Impero delle menzogne, operazione militare in Ucraina e fine della globalizzazione

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2023/01/23/impero-delle-menzogne-operazione-militare-in-ucraina-e-fine-della-globalizzazione/ pubblicato anche su Stilum Curiae, blog del vaticanista Marco Tosatti, che ringrazio: https://www.marcotosatti.com/2023/01/23/37528/

LA RUSSIA SEMBRA L’UNICO STATO COMPLETAMENTE INDIPENDENTE E SOVRANO IN UN’EUROPA COMPOSTA DI UNA MOLTITUDINE DI STATERELLI AL GUINZAGLIO DI WASHINGTON

Nella presentazione al testo “Contro l’Impero delle Menzogne – L’operazione militare speciale in Ucraina e la fine della globalizzazione nei discorsi di Vladimir Putin” di Paolo Callegari (Ed. Ar, 2022, 17 €) Claudio Mutti ricorda che già un secolo fa esistevano politici attenti e lungimiranti che dicevano: “Se si vuole forgiare l’Europa di domani, la Russia costituisce nella nostra epoca l’unico strumento ancora impiegabile: più potente di quello di cui disposero Napoleone e Hitler. Esclusa tale possibilità, e a meno che non si verifichi un evento quasi miracoloso, per l’Europa è finita. […] Contaminata nel suo sangue da una invasione straniera particolarmente prolifica, […] nel XXI secolo la piccola Europa sarà un cortile d’ospizio di contro ai sette, otto, dieci milioni di asiatici, di africani, di meticci sudamericani”.

Possiamo affermare che in questo momento la Russia sembra l’unico Stato completamente indipendente e sovrano in un’Europa composta di una moltitudine di staterelli al guinzaglio di Washington. Non solo sul suo enorme territorio non ci sono basi americane, ma anche il suo esercito non è integrato in alcuna alleanza con gli americani. Importantissimo il dato di fatto che è costituito dall’indipendenza etico-morale della Federazione guidata da Putin.

Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha detto, sulla rivista online www.strategika51.org del 30/06/2021 che c’è soltanto la Russia a difendere quei valori che, patrimonio dell’autentica civiltà europea come di ogni civiltà normale, sono oggetto dell’offensiva scatenata dai barbari d’Occidente “contro i fondamenti di tutte le religioni del mondo e contro il codice genetico delle civiltà, con l’obiettivo di abbattere tutti gli ostacoli sulla via del liberalismo. E poi ha proseguito denunciando il pericolo mortale della “guerra in atto contro il genoma umano, contro ogni etica e contro la natura”.

L’Ucraina ha una posizione geografica estremamente favorevole ai disegni egemonici yankee, tanto da divenire il terreno di scontro della strategia americana, sempre utilizzata in tutto il mondo, che è figlia della famosa teoria del geopolitico inglese Sir Halford Jhon Mackinder (1861-1947): “Chi ha il potere sull’Europa orientale domina il Territorio-Cuore (Heartland); chi ha il potere sul Territorio-Cuore domina l’Isola-Mondo (World Island); chi ha il potere sull’Isola-Mondo domina il mondo”.

Il mentore di Barack Obama, già consigliere di Jimmy Carter, dr. Zbigniew Brzezinski, erede della teoria di Mackinder, sarebbe – secondo Lavrov – la mente di un “grande gioco”, basato sulla sceneggiatura promossa proprio da questo geopolitico nell’intera crisi ucraina, che alla strategia di conquista americana serve restare divisa dalla Russia, in vista della conquista dell’Eurasia. Claudio Mutti prosegue la sua interessante analisi ricordando che “in questo contesto strategico – argomentava Brzezinski in The Grand Chessboard (1997, pag. 46) – “l’Ucraina, un nuovo e importante spazio sullo scacchiere eurasiatico, è un perno geopolitico, perché la sua esistenza stessa come paese indipendente aiuta a trasformare la Russia. Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico. […]. Se Mosca riprende il controllo sull’Ucraina, coi suoi 52milioni di abitanti e le sue grandi risorse, nonché l’accesso al Mar Nero, la Russia automaticamente ritrova il modo per diventare un potente Stato imperiale, esteso sull’Europa e sull’Asia”.

Il lettore più accorto si starà chiedendo dove sia il Cattolicesimo, in un ambito espressamente ateo, anticristico e, quanto alla Russia, scismatico Ortodosso. La Dottrina Sociale della Chiesa è un tesoro spirituale, morale e pratico che dovrebbe essere materia di studio nelle scuole. San Pio X stroncò il liberalismo con la Notre Charge Apostolique (1910) ma già la meravigliosa Mirari vos di Gregorio XVI (1832), la grande eloquenza del Cardinale Pie, vescovo di Poitiers, le Allocuzioni di Papa Pio IX con la Quanta Cura ed il Sillabo (1864 entrambe) promulgate durante il Concilio Vaticano I furono un trionfo di mirabile saggezza e diffusione della verità, confutando tutti gli errori della peste liberale.

Nel solco dei predecessori andò con particolare decisione Papa Leone XIII, ma anche e in maniera assai determinata Benedetto XV, Pio XI e Pio XII. Il primo punto al quale approdiamo è che il Liberalismo cattolico – che in epoca moderna risale a Lamennais, passa da Maritain e si infiltra lentamente nel pensiero di alcuni cattolici. Possiamo riassumere dicendo che esso consiste in una attitudine di conciliazione della verità cattolica con i dogmi massonici del progressismo o globalismo politici, filosofici, economici, sociali. La grande secolarizzazione, iniziata da circa un secolo, impedisce a molti cattolici di essere scudo, armatura e spada divinamente assistita, per la difesa dal Principe di questo mondo.

