Una drammatica testimonianza dall’inferno di Gaza

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Nella Striscia di Gaza, malgrado le difficili condizioni di vita causate dal completo isolamento a partire dal 2007, la piccola comunità cristiana ha sempre cercato di conservare una vita dignitosa. In questo senso, le scuole hanno avuto un ruolo importante: l’articolo che segnaliamo è la testimonianza della professoressa di francese nella scuola delle Suore del Rosario, precipitata con tutta la famiglia nell’incubo dei bombardamenti, che hanno già causato 23.000 morti e 60mila feriti che non possono essere assistiti a causa della distruzione degli ospedali. E ora la fame e le malattie stanno accelerando la decimazione della popolazione civile.
 
«A Gaza cerchiamo ogni giorno un modo per sopravvivere»
 
Amal Abuhajar è una insegnante palestinese di francese nella scuola cattolica delle suore del Rosario di Gaza. Dopo due evacuazioni, ora è rifugiata in una scuola dell’Unrwa a Rafah con suo marito e i sei figli. Racconta l’inferno di una quotidianità fatta di carenze, code, paura e condizioni insalubri.
 
«Il 7 ottobre è stata una giornata nera. Non siamo stati noi a decidere questa guerra e da allora viviamo i giorni più terribili della nostra vita». Con questo messaggio datato 22 dicembre e scritto in francese, come tutti i seguenti, Amal Abuhajar, insegnante di francese alla scuola del Rosario di Gaza, inizia il racconto di questi ultimi tre mesi, che hanno stravolto la sua vita.
«Avevo una grande casa a est di Khan Younis, con un grande giardino verde e ben tenuto. Con rose di tutti i colori, alberi che producono olive, datteri, guaiave, arance, limoni, uva e clementine.
Tutti i vicini se ne sono andati il 7 ottobre. Io non volevo lasciare la mia casa. Ma ho vissuto la notte peggiore della mia vita a causa dei bombardamenti. I bambini non facevano che piangere. Alla fine, siamo partiti alle 7 del mattino dell’8 ottobre per andare nel mio vecchio appartamento a Khan Younis. È stato straziante lasciare la casa.
Cercavo la calma, ma lì tutto era più drammatico, più tragico. Mio figlio di sette anni mi ha detto: «Qui ascoltiamo e vediamo la morte, mentre a casa la ascoltavamo soltanto». E questo è vero. Nel pomeriggio dell’8 ottobre, l’occupazione israeliana ha ucciso decine di bambini e donne davanti ai nostri occhi. Un’abitazione di sette piani è andata in pezzi.
 
Sono sicura di aver perso le mie rose…
Le urla, le ambulanze, i rumori di morte e di paura, gente che correva… Tutto questo davanti ai nostri occhi, davanti ai nostri figli. Mi sentivo impotente. Che cosa potevo fare? Avevo paura, piangevo sempre. Avevo la sensazione che ogni notte sarebbe stata l’ultima.
Dal 7 ottobre non c’è più alcun significato nella vita. Ho perso tutto: la mia casa, il mio lavoro, i miei studenti… sono sicura di aver perso le mie rose… Che aspetto ha la mia casa? Come stanno i miei uccelli? Questa guerra è come un’orribile pièce teatrale sezna fine. Questa è la nostra vita quotidiana qui a Gaza. Il mattino è nero come la notte. La notte è un incubo.
Non c’è elettricità, niente acqua, niente internet… Cerchiamo ogni giorno un modo per sopravvivere, per salvare i nostri figli. Mio marito va dal fornaio alle tre del mattino a prendere il pane… Fa la fila per 10 o 15 ore e riesce a malapena a sfamare i bambini. Poi prende la bicicletta per andare a comprare l’acqua. Anche lì deve fare la fila per ore prima di portarne un po’».
Tre giorni dopo la fine della tregua, il 4 dicembre, Amal e la sua famiglia hanno ricevuto l’ordine di evacuare il quartiere in cui si trovavano a Khan Younis.
«Siamo andati a Rafah. Abbiamo dormito in macchina, per mancanza di un posto altrove. Dopo due giorni di ricerche, abbiamo trovato posto presso la scuola elementare “B” dell’Unrwa, quella per le bambine. Da allora, abbiamo condiviso la nostra sofferenza con duemila sconosciuti. Condividiamo le code della vita quotidiana: quella per caricare il cellulare in biblioteca, per lavarsi, quella per ritirare le scatolette…».
 
