Russia-Ucraina: è il momento di negoziare

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L’EDITORIALE 

di Matteo Castagna – ripreso dal sito www.marcotosatti.it Stilum Curiae del vaticanista Marco Tosatti, che ringraziamo per la stima: https://www.marcotosatti.com/2023/11/25/russia-ucraina-e-il-momento-di-negoziare-con-putin-matteo-castagna/

L’informazione mainstream ci ha abituato all’utilizzo di notizie ripetute fino alla nausea, per un certo lasso temporale, al fine di distrarre l’opinione pubblica da altre questioni importanti, che vuole far passare in sordina. E’ il caso drammatico dell’assassinio della povera Giulia? Forse. Molti vorrebbero che prevalesse il silenzio, almeno fino agli esiti del processo nei confronti di Turetta, momentaneamente in galera a Verona, in attesa di un carcere che abbia una “sezione protetti”…
Lasciando che le indagini e la giustizia facciano il loro corso, augurandoci il massimo dell’equità, osserviamo che gli equilibri mondiali, in progressivo mutamento, sono determinati da fatti che l’opinione pubblica dovrebbe ben conoscere, perché i cambiamenti epocali non cadano addosso alle persone come fossero macigni, provocando disagio e disorientamento, più di quanto vi sia già, a causa dell’imposizione da parte del Sistema globale di ideologie sovversive dell’ordine naturale.
Il Ministero degli Esteri cinese ha annunciato, nell’ultima puntata di Osservatorio sui Mondi, a Pechino, che i Paesi Arabi e musulmani chiedono la fine delle ostilità a Gaza Il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, ha avuto un colloquio con la delegazione congiunta dei ministri degli Esteri dei paesi arabi e musulmani, che hanno scelto la Cina come prima prima tappa del loro tour di mediazione internazionale sulla questione palestinese. Durante l’incontro, hanno chiesto un immediato cessate il fuoco a Gaza, sottolineando l’importanza di consentire l’accesso degli aiuti umanitari nell’enclave palestinese devastata. Inoltre, il capo della diplomazia cinese Wang Li ha sottolineato che qualsiasi accordo sul futuro e il destino della Palestina deve derivare dal consenso del popolo palestinese. Nonostante qualche intoppo, la mediazione cinese sta funzionando, nel senso che è in corso un breve periodo di tregua, con rilascio degli ostaggi.

Sul fronte russo, il Presidente Vladimir Putin ha partecipato al vertice di Minsk, in Bielorussia, del CSTO, che è un’ alleanza militare difensiva, composta da Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan. Lo zar ha detto che la Russia rigetta ogni forma di terrorismo, che l’Organizzazione dei Paesi membri CSTO si sta ampliando e che ha stipulato importanti accordi  commerciali e sulle imprese militari. Infine, il dato maggiormente significativo è la costituzione, nell’ambito del CSTO, di un Consiglio di coordinamento per la Sicurezza biologica. Un atto preventivo, che, seppur in un’ottica difensiva, riesce a tenere col fiato sospeso tutto il mondo.

