Il ministro Fontana: “L’odio delle élite non mi spaventa”

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Il ministro Fontana: "L’odio delle élite non mi spaventa"di Lorenzo Fontana, Ministro della Famiglia, 4/06/2018

Il responsabile della Famiglia scrive a Il Tempo: “Mi batto contro la furia dell’ideologia relativistica”

Egregio direttore,
ringrazio Lei, Il Tempo, la Sua redazione e tutti coloro che mi hanno espresso sostegno nei giorni in cui è in atto un forte tentativo di attacco non solo nei miei confronti, ma contro i valori in cui la maggioranza silenziosa e pacata del Paese si rispecchia. Quanto si è visto ricorda amaramente le previsioni di Gilbert Keith Chesterton: «Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», una profezia che non sembra più così remota. Ed è quello che è successo. Abbiamo affermato cose che pensavamo fossero normali, quasi scontate: che un Paese per crescere ha bisogno di fare figli, che la mamma si chiama mamma (e non genitore 1), che il papà si chiama papà (e non genitore 2). Abbiamo detto che gli ultimi e gli unici che devono avere parola su educazione, crescita e cura dei bambini sono proprio mamma e papà, principio sacrosanto di libertà. La reazione – di certi ambienti che fanno del relativismo la loro bandiera – è stata violentissima. È partita un’accanita raffica di insulti, offese, anche personali, minacce (che saranno portate all’attenzione degli uffici competenti). I social hanno amplificato la portata di questa azione, da taluni condotta a tavolino. Viviamo in tempi strani. La furia di certa ideologia relativistica travalica i confini della realtà, arrivando anche a mettere in dubbio alcune lampanti evidenze, che trovano pieno riscontro nella nostra Costituzione. «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio», recita l’articolo 29, che sarà il principio azione da ministro.

Detto questo: la rivolta delle élite non ci spaventa e non ci spaventa affrontare la dittatura del pensiero unico. Andiamo avanti, con grande motivazione, abbiamo tanti progetti da attuare. Lo facciamo con i tantissimi che – come Voi – ci hanno manifestato la loro solidarietà. Siete stati e siete numerosissimi e a tutti va un sentito ringraziamento. La storia ci conforta. «Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!», diceva San Pio X. E noi siamo fieri di non aver paura di dirci cristiani, di dirci madri, padri, di essere per la vita. Abbiamo le spalle abbastanza larghe per resistere agli attacchi gratuiti rispondendo con l’evidenza dei fatti, la forza delle idee e la concretezza delle azioni. Onore a un giornale libero che ha il coraggio di esprimere posizioni controcorrente. Mai come in questo momento battersi per la normalità è diventato un atto eroico. Continua a leggere

Punto di non ritorno

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di Marcello Veneziani

La tela di Penelope. Si tesse di giorno, si disfa di sera. O se preferite, si annuncia un altro aborto di Stato. Dopo tre mesi si profila difficile l’impresa di Cottarelli, che pure sembrava partito con tutte le benedizioni giuste, eccetto un trascurabile particolare, il popolo sovrano. Quel ciondolino fastidioso lì, chiamato Italia. E invece è ancora in alto mare, e si corre a fari spenti nella notte in una via romana piena di buche e agguati. Il Tessitore, Mattarella, ha perso il bandolo, ha fatto errori vistosi, forse mal consigliato, è riuscito a far saltare prima la padella, poi la brace e ora rischia di restare col cerino in mano mentre lo spread cresce col panico. Non sa più che pesci pigliare, avanza il baratro, si agitano spettri di elezioni al solleone.

Qualunque cosa accada sappiamo che ormai abbiamo raggiunto il punto di non ritorno. Un abisso incolmabile si è scavato tra il Blocco Unico del Potere e l’Italia intera. Il Blocco Unico comprende il Pd, la Grande Stampa, la Grande Finanza, la Casta, i Palazzi, a partire dal Quirinale… Poi c’è tutto il resto. Che non è solo la Piazza, il popolo grillino e leghista, i militanti, ma anche i tanti refrattari, gli indipendenti, i disgustati bilaterali, i tanti che vivono, pensano, lavorano fuori dal Blocco Unico.