Tre lattine e tre bottiglie d’acqua a settimana
«A Rafah non c’è abbastanza cibo rispetto al numero di persone. Tutti quelli che abitavano al nord e a Khan Younis sono rifugiati lì. Dato che ho sei figli, ci sono concessi tre prodotti in scatola e tre bottiglie d’acqua ogni settimana. Ci bastano appena per un giorno. Quindi devi integrare altrove, ma tutto è troppo costoso. Non riceviamo lo stipendio dal 7 ottobre. La gente vende la legna degli alberi lungo la strada per alimentare i forni dove viene cotto un po’ di pane».
«Il più piccolo dettaglio della nostra vita quotidiana, anche i bisogni più semplici, tutto è complicato», scrive Amal, che non ha avuto accesso a una doccia adeguata da quando è arrivata alla scuola.
«Ho bisogno di piangere, di urlare. A volte vado al mare da sola e piango fino al mattino. Sono stanca, triste, odio il sole del mattino, perché è sinonimo di nuove sofferenze. Di notte non c’è luce, tranne quella dei bombardamenti. Il suono delle donne e dei bambini che piangono, dei feriti che soffrono per il freddo e le malattie.
Onestamente prendo dei farmaci, così posso dormire due o tre ore a notte. Sai come abbiamo paura del rumore degli aerei? Sai che cosa si prova a sentire i bombardamenti? Le minacce quotidiane che viviamo? Qui a Gaza aspettiamo la morte. Aspettiamo la fine e preghiamo di morire insieme».
Il 26 dicembre Amal riprende la tastiera: «Ieri gli israeliani hanno minacciato di bombardare la libreria accanto alla nostra scuola. La gente ha cominciato ad andarsene, molti dormivano per strada… Ho portato i miei figli a casa di un’amica, ma non abbiamo potuto portare le nostre cose per dormire. Fa freddo, molto freddo di notte».
La libreria non è bombardata. Amal deve lasciare la casa della sua amica. «Camminiamo continuamente a sud-ovest di Rafah», ha scritto il 27 dicembre. Il giorno seguente, lei e i suoi figli sono tornati alla scuola dove c’è un problema di risalita delle acque reflue, a causa della mancanza di elettricità che attiva le pompe per la bonifica delle acque. «È terribile e disgustoso – confida Amal –. Comincio a cercare un altro posto… Siamo tutti malati. Le scuole non sono adatte alla vita delle persone».
 
 

Azovstal, Capuozzo mostra il video dei miliziani di Azov: “Sapete cosa stanno cantando?”

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QUINTA COLONNA

Si combatte dentro l’acciaieria trasformata in un “inferno”. Asserragliati i soldati del Battaglione Azov

Una combattente di Azov asserragliata all’Azovstal. Il video ripreso da un cellulare. I “resistenti” all’assalto russo che intonano una canzone, l’odierna “Bella Ciao” come scrive qualcuno. È il video, pubblicato sui social e raccontato anche dai media italiani, su cui si sta discutendo in queste ore. Ovvero il canto dei soldati che difendono l’ultima postazione ucraina a Mariupol.

Perché se ne discute? Lo spiega Toni Capuozzo, molto critico sulla posizione che i media occidentali hanno preso rispetto al Battaglione (ormai un reggimento) accusato in passato di simpatie neonaziste. “Non so se sia vero che i “resistenti” dell’Azovstal abbiano chiesto una tonnellata di cibo per ogni quindici civili da rilasciare: la fonte è russa, e ovviamente non farebbe loro onore – scrive lo storico inviato di guerra sui suoi canali social – So quel che leggo sul Corriere della Sera di oggi, che li descrive come dei soldati Ryan da salvare, e paragona la loro canzone a Bella Ciao. Peccato che inneggi a Stepan Bandera, eroe del collaborazionismo con i nazisti. Non è l’unico equivoco: il Primo maggio dal concertone di Roma hanno spedito i saluti a Kiev, senza accorgersi che quella festività è abolita in Ucraina dal 2014″. La seconda strofa della canzone infatti dice: “L’Ucraina è la nostra madre e Stepan Bandera è nostro padre”.

