Saviano condannato (di nuovo) per Gomorra

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Saviano condannato (di nuovo) per Gomorra: dovrà risarcire un imprenditore diffamatoDovrà risarcire un imprenditore diffamato

RECIDIVO

Lo scrittore e la Mondadori non hanno rettificato un passaggio su cui si era già espresso il giudice

Roberto Saviano e la Mondadori Libri sono stati condannati a versare in solido 15mila euro a un imprenditore, già risarcito con 30mila euro quattro anni fa per via di una sentenza diventata definitiva. Questo perché lo scrittore non ha rettificato il passaggio del libro “Gomorra” in cui Vincenzo Boccolato, incensurato e residente all’estero, viene descritto come esponente di un clan di camorra. Lo hanno reso noto gli avvocati Alessandro Santoro, Sandra Salvigni e Daniela Mirabile, legali di Boccolato, i quali spiegano che il provvedimento, depositato tre giorni fa, è stato firmato dal giudice della prima sezione civile di Milano Angelo Claudio Ricciardi.

In sintesi Saviano e la casa editrice hanno ritenuto di continuare a ristampare la stessa edizione senza depurarla delle espressioni diffamatorie sanzionate nella prima condanna. Circostanza che il giudice ha valutato come “nuovo illecito diffamatorio”.

https://www.iltempo.it/cronache/2018/08/11/news/roberto-saviano-condannato-diffamazione-gomorra-condanna-vincenzo-boccolato-imprenditore-clan-camorra-1081722/ Continua a leggere

Conte dei miracoli

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QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Sarà un figurante, ma Giuseppe Conte a Palazzo Chigi fa la sua figura. Finora nel suo giro del mondo in settanta giorni non ha mai sbagliato un gesto, una frase, una dichiarazione. L’unica gaffe appartiene alla sua vita anteriore, quando scriveva curriculum per gonfiarsi un po’. Ora non c’è più bisogno d’intortare, in due mesi ha realizzato un curriculum invidiabile, la realtà supera la diceria. Nei suoi interventi magari si terrà sull’ovvio, sul generico, non decide un granché, si limita a intrattenere, ripetere, simulare; ma il poco che ha detto e il pochissimo che ha fatto, l’ha detto e l’ha fatto bene, senza mai sbilanciarsi. Si è mantenuto sul filo con un equilibrismo prodigioso, che nemmeno i funamboli delle sagre paesane, quelli che nella nostra Puglia chiamavamo tarall’e zucchere. È riuscito a non dispiacere a Di Maio, Salvini e Mattarella, anzi ha dato l’impressione di concordare con ciascuno di loro. È l’ultimo miracolo di Padre Pio per dimostrare che niente è impossibile, perfino che un Conte da uno diventi di colpo premier, senza colpo ferire. E non venga attaccato da nessuno, stampa inclusa. Continua a leggere

Suona la sveglia per molti conciliari: basta 8×1000 a Bergoglio e linea sovranista!

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Fedeli alla linea. Di Salvinidi Manuel Fondato

Viminale sommerso di messaggi di solidarietà. “Famiglia cristiana ti attacca? Infischiatene, noi credenti siamo dalla tua parte”

Una mano che si leva verso, il volto di uno sconcertato Matteo Salvini; sotto, il titolo: «Vade retro Salvini». La copertina di Famiglia Cristiana, com’era prevedibile ha scatenato numerose polemiche. «Niente di personale o ideologico. Si tratta di Vangelo» ha precisato il settimanale che, dopo l’ennesima tragedia di migranti morti in mare, ha fatto il punto sull’impegno della Chiesa italiana, «contro certi toni sprezzanti e non evangelici». «L’accostamento a Satana mi sembra di pessimo gusto. Io non pretendo di dare lezioni a nessuno, sono l’ultimo dei buoni cristiani, ma non penso di meritare tanto» la replica del Ministro degli Interni.