Stava nascendo per la prima volta un governo di assoluta minoranza, emanazione del Blocco Unico, a dispetto del voto e dell’Italia. Altre volte i governi tecnici di Palazzo avevano almeno una foglia di fico in Parlamento. Stavolta non c’è manco quello, pure il Pd che era l’azionista unico di riferimento ha capito che è meglio sfilarsi, anche perché Cottarelli annuncia solo tagli, lacrime e sangue. All’inizio Mattarella aveva scartato pure l’ipotesi di un governo di centro-destra che aveva la maggioranza relativa del parlamento. E invece ha poi varato un governo oligarchico, la coalizione Pd-Potentati. Continua a leggere

La Porcata

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Approfittiamo per rispondere ad una domanda giunta recentemente: “perché, a differenza degli altri siti simili al vostro, voi trattate molto l’attualità?” Perché, rigettando l’intellettualismo ed amando la saggistica, viviamo in questo mondo e non nell’empireo, perciò preferiamo dare spunti di riflessione su ciò che accade proprio per non dare solo ciò che è teorico o teoretico. In oltre 10 anni, la scelta si è rivelata vincente”. (N.d.r.)

di Marcello Veneziani

Alla fine, la porcata arrivò. Via il governo populista venuto dalle urne, via il ministro sgradito agli eurarchi, nasce il governo tecnico voluto dal Palazzo, nel nome del terrorismo economico europeo. Finisce un incubo e se ne apre un altro, forse peggiore. Tre mesi e stiamo peggio di prima. Il no a Savona di Mattarella e per sua bocca di tutto l’establishment, è il no all’Italia sovrana.

Si va al voto, Salvini e il centro-destra partono in vantaggio, Di Maio rischia grosso e al suo posto si rivede Diba; ma ora aspettatevi il bombardamento antipopulista, il terrorismo finanziario per seminare panico tra la gente e intimidire gli elettori… Dopo lunga agonia è finita la seconda repubblica ma non si sa che roba stia cominciando: la terza repubblica, la quarta internazionale, la quinta di Beethoveen… Continua a leggere

L’Avvocato d’ufficio

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Risultati immagini per Luigi BisignaniOspitiamo per la sua sagacia e probabile realismo questo articolo dell’ “uomo che sussurrava ai potenti” (dal titolo del suo ultimo libro), recentemente a Verona (foto a lato, fuori dalla Biblioteca Capitolare) per la presentazione del libro di Mauro Mazza “Bergoglio e pregiudizio”, ove abbiamo potuto conoscerlo e raccogliere alcuni aneddoti politici risalenti all’epoca andreottiana. Per capirsi, egli è colui che ben tre anni fa scrisse del probabile accordo di governo Lega-M5S

di Luigi Bisignani

Il premier Conte accetta l’incarico da Mattarella: «Sarò il difensore del popolo italiano» Ma dopo un lunghissimo colloquio al Quirinale si piega sull’Europa e sulla lista dei ministri.

Caro direttore, Continua a leggere

Radical-chic e ignoranti-pop

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di Marcello Veneziani

Lunedì scorso è morto in America Tom Wolfe e io vorrei dire qualcosa sui radical chic, di cui lui fu scopritore e brillante stroncatore. Li critico anch’io da quando li conobbi, lessi da ragazzo il libro di Wolfe contro di loro che aveva pubblicato Alfredo Cattabiani nel ’73 da Rusconi. Anzi, prima dei radical-chic conobbi il loro antenato, lo snob di cui sparlava Panfilo Gentile, notando che snob sta per sine nobilitate, finto nobile che si atteggia a tale. Oltre che supponenti, i radical chic e gli snob diventano detestabili quando si fanno intolleranti verso chi non appartiene alla loro razza.

Ma non mi piace per nulla neanche il loro rovescio, la rozza ignoranza pop. Quella di chi detesta ogni lettura e disprezza tutto ciò che odora d’arte, pensiero e cultura, quella di chi spara giudizi sprezzanti quanto dementi in rete senza capire, senza sapere; quella di chi odia il mondo ed erutta e scoreggia contro l’universo e ogni grandezza nel nome della libertà e dei diritti. Quella di chi soffre d’invidia egualitaria, vuol far patire chi sta meglio di loro e far loro confiscare quel che hanno meritato e conquistato. Insomma quelli che fanno valere la loro ignoranza enciclopedica come un diritto e una virtù. A volte è gente anche di destra, anche se di solito l’homunculus-tipo è al di sotto della destra e della sinistra. Non saprei dire quale sia peggio tra i radical-chic e i cafonal-pop. O meglio, saprei: i peggiori sono quelli che fanno ricadere sugli altri la loro spocchia o la loro ignoranza. Continua a leggere