Su Stepan Bandera molto si è detto e scritto. Ucciso a Monaco nel 1959, questo nazionalista ucraino divide la società: amato nella parte occidentale, viene considerato un fondamentalista nazista nelle zone ad Est. Quelle a maggioranza russofona. Nel 2018 vi furono non poche polemiche quando il Parlamento di Kiev decise di festeggiare come festa nazionale il compleanno del discusso combattente. Il leader dell’Oun, Organizzazione dei nazionalisti ucraini, è infatti accusato di aver collaborato con Hitler anche se oggi per il Corriere diventa “patriota dell’Ucraina libera, irredenta e democratica”.

Secondo quanto riporta ilGiornale, “a partire dal febbraio del 1943 i nazionalisti ucraini cominciarono ad attaccare la popolazione polacca dell’oblast di Volyn’. L’Upa e l’Oun attaccarono oltre cento villaggi polacchi sterminando oltre centomila persone, in maggioranza donne, bambini e anziani”. Per questo in Polonia viene considerato un criminale, così come le attività dei due movimenti nazionalisti. Non solo. Anche il Parlamento europeo, in una risoluzione approvata il 25 febbraio del 2010, scrisse di “deplorare profondamente la decisione del Presidente uscente dell’Ucraina, Viktor Yushchenko, di attribuire a Stepan Bandera, uno dei leader dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN), che ha collaborato con la Germania nazista, il titolo postumo di «Eroe nazionale dell’Ucraina»; auspica, a questo proposito, che la nuova dirigenza ucraina riveda tali decisioni e mantenga il suo impegno nei confronti dei valori europei”

Fonte: https://www.nicolaporro.it/azovstal-capuozzo-mostra-il-video-dei-miliziani-di-azov-sapete-cosa-stanno-cantando/

Cristianesimo senza miracoli e senza inferno

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di Gianfranco Amato

Per comprendere lo stato di crisi della Chiesa e della fede cristiana, è sufficiente leggere le dichiarazioni di alcune teologi á la page, e biblisti particolarmente popolari e apprezzati.

Tra questi spicca certamente Padre Alberto Maggi, religioso dell’Ordine dei servi di Maria, che vanta persino studi all’École biblique di Gerusalemme, l’istituto più prestigioso del mondo per chi intenda approcciarsi alle Scritture con rigore scientifico, e che da trent’anni resta saldo al timone dell’altrettanto prestigioso Centro Studi Biblici di Montefano. È pure un volto conosciuto ed apprezzato dal pubblico, grazie ai suoi commenti al Vangelo trasmessi da TV2000, l’emittente televisiva della Conferenza Episcopale Italiana.

Le ultime dichiarazioni pubbliche rese da Padre Alberto Maggi appaiono assai eloquenti sul citato stato della Chiesa e della fede cristiana.

Il noto teologo, infatti, ha iniziato col definire «pericoloso» lo stesso Libro sacro per i cristiani, ovvero la Bibbia, in quanto «capace di far perdere la fede, più che suscitarla». Per Padre Maggi, infatti, il contenuto di quel testo sacro in realtà narra «una storia poco avvincente di cui conosciamo già il finale e su cui pesano condizionamenti esterni che finiscono per farci pensare all’assurdità del suo racconto».

Una di queste assurdità, per Padre Maggi, è proprio il concetto di «inferno come luogo di dannazione eterna». Il teologo, infatti, sostiene che «nella Bibbia questa parola non compare, al suo posto c’è la dizione d’inferi quale regno dei morti», e precisa che «da pochi anni anche l’ultima edizione delle Scritture curata dalla Cei è stata corretta, ma, visto che prevale la logica del “si è pensato e fatto sempre così”, poco ci si adopera e cambiare la mentalità comune».

