“Inattuabile” è la narrativa sovranista o quella europeista?
di Maurizio Blondet
Fonte: Maurizio Blondet
Dunque Mattarella, a nome di un’oligarchia parassitaria che ha sfasciato economicamente il Paese con il suo servilismo a Berlino, ha messo in guardia in guardia noi cittadini e i nostri eletti contro “la narrativa sovranista” – e che fa? Subito dopo attacca con la nota “narrativa europeista”: superare i particolarismi, nessun paese ce la può far da solo, “ci vuole più integrazione” eccetera.
Bisogna che finalmente lui e quelli che ripetono questa solfa invecchiata, prendano in mano un libro, finalmente, che li aiuti a capire quanto la loro “narrativa” è fantastica e lontana dalla realtà.
Il libro può essere quello dell’ordinario di Politica Monetaria e Fiscale dell’università di Siena, Sergio Cesaratto , “Chi non rispetta le regole? Italia e Germania, doppie morali dell’euro” (Imprimatur, 124 pagine, 14 euro).
Il libro dimostra proprio quel che dice nel titolo, che la Germania infrange costantemente, e sempre a proprio vantaggio, le regole di una unione monetaria; che impone normative assurde, che avvicinano la destabilizzazione delle economie deboli, invece di scongiurarle; che vuole “ottenere la disciplina” dei paesi con alto debito, come l’Italia, “accrescendone la possibilità di una crisi finanziaria”, e pretende di “stabilizzare i mercati avvicinando il loro breaking point”, come ha scritto Walter Munchau del Financial Times, quindi è persino negativo a conseguire i fini che si propone, il risanamento e la prosperità.
Si tratta di capire che la Germania, “ossessionata dalle sofferenze bancarie” italiane, ha banche che, insieme alle francesi, hanno in pancia titoli tossici derivati per 6899 miliardi, ossia 12 volte le nostre sofferenze. L’Europa sembra avere una sola necessità e urgenza: come costringere l’Italia a ridurre il suo debito pubblico, facendo capire ai mercati che siamo potenzialmente insolventi (e quindi dovrebbero esigere da noi interessi più alti), quando in realtà da quasi 30 anni l’Italia mantiene un avanzo primario, ossia le sue entrate tributarie sono superiori alle spese per la pubblica amministrazione (una volta dedotti gli interessi passivi sul debito). Continua a leggere