La liberazione dalla retorica

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di Marcello Veneziani

La liberazione dalla retorica

Fonte: Marcello Veneziani

Cosa ne direste se facessimo un programma televisivo intitolato Arcipelago Gulag? Che ce ne siamo andati di testa, il gulag è chiuso da svariati decenni. È storia vecchia. E invece c’è un programma nuovo di zecca, intitolato La difesa della Razza, di Gad Lerner, dedicato a una rivista e agli eventi terribili di ottant’anni fa. Eventi evocati tre volte al giorno dopo i pasti.

Il programma ha l’evidente funzione di soffiare sul fuoco dell’antirazzismo e di stabilire un ponte infame tra i razzisti del passato e la stampa di centro-destra d’oggi. Partendo proprio da Il Tempo, a cui Lerner ha voluto dedicare l’incipit del programma, attaccandosi al fatto che quella rivista infame, molto letta (e a volte anche scritta) da tanti che poi diventeranno comunisti, socialisti, laici, democristiani, ebbe la sua sede nello stesso palazzo de Il Tempo. Se le colpe ricadono pure sugli inquilini dei palazzi, figuratevi che colpe dovrebbero ricadere su chi ha militato in movimenti che decretarono di uccidere per esempio il commissario Calabresi. Continua a leggere

Luigi Bisignani a Il Tempo: I Casini dell’ex Dc

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Risultati immagini per AndreottiUno spassosissimo articolo di Luigi Bisignani su Il Tempo dell’altroieri

di Luigi Bisignani

Pierferdi fa Casini pure con Talleyrand. Paragona Andreotti al grande «camaleonte» francese

E allora al Divo Giulio non resta che visitarlo in sogno per mettere i puntini sulle i…

Caro direttore, concitato risveglio pasquale per Pier Ferdinando Casini, uno degli “enfant prodige” della Dc, da oltre 35 anni in Parlamento tra tradimenti politici e storielle da copertina. In un incubo notturno, ha sognato Andreotti che gli rimproverava un’improvvida intervista al Corriere della Sera, nella quale Casini lo paragonava a Charles – Maurice de Talleyrand -Pèrigord, nobile francese che aveva iniziato la sua carriera come vescovo, poi aveva gettato la tonaca alle ortiche ed era diventato uno degli uomini politici più cinici, corrotti e abili del suo tempo, capace di tutto pur di sopravvivere. Talleyrand, vissuto a cavallo tra la fine del 1700 e l’inizio dell’800, e considerato da sempre il simbolo del camaleontismo politico – non a caso i contemporanei lo chiamavano «girouette», banderuola – verrà interpretato nei prossimi giorni a teatro proprio dallo stesso Pierferdi.

Stropicciandosi ancora gli occhi, Casini tenta di ricordare la rampogna di Andreotti, che indossando il suo solito pullover blu a doppiopetto, aveva appena finito una partita di burraco con Cossiga, il quale del resto ha sempre cercato qualcuno per giocare a poker. Continua a leggere

Vanitoso, iracondo e fan di Stalin. Controritratto del “mito” Pertini

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Vanitoso, iracondo e fan di Stalin. Controritratto del "mito" Pertini

di Marcello Veneziani

Ah, Sandro Pertini, il presidente della repubblica più amato dagli italiani. Il presidente della gente, dei bambini, il fumetto con la pipa, il presidente-partigiano che esce dal protocollo. L’Impertinente. Il Puro. A quarant’anni dalla sua elezione al Quirinale, in un diluvio celebrativo, uscirà domani al cinema un film agiografico su di lui. Noi vorremmo integrare il santino raccontando l’altro Pertini.

Alla morte di Stalin nel ’53, il compagno Pertini, già direttore filo-sovietico dell’Avanti! e all’epoca capogruppo socialista celebrò il dittatore in Parlamento. Ecco cosa disse su l’Avanti!: «Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L’ultima sua parola è stata di pace. (…) Si resta stupiti per la grandezza di questa figura… Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l’immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto». Quell’elogio, mai ritrattato da Pertini, neanche dopo che si seppero tutti i crimini di Stalin, non fa onore a un combattente della libertà e dei diritti dei popoli. Continua a leggere

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