Terra Santa – Nuovi insediamenti illegali
Segnalazione del Centro Studi Federici
Segnalazione del Centro Studi Federici
Segnalazione del Centro Studi Federici
di Fulvio Scaglione
Fonte: linkiesta
Mentre l’Italietta bon ton se la spassa discettando di populismo e sovranismo, l’Impero colpisce ancora. Mike Pompeo, il segretario di Stato venuto dalla Cia (dove lascia, come nuovo capo, tale Gina Haspel, ai tempi neocon molto attiva nelle torture e ora infatti confermata in carica con i voti decisivi dei Democratici), annuncia contro l’Iran “le sanzioni più dure della storia”, che potrebbero essere annullate solo se gli ayatollah prendessero gli opportuni provvedimenti. Tipo sparire dalla faccia della terra o convertirsi al buddismo. Alla base del dissidio con l’Iran c’è, com’è noto, l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 da Usa, Ue, Russia e Onu. Per quasi tutto il mondo l’accordo funziona e, come minimo, ha sbarrato all’Iran la strada verso il nucleare militare per 15-20 anni. Per tre Paesi è invece un pericoloso disastro. Tre contro tutti, ma nei tre, accanto a Israele e Arabia Saudita, c’è l’Impero, quindi il tavolo salta. Brutto ma gli imperi fanno così.
Nello stesso discorso, però, Pompeo a nome dell’amministrazione americana ha spiegato con chiarezza la sorte che attende noi: “Capiamo le difficoltà finanziarie ed economiche che ciò impone ai nostri amici, ma dovete sapere che riterremo responsabile chi farà affari proibiti con l’Iran. So che gli europei vogliono conservare l’accordo nucleare ma ora sanno qual è la nostra posizione”.
È bellissimo. Perché Pompeo, quando parla di “affari proibiti”, intende gli affari proibiti dagli Usa e dalle sanzioni da loro decise, non affari illeciti o criminali in assoluto. 5 miliardi di effettivo interscambio commerciale, altri 25 tra protocolli e intese già firmati e da implementare. Per dare un’idea: 30 miliardi era il valore della Legge di stabilità italiana del 2018.
di Tony Cartalucci
Fonte: Aurora sito
Israele ha ripetutamente colpito la Siria con missili e razzi, lo scambio più recente ebbe luogo dopo che Israele dichiarò che “razzi iraniani” avevano colpito posizioni dell’esercito israeliano nelle alture del Golan che occupa illegalmente. Titoli, come dell’Indipendent, “Israele e Iran sull’orlo della guerra dopo il bombardamento della Siria in risposta al presunto attacco sul Golan“, tentano di ritrarre l’aggressione israeliana come autodifesa. L’Independent, tuttavia, non forniva alcuna prova a conferma delle pretese israeliane. Per facciata, con l’Iran che lancerebbe inspiegabilmente missili contro Israele, non provocato e non ottenendo alcun vantaggio tattico, strategico o politico, la credibilità della narrativa d’Israele viene ulteriormente erosa. Ma forse è la pubblica politica degli Stati Uniti che designa Israele provocatore ostile incaricato d’espandere la guerra per procura di Washington contro Damasco, a rivelare il gioco letale e ingannevole che Israele e i media occidentali giocano. Per anni, i politici statunitensi hanno ammesso sui loro giornali che gli Stati Uniti desiderano un cambio di regime in Iran cercando di provocare una guerra per ottenerlo. Continua a leggere
ECCO PERCHE’ L’EUROPA NON HA RADICI “GIUDAICO-CRISTIANE” MA SOLO RADICI E TRADIZIONE CRISTIANE
di Adriano Scianca
Israele? È il “baluardo dell’Occidente”. Quante volte lo abbiamo letto, anche in questi giorni, soprattutto a destra, anche fra i frequentatori di questo sito. Stanno quindi difendendo “l’Occidente”, i soldati israeliani che sparano sui palestinesi? E, soprattutto, stanno difendendo anche noi? È importante chiederselo, perché se lo Stato ebraico divide da sempre l’opinione pubblica sulla base di criteri spesso pre-politici e se spesso le obiezioni che a esso vengono mosse sono di ordine morale, esistono poi, più freddamente, delle categorie politiche a cui è il caso di attingere per riportare la questione su terreni meno sdrucciolevoli.