Per Padre Maggi, quindi, nessun è dannato per l’eternità al termine dei suoi giorni, fra pianti e stridor di denti. Sul punto, infatti, il teologo è tranchant: «Nessuno. Nei Vangeli semmai si parla di una vita biologica, che si chiude con la morte a cui segue o un’esistenza senza fine nello spirito per chi, credente o meno, abbia amato, oppure una morte seconda, definitiva». Insomma, l’inferno come lo intende il Magistero della Chiesa sarebbe in realtà vuoto. Questa è un’idea molto più di diffusa di quanto si possa immaginare soprattutto nei seminari e nelle scuole teologiche. Oltre che tra alcuni autorevoli esponenti delle gerarchie ecclesiastiche. E ciò nonostante le chiare e inequivocabili parole dello stesso Gesù Cristo, citate nel Vangelo di Matteo: «E questi se ne andranno al castigo eterno, i giusti invece alla vita eterna» (Mt 25,46). Ma si sa, come ha spiegato il Generale dei gesuiti Padre Arturo Sosa Abscal ai tempi di Gesù «nessuno aveva un registratore per inciderne le parole», e dunque, in mancanza di certezze, occorre contestualizzare, relativizzare e procedere secondo il metodo del discernimento.

Il nostro Padre Alberto Maggi ne ha pure per i miracoli evangelici: «Anche questa parola è estranea ai Vangeli. Gesù ha compiuto dei segni per favorire la fede, non ha stravolto le leggi della fisica». E per spiegarlo cita l’episodio della resurrezione di Lazzaro, chiarendo bene che esso ha un suo «significato teologico, non storico­». E a chi gli obietta che togliendo inferno e miracoli si rischia di annacquare il messaggio cristiano, il nostro teologo risponde così: «Tutt’altro, lo si purifica da un’esegesi letteralista incapace di cogliere il reale messaggio liberante di Dio».

Per avere un quadro completo della situazione, è utile ricordare anche il fatto che lo stesso Padre Maggi sia stato uno dei primi accaniti sostenitori della chiusura delle chiese difronte all’emergenza Covid-19. Una circostanza non casuale. Ricordiamo bene quando disse, per esempio, che «la libertà di culto tanto sbandierata è essere responsabili della salute delle persone, non di infettare la gente». E ricordiamo altrettanto bene un’altra sua celebre affermazione: «La salute delle persone è molto più importante di una celebrazione». Nessun anticlericale mangiapreti è arrivato a tanto. Evidentemente ci voleva un teologo e biblista del calibro di Maggi, il quale ha voluto comunque precisare il senso della sua frase in questi termini: «La verità è che senza lavoro non si campa, senza culto si campa benissimo; questa è una cosa importante, anche se mi sembra ovvia: senza lavoro non si può andare avanti, senza la celebrazione della Messa si campa ugualmente bene, c’è tanta gente che non partecipa mai all’eucaristica e vive lo stesso». Forse bisognerebbe ricordare l’ammonimento evangelico che «non di solo pane vive l’uomo», ma qui torneremmo al problema del registratore sollevato dal Generale dei gesuiti.

Dio è buono perché punisce e manda all’Inferno…altrimenti sarebbe cattivo

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Invece per l’eresia buonista tutti gli uomini sono concepiti immacolati, in quanto, come diceva Rousseau ciò che rende cattivo l’uomo è la società in cui vive
di Pierfrancesco Nardini

In un precedente articolo abbiamo parlato di un atteggiamento sempre più diffuso: quello di prendersela con Dio per le cose negative della vita e mai ringraziarlo per quelle belle [leggi: A DIO PUOI CHIEDERE TUTTO, MA NON PUOI PRETENDERE NULLA, clicca qui, N.d.BB].
A questo si collega un altro pensiero, molto spesso come critica che viene rivolta al mondo della Tradizione: Dio non è cattivo, quindi non punisce, non manda all’Inferno. Questo sottintende (ma a volte lo dicono proprio) che chi parla di peccato mortale, Inferno e cose affini è il solito retrogrado duro di cuore con i paraocchi, che non ha capito nulla di Dio.
Perché si collega al prendersela con Dio?
Sono due lati della stessa medaglia. Da un lato si bestemmia Dio, attribuendoGli cattiveria, dall’altro Gli si attribuisce una sdolcinata accondiscendenza ad ogni disobbedienza alla sua Legge. In ambedue i casi si nega a Dio una sua qualità: la Bontà infinita da un lato, la Giustizia perfetta dall’altro.
Torniamo all’argomento attuale. Dov’è il problema in questo ragionamento (Dio non punisce, Dio non manda all’Inferno, ecc…)? In primis sta in quel che sottintende.
Nei casi di cui parliamo infatti è chiaro che non si dice solo “Dio è buono”, letteralmente (fosse solo questo, sarebbe corretto). Si sottintende invece contrapposizione a una cattiveria erroneamente collegata al giudicare i peccatori. In parole povere si dice che Dio non giudica e non manda all’inferno perché non è cattivo. Lui ama e basta…
Si nota come questo sia una deriva di quel buonismo che ha oramai invaso la Chiesa con evidenti conseguenze sul modo di intendere la dottrina e non solo.

