Sea Watch, la capitana Rackete rischia fino a 27 anni di carcere

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Ricostruzione dei fatti e possibili conseguenze. Articolo molto chiaro che dovrebbe fare luce ai germogli appassiti del nostro ambiente che dovrebbero avere meno fretta nell’esternare fregnacce e ai rosiconi di professione (n.d.r.)

Rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza a nave da guerra e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: sono i reati di cui potrebbe essere accusata la capitana della Sea Watch 3: rischia fino a 27 anni di reclusione

Una multa salata, tra i 10 e i 50 mila euro, e la confisca del mezzo.

 È quanto rischia la Sea Watch 3 ai sensi delle nuove norme previste dal decreto sicurezza-bis approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 11 giugno e già operativo, in attesa di essere convertito in legge dalle Camere. Un rischio che la “capitana” della nave ong, Carola Rackete, ha deciso di accollarsi sfidando le autorità italiane e le resistenze dell’altro “capitano” Matteo Salvini. Ma a dover preoccupare la 31enne tedesca non solo soltanto le quasi certe conseguenze economiche del suo gesto, quanto quelle penali, dato che Rackete potrebbe avere commesso alcuni reati.

Tre, per la precisione. Come scrive Repubblica, la comandante della Sea Watch 3 rischia di essere incriminata per rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Andiamo con ordine. Partiamo dalla prima ipotesi di reato, “rifiuto di obbedienza a nave da guerra”, disciplinata dall’articolo 1099 del Codice di Navigazione. Che recita: “Il comandante della nave, che nei casi previsti nell’articolo 200 non obbedisce all’ordine di una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione fino a due anni”.

Insomma, Rackete se la caverebbe con poco. Se non fosse che la sua decisione di forzare il blocco navale costituisce violazione anche dell’art. 1100 del Codice di Navigazione, “resistenza o violenza contro nave da guerra”. Ecco cosa prevede questa disposizione: “Il comandante o l’ufficiale della nave, che commette atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione da tre a dieci anni. La pena per coloro che sono concorsi nel reato è ridotta da un terzo alla metà”. Infine, non si può proprio scartare una terza ipotesi di reato, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, punito nei casi più gravi con la reclusione tra i cinque e i quindici anni.

Insomma, nella peggiore delle ipotesi la “capitana” potrebbe essere condannata a 27 anni di carcere. Ma si tratta solo di un’ipotesi…

fonte – http://m.ilgiornale.it/news/2019/06/27/sea-watch-la-capitana-rackete-rischia-fino-a-27-anni-di-carcere/1717468/

L’arcangelo dona a Maria la pillola dei 5 giorni dopo: premiato spot blasfemo

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Lo spot è stato premiato dalla Società medica italiana per la contraccezione, ma sul web piovono le critiche

“Usala, fa miracoli”. E l’arcangelo Gabriele porge una scatola della pillola dei cinque giorni dopo a Maria.

 È lo spot messo a punto da un gruppo di studenti dell’Istituto Giorgi-Woolf di Roma, che ha vinto il premio dell’iniziativa Informiamoci, promossa dalla Società medica italiana per la contraccezione (Smic) e l’associazione culturale Lacelta.

Per comporre il progetto è stato usato il dipinto del Botticelli, l’Annunciazione di Cestello, ma l’angelo, invece di portare alla Vergine l’annuncio della nascita di Gesù, le porta in dono una scatola di Ellaone, la pillola dei cinque giorni dopo. Il progetto, chiamato #Usalafamiracoli, è risultato il più votato dalla giuria e ha vinto il premio dell’edizione 2018-2019 di Informiamoci.

Ma, sul web non sono mancate le critiche, che hanno etichettato lo spot come blasfemo, dato che usa immagini sacre per veicolare una pillola, che viene considerata abortiva e che va quindi contro i principi di quella religione da cui ha preso l’immagine per la pubblicità.

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Emma Bonino, soldi da Soros e dai paperoni mondiali

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Nonostante i flop elettorali, il partito di Emma Bonino e Della Vedova raccoglie donazioni dai più importanti miliardari del mondo.

Non si può certo affermare che +Europa, il partito di orientamento europeista e liberale di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, abbia grande appeal presso l’elettorato e goda di grande popolarità: nonostante le importanti campagne pubblicitarie e l’alleanza con il movimento del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, Italia in Comune, il Partito Socialista Italiano, il Partito Repubblicano Italiano ed il Partito Democratico Europeo di Francesco Rutelli, alle elezioni europee il partito filo-Ue ha raccolto appena 833,443 voti, pari al 3,11% dei suffragi, attestandosi così sotto la soglia di sbarramento del 4%.Per l’ex radicale Emma Bonino si è trattato dell’ennesimo flop. Infatti, è dalle Europee di vent’anni fa (quando in ticket con Pannella prese l’8%) che la Bonino inanella un tonfo dopo l’altro, non vincendo e non eleggendo neanche un candidato, né alle Europee del 2009, né alle regionali in Lazio del 2010, né a quelle in Basilicata, né alle Politiche del 2018 (quando entrò in Parlamento, con Tabacci, grazie a un seggio blindato…).