Ma il popolo cattolico da che parte si è schierato? A giudicare dalla mole di messaggi pervenuti direttamente a Salvini nettamente dalla sua parte. «Famiglia Cristiana oltraggia gravissimamente il Ministro degli Interni in carica. Famiglia Cristiana chieda pubblicamente scusa al Ministro degli Interni e agli Italiani e pubblichi in prima pagina il prete pedofilo di Calenzano…#castrazione #pretipedofili. Si emanino leggi pesantissime per i reati di Pedofilia» scrive Massimiliano. Continua a leggere

I nemici della civiltà cristiana

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Un articolo magistrale di chi cattolico non è, ma giunge con l’osservazione della realtà, la ragione e la cultura, a descrivere la verità. (n.d.r.)

di Marcello Veneziani

La civiltà cristiana ha oggi tre nemici: l’invasione islamica, il materialismo ateo e la chiesa di Bergoglio. In modi e gradi differenti stanno sradicando dalla nostra vita il seme della cristianità, il legame coi suoi simboli, con la sua fede e la sua tradizione. Detestano ogni tentativo di dare visibilità e centralità al messaggio cristiano, non sopportano il crocifisso nei luoghi pubblici, s’indignano se qualcuno si pone il problema di salvaguardare il suo spazio vitale, le sue città, i suoi riti e le sue liturgie.

I primi vogliono sostituire una religione che avvertono declinante con la loro e sottomettere la cristianità all’Islam. Il secondo vuol cancellare ogni traccia di spiritualità e di presenza religiosa dall’orizzonte pubblico per ridurre l’uomo alle sue voglie e al suo egoismo. La terza vuole ridurre la civiltà cristiana a luogo d’accoglienza, corridoio umanitario, fino a perdere ogni traccia vivente di cristianità. Il primo viene dal basso, dal sud del mondo, dai barconi e dalle ong. Il secondo scende dall’alto, dalle grandi fabbriche d’ateismo e di nichilismo che si annidano nei media, nella società dei consumi, nei santuari della finanza e dell’ideologia. Continua a leggere

Guareschi, del ’68 se ne fece un baffo

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di Marcello Veneziani

Come oggi (ieri per chi legge, n.d.r.), cinquant’anni fa, nel fatidico ’68, se ne andò all’altro mondo Giovannino Guareschi. Lasciò il mondo piccolo che aveva descritto come pochi, per raggiungere il mondo grande, quello dove abitava quel Signore che nella sua Casa dava consigli a un suo focoso dipendente in terra, don Camillo. Così almeno racconta Guareschi.

Se ne andò presto, Giovannino, a 60 anni, dopo una vita travagliata, tra campo di concentramento, carcere sotto il fascismo e sotto l’antifascismo, più una caterva di libri tradotti in tutto il mondo, di film assai popolari che rappresentarono quell’Italia favolosa del dopoguerra, e di avventure a mezzo stampa, come il suo impertinente Candido che ebbe un ruolo decisivo nella disfatta del fronte popolare socialcomunista alle elezioni del ’48.

Giovannino morì il 22 luglio del ’68 ma fece in tempo a scrivere il suo ultimo don Camillo dedicato ai giovani d’oggi. Il libro uscì postumo e segnava lo stridente contrasto tra il vecchio comunista Peppone (che l’anticomunista Guareschi aveva reso simpatico con la sua prorompente umanità), il coriaceo don Camillo e un giovane contestatore zazzeruto, che viaggiava in moto con borse borchiate e sfrangiate e un giubbotto nero con teschio e scritta “Veleno”. Che diventa per Guareschi il soprannome del ragazzo e anche la metafora della Contestazione. Giungono in paese a Brescello anche “i cinesi” che sconvolgono le geometrie ideologiche dell’italo-stalinista Peppone e spiazzano pure quelle religiose del parroco. Guareschi collega la contestazione all’avvento della società dei consumi. Per lui l’antagonismo tra i due fenomeni è solo occasionale, apparente, non sostanziale. Il consumismo divora il piccolo mondo antico e le vecchie fedi, ma cattura Peppone che lascia la bici e gira in spider rossa. Il consumismo è l’habitat del sessantotto. Continua a leggere