Il New York Times del 23 novembre ha titolato: “Al vertice BRICS, i paesi divergono leggermente su Israele e sulla guerra a Gaza”. Non si capisce dove si trovi questa piccola divergenza, dato che l’articolo stesso riporta la notizia di una dichiarazione congiunta firmata dai BRICS martedì 21 Novembre che include, tra le richieste: “il rilascio di tutti i civili tenuti prigionieri illegalmente, nonché una tregua umanitaria che porterebbe alla cessazione delle ostilità”. Sempre il NYT precisava che, nel testo condiviso dai Paesi membri BRICS c’è scritto: “abbiamo condannato qualsiasi tipo di trasferimento e deportazione individuale o di massa dei palestinesi dalla propria terra”. Poiché nella dichiarazione vi è anche scritto che i BRICS (alleanza politico-strategica e commerciale tra Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e altri Paesi, cosiddetti in “via di sviluppo”) “condannano gli atti di brutalità contro i palestinesi e israeliani”, osserviamo come la diplomazia degli Stati non atlantisti stia lavorando separatamente, ma nella medesima direzione, rivolta a cercare percorsi adeguati per giungere alla pace, nei conflitti in corso, sia in Ucraina, che in Medio Oriente.
Ne consegue che l’Occidente, a trazione anglo-americana, rimane alquanto isolato nella volontà di proseguire con le guerre, per il mantenimento di un potere unipolare che non è più possibile conservare. Clamorosa, al riguardo, la dichiarazione all’agenzia Strana.ua del 24.11.23 di David Arakhamia, leader parlamentare ucraino del partito “Servitore del popolo” del Presidente Zelensky: “La guerra sarebbe potuta finire nella primavera del 2022, ma la Gran Bretagna ha imposto di proseguire a combattere”, perché l’accordo avrebbe previsto, per parte ucraina, l’accettazione della neutralità e la rinuncia all’ingresso della NATO.
La Russia avrebbe ritirato il proprio esercito ed il Donbass avrebbe dovuto ottenere ampie autonomie all’interno dell’Ucraina. Ciò era stato confermato anche dall’ex cancelliere tedesco Schroeder, il quale aveva partecipato ai negoziati (secondo lui, falliti a causa delle pressioni USA).
Ma poi – ha concluso Arakhamia – «Boris Johnson è arrivato a Kiev dicendo che non voleva firmare nulla con i russi e di continuare semplicemente a combattere».
Ora, il partito di Zelensky vede un’unica via d’uscita nell’apertura di negoziati con la Russia, perché la guerra è praticamente persa e la situazione generale del Paese è disastrosa. L’ex comico, però, non si rassegna e, da un’emittente televisiva ucraina, chiede 50 miliardi di dollari all’Occidente, per continuare il conflitto…
Sullo sfondo, gli Stati Uniti apprendono che l’Iran sta considerando di vendere missili balistici a corto raggio alla Russia. Lo ha annunciato il Rappresentante Ufficiale del Pentagono, Contrammiraglio della Marina John Kirby. Il tono molto preoccupato dell’ufficiale americano è più che giustificabile, dato che già l’anno scorso, al fronte, sono stati fotografati degli eccellenti PTRK iraniani, che sono le repliche dei russi Kornet, e militari russi che indossavano corazze iraniane.
La Russia, come gli Stati Uniti, è firmataria del “Trattato INF”, che vieta lo sviluppo di missili a corto raggio, in grado di viaggiare oltre i 500 chilometri. L’Iran non è tra i firmatari del Trattato. Perciò dispone di missili che potrebbero essere molto utili alla causa russa: Fateh-110 e Zolfaghar. Il raggio d’azione dei primi è di 300 chilometri (addirittura inferiore a quello dei missili Iskander 9M723), mentre i secondi hanno una gittata di 700 chilometri.
Nel settembre 2022, l’Iran ha mostrato i missili balistici Rezvan, a testata staccabile, con una gittata di 1.400 chilometri. Questo è già sufficiente per bombardare l’Ucraina, non solo da nord a sud, ma anche da ovest a est. Perciò, sarebbe da irresponsabili insistere nel rifiutare i negoziati con Putin, anche perché egli dispone di un alleato come l’Iran, che è molto forte e che potrebbe innescare, col suo intervento bellico, un’escalation che con gran facilità potrebbe velocemente proporsi anche in Medio Oriente.

La fine che farà l’Inghilterra

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di Alfio Krancic

Maurizio Blondet  20 Gennaio 2023

Qui l’ottima Totolo :

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Per quale motivo mentre fa e dichiara guerra totale alla Russia l’Occidente anglo mantenga il suo programma di spopolamento interno che provoca la morte e l’invalidità di giovani atleti e di piloti che dovrebbero servire come soldati ufficiali alla loro guerra?

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I morti da vax che la gente ha appiccicato sulle vetrine della BBC

Perché devono modificare il DNA di ogni persona?

#Davos2023 Il WEF “prevede” che gli esseri umani adotteranno presto una tecnologia cerebrale impiantata per “decodificare il pensiero complesso”. Più le persone sane adotteranno la neurotecnologia, più dati potranno raccogliere su di voi. Secondo loro i segnali cerebrali possono essere usati per la biometria. “Potete farlo senza che si rendano conto che lo state facendo a loro”.