Ora, che degli europei utilizzino la categoria di Occidente per autodefinirsi è già di per sé piuttosto paradossale se solo si pensi che il concetto stesso di Occidente nasce esplicitamente in chiave anti-europea. In pratica, gli europei oggi rivendicano con fervore appassionato l’appartenenza a una comunità di valori che nasce proprio per escludere loro e che li ha in parte accettati al suo interno, come vassalli, solo che sono stati vinti in una guerra mondiale. Per parte loro, gli americani cominciarono notoriamente a concepirsi come Occidente non per inglobare l’Europa in un più ampio contesto atlantico, ma per sottolineare la ferma rottura con tutto ciò che il Vecchio continente rappresentava. Fu il presidente Thomas Jefferson ad affermare che l’America rappresenta un “emisfero separato”, evocando un meridiano – più morale che geografico – a separare la terra dove “l’agnello ed il leone vivranno in pace l’uno con l’altro” dall’Europa corrotta e dai suoi vizi. In realtà non faceva che riprendere gli insegnamenti di Washington, che nel 1793 aveva già dichiarato: “Sono sicuro che la volontà degli Stati Uniti è di non aver nulla a che fare con gli intrighi e le contese politiche delle nazioni europee”. Medesimo concetto espresse il presidente Monroe enunciando la sua celebre teoria tesa ad escludere ogni intervento europeo nel Nuovo continente (in sostanza “l’America agli Americani”). Di fatto il meridiano evocato da Jefferson doveva separare Bene e Male, il regno dell’eguaglianza e della libertà dal paese della gerarchia e dell’oppressione. Ora, si badi che l’America ritenne di poter incarnare questo rigetto dell’Europa auto eleggendosi Terra Promessa, cioè la Nuova Israele basata su un’adesione (O MEGLIO, INTERPRETAZIONE AMERICANISTA DEL DETTATO BIBLICO, N.D.R.) quanto più possibile stringente al dettato biblico. Continua a leggere
La realtà internazionale in Medio Oriente riassunta con una significativa vignetta
di Niccolò Inturrisi
Fonte: L’intellettuale dissidente
Dopo i mesi passati tra le polemiche e gli scherni, nella giornata del settantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele si è tenuta l’inaugurazione ufficiale della nuova ambasciata statunitense a Gerusalemme. Tuttavia, quella che il presidente americano aveva dichiarato ingenuamente come una giornata dedicata alla speranza di una “pace” si è risolta, come era prevedibile, in un massacro da parte di militari israeliani a discapito della popolazione civile palestinese. Non vogliamo solo soffermarci sui quasi 2000 feriti e oltre 50 morti ammazzati dalle pallottole israeliane – impacchettate, spedite e vendute direttamente da quello stesso paese che si crede baluardo della sopravvivenza della democrazia del mondo – per sottolineare una situazione oscena e deplorevole che nessun paese europeo si degna di condannare con la dovuta attenzione. È proprio questa mancanza di coerenza, non solo mediatica, ma sinceramente politica, che lascia esterrefatti chi (come tutti noi) ha assistito nell’arco degli ultimi vent’anni a un vero e proprio diktat da parte del governo di Israele: il predominio non solo politico ed economico, ma soprattutto sociale e culturale rispetto ad una popolazione che si è vista usurpare la propria terra natia, costretto a vivere in una striscia di terra e, non abbastanza umiliati, denigrati e lasciati a loro stessi da parte delle grandi potenze mondiali. Continua a leggere
di Tossi Gurvitz
Fonte: Comedonchisciotte
Mentre queste righe vengono scritte i cecchini dell’IDF hanno ucciso più di 40 palestinesi vicino alla barriera di Gaza e ferito altri 2,200, una dozzina è considerata essere stata ferita mortalmente. Nello stesso momento in cui leggete queste parole, i numeri sono probabilmente già saliti. Il portavoce dell’IDF ha l’abitudine di sostenere che i suoi cecchini fossero “in pericolo”. Quando sentite queste parole, pensate all’operazione Speedy Express.
Speedy Express venne effettuata dalla nona divisione di fanteria dell’esercito statunitense nel delta del Mekong nel 1969. L’esercito statunitense sosteneva di avere ucciso 10,899 combattenti avversari. Soffrì soltanto 244 perdite. Stando a Saigon, un giovane genio chiamato Alexander Demitri Shimkin, un veterano delle marce per i diritti civili, lasciava perplessi i suoi colleghi giornalisti con uno strano passatempo: si scomodava a leggere davvero i comunicati ufficiali e tabulava quel che c’era scritto.
Dopo alcuni mesi, Shimkin mise insieme una strana statistica: la nona divisione sosteneva di avere ucciso 10,899 combattenti ma aveva catturato soltanto 748 armi. La conclusione di Shimkin era semplice: la disparità tra i morti e le armi catturate significa che la maggioranza delle persone uccise in Speedy Express non erano combattenti ma civili. Fu problematico per Shimkin trovare un editore disposto a pubblicare questo primo esempio di data journalism e il Newsweek lo pubblicó solo nel 1972. Ció nonostante la pubblicazione causò una tempesta di fuoco politica, con l’esercito statunitense forzato a prendere rifugio nella disperata affermazione che “molte unità della guerriglia non erano armate di armi”. Continua a leggere
Israele fa strage di palestinesi, ma i veri ciechi siamo noi occidentali
Più di 50 morti, migliaia di feriti. A Gaza Israele conferma che il suo non è più “l’esercito più morale del mondo”. E sullo sfondo c’è il conflitto con il nemico di sempre, l’Iran. L’Occidente? Non sa, e non fa nulla. (di Tommaso Canetta, LEGGI)
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