DIO NON È CATTIVO
“Ma Dio non è Bontà infinita?” mi potrebbe eccepire qualcuno. “Che c’è di male nel dire che non è cattivo?”.
Nulla di male, ovviamente, a dire che Dio non è cattivo. Ribadiamo che dirlo sarebbe una contraddizione in termini. C’è però differenza tra l’essere buono e l’essere buonista (leggi nota in fondo all’articolo).
Quel “mica Dio è cattivo”, poi, non è solo e semplicemente un ribadire l’ovvio, ma, detto con un certo senso, diventa una riduzione di Dio alla sola Bontà, intesa come un restringimento dell’azione divina ad una stucchevole salvezza per tutti che renderebbe inutile il Sacrificio di Cristo… (a proposito, fa pensare qualcosa il “per tutti” della Messa Novus Ordo rispetto al “pro multis” di quella Vetus Ordo?).
In effetti non è Dio che manda all’Inferno, non è Cristo che si diverte nel giudizio particolare a decidere della nostra gioia o dannazione eterna.
I versetti del Siracide ci ricordano che siamo noi a decidere quel che ci toccherà dopo la morte, che «a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».
È l’uomo che, peccando gravemente, si mette da solo nella condizione di finire all’Inferno. Non è Cristo a deciderlo nel giudizio particolare.
Le suddette eccezioni fanno anche a volte perdere la pazienza perché, neanche troppo sottilmente, accusano di pensare che Cristo, nel giudizio particolare, a priori (ossia senza valutare la vita di chi subisce quel giudizio), decida arbitrariamente chi va dove…
L’errore invece è esattamente il contrario ed è di chi queste eccezioni le solleva.
Come abbiamo detto, proprio perché Dio è Bontà infinita, Amore perfetto, non è Lui che manda all’Inferno, nel senso letterale, ma è l’uomo a “mandarcisi” con il suo peccato.

DIO NON È SOLAMENTE BUONO, È ANCHE GIUSTO
Nel giudizio particolare la sentenza sarà semplicemente “dichiarativa” e non “costitutiva”, come si dice nel gergo del diritto. In sostanza, Gesù non costituirà una situazione nuova (stato di dannazione eterna dal nulla), ma si limiterà ad accertare lo status dell’anima (esistenza o meno del peccato grave) e a dichiarare la conseguenza di quello stato.
«Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».
Dio non è solamente buono, è anche giusto!
Dire che Dio è giusto non significa in alcun modo che Dio è cattivo. L’essere giusto è l’esatto opposto dell’essere cattivo. L’essere giusto non è alternativo o in contrapposizione con l’essere buono.
Se ci si dice invece che Dio è buono e che non è cattivo, ponendo in essere quella contrapposizione, si cade nel gravissimo errore di non riconoscerGli una qualità: la Giustizia.
Provate a chiedere: «ma quindi secondo te Dio non è giusto?», la risposta sarà sicuramente «certo che lo è!». Allora si cala il carico e si risponde «e ti sembra giusto Dio che è solo buono e non manda nessuno all’Inferno, così da dare il premio del Paradiso sia a chi è in stato di grazia sia a chi è in peccato mortale?». O, per essere ancora più chiari: «riterresti giusto il Signore se andassi in Paradiso e vicino a te trovassi chi sai per certo essere in peccato mortale e non aver fatto nulla per uscirne?».
Proprio questo è il problema di questo modo di pensare.
Dire che Dio è (solo) buono nel senso evidenziato non significa dire che non è anche giusto?
Rileggiamo il Catechismo di San Pio X e ricordiamo che «Dio è l’essere perfettissimo» (n. 2), ossia che in Lui «è ogni perfezione, senza difetti e senza limiti» (n. 3). “Ogni perfezione”: quindi anche la Giustizia perfetta.