Nello stesso tempo, USA e NATO vogliono la guerra totale, e l’hanno proclamata con questa dichiarazione pubblica:

Il Pentagono: “La Crimea è Ucraina, l’Ucraina ha tutto il diritto di riprenderla”

Il Patto di Tallinn: un gruppo di 9 Paesi europei promette tank all’Ucraina

 Regno Unito,  Estonia, Polonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Slovacchia hanno emesso un comunicato congiunto – il patto di Tallinn – in cui si impegnano “a perseguire collettivamente la consegna di una serie di donazioni senza precedenti, tra cui carri armati, artiglieria pesante, difesa aerea, munizioni e veicoli da combattimento di fanteria” a favore dell’Ucraina. Lo si legge in una nota del ministero della Difesa britannico. “Domani ci recheremo a Ramstein e solleciteremo gli altri alleati e partner a seguire l’esempio e a contribuire con propri pacchetti di sostegno pianificati il prima possibile”.

Il conduttore russo Dmitry Kiselyov l’uso del siluro subacqueo Poseidon contro la Gran Bretagna.

Il commentatore televisivo ha descritto davanti alle telecamere l’ipotesi di cancellare la Gran Bretagna con un attacco nucleare. In particolare ha descritto la possibilità di “far precipitare” l’isola “nelle profondità del mare” utilizzando il drone sottomarino Poseidon, un enorme siluro autonomo caricato con delle testate nucleari.

Il veicolo subacqueo – ha spiegato – “si avvicina al bersaglio alla profondità di un chilometro e a 200 chilometri orari. Non c’è alcun modo di fermarlo”. Poi, sottolineando il calibro dell’arma in dotazione ai russi, ha aggiunto che “ha una potenza da oltre 100 megatoni”.

L’esplosione di quest’arma vicino alle coste britanniche, ha proseguito il conduttore, “provocherebbe uno tsunami gigantesco con onde alte 500 metri”, che travolgerebbe interamente il Regno Unito. “Un’esplosione del genere porta dosi elevatissime di radiazioni, passerà sopra qualsiasi cosa e trasformerà tutto ciò che resta in un deserto radioattivo, inutilizzabile per qualsiasi cosa. Ti piace questa prospettiva?”

Kiselyov, peraltro, recentemente aveva messo in guarda il Regno Unito di un attacco con il missile nucleare Sarmat 2, testato nelle settimane precedenti dalla Russia. “L’isola è così piccola che Sarmat potrebbe affondarla una volta per tutte. Basterebbe premere un bottone per cancellare l’Inghilterra per sempre”, aveva detto.

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I russi sanno dov’è la testa del serpente.

A “vedere” che il destino della Gran Bretagna sarebbe proprio quello descritto da Kiselyov fu il bavarese veggente cattolico Alois Irlmaier, scomparso nel 1959:

Qualcosa accade a una “isola superba”

“Vedo qualcuno che vola, venendo dell’Est, che lancia qualcosa nella grande acqua, così che avviene qualcosa di strano. L’acqua si alza da sé come una torre a ricade, allora tutto è inondato. C’è un terremoto e metà della grande isola affonderà (…) I paesi vicino al mare sono in grave pericolo, il mare è molto inquieto, le onde diventano alte come una casa; spumeggia come se fosse bollito dal sottosuolo. Le isole scompaiono e il clima cambia”.

Come si svolgerà la Fase 3 della guerra in Ucraina?

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di Roberto Buffagni

Boris Johnson al “Financial Times”: “La Russia può vincere, mandiamo tank in Polonia”.

In vista del probabile successo della prossima offensiva russa e della conseguente neutralizzazione delle FFAA ucraine, i britannici, che hanno un ruolo di primissimo piano nella gestione delle ostilità, preparano la fase tre della guerra: finiti gli ucraini, facciamo entrare in campo i polacchi e i baltici.

La fase tre della guerra in Ucraina tra Russia, USA e NATO, si svolgerebbe così.