Noi che non ci rassegniamo, perché sappiamo che le porte degli Inferi non prevarranno, ci chiediamo se sia possibile una Civiltà cattolica vera ed integralmente vissuta in questo regno dell’immoralità e della menzogna! Ne “La Città di Cristo e la città dell’Anticristo” don Julio Meinvielle, già nel 1945 (riedizione a cura di Effedieffe, 2022) cerca risposte concrete.

Assorbire o tentare di conciliare le regole della Rivoluzione francese, i principi della Massoneria, del liberalismo, del comunismo, dello scientismo, del razionalismo, del socialismo, del consumismo con il Vangelo di Cristo Re è un’opera impossibile. Sarebbe come unire verità ed errore e negare il principio di non contraddizione. Ciascuno nel proprio piccolo cerchi di “instaurare omnia in Christo” (S. Pio X) oltre e contro le tentazioni di questo mondo corrotto dal peccato mortale elevato a virtù teologale.

Conduciamo una vita pienamente cristiana e integralmente unita alla Tradizione della Chiesa Cattolica. Così ci manterremo nel “piccolo gregge rimasto fedele”. Nostro compito è rimanerci con costanza, non ridurlo maggiormente per le nostre miserie umane. “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Cfr. Lc 12,32-40).

La domanda più importante di tutte

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Segnalazione di Antonio Serena – L’ANTIDIPLOMATICO

di Andrei Raevsky per il suo sito The Saker

(traduzione: Nora Hoppe)

Sembra che arriveremo al 31 dicembre 2022.  Ma riusciremo ad arrivare al 31 dicembre 2023?

Questa domanda non è un’iperbole.  Direi addirittura che è la domanda più importante almeno per l’intero emisfero settentrionale.

È almeno dal 2014 che avverto che la Russia si sta preparando a una guerra totale. Putin ha praticamente detto questo nel suo recente discorso davanti al Consiglio del Ministero della Difesa russo.  Se non avete visto questo video, dovreste davvero guardarlo, vi darà una visione diretta di come il Cremlino pensa e di cosa si sta preparando.  Ecco di nuovo il video:

 

Il discorso di Vladimir Putin (sottotitoli in inglese)


In questo video di Visione TV i primi 15 minuti del discorso di Putin in italiano

Presumo che abbiate visto quel video e che non ci sia bisogno di dimostrarvi che la Russia si sta preparando per una guerra di massa, anche nucleare.

Il ministro degli Esteri Lavrov ha dichiarato pubblicamente che “funzionari senza nome del Pentagono hanno effettivamente minacciato di condurre un ‘attacco di decapitazione’ sul Cremlino… Quello di cui stiamo parlando è la minaccia di eliminare fisicamente il capo dello Stato russo, (…) Se tali idee sono effettivamente alimentate da qualcuno, questo qualcuno dovrebbe pensare molto attentamente alle possibili conseguenze di tali piani.”

Quindi, la situazione è la seguente:

  • Per la Russia questa guerra è chiaramente, innegabilmente e ufficialmente una guerra esistenziale. Ignorare questa realtà sarebbe il massimo della follia.  Quando la più forte potenza nucleare del pianeta dichiara, ripetutamente, che questa è una guerra esistenziale, tutti dovrebbero prenderla sul serio e non negarla.
  • Anche per i neoconservatori statunitensi questa è una guerra esistenziale: se la Russia vince, la NATO perde e, quindi, anche gli Stati Uniti perdono. Il che significa che tutti quei disonesti che per mesi hanno propinato all’opinione pubblica sciocchezze sul fatto che la Russia avrebbe perso la guerra saranno ritenuti responsabili dell’inevitabile disastro.

Molto dipenderà dal fatto che gli americani, soprattutto quelli al potere, siano disposti a morire in solidarietà con i “pazzi in cantina” o meno.  Al momento sembra proprio di sì.  Non contate sull’Unione Europea, che ha rinunciato da tempo a qualsiasi potere.  Parlare con loro semplicemente non ha senso.

Questo potrebbe spiegare le recenti parole di Medvedev“Ahimè, non c’è nessuno in Occidente con cui potremmo trattare per qualsiasi motivo (…) è l’ultimo avvertimento a tutte le nazioni: non si possono fare affari con il mondo anglosassone perché è un ladro, un truffatore, un tagliatore di carte che potrebbe fare qualsiasi cosa.”

La Russia può fare molte cose, ma non può liberare gli Stati Uniti dalla morsa dei neoconservatori.  È una cosa che possono fare solo gli americani.

E qui entriamo in un circolo vizioso:

È molto improbabile che il sistema politico statunitense venga sfidato efficacemente dall’interno; i grandi capitali gestiscono tutto, compreso il sistema di propaganda più avanzato della storia (alias i “media liberi”) e la popolazione viene tenuta disinformata e sottoposta al lavaggio del cervello.  E sì, certo, una grave sconfitta in una guerra contro la Russia scuoterebbe questo sistema così duramente che sarebbe impossibile nascondere la portata del disastro (pensate a un “Kabul sotto steroidi”).  Ed è proprio per questo che i Neocon non possono permettere che ciò accada, perché questa sconfitta innescherebbe un effetto domino che coinvolgerebbe rapidamente la verità sull’11 settembre e, successivamente, tutti i miti e le menzogne su cui la società statunitense si è basata per decenni (JFK, per esempio?).

Naturalmente ci sono molti americani che lo capiscono perfettamente. Ma quanti di loro sono in una posizione di reale potere per influenzare il processo decisionale e i risultati degli Stati Uniti? La vera domanda è se ci sono ancora abbastanza forze patriottiche al Pentagono, o nelle agenzie di stampa, per rispedire i Neocon in cantina da cui sono strisciati fuori dopo il falso allarme dell’11 settembre.