Esponente di Libera calabrese querela Amorosi ma perde

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Segnalazione di Antonio Amorosi

Esponente di Libera calabrese querela Amorosi ma il giudice archivia. I fatti raccontati in “Coop connection”, che l’autore presentò anche a Verona il 7/11/2016 (come da locandina a lato) sono veri

Maglietta rossa la trionferà…evviva il rolex, l’attico e la libertà. Il Tempo racconta la vicenda dei neo-soprannominati con centinaia  di “LIKE” da Matteo Castagna sui social come “RIDICOL-CHIC”:

Esponente di punta di Libera, nel cuore della ‘ndrangheta, mi querela per aver raccontato nel libro Coop Connection, nelle 30 pagine su Libera, il suo sostegno ad una tizia con legami di parentela con le famiglie mafiose del territorio, arrestata assieme al marito per porto abusivo di armi, ricettazione e furto e gli attacchi ad un’attivista antimafia in serio pericolo (ma non di Libera). Il giudice archivia perché il “testo si fonda su accadimenti realizzatisi”. Ne parla Il Tempo (11/7/2018) e racconta come funziona…

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Il maricello

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di Marcello Veneziani

Mio padre era un grande costruttore di maricelli. Appena arrivava al mare, si spogliava e cominciava l’opera. Edificava con due pietre piatte più grandi un sedile in riva al mare e con i piedi nell’acqua cominciava la sua impresa edile. Radunava in cerchio i sassi più grandi, ora spostandoli, ora facendoli scivolare fino a capovolgerli, riportando alla luce il loro versante più scuro, un ventre verde intenso abitato da cozze, alghe, granchi e lumache. Poi creava un doppio strato di cinta per la sua piscina naturale. Lavorava sodo. A volte finiva l’opera quando dovevamo rientrare a casa.

Quand’ero piccolo il maricello era fatto apposta per me. Ero felice di entrare in quella conca paterna, guazzavo beato e protetto; ero convinto che il suo stesso nome, maricello, fosse derivato dal mio, o viceversa. Però quando diventai appena più grande e andai in mare aperto, mio padre continuò la sua edilizia marina, con la stessa lena, anche senza un beneficiario visibile.

Ritrovò una motivazione affettiva a costruire piscine provvisorie quando arrivarono i suoi nipoti, e poi i miei figli. Fece maricelli per loro, a volte anche a due piazze, per evitare conflitti interportuali tra i piccoli usufruttuari. E continuò nella sua arte di costruzione marittima anche quando loro erano grandi e lui aveva ormai varcato l’età più grave. Arrivava al mare e si metteva all’opera con solerzia, come se avesse un contratto da rispettare con la capitaneria di porto o chissàchi. O come se fossero degli ex voto per Nettuno, per Afrodite o per qualche ignota divinità marina. Continua a leggere

E ora vai col ricambio

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di Marcello Veneziani

Li aspettano al varco, coi fucili spianati. In Rai, nei Ministeri, nel settore pubblico, ovunque ci saranno nomine. E già cominciano a miscelare minacce e vittimismo. Riprendono, come accade almeno da 24 anni, dal primo breve governo Berlusconi, a parlare di liste di proscrizione, di teste tagliate, appena qualcuno si azzarda a parlare di cambiamento.

Prendete per esempio la Rai. Un tempo seguiva un criterio deprecabile chiamato lottizzazione, ovvero si spartivano gli incarichi tra i partiti. Poi arrivò Renzi e fece l’asso pigliatutto; e non ebbe come alibi, io però ci metto i migliori; no, mise scartine, servette, lecchini ad personam ai posti di comando. E adesso, appena qualcuno accenna dal governo alla necessità di cambiare, adottano un sistema sperimentato: alzano il tiro contro il governo, marcano di più tutto ciò che lo contrasta, perché così se li buttano fuori, diranno che è per la censurare la loro notoria indipendenza. E non perché sono inadeguati, perché il ricambio è previsto in democrazia, perché hanno fatto flop, e perché erano lì non per meriti e qualità ma solo perché erano al servizio della ditta. No, si protesteranno discriminati, vittime dei populisti, sovranisti, fascisti, razzisti, nazisti, dunque caduti per la libertà. Continua a leggere

Luigi Bisignani a IL TEMPO: Il piano segreto di Matteo

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Risultati immagini per l'uomo che sussurrava ai potentiL’“uomo che sussurra ai potenti” esprime la sua opinione in una delle sue consuete lettere domenicali al direttore de Il Tempo, secondo giornale della Capitale. Il lettore si chiederà perché questi sporadici spazi a chi è sotto moltissimi punti di vista estremamente lontano dalle nostre posizioni. Ebbene, dopo averlo conosciuto, il motivo è presto detto: l’ “uomo che sussurra ai potenti” può dire cose, alle volte, più interessanti di altri. Senza offesa verso chi non sussurra niente a nessuno… anzi…(N.d.R.)

di Luigi Bisignani

Caro direttore, Matteo Salvini, come un leone nella savana, fiuta l’aria e prepara il prossimo attacco per conquistare sempre più territorio. Le prime mosse sono andate meglio del previsto e ora che ha posto al centro del dibattito europeo il fronte dell’immigrazione, tra l’altro ridicolizzando Macron e prendendosi il plauso della Merkel, può gestire “dall’alto” i rapporti con i suoi alleati, Forza Italia e Fratelli d’Italia, i quali per non essere annientati faranno di tutto per non metterselo contro. Il Movimento 5 Stelle, fiaccato per una serie di ragioni, prima fra tutte le lotte interne tra il gruppo Grillo-Di Battista-Fico e quello Di Maio-Bonafede-Casaleggio che lo dilaniano da quando hanno cominciato ad annusare il profumo del potere, perde sempre più consensi. Con una savana dal panorama così arido, il leone Salvini sta preparando in gran segreto il suo piano B: si prenderà, in un solo colpo, i delusi di Berlusconi, della Meloni ma soprattutto una parte di quell’elettorato grillino che non sopporta più quel giustizialismo sommario e ambientalismo di facciata che blocca investimenti e nuove infrastrutture. Continua a leggere

I nuovi orizzonti del Parlamento italiano

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del Prof. Roberto de Mattei

Il governo Conte ha ottenuto la fiducia, con un largo margine, alla Camera e al Senato, ma soprattutto nasce con un ampio sostegno popolare. I sondaggi attribuiscono infatti alle due forze politiche che lo esprimono, Cinque Stelle e Lega, circa il 60% dei suffragi. Nessun governo come questo è stato però avversato dalla quasi totalità dei mass-media italiani.

Antonio Socci ha ben descritto questo “pregiudizio universale” su Libero (3 giugno), mentre Marco Travaglio, su Il Fatto quotidiano (6 giugno), ha pubblicato una lunga antologia dei pesanti giudizi riservati al governo nascente da pressoché tutti i giornali, di sinistra e di destra.

Conte è stato accusato di essere un «amico del popolo come Marat» (Corriere della Sera, 18 maggio) e di preparare «un futuro venezuelano» per l’Italia (Il Foglio 16 maggio). «C’è un caso Italia in Occidente», ha scritto il direttore de La Stampa (27 maggio), mentre per il direttore di Repubblica, «l’impasto di inesperienza, improvvisazione e arroganza non tarderà ad emergere. Allacciate le cinture» (2 giugno).

Questa faziosità ideologica si è tradotta in una violenta intolleranza nei confronti del nuovo ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, colpevole di essersi espresso a favore della famiglia naturale, tutelata dall’articolo 29 della Costituzione, di avere rilevato l’esistenza di una crisi demografica in Italia e di avere partecipato alla Marcia per la Vita del 19 maggio. Continua a leggere

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