1. La prossima offensiva, in cui la Russia impiega la sua superiore potenza di fuoco, neutralizza il grosso delle FFAA ucraine oggi fortificate nel Donbass. L’Ucraina non è più in grado di resistere efficacemente. Termina la fase due delle ostilità.

2. Inizio della fase tre. Su richiesta di aiuto militare del governo ucraino (eventualmente rifugiato in esilio) al governo polacco e ai governi baltici, entrano in Ucraina truppe regolari polacche e baltiche, e un contingente di mercenari finti e veri. I mercenari veri sono forniti dalle aziende che forniscono contractors. I mercenari finti sono militari di paesi NATO che si dimettono dalle loro FFAA per non coinvolgere giuridicamente come belligeranti i propri paesi, e vanno a combattere senza mostrine. In Polonia si sta già raccogliendo un contingente che da quanto mi risulta conta già circa 120.000 uomini. Ingenti aiuti finanziari e materiali stanno affluendo in Polonia da USA e NATO.

3. Il contingente polacco-baltico combatte i russi in Ucraina. I russi possono rispondere sul territorio ucraino, ma non possono colpire i centri di comando e logistici del contingente, situati in Polonia e nei paesi baltici, per non entrare in un conflitto diretto con la NATO.

4. Le ostilità in Ucraina tra USA, NATO e Russia, combattute tra FFAA polacche e baltiche e FFAA russe, diverrebbero così interminabili, perché l’afflusso di truppe in Ucraina potrebbe continuare per anni, e la Russia non potrebbe colpirne la sorgente senza entrare in conflitto diretto con l’intera NATO.

5. Lo scopo della fase tre delle ostilità sarebbe: aprire una ferita immedicabile nel fianco della Russia + isolarla politicamente + sfinirla economicamente con il costo delle ostilità che si aggiunge alle sanzioni. In sintesi: dissanguamento della Russia in vista della sua disgregazione politica.

La strategia occidentale sarebbe dunque provocare in Russia:

a) Sfiducia della popolazione nei suoi governanti per l’alto costo umano e materiale della guerra, e l’assenza di una prospettiva credibile di sua conclusione favorevole.

b) Crescenti dissensi all’interno del ceto dirigente russo, cristallizzarsi di una fazione capace di rovesciare l’attuale governo

c) Risveglio e attivazione di forze centrifughe nelle repubbliche che costituiscono lo Stato federale russo, forze sempre latenti in una compagine multietnica, multireligiosa, multiculturale come la Federazione russa.

d) “Regime change”. Rovesciamento del governo attuale, sostituito da un governo debole, incapace di opporsi con fermezza al processo di caotica disgregazione politica della Federazione russa, arrestandolo (v. punti precedenti).

e) Disgregazione politica della Russia, che cessa di essere una grande potenza e viene così neutralizzata come nemico dell’Occidente.

Mi limito a sottolineare i più evidenti rischi di un eventuale SUCCESSO di questa strategia di frammentazione politica della Russia: chi si impadronirebbe dell’arsenale nucleare strategico russo? Quali paesi entrerebbero a occupare l’enorme vuoto geopolitico che si creerebbe? La Cina, per esempio, avrebbe l’assoluta necessità di garantire la sicurezza dei 4.500 km di frontiera con la Russia, e l’evidente interesse di appropriarsi delle ricchezze siberiane.

Ovviamente, l’attuazione di questa strategia, coronata o meno da successo, implicherebbe la riduzione dell’Ucraina a campo di battaglia permanente, con l’annichilimento della sua economia, il dilagare dell’anarchia e della criminalità, e un deflusso imponente di milioni di profughi. L’Ucraina diverrebbe una espressione geografica abitata dal caos.

Da quel che sono riuscito a capire dalle varie fonti primarie e secondarie consultate, il governo russo è persuaso che la strategia politico-militare occidentale sia questa che ho appena delineato: in sostanza, la replica ai danni della Russia del processo che condusse alla disgregazione politica della Jugoslavia. Penso che anche la popolazione russa se ne stia persuadendo, sia per l’effetto della propaganda governativa russa, sia, soprattutto, per la sconsiderata demonizzazione del popolo e dell’intera cultura russa messa in atto dai paesi occidentali, il cui evidente sottotesto è “voi russi siete disumani e meritate solo di essere distrutti e rieducati”.