In questo momento sembra proprio che tutte le posizioni di potere negli Stati Uniti siano occupate dai Neolib, dai Neocon, dai RINO [“Republican In Name Only” (repubblicano solo di nome) è un peggiorativo usato per descrivere i politici del Partito Repubblicano ritenuti non sufficientemente fedeli al partito o non allineati con l’ideologia del partito] e altre brutte creature… tuttavia è anche innegabile che persone come, ad esempio, Tucker Carlson e Tulsi Gabbard stiano raggiungendo molte persone che “capiscono”.  Questo *deve* includere i VERI liberali e i VERI conservatori la cui lealtà non è verso una banda di delinquenti internazionali, ma verso il proprio Paese e il proprio popolo.

Sono anche abbastanza sicuro che ci sono molti comandanti militari statunitensi che ascoltano ciò che il Col. Macgregor ha da dire.

Sarà sufficiente per rompere il muro di bugie e propaganda?

Lo spero, ma non sono molto ottimista.

In primo luogo, Andrei Martyanov ha assolutamente ragione quando denuncia costantemente la grande incompetenza e l’ignoranza della classe dirigente statunitense.  E condivido in pieno la sua frustrazione.  Entrambi vediamo dove si sta andando a parare, e tutto ciò che possiamo fare è avvertire, avvertire e avvertire ancora.  Mi rendo conto che è difficile credere all’idea che una superpotenza nucleare come gli Stati Uniti sia gestita da una banda di delinquenti incompetenti e ignoranti, ma questa è la realtà e negarla semplicemente non la farà sparire.

In secondo luogo, almeno finora, l’opinione pubblica statunitense non ha (ancora) sentito tutti gli effetti del crollo del sistema finanziario ed economico controllato dagli Stati Uniti. Quindi gli “imbacilli” che sventolano le bandiere possono ancora sperare che una guerra contro la Russia assomigli al tiro al tacchino che è stato “Desert Storm”.

Non sarà così.

La vera domanda da porsi è se l’unico modo per svegliare gli “imbacilli” sbandieratori, a cui è stato fatto il lavaggio del cervello, sia un’esplosione nucleare sopra le loro teste oppure no.

Il fenomeno “Go USA!” è una condizione mentale che è stata iniettata nelle menti di milioni di americani per molti decenni e ci vorrà molto tempo, o alcuni eventi veramente drammatici, per riportare queste persone alla realtà.

In terzo luogo, le élite al potere negli Stati Uniti sono chiaramente in una fase di profonda negazione.  Tutti questi sciocchi discorsi sui missili Patriot o sugli F-16 statunitensi che cambiano il corso della guerra sono infantili e ingenui.  Francamente tutto questo sarebbe piuttosto comico se non fosse così pericoloso nelle sue potenziali conseguenze.  Cosa succederà una volta distrutta l’unica batteria di missili Patriot e abbattuti gli F-16?

Quanto presto l’Occidente finirà le Wunderwaffen [armi miracolose]?

In una “scala di escalation” concettuale, quale sarebbe il passo successivo ai Patriot e agli F-16?

Le testate nucleari tattiche?

Considerare l’idea piuttosto idiota che una testata nucleare “tattica” sia in qualche modo fondamentalmente diversa da una testata nucleare “strategica”, indipendentemente dal modo in cui viene usata e dal luogo in cui viene usata, è estremamente pericoloso.

Ritengo che il fatto che la classe dirigente statunitense sta seriamente contemplando sia un uso “limitato” di testate nucleari “tattiche” sia “attacchi decapitanti” sia un ottimo indicatore del fatto che gli Stati Uniti stanno esaurendo le Wunderwaffen e che i Neocons sono disperati.

E a coloro che potrebbero essere tentati di accusarmi di iperbole o di deliri paranoici dirò quanto segue:

Questa guerra NON, ripeto, NON riguarda l’Ucraina (o la Polonia o i tre Statini baltici).

Al minimo indispensabile, questa è una guerra per il futuro dell’Europa. 

Fondamentalmente è una guerra che riguarda la completa riorganizzazione dell’ordine internazionale del nostro pianeta.

Direi addirittura che l’esito di questa guerra avrà un impatto maggiore di quello della prima o della seconda guerra mondiale.

I russi lo capiscono chiaramente (vedete il video qui sopra se ne dubitate).

E lo sanno anche i Neocon, anche se non ne parlano.

La situazione attuale è molto più pericolosa persino della crisi dei missili di Cuba o dello stallo di Berlino.  Almeno allora entrambe le parti ammettevano apertamente che la situazione era davvero pericolosa.  Questa volta, invece, le élite al potere dell’Occidente stanno usando la loro formidabile capacità di PSYOP/propaganda per nascondere la vera portata di ciò che sta accadendo.  Se ogni cittadino degli Stati Uniti (e dell’Unione Europea) capisse che c’è un mirino nucleare e convenzionale dipinto sulla sua testa, le cose potrebbero essere diverse.  Ahimè, è evidente che non è così, da qui l’inesistente movimento per la pace e il quasi consenso a versare decine di MILIARDI di dollari nel buco nero ucraino.

In questo momento, i pazzi stanno giocando con ogni sorta di idee sciocche, tra cui quella di cacciare la Russia dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU (cosa che non accadrà, dato che sia la Russia che la Cina hanno potere di veto) o addirittura di creare una “conferenza di pace” sull’Ucraina senza la partecipazione della Russia (in una sorta di remake degli “amici della Siria” e degli “amici del Venezuela”).  Beh, buona fortuna!  A quanto pare Guaido e Tikhanovskaia non sono sufficienti a scoraggiare i neocon e ora stanno ripetendo le stesse identiche sciocchezze con “Ze”.