Nota di BastaBugie: Corrado Gnerre nell’articolo seguente dal titolo “Ti spieghiamo perché il buonismo è il contrario della bontà” spiega la differenza tra il perdono e la pena.
Ecco l’articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 21 settembre 2021:

Per buonismo s’intende quell’atteggiamento secondo cui bisognerebbe evitare di castigare e di punire.
Si sa però che le deformazioni estremizzate della realtà si traducono sempre in una negazione della realtà stessa; così come l’estremizzazione di una cosa buona si traduce sempre nel suo contrario, cioè in una cosa cattiva.
Lo stesso vale per la bontà; infatti il buonismo è il maggior nemico della bontà. Essere buoni a tutti i costi, dimenticando la punizione e la pena, significa diventare cattivi e ingiusti.
Quando succede qualcosa di tragico, per esempio un pirata della strada che uccide investendo un bambino, oppure un rapinatore che uccide un padre di famiglia, ecc… i giornalisti spesso chiedono ai familiari delle vittime: siete pronti a perdonare? Domanda che nelle intenzioni di chi intervista ha un significato ben preciso: confondere il perdono con la volontà di non infierire, di non pretendere che il colpevole paghi, per la serie: non pretenderai mica che chi è colpevole sconti chissà che cosa…
La dottrina cattolica, invece, ci presenta una differenza importante, quella tra perdono e pena.
Il perdono è il perdono; ma questo non esclude la pena, anzi. Il Sacramento della Riconciliazione (la Confessione) assolve il peccatore, ma non toglie totalmente la pena che deve essere scontata in questa vita o, se non basta questa vita, in Purgatorio.
Dunque, Dio stesso, che è amore e giusto giudice, quando perdona e assolve non elimina la pena. Non è cristiano, quindi, confondere perdono con il fatto che il colpevole non debba “pagare”; né tantomeno può essere accusato di essere vendicativo chi pretende che il colpevole sconti la sua pena.
Ma qual è l’origine del buonismo? La risposta non è facile. Se ne può però individuare un’origine filosofica. Basterebbe fare riferimento al pensiero di Jean Jacques Rousseau. Questi disse che l’uomo nascerebbe buono e che ciò che lo renderebbe cattivo sarebbero le condizioni sociali, quali un certo tipo di progresso. Pertanto, le cause della cattiveria umana non sarebbero da ricercare nell’uomo e nella sua libertà, quanto in ciò che è al di fuori di lui: società, ambiente, educazione, ecc. Insomma, una vera e propria immacolata concezione dell’uomo. Tra parentesi: questa antropologia è stata fatta propria da tutte le dottrine progressiste e materialiste e quindi anche dal positivismo filosofico. Fu così che nella seconda metà dell’Ottocento (anno 1858) la Vergine apparve a Lourdes (dunque in Francia, patria del positivismo) confermando la solenne definizione della sua Immacolata Concezione, proprio per ricordare che, tranne Lei, ogni uomo nasce con il peccato di origine.

Titolo originale: Se Dio non è anche giusto… vuol dire che è cattivo
Fonte: I Tre Sentieri, 5 novembre 2020

Obiezioni e risposte: Dall’inferno non si esce più?

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Segnalazione di Carlo Di Pietro

Sul sito è disponibile il numero 227 del giorno 18 aprile 2021. Il settimanale si può scaricare gratuitamente nella sezione download dedicata ai soli Associati e Sostenitori.

Abbiamo pubblicato anche il libretto Vita, Martirio e Miracoli del Beato Lorenzino di Valrovina (Marostica).

Ricordiamo che è possibile rinnovare la quota associativa per il 2021 cliccando qui. Per le nuove iscrizioni cliccare quiSursum Corda non accetta finanziamenti pubblici.

– Comunicato numero 227. Obiezioni e risposte: Dall’inferno non si esce più?;
– Vita, Martirio e Miracoli del Beato Lorenzino di Valrovina (Marostica);
– Orazione a San Perfetto, Prete e Martire (18.4);
– Orazione a Sant’Aniceto, Papa e Martire (17.4);
– Orazione a Sant’Ermenegildo, Re e Martire (13.4);
– Orazione alle Sante Basilissa ed Anastasia, Martiri (15.4);
– Orazione e culto al Beato Lorenzino Sossio da Marostica, Martire (15.4);
– Piccole litanie della Madonna del Buon Consiglio (dal 17.4 al 25.5);
– Preghiera a San Giustino, Filosofo e Martire (14.4);
– Preghiera a Sant’Ermenegildo, Re e Martire (13.4);
– Preghiera a Santa Bernadetta Soubirous, Vergine (16.4);
– Preghiera a Santa Gemma Galgani, Vergine (11.4);
– Preghiere a San Zeno, Vescovo e Martire (12.4).
Preghiamo per i nostri Sacerdoti e Religiosi, per le Suore, per le vocazioni, per le famiglie, per le intenzioni della nostra Associazione, per la conversione dei modernisti e per i defunti affidandoci all’intercessione di San Giovanni di Dio.
Ossequi, Carlo Di Pietro.