Se questo è vero come credo, per la Russia la posta in gioco è letteralmente la sopravvivenza. Sopravvivenza dell’integrità politica e territoriale della Federazione russa, sopravvivenza della continuità storica e culturale della Russia, e, per finire, sopravvivenza personale dei componenti l’attuale governo e dei suoi sostenitori che non lo tradiscano. Ne consegue che la Russia si difenderà impiegando tutte le sue risorse materiali e morali: dichiarazione formale di guerra all’Ucraina, legge marziale, mobilitazione dei riservisti e coscrizione di massa, economia di guerra, se necessario impiego dell’arsenale atomico tattico e strategico; disponibilità a rispondere a un allargamento del conflitto alla NATO e agli Stati Uniti, eventualmente a provocarlo se costrettivi dalle necessità militari.

La prospettiva che ho delineato non è una certezza: è una possibilità, ma una possibilità nient’affatto improbabile coeteris paribus, ossia se non intervengono fattori di mutamento significativi nella situazione politico-militare: ad esempio, un fallimento dell’offensiva russa così completo da indurre il governo russo a cessare le ostilità, o una rottura del fonte politico occidentale.

Ritengo estremamente improbabile che la Russia incontri un fallimento militare così catastrofico da indurla a cessare le ostilità: sia per le risorse di cui dispone, sia per l’entità della posta politica in gioco: la cessazione delle ostilità in seguito a sconfitta sul campo destabilizzerebbe il governo russo, probabilmente provocandone la sostituzione con un governo revanscista.

Il fronte politico occidentale può essere rotto solo da un paese europeo importante, come Francia, Germania o Italia. Se uno di questi paesi adottasse, nel proprio interesse nazionale e nell’interesse dell’Europa tutta, la linea scelta dall’Ungheria di Orbàn, sarebbe estremamente difficile, per non dire impossibile, attuare la strategia di destabilizzazione e disgregazione politica della Russia.

Avverrà?

Le probabilità sono scarse, ma la possibilità c’è. Già ora Francia e Germania cominciano ad accorgersi del danno devastante che subirebbero applicando alla lettera le sanzioni che hanno pur votato. La Germania si rifiuta di inviare “armi offensive” all’Ucraina, per evitare la classificazione di “cobelligerante” (il diritto internazionale permette di inviare “armi difensive” senza divenire cobelligeranti del paese destinatario). Nelle Cancellerie europee, insomma, qualcuno comincia a riflettere sulle decisioni sconsideratamente prese nell’immediato, senza valutarne le gravi e anche gravissime conseguenze, sotto la pressione americana e per un riflesso condizionato del moralismo ideologico ufficiale condiviso dalle classi dirigenti UE.

Speriamo.

https://t.me/intelslava/26477

 

Per la sanità inglese si ammalano pure i vaccinati, per la nostra solo i no vax

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Come risaputo, il nostro Circolo Christus Rex non appartiene alla galassia “no vax”, ma ha un motivato pensiero “free vax”, tanto che molti di noi sono vaccinati ed altri no. Nella confusione che regna sovrana nella comunità scientifica, manteniamo la consueta mentalità critica basata sulla realtà, che ci permette di dire cose “fuori dal coro”, laddove vi siano fondamenti religiosi di Magistero Perenne ed immutabile, oppure logici o di qualsiasi altra motivazione circostanziata ed argomentata. Questo articolo ci sembra venire incontro alla scelta di libertà di coscienza e, quindi, di tranquilla convivenza tra vaccinati e non.

VACCINI E DECESSI: QUALCOSA, NEL CONFRONTO TRA ITALIA E UK, NON TORNA…

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

In base ai dati che forniscono l’Istituto superiore di Sanità e Istat in Italia i contagiati, i malati Covid in ospedale e i morti sono non vaccinati. In base ai dati inglesi, invece, si contagiano di più i vaccinati e ci sono migliaia di ricoverati e morti vaccinati (leggere per credere il bollettino settimanale inglese, “Covid-19 Surveillance report”)

Il motivo per cui il premier inglese Boris Johnson ha dichiarato, all’opposto del Presidente Draghi, che “il vaccino non protegge dal contagio” è che qualcuno gli riferisce i dati inglesi che mostrano centinaia di migliaia di vaccinati “positivi”. In particolare, in tutte le fasce di età superiori ai 50 anni, cioè nella fascia di età a rischio di morte Covid.