Riusciremo quindi ad arrivare al 31 dicembre 2023?

Forse, ma non è affatto sicuro.  Chiaramente, questa non è un’ipotesi che il Cremlino fa, da qui il rafforzamento davvero immenso di tutte le capacità di deterrenza strategica della Russia (sia nucleare che convenzionale).

Se Dio vorrà, il vecchio adagio “si vis pacem, para bellum” salverà la situazione, poiché la Russia è chiaramente preparata per qualsiasi momento di conflitto, compreso quello nucleare.  Anche la Cina ci arriverà presto, ma è probabile che il 2023 vedrà una sorta di fine della guerra ucraina: o una vittoria russa in Ucraina o una guerra continentale su larga scala che la Russia vincerà (anche se a un costo molto più alto!).  Quindi, quando i cinesi saranno veramente pronti (probabilmente avranno bisogno di altri 2-5 anni) il mondo sarà un posto molto diverso.

Per tutte queste ragioni, ritengo che il 2023 potrebbe essere uno degli anni più importanti della storia umana.  Quanti di noi riusciranno a sopravvivere è una questione aperta.

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_domanda_pi_importante_di_tutte/39602_48298/

La Russia collabora con la Cina per affrontare i pericoli della NATO

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di Luciano Lago

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov afferma che la NATO ha violato tutti i suoi obblighi nel Trattato di Istanbul e si sta espandendo a est, e avverte dei suoi movimenti ostili al largo della costa cinese.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato oggi, giovedì, che la NATO si sta avvicinando ai confini della Federazione Russa e sta rafforzando le sue capacità offensive.

Lavrov ha spiegato, durante una conferenza stampa sulle questioni di sicurezza europea, che “la NATO sta causando distruzione e sofferenza”, osservando che “la NATO ha violato tutti i suoi obblighi del Trattato di Istanbul e si sta espandendo verso est”. Ha continuato, “I giochi della NATO con il fuoco al largo delle coste della Cina comportano rischi per la Russia. Pertanto, Mosca sta intensificando la sua cooperazione con Pechino. Guardando la retorica che esce da Washington, Bruxelles, Australia, Canada e Londra, il Mar Cinese Meridionale è ora una delle aree in cui la NATO non smette mai di aumentare le tensioni”. Lavrov ha aggiunto: “Sappiamo quanto sia seria la Cina nell’affrontare tali provocazioni, per non parlare di Taiwan e dello Stretto di Taiwan, e ci rendiamo conto che i giochi di fuoco della NATO da quelle parti rappresentano una minaccia e un rischio anche per la Russia, poiché è vicina alle nostre coste e mari, così come è vicino al territorio cinese, quindi stiamo lavorando allo sviluppo della cooperazione militare con la Cina. E il ministero della Difesa russo ha annunciato, mercoledì, che i bombardieri strategici delle forze aeree russa e cinese hanno condotto pattugliamenti congiunti durati circa 8 ore sul Mar del Giappone e sul Mar Cinese Orientale.

È interessante notare che più di 2.000 soldati cinesi si sono uniti alla Russia a settembre per partecipare alle esercitazioni “Vostok 2022”, che sono durate 7 giorni e si sono svolte nel distretto militare dell’Estremo Oriente in Siberia, al largo delle coste dei mari del Giappone e di Okhotsk.

Il ministro degli Esteri russo ha affermato che l’Occidente a guida USA “stava scommettendo sull’imposizione della sua egemonia nel mondo”, aggiungendo che “l’Occidente stava cercando di impedire alla Russia di mantenere la sua posizione, sia in Europa che nel mondo”.

Lavrov ha sottolineato che “l’Occidente ha seguito l’approccio di mantenere accordi e trattati come semplice inchiostro sulla carta”.

Pochi giorni fa, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che il comando militare della Nato potrebbe inviare forze aggiuntive nell’ala orientale, se necessario, rivelando che ci sono 40.000 soldati all’interno del comando Nato a est, sostenuti da grandi forze aeree e navali. Lavrov ha detto che le potenze nucleari devono evitare qualsiasi scontro militare, perché l’escalation potrebbe diventare “fuori controllo”.

Nel contesto, il ministro della Difesa bielorusso Viktor Khrenin ha annunciato, ieri, giovedì, che il suo Paese sta osservando un aumento senza precedenti della presenza delle forze USA e NATO nell’Europa orientale.

Foto: Afp

2 dicembre 2022

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Fonte: https://www.ideeazione.com/la-russia-collabora-con-la-cina-per-affrontare-i-pericoli-della-nato/

La sottile linea rossa: dopo Kabul la NATO non può permettersi di perdere anche Kiev

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di Pepe Escobar

Fonte: Come Don Chisciotte

Cominciamo con il Pipelineistan. Quasi sette anni fa, avevo mostrato come la Siria fosse l’ultima guerra del Pipelineistan.

Damasco aveva rifiutato il progetto – americano – di un gasdotto Qatar-Turchia, a vantaggio di Iran-Iraq-Siria (per il quale era stato firmato un memorandum d’intesa).

Ne era seguita una feroce e concertata campagna “Assad deve andarsene”: la guerra per procura come strada per il cambio di regime. La situazione era peggiorata esponenzialmente con la strumentalizzazione dell’ISIS – un altro capitolo della guerra del terrore (corsivo mio). La Russia aveva bloccato l’ISIS, impedendo così un cambio di regime a Damasco. Il gasdotto favorito dall’Impero del Caos aveva morso la polvere.

Ora l’Impero si è finalmente vendicato, facendo esplodere i gasdotti esistenti – Nord Stream (NS) e Nord Steam 2 (NS2) – che trasportavano o stavano per trasportare il gas russo ad un importante concorrente economico dell’Impero: l’UE.