La gnosi omosessualista all’assalto del Cattolicesimo

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L’EDITORIALE

di Leonardo Motta

Gli scandali che hanno causato migliaia di chierici, operanti diabolicamente in diverse parti del pianeta, relativamente agli atti sessuali che hanno compiuto con minorenni e maggiorenni, consenzienti e non, hanno fatto e continuano, purtroppo, a fare apparire la Chiesa Cattolica, agli occhi di un certo mondo che condanna i peccatori e non i peccati, come totalmente macchiata di vizi e da colpire (e, qualcuno spera, affondare!) attraverso il pubblico disprezzo mass-mediatico.

Come hanno fatto con il suo Divino Fondatore, Gesù Cristo, considerato un peccatore dalle potenze umane del suo tempo, anche l’unica Chiesa che può vantare duemila anni d’età e la diretta discendenza dal suo Signore, quella Cattolica, è oggi sotto il fuoco di cecchini esterni e soprattutto interni, abili nel mirare al cuore del suo messaggio: l’invito alla santità, alla conversione dei cuori, alla civiltà dell’amore Trinitario, attraverso la purezza e la castità prevista per i singoli stati di vita.

“La Chiesa è il Regno di Dio già presente in mistero”, insegnava un professore di Ecclesiologia. Tuttavia la Santa Chiesa è composta di peccatori. È per questo che le parole di Gesù Cristo, contenute in Matteo 13,24-30, non perderanno mai il loro valore.

La zizzania e il grano continueranno a crescere insieme fino a quando la zizzania, “legata in fasci” sarà bruciata nel fuoco eterno dell’Inferno (che esiste e non è un’invenzione della Chiesa!), mentre il grano sarà riposto nel “granaio” di Cristo, il Paradiso.

Una gravissima zizzania presente nella Chiesa ufficiale, che ha favorito lo scandalo della pratica sessuale dei suoi chierici, è la gnosi omosessualista. Continua a leggere

Putin dice qualcosa di estremo

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Putin dice qualcosa di estremo.

Putin dice qualcosa di estremo.

Dopo l’olocausto nucleare, andremo in paradiso come martiri; gli attaccanti moriranno come peccatori – Putin Putin: in caso di olocausto nucleare, noi moriremo da e andremo in cielo; i nostri nemici sprofonderano all’inferno. Frase piuttosto estrema per un capo di  stato… “Se una nazione decide di attaccare la Russia con armi nucleari, può porre fine alla vita sulla Terra; ma a differenza …

Leggi tutto.

Continua a leggere

Disponibili il libro sull’Inferno ed il numero 122 di Sursum Corda

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Sul sito è disponibile il numero 122 (del giorno 22 luglio 2018) di Sursum Corda®. Il settimanale si può scaricare gratuitamente nella sezione download dedicata ai soli Associati e Sostenitori. Il numero cartaceo è disponibile per la lettura presso la Sede del Gruppo Sportivi Veterani Veronesi – “Christus Rex” in Via Albere 43 – 37138 VERONA, 

Abbiamo il piacere di informarTi che è disponibile anche il libro  L’inferno è dogma o favola? del compianto Mons. Gaston de SégurQui è possibile leggere alcuni estrapolati.

