Politica fluida e conservatori bolsi: così l’ideologia woke travolge l’Europa

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L’EDITORIALE – su Affaritaliani.it di oggi

di Matteo Castagna
A fronte di una galassia conservatrice sempre più fiacca divampa l’ideologia woke: il totalitarismo culturale che banna tutto ciò che non è politically correct
Politica e ideologia woke, “se i conservatori non si svegliano dal torpore dovremo soccombere al delirio transumano progressista”: il commento 
Nell’agone politico, destra e sinistra nascono con la Rivoluzione Francese nel 1789. Il filosofo francese Marchel Gauchet scrive che “coloro i quali tenevano al re e alla religione si erano messi alla destra del presidente per sfuggire ai discorsi, alle indecenze e alle urla che avevano luogo nella parte opposta, dove stava la componente rivoluzionaria”.
Nel periodo della Restaurazione, in Francia e poi in Europa, la destra era occupata dai monarchici cattolici contro-rivoluzionari, mentre dalla parte opposta vi erano coloro che intendevano sovvertire l’ordine morale, sociale e politico, ovvero i giacobini anticattolici e anticlericali. Nel XX secolo, la sinistra era rappresentata dai social-comunisti, mentre la destra dai monarchici e dai fascisti. Ci furono ulteriori sfumature, che inglobavano i liberali e i cattolici, a seconda delle circostanze storiche. Nel XXI secolo non ha più senso parlare di “destra e sinistra” perché le ideologie che le reggevano sono sostanzialmente morte.
Nel XXI secolo si parla di posizioni conservatrici e patriottiche per quella che fu, storicamente, la destra, e di progressiste e globaliste per quella che fu la sinistra. Ad eccezione delle posizioni radicali, che non sono rappresentate in Parlamento, almeno in Italia, la globalizzazione viene accettata da tutto l’arco costituzionale e tutti si dichiarano liberali, liberisti e libertari.
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Per cui sfumano le differenze tra le due parti, soprattutto sul piano economico (tutti liberisti) e morale (tutti libertari). Questa situazione si è creata perché il modello imposto dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale, è stato quello anglo-americano, con una decisiva accelerata dopo il crollo del muro di Berlino, nel 1989. Possiamo, dunque, parlare di evoluzioni e involuzioni nel tempo, del pensiero e dell’azione di entrambe le parti. Le crisi, generalmente, sono le cause dei cambiamenti. Le guerre sono i mezzi con cui si impongono i nuovi ordini/disordini. Il maggior potere possibile sul mondo è il grande Vitello d’Oro, il fine degli avidi e dei corrotti.
Oggi, osserviamo una politica fluida come la società, ove tra i conservatori prendono posizione tre corpi estranei, che ne riducono l’efficacia subordinando lo schieramento ai paradigmi dei progressisti, ridimensionando l’orizzonte valoriale: i liberali, gli anticattolici, gli opportunisti globalisti, che potrebbero tranquillamente cambiare casacca, senza colpo ferire. Anche tra i globalisti, buona parte della componente liberale e ex democristiana, figlia del modernismo, è trasformista per stipendi e privilegi, ma a livello culturale e sociale si sta imponendo una nuova ideologia che, progressivamente costituirà il bagaglio elettorale dei globalisti, ovvero del partito Radicale di massa.
Al momento, dalla parte opposta, si notano le pesanti infiltrazioni di questa wéltanschauung che oscura il sovranismo e l’identità e affievolisce la Tradizione, che dovrebbe costituire la solida roccia sulla quale basare la filosofia, l’economia e l’azione politiche. “La destra è sempre tradizione – ha scritto recentemente Marcello Veneziani – ho un’idea diversa da quella irregimentata nell’establishment italo-euro-atlantico, che include anche la destra di governo”.(cfr. Barbadillo, 7/4/2023)
Dunque, a fronte di una galassia conservatrice fiacca un po’ confusa, ha gioco più facile la nuova ideologia, costola del globalismo, che, come per il movimento sovversivo del 1968 muove i primi passi nelle Università francesi ma giunge dagli Stati Uniti. Si definisce “cultura woke“.
“La woke culture è inoltre il substrato della call-out culture (molto vicina alla più nota cancel culture) – scrive il giornalista ed esperto di comunicazione Andrea Zanini su Formiche del 06/12/2021 –  ossia la minacciosa e spesso violenta censura nei confronti di soggetti ritenuti colpevoli di idee e comportamenti disallineati da valori considerati progressisti e, più in generale, politicamente corretti; sono infatti molteplici i casi in cui attivisti woke hanno ostracizzato professori e accademici impedendogli di parlare ad eventi pubblici, manipolandone le dichiarazioni e proscrivendoli sui social e sui media tradizionali, fino ad arrivare, in alcuni casi, a provocarne le dimissioni”.
La nuova “ghigliottina woke” è l’isolamento assoluto dell’uomo della tradizione, che non avrà mai alcuna difesa da parte di quei Conservatori bolsi, che pensano solo agli affari e si vendono al miglior acquirente. Questo fenomeno sta pericolosamente dilagando nelle università americane, laddove woke è sinonimo di vigile allerta nella lotta contro le “ingiustizie della maggioritaria e prepotente cultura dei maschi bianchi”, che penalizzerebbero gli afroamericani, le donne, le identità sessuali diverse da quelle categorizzate biologicamente e via dicendo. Nelle teorizzazioni più estreme gli ideologi della woke culture affermano addirittura l’inutilità della lettura di testi o della fruizione di opere di autori non conformi ai canoni woke.

Zanini prosegue nello spiegare questo inquietante scenario: “Un altro requisito di questo totalitarismo culturale è la pretesa che siano gli studenti a decidere che cosa studiare. E’ la negazione della fondamentale figura del maestro, colui che per studi ed esperienza ha titolo ad insegnare…”. E’ evidente a tutti che, nel mondo dominato dai social media, qualsiasi mitomane possa, grottescamente, laurearsi su Facebook. Al voto si sostituirebbe il numero di like…

C’è infine un elemento che rappresenta il vero il cavallo di Troia della woke culture, ossia la pretesa di voler difendere dalla cultura dominante dei maschi bianchi le culture oppresse, ghettizzate e negate, un obiettivo sul quale liberali progressisti non possono che concordare. Peccato che gli assunti e i metodi della woke culture portino alla società dell’assurdo, del caos e della follia. Il problema è che di fronte a questa minaccia, una società dalla pancia piena, quasi totalmente apatica e paurosa come quella occidentale, non riesca a reagire.

I conservatori, troppo spesso appiattiti su questa decadenza o in altre faccende affaccendati, dovrebbero riflettere sulle loro responsabilità verso i figli d’Europa, che non possono avere come modello i Ferragnez, Bello Figo o i Maneskin, senza cadere nella peggiore decadenza, mai vista nella storica culla della Civitas Christiana.

 

La solidarietà verso gli immigrati non è un obbligo morale

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2022/11/14/la-solidarieta-verso-gli-immigrati-non-e-un-obbligo-morale/

LA “CIVILTÀ” DELLA SOLIDARIETÀ IMMIGRAZIONISTA DELLE SINISTRE, NON È ALTRO CHE IL COMPIMENTO DEL TERZO “VALORE” DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE, QUELLO PIÙ UTOPICO DELLA “FRATERNITÉ” SENZA IL CRISTIANESIMO

La parola solidarietà viene, spesso, abusata o utilizzata a sproposito per far apparire il Cattolicesimo come una grande O.N.G. (Organizzazione Non Governativa) col fine di favorire il mondialismo. Questa è la versione social-democratica del Magistero della Chiesa. L’interpretazione centrista è, altresì, ancor più incline ad un buonismo che afferisce all’umanesimo integrale, tanto sbandierato dai liberali, che non riconosce alcun ruolo a Dio, quanto ad un’etica materialista della comune famiglia globale.

La solidarietà come pseudo-virtù è un’invenzione del positivismo ottocentesco, e di August Comte in particolare, per il quale la solidarietà è “l’intrinseca e totale dipendenza di ogni uomo dalle precedenti generazioni” , in una prospettiva totalmente deterministica, che non gli riconosce alcuna libertà.

Il problema di entrambe le ideologie, che spesso hanno radici e caratteristiche che si incrociano, come, del resto, il progressismo marxista e il conservatorismo liberista, in tema di immigrazione di massa, è che dimenticano o rifiutano il destino soprannaturale degli esseri umani.

Il lavoro illuminista, fatto proprio dalle logge massoniche, è stato quello di convincere, nell’arco di almeno tre secoli, il mondo che vi possa essere una solidarietà senza carità, ossia la filantropia senza Dio, propria dei nemici di Cristo e della Chiesa. Questa confusione terminologica e fattuale è così intrinsecamente perversa da essere riuscita, nel tempo, a traghettare nel suo campo molti cattolici in buona fede.

Del resto, è risaputo che i figli del serpente sono più scaltri dei figli della Luce. Il grande G.K. Chesterton mise in guardia, a pieno titolo, dall’ambiguità, che porta sempre al male.

E’ per evitare spiacevoli equivoci che il Magistero ecclesiastico è intervenuto per fare chiarezza.Il primo di tali perniciosi errori, oggi largamente diffuso, è la dimenticanza di quella legge umana di solidarietà e carità, che viene dettata e imposta sia dalla comunanza di origine e dalla eguaglianza della natura razionale in tutti gli uomini, a qualsiasi popolo appartengano, sia dal sacrificio di redenzione offerto da Gesù Cristo sull’ara della Croce al Padre suo celeste in favore dell’umanità peccatrice” (Pio XII, Lettera enciclica Summi pontificatus, n. 15).

Nella sfera sociale la carità è “un’amicizia tra Dio e l’uomo [che] suppone necessariamente la Grazia che ci fa figli di Dio ed eredi della gloria (Padre Antonio Royo Marìn, Teologia della perfezione cristiana, Edizioni Paoline, Torino 1987, p. 602).

Dopo Dio, occorre amare il bene spirituale dell’anima propria e di quella del prossimo, più che il nostro e altrui bene corporale. Solo se riferita al suo oggetto primo, cioè a Dio, la carità è veramente tale perché “senza la Fede è impossibile piacere a Dio” (San Paolo, Lettera agli Ebrei, II,6).

La solidarietà riguarda, dunque, i beni spirituali, molto di più di quelli materiali, come il venerabile Papa Pio XII spiega mirabilmente nella costituzione apostolica Exsul Familia del 1° agosto 1952.

Quanto alla carità sociale internazionale, quale principio della dottrina sociale della Chiesa enunciato dal Magistero di Pio XI, nella meravigliosa enciclica Quadragesimo anno (n. 87-88) rientra la “solidarietà delle nazioni”, per cui Pio XII giustifica il principio dell’intervento armato a difesa di un altro popolo ingiustamente aggredito, che non sia in grado di difendersi da solo. Ma, “nessuno Stato ha l’obbligo di assistere l’altro, se per questo deve andare in rovina o compiere sacrifici, sproporzionatamente gravi” (Padre Eberhard Welty o.p. vol. II, pag. 404).

Un popolo minacciato o già vittima di una ingiusta aggressione, se vuole pensare ed agire cristianamente, non può rimanere in una indifferenza passiva; tanto più la solidarietà della famiglia dei popoli interdice agli altri di comportarsi come semplici spettatori in un atteggiamento d’impassibile neutralità. […] Ciò è così vero, che né la sola considerazione dei dolori e dei mali derivanti dalla guerra, nè l’accurata dosatura dell’azione e del vantaggio valgono finalmente a determinare, se è moralmente lecito, od anche in talune circostanze concrete obbligatorio (sempre che vi sia probabilità fondata di buon successo) di respingere con la forza l’aggressore. […] La sicurezza che tale dovere non rimarrà inadempiuto, servirà a scoraggiare l’aggressore e quindi ad evitare la guerra, o almeno, nella peggiore ipotesi, ad abbreviarne le sofferenze” (Pio XII, Radiomessaggio natalizio 1948).

Secondo il prof. Roberto de Mattei la civiltà della solidarietà, cui si richiama la nuova sinistra, altro non sarebbe che il compimento del “terzo valore della Rivoluzione, quello più utopico della fraternité”, l’inveramento della triade giacobina di liberté, egalité e fraternité nella prospettiva naturalistica e totalmente secolarizzata della cosiddetta società multietnica e multireligiosa.

Questa solidarietà consisterebbe nella coscienza di una progressiva convergenza sociale dell’umanità verso un futuro unitario, verso un mondo caratterizzato dall’interdipendenza sempre più stretta dei rapporti sociali. […] L’etica della solidarietà, intesa come pura etica relazionale, porterebbe come conseguenza necessaria la realizzazione dell’uguaglianza assoluta e anche dell’assoluta libertà nel regno della fratellanza. […] Queste teorie ricevono conferma ideologica dalle sponde del progressismo cattolico, dove un teorico della solidarietà quale Josef Tischner ci presenta l’uomo non come persona individuata e distinta, ma come ente confuso in una “complessa rete relazionale” (1900-2000 Due sogni si succedono la costruzione la distruzioneEdizioni Fiducia, Roma 1990, pp. 121 e 122).

Oggi si tace il fatto che il Magistero della Chiesa pone dei limiti all’accoglienza verso gli stranieri ed al diritto naturale di emigrare, inteso come l’inalienabile volontà di interagire con altri popoli, secondo i principi di legalità e reciprocità di rispetto e dignità.

Nessuno parla mai del dovere di carità cristiana e solidarietà di comportamento nel cercare e rimuovere le cause che provocano la necessità di trasferirsi in massa in un nuovo Continente.Nessuno Stato, in forza del diritto di sovranità, può opporsi in modo assoluto a una tale circolazione, ma non gli è interdetto di sottoporre l’esodo degli emigranti o l’ammissione degli immigrati a determinate condizioni richieste dalla cura degli interessi, che è suo ufficio tutelare” (AA.VV., Codice di morale internazionale, La civiltà cattolica, Roma 1943, pp. 53-54).

Una politica di puro protezionismo o di egoismo nazionalistico o etnico non è invece ammissibile.Il Creatore dell’Universo, infatti, ha creato tutte le cose in primo luogo ad utilità di tutti; perciò il dominio delle singole nazioni, benché debba essere rispettato, non può venir tanto esagerato che, mentre in qualsivoglia luogo la terra offre abbondanza di nutrimento per tutti, per motivi non sufficienti e per cause non giuste ne venga impedito l’accesso a stranieri bisognosi ed onesti, salvo il caso di motivi di pubblica utilità da ponderare con la massima scrupolosità” (Pio XII, Lettera In fratres caritas all’Episcopato degli Stati Uniti, 24 dicembre 1948, in A. A. S. XXXXI, 1949, pag. 15 e seg.).

Padre Antonio Messineo S.J. sostiene che lo Stato di destinazione possa impedire che gli stranieri ”non rimangano a suo carico e non compromettano l’ordine e la sicurezza pubblica (sanità, istruzione, moralità, mezzi pecuniari ecc.), AA.VV. Codice di morale internazionale, cit., pag.55.

Infine, Papa Pio XII appare profetico, quanto dimenticato.

Rivolgendosi, in particolare, ai popoli africani e al Terzo Mondo in generale, li “avvertivamo […] a riconoscere all’Europa il merito del loro avanzamento; all’Europa, senza il cui influsso, esteso in tutti i campi, essi potrebbero essere trascinati da un cieco nazionalismo a precipitare nel caos o nella schiavitù. […] Non ignoriamo, infatti, che in molte regioni dell’Africa vengono diffusi i germi di turbolenza dai seguaci del materialismo ateo, i quali attizzano le passioni, eccitano l’odio di un popolo contro l’altro, sfruttano alcune tristi condizioni per sedurre gli spiriti con fallaci miraggi o per seminare la ribellione nei cuori” (Pio XII, Lettera enciclica, Fidei donum del 21 aprile 1957, nn. 6-7).

 

La sedicente sinistra si occupa soltanto di tre argomenti: LGBT, migranti e globalizzazione

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Segnalazione di Federico Prati

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La sedicente sinistra si occupa soltanto di tre argomenti: LGBT, migranti e globalizzazione. Mattia Liviani – www.altreinfo.org

La sedicente sinistra si occupa soltanto di tre argomenti: LGBT, migrant…

Ci sono soprattutto tre cose che stanno a cuore alla sedicente sinistra: i diritti degli LGBT, la globalizzazion…

Il caos loro e l’opportunità nostra

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di Roberto Siconolfi

Il caos loro e l'opportunità nostra

Fonte: Roberto Siconolfi

E il disordine politico-sociale è il primo passo per l’instaurazione di un nuovo ordine!

Tuttavia non dimentichiamo che questo tipo di élite, le élite mondialiste, dominano proprio grazie al caos!
E’ così nel medio-oriente, è così in sud America, i mondialisti, a differenza degli imperialismi nazionali otto-novecenteschi (es. USA e URSS), hanno bisogno del “disordine” per governare, non della stabilità.
E ora vorrebbero portare questo disordine anche nell’Europa occidentale, scatenando una guerra civile senza precedenti!
A questo proposito potrebbero risalire le violenze della manifestazione del 25 a Roma, violenze “volute”, secondo uno schema della tensione già collaudato in precedenti stagioni politiche!
Far pilotare una genuina manifestazione di popolo da una forza criminale, i cui dirigenti sono da tempo a libro paga dei servizi segreti, e avvalorare la tesi secondo la quale un intero movimento di popolo è “fascista”!
Il fascismo: l’ossessione mediatica, culturale, sociale dei nostri tempi! Una banda di cretini a reti unificate, ignoranti e in mala fede, dalle televisioni, alle università, passando per talune piazze definisce con questo termine tutto ciò che non capisce, tutto ciò che dissente dalla propria assurda visione del mondo!
Ma il problema di oggi è tutt’altro, ed è il “liberalismo” nella sua versione “totalitaria”, neo liberale, o “rosa”, “liberal”, che ha fatto proprie le battaglie sui diritti, alcuni dei quali depotenziati (civili e mai sociali), altri completamente inventati (Gender).
Sono le liberaldemocrazie ad essersi svuotate di senso, con gli organi istituzionali “ufficiali” che han perso definitivamente di potere, a vantaggio delle lobby, delle mafie internazionali, dei gruppi del “dietro le quinte”.
Siamo nel XXI secolo, nel terzo millennio, e anche la visione del mondo, la politica, le strategie, i modelli organizzativi, sono cambiati.
Non è più il tempo delle istituzioni borghesi, dei parlamenti, dei movimenti di massa, della presa del potere: le nuove comunità vanno costruite daccapo, dalla “base”, sottraendosi istituzione per istituzione, uomo per uomo dallo Stato centrale!
Il caos potrà essere dunque un nostro alleato, solo se diretto con chiarezza, lucidità, organizzazione e avendo un progetto: “nuove comunità alternative” nell’economia, nella politica, nella scuola, nella medicina, nelle imprese, nell’agricoltura, nella cultura.
TRASFORMEREMO IL LORO GRANDE RESET NEL GRANDE RISVEGLIO DEGLI UOMINI LIBERI E DEI POPOLI SOVRANI!

Salvini faccia sintesi nel Sovranismo italiano!

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di Matteo Castagna (pubblicato su Informazione Cattolica di oggi)

I globalisti, ovvero le sinistre hanno brindato alla vittoria delle elezioni regionali. Eppure, se si vanno a vedere i numeri non sembrerebbe che per i partiti che si riconoscono nel “deep State” la situazione sia propriamente quella prospettata da Di Maio e Zingaretti. Il fronte sovranista, infatti, governa 14 Regioni su 20 e centinaia di comuni, confermandosi largamente maggioritario nel Paese.

Fa tenerezza vedere i grillini esaltarsi della vittoria del “sì” al referendum costituzionale quando il consenso è stato, per loro, impietoso, relegandoli ad avere, quasi sostanzialmente, una rappresentanza parlamentare che, però, risale alle elezioni del 2018.

Mario Mieli, sul Corriere della Sera, ha osservato che la destra in Italia è viva e vegeta nonché che dispone del partito di maggioranza relativa e di un leader che, piaccia o non piaccia, è l’artefice principale di questa fiducia da parte degli italiani. Non possiamo nascondere che vi siano dei problemi, che non vanno osservati ma affrontati. Un grande partito, con degli alleati, deve sapersi assumere l’onere e l’onore dell’esercizio del potere di decidere cosa va e cosa non va, nonché quali persone siano le migliori a dover interpretare il prossimo futuro, sapendo che si vince in squadra.

Un cambio di passo in senso pragmatico verso l’Europa è auspicabile, come auspicato da Giancarlo Giorgetti, laddove questo non significhi mandare a finire in quel che fu Fiuggi per Fini un sovranismo ancora in fase embrionale. Significa, semmai, due cose: andare a definire almeno nei suoi tratti fondamentali, questo benedetto sovranismo e renderlo credibile a governare il Paese, soprattutto attraverso una classe dirigente preparata, nel rispetto delle diverse anime e identità. A Salvini l’arduo compito di fare la sintesi, non certo di farsi da parte, come qualche sprovveduto o rosicone desidererebbe, facendo il gioco, più o meno consapevole, dei globalisti. Sarebbe auspicabile che si comprendesse che il fondamento su cui costruire trova solidità autentica e duratura solo attorno a principi fondamentali e addirittura, ancestrali, post-ideologici che in Occidente, ed in particolare in italia vedono nella cristianità la base di partenza. E’ proprio perché “non possiamo non dirci cristiani” che questa frase è stata fatta propria anche da autorevoli atei ed è la base da riconoscere anche e soprattutto da parte di chi non è cattolico, ma intellettualmente e culturalmente onesto. Le nostre radici classico-cristiane non sono contestabili. Basta guardarsi attorno per capire che sono, oggettivamente, la nostra primaria Identità. Partire da qui sarebbe importante per un processo fondativo da costruire tra uomini e donne che sono certamente peccatori, ma non per forza debbono essere impenitenti. Continua a leggere

Conti correnti. Da oggi li possono “spiare” Comuni, Province e Regioni

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di Antonio Amorosi

Meglio della DDR. Col DL Semplificazioni, approvato dal governo M5S, Pd, Leu e Italia Viva la fine dei dati bancari sensibili. Gli enti pubblici “spiano”…

 

Mentre i giullari di corte ci distraggono con quanto è cattivo e illiberale Salvini lo Stato entra pure nelle mutande degli italiani.

Pensare che i dipendenti pubblici del Comune o il sindaco possano conoscere l’attività bancaria e finanziaria dei propri cittadini vi fa orrore? Da oggi sarà possibile con un’opzione stile Germania dell’Est delle Repubbliche socialiste pre Muro di Berlino voluta dal governo a guida M5S, Pd, Leu e Italia Viva che l’ha inserita nel Decreto Semplificazioni approvato da poco, eliminando un altro pezzo delle libertà individuali e della riservatezza bancaria degli Italiani.

Formalmente Comuni e Regioni, come tutti gli altri gli enti locali, potranno “spiare” i dati bancari sensibili dei cittadini allo scopo di facilitare la riscossione di imposte e tasse di loro competenza, anche in maniera coattiva, dovute dal contribuente inadempiente. Attività anche comprensibile ma che nelle modalità di esercizio solleva non pochi interrogativi su come dovrà essere esercitata, con quali limitazioni e vincoli, con quali possibili danni, vista l’estesa mole di violazioni che accadono nei Comuni e soprattutto in quelli più piccoli, dove tutti si conoscono e gli enti pubblici sono determinanti nel definire benefici e concessioni.

Conoscere in modo approfondito i dati finanziari dei propri cittadini non è cosa da poco. Per l’Istat solo il voto di scambio in Italia interessa almeno 1 milione 700.000 persone, ma il dato sembra sottostimato. E sapere che negli ultimi anni è in crescita la mole di reati dei funzionari pubblici nella pubblica amministrazione non fa dormire sonni tranquilli ai più critici col provvedimento del governo. E’ questo un passo verso lo Stato di polizia o verso la Cina comunista? Difficile a dirsi. Continua a leggere

Una religione sinistra

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QUINTA COLONNA

Fonte: Tempi

Dal ddl Zan al Black Lives Matter, è la sinistra liberal e radicale a lavorare alla ridivinizzazione della politica, cioè a invertire la distinzione introdotta dal cristianesimo fra secolare e trascendente

A lavorare alla ridivinizzazione della politica, cioè a invertire la distinzione introdotta dal cristianesimo fra secolare e trascendente, non è la cosiddetta destra sovranista, ma la cosiddetta sinistra globalista nelle sue due versioni: quella liberal-democratica e quella radicale. E chiediamo subito scusa per il ricorso allo stereotipo destra-sinistra, che da troppo tempo inquina il discorso politico e ideologizza scelte che dovrebbero essere pragmatiche. Salvini, Orban e i partiti che sostengono l’attuale governo polacco si muovono nella logica dell’Ancien Régime: cercano la legittimazione della propria autorità politica nel servizio a quella spirituale che caratterizza le radici dei loro paesi e nell’utilizzo dei simboli che la esprimono. Dalla parte dell’autorità spirituale non incontrano un riscontro unanime, e nel caso dell’Italia è evidente piuttosto un rigetto da parte della gerarchia ecclesiastica compensato solo in parte dall’adesione di una rilevante fascia di laicato.   Continua a leggere

Arrivano i soldi ma lo Stato non c’è

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di Marcello Veneziani

Tutta la commedia intorno ai soldi europei, tutta la pantomima dei premier e degli eurocrati, tutte le promesse di rilancio ruotano intorno a un asse che non c’è: lo Stato. Dov’è lo Stato che dovrebbe pompare sangue al paese, ai paesi, ai popoli, all’economia stremata dopo la pandemia? Dov’è lo Stato-Cuore che dovrebbe rimettere in moto la società, dare ossigeno ai settori boccheggianti, colpiti dall’emergenza, incentivare l’iniziativa e la ripresa, aiutare i bisognosi e coloro che possono poi far fruttare gli aiuti, renderli produttivi? Lo avete visto voi, in questi anni, in questi mesi, lo identificate in qualcosa, in qualcuno, in un ceto? Non dico statisti, ma almeno apparati, procedure funzionanti, sistema consolidato.

Manca lo Stato con la sua gerarchia e la sua solida intelaiatura e vengono fuori le task force, ovvero le task-farse, fabbricate direttamente a Forcella. Solo fumo per poi gestire il potere indisturbati. Manca lo Stato e a occuparsi della redistribuzione sociale ed economica dovrebbe essere il ceto politico meno attrezzato e meno formato al senso dello Stato di sempre, quel circo equestre di grillini più fondi di magazzino della sinistra. Avete presente?

Non solo in Italia, ma in Europa, lo Stato è diventato da anni un participio passato. Lo Stato ci manca ormai da tempo come idea, come cultura, come struttura, come motore, come classe dirigente, come scuola di pubblica amministrazione, come statisti. Il paradosso europeo è che da decenni pensiamo la società con lo Stato ridotto ai minimi termini, un modesto agente che lavora per un’impresa di pulizie e vigilanza al servizio di una società chiamata Capitale o Mercato Globale. Lo Stato fu smantellato nella mente e nei cuori, oltre che nelle prerogative e nelle strutture, perché i paesi e i popoli non hanno confini, perché il mercato non ha confini, perché viviamo nella società globale, perché il turboliberismo è stato per anni l’ideologia travestita da non-ideologia che ha dominato e ha trovato negli statalisti di ieri, la sinistra marxista e socialista di un tempo, i suoi nuovi guardiani. Continua a leggere

La sinistra inventa il pericolo razzismo…che non c’è

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

L’immigrato è la nuova immagine del proletario, per questo è diventato sacro e intoccabile (perciò ogni fatto di cronaca è un pretesto per alimentare questo mito)
di Rino Cammilleri

(LETTURA AUTOMATICA)

L’emigrato è sacro e guai a chi lo tocca. Sei poi è africano, è ancora più sacro. Il presidente Mattarella, per esempio, in visita di stato in Armenia, al deporre una corona di fiori sul sacrario del genocidio insieme al presidente armeno, non imita quest’ultimo, che si fa il segno della croce, dunque nemmeno il memoriale del genocidio è per lui sacro. Però alza la voce contro l’Italia-farwest se un cretino spara ad aria compressa su una bambina nomade. Una ragazza di origine nigeriana si becca un uovo in un occhio ed ecco tutti i giornali e i tiggì fare la conta, tutte le volte che danno la notizia, di quanti neri nell’ultimo mese si sono fatti la bua per colpa dei bianchi. Sicuramente il Tg2 metterà, se continua così, il numeretto in alto a destra dello schermo, così come per i «femminicidi». Cioè, ogni volta che ci sarà un caso, ci ricorderà tutti i precedenti, in modo che gli italiani non si scordino il sacro dovere di santificare il migrante. Continua a leggere

Populismo, sovranismo e miliardi alla povertà… il coraggio uno se lo può dare

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di Rosanna Spadini

Populismo, sovranismo e miliardi alla povertà… il coraggio uno se lo può dare

Fonte: Comedonchisciotte

All’inizio dell’ottavo capitolo dei “Promessi Sposi”, il nostro Don Abbondio, quello che il “coraggio uno non se lo può dare”, mentre stava leggendo un libro per caso, gli capita di leggere il nome di un filosofo per caso “Carneade chi era costui?”, di cui lui non conosceva nulla, se non che forse l’aveva sentito nominare almeno una volta lungo il pavido, inutile corso della sua vita.

Ora noi potremmo dire la stessa cosa… la “politica” che razza di animale è? Un sarchiapone che inquieta solo a nominarlo, o un unicorno uscito da una sorta di bestiario contemporaneo. Se la politica il coraggio non se lo può dare, a cosa serve? Ora sembra che il governo giallo/verde di coraggio ne abbia da vendere, determinato a liberarsi dalle sacche finanziarie in cui è stato cacciato.

Manovra demagogica ha detto qualche barbagianni in tour mediatico, dimenticando che invece il DEF ha rappresentato finalmente l’affermazione della politica sulla finanza, sfidando la maglia di veti e vincoli europei, che hanno contribuito ad aumentare il livello di povertà in Italia, ridotta a fanalino di coda dell’UE.
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