Ormai sappiamo tutti che la condotta B di NS2 non è stata bombardata, né perforata, ed è pronta a partire. Riparare le altre tre linee danneggiate non sarebbe un problema: una questione di due mesi, secondo gli ingegneri navali. L’acciaio dei Nord Stream è più spesso di quello delle navi moderne. Gazprom si è offerta di ripararle, a patto che gli Europei si comportino da adulti e accettino severe condizioni di sicurezza.

Sappiamo tutti che questo non accadrà. Nulla di tutto ciò viene discusso dai media della NATO. Ciò significa che il Piano A dei soliti sospetti rimane in vigore: creare una voluta carenza di gas naturale che porti alla deindustrializzazione dell’Europa, il tutto come parte del Grande Reset, ribattezzato “La Grande Narrazione.”

Nel frattempo, il Muppet Show dell’UE sta discutendo il nono pacchetto di sanzioni contro la Russia. La Svezia si rifiuta di condividere con la Russia i risultati della losca “indagine” intra-NATO su chi ha fatto esplodere i Nord Stream.

Alla Settimana dell’energia russa, il Presidente Putin ha riassunto i fatti.

L’Europa incolpa la Russia per l’affidabilità delle sue forniture energetiche, anche se riceveva l’intero volume acquistato in base a contratti fissi.

Gli “orchestratori degli attacchi terroristici del Nord Stream sono coloro che ne traggono profitto.”

La riparazione delle condotte del Nord Stream “avrebbe senso solo nel caso in cui ne fossero garantiti il funzionamento e la sicurezza.”

L’acquisto di gas sul mercato spot causerà una perdita di 300 miliardi di euro per l’Europa.

L’aumento dei prezzi dell’energia non è dovuto all’Operazione Militare Speciale (OMS), ma alle politiche dell’Occidente.

Tuttavia, lo spettacolo dei Dead Can Dance deve continuare. Mentre l’UE si vieta da sola di acquistare energia dalla Russia, l’eurocrazia di Bruxelles aumenta il suo debito con il casinò finanziario. I padroni imperiali ridono a crepapelle per questa forma di collettivismo, mentre continuano a trarre profitto utilizzando i mercati finanziari per saccheggiare e depredare intere nazioni.

Il che ci porta al punto cruciale: gli psicopatici straussiani/neo-conservatori che controllano la politica estera di Washington potrebbero – e la parola chiave è “potrebbero” – smettere di armare Kiev e avviare negoziati con Mosca solo dopo che i loro principali concorrenti industriali in Europa saranno falliti.

Ma anche questo non sarebbe sufficiente, perché uno dei principali mandati “invisibili” della NATO è quello di capitalizzare, con qualsiasi mezzo, le risorse alimentari della steppa pontico-caspica: stiamo parlando di 1 milione di km2 di produzione alimentare, dalla Bulgaria fino alla Russia.

Judo a Kharkov

La SMO si è rapidamente trasformata in una CTO (Counter-Terrorist Operation) “soft”, anche senza un annuncio ufficiale. L’approccio senza fronzoli del nuovo comandante generale con piena carta bianca dal Cremlino, il generale Surovikin, alias “Armageddon,” parla da sé.

Non c’è assolutamente nulla che indichi una sconfitta russa lungo gli oltre 1.000 km del fronte. La ritirata da Kharkov potrebbe essere stata un colpo da maestro: la prima fase di una mossa di judo che, ammantata di legalità, si è sviluppata in pieno dopo il bombardamento terroristico di Krymskiy Most – il ponte di Crimea.

Guardiamo alla ritirata da Kharkov come ad una trappola – come ad una finta dimostrazione di “debolezza” da parte di Mosca. Questo ha portato le forze di Kiev – in realtà i loro referenti della NATO – a gongolare per la “fuga” della Russia, ad abbandonare ogni cautela e a darsi da fare, avviando persino una spirale di terrore, dall’assassinio di Darya Dugina al tentativo di distruzione del Krymskiy Most.

In termini di opinione pubblica del Sud globale, è già stato stabilito che il Daily Morning Missile Show del generale Armageddon è una risposta legale (corsivo mio) ad uno Stato terrorista. Putin potrebbe aver sacrificato (solo per un po’) un pezzo della scacchiera – Kharkov: dopo tutto, il mandato dell’OMU non è quello di non perdere terreno, ma di smilitarizzare l’Ucraina.

Mosca ha persino vinto dopo Kharkov: tutto l’equipaggiamento militare ucraino accumulato nell’area è stato lanciato in continue offensive, con l’unico risultato di impegnare l’esercito russo in un tiro al bersaglio senza sosta.

E poi c’è il vero colpo di scena: Kharkov ha messo in moto una serie di mosse che hanno permesso a Putin di dare scacco matto, attraverso una CTO “soft”, ma pesante di missili, riducendo l’Occidente collettivo ad un branco di polli senza testa.

Parallelamente, i soliti sospetti continuano a girare senza sosta la loro nuova “narrativa” nucleare. Il Ministro degli Esteri Lavrov è stato costretto a ripetere ad nauseam che, secondo la dottrina nucleare russa, un attacco nucleare può avvenire solo in risposta ad un’offensiva “che metta in pericolo l’intera esistenza della Federazione Russa.”

L’obiettivo degli psicopatici assassini di Washington – nei loro sogni erotici – è quello di indurre Mosca ad usare le armi nucleari tattiche sul campo di battaglia. Questo è stato un altro fattore che aveva spinto ad affrettare i tempi dell’attacco terroristico al ponte di Crimea, dopo che i piani dell’intelligence britannica erano stati elaborati da mesi. Tutto ciò si è risolto in un nulla di fatto.