Eppure il partito ultraeuropeista gode di importanti sostenitori e di finanziamenti altrettanto illustri. È noto che la forza politica ha ricevuto un finanziamento pari a 200mila euro da George Soros e dalla moglie Tamiko Bolton. Si apprende che tra il 22 e il 30 gennaio, i due “filantropi” liberal hanno versato la bellezza di 99.789 euro ciascuno nelle casse del partito della Bonino. A confermarlo è la stessa leader, ex Ministro degli Esteri: “Da Soros abbiamo ricevuto 200mila euro l’anno scorso. Ma smettiamola con le leggende. Questa si accompagna a quella che farei parte del Bilderberg, una specie di Ku klux klan dei poveri i cui membri italiani sono dei pericolosi complottisti. Io sono stata invitata una sola volta per spiegare la mucca pazza”.

I tradizionalisti scuotono la Chiesa su islam, gay e dottrina

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Una dichiarazione dei tradizionalisti irrompe nel dibattito dottrinale della Chiesa. Burke e gli altri puntualizzano su gay, islam e celibato

Il cardinal Raymond Leo Burke e il cosiddetto “fronte dei tradizionalisti” hanno di nuovo diffuso un testo volto alla correzione di quelli che ritengono essere dei veri e propri “errori” tangibili nella Chiesa cattolica contemporanea.

Anche questa volta la forma scelta è quella della dichiarazione, che risale allo scorso 31 maggio, ma che è stata pubblicata solo poco fa. L’impronta data al cattolicesimo da papa Francesco e dalla sua pastorale non viene chiamata in causa, ma considerando le distanze dottrinali tra i sottoscrittori e il pontefice, sembra di poter dire che il porporato americano e gli altri abbiano voluto – come spesso è accaduto in questi anni – segnalare tutta la loro preoccupazione per la “confusione imperante”.

Volendo sciorinare per intero i punti sollevati nel documento, evidenziamo come quest’ultimo sia approfondibile sul sito di Corrispondenza romana. Sintetizzando, invece, è possibile tener presente alcuni passaggi di stretta attualità: uno, di sicuro centrale, è quello sulla visione che la dottrina cattolica dovrebbe perseguire quando si ha a che fare con le cosiddette “istanze Lgbt“. Coloro che hanno deciso di firmare la dichiarazione hanno operato mediante un procedimento abbastanza semplice, cioè richiamando soprattutto le fonti. Su questi aspetti, per esempio, il cardinal Raymond Leo Burke e gli altri firmatari citano il Catechismo. Una necessità di chiarezza può essere stata percepita per via di alcune aperture al mese dell’orgoglio gay, che una parte di Chiesa cattolica, quella più progressista, non ha disdegnato di operare nel corso delle ultime settimane. Il gesuita e consultore del Vaticano James Martin, per esempio, ha augurato via Twitter “buon mese del Pride” alla comunità Lgbt.

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Così sono diminuiti i cattolici italiani durante l’era Bergoglio

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Nel corso dell’ultimo quinquennio, i cattolici italiani sono diminuiti del 7.4%. Il sondaggio choc che racconta la crisi di fede nell’era Bergoglio

Può essere una mera coincidenza, ma più o meno da quando Jorge Mario Bergoglio è stato eletto al soglio di Pietro i cattolici, tra le persone che risiedono in Italia, risultano essere in diminuzione.

Questo, almeno, è deducibile da quanto fatto registrare da un sondaggio dell’istituto Doxa. I numeri sono eloquenti: il segno meno, rispetto all’ultimo quinquennio, va posto accanto al 7.45. L’ex arcivescovo di Buenos Aires è stato scelto in Conclave sei anni e mezzo fa. Non è detto che le motivazioni alla base di questa discesa numerica dipendano dalla pastorale del Santo Padre.