Clicca qui per gli ultimi articoli leggibili gratuitamente sul sito:

– Comunicato numero 122. Altri Miracoli e primi ostacoli;

– La buona stampa e la stampa vanagloriosa;

– Preghiera a Santa Prassede, Vergine;

– Preghiera a San Girolamo Emiliani, Confessore;

– Preghiera a San Vincenzo de’ Paoli, Confessore;

– Gli anatemi del Concilio Laterano II, numeri 1 e 2;

– Preghiera a San Camillo de Lellis, Confessore;

– Come evitare l’inferno; Continua a leggere

DA UN’OMELIA DI SAN GIOVANNI VIANNEY, curato d’Ars – 1820 –

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Risultati immagini per San Giovanni Maria VianneyUNA LETTURA MOLTO UTILE SOPRATTUTTO PER COLORO CHE HANNO SCAMBIATO DIO PER IL BUONISTA O BONACCIONE CHE VUOL FAR SPACCIARE LA CHIESA CONCILIARE

Segnalazione di Padre Maria Romualdo Lafitte

San Giovanni Maria Vianney era un contadino. Con molta difficoltà, riuscì a diventare sacerdote. Confessava 22 ore al giorno, con penitenze e digiuni terribili; leggeva nelle anime, faceva tanti miracoli, e la gente veniva dal mondo intero per confessarsi con lui. Egli predicava ai suoi contadini in maniera molto semplice, ma chiara e essenziale.
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Molti sono i cristiani, figli miei, che non sanno assolutamente perché sono al mondo…”Mio Dio, perché mi avete messo al mondo?” – “Per salvarti”.
“E perché mi volete salvare?” – “Perché ti amo”.
Com’è bello conoscere, amare e servire Dio ! non abbiamo nient’altro da fare in questa vita. Tutto ciò che facciamo al di fuori di questo è tempo perso! Bisogna agire solo per Dio, mettere le nostre opere nelle Sue mani… Svegliandosi al mattino, bisogna dire:
“Oggi voglio lavorare per Voi, mio Dio! Accetterò tutto quello che vorrete mandarmi come Vostro dono. Offro me stesso in sacrificio. Tuttavia, mio Dio, io non posso nulla senza di Voi: aiutatemi!”
Oh! Come rimpiangeremo, in punta di morte, tutto il tempo che avremo dedicato ai piaceri, alle conversazioni inutili, al riposo, anziché dedicarlo alla mortificazione, alla preghiera, alle buone opere, a pensare alla nostra miseria, a piangere sui nostri peccati! Allora ci renderemmo conto di non aver fatto nulla per il Cielo. Che triste, figli miei!
La maggior parte dei cristiani non fa altro che lavorare per soddisfare questo cadavere che presto marcirà sotto terra, senza alcun riguardo per la povera anima, che è destinata a essere felice o infelice per l’Eternità. La loro mancanza di spirito e di buon senso fa accapponare la pelle!
Vedete, figli miei, non bisogna dimenticare che abbiamo un’anima da salvare e un’Eternità che ci aspetta. Il mondo, le ricchezze, i piaceri, gli onori passeranno: il Cielo e l’Inferno non passeranno mai.
Stiamo dunque attenti! I santi non hanno cominciato tutti bene, ma hanno finito tutti bene. Noi abbiamo cominciato male: finiamo bene e potremo un giorno congiungerci a loro in Cielo. Continua a leggere

ARCOLE (VR): PAGLIACCIATA BASFEMA DEL “PARROCO”, CHRISTUS REX IN PAESE PER PORTARE ORDINE DOTTRINALE

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Ad Arcole (VR)  un giovane “parroco conciliare” mio omonimo (ma non siamo neanche parenti) ha inscenato una pagliacciata blasfema, crocifiggendosi (senza chiodi e non risulta fosse stato presente Longino…) durante la Via Crucis e lasciando attonite le 300 persone che assistevano. Qualcuno di loro ci ha chiamato scandalizzato.

Questo provocatore ha detto che “Gesù sbarca ad Arcole assieme ai migranti?” E noi di “Christus Rex”, la prossima settimana, dopo aver assistito a tutti i tradizionali riti pasquali, sbarcheremo nello stesso paese, “come Gesù, che con la verga scaccia i mercanti dal Tempio”, per insegnargli il Catechismo e che la Pasqua è l’Olocausto perfetto del Dio fatto uomo per la redenzione dei nostri peccati e non altre sciocche amenità. Come cresimati, ovvero soldati di Cristo, dovremo insegnargli che l’Inferno esiste davvero ed è pieno di eretici, bestemmiatori e blasfemi, al contrario di quanto farnetica l’Antipapa che occupa la Sede Apostolica.

Il Responsabile Nazionale del Circolo Christus Rex

Matteo Castagna Continua a leggere