La macchina isterica della propaganda straussiana/neoconservatrice sta freneticamente, preventivamente, attaccando Putin: è “messo all’angolo,” sta “perdendo,” sta “diventando disperato” e quindi lancerà un’offensiva nucleare.

Non c’è da stupirsi che l’orologio del giorno del giudizio, creato dal Bulletin of the Atomic Scientists nel 1947, sia ora posizionato a soli 100 secondi dalla mezzanotte. Proprio “alle porte dell’Apocalisse.”

Ecco dove ci sta portando un gruppo di psicopatici americani.

La vita alle porte dell’Apocalisse

Mentre l’Impero del Caos, della Menzogna e del Saccheggio è pietrificato dal sorprendente doppio fallimento di un massiccio attacco economico/militare, Mosca si sta sistematicamente preparando per la prossima offensiva militare. Allo stato attuale, è chiaro che l’asse anglo-americano non negozierà. Non ci ha mai provato negli ultimi 8 anni e non ha intenzione di cambiare rotta adesso, nemmeno incitato da un coro angelico che va da Elon Musk a Papa Francesco.

Invece di fare come Tamerlano e accumulare una piramide di teschi ucraini, Putin ha invocato eoni di pazienza taoista per evitare soluzioni militari. Il Terrore sul ponte di Crimea potrebbe aver cambiato le carte in tavola. Ma i guanti di velluto non sono stati tolti del tutto: La routine aerea quotidiana del generale Armageddon può ancora essere vista come un avvertimento – relativamente educato. Anche nel suo ultimo, storico discorso, che conteneva un duro atto d’accusa contro l’Occidente, Putin ha chiarito di essere sempre aperto ai negoziati.

Tuttavia, Putin e il Consiglio di Sicurezza sanno bene perché gli Americani non possono negoziare. L’Ucraina sarà anche solo una pedina del loro gioco, ma è pur sempre uno dei nodi geopolitici chiave dell’Eurasia: chi la controlla, gode di una maggiore profondità strategica.

I Russi sanno bene che i soliti sospetti sono ossessionati dall’idea di mandare all’aria il complesso processo di integrazione dell’Eurasia, a partire dalla BRI cinese. Non c’è da stupirsi che importanti istanze di potere a Pechino siano “a disagio” con la guerra. Perché questo è molto negativo per gli affari tra la Cina e l’Europa attraverso diversi corridoi trans-eurasiatici.

Putin e il Consiglio di Sicurezza russo sanno anche che la NATO ha abbandonato l’Afghanistan – un fallimento assolutamente miserabile – per puntare tutto sull’Ucraina. Quindi, perdere sia Kabul che Kiev sarebbe il colpo mortale definitivo: ciò significherebbe lasciare il XXI secolo eurasiatico tutto a favore del partenariato strategico Russia-Cina-Iran.

I sabotaggi – dai Nord Streams al Krymskiy Most – fanno capire il gioco della disperazione. Gli arsenali della NATO sono praticamente vuoti. Ciò che resta è una guerra del terrore: la sirianizzazione, anzi l’ISIS-izzazione del campo di battaglia. Gestita da una NATO cerebralmente morta, combattuta sul terreno da un’orda di carne da cannone con in più mercenari provenienti da almeno 34 nazioni.

Mosca potrebbe quindi essere costretta ad andare fino in fondo – come ha rivelato il sempre freddo Dmitry Medvedev: ora si tratta di eliminare un regime terroristico, smantellare totalmente il suo apparato politico-sicurezza e poi facilitare l’emergere di un’entità diversa. E se la NATO continuerà a bloccarla, lo scontro diretto sarà inevitabile.

La sottile linea rossa della NATO è che non può permettersi di perdere sia Kabul che Kiev. Eppure ci sono voluti due attentati terroristici – in Pipelineistan e in Crimea – per imprimere una linea rossa molto più netta e bruciante: la Russia non permetterà all’Impero di controllare l’Ucraina, costi quel che costi. Questo è intrinsecamente legato al futuro del Partenariato della Grande Eurasia. Benvenuti nella vita alle porte dell’Apocalisse.

Fonte: www.strategic-culture.org
Link: https://strategic-culture.org/news/2022/10/12/the-thin-red-line-nato-cant-afford-to-lose-kabul-and-kiev/
Scelto e tradotto da Markus per www.comedonchisciotte.org

Il Sonno della Ragione genera idioti

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di Alfio Krancic

“La morte incrociava già le sue mani ossute sopra i calici dai quali noi bevevamo, lieti e puerili…” Joseph Roth “La Cripta dei Cappuccini

Ci sono cose, frasi, immagini che riaffiorano alla mente improvvisamente per strani e misteriosi meccanismi, e per quando uno cerchi di localizzarle temporalmente e dargli un volto, sfuggono. Mi pare di ricordare (o ho sognato?) che tempo fa un politico o forse un militare aveva previsto per il 28 Settembre una sorpresa. Ebbene la sorpresa c’è stata: il sabotaggio del Nordstream. Un avvenimento che per molti potrebbe avere ricadute disastrose per il nostro continente. Questo episodio si intreccia con le elezioni italiane che hanno portato, guardacaso, alla vittoria il partito “americano” della Meloni. Nonostante la portata potenzialmente devastante e catastrofica, da noi si continua tranquillamente a parlare di tutto e del nulla. Nessuno, politico, giornalista o intellettuale del mainstream che abbia il coraggio di indicare la Tempesta che si affaccia all’orizzonte. Leggo su Repubblica: “Giornata mondiale per l’aborto libero, oggi le donne scendono in piazza contro la Destra.”