Vaccinati e non vaccinati

Per chi fosse curioso delle percentuali rispetto a chi è vaccinato e non vaccinato, cioè volesse controllare l’incidenza anche in base al numero di persone vaccinate e non, anticipiamo che avrebbe una sorpresa. Dai 40 anni in su, questi numeri si traducono in percentuale di “casi positivi” maggiori tra i vaccinati (solo per i giovani è il contrario).

Ci siamo permessi di raggruppare visivamente i due gruppi, di vaccinati e non vaccinati, per evidenziare come stanno le cose. In UK i vaccinati si contagiano a centinaia di migliaia, si ammalano e muoiono a migliaia. Nessuna ulteriore elaborazione è necessaria perché questi sono non delle percentuali ricavate come fa sempre da noi l’Istituto di Sanità, ma i semplici numeri dei casi positivi, dei ricoverati in ospedale e dei morti Covid.

È impossibile per chiunque negare che in UK i vaccinati si contagiano quanto i non vaccinati. Per essere precisi, nella fascia di età giovane si contagiano di più i non vaccinati, ma dopo i 40 anni è il contrario, l’incidenza è maggiore tra i vaccinati. Dato però che la mortalità Covid è rilevante solo sopra i 60 anni questo vuol dire che la situazione di rischio complessiva è peggiore per i vaccinati.

È altrettanto impossibile negare che gli ospedali inglesi abbiano migliaia di malati Covid vaccinati. I nostri giornali ripetono ogni giorno che gli ospedali italiani sopportano il costo di curare solo i “novax”, gli ospedali inglesi sono oberati invece dal costo di curare i “sì vax”. Questi sono gli inglesi contagiati, malati e morti, divisi per classi di età e status di vaccinazione.

Infine è impossibile negare che tra gli inglesi i vaccinati muoiano di più dei non vaccinati.

Questo fenomeno del vaccinato inglese che muore di Covid stando a Corriere, Messaggero, Stampa, Repubblica, Carlino e il resto di quasi tutti i media è sconosciuto in Italia. Da noi solo i “novax” muoiono o rischiano di morire. Evidentemente la Covid19 è un virus diverso fuori d’Italia, dove evita i vaccinati. In UK il virus si sbaglia e contagia, fa ammalare e fa anche morire centinaia di non vaccinati.

È evidente da questi dati inglesi perché da loro il governo non abbia imposto il green pass. La sanità inglese documenta ogni settimana tramite il bollettino che stiamo citando come i vaccinati si contagiano quanto i “novax” e quindi il governo ne prende atto e si rende conto che il green pass non ha alcun senso.

Di fronte a questi dati che mostrano come in UK i vaccinati si contagiano, ammalano e muoiono, mentre in Italia il fenomeno non sembra esistere, ci viene un grosso sospetto. Essendo il virus lo stesso e pure i vaccini utilizzati sono gli stessi non è che i dati italiani   siano abilmente alterati per giustificare provvedimenti politici come il GreenPass che altrimenti sarebbe stato difficile imporre?

Fonte: https://www.nicolaporro.it/per-la-sanita-inglese-si-ammalano-pure-i-vaccinati-per-la-nostra-solo-i-no-vax/

Psicoreato, ci siamo. Ecco il programma per individuare gli “estremisti”. In base a “sensazioni”

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di Aldo Maria Valli

Signore e signori, lo psicoreato, previsto da George Orwell nel suo romanzo distopico 1984, sta diventando realtà.