Il calo può dipendere, per esempio, dalla secolarizzazione imperante in tutto il Vecchio continente, dalla diffusione del relativismo valoriale, dalla crisi delle vocazioni, dal laicismo, dallo svutamento dei seminari e da tutti quei fattori che, secondo il punto di vista che Joseph Ratzinger espresse nel lontano 1968, avrebbero contribuito a relegare la Chiesa cattolica e i fedeli in una posizione minoritaria. Poi c’è pure chi ritiene – come il cosiddetto “fronte tradizionale” – che papa Bergoglio, spostando il baricentro del cattolicesimo nelle periferie del mondo e centrando la sua azione sui temi dei migranti e dei fenomeni migratori, abbia smesso di soddisfare una serie di bisogni identitari, che sono proprio dell’Occidente cristiano-cattolico. Il trend, che avevamo riportato già due anni fa, è stato confermato: i cattolici italiani sembrano destinati a divenire, per dirla sempre con Benedetto XVI, una “minoranza creativa” chiamata a incidere sulla realtà, partendo da una posizione diversa rispetto al recente passato.

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“I giudici provano sulla loro pelle processi mediatici e intercettazioni”. È la nemesi

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È a un dibattito a Pordenone, ma Carlo Nordio non si sottrae al tema del giorno: «Siamo alla nemesi storica».

Si aspettava questo sconquasso dentro le solenni stanze del Csm?

«È vent’anni che scrivo queste cose e lo dico senza alcun compiacimento».

Politica e giustizia vanno a braccetto?

«Adesso tutti si scandalizzano per le riunioni carbonare fra i consiglieri e i politici, ma da sempre la politica la fa da padrona a Palazzo dei Marescialli e nell’Associazione nazionale magistrati. Basta riflettere sulle correnti che sono costruite a imitazione dei partiti, con una destra, un centro e una sinistra».

Sì, ma la legge prevede che un po’ di politica ci possa e ci debba essere attraverso i consiglieri laici.

«Certo, ma i laici, che sono una minoranza, quando arrivano a Palazzo dei Marescialli dovrebbero interrompere ogni rapporto con i partiti. Solo che non va così».

Le nomine sono davvero pilotate?

«Certo. Se non hai la sponsorizzazione di questa o quella corrente non puoi aspirare a guidare uffici importanti. Le correnti fanno e disfano accordi, le correnti barattano i posti».

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“Crocifissi vanno in ogni stanza”. Ma all’ospedale di Chivasso scoppia la polemica

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Nella cittadina torinese di Chivasso la direzione dell’ospedale ha deciso che i crocifissi dovranno essere in tutte le stanze. “Gli anziani ci tengono”, sottolinea il direttore dell’azienda. Ma da sinistra piovono critiche

Chivasso, comune di Torino. Qui il direttore dell’ospedale, Alessandro Gilardi, firma una lettera che scatena subito la polemica.

“Si comunica – si legge nella nota – che a partire dal 10 giugno verranno posizionati presso tutte le stanze di degenza del presidio i crocifissi. Si raccomanda la massima disponibilità di accesso affinché la manutenzione possa svolgere in tempi brevi il compito di posizionamento. Si ringrazia per la collaborazione”.

La presa di posizione di Gilardi viene subito difesa dal direttore dell’azienda sanitaria To4 Lorenzo Ardissone: “Nessuna novità, i crocifissi ci sono sempre stati. Facendo i lavori mesi fa, alcuni crocefissi si erano rotti e abbiamo semplicemente ritenuto di sostituirli”. E poi specifica: “Gli anziani ci tengono particolarmente, ma se un paziente non lo vuole lo togliamo”.

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Le cinque domande a Davigo il “Dottor Sottile” che ora tace

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Mentre sul Csm si abbatte lo tsunami che rischia di travolgerlo, e leader vecchi e nuovi delle toghe italiane si affannano per salvare il salvabile, una sola voce non si è fatta sentire (tranne che per un breve intervento nel plenum di martedì): quella di Piercamillo Davigo, l’ex pm di Mani Pulite divenuto leader della corrente di Autonomia e Indipendenza ed eletto un anno fa al Csm in nome del rinnovamento. Bel rinnovamento, verrebbe da dire. Il solitamente loquace «Dottor Sottile» è sparito dalla ribalta. Se Davigo ritrovasse la parola, ecco alcune domande che sarebbe interessante porgli.

1. LA VOTAZIONE INCRIMINATA Lei fa parte della commissione incarichi direttivi del Csm e il 23 maggio scorso, in questa veste, votò a favore della nomina di Marcello Viola a procuratore della Repubblica di Roma. Quella decisione, secondo le indagini, fu il frutto di accordi sotterranei officiati per motivi illeciti da Luca Palamara. Non si accorse di quanto le accadeva sotto il naso? E perché si oppose anche alla audizione dei candidati?

2. LA SUA NOMINA Lei è stato eletto nel 2016 presidente di sezione della Cassazione con i voti determinanti di Unicost, la corrente di Palamara. Ha mai fatto una telefonata per chiedere appoggi all’interno del Consiglio superiore della magistratura in vista di quella nomina? In caso affermativo, a quali esponenti di quali correnti rivolse la sua richiesta?

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L’ultima trovata di Orlando “Eliminare la parola migranti”

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Leoluca Orlando, da sempre schierato contro la linea dura sull’immigrazione da parte del governo, da Palermo lancia un nuovo appello sul tema: “Basta proncunciare la parola migranti, siamo tutti persone”

Torna a parlare di migranti e di immigrazione il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e lo fa nell’ambito del convegno “La scherma come strumento di integrazione dei popoli del Mediterraneo”, svolto come evento collaterale alla celebrazione dei 110 anni della federazione della scherma in questi giorni in corso nel capoluogo siciliano.

Il primo cittadino, in particolare, propone di togliere il termine migranti.

“È molto importante eliminare la parola migranti – afferma Orlando, così come riporta l’agenzia ItalPress – considerando i migranti delle persone che sentono il diritto di vivere in luogo diverso da quello in cui sono nati. Come i nostri figli o i nostri nonni che hanno deciso di andare a vivere in un altro paese chiedendo di essere considerate persone umane”.

“Io sono persona, noi siamo comunità – prosegue poi il sindaco di Palermo – è questo quello che serve per accogliere nel migliore dei modi i campionati di scherma. Persona dal latino significa maschera e sulla pedana siamo tutti uguali, abbiamo tutti la stessa maschera. Questo è un messaggio importante per chi pensa di dividere le persone in base alla religione, alla lingua o al colore della pelle”.

Più volte il primo cittadino del capoluogo palermitano appare tra i più critici, a livello nazionale, sulla linea del governo ed in particolare su quella supportata dal ministro dell’interno Matteo Salvini. L’iniziativa, intrapresa assieme ad altri sindaci, che nei mesi scorsi suscita maggiore clamore riguarda l’iscrizione presso l’ufficio anagrafe di richiedenti asilo e stranieri, una mossa che sfida il divieto in tal senso imposto dal decreto sicurezza voluto dal leader della Lega.

In altre occasioni, Orlando si dichiara disponibile ad accogliere all’interno del porto di Palermo le navi con alcuni migranti a bordo a cui il Viminale non dà il via libera per lo sbarco. In un certo qual modo, il sindaco del capoluogo siciliano appare tra i principali oppositori a livello nazionale della linea sull’immigrazione instauratasi con l’insediamento del governo pentastellato.

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Quei gesti sacri di Salvini: perché ha scelto il rosario

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Salvini risponde a Padre Sorge che ha dichiarato che l’Italia “non è più cristiana perché è leghista”. E spiega: “Dietro quel Rosario sventolato ci sono dei valori, una cultura, una identità, una tradizione”

La Lega, attraverso il suo leader Matteo Salvini, sembra decisa a portare avanti, sempre più, una battaglia culturale per avvicinare dalla sua parte i fedeli meno progressisti della Chiesa Cattolica italiana.

La sfida sarà lanciata in particolare a quegli alti prelati e teologi progressisti che, radicati su ideologie piuttosto che su principi etici e morali, hanno attaccato e, nonostante la loro débâcle ideologica, presumibilmente continueranno ad attaccare personalmente Salvini e i leghisti.

L’ultima stoccata Salvini l’ha lanciata nella tarda serata di martedì 28 maggio intervistato da Nicola Porro durante uno speciale di Quarta Repubblica. Rispondendo stizzito, senza citare il nome, a quel prete che aveva dichiarato che l’Italia “non è più cristiana perché è leghista”, il vice presidente del Consiglio ha replicato: “Ma che problemi ha!”, spiegando, poco dopo, che “dietro quel Rosario sventolato ci sono dei valori, una cultura, una identità, una tradizione”.

Il riferimento, neanche tanto velato, è relativo a quanto è stato detto da Padre Bartolomeo Sorge, l’ex direttore de La Civiltà Cattolica e dell’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” di Palermo che, su Twitter, ha scritto che “L’Italia è leghista, non più cristiana. Il leghista dice: ‘prima gli italiani’; il Cristiano: ‘prima gli scartati’. Né basta baciare in pubblico Gesù; l’ha già fatto anche Giuda”. Un altro gesuita, il politologo della Civiltà Cattolica padre Francesco Occhetta, a Tv2000 aveva dichiarato che l’uso di simboli religiosi durante i comizi elettorali e dopo l’esito elettorale rappresenterebbe “una dimensione sacrale legata al politeismo”, ad una “dimensione sociologica della religione ma non alla fede”.

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