Il gender legalizzato distrugge la famiglia

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L’EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per Informazione Cattolica, tradotto in spagnolo e pubblicato su Info Hespania

IL CONTENUTO DI CERTE LEGGI SOVVERTE COMPLETAMENTE IL DIRITTO E L’ORDINE NATURALI

In Spagna, giovedì scorso, sono entrate in vigore le nuove leggi su trans e aborto. Ora, i minori di 16 anni possono cambiare nome e autodeterminare la propria identità di genere nel Registro civile attraverso una semplice dichiarazione, senza la certificazione medica che attestava la «disforia di genere». Non saranno più necessari i due anni di trattamento ormonale: le persone trans potranno scegliere se prendere ormoni o farsi operare. E vuol dire anche che le ragazze di 16 e 17 hanno la libertà di decidere di interrompere la gravidanza senza l’autorizzazione dei genitori.

La legge trans proibisce le terapie di conversione e consente a donne sole, lesbiche e bisessuali di poter accedere a tecniche di riproduzione assistita all’interno del Sistema nazionale di salute spagnolo. Le madri lesbiche e bisessuali sono considerate madri biologiche anche se non hanno partorito. Ovviamente, nel pacchetto non potevano mancare le sanzioni per chi non è d’accordo, ovvero dimostra odio verso queste persone o le discrimina, magari negando l’affitto di un appartamento: da 10.001 a 150mila euro di multa. Oltre alla pillola del giorno dopo gratuita nei centri di salute sessuale e riproduttiva ed altre amenità, evidentemente c’è la necessità dell’indottrinamento della gioventù, tramite l’introduzione dell’educazione sessuale diventa materia d’insegnamento nelle principali tappe educative.

Il contenuto di queste leggi sovverte completamente il diritto e l’ordine naturali, perciò divine, in materia di bioetica. Leggiamo nel Vangelo di San Matteo (18, 1-20) parole dure e impietose da parte di Gesù Cristo nei confronti di coloro che corrompono la purezza dei ragazzini: “chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! Perché è necessario che avvengano gli scandali, ma guai a quell’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”. Il premier italiano Giorgia Meloni, in una intervista al settimanale Grazia, uscito da qualche giorno, ha usato parole forti contro queste pratiche, condannando sia l’utero in affitto che la teoria gender. Ha definito l’utero in affitto “la schiavitù del terzo millennio”, poi sulla cosiddetta “teoria gender” ha sottolineato che “le donne sono le prime vittime”: “è la legge italiana a dire che questa pratica non è lecita, non io. Non credo che commercializzare il corpo femminile e trasformare la maternità in un business possano essere considerate delle conquiste di civiltà […]”. Il Presidente del Consiglio ha aggiunto che “…i bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà”. Se dalle parole seguiranno i fatti, con questo governo l’Italia dovrebbe scongiurare leggi come quella approvata in Spagna.

Papa Leone XIII diceva che “la famiglia è la cellula della società; se essa è sana, tutto l’organismo prospera; se essa è malata l’intera comunità deperisce e muore”. Vi sono esorcisti che sostengono apertamente il desiderio espresso dal demonio di distruggere la famiglia naturale per ribaltare l’ordine divino e attraverso la perversione portare a sé il maggior numero di anime. possibile. “San Tommaso d’Aquino sostiene che a causa di tutte le dipendenze, soprattutto a causa della dipendenza dall’impurità, gli uomini sono allontanati da Dio. Il peccato di impurità viene chiaramente definito nella sua perversa ossessione come continuativo nell’accumulo di essi, in pensieri, parole, sguardi, per compiacenza, per atti fisici. Secondo San Gregorio, dall’impurità deriva la cecità della comprensione, della distruzione dell’odio verso Dio e della disperazione per la vita eterna. Sant’Agostino dice che anche se gli impuri invecchiano, la dipendenza dall’ impurità non invecchia in loro. Per questo il demone si diletta su questo peccato più di tutti gli altri: perché l’appetito per i piaceri carnali è insaziabile” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, omelia della XVI domenica dopo Pentecoste).

Esiste, oramai platealmente, un’aggressione culturale, politica e giuridica alla famiglia, cominciando dal Sessantotto e in particolare dall’introduzione della legge sul divorzio, per arrivare al gender e alle unioni civili, grazie alle quali si permette di definire famiglia ciò che famiglia non può essere. Uno dei compiti del laicato è quello di preservare il diritto naturale, di non cedere alle aberrazioni indotte dalla Sovversione, riconoscendo nel globalismo voluto dalla galassia sinistra globale, il male che progressivamente distrugge l’uomo e lo usa per i suoi fini che non hanno mai avuto caratteri di nobiltà, quanto di decadenza.