Orwell immagina che il thoughtcrime (crimethink nella neolingua) sia il reato che consente di applicare lo strumento repressivo per eccellenza nel sistema totalitario descritto nel libro. In 1984 commette infatti psicoreato chiunque osi anche solo pensare qualcosa che non sia in linea con le teorie del Grande Fratello. A tal scopo il Partito ha istituito un apposito reparto di controllo e repressione, la Psicopolizia. In genere lo psicoreato è segnalato alla Psicopolizia dagli onnipresenti teleschermi, ma si può anche essere scoperti direttamente da un agente della Psicopolizia in incognito oppure essere traditi da colleghi, amici e perfino parenti. I responsabili, una volta individuati e arrestati, vengono condotti nel ministero dell’Amore, dove, dopo apposito trattamento (torture, umiliazioni) il cervello viene ripulito, in modo che al posto di strane idee contenga solo amore incondizionato: ovviamente per il Partito e per il Grande Fratello.

Ebbene, oggi, nella realtà, la polizia britannica ha lanciato un programma, già operativo, per denunciare persone (anche conoscenti, amici e parenti) colpevoli di “visioni estremiste”, così che possano essere opportunamente rieducate.

Il programma si chiama Prevent e viene presentato così: “Può essere difficile sapere che fare se sei preoccupato che qualcuno vicino a te stia esprimendo opinioni estremiste o odio estremo, qualcosa che potrebbe portare queste persone a danneggiare loro stesse e gli altri”. Pertanto, ecco che “la polizia protegge le persone vulnerabili dallo sfruttamento da parte degli estremisti”. Lo fa, appunto, mediante Prevent, programma del ministero degli Interni, dove si possono leggere esortazioni di questo tipo: “Agisci presto e comunicaci le tue preoccupazioni in confidenza. Non sprecherai il nostro tempo e non rovinerai vite, ma potresti salvarle”.

Non troppo diversamente dalla Psicopolizia orwelliana, Prevent “aiuta” le persone che coltivano idee strane. Per dimostrarlo, il sito propone alcune storie che descrivono interventi di correzione di cittadini “affetti” da visioni vagamente definite di “estrema destra” e da altre caratterizzate da estremismo islamico. Curiosamente, non è descritto nemmeno un caso di persone “affette” da idee di estrema sinistra.

La prima storia descritta parla di uno studente di nome John che “ha iniziato a condividere post di estrema destra sui social media e a partecipare a manifestazioni”. Proprio “dopo aver invitato un insegnante a una manifestazione estremista, John è stato indirizzato al programma Prevent dal suo college”. Continua a leggere

Il Nuovo Impero Britannico e l’ossessione del fascismo russo

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di Francy C.

Il londinese Financial Times avverte oggi che il “fascista Putin” sta usando la questione Coronavirus per destabilizzare UE. Ma che c’è di vero in tutto ciò? Ancora adesso, come spesso è avvenuto nella storia, l’Inghilterra sta fornendo una lezione al mondo. Darwinismo sociale? Sì e no. Johnson si è formato a Eton come la crema dell’aristocrazia politica britannica, è un uomo colto e scrittore di importanti libri, a differenza di Di Maio, Salvini, Conte e Trump, ma anche di politici sopravvalutati come Macron e Merkel. E’ un vero statista, in Occidente è l’unico che regge il confronto con leader politici come Assad, Putin, Ahmadinejad. Boris non è eurofobo ma non si fida dei tedeschi, non esiste nella visione britannista di Johnson una identità germanica in quanto i tedeschi o sono slavi o sono occidentali, dunque l’UE carolingia è un sogno divenuto incubo neo-sovietico. Continua a leggere

L’élite globale anglosassone e la Terza Guerra mondiale?

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Riceviamo e pubblichiamo questa analisi di una nostra amica ed assidua lettrice, che segue una teoria e trae conclusioni che non possiamo considerare definitive, ma degne di nota. E’ un’ opinione politicamente scorretta, con una sua logica, di cui tener conto. (Nota del Circolo Christus Rex) 

di Francesca Catanese

Carrol Quigley, professore alla Georgetown University, pubblicò nel 1966 un volume di 1348 pagine: Tragedy and Hope. Quigley non è accusabile di complottismo perché ha formato la classe dirigente angloamericana, a iniziare da Clinton. Il professore rivelava l’esistenza di una élite anglofila che puntava al dominio globale e che in parte lo aveva già conquistato. Ma prevedeva anche che, dopo il 2000, nuove forze, come la Cina, una Russia liberatasi dal Comunismo – che, dimostrava Quigley era per lo più uno strumento dell’élite globale britannica – avrebbero contrastato l’egemonia anglofila mondiale. Continua a leggere

Esiste una via di scampo per la “Fortezza Europa”?

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Riportiamo un’interessante opinione, che in buona parte è condivisibile. Manca, però, a nostro avviso, della consueta visione soprannaturale degli eventi. La “Fortezza Europa” dovrà riconoscere la regalità Sociale di N.S. Gesù Cristo come modello d’unità, altrimenti tutto sarà effimero (n.d.r.)

L’Unione Europea senza gli inglesi sarà costretta a ripensarsi

Segnalazione di Arianna Editrice

di Henri de Grossouvre

Fonte: Limes

Conversazione con Henri de Grossouvre, esperto di geopolitica e autore del saggio Paris Berlin Moscou.

a cura di Alessandro Sansoni

Esperto di geopolitica e di questioni strategiche, responsabile delle relazioni istituzionali di una grande corporation francese, Henri de Grossouvre, noto in Italia soprattutto grazie al suo saggio Paris Berlin Moscou, è un fervente sostenitore di un’Europa unita, politicamente e militarmente, oltre che economicamente.

LIMES I governi degli Stati membri dell’Unione europea, dopo lunghe e articolate trattative, hanno definito coloro che saranno chiamati ad occuparne le posizioni di vertice. In particolare, la scelta di nominare Ursula von der Leyen presidente della Commissione e Christine Lagarde presidente della Bce sembra confermare la solidità e la forza dell’asse franco-tedesco e la sua inattaccabile leadership politica. È davvero così oppure l’essersi dovuti esporre con propri nomi, assumendosi precise responsabilità istituzionali, dimostra piuttosto le difficoltà incontrate stavolta dai due “grandi” nel far quadrare il cerchio?

DE GROSSOUVRE Con il ritiro degli inglesi, la relazione franco-tedesca è tornata ad essere centrale anche nell’Europa a 27, nonostante le relazioni tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron non siano particolarmente cordiali ed efficaci. L’evoluzione del ruolo internazionale degli Stati Uniti, di cui Donald Trump è contemporaneamente rivelatore e attore protagonista, e lo stesso Brexit impongono di riorganizzare il progetto europeo.

LIMES In che senso “riorganizzare il progetto europeo”?

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Il piccolo Alfie è morto: l’ospedale ha staccato il nutrimento fino al decesso

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di Matteo Castagna

Ora qualcuno dovrà rispondere anche davanti alla giustizia terrena di questo orrore. Alfie era battezzato, che ha lottato per vivere fino alla fine. Sappiamo di avere un angelo in Cielo, che prega per questa umanità decadente e decaduta nella peggiore barbarie, tanto da far morire un bimbo di fame e di sete. Nel Vangelo di San Marco (9,42) Gesù dice: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare». In questo caso si è superato di gran lunga lo scandalo e non oso pensare alle conseguenze ed ai castighi, che ne potrebbero derivare. C’è chi gode dell’eutanasia? Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani! Riposa in pace, piccolo Alfie. Signore, pietà!

Segnalazione di Gianni Toffali

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L’ospedale ha lasciato morire il piccolo di fame. La mobilitazione internazionale nulla ha potuto contro l’Inghilterra…

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https://www.newnotizie.it/2018/04/28/il-piccolo-alfie-e-morto-lospedale-ha-staccato-il-nutrimento-fino-al-decesso/ Continua a leggere

L’attacco in Siria? Un’utile commedia per evitare il peggio

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Segnalazione Linkiesta

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L’attacco in Siria? Un’utile commedia per evitare il peggio

Nonostante il discusso e discutibile attacco non è iniziata la terza guerra mondiale. Trump porta a casa intatto (più o meno) l’onore. I russi pure. E perfino Assad esce legittimato dallo “strike” di Usa, Inghilterra e Francia. (di Tommaso CanettaLEGGI)

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