Queste povere mentecatte pensano all’aborto libero. Non mettono nemmeno in conto che potrebbero crepare incenerite o con gli uteri sanguinanti a causa dell’esposizione alle radiazioni per una possibile guerra nucleare. Diciamo che il 90% degli italiani non ha capito niente e seguita a trastullarsi e ad assistere alle trasmissioni trash quali gli approfondimenti politici dei vari Floris, Formigli, Gruber che parlano del Nulla. Sono come gli abitanti di Costantinopoli che assistevano rapiti alle discussioni dei teologi sul sesso degli angeli, mentre i turchi erano alle porte o come l’orchestra del Titanic che seguitava a suonare mentre la nave iniziava ad affondare.

+++Break News+++

Ore 11, 20 : RUSSIA, LAVROV: “ORA USA SONO PARTE DEL CONFLITTO”

Gazprom chiude il gasdotto che va in Ucraina e che arriva in Italia.

Buon sonno a tutti!

Tutti pazzi per Hitler

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di Marcello Veneziani

Fonte: Marcello Veneziani

Da quando le competizioni sportive mondiali sono azzoppate dall’esclusione dei russi, un nuovo sport appassiona il pianeta e lo coinvolge per intero, russi inclusi. Possiamo chiamarlo “il lancio del Fuhrer” e consiste nel lanciare Hitler sul terreno dell’avversario. Si guadagna punti se il lancio tocca terra; l’avversario deve attrezzarsi di padel e rimandare Hitler nella brace del competitore, evitando che tocchi terra nel proprio terreno di gioco.
Lo sport è stato definitivamente sancito dopo l’infelice paragone del ministro degli esteri russo Lavrov tra Zelenskij e Hitler, attraverso la tesi delle origini ebraiche di ambedue, per dimostrarne l’affinità genetica. Lo scopo era quello di dimostrare che sotto sotto il premier ucraino è come Hitler, non a caso nel suo paese ci sono ancora i nazisti. La comunità mondiale è insorta indignata per il blasfemo paragone. Ma con un’omissione: i primi a tirare in ballo a vanvera Hitler a proposito della Russia di Putin sono stati americani ed europei, per non dire dei media di tutto l’Occidente.
Se ragionassimo senza paraocchi con puro buon senso sapremmo infatti cosa rispondere a questa elementare domanda: cosa vi ricorda l’invasione dei carri armati russi di un paese vicino? La risposta facile, anzi elementare, è l’invasione russa sovietica dell’Ungheria nel 1956, l’invasione di Praga nel 1968, la repressione di Danzica e Stettino in Polonia nel 1970. Invasioni che non risalgono al famigerato Baffone Stalin, che era morto nel ’53, salutato perfino dai socialisti nostrani Nenni e Pertini come Eroe della pace e dei popoli; ma al comunismo che ne seguì, con l’avallo dei partiti comunisti di tutto il mondo, aderenti all’Internazionale. E’ il paragone più diretto, viene quasi spontaneo, tanto più che l’Ucraina era stata annessa all’Urss dal comunismo sulla scia della Russia zarista, già nel ’22 quando non c’era ancora al potere il Baffone Cattivo, ma c’era il Padre Fondatore, Lenin.
E invece, con uno slalom storico, geografico, ideologico, il paragone ricorrente anche nelle caricature dei disegnatori è Putin come Hitler. Che obiettivamente non c’entra un tubo, riguarda la Germania e un altro mondo; e per giunta è più distante nel tempo perché risale agli anni ’40 mentre le suddette invasioni sono nel nostro dopoguerra, tra gli anni cinquanta e gli inizi degli anni settanta.
Così paradossalmente si attribuisce alla Russia di Putin lo statuto di nazista, proprio mentre si accinge a celebrare con la massima enfasi, la sconfitta del nazismo da parte della Russia il 9 maggio del 1945. Non vi pare grottesco? O si vogliono rimpiangere i bei tempi in cui c’era il regime totalitario in Unione sovietica, i deportati nei gulag e in Siberia, i massacri di popolazioni ostili e dissidenti di quel tempo, rispetto alla becera Russia di Putin? Anche qui, se ci fosse un po’ di buon senso, non dico amor di verità perché non conoscono cosa sia, si direbbe che al paragone con l’Urss comunista perfino un regime autocratico e autoritario come la Russia di Putin, sembra una società liberale e democratica, incruenta.
Ma il comunismo non è mai esistito, se non nei pensieri delle anime belle, il solo totalitarismo è quello nazi-fascista anche se arriva pure cronologicamente dopo il regime totalitario sovietico. E anche se tecnicamente, ma qui appena lo dici ti cacciano da qualunque luiss, programma o consesso, il regime totalitario compiuto fu quello comunista sovietico perché tutta la società rientrò sotto l’egida dello stato. Mentre i regimi fascista e nazionalsocialista, tra loro diversi, mantennero in vita, non cancellarono il capitale (il mercato e il privato restarono in piedi, pur dovendo fare i conti con uno Stato interventista), le istituzioni antecedenti (da noi sopravvisse pure la monarchia) e la Chiesa (nessuna dichiarazione di ateismo di stato, con relativa persecuzione, come invece fu nell’Urss). Ciò non toglie i crimini, la guerra, le persecuzioni, ecc ecc. Ma la verità è questa e se volete approfondirla leggete Hannah Arendt (ebrea ed esule dalla sua Germania).
Però, niente da fare, lo sport mondiale più in voga è il lancio del Fuhrer, e appena vuoi discreditare il nemico, non devi dimostrare nulla, basta citare la password per l’inferno: Hitler, sei un seguace di Adolf. E il discorso finisce lì. E se appena ti inoltri a tentare qualche distinguo, l’indignazione ti sommerge e l’accusa di razzismo ti giunge spontanea, fino a decretare la sconfitta a tavolino nella partita di lancio del Fuhrer in campo avverso. E’ possibile definirlo pensiero unico? Qualcuno dice di no, solo perché nei talk show, per alzare gli ascolti, si invitano anche quelli che non la pensano come la Vulgata di Stato. Ma non rendendosi conto, o non volendo guardare, a una sostanziale, militare, conformistica unificazione da parte degli Apparati, del Sistema vigente e delle Interpretazioni ufficiali e istituzionali. Poi, se qualcuno fa qualche marachella in video, beh serve solo per affermare il contrario; anche Lavrov, se è per questo, ha parlato nelle nostre tv, e vedete che inferno ne è derivato…
Ora vorrei dire una cosa: ma se ritenete che la Shoah sia un evento unico e imparagonabile con ogni altra tragedia dell’umanità, se insorgete appena qualcuno osa accostare altri orrori a quelli compiuti nei campi di sterminio, allora perché non lasciamo da parte gli incauti paragoni con Hitler che vengono fatti da Lavrov come da Biden, da Putin come dai suoi nemici e dall’intero apparato propagandistico occidentale? Se si tratta di un Evento Unico, spartiacque della storia, secondo il giudizio dominante, non ne offendiamo la memoria a paragonarlo a tutto quanto succede oggi? Di Hitler ce n’è stato uno, e ci basta e ci avanza.

