secondo l’articolo 1 della Costituzione.
Ma evidentemente in questi anni in Italia si è silenziosamente dimenticato il pilastro della Costituzione – definendolo sprezzantemente sovranismo – e si è lasciato che gli stranieri spadroneggiassero.
Così ora la Germania si sente in diritto darci ordini. E la tecnocrazia della UE, nei giorni scorsi, si è sentita in diritto di lanciare all’Italia i suoi avvertimenti preventivi.
Senza che le più alte cariche dello Stato si siano sentite in dovere di difendere la dignità e l’indipendenza dell’Italia che fra l’altro è una delle maggiori potenze industriali del mondo.
Per nessun paese europeo si è vista una tale interferenza straniera (per non dire delle insolenze che la stampa tedesca rovescia su di noi).
Anzi, Mattarella, invece di insorgere per queste intollerabili ingerenze di UE e Germania, sembra farsi loro portavoce e – rovesciando la frittata – accusa di imporre “diktat” non le potenze straniere e l’UE, ma la Lega che semplicemente – in base al voto ricevuto dagli italiani – ha indicato Paolo Savona per il ministero del Tesoro.
Sembra la situazione descritta dal Manzoni nei “Promessi sposi”. Dopo il prepotente diktat di don Rodrigo – che tramite due bravi aveva ordinato: “questo matrimonio non s’ha da fare” – don Abbondio cominciò a inventare scuse, rifiutandosi di sposare Renzo e Lucia per obbedire all’arrogante signorotto.
I due giovani escogitarono così un modo per aggirare l’incomprensibile veto del pretino pauroso, ma don Abbondio scatenò il finimondo accusando di prepotenza Renzo e Lucia.
Il Manzoni commenta:
“In mezzo a questo serra serra, non possiam lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo, che strepitava di notte in casa altrui,
che vi s’era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l’apparenza d’un oppressore; eppure, alla fin de’ fatti, era l’oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo…”.
E’ ormai chiaro che qui c’è in gioco molto più di un semplice ministero e molto più di una riforma della UE come quella prospettata da Savona (tutti gli esperti, consapevoli della situazione, sanno che occorre cambiare), ma c’è in gioco la nostra stessa sovranità nazionale.
Mattarella rischia di assumersi la gravissima responsabilità non solo di affondare un governo, ma anche di trascinare la presidenza della repubblica nella contesa politica e quindi in una gravissima crisi istituzionale.
Una volta che il Quirinale entra nella contesa politica qualcuno potrebbe perfino sostenere che si sta sottomettendo lo Stato italiano al diktat di potenze straniere.
Come presidente Mattarella ha giurato con queste parole: “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione”. Lui sa bene che ciò significa fedele alla Repubblica italiana e non a quella tedesca. Sa bene di dover essere custode della Costituzione italiana non dei voleri della Merkel.
Come ha detto un economista francese (peraltro europeista) la Germania, dopo aver distrutto l’economia in Europa, sta rischiando di distruggere anche la democrazia. Loro “consentono” di cambiare i governi, ma mai le politiche. E questo – lamenta quell’economista – segnerà la fine dell’euro.
Antonio Socci
Da “Libero”, 27 maggio 2018
Nella foto: Silvestro Lega, Bersaglieri con prigionieri austriaci nelle guerre d’indipendenza (1861)
Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”
Twitter: @AntonioSocci1
di Fulvio Scaglione
Fonte: linkiesta
Mentre l’Italietta bon ton se la spassa discettando di populismo e sovranismo, l’Impero colpisce ancora. Mike Pompeo, il segretario di Stato venuto dalla Cia (dove lascia, come nuovo capo, tale Gina Haspel, ai tempi neocon molto attiva nelle torture e ora infatti confermata in carica con i voti decisivi dei Democratici), annuncia contro l’Iran “le sanzioni più dure della storia”, che potrebbero essere annullate solo se gli ayatollah prendessero gli opportuni provvedimenti. Tipo sparire dalla faccia della terra o convertirsi al buddismo. Alla base del dissidio con l’Iran c’è, com’è noto, l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 da Usa, Ue, Russia e Onu. Per quasi tutto il mondo l’accordo funziona e, come minimo, ha sbarrato all’Iran la strada verso il nucleare militare per 15-20 anni. Per tre Paesi è invece un pericoloso disastro. Tre contro tutti, ma nei tre, accanto a Israele e Arabia Saudita, c’è l’Impero, quindi il tavolo salta. Brutto ma gli imperi fanno così.
Nello stesso discorso, però, Pompeo a nome dell’amministrazione americana ha spiegato con chiarezza la sorte che attende noi: “Capiamo le difficoltà finanziarie ed economiche che ciò impone ai nostri amici, ma dovete sapere che riterremo responsabile chi farà affari proibiti con l’Iran. So che gli europei vogliono conservare l’accordo nucleare ma ora sanno qual è la nostra posizione”.
È bellissimo. Perché Pompeo, quando parla di “affari proibiti”, intende gli affari proibiti dagli Usa e dalle sanzioni da loro decise, non affari illeciti o criminali in assoluto. 5 miliardi di effettivo interscambio commerciale, altri 25 tra protocolli e intese già firmati e da implementare. Per dare un’idea: 30 miliardi era il valore della Legge di stabilità italiana del 2018.
Si tratta di un piccolo paese della Germania dell’est completamente in mano all’estrema destra. Un esempio di un fenomeno sempre più in crescita che spaventa i servizi segreti tedeschi
di Eugenia Fiore
Il villaggio di Jamel, nell’estremo nordest della Germania, sembra un’isola felice di hippie.
Le persone, il verde, le mucche che pascolano e gli uccellini. Ma il villaggio di Jamel, in realtà, è uno dei più grandi covi di neonazisti del Paese. E forse uno di quelli che spaventa di più. Tutto ruota attraverso una cooperativa agricola specializzata nella coltivazione di frutta e ortaggi biologici non trattati e nell’allevamento di razze suine e bovine. Continua a leggere
NON E’ UNA BARZELLETTA. POVERO S. FRANCESCO! (n.d.r.)
Assisi, Angela Merkel riceve la Lampada della Pace di San Francesco: “Pacifica convivenza dei popoli”. La cancellerie tedesca insignita quest’oggi dell’ambizioso riconoscimento
12 MAGGIO 2018 DAVIDE GIANCRISTOFARO ALBERTI
Angela Merkel ad Assisi per la Lampada della Pace – Twitter
C’era anche il Presidente del del Consiglio, Paolo Gentiloni, oggi ad Assisi, per la premiazione di Angela Merkel. La cancelleria tedesca ha ricevuto un ambito riconoscimento, La Lampada della Pace di San Francesco, assegnato a chi si distingue nel campo della pace. I due leader di Italia e Germania sono stati protagonisti di un breve scambio di battute. «Grazie per la collaborazione che c’è stata tra i nostri Paesi in questo periodo», le parole del politico italiano alla Merkel, che a sua volta ha replicato: «Grazie Paolo, ho lavorato bene con te». La Chiesa, come scrive La Repubblica, negli ultimi anni ha iniziato a vedere la Germania non solo come un paese che punta a salvaguardare la propria tradizione nazionale, ma anche come una nazione impegnata nella difesa del clima e dello stato sociale, con un occhio di riguardo nei confronti dei migranti. Il Papa ha incontrato per sei volte la cancelleria, e in una visita le ha donato una medaglia raffigurante San Martino che si toglie il proprio mantello per coprire un povero. (aggiornamento di Davide Giancristofaro) Continua a leggere
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