LE BANDIERE IDEOLOGICHE DELLA SINISTRA AL TRAMONTO

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di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/2024/05/20/le-bandiere-ideologiche-della-sinistra-al-tramonto/

OSSESSIONE FASCISMO. LE SINISTRE TERMINALI HANNO STANCATO

Abbiamo trascorso una settimana all’insegna delle bandiere ideologiche di una sinistra, ormai terminale, priva di idee, che ha abbandonato i lavoratori per abbracciare il grande Capitale e sostituito la lotta proletaria con quella per i cosiddetti “diritti civili”.

Così, a Verona, la giunta di sinistra guidata dal catto-progressista Damiano Tommasi, qualche  giorno fa ha approvato la mozione 324 del 10/05/2024 firmata da Alessia Rotta (Pd) per la professione di fede antifascista, se si desidera ottenere la concessione di spazi pubblici o pubblicitari, contributi e patrocini.

La “clausola antifascista” è l’inserimento di un comma, all’art. 11 del regolamento comunale per la disciplina del canone patrimoniale di concessione e autorizzazione di sale, suolo o altro, in cui si preveda questa dicitura:”Dichiara di riconoscersi nei principi e valori fondamentali della Costituzione italiana e dello Statuto Comunale, di ripudiare il fascismo e ogni forma di totalitarismo e di condannare l’uso di ogni forma di violenza”.

Il Centrodestra ha votato compatto contrario, per l’inutilità del provvedimento, essendo il periodo di riferimento concluso ben 80 anni fa e gli altri totalitarismi sono comunque crollati nel secolo scorso. Si badi bene che non si cita espressamente il Comunismo, che ha all’attivo almeno 90 milioni di morti nel mondo ed è ideologia “intrinsecamente perversa”, come la definì Papa Pio XI nell’Enciclica di condanna dello stesso, denominata Divini Redemptoris del 19 marzo 1937, perché «spoglia l’uomo della sua libertà […], toglie ogni dignità alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi», in cui si cela una «falsa» idea di redenzione.

In compenso, per poter tenere una conferenza o una manifestazione nel Comune scaligero, è necessario ottenere la patente di democraticità dalla maggioranza di sinistra. Con quali criteri? Non è dato a sapersi, perché è implicito che qualsiasi partito, gruppo, associazione esista perché la Costituzione glielo concede. Questo vale, fino a prova contraria, decisa dalla Magistratura, che ne decreti lo scioglimento, in base alla XII disposizione transitoria, che nemmeno i padri costituenti del 1946 ritennero necessario introdurre come definitiva. Non aveva senso, il duce era morto.

Ci pensa Alessia Rotta, più antifascista di Sandro Pertini, che con il Pd e le sigle della galassia sinistra e la benedizione del “chierichetto rosso” nonché sindaco Tommasi pongono una clausola anacronistica e ridicola, perchè nessuno, se non per motivi propagandistici, crede vi siano le condizioni per il ritorno del Fascismo in Italia. A meno che non si voglia utilizzare questa clausola per la censura delle destre, dal momento che in questo periodo, chiunque non la pensi come Schlein o Zan viene etichettato, immediatamente, come fascista. Questa dicotomia da don Camillo e Peppone, proposta nel 2024 col solo Peppone, farebbe sorridere anche il grande Giovannino Guareschi, che farebbe una vignetta o un articolo tagliente su Il Candido.

Di fronte alle sfide e ai drammi quotidiani, anziché dare risposte concrete ai tanti in difficoltà, questi parlano ancora di fascismo/antifascismo? Sic! E lo ha fatto anche il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, nella saletta della Feltrinelli di Verona, assieme a un imbrattatore di muri, per presentare il suo nuovo “best seller” sul ritorno dei fasci (??!!)

Si tratta di un’ autentica ossessione, spesso a fini di lucro, che i più hanno capito, ma che crea disaffezione verso la Politica, in cui non si riconoscono, perché non hanno vissuto quei tempi, e, soprattutto, sono stufi di sentirli usare come una clava contro chiunque sia identitario, tradizionalista, conservatore o non orientato verso il progressismo globalista e mondialista, il gender e il woke. Il 5 giugno alle 21.00 in una pubblica conferenza sulla piattaforma online Skype, il dott. Pietro Cappellari, che ha scritto un libro, fresco di stampa, per quelli di Passaggio al Bosco, dal titolo “L’INVENZIONE DELL’ANTIFASCISMO, la nascita di un instrumentum regni che genera odio e produce violenza”(per info:info.traditio@gmail.com) sarà particolarmente chiaro e farà capire, dati e fatti alla mano, che il nemico del bene comune non sta alla “destra del Padre”.

Implicito è anche il ripudio della violenza, cui andrebbe aggiunto quello della guerra, anche quando si tratta di inviare armi all’estero, perché il Codice di Procedura Penale, di origine fascista (ironia della sorte!) prevede tutte le normative, sia per prevenirla che per reprimerla.

Allargando gli orizzonti all’Europa, la musica, purtroppo, non cambia. Le sinistre devono distrarre l’opinione pubblica dal transumanesimo che stanno preparando e quindi si focalizzano su argomenti assolutamente di retroguardia e dall’interesse di pochi.

Il Consiglio dell’Unione Europea è l’organo in cui sono rappresentati i governi dei 27 paesi membri e detiene il potere legislativo insieme al parlamento. La dichiarazione era stata proposta dalla presidenza di turno belga in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia: è un documento dal valore perlopiù simbolico e senza particolari effetti concreti, che ribadisce concetti già affermati in diversi trattati europei. Decidere di non aderire è insomma una presa di posizione politica, più che il tentativo di evitare imposizioni di qualche tipo. Non hanno firmato il documento: Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, 9 paesi su 27.

La segretaria del PD, Elly Schlein, ha criticato molto la decisione del governo, dicendo che «non è accettabile». Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, responsabile Esteri del partito, ha sostenuto che questa decisione «mina la credibilità internazionale» del Paese – informa il Post – mentre è questa sinistra, dai metodi e dalla mentalità stalinisti che ci fa vergognare all’estero perché ci costringe a dover ribadire ogni giorno che “le foglie sono verdi d’estate”, come scrisse G.K. Chesterton.

Per leggere tutti i numerosi articoli, editoriali e interviste degli ultimi 4 anni, scrivete  Matteo Castagna sul motore di ricerca di  www.informazionecattolica.it 

“Famiglia e bullismo”

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Cinzia Notaro intervista Gianfranco Amato

“Famiglia e Bullismo”. Un incontro tenutosi di recente presso l’Abbazia di Santa Scolastica in Bari. Emarginazione, umiliazione pubblica, violenze fisiche, psicologiche e verbali, bullismo, cyberbullismo.

Ne sono succubi  secondo gli ultimi dati resi noti da “Terre des Hommes” soprattutto i giovani in età adolescenziale, che finiscono col soffrire nella maggior parte dei casi di ansia sociale, attacchi di panico, disturbi alimentari, depressione, autolesionismo.

Utero in affitto, identità di genere gli altri temi affrontati nel corso del dibattito.

Sono intervenuti: Enzo Fortunato Presidente Europa Benedettina , Manuela Antonacci di ProVita e FamigliaPaolo Scagliarini direttore de “La Fiaccola”, Samuele Lella di Gioventù Nazionale Bari, Michele Picaro Consigliere regionale di Fratelli d’Italia e l’avv. Gianfranco Amato che abbiamo avuto l’onore d’intervistare, Presidente dell’Associazione Giuristi per la Vita,  nominato il 26 giungo 2023 Direttore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio permanente sulle Famiglie della Regione Siciliana, con decreto assessoriale 103 del 27 giugno 2023: “Ho  ricevuto questa nomina conferitami con decreto dell’assessore regionale alla famiglia, alle politiche sociali e al lavoro – ha specificato – per un ruolo riservato ad “esperti” di comprovata esperienza, competenza e professionalità. Si tratta certamente di un gratificante riconoscimento del lavoro svolto in questi ultimi quindici anni, ma soprattutto di una grande responsabilità. Ho deciso di accettare questa sfida perché sono convinto che la Sicilia possa diventare un laboratorio di politiche volte a valorizzare la famiglia a livello non solo italiano ma anche europeo. L’idea è quella di partire da una legge approvata esattamente venti anni fa – mi riferisco alla legge regionale 10 del 31 luglio 2023 – che aveva proprio come oggetto quello della «valorizzazione e tutela della famiglia». Si tratta di una legge avveniristica per l’epoca in cui fu approvata, e dovuta sostanzialmente alla particolare sensibilità sul tema della famiglia dell’allora presidente della regione Totò Cuffaro. Il punto è che non fu mai pienamente attuata. Credo che oggi ci siano le condizioni politiche a livello regionale e nazionale, per dimostrare che la famiglia non deve essere considerata una sorta di “corpo moribondo” da sostenere con sussidi, sovvenzioni, bonus, ecc., ma una vera e propria risorsa economico-sociale. Bisogna passare dalla logica dell’accanimento terapeutico, che guarda alla famiglia come ad un “peso sociale” da sostenere finanziariamente, alla logica della valorizzazione, che considera la famiglia nella prospettiva indicata dall’art.1 della Legge regionale 10/2003, ovvero quella di un «soggetto sociale di primario riferimento» per le politiche regionali.  La Sicilia può diventare un interessante laboratorio per sperimentare politiche familiari innovative  – ha dichiarato –  e introdurre iniziative volte a tutelare e valorizzare la famiglia, grazie anche all’amplia autonomia legislativa regionale e alle possibilità concesse da una legge avveniristica (L.R. 10/2003) che, dopo vent’anni di congelamento, ora potrà finalmente vedere la sua integrale applicazione. Ci aspetta un grande lavoro”.

Venendo ai temi dell’incontro, l’utero in affitto, rappresenta  un vero e proprio sfruttamento della donna che diventa un mezzo per avere un figlio a tutti i costi ed è pagata per questo, come in qualunque altro rapporto commerciale. Il bambino le viene letteralmente strappato, come se lei fosse solo un contenitore servito alla realizzazione dell’opera. Il mondo delle tenebre non finisce mai di sorprenderci !

L’ho definita una “barbara pratica”. Da giurista, è inconcepibile il fatto che un essere umano possa essere considerato oggetto di un contratto commerciale. Per trovare un precedente simile nella Storia del Diritto occorre ricorrere all’istituto della schiavitù. Non mi sembra un gran precedente. E nemmeno un gran progresso. In realtà le donne sfruttate sono due. Da una si ottengono gli ovociti contenenti il prezioso DNA, mentre l’altra viene semplicemente utilizzata come un contenitore. Infatti, normalmente gli ovociti vengono scelti accuratamente: di solito si tratta di una giovane donna di razza caucasica, bionda, con occhi azzurri, quoziente intellettivo alto, ecc. Mentre il contenitore lo si fa fare ad una donna del terzo mondo. In India esiste un disgustoso traffico di donne che hanno disperatamente bisogno di soldi e si prestano a questa vergogna. I committenti maschi non utilizzano una sola donna – sarebbe più semplice ed economico – perché in questo caso la donna rischierebbe di sentire come proprio il figlio e potrebbe rifiutarsi di farselo strappare via. Così, è preferibile sfruttarne due di donne, senza che nessuna delle due si affezioni troppo all’oggetto del contratto. Alcune femministe balbettano qualche critica, ma quel mondo, soprattutto il mondo omosessualista, è fermamente a sostegno di questa barbara pratica.

Occorre far prevalere il concetto che avere un figlio non è un diritto. Non esiste un diritto al bambino, ma c’è il diritto alla vita riconosciuto dalla Corte Costituzionale, il diritto di conoscere le proprie origini. Seguono poi i diritti ad essere educato dai propri genitori, alle relazioni familiari, e alla sua famiglia. Si può affermare che con la pratica dell’utero in affitto il nascituro è privato dei suoi diritti fondamentali?

Ci sono  importanti documenti a livello internazionale che riconoscono il diritto di un bambino a crescere in un contesto che favorisca il suo sviluppo armonico attraverso l’educazione complementare di un individuo biologico di sesso maschile, il padre, e un individuo biologico di sesso femminile, la madre. Questo è un dato oggettivo derivato dalla natura. Privare un bimbo di una madre o di un padre, è  una forma crudele e spietata di egoismo da parte di due adulti. Nessun bambino vuole nascere orfano. Semmai dobbiamo chiederci che tipo di civiltà è quella che tra il diritto sacrosanto di un essere debole e indifeso, quale  è un bambino, e il desiderio o il capriccio di due adulti, opta per quest’ultimo. È una civiltà dove vige la legge della giungla, in cui prevale il più forte e il più ricco. Qualcosa di molto  diverso dal modello che  per secoli ha caratterizzato  la civiltà occidentale cristiana.

Tornando all’incontro a cui ha partecipato recentemente presso l’Abbazia di S. Scolastica a Bari, la famiglia odierna si prende cura dei propri componenti? Li accompagna a scoprire i propri talenti ? Li porta a riconoscere i veri valori della vita? I genitori danno buon esempio ai propri figli? Ci si rispetta a vicenda? O ci sono muri di silenzio, incomprensioni, mancanza di dialogo? La Tv e i social network  hanno preso il suo posto?

Oggi sembra essere smarrito, non solo nella famiglia ma anche nella scuola, il concetto stesso di educazione. Che cosa significa educare? Tre verbi latini mi pare rendano bene l’idea di questa delicatissima funzione: educĕre/tradĕre/introducĕre. Se, infatti, la stessa derivazione etimologica del termine offre l’idea di “tirar fuori” ed estrarre le potenzialità di un figlio o di uno studente (educĕre), questa idea non può prescindere da altri due aspetti fondamentali.

Il primo è legato alla tradizione (tradĕre), ovvero al compito di “consegnare”, “trasmettere” il patrimonio di sapienza e di fede ricevuto dagli avi. E’ proprio il legame con la tradizione a costituire uno dei fattori originali delle dinamiche dell’evento educativo. La tradizione rappresenta il cuore dell’identità di un individuo, al punto che il suo disconoscimento non solo lo priva di un’origine, ma, scollegandolo dalle generazioni che lo hanno preceduto, lo immerge in un micidiale cocktail fatto di individualismo relativista, di cinico scetticismo e di squallido edonismo. A volte teleguidato da Tv e social network. L’assurdo ripudio della tradizione – falsamente immaginato come emancipazione in funzione di progresso – ha fatto dilagare tale micidiale cocktail nell’attuale sistema educativo e persino nella famiglia, dove insegnanti e genitori, succubi del pensiero unico dominante, hanno timore e addirittura vergogna di tradĕre l’eredità culturale fatta di principi, valori e ideali ricevuti dalle generazioni precedenti. Solo il legame con la Tradizione  può consentire oggi ad un giovane di acquisire un giudizio critico capace di osservare la realtà senza il paraocchi del pregiudizio ideologico e di guardare al di là delle false apparenze. Solo così un giovane può essere veramente libero e far fallire i tentativi di manipolazione che il Potere ininterrottamente mette  in atto – anche attraverso la distruzione della famiglia – per arrivare ad avere davanti a sé un uomo isolato, un pezzo di materia, un cittadino anonimo e privo del senso del destino. Il secondo aspetto concerne la funzione ultima della stessa educazione, ossia quella di introdurre (introducĕre) alla realtà nella totalità dei suoi fattori, proprio perché è insita nel cuore dell’uomo la domanda di senso totale, che non potrà mai trovare risposta in una ragione dimostrativa o scientifica. Ma chi oggi educa più in famiglia al riconoscimento di queste domande fondamentali dell’uomo?

L’istituzione della famiglia e del matrimonio sono stati istituiti prima del cristianesimo, vero?

La prima immagine che noi abbiamo di una famiglia, senza aggettivi (naturale, tradizionale, ecc.), è quella di una semplice famiglia fatta di madre, padre, figli, punto, risalente al periodo preistorico. Nel 2005 ad Eulau, in Germania, gli archeologi hanno scoperto alcune tombe del periodo  neolitico superiore. In una di esse hanno trovato i resti di quattro esseri umani: un uomo, una donna, e due bambini. Attraverso l’esame del DNA è stato dimostrato che si trattava di una famiglia: padre, madre e figli. Li avevano sepolti abbracciati tra di loro, e ciò fa intendere che sarebbero morti nello stesso momento. Gli scienziati hanno ricostruito attraverso un disegno i membri di quella famiglia, un’immagine molto commovente, ma che ci dice qualcosa di molto importante: in quell’epoca non esisteva nessuno Stato, nessun Parlamento, nessuna legge, nessuna Chiesa. Esisteva la famiglia, elemento naturale che precede tutte queste istituzioni. Per questo si dice che la famiglia è un elemento pre-politico e pre-giuridico. Nessuna istituzione umana e nessuna religione ha dato origine alla famiglia.

E che la famiglia fosse ritenuta una cellula della società risale alle più antiche civiltà, così come ha ripetuto più volte durante il suo intervento.

Uno dei primi a teorizzare in maniera “scientifica” questo concetto fu Aristotele nella sua opera Politica. Ci furono, poi, anche altri grandi pensatori del passato, come per esempio Cicerone che nel De Officiis spiega, appunto, che «prima societas ipso coniugio est», la famiglia è la cellula della società. Sempre in quell’opera, Cicerone riteneva la stessa famiglia come «principium urbis», fondamento della società e «seminarium rei publicae» un vivaio dello stato. Il concetto è poi passato nei grandi pensatori della Tradizione cristiana. Pensiamo, per esempio, a Sant’Agostino che ha espressamente definito la famiglia «particula civitatis», ovvero «la cellula della società e il suo principio» (De Civitate Dei, XIX 16). E così tutti gli altri grandi filosofi e teologi del cristianesimo. Sempre Sant’Agostino insegnava che «il primo naturale legame della società è quello tra uomo e donna (De bono coniugali, I, 1), e che «il matrimonio si chiamò così dalla radice etimologica mater» (Contra Faustum manichaeum, XIX 26). Per questo le  unioni contro natura tra persone dello stesso sesso non possono essere qualificate come matrimonio e quindi dare vita ad una famiglia. Del resto lo dice anche la nostra Costituzione all’art. 29, il quale recita che «La Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». È interessante anche il verbo utilizzato in quell’articolo : «riconosce». Riconosce significa semplicemente prende atto di una realtà naturale che preesiste allo Stato. Non si dice la Repubblica istituisce la famiglia e ne disciplina le modalità di costituzione ed estinzione. La famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, ripeto, non è una creazione dello Stato e, quindi, non può essere modificata dallo stesso. Ancora più assurda ritengo la pretesa avanzata da alcuni movimenti omosessualisti di celebrare “nozze” tra persone dello stesso sesso nelle chiese. La libertà religiosa – che ricordiamo è un diritto fondamentale dell’uomo – non può essere conculcato in nome di un desiderio, o meglio di un capriccio di due persone che hanno un particolare orientamento sessuale.

Si può dire che c’è un piano infernale contro la famiglia, contro la fede, contro l’Europa cristiana?

Io ho avuto la grazia e il privilegio di conoscere personalmente, e frequentarlo negli ultimi anni della sua vita, il compianto cardinal Carlo Caffarra. Lui era stato incaricato nel 1981 dall’allora Pontefice di fondare l’Istituto per gli studi sul matrimonio e la famiglia. Caffarra ricordava spesso dalle mani di Suor Lucia di Fatima, una lettera in cui la veggente profetizzava che lo scontro finale tra Satana e il Regno di Cristo sarebbe avvenuto proprio sulla famiglia. Il Nemico dell’uomo non potendo attaccare direttamente il Creatore avrebbe attaccato la creatura, colpendo innanzitutto il luogo in cui essa nasce, cresce, si educa e si sviluppa. Chi ha fede crede a questa chiave di lettura. Non v’è dubbio, poi, che vi sia in atto una vera e propria guerra ideologica e cultura contro le radici cristiane dell’Europa. Basti pensare che lo stesso riferimento a tali radici è stato tolto dal preambolo della bozza della Costituzione europea.

Il fine di questa cultura della morte è annientare l’unica forma di difesa dell’uomo, la famiglia, e  spingerlo all’individualismo per farne un essere debole e fragile, facilmente plagiabile?

La famiglia è l’ultimo, piccolo, angusto spazio di libertà tra la persona e il Potere. Per questo il Potere vuole eliminarlo. Il Potere vuole un uomo solo, isolato, senza un luogo d’appartenenza, senza radici, fragile, indifeso. Un individuo perfettamente manipolabile. Come diceva il grande scritto inglese Chesterton la famiglia è un «test of freedom», un test di libertà, perché «è l’unica cosa che un uomo libero fa da sé e per sé».  Mons. Luigi Giussani, che è stato il mio Maestro, già trent’anni fa insegnava che l’interesse del potere a distruggere la famiglia è duplice: 1) distruggendo questa primordiale unità-compagnia dell’uomo, il potere riesce ad avere davanti a sé un uomo isolato che senza forza, resta un pezzo di materia, un cittadino anonimo, privo del senso del destino, privo del senso della sua ultima responsabilità e che si piega facilmente al dettato delle convenienze. La famiglia è attaccata per far sì che l’uomo sia più solo, privo di tradizioni che gli consentano di veicolare responsabilmente qualcosa che possa esser scomodo per il potere o che non nasca dal potere; 2) distruggendo la famiglia si demolisce  l’ultimo e più forte baluardo che resiste naturalmente alla concezione culturale che il potere introduce, dando spazio ad una realtà in cui il bