Ecco perché la 194 non va blindata, ma abrogata

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Segnalazione Corrispondenza Romana

di Fabio Fuiano

Il 24 gennaio scorso, alla Camera, è stato approvato, con 257 favorevoli e 3 astenuti su 260 deputati, praticamente l’unanimità, un ordine del giorno (ODG) proposto dalla deputata Stefania Ascari (M5S), nel quale si legge quanto segue: «La Camera, impegna il Governo ad astenersi dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o limitare il sistema di tutele garantito dalla legge n. 194 del 1978». Il documento è stato presentato come reazione alle proposte di legge dei senatori Maurizio Gasparri (FI) prima e Roberto Menia (FdI) poi, volte a modificare il primo articolo del Codice Civile al fine di riconoscere soggettività giuridica al concepito. Un tale disegno di legge è risultato inaccettabile tanto a sinistra quanto a destra, in quanto sarebbe entrato necessariamente in conflitto con la legge 194/78 che rende l’aborto legale in Italia e che, purtroppo, gode di vasti consensi anche tra chi, proclamandosi pro-life, dovrebbe avversarla. L’ODG è stato presentato in maniera tale da far cadere il centrodestra in un tranello diabolicamente ben congegnato. Infatti, se, da un lato, esso è stato presentato nella più ampia cornice dell’istituzione di una Commissione d’inchiesta sul c.d. “femminicidio”, dall’altro, seguendo l’intervento dell’onorevole Fratoianni (AVS), riportato nel resoconto stenografico (p. 40), ben si intuisce quale fosse lo scopo finale: «Quello che, invece, mi preme sottolineare ancora una volta è che un voto che respinga questo ordine del giorno avrebbe un significato preciso di cui il Governo e la maggioranza devono essere consapevoli. Bocciare questo ordine del giorno significa dichiarare che Governo e maggioranza intendono mettere in discussione la legge n. 194».

Il centrodestra è stato come “inchiodato” di fronte ad una (falsa) alternativa: o votare contro l’ODG e quindi risultare (a) apparentemente a favore delle violenze sulle donne e (b) incoerente rispetto a quanto prospettato in campagna elettorale sulla 194, oppure votare a favore e salvare la faccia, mettendo però la 194 in una botte di ferro, con grande esultanza degli abortisti. In realtà, sarebbe bastato prender coraggio e rigettare l’interpretazione della sinistra al voto contrario, ribadendo che il Governo ha piena autonomia di giudizio e che non deve provare niente a nessuno, tantomeno con un ODG del genere. Per di più, come si vede dal resoconto (p. 41), inizialmente è stato proposto un ODG più estremo (allegato A ai resoconti, p. 33), per poi accontentarsi della riformulazione più “moderata”, ma egualmente sufficiente a centrare l’obiettivo di intoccabilità della 194, dando alla destra l’illusione di aver “scongiurato” il peggio. Tale decisione, invece, rappresenta un grave vulnus, forse il più grave dall’approvazione della 194. Gli stessi politici di destra, ormai impregnati della medesima logica femminista di sinistra (come giustamente osservato dal dott. Tommaso Scandroglio) hanno difeso una “legge” che continua a mietere vittime innocenti.

Le virgolette alla parola “legge” non sono casuali. Il mondo della politica, specialmente dall’avvento della Democrazia Cristiana, sembra ormai svincolato dalla legge morale naturale. I cardinali Francesco Roberti (1889-1977) e Pietro Palazzini (1912-2000), nel loro Dizionario di Teologia Morale (Editrice Studium, 1955, p. 931) affermano che si chiama naturale ogni legge che «scaturendo dalla costituzione stessa delle cose, ha valore obbligante antecedentemente ad ogni libera statuizione di legislatore umano. Avuto riguardo alla sua prima fonte, che è Dio, la legge naturale è la partecipazione della legge eterna nella creatura razionale […]. Considerata nella coscienza umana, ove si manifesta, è la legge che si rivela a noi attraverso le nostre naturali tendenze, vagliate e regolate dalla retta ragione».

Ora, la prima fra le naturali tendenze dell’uomo è proprio la vita, senza la quale l’uomo non può ambire a nulla. Essa merita dunque d’essere protetta come il bene naturale più elevato. Attentare a questo bene è andare contro l’ordine della ragione. Come ricorda San Tommaso d’Aquino (Ia-IIae, q. 93, a. 3, ad 2): «La legge umana ha ragione di legge in quanto è conforme alla retta ragione; a questo titolo, è manifesto che essa deriva dalla legge eterna. Ma, nella misura in cui si allontana dalla ragione, è dichiarata legge iniqua, quindi non ha più ragione di legge, ma è piuttosto una violenza».

E ancora (Ia-IIae, q. 95, a. 2): «Ogni legge posta dagli uomini non ha ragione di legge che nella misura in cui deriva dalla legge naturale. Se in qualche punto si allontana dalla legge naturale, allora non è più una legge, ma una corruzione della legge».

La 194 risponde a tali caratteristiche di iniquità, essendo la sua “ragion d’essere” la soppressione di esseri umani innocenti nel grembo materno. Per questo non ci sono mezze misure attuabili, essa va abrogata. Per chi si ostina pervicacemente ad affermare che ciò è un’utopia, o chi addirittura, come il Ministro Eugenia Roccella, si spinge ad affermare contro l’evidenza che essa «stabilisce il valore sociale della maternità», rispondiamo che la vera utopia non è l’abrogazione di una legge positiva (ogni legge umana, proprio in quanto tale, è sempre abrogabile). La vera utopia è pensare di poter applicare uno strumento concepito per uccidere per tutelare la vita umana innocente. Sarebbe come pretendere di utilizzare una macelleria per coccolare agnellini. Anche i primi cinque articoli della 194 sono funzionali alla sua ragion d’essere: infatti, essi continuano a frenare una reale opposizione del mondo pro-life.

Ciò avviene perché essi sembrano voler apparentemente porre dei “paletti” alla pratica abortiva, affermando ipocritamente che (a) lo Stato tutelerebbe la vita umana dal suo inizio; (b) i consultori dovrebbero svolgere un’attività di dissuasione della donna intenta ad abortire, includendo eventualmente delle associazioni di volontariato; (c) ordinariamente si dovrebbe lasciare alla donna una settimana per riflettere prima di rilasciare il certificato.

Questi articoli, nell’immaginario comune, permetterebbero una “applicazione pro-life” della 194. Ma come possono essere letti in maniera avulsa dal contenuto successivo della norma? In particolare, si noti come (a) furbescamente si parli di «tutela della vita umana dal suo inizio» senza specificare quale sia per non entrare in conflitto con gli articoli successivi; (b) attualmente un obiettore di coscienza non può partecipare alla procedura della 194, perché altrimenti verrebbe coinvolto in atti che ha deciso di non compiere per ragioni morali, giuridiche e deontologiche (cooperazione materiale prossima o formale al male); (c) il tutto è pienamente in linea con la concessione alla donna della facoltà di uccidere suo figlio, senza che alcuno possa frapporsi tra lei e tale “decisione”.

Paradossalmente, se quegli articoli non fossero presenti, la 194 sarebbe suscettibile di maggiori attacchi e, dunque, la probabilità di abrogarla sarebbe maggiore. Con la loro presenza, invece, l’attacco è disinnescato e la sopravvivenza della norma è praticamente garantita. Ecco perché la 194 non va blindata, ma abrogata. Ed è incredibile che la blindatura sia avvenuta sotto un governo non di sinistra, ma di centrodestra. Non si deve però cedere allo scoraggiamento: se anche si impedisse il dibattito e qualunque intervento sulla 194, chi sa la verità dovrà continuare a testimoniarla, anche a costo di grandi sacrifici ed incomprensioni, persino da parte del mondo pro-life, certo che la Divina Provvidenza non mancherà mai d’assistere coloro che amano Dio e la Sua Legge.

 

Giornata aborto sicuro. PVeF: «L’unica sicurezza è la morte del bambino, mentre i dati sulla Legge 194 sono falsati»

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Segnalazione ProVita & Famiglia

 

COMUNICATO STAMPA
Giornata aborto sicuro
Pro Vita & Famiglia: «L’unica sicurezza è la morte del bambino, mentre i dati sulla Legge 194 sono falsati»

Roma, 28 settembre 2021

«Oggi è la cosiddetta Giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito. Ma l’aborto non è libero perché al bambino nessuno chiede il parere. L’unica cosa sicura è propria la sua morte, nonché le gravi complicazioni di cui soffrono decine di migliaia di donne come ferite pelviche o genitali, emorragie, danni cervicali, perforazioni e cicatrizzazione della parete uterina, fino alla morte con oltre 500 casi di decessi per aborto legale e “sicuro” negli Stati Uniti fino al 2017. Inoltre non è gratuito perché alla donna costa il prezzo di sofferenze indicibili anche interiori. L’aborto è diventato solo una battaglia ideologica, ma l’embrione è un essere umano e nessuna ideologia può sopprimerlo» ha dichiarato Toni Brandi, Presidente di Pro Vita & Famiglia.

«Si parla di sicurezza, ma proprio le conseguenze della Legge 194 sono insabbiate e falsificate. L’ultima relazione annuale del Parlamento sull’applicazione della norma, infatti, è stata una mera formalità, con statistiche incomplete e fuorvianti e dati palesemente copiati e incollati da quella del 2018» ha denunciato Jacopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita & Famiglia. «è preoccupante e drammatico l’incremento delle complicanze immediate dell’aborto farmacologico, di ben il 2% in più nel 2019 e di dieci volte superiori a quelle registrate per tutte le oltre 70mila interruzioni volontarie di gravidanza chirurgiche dello stesso anno. È questo quello che vogliamo?Una società che uccide i propri figli? Una società senza futuro?».

«Altro che aborto sicuro – conclude Brandi – condanniamo questa pratica abominevole e omicida in tutte le sue forme, anche nella somministrazione “fai da te” della Ru486 in day Hospital. Questa scelta, infatti, non è mai indolore perché comporta contrazioni dolorosissime ed emorragie e qualsiasi dato è sottostimato se pensiamo che decine e decine di morti sono certificate solo dopo le rare, e costose, autopsie che vengono richieste».

Fonte: https://www.provitaefamiglia.it/blog/giornata-aborto-sicuro-pvf-lunica-sicurezza-e-la-morte-del-bambino-mentre-i-dati-sulla-legge-194-sono-falsati

Tosi, ricordi quando sfilavi contro “Sodoma e Gomorra”?

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di Matteo Castagna sul quotidiano veneto on-line www.vvox.it 

Con 21 voti a favore e 6 contrari è passata la mozione 434/2018, che dichiara Verona “città della Vita” e prevede di sostenere associazioni e iniziative anti-abortiste. Come si sa, il Pd ne è uscito demolito perché la capogruppo Carla Padovani, già nota da anni per le sue posizioni “pro life”, ha votato con la maggioranza di centrodestra. Eppure, se si va a leggere la mozione, non vi si trova nulla di particolarmente strano, perché il sindaco Federico Sboarina e la sua giunta s’impegnano a fare quel che è già previsto dalla legge 194 del ‘78, che nessun consiglio comunale ha competenza di modificare o abrogare.

Tra le opposizioni siedono anche l’ex sindaco Flavio Tosi, la sua compagna ex senatrice Patrizia Bisinella e un altro paio di fedelissimi. Pur dichiarandosi di centrodestra, si sono uniti al Pd (cosa non nuova a Tosi, che ha avuto una lunga ma catastrofica liason con Matteo Renzi) nella feroce contestazione contro il consigliere Alberto Zelger (Lega) sulle sue frasi sugli omosessuali.

Il consigliere di minoranza Tosi, tra l’altro, ha detto a Sboarina che «amministra accogliendo le istanze più oscurantiste, medioevali e reazionarie della sua maggioranza politica che rappresenta solo una piccola fetta dei veronesi». Continua a leggere

Verona pro vita: se previene l’aborto è per le donne!

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Risultati immagini per Alberto ZelgerLa sinistra globalista fa, come al solito, un uso ideologico di una legge sbagliata. Noi sosteniamo la maggioranza che ha approvato la mozione a difesa della vita e delle donne. (Christus Rex)

di ProVita

Francesca Romana Poleggi

Ha destato furore e scandalo, spaccature interne al PD, indignazione e costernazione da parte di illustri personaggi come la senatrice Monica Cirinnà, la mozione propostadal Consigliere Alberto Zelger (nella foto) che impegna il Comune  di Verona ad azioni concrete a favore delle donne incinte in difficoltà, atte a prevenire l’aborto.

Tra le sceneggiate e le mascherate delle femministe e di coloro che sostengono pervicacemente il punto, molti invocano il rispetto della legge 194.

Ebbene, la legge 194 dice, all’art. 1Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonche’ altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite». E poi all’art. 2 insiste che i consultori devo informare le donne sui diritti e i servizi sociali che hanno a disposizione in occasione di una gravidanza indesiderata «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanzaI consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternita’ difficile dopo la nascita» (art.2, lett.d).

Sappiamo bene che queste parti della 194 sono state messe lì con l’unico scopo di gettare fumo negli occhi e far passare l‘aborto libero e a richiesta (cioè a prescindere da qualsivoglia motivazione) fino a tre mesi, e ben oltre se c’è pericolo per la salute della madre o se il bambino è imperfetto e va quindi eliminato eugeneticamente.  Ma al di là delle intenzioni, la carta canta: la mozione Zelger è – di fatto – un atto che dà “piena attuazione” alla infausta normativa in questione. Continua a leggere

Praticavo aborti, oggi difendo la vita

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Nel 40° anniversario della legge 194 leggiamo la testimonianza del dott. Oriente
di Federico Cenci

(LETTURA AUTOMATICA)

A quarant’anni dall’approvazione della legge 194, che ha introdotto l’aborto in Italia, molti suoi fautori si chiedono come sia possibile che persista un alto numero di medici obiettori di coscienza. La risposta risiede nel profondo dello sguardo o nella voce spezzata dall’emozione di alcuni di loro, come il dott. Antonio Oriente, ginecologo siciliano 64enne.
Oggi è un medico che si spende per convincere le donne indecise a far nascere i bambini che portano in grembo, ma per tanti anni le sue mani hanno praticato aborti, “hanno ucciso i figli degli altri”, come ammette lui stesso senza giri di parole in un’intervista ad In Terris.
La sua storia professionale si intreccia con quella personale. Ed inizia a farlo negli anni ’80, tra i tormenti di un uomo che non riusciva a trovare la serenità. “Mia moglie, pediatra, adorava e curava i bambini, ma non riuscivamo ad avere figli nostri, nemmeno con la strada della fecondazione artificiale, e lei ne soffriva in modo terribile”, racconta. Lui passava ore interminabili nella sala d’ospedale, cercando di esorcizzare la sofferenza con l’impegno lavorativo. “Mancavo da casa anche due giorni di seguito – dice -, tutto assorbito dal mio lavoro, che consisteva anche nel praticare aborti, nell’uccidere i figli degli altri, mentre non riuscivo ad averne di miei”.

LA SVOLTA
Il dott. Oriente non si capacitava del fatto che la scienza medica, che aveva studiato con passione e quasi adorazione, non riuscisse a dare risposte al bisogno di genitorialità suo e di sua moglie. L’inizio della svolta arrivò in una sera che sembrava foriera della solita amarezza.
“Erano i primi mesi del 1986 – racconta -, avevo finito il turno in consultorio ma avevo deciso di non tornare a casa, mi chiusi nel mio studio con la testa tra le mani, ripensando al dolore che vivevo con mia moglie e piangendo”. Proprio in quegli istanti, passò davanti allo studio una coppia di persone che il dott. Oriente seguiva da tempo per infertilità. “Videro le luci – spiega – e sapendo che il consultorio a quell’ora era chiuso, entrarono temendo che avessi lasciato l’interruttore acceso o che io potessi avere dei problemi”. E in effetti trovarono il medico che li curava in preda ad un malessere. “Con loro – afferma – trovai il coraggio di confidarmi”. Continua a leggere