 

Lgbt: scontro tra ideologia, propaganda e leggi

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Segnalazione Corrispondenza Romana

di Mauro Faverzani

È una lettera aperta, ma non firmata quella con cui diversi dipendenti della Disney hanno accusato l’azienda d’aver assunto e fatto propria una politica «progressista», che avrebbe di fatto imposto all’interno un «ambiente di paura» per quanti non vi si adeguino. La singolare denuncia, ripresa dall’agenzia InfoCatólica, non nasconde le difficoltà e l’inquietudine serpeggianti tra il personale: «La Walt Disney Company è diventata un posto di lavoro sempre più scomodo per quelli di noi le cui opinioni politiche e religiose non siano esplicitamente progressiste – si legge –. Guardiamo in silenzio, mentre le nostre convinzioni vengono attaccate dal nostro stesso datore di lavoro e spesso vediamo coloro che condividono le nostre opinioni bollati come cattivi dal nostro management».

Recentemente l’azienda, assieme ai suoi principali marchi quali Espn National Geographic, aveva espresso solidarietà al mondo Lgbtqia+ dopo il varo della legge statale, che vieta agli insegnanti di affrontare in classe questioni quali l’orientamento sessuale e l’identità di genere prima della terza elementare. Secondo i dirigenti della Disney, tale legge violerebbe «i diritti umani fondamentali» e l’azienda, secondo loro, avrebbe dovuto fare di più per evitarlo.

La lettera aperta dei dipendenti invece specifica come quelli tra loro «che vogliono che la Walt Disney Company faccia dichiarazioni politiche di sinistra vengono incoraggiati, mentre quelli che vogliono che l’azienda rimanga neutrale possono dirlo solo sottovoce per paura di rappresaglie professionali. Questa politicizzazione della nostra cultura aziendale sta danneggiando il morale e fa percepire a molti di noi che i nostri giorni nella Walt Disney Company potrebbero essere contati». Un clima molto pesante, quello instaurato internamente, in base a quanto par di capire dalle parole degli autori di questa missiva, che hanno peraltro chiesto agli altri dipendenti, agli azionisti ed ai clienti della Disney di dar loro solidarietà, supportando la loro richiesta di neutralità, probabilmente gradita anche alla stragrande maggioranza del pubblico, che ad un’azienda come questa chiede di curare l’intrattenimento, non di far politica.

Intanto, l’Arizona e l’Oklahoma hanno approvato leggi, denominate «Save Women’s Sports Act», che impediscono a quanti si proclamino transgender di iscriversi alle gare sportive per donne, adeguandosi a quanto già legiferato in merito in Texas, Alabama, Iowa e Mississippi. In particolare, l’Arizona ha approvato anche altre due normative, una che vieta per i minori la chirurgia mirata ad un riorientamento di genere, l’altra che vieta in tutto lo Stato gli aborti dopo la quindicesima settimana di gestazione con multe per i trasgressori fino a 10 mila dollari, nonché con la revoca o almeno con la sospensione della loro licenza.Dall’altra parte del mondo, intanto, in Senegal, ai primi di gennaio l’Assemblea Nazionale ha respinto un progetto di legge, finalizzato a modificare il paragrafo 3 dell’art. 319 del codice penale, per incrementare i provvedimenti già previsti contro qualsiasi atto definibile «contro natura», dall’omosessualità alla transessualità, dalla necrofilia alla zooerastia, tutti posti sullo stesso piano. La proposta era quella di portare da 5 a 10 anni di reclusione il massimo della pena, nonché di aumentare la relativa sanzione da 2.287 a circa 7.600 euro. Secondo Aymérou Gningue, presidente della maggioranza parlamentare «Benno Bokk Yakaar», si tratterebbe di un «falso dibattito» dal sapore elettoralistico, secondo invece gli 11 deputati firmatari della proposta, per la maggior parte dell’opposizione, guidati da Mamadou Lamine Diallo, l’appello avrebbe fatto eco «alle legittime preoccupazioni della stragrande maggioranza» dei cittadini «di questo Paese, nonché di molte autorità religiose». Si prevede che la decisione dell’Assemblea Nazionale non blocchi i promotori dell’iniziativa, pronti a ripresentare la proposta – od un’altra analoga – in aula, all’attenzione di tutti i deputati.

 

Omotransfobia. PV&F: «Nel nostro Primo Report sulle violazioni delle libertà fondamentali centinaia di casi choc che si rischia di replicare qui in Italia»

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Segnalazione di ProVita & Famiglia

“Le leggi anti omotransfobia mettono in pericolo una serie di libertà fondamentali, quali la libertà di espressione del pensiero, di religione, di associazione e la libertà d’iniziativa economica privata. In questo documento abbiamo elencato centinaia di esempi di quello che accade nei Paesi dove vigono leggi anti omotransfobia simili a quella proposta in Italia. Si tratta, per esempio, di casi di violenza, abusi e altre violazioni dei diritti delle donne dovuti all’imposizione del transgenderismo. O ancora ci sono persone denunciate, censurate o attaccate per la loro contrarietà alla partecipazione di maschi trans alle competizioni sportive agonistiche femminili o all’ingresso di maschi biologici nei bagni o negli spogliatoi delle donne” ha dichiarato Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, che ha presentato oggi, al Senato, il primo Report sulle violazioni delle libertà fondamentali causate dalle leggi su l’omotransfobia insieme ai parlamentari Simone Pillon, Lucio Malan e Isabella Rauti e alla collega, membro del direttivo della onlus, Maria Rachele Ruiu.

Sono la scuola e i bambini a preoccupare e ad avere un’attenzione speciale nel Report: “Le scuole di Melbourne – ha sottolineato in conferenza stampa Maria Rachele Ruiu – sono state invitate a non esprimersi più con i termini “mamma” o “papà” in modo tale da essere più “inclusive di genere”. Così come bagni unisex, squadre sportive non-gendered e l’esposizione di bandiere arcobaleno sono tutti raccomandati per migliorare l’inclusività. L’Istituto scolastico Deanesfield Primary School – ha aggiunto – ha adottato la policy dei bagni gender-neutral. Le ragazze così si sono viste costrette a non andare a scuola per non condividere i bagni con i maschi. Qui in Italia già propongono Carriera Alias e bagni gender neutral,  progetti gender che decostruiscono il maschile e il femminile a beneficio della identità fluida, progetti che lodano l’utero in affitto, se io non volessi questo indottrinamento per i miei figli, sarei un’omofoba?”.

Esiste poi tutta una problematica relativa alle carceri e allo sport. “Karen White, maschio di 52 anni che si identifica come donna – ha continuato Coghe – incarcerato in una struttura per donne ha abusato sessualmente di due detenute donne. Ed è da sottolineare il caso di Boyd Burton, divenuto Fallon Fox “campionessa” di arti marziali, trans, che finora ha combattuto come donna e ha dichiarato in un recente tweet indirizzato anche alla Rowling, la scrittrice di Harry Potter, di aver fratturato con gioia il cranio di una sua avversaria, con una frase come «adoro pestare le TERF*» (Trans-Exclusionary Radical Feminist)”.

“Presenteremo oggi, con oltre 240.000 firme raccolte in poche settimane, la nostra petizione contro il Ddl Zan, la legge bavaglio anti omotransfobia, che sarà consegnata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio ed al Presidente del Senato” ha concluso Coghe.

Fonte: https://www.provitaefamiglia.it/blog/omotransfobia-pro-vita-famiglia-ecco-il-primo-report-sulle-violazioni-di-liberta-fondamentali-centinaia-di-casi-choc-allestero-che-si-rischia-di-replicare-in-italia

Il regime della sorveglianza

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QUINTA COLONNA

di Marcello Veneziani

Fonte: Marcello Veneziani

Dunque, ricapitoliamo. Non è consentito avere un’opinione difforme in tema di covid e di pandemia, di chiusure e di vaccini rispetto a quelle somministrate dai vettori ufficiali; l’accusa di negazionismo o di no vax, di contravvenire alle regole dei social, della vita pubblica, dell’ordinamento è dietro l’angolo. È poi vietato avere giudizi difformi sulle coppie omosessuali, sulle maternità surrogate, le adozioni gay e in generale sui rapporti omo-trans-lesbiche; chi ha idee diverse, o semplicemente continua a difendere le differenze naturali, la famiglia, la nascita secondo natura e la vita secondo tradizione, entra in una sfera d’interdizione che passa dalla riprovazione al veto. Forti proibizioni sono introdotte da leggi, moniti e censure sui social. In tema di femminismo, diritti delle donne o riguardanti caratteristiche fisiche, etniche, lessicali si innescano processi sommari, a colpi di MeToo, catcalling e affini, che generano separazione e diffidenza tra uomini e donne. È vietato poi chiamare clandestini i migranti irregolari; i rom col nome tradizionale di zingari, i neri con l’appellativo antico di negri, senza alcuna connotazione dispregiativa; per ogni disabilità non vanno usati i termini adoperati da sempre, ma solo diversamente abili. E’ vietato nutrire un’opinione diversa da quella istituzionale in tema di fascismo e antifascismo, di razzismo e di nazismo, di storia e di massacri.

Oltre i divieti ci sono poi le cancellazioni del passato, in termini di amnesia collettiva della memoria storica e rimozione di tanti orrori, autori, imprese, personaggi, storie e pensieri non allineati. Tutto ciò che attiene alla nostra civiltà, tradizione e retaggio va deprecato o va accantonato per non urtare la sensibilità di chi non vi appartiene; bisogna sempre assumere il punto di vista a noi più estraneo e più remoto. Prima gli stranieri, per rovesciare un noto slogan politico fondato sulla preferenza nazionale.

In questa poderosa restrizione di pratiche, linguaggi e opinioni, la libertà consentita è un corridoio stretto e corto che si può percorrere all’interno delle opinioni lecite, in un perimetro assai angusto; appena superi il “range” consentito, coi limiti imposti alle divergenze, scatta la censura, la riprovazione, la denuncia, la condanna o l’isolamento, il cordone sanitario, la morte civile. Continua a leggere