Ormai è ufficiale: la Nato è in guerra con la Russia

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di Giuseppe De Lorenzo

Un gioco che si faceva da ragazzini iniziava così: “Alzo bandiera, dichiaro guerra a…”. E via con la gara di corsa. Nessuno sarebbe partito prima della comunicazione ufficiale, un po’ come si faceva in passato con le guerre di un tempo. Roba da ambasciate.

Ormai purtroppo i processi sono cambiati. Putin per dire ha invaso l’Ucraina comunicandolo in un video. E i conflitti si sono fatti “ibridi”: iniziano all’improvviso e non si sa mai quando finiscono. Basta pensare al Donbass nel 2014, oppure a Libia, Siria o Yemen. Per l’avvio della nuova Guerra (poco) Fredda tra Stati Uniti e Russia non dobbiamo dunque aspettarci una comunicazione formale. Occorre accontentarsi dei segnali. E quelli sono ormai tanti, anche troppi. A tal punto che forse è arrivato il momento di dirlo chiaro e tondo: la Nato è in guerra con la Russia.

Spieghiamo. Dopo l’assurda invasione di Putin, l’Occidente ha reagito come credeva giusto. Ha protestato, e ci mancherebbe. S’è dichiarata solidale con Kiev, e ha fatto bene. Poi ha scelto la strada delle sanzioni, sentiero tortuoso (chiedetelo alle nostre aziende) ma tutto sommato comprensibile. Infine, man mano che la Russia sembrava impantanarsi sul terreno, ha alzato il tiro. Prima la cacciata dallo Swift, poi il blocco delle importazioni del petrolio, infine l’invio massiccio di armi a Kiev: all’inizio solo missili anticarro “difensivi”, poi sempre più “letali” e ora in grado – parola del ministro britannico – di colpire il “al di là del confine”. Kiev dovrebbe farlo, sostiene Londra, è legittimo, la Germania ci mette il carico di 50 carri armati, ma tutto questo dove ci porterà?

Nella Nato si sono creati due schieramenti. Da una parte Usa, Gran Bretagna e paesi dell’Est Europa, pronti ad andare al muro contro muro con Putin. Dall’altra le più concilianti Francia e Germania, uscite però sconfitte da questo duello. Le dichiarazioni degli ultimi due giorni lo dimostrano. E sono un allarme sulla tenuta della pace nel mondo intero, non solo una mannaia sulle speranze di pace in Ucraina (i negoziati, per dire, ormai sono scomparsi dai radar).

Dopo la visita a Zelensky, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il capo del Pentagono, Lloyd Austin, hanno per la prima volta ammesso che lo scopo americano non è tanto, o non solo, la pace in Ucraina. Ma “indebolire Mosca a un livello tale” che non possa avviare nuove guerre. Il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore congiunto delle forze armate Usa, oggi ha aggiunto senza troppi fronzoli un dettaglio. “Credo – ha detto – che l’obiettivo di tutto il governo sia quello di vedere un’Ucraina libera e indipendente, con il suo territorio intatto e con il suo governo ancora in piedi. Credo che questo implichi anche una Russia indebolita”. Tradotto: non ci saranno concessioni sul Donbass né sulle condizioni di neutralità o smilitarizzazione (oggi Washington ha riaperto le porte della Nato a Kiev, in teoria cardine dei primi timidi segnali di pace). E senza accordo sulle repubbliche secessioniste, ribatte Putin, “non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull’Ucraina”.

Posto che la Crimea è stata annessa otto anni fa, ma Kiev la considera ancora un proprio dominio, quel “territorio intatto” evocato da Milley sembra essere il preludio ad una riconquista. Cioè una guerra in cui la Nato, o almeno gli Stati che stanno inviando armi, aiuta l’Ucraina a riprendersi le regioni perdute tempo fa. Nella speranza, magari, che il piano inclinato porti al “regime change” evocato da Biden. Con tanti saluti alle speranze di pace. Ma col rischio, serio, di ritrovarci davvero a combattere in prima persona contro Mosca.

Forse non avrà ragione Lavrov nel dire che “la Nato è già in guerra per procura con la Russia”. Ma poco ci manca. Capuozzo direbbe: combatteremo fino all’ultimo ucraino. Già, ma fino a dove?

Giuseppe De Lorenzo, 26 aprile 2022