L’ONU INVENTA IL DINOSAURO AMBIENTALISTA CHE CI TERRORIZZA: VI ESTINGUERETE!

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Nonostante la Cina produca il quadruplo dei combustibili fossili rispetto all’Europa, alla Cop26 ottiene l’esenzione fino al 2030 (VIDEO: Un dinosauro all’Onu)
di Leone Grotti

L’Onu ci è ricascata di nuovo. Ogni volta che la realtà bussa alla porta del Palazzo di vetro, e le trattative tra Stati sugli investimenti per contrastare il cambiamento climatico prendono una brutta piega, le Nazioni Unite decidono di alzare il tono della retorica e del catastrofismo. Non basta più Greta Thunberg, ormai professionista navigata nell’arte dello sferzare i potenti con accuse e minacce, ora c’è Frankie il dinosauro.
È lui il protagonista del filmato realizzato dall’Onu in occasione della Cop26, che aprirà i battenti domenica a Glasgow. Nel video (meglio non chiedere quanto è stato speso per realizzarlo) un velociraptor fa irruzione all’assemblea Onu e prende la parola dal pulpito per avvertire gli essere umani che, se non agiranno subito, faranno la stessa fine dei dinosauri. Con una differenza:
«Noi ci siamo estinti a causa di un asteroide. Qual è la vostra scusa? Ogni anno i governi spendono centinaia di miliardi di fondi pubblici per finanziare sussidi ai combustibili fossili. È come se noi li avessimo spesi per finanziare meteoriti giganti!».
L’operazione simpatia – per la voce è stato ingaggiato niente meno che Jack Black – è assicurata e Frankie il dinosauro strappa applausi alla platea. «Ascoltate gente», esordisce con piglio da capopopolo: «So una o due cosette sull’estinzione. E lasciatemelo dire: l’estinzione è una brutta cosa, ma causare da sé l’estinzione della propria specie è la cosa più ridicola che abbia mai sentito in 70 milioni di anni».
Gli astanti dell’assemblea pendono tutti dalle labbra di Frankie, forse per paura di contraddirlo e di esserne divorati poco dopo, e non osano interrompere il suo discorso, che raggiunge presto l’apice: «Siamo onesti: avete davanti un’enorme opportunità, adesso che dovete ricostruire le vostre economie e riprendervi da questa pandemia. Questa è la grande occasione dell’umanità. Ecco quindi la mia pazza idea: non scegliete l’estinzione. Salvate la vostra specie prima che sia troppo tardi».
«Adesso o mai più» è lo slogan che compare alla fine del filmato, mentre la platea si alza in piedi ad applaudire Frankie, il dinosauro saggio che, contro ogni aspettativa, non prova neanche un po’ di rancore per quella natura matrigna che l’ha condannato all’estinzione.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti e mezzo) dal titolo “Frankie the Dinosaur” si può vedere lo spot finanziato dall’Onu per diffondere il terrore di una (fantomatica) estinzione del genere umano.

https://www.youtube.com/watch?v=L9eFABJqGTM

Titolo originale: Non bastava Greta. Ora l’Onu s’inventa Frankie il dinosauro: Vi estinguerete
Fonte: Tempi, 29 ottobre 2021

Volete acquistare un bambino? A Bruxelles c’è la fiera dell’utero in affitto

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di Leone Grotti

Volete acquistare un bambino? A Bruxelles c’è la fiera dell’utero in affitto

Fonte: Tempi

Con quale coraggio l’Europa parla di diritti? Con che faccia si riunisce per discutere di accoglienza, migranti, trasparenza, integrità, uguaglianza? Ieri e oggi si svolge per il quarto anno consecutivo a Bruxelles, nel cuore dell’Unione Europea, la fiera “Men Having Babies“, dedicata alle coppie gay che vogliono comprarsi un bambino con l’utero in affitto.

I CATALOGHI. All’interno delle sale del lussuoso hotel Hilton, frotte di uomini distinti e facoltosi maneggiano cataloghi stampati su carta lucida e patinata. Scorrono le foto delle donne che porteranno in grembo i “loro” figli, le surrogate, e che firmeranno appositi contratti che le obbligheranno a rinunciare a quei neonati portati in grembo per nove mesi.

SODDISFATTI O RIMBORSATI. Le coppie omosessuali che si recano alla fiera sfogliano le offerte “soddisfatti o rimborsati” per procurarsi bambini su misura a prezzi variabili, a seconda della “qualità”. Si va da un minimo di 95 mila dollari a un massimo di 160 mila. Consultano pacchetti completi con tutti i servizi: accompagnamento psicologico, assistenza legale, fornitura di ovuli e anche sperma (alla bisogna), fornitura di madre surrogata, voli e hotel nei paesi individuati dove farla partorire, eccetera. Continua a leggere

Gli anglicani sono a un passo dall’estinzione

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Solo l’11% dei britannici si dice anglicano e tra i giovani (17-22 anni) il dato scende al 2%
di Leone Grotti

(LETTURA AUTOMATICA)

La religione sembra in via d’estinzione in Gran Bretagna, dove sempre meno persone aderiscono a una fede, e la Chiesa di Inghilterra potrebbe essere la prima a sparire. Secondo l’ultima ricerca di NatCen, sette persone su 10 sotto i 24 anni non hanno una religione e solo il 2 per cento dei giovani tra i 17 e i 22 anni si dice anglicano.

ANGLICANI IN CALO
La ricerca British Social Attitudes, che viene effettuata ogni anno, si basa sulle risposte di 3.000 persone di tutte le età sulle tematiche più differenti. Il 52 per cento degli intervistati ha dichiarato di non avere una religione, contro il 41% del 2002. In particolare, se nel 2002 il 31% degli intervistati dichiarava di essere anglicano, oggi i fedeli sono scesi al 14 per cento.
Se si considerano solo gli ultrasessantenni la quota di fedeli aumenta al 30 per cento, una diminuzione netta rispetto al 2002 (52 per cento). Nella fascia d’età 45-54 anni, gli anglicani dal 2002 sono passati dal 35 all’11 per cento. Mentre per quanto riguarda i ventenni, come detto, solo il due per cento si riconoscono nella Chiesa d’Inghilterra. Sembrano avverarsi le parole pronunciate nel 2013 dall’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams: «Siamo a una generazione dall’estinzione». Continua a leggere

Belgio, eutanasia a 11enne con fibrosi cistica. Scelta “libera”?

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Secondo la legge la morte del paziente deve essere prevedibile entro breve tempo. Ma per la fibrosi cistica si parla di «aspettativa media di vita intorno ai 40 anni», senza considerare i progressi della medicina

 di Leone Grotti

 Tre minori sono stati uccisi in Belgio con l’eutanasia. La legge che estende la “buona morte” anche ai minori è entrata in vigore il 2 marzo 2014 e se nei primi due anni non è pervenuta (almeno ufficialmente) nessuna richiesta, tra il 2016 e il 2017 hanno ricevuto l’iniezione letale tre bambini di 9, 11 e 17 anni.

LE PATOLOGIE. La Commissione federale di valutazione e controllo dell’eutanasia non ha fornito i dettagli medici dei singoli casi. Si sa solamente che il 17enne era affetto da distrofia muscolare di Duchenne, il bambino di nove anni soffriva di tumore al cervello, mentre quello di 11 aveva la fibrosi cistica.

COSA DICE LA LEGGE. La legge non prevede limiti di età per richiedere l’eutanasia. Un bambino può ottenere la “buona morte” quando: si trova in uno stato di sofferenza fisica o psichica giudicato soggettivamente costante e insopportabile, si trova in una condizione per cui la morte è prevedibile entro breve tempo, è in grado di discernere e uno psicologo o uno psichiatra accerta che «ciò che esprime è ciò che comprende». La richiesta deve inoltre essere libera e non condizionata e ottenere il consenso di entrambi i genitori.

SCELTA LIBERA? Davanti a questi criteri, e non conoscendo i casi specifici perché la commissione non ha voluto diffondere i dettagli, ci si può porre delle domande soprattutto riguardo al bambino affetto da fibrosi cistica. È credibile che a soli 11 anni abbia compiuto liberamente la scelta di morire, senza essere influenzato da terzi, comprendendo pienamente ciò che questa scelta comportava? È credibile che, qualora sia stato fatto, il bambino abbia compreso quali erano le strade terapeutiche che poteva intraprendere per evitare l’eutanasia?

FIBROSI CISTICA. Ci si può chiedere inoltre anche se la legge sia stata rispettata laddove prevede che la morte sia prevedibile entro breve tempo. Secondo la Lega italiana fibrosi cistica, nel nostro paese si verificano 200 nuovi casi all’anno. Oggi quasi 6.000 bambini, adolescenti e adulti affetti dalla patologia vengono curati in centri specializzati. Secondo la Fondazione ricerca fibrosi cistica, «oggi ci sono più adulti che bambini con fibrosi cistica. Le statistiche suggeriscono un’aspettativa mediana di vita intorno ai 40 anni: queste previsioni sono in continuo miglioramento grazie ai progressi della ricerca». Negli Stati Uniti la speranza di vita media con questa malattia è di 43 anni. Inoltre, spiega la Lega italiana, «le terapie hanno avuto negli ultimi anni notevoli sviluppi. Infatti, accanto a una terapia dei sintomi adesso si comincia a disporre di terapie personalizzate che curano il difetto di base in alcune forme e si spera che, entro alcuni anni, tutte le mutazioni genetiche saranno curabili».

«EUTANASIA NORMALIZZATA». I casi variano molto l’uno dall’altro, ma in assenza dei dettagli clinici è comunque lecito domandarsi se l’eutanasia fosse l’unica possibilità per questo bambino. In Belgio la “buona morte” è una scelta sempre più comune e accettata: se nel 2004 hanno ricevuto l’iniezione letale 349 persone, nel 2017 ben 2.309. Come constatato da un esperto belga che lavora presso il Centro di etica biomedica, Chris Gastmans, «l’eutanasia dopo 15 anni è ormai qualcosa di normale, è considerata un nuovo modo di morire. La gente in Belgio considera ormai l’eutanasia un diritto e crede che sia un modo normale e buono di morire».

Foto Shutterstock

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Silenzio dei media italiani su Tienanmen: il regime cinese ha vinto

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Segnalazione di Redazione BastaBugie

Corriere, Repubblica e gli altri si sono dimenticati del 29esimo anniversario del massacro in Cina, ma ci hanno parlato dello sciopero contro i robot a Las Vegas, la difesa delle sbronze universitarie da parte del premio Nobel Malala, una nuova bevanda del Giappone, ecc.
di Leone Grotti

(LETTURA AUTOMATICA)

Più di 115 mila persone in piazza per ricordare uno dei più grandi massacri della storia contemporanea ordinati da un regime totalitario contro il suo stesso popolo. È successo a Hong Kong, dove una miriade di giovani e anziani per il 29mo anno consecutivo hanno acceso una candela a Victoria Park per «resistere all’autoritarismo» e condannare il partito comunista cinese, che il 4 giugno 1989 ordinò all’Esercito di liberazione del popolo di massacrare gli studenti riuniti pacificamente in Piazza Tienanmen a Pechino.

NEANCHE UNA RIGA SUI GIORNALI ITALIANI
È un evento. In un mondo dove si accusano i giovani di essere menefreghisti, preoccupati solo dell’istante e privi di memoria storica, a decine di migliaia scendono coraggiosamente in piazza (Hong Kong non è certo libera dall’influenza della Cina continentale) per denunciare uno dei più grandi orrori della storia, frutto di uno dei regimi più sanguinari della storia, e… nessuno ne parla. Sfogliando le pagine dei principali quotidiani italiani si scopre infatti che nessuno oggi ha dedicato neanche una riga all’evento.
Peggio. Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Foglio, Giornale, Libero, Sole 24 Ore, Fatto Quotidiano: nessuno ha trovato spazio – neanche una breve, neanche un box, neanche una foto, neanche una riga – per ricordare il 29esimo anniversario del massacro. Nelle edizioni del 3-4-5 giugno i principali quotidiani italiani hanno dedicato articoli agli argomenti più disparati: lo sciopero contro i robot a Las Vegas, la difesa delle sbronze universitarie da parte del premio Nobel Malala, le critiche all’ex portavoce di Blair perché non faceva i mestieri di casa, il successo delle tribù Ogiek del Kenya e quello della nuova bevanda alcolica del Giappone. Ma sui tragici fatti di Piazza Tienanmen neanche una parola. Continua a leggere

L’Europa è già stata conquistata dall’Islam?

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Segnalazione di Redazione BastaBugie
In Svezia ci sono le scuole musulmane, Berlino viene messa in scacco da bande di arabi, nelle moschee francesi si invoca lo sterminio degli infedeli (davvero in Italia possiamo stare tranquilli? per quanto?)
di Leone Grotti

(LETTURA AUTOMATICA)
Chiudere tutte le scuole aperte da istituti religiosi per trasformarle in scuole laiche e statali. È l’incredibile proposta che il partito socialdemocratico, che guida un governo di minoranza in Svezia, ha fatto mercoledì per spiegare che cosa farà in ambito educativo se vincerà le elezioni legislative del prossimo settembre.
Ardalan Shekarabi, importante esponente del partito e attuale ministro della Pubblica amministrazione, ha annunciato il progetto in conferenza stampa a Stoccolma. L’obiettivo è quello di «sconfiggere e abbattere il muro della segregazione nelle nostre scuole. Troppe volte vediamo che esistono istituti dove le femmine sono separate dai maschi e vengono insegnati valori che non sono quelli svedesi».
Shekarabi si riferisce ad alcune scuole musulmane dove sono stati riscontrati problemi di segregazione e insegnamenti “limite”. Le scuole dichiaratamente islamiche sono solamente 11 in tutto il paese ma i socialdemocratici temono che il numero possa crescere in futuro dal momento che dal 2012 la Svezia ha accolto 400 mila richiedenti asilo, perlopiù musulmani. Un numero altissimo se si considera che la popolazione conta poco più di nove milioni di abitanti. Continua a leggere