LA SOVRANITA’ E’ LA SOLUZIONE, NON UNA PAROLACCIA

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di Matteo Castagna per www.2dipicche.news

Il Prof. Dieter Grimm è uno dei più autorevoli costituzionalisti europei. Docente emerito di Diritto pubblico della Humboldt-Universitat di Berlino, è stato giudice della Corte costituzionale della Repubblica federale tedesca. Ha insegnato a Yale, negli Stati Uniti, ed è stato visiting professor in molte università, in tutto il mondo. Ha pubblicato numerosi volumi di storia, teoria, diritto costituzionale ed europeo.

Leggere le sue pubblicazioni è estremamente utile, per comprendere in maniera esaustiva il concetto di “Sovranità”, che viene, spesso ed erroneamente, quanto maliziosamente, confuso con una forma di populismo, tanto che non c’è mai data una definizione unanime e chiara.

Da un lato fa comodo ai globalisti derubricare una dottrina politica a semplice e disprezzato sentimento popolare di protesta, dall’altro non vi è una approfondita preparazione culturale per fornire risposte concrete adeguate, che non siano uno spauracchio nel gioco delle parti, ma una precisa categoria ideale, sociale, monetaria,  economica, etica e religiosa.

Quello di “sovranità” è un concetto politico-giuridico che indica il potere di comando di una società, distinguendosi da altre associazioni umane ove tale potere non è presente. La sovranità vuole trasformare la forza di un potere legittimo, in un potere di diritto. L’idea di sovranità era già presente all’interno dell’Impero Romano nel Corpus iurisi civilis di Giustiniano con espressioni quali: maiestas, summa potestas, superiorem non recognoscens, rex est imperator in regno suo.

Il riferimento principale, cui rimanda spesso il Prof. Grimm, è al pensiero di Jean Bodin (1530-1596), che fu docente di diritto romano e poi avvocato al Parlamento di Parigi. “La politica è il nucleo essenziale della storia – scriveva Bodin – in quanto il più utile a conservare le società umane” e individua l’oggetto della civilis disciplina nell’imperium dello Stato, ovvero nella summa ratio del comandare e del proibire, che sola può armonizzare tutte le attività e le arti umane, indirizzandole alla pubblica utilità, ovvero al bene comune. In quest’ottica, Bodin definisce la sovranità come il potere assoluto e perpetuo che è proprio dello Stato. Lo Stato sovrano non riconosce dipendenza da altri, siano essi Stati, élite, unioni di potere e ben si adatterebbe ad un mondo multipolare.

La sovranità consiste nel poter dare, annullare, interpretare, abolire le leggi; dichiarare guerra e concludere la pace; imporre le tasse ed esentare dal farlo; istituire e destituire i magistrati; concedere grazie e dispense alla legge; battere moneta propria; adottare un fisco equo. La sovranità e l’autonomia, se vogliamo, si possono accompagnare, in nome del principio di sussidiarietà. Ed anche il premierato potrebbe sostituire quello che Bodin chiamava il principe. 

Per Bodin, la sovranità non può essere illimitata: tutti i governanti della terra devono essere soggetti alla Legge di Dio e della natura. La summa potestas trova il suo equilibrio entro i limiti divini, quali la trasmissione del potere sovrano, il diritto alla proprietà da parte delle famiglie, intese come cellule fondamentali e fondanti di ogni comunità. Lo Stato organico, organizzato in corporazioni garantiscono stabilità ed equità sociale. Lo stato giusto – spiega Bodin – è quello in cui chi comanda e giudica lo faccia in funzione primaria delle superiori leggi e comandamenti di Dio.

Lo Stato sovrano decide la sua forma di governo. Bodin preferiva la monarchia ereditaria, ma non escludeva né l’aristocrazia, né la democrazia.

In quest’ultimo caso, non si riconosce né relativismo né liberalismo, perché i delegati dal popolo a governare devono farlo, in prima istanza, come soggetti all’Ordine stabilito da Dio. Trono e altare devono andare in armonia per gestire al meglio, ciascuno nei propri ambiti, la giustizia e la carità, l’amor patrio e la tutela della Famiglia. Il controllo delle migrazioni è un dovere di sovranità. L’eventuale Costituzione dello Stato sovrano non può contrastare coi principi indissolubili ed assoluti del cattolicesimo romano.

Se proviamo ad applicare al presente quanto insegnava Jean Bodin e, oggi, quanto scrive il Prof. Grimm, l’Italia sovrana è un obiettivo che sembra difficile da raggiungere, nell’attuale contingenza internazionale, ma la totale autonomia dello Stato sovrano deve venire prima di ogni trattato europeo.

L’interesse della Nazione e dei lavoratori è il valore primario. Le alleanze sono consentite e, anzi, promosse in nome del bene comune, ma nessun trattato può violare la sovranità dello Stato e mettere in difficoltà cittadini, soggetti fragili e mondo economico.

Lo storico di sinistra Luciano Canfora ha ammesso, con onestà intellettuale, che “ad esempio, la difesa della sovranità nazionale di fronte al capitale finanziario non è sbagliata”.

Per realizzare quello che si era capito già più di 600 anni fa, sarebbe indispensabile, nel tempo, raddrizzare l’Unione Europea, cacciando i mercanti dal Tempio e rimettendo in ordine le cose nella Chiesa.

I badogliani

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Inizia oggi una collaborazione col nostro sito il giovanissimo Michele Chcchi di La Spezia

di Michele Cucchi

Il nuovo governo di destra liberale è in carica ormai da nove mesi: tra sbarchi triplicati e promesse mai realizzate (si prenda il caso delle accise mai tagliate e delle varie supercazzole del tipo: “ci stiamo scontrando con la realtà”. Oppure: “mai promesso il taglio delle accise”, nonostante fosse nello stesso programma di Fratelli d’Italia) Giorgia Meloni continua, stando a ciò che riportano i sondaggi, ad accumulare consensi. Ciò è dovuto sicuramente al fatto che gran parte degli elettori di Fratelli d’Italia ha votato per il simbolo, ignorando le dichiarazioni antifasciste della Meloni e tappandosi il naso, convinti di dover scegliere il “meno peggio”, che in molti casi si rivela essere proprio il peggio.
Così i “camerati” hanno permesso a personaggi del calibro di La Russa di ricoprire la seconda carica dello stato. Ex ministro della difesa nel governo Berlusconi nel lontano 2011, La Russa diede l’appoggio dell’Italia al bombardamento della Libia, diventando così uno dei tanti responsabili del disastro migratorio e della sostituzione pianificata dei popoli europei, sostituzione contro la quale si è scagliato, per ironia della sorte, proprio un membro del suo partito, Lollobrigida, il quale, inspiegabilmente, qualche giorno dopo si è pentito pubblicamente delle dichiarazioni da “suprematista bianco” (Schlein dixit) ammettendo la sua ignoranza (sia mai che un politico osi finalmente schierarsi contro i piani della finanza internazionale). A proposito di finanza internazionale, sarebbe bene ricordare ai festanti seguaci della Meloni, che nel suo periodo d’oro fatto di urla e promesse, si era recata presso Vox, in Spagna, scagliandosi proprio contro la famosa finanza internazionale, salvo poi entrare nell’Aspen Institute, organizzazione foraggiata da fondazioni come la Rockefeller Brothers Fund, in qualità di socia. Le varie dichiarazioni antifasciste, l’appoggio incondizionato agli Stati
Uniti e al suo nuovo braccio armato ucraino non sono solo convenzioni dettate dalle necessità, ma segno di totale asservimento dell’Italia agli interessi stranieri. Parlare, come ha fatto Meloni, di storica alleanza tra Italia e Stati Uniti è semplicemente ridicolo: il nostro popolo ha partecipato alla guerra del sangue contro l’oro (1939-1945) combattendo leoninamente dalla parte del sangue. Le dichiarazioni di Meloni sul fantascientifico blocco navale sono inconciliabili con l’implacabile fame di consumatori dell’economia americana, dalla quale deriva il bisogno di sradicare quanti più popoli possibile dalle loro terre d’origine. Probabilmente quando il badogliano Gianfranco Fini, assassino del Movimento Sociale Italiano, aveva apostrofato Meloni con il termine “antifascista nella sostanza” intendeva questo: “camerata” di cartone in campagna elettorale (del tipo: sono Giorgia, sono una donna, sono cristiana), per poi trasformarsi, una volta raggiunto il potere, nella democristiana che siamo abituati a conoscere oggi, oscillante tra hanukkah ed elogi ad Almirante. A questo punto è lecito chiedersi se sarebbe andata diversamente nel caso di vittoria del Partito Democatico: dopo aver assistito al vertiginoso aumento degli sbarchi, ai milioni di euro e alle armi (per la “pace”)inviati all’Ucraina, come può non sorgere il dubbio che il sistema dei partiti non sia composto da facce della stessa medaglia solo all’apparenza il contrasto fra loro? La nuova stella Elly Schlein e Giorgia Meloni condividono infatti l’appoggio incondizionato alla NATO, all’Unione Europea, (e di conseguenza all’usura dell’euro che fino a qualche anno fa era uno dei bersagli prediletti della Meloni) e differiscono su temi come i “diritti” civili, quali ad esempio l’infanticidio, (ora chiamato aborto) o sui diritti, già ampiamente riconosciti, delle coppie omosessuali. Temi dei quali Meloni ha saputo furbescamente approfittare, trasformando le sue invettive a mò di “sì alla famiglia naturale, no alla lobby lgbt” in trappole per sprovveduti. Quando un politico, in campagna elettorale, si scaglia ferocemente contro i migranti (e non contro le guerre dalle quali fuggono, cause dirette della politica estera americana) e una volta raggiunti i gangli del potere afferma che all’Europa e all’Italia serve immigrazione, viene in mente subito la frase del grande poeta Ezra Pound: “Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le proprie idee, o non vale niente lui, o non valgono niente le sue idee”. Nel suo caso i rischi corsi furono: trascorrere 25 giorni rinchiuso come un animale all’interno di una gabbia di rete metallica e l’internamento in un ospedale psichiatrico criminale. Ma nonostante ciò, preferì rimanere Ezra Pound, e non trasformarsi in Badoglio.

Scuola: identità alias e bagni neutri nel contratto collettivo per i professori. Governo mantenga le promesse elettorali

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Segnalazione Pro Vita & Famiglia

«E’ un atto profondamente ideologico e molto grave l’istituzionalizzazione della carriera alias per i professori nelle scuole, sancita dal recente CCNL, firmato dal Governo, ed elogiato dal Ministro Valditara. Centinaia di migliaia di genitori hanno votato questa maggioranza per l’impegno preso in campagna elettorale contro l’indottrinamento gender, mentre ora in ambito scolastico l’Esecutivo sta facendo delle aperture che ci saremmo aspettati solo da un Governo di sinistra radicale. Chiediamo l’immediato ritiro di questa norma profondamente ideologica. La carriera alias non è altro che l’identità di genere auto-percepita, che fu la ragione principale per l’affossamento del DDL Zan e non ha né fondamento scientifico né fondamento giuridico! Nel contratto in questione, infatti, si legge che tale identità alias sarà possibile per chi “ha intrapreso il percorso di transizione di genere. Intrapreso non significa concluso, questo significa che chiunque si percepisca come tale e sia anche solamente all’inizio della transizione di genere possa chiedere e ottenere la Carriera Alias? Inoltre, chi ne farà richiesta avrà diritto ai bagni neutri e a frequentare spogliatoi del sesso auto percepito e al loro nome di “elezione” per spazi comuni e sul cartellino di riconoscimento, nonostante che tale identità auto percepita non varrà per le buste paga, la matricola, gli atti del lavoratore e i provvedimenti disciplinari? La confusione più totale che si abbatterà sulla scuola italiana, una scuola che ha ben altri problemi essendo al 36° posto su 57 Paesi dell’OCSE come qualità delle istituzioni e preparazione dei nostri giovani. Come verrà spiegato agli alunni il “nome di elezione” dei propri docenti? Cosa succederà se un collega o alunno si rifiuterà di chiamare con l’alias un insegnante? Sarà passibile di provvedimento disciplinare, sarà tacciato di omotransfobia? Tutto ciò avrà pesanti ricadute sul benessere degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Il passo dalla carriera alias per gli insegnanti all’istituzionalizzazione di quella per studenti sarà breve e il Governo Meloni deve urgentemente prendere le misure necessarie per bloccare questa assurdità che sconfessa le promesse elettorali». Così Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia.

 

STOP GENDER A SCUOLA – FIRMA QUI!

Il gender legalizzato distrugge la famiglia

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per Informazione Cattolica, tradotto in spagnolo e pubblicato su Info Hespania

IL CONTENUTO DI CERTE LEGGI SOVVERTE COMPLETAMENTE IL DIRITTO E L’ORDINE NATURALI

In Spagna, giovedì scorso, sono entrate in vigore le nuove leggi su trans e aborto. Ora, i minori di 16 anni possono cambiare nome e autodeterminare la propria identità di genere nel Registro civile attraverso una semplice dichiarazione, senza la certificazione medica che attestava la «disforia di genere». Non saranno più necessari i due anni di trattamento ormonale: le persone trans potranno scegliere se prendere ormoni o farsi operare. E vuol dire anche che le ragazze di 16 e 17 hanno la libertà di decidere di interrompere la gravidanza senza l’autorizzazione dei genitori.

La legge trans proibisce le terapie di conversione e consente a donne sole, lesbiche e bisessuali di poter accedere a tecniche di riproduzione assistita all’interno del Sistema nazionale di salute spagnolo. Le madri lesbiche e bisessuali sono considerate madri biologiche anche se non hanno partorito. Ovviamente, nel pacchetto non potevano mancare le sanzioni per chi non è d’accordo, ovvero dimostra odio verso queste persone o le discrimina, magari negando l’affitto di un appartamento: da 10.001 a 150mila euro di multa. Oltre alla pillola del giorno dopo gratuita nei centri di salute sessuale e riproduttiva ed altre amenità, evidentemente c’è la necessità dell’indottrinamento della gioventù, tramite l’introduzione dell’educazione sessuale diventa materia d’insegnamento nelle principali tappe educative.

Il contenuto di queste leggi sovverte completamente il diritto e l’ordine naturali, perciò divine, in materia di bioetica. Leggiamo nel Vangelo di San Matteo (18, 1-20) parole dure e impietose da parte di Gesù Cristo nei confronti di coloro che corrompono la purezza dei ragazzini: “chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! Perché è necessario che avvengano gli scandali, ma guai a quell’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”. Il premier italiano Giorgia Meloni, in una intervista al settimanale Grazia, uscito da qualche giorno, ha usato parole forti contro queste pratiche, condannando sia l’utero in affitto che la teoria gender. Ha definito l’utero in affitto “la schiavitù del terzo millennio”, poi sulla cosiddetta “teoria gender” ha sottolineato che “le donne sono le prime vittime”: “è la legge italiana a dire che questa pratica non è lecita, non io. Non credo che commercializzare il corpo femminile e trasformare la maternità in un business possano essere considerate delle conquiste di civiltà […]”. Il Presidente del Consiglio ha aggiunto che “…i bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà”. Se dalle parole seguiranno i fatti, con questo governo l’Italia dovrebbe scongiurare leggi come quella approvata in Spagna.

Papa Leone XIII diceva che “la famiglia è la cellula della società; se essa è sana, tutto l’organismo prospera; se essa è malata l’intera comunità deperisce e muore”. Vi sono esorcisti che sostengono apertamente il desiderio espresso dal demonio di distruggere la famiglia naturale per ribaltare l’ordine divino e attraverso la perversione portare a sé il maggior numero di anime. possibile. “San Tommaso d’Aquino sostiene che a causa di tutte le dipendenze, soprattutto a causa della dipendenza dall’impurità, gli uomini sono allontanati da Dio. Il peccato di impurità viene chiaramente definito nella sua perversa ossessione come continuativo nell’accumulo di essi, in pensieri, parole, sguardi, per compiacenza, per atti fisici. Secondo San Gregorio, dall’impurità deriva la cecità della comprensione, della distruzione dell’odio verso Dio e della disperazione per la vita eterna. Sant’Agostino dice che anche se gli impuri invecchiano, la dipendenza dall’ impurità non invecchia in loro. Per questo il demone si diletta su questo peccato più di tutti gli altri: perché l’appetito per i piaceri carnali è insaziabile” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, omelia della XVI domenica dopo Pentecoste).

Esiste, oramai platealmente, un’aggressione culturale, politica e giuridica alla famiglia, cominciando dal Sessantotto e in particolare dall’introduzione della legge sul divorzio, per arrivare al gender e alle unioni civili, grazie alle quali si permette di definire famiglia ciò che famiglia non può essere. Uno dei compiti del laicato è quello di preservare il diritto naturale, di non cedere alle aberrazioni indotte dalla Sovversione, riconoscendo nel globalismo voluto dalla galassia sinistra globale, il male che progressivamente distrugge l’uomo e lo usa per i suoi fini che non hanno mai avuto caratteri di nobiltà, quanto di decadenza.

 

Castagna a Telenuovo: “Chiudere i Centri sociali, ricettacolo di odio e violenza politica”

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di Redazione

Il nostro Resp. Naz. Matteo Castagna ospite, ieri, dalle 12.40 alle 14.30 circa via Skype di Rosso&Nero, la trasmissione di approfondimento e dibattito condotta da Mario Zwirner su Telenuovo:

Presenti il segretario del PD di Padova Franco Conti, Settimo Gottardo, indipendente di Centro, già sindaco patavino, il sindaco di Vigonza Gianmarco Boscaro di Centrodestra. Ecco le tematiche trattate:
Giusta la presenza di Zelensky a Sanremo? I primi 100 giorni di Meloni premier. La gestione dell’immigrazione ai sindaci. Pugno di ferro del governo con gli anarchici, Castagna chiede la chiusura dei Centri Sociali, ove i “valori” sono odio e violenza politica!

LA REGISTRAZIONE DELLA PUNTATA: https://play.telenuovo.it/rosso-e-nero/tit-13244206

 

Un tragico teatrino governativo: blindata la cd. “legge 194”

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Aborto. Alla Camera approvato Ordine del giorno che impegna il governo a non toccare la legge 194
 
Nel dettaglio si impegna il Governo “ad astenersi dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge n. 194 del 1978”. Il via libera all’ordine del giorno a prima firma Ascari (M5S) è arrivato quasi all’unanimità, con 257 pareri favorevoli, 3 astenuti, nessun voto contrario.
 
25 Gennaio – La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza non dovrà essere eliminata o limitata. A stabilirlo è un ordine del giorno a prima firma Stefania Ascari (M5S), co-firmato anche dal PD e approvato ieri dall’aula della Camera nel corso dell’esame che sulla proposta di legge che istituisce la commissione di inchiesta sui femminicidi.
Nel dettaglio l’ordine del giorno impegna il Governo “ad astenersi dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge n. 194 del 1978”. Il via libera è arrivato quasi all’unanimità, con 257 pareri favorevoli, 3 astenuti nessun voto contrario
 
 
 

Al via la commissione bicamerale Antimafia

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La sinistra si spacca sul numero dei componenti. Fi: “Ora veloci fino all’approdo in aula”

Scadeva ieri pomeriggio il termine per presentare emendamenti al testo base per l’istituzione della commissione bicamerale Antimafia. E Forza Italia ha presentato in commissione Affari Costituzionali la sua proposta di legge istitutiva. «Con la proposta – hanno dichiarato in una nota i componenti di Forza Italia in Commissione Affari Costituzionali della Camera – Forza Italia intende dare un contributo fondamentale all’avvio dei lavori, sbloccando un empasse causato dal mancato accordo delle opposizioni, cui spetta il compito di fare la proposta». «Il nostro auspicio – hanno aggiunto – è che si trovi l’accordo sul testo condiviso dall’opposizione e che si proceda spediti fino all’approdo in Aula, il prossimo 27 gennaio. «Il contrasto a tutte le tipologie di criminalità organizzata nazionale e transnazionale, lo sradicamento di eventuali ramificazioni e la messa in atto di strategie di prevenzione dell’illegalità, che continua a riflettersi in maniera pesante sulla tenuta sociale ed economica del nostro Paese, sono priorità assolute per Forza Italia e per il Paese, come dimostrano i risultati raggiunti nella lotta alla criminalità organizzata dai governi di centrodestra guidati da Silvio Berlusconi. La politica – hanno concluso – può e deve fare la sua parte avvalendosi di tutti gli strumenti di cui dispone, ci auguriamo allora che sappia mettere da parte le proprie divergenze procedendo in maniera unitaria e senza intoppi».

È il numero dei membri della futura Bicamerale ad aver contrapposto Pd e Terzo Polo e e M5s dall’altra, tanto da bloccare parzialmente i lavori della Commissione Affari costituzionali. I 5 Stelle proponevano che i componenti restassero i 50 della scorsa legislatura, mentre il Pd voleva proponevamo che i componenti fossero 16 senatori e 16. E su un numero ridotto puntava anche il Terzo Polo, la cui proposta (a prima firma di Matteo Richetti) introduceva il numero di 30 commissari in tutto.

Dopo una prolungata sospensione della Commissione, in cui le opposizioni hanno proposto alla leghista Bordonali di farsi carico lei della presentazione di un testo unificato, alla fine il Pd ha ceduto, e il testo unificato presentato prevede che nella Bicamerale vadano 25 senatori e 25 deputati.

Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/politica/commissione-bicamerale-antimafia-2107505.html

I benzinai confermano lo sciopero del 25-26 gennaio dopo le accuse di speculazione

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di Alessandra Caparello

Dopo un acceso confronto con il governo, i benzinai hanno confermato lo sciopero del 25 e 26 gennaio 2023. In una nota congiunta,  le organizzazioni degli esercenti, Fegica e Figisc/Anisa, al termine dell’incontro con il Governo al ministero delle Imprese, hanno confermato l’agitazione su tutto il territorio nazionale durante le intere giornate del 25 e del 26 gennaio 2023, precisando che:

“Serve un accordo sottoscritto in sede di presidenza del Consiglio, ad indicare la collegialità dell’intero Governo e sottrarre la vertenza in atto a qualsiasi speculazione all’interno della maggioranza. In attesa delle valutazioni del Governo lo sciopero previsto per i giorni 25 e 26 gennaio è confermato. Per fare emergere serietà e competenza richiesta c’è tempo fino al minuto prima della chiusura degli impianti”.

L’Autorità garante per gli scioperi guidata da Giuseppe Santoro-Passarelli, prende atto dello stop annunciato “dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023” prossimi dei gestori della rete carburanti, ritenendo regolare la formale proclamazione. Si invitano al contempo le associazioni a valutare l’opportunità di ridurre la durata complessiva della chiusura degli impianti: “al fine di limitare i disagi a cui, inevitabilmente, andrebbero incontro i cittadini utenti, a fronte di una prolungata chiusura dei distributori di carburante sulla rete ordinaria e autostradale, questa Commissione invita le Associazioni in indirizzo a valutare l’opportunità di ridurre la durata complessiva della chiusura degli impianti”.

I motivi dietro allo sciopero dei benzinai

Le associazioni spiegano così i motivi che li hanno costretti a scioperare.

“Ancora oggi il Governo non ha saputo o voluto assumere la responsabilità di prendere impegni concreti sulle questioni che direttamente possono incidere anche sui prezzi dei carburanti. Immaginando evidentemente di poter continuare ad ingannare gli automobilisti gettando la croce addosso ai benzinai. Confermato il pessimo giudizio sul decreto, pasticciato e inefficace, a cui sarà necessario mettere mano pesantemente in sede di conversione. Abbiamo proposto con serietà al Governo di assumere alcune iniziative tutte ispirate al recupero della piena legalità nel settore ed al ripristino di un sistema regolatorio certo, con l’obiettivo di adeguare efficienza e gli standard di servizio offerti agli automobilisti italiani e ottenere la proposizione di prezzi dei carburanti equi e stabilmente contenuti. Nel medio periodo è necessario l’avvio di un confronto che metta immediatamente in cantiere la riforma del settore volta a chiudere 7.000 impianti, che secondo una stima prudente sono attualmente nelle mani della criminalità più o meno organizzata, recuperare al gettito erariale circa 13 miliardi di euro sottratti ogni anno alle casse dello Stato e quindi ripristinare condizioni di mercato e concorrenza non drogate.

Più nell’immediato, deve essere urgentemente varata la norma che preveda controlli e sanzioni – attualmente inesistenti – per i titolari degli impianti che non rispettano gli obblighi di legge imposti sui contratti di gestione e gli accordi collettivi, posto che almeno il 60% dei gestori è senza contratto o con contratti illegali e condizioni economiche minime. Inoltre, è necessario che il Mit apra immediatamente il confronto sul decreto ministeriale che regola le concessioni delle aree di servizio autostradali, perché finalmente alle società concessionarie venga sottratta la possibilità di sfruttare a proprio esclusivo beneficio economico un bene in concessione pubblica come le autostrade e possano essere adeguati sia la qualità dei servizi che i prezzi attualmente fuori controllo”.

Il tutto, precisa la nota, “deve trovare collocazione all’interno di un accordo sottoscritto in sede di Presidenza del Consiglio, ad indicare la collegialità dell’intero Governo e sottrarre la vertenza in atto a qualsiasi speculazione all’interno della maggioranza”.

Immediata la reazione delle associazioni dei consumatori come l’UNC (Unione Nazionale Consumatori), il cui presidente Massimiliano Dona ha affermato:

“Pessima notizia! Vorremmo capire quali sono le concessioni del Governo in materia di sanzioni, considerato che scendevano da 516 a 500 euro e che la sospensione dell’attività era solo fittizia e teorica, visto che poteva, e non doveva, scattare solo alla quarta violazione, ossia mai. Insomma, il presupposto minimo della trasparenza è che i benzinai comunichino almeno i loro prezzi e non lo facciano in modo farlocco, come invece abbiamo denunciato anche all’Antitrust dal marzo del 2022. Se 4000 benzinai non comunicano i prezzi vuol dire che le sanzioni vanno perlomeno decuplicate.

Il Governo sembra fare l’opposto di quello che dovrebbe fare, visto che invece non concede nulla ai distributori sull’esposizione del cartello del prezzo medio, che in effetti presenza profili di illegittimità in materia di concorrenza, dato che potrebbe diventare un punto di riferimento per accordi collusivi. Molto più utile un’app che appena aperta dia i 3 distributori con i prezzi più bassi  in un raggio di chilometri predefinito dal consumatore, cosa che abbiamo chiesto di fare da oltre 1 anno all’allora Mise”.

Pensioni: i nuovi requisiti per accedere a Quota 103

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di Pierpaolo Molinengo

Inizia a prendere forma la pensione anticipata flessibile per il 2023: stiamo parlando di Quota 103, prevista direttamente dalla Legge di Bilancio 2023. Dal 1° gennaio i lavoratori dipendenti avranno la possibilità di andare in quiescenza al compimento dei 62 anni con 41 anni di contributi.

È bene ricordare, comunque, che i diretti interessati, fino a quando non saranno in possesso dei requisiti standard – ossia i 67 anni – percepiranno un assegno previdenziale che non potrà, in nessun caso, superare cinque volte il trattamento minimo.

Pensione, ecco cosa cambia

La Legge di Bilancio dedica ampio spazio al tema delle pensioni: si passa, infatti, dall’Ape Sociale fino ad Opzione Donna. Quest’ultima, tra l’altro, è oggetto di un importante ritocco. Vengono, inoltre, stabiliti nuovi criteri per procedere alla rivalutazione delle pensioni minime.

Ad attrarre maggiormente l’attenzione dei lavoratori, però, è senza dubbio Quota 103, che permetterà di andare in pensione con 62 anni e 41 di contributi. Si tratta, in altre parole, di una sorta di Quota 41 con alcune modifiche.

Ma come funzionerà nel dettaglio questa nuova misura? A spiegarlo è stata la stessa Giorgia MeloniPresidente del Consiglio, che nel corso della conferenza stampa di presentazione della Manovra ha affermato che “chi decide di entrare in questa finestra, fino a maturazione dei requisiti, non potrà prendere una pensione superiore a cinque volte la minima”. In altre parole questo significa che, quanti hanno intenzione di andare in pensione tra i 62 ed i 67 anni, riceveranno un assegno previdenziale che non potrà superare un determinato limite.

Quota 103 ha un altro limite: fino a quando non vengono maturati i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia, non è cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo. L’unica eccezione è rappresentata da quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, che devono, comunque, rimanere al disotto dei 5.000 euro lordi l’anno.

Un premio per chi rimane al lavoro

Chi dovesse decidere, invece, di non andare in pensione e volesse rimanere al lavoro – anche se è in possesso dei requisiti per l’anticipata – riceverà un bonus. Questa sorta di premio è costituita da un esonero contributivo del 10%, che permette un aumento dello stipendio della stessa misura.

La Manovra contiene anche la proroga dell’Ape Sociale e di Opzione Donna, anche se in quest’ultimo caso sono state introdotte alcune modifiche. Sostanzialmente, quindi, viene confermata la pensione per i lavori usuranti, disoccupati, invalidi e caregivers.

Per quanto riguarda Opzione Donna, invece, è importante segnalare che le lavoratrici avranno la possibilità di andare in pensione con 35 anni di contributi. Devono, però, accettare il calcolo contributivo dell’assegno previdenziale, nei seguenti casi:

  • a 58 anni d’età per donne con due o più figli;
  • a 59 anni con un figlio;
  • a 60 anni negli altri casi.

Sicuramente queste novità sono particolarmente interessanti per i lavoratori. Giorgia Meloni ha comunque ribadito che l’obiettivo dell’esecutivo è quello di procedere verso una nuova riforma delle pensioni, che sarà completata entro la fine del prossimo anno. Le misure che vengono introdotte come la Legge di Bilancio 2023 sono transitorie, perché, in questo momento, i tempi sono troppo stretti per completare una riforma previdenziale.

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