Allarme clima, 500 scienziati contro tutti: “È una farsa”

Condividi su:

Non esiste una verità scientifica sui cambiamenti climatici. Esiste invece un panel di divergenti che contesta Greta e i cattivi maestri dell’ambientalismo

Greta contro tutti”. “Greta la voce del popolo contro le élites”. “Greta da Nobel”. Questi sono alcuni dei “complimenti” che la giovane ambientalista raccoglie alle Nazioni Unite.

Eppure c’è un fatto che a molti è passato inosservato. Nell’indifferenza generale 500 scienziati di tutto il mondo indirizzano al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, una lettera contro l’allarmismo climatico. Lanciata da Guus Berkhout, geofisico e professore emerito presso l’Università dell’Aja, l’iniziativa è il risultato di una collaborazione tra scienziati e associazioni di 13 Paesi. Pubblicato in un momento in cui l’agenda internazionale pone il clima in cima alla lista delle preoccupazioni, questa “Dichiarazione europea sul clima” ha lo scopo di far sapere che non c’è urgenza né crisi irrimediabile.

Ecco. Questo è il succo di una controrivoluzione che pone al centro la scienza e non l’ideologia sinistroide che, ahinoi, sfrutta la ragazzina dalle trecce d’oro. La notizia in Italia passa un po’ in sordina e anche i media mainstream sembrano prenderla sotto gamba. Eppure, fortuna per noi esseri umani, sul giornale online Altantico Quotidiano, Federico Punzi ne parla con grande autorevolezza. Riporta la traduzione integrale della lettera che farebbe sobbalzare anche il più puro degli ambientalisti. Scrive Punzi sul suo profilo Facebook: “Oggi su Atlantico Quotidiano la preoccupante (per lei) escalation di Greta Thunberg, cavalcata con incredibile cinismo da media e leader; un ministro che autorizza lo sciopero degli studenti per “valore civile”; mentre 500 scienziati dicono che la nostra casa non è in fiamme”.

E fortunatamente, almeno per la scienza, il pianeta Terra ha ancora una chance di salvezza. Gli ambasciatori e portavoce di questa idea sono: Guus Berkhout, professore (Paesi Bassi), Richard Lindzen, professore (Stati Uniti), Reynald Du Berger, professore (Canada), Ingemar Nordin, professore (Svezia), Terry Dunleavy (Nuova Zelanda), Jim O’Brien (Irlanda), Viv Forbes (Australia), Alberto Prestininzi, professore (Italia), Jeffrey Foss, professore (Canada), Benoît Rittaud, docente (Francia), Morten Jødal (Norvegia), Fritz Varenholt, professore (Germania), Rob Lemeire (Belgio), Viconte Monkton of Brenchley (Regno Unito).

Scrivono senza mezzi termini che quella in cui ci troviamo non è un’emergenza. Spiegano che i modelli di divulgazione generale sul clima, su cui si basa attualmente la politica internazionale, sono inadeguati. “È pertanto crudele e imprudente sostenere la perdita di trilioni di dollari sulla base dei risultati di modelli così imperfetti. Le attuali politiche climatiche indeboliscono inutilmente il sistema economico, mettendo a rischio la vita nei Paesi a cui è negato l’accesso all’elettricità permanente a basso costo. Vi invitiamo a seguire una politica climatica basata su solida scienza, realismo economico e reale attenzione a coloro che sono colpiti da costose e inutili politiche di mitigazione”.

Invitano a organizzare insieme a loro, all’inizio del 2020, un incontro costruttivo di alto livello tra scienziati di fama mondiale di entrambe le parti del dibattito sul clima. Perché una cosa è certa, il progresso scientifico, e non solo, si basa su teorie e confutazioni. Questo è il metodo: confronto. Questione spiegata con grande razionalità che si può riassumere in poche chiare battute: non esiste una verità scientifica che accolga le istanze della nostra Greta. Il surriscaldamento globale, quindi, non è per tutta la comunità di scienziati un problema reale. Ma torniamo alla lettera. Si conclude così: “L’incontro (fissato per il prossimo anno) renderà effettiva l’applicazione del giusto e vecchio principio di buona scienza e giustizia naturale secondo il quale le due parti devono poter essere ascoltate in modo completo ed equo. Audiatur et altera pars!”.

In queste righe questi uomini ribelli, questi divergenti che non accettano di salire sul carro del vincitore, affermano che una rete globale di professionisti è pronta a chiarire che il clima deve essere meno politicizzato, mentre la politica ambientalista deve essere più scientifica. Gli scienziati devono affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale e i leader politici devono valutare in modo spassionato i benefici e i costi reali dell’adattamento al riscaldamento globale, nonché i costi reali e i benefici attesi della mitigazione.

Poi la spiegazione: il clima varia da quando esiste il pianeta con fasi naturali fredde e calde. “La piccola era glaciale si è conclusa solo di recente, intorno al 1850, quindi non sorprende che oggi stiamo vivendo un periodo di riscaldamento”. Il caldo, intanto, cresce con un ritmo inferiore alla metà di quanto era stato inizialmente previsto e meno della metà di ciò che ci si poteva aspettare. Poi questi dissidenti si soffermano su un fatto di rilevante importanza: la Co2 non è un inquinante. È anzi essenziale per tutta la vita sulla Terra. La fotosintesi è una benedizione. Più Co2 fa bene alla natura, rende il globo verde: l’aggiunta di anidride carbonica nell’aria ha portato ad un aumento della biomassa vegetale globale. È anche buono per l’agricoltura, aumentando i raccolti in tutto il mondo.

Insomma un chiaro messaggio a Greta, ai gretini e ai cattivi maestri che cavalcano “l’emergenza” lucrando economicamente e culturalmente sulle giovani generazioni. La vostra teoria potrebbe essere sbagliata.

fonte – http://www.ilgiornale.it/news/cronache/allarme-clima-500-scienziati-contro-tutti-farsa-1757848.html

Brasile, Bolsonaro ordina di vietare l’ideologia gender nelle scuole

Condividi su:

Combattere l’indottrinamento gender nelle scuole è stato uno degli impegni della campagna elettorale del presidente del Brasile. Nove brasiliani su dieci rifiutano l’ideologia gender

In Brasile il presidente d’origine italiana Jair Messias Bolsonaro ha ordinato di preparare una legge per vietare l’ideologia di genere nelle scuole elementari.

Il presidente del Brasile ha annunciato la sua decisione su Twitter. Ha spiegato che l’Advogado-Geral da União (Agu) ha dichiarato chi è il responsabile della legislazione sull’ideologia di genere, cioè il governo nazionale, essendo una competenza federale. Pertanto, ha scritto Bolsonaro, “ho ordinato al Mec (Ministero della Pubblica Istruzione, ndr.), tenendo conto del principio di protezione globale dei minori, previsto dalla Costituzione, di preparare un Pl (un progetto di legge, ndr.) che proibisce l’ideologia del genere nella scuola primaria”.

Adempiendo così ad una delle sue promesse elettorali il presidente del Brasile Bolsonaro, ha vietato l’indottrinamento gender nell’istruzione di base, forte di un sondaggio condotto nell’ottobre 2017 che ha rivelato come nove brasiliani su dieci rifiutino l’ideologia gender nelle scuole.

Seguendo l’insegnamento di Papa Francesco, combattere l’ideologia di genere e l’indottrinamento nelle scuole è stato uno degli impegni più dibattuti della campagna elettorale di Bolsonaro. Adesso è diventato realtà, non senza polemiche. Infatti sono fioccate le critiche al “presidentissimo”, accusato dalle associazioni lesbiche, gay, transessuali, bisessuali ed altre, di essere “omofobo” e “razzista”. Non sono mancate le critiche anche da alcuni mass media, in particolare dal gruppo mass mediatico progressista “Globo” e dalla sua televisione principale, “Rede Globo”, che tende ad influenzare l’opinione pubblica brasiliana contro Bolsonaro. Ma “Globo” teme anche il presidente perché Bolsonaro potrebbe interrompere gli ingenti fondi statali che finanziano il più seguito canale televisivo brasiliano.

Nell’agenda di Bolsonaro c’è la liberazione del Brasile “dal socialismo e dal politicamente corretto” e, a quanto pare, rientra in questa categoria anche la lotta di Bolsonaro all’ideologia gender. Recentemente aveva detto che il suo Paese non diventerà mai un paradiso per il mondo Lgbt e per il turismo che orbita in tale ambito.

Il gallo e i suoi polli

Condividi su:

Se Giuseppe Conte pensa davvero che una volta liberatosi di Matteo Salvini potrà finalmente fare il premier, allora vuole dire che pur sentendosi gallo non conosce i suoi polli

Ieri si è preso una giornata di gloria – si fa per dire – presentando al paese il suo nuovo giocattolo. Più delle parole che ho ascoltato mi hanno colpito i non casuali silenzi di pollo Renzi, pollo Zingaretti, pollo Bersani e pollo Di Maio. È un silenzio inquietante che non lascia presagire nulla di buono circa la supremazia millantata ieri dal premier bis. Gli ultimi due leader – Renzi e Salvini – che hanno pensato e detto, come ha fatto ieri Conte, «qui comando io» non hanno fatto una bella fine nonostante vantassero un consenso elettorale e una scaltrezza politica che l’attuale premier neppure si sogna.

Se Di Maio e soci non sono riusciti a tenere testa alla Lega, figurati al Pd e ai comunisti. Questo sarà sicuramente un governo di sinistra e se Conte vorrà sopravvivere dovrà aprire ben altro dei porti. Non si illuda – scampato il pericolo elezioni – di potere contare all’infinito sulle aperture e le benevolenze ricevute in questi giorni da oltre confine, perché anche in politica vale il vecchio detto che recita «passata la festa, gabbato lo santo». E in questo senso non so se per Conte sia stato un affare affidare il suo destino in Europa alle sapienti mani del suo predecessore Gentiloni, che del Pd è anima e corpo.

Non ho mai visto in vita mia la sinistra, in tutte le sue declinazione, stare sotto padrone, neppure quando il padrone di turno era uno di loro, figuriamoci di un professore mai eletto da nessuno. «Lealtà» e «affidabilità» sono parole che da quelle parti non hanno mai avuto un senso definitivo e ben lo sa chiunque abbia avuto la disavventura di incrociarne i destini.

Leggo che gli esperti di cose politiche prevedono una lunga vita di questo governo e portano a sostegno della loro tesi argomenti fondati e convincenti. Ma trascurano la componente umana, una variabile che è sempre in agguato quando si tratta di persone per lo più dall’ego e dalla arroganza sproporzionate e insaziabili. Tra Conte e il suo governo prevedo quindi una luna di miele tiepida (la faccia di Di Maio ieri in aula diceva molto più di tante parole) e breve. Vedremo quanto sarà lunga la guerra di logoramento.

fonte – http://www.ilgiornale.it/news/cronache/gallo-e-i-suoi-polli-1750815.html

Prime grane per il Conte-bis: Putin e Xi sul piede di guerra

Condividi su:

L’arresto di Alexksandr Korshunov a Napoli ha scatenato le ire di Putin, mentre ieri la Cina ha fatto capire di essere scontenta delle prime decisioni del Conte-bis

Per il nuovo governo a guida Giuseppe Conte non mancano i dossier bollenti in politica estera.

Ma a parte i problemi strategici, c’è una questione impellente che sta già scatenando i telefoni di Mosca e Washington. E l’Italia sembra di nuovo piombata ai tempi della Guerra Fredda, quando Stati Uniti e Unione sovietica manovravano nel nostro Paese.

L’arresto di Korshunov

In queste ore, Napoli è al centro di un intricato gioco diplomatico. Come spiegato da ilGiornale, il 30 agosto la Polaria ha fermato il cittadino russo Aleksandr Korshunov appena sbarcato da un volo proveniente da Mosca. La richiesta è arrivata direttamente dagli Stati Uniti: l’uomo è accusato di spionaggio industriale e, da dirigente dalla Odk, è considerato l’autore del furto di documenti della General Electorinic e di informazioni coperte da copyright per sviluppare motori di aerei civili russi.

Gli Stati Uniti chiedono, l’Italia risponde affermativamente, dimostrando quindi fedeltà all’asse euro atlantico e mostrandosi perfettamente in linea con Washington dopo l’endorsement per “Giuseppe” firmato da Donald Trump. Il problema è che la Russia, partner strategico italiano e che ha visto ocn occhi abbastanza neutrale se non accondiscendenti al nuovo esecutivo giallo-rosso, ora ha deciso di alzare. L’ambasciata russa ha già detto senza mezzi termini di considerare “illegittimo” l’arresto del cittadino russo e ha chiesto “l’immediato ritiro della richiesta di estradizione“. Per Mosca si tratta di una mossa assolutamente “inaccettabile” che “va contro il diritto internazionale“.

Una vera e propria grana per il premier Conte che si inserisce in un quadro internazionale bollente. Roma è sempre stata vista come ponte tra Russia e Stati Uniti da parte sia del Cremlino che della Casa Bianca. Ma la decisione di virare nettamente verso l’Atlantico fa sì che a Mosca guardino con molto più sospetto al nuovo governo giallo-rosso. E sfidare la Russia, con il gas siberiano che riempie il nostro mercato non è un affare da prendere sottogamba.

Anche la Cina irritata

Un affaire complesso cui si affiancano le prime avvisaglie di una scontentezza da parte cinese per alcune mosse del nuovo governo. Ieri il consiglio dei ministri ha dato l’ok al decreto sul Golden Power che è lo strumento con cui l’esecutivo italiano può blindare le proprie telecomunicazioni rispetto all’avvento di operatori stranieri nel 5G. In pratica, Huawei e Zte. E Washington, così come la Nato, aveva chiesto dopo la firma del Memorandum per la Via della Seta che Roma garantisse sull’ingresso cinese nelle infrastrutture strategiche. Dall’altro lato, la mossa delle agenzie di Stato cinesi di mostrare una certa disaffezione verso Luigi Di Maio, accusato di essere sostanzialmente inadatto al ruolo di ministro degli Esteri, non fa che lanciare un messaggio molto chiaro. Il nuovo governo è un coccio in mezzo ai vasi di ferro. E adesso Mosca e Pechino battono i pugni. Hanno dato credito a questo governo, ma le prime mosse totalmente affini agli Usa sono un segnale molto chiaro.

fonte – http://www.ilgiornale.it/news/napoli/prime-grane-conte-bis-putin-e-xi-sul-piede-guerra-1749074.html?mobile_detect=false

Ecco i bilanci d’oro dell’Ong che produce utili milionari

Condividi su:

Un gigante del mare, un colosso da 14mila euro al giorno. Per portarlo fino in Libia l’associazione ha dovuto affittarlo, modificarlo, attrezzarlo e via dicendo. I costi sono ingenti. Ma i bilanci pubblicati dall’associazione e ricostruiti dal Giornale.it dicono che i fondi non sono un problema. Non in questo momento, almeno. Visto che negli ultimi due anni la Onlus nel complesso ha prodotto un utile da diversi milioni di euro. Cifre da far invidia a qualsiasi azienda italiana.

Sos Mediterranee è un’associazione particolare (leggi qui come è nata). Non ha un’unica bandiera, ma è come una rete formata da una federazione di “filiali” europee. Le sue sedi sono a Marsiglia (la prima e più grande), Milano, Berlino e Ginevra. Ognuna ha un bilancio proprio e raccoglie le donazioni in maniera autonoma.

LEGGI TUTTO

Fonte – http://m.ilgiornale.it/news/2019/08/07/ecco-i-bilanci-doro-dellong-che-produce-utili-milionari/1737098/

Bibbiano, ora parla l’ex giudice: “Così funziona il sistema affidi”

Condividi su:

Anche a Verona, ieri sera, in Piazza Brà, oltre 200 persone si sono radunate per chiedere verità e giustizia. Una delegazione di “Christus Rex-Traditio” ha partecipato perché NESSUNO TOCCHI MAI PIÙ IL PIÙ PICCOLO TRA NOI…

I servizi sociali riuscivano a togliere i bambini alle famiglie grazie al Tribunale dei Minori

False relazioni, accuse infondate, pretesti inconcepibili per togliere i bambini alle proprie famiglie. Ne ha viste tante, troppe l’ex giudice Francesco Morcavallo che, da settembre 2009 a maggio del 2013, ha prestato servizio al Tribunale dei Minori di Bologna.

Testimone diretto dell’operato dei “diavoli” della Val d’Enza, i servizi sociali finiti sotto accusa nell’inchiesta “Angeli e Demoni”. Fu proprio lui, assieme ad altri due colleghi, a denunciare le irregolarità del sistema degli affidi dei minori.

“Abbiamo fatto degli esposti su anomalie enormi”, ci dice al telefono l’ex giudice, che denuncia: “Sparivano fascicoli. Noi decidevamo di riassegnare i bambini alle famiglie naturali ma, le nostre decisioni venivano revocate da altri giudici. Noi mandavamo i bambini a casa e, dopo poco, venivano riportati via”. Un altro tassello inquietante si aggiunge al caso Bibbiano. Qualcosa, anche al tribunale dei minori, non funzionava e, a quanto pare, continua a non funzionare.

Almeno secondo l’ex giudice Morcavallo. “Quando arrivano le segnalazioni dei servizi sociali non c’era e non c’è una verifica. Il giudice deve verificare due cose, che la relazione contenga dei fatti che giustifichino le valutazioni e che quei fatti siano veri. Il giudice deve accertare i fatti per capire se deve provvedere e come farlo.” Segnalazioni fatte da Morcavallo che, proprio per questo, è stato punito. “Ci sono stati dei veri e propri provvedimenti nei miei confronti poi, successivamente, annullati dalla cassazione. L’ex giudice è un fiume in piena. Dopo le anomalie ha deciso di lasciare il tribunale dei minori. Troppe cose non tornavano. “Non ce la facevo più. É doloroso trovarsi ad operare consapevole di essere al centro di un sistema del genere, senza riuscire a fare niente. É disumano. Ho dovuto dimettermi.”

Morcavallo ha più volte lanciato grida d’aiuto. “Io e altri due colleghi abbiamo denunciato tutto al Csm, alla Procura Generale, alla Corte di Cassazione, a tutte le autorità di garanzia. Ma nulla. Nessuno si è mosso. Per fortuna ci ha pensato la procura di Reggio Emilia”. Ma, per Morcavallo, che è tornato a fare l’avvocato e a difendere le famiglie “abusate”, “il problema è che in queste istituzioni operano gli stessi referenti politici dei gestori di questo sistema assurdo”. Istituzioni, il cui compito sarebbe quello di vigilare. Verificare che i giudici controllino i fatti. E che, invece, secondo le parole di Morcavallo, i fatti se li facevano sfuggire o, nella peggiore delle ipotesi, li coprivano. “Ha sentito un magistrato, un presidente di un tribunale, un componente del Csm, chiedere scusa? Non dico dimettersi. Solo chiedere scusa. Non è stato fatto. Qualcuno è arrivato persino a dire “io sono la vittima”, che credo sia anche offensivo per le vere vittime di questo sistema”.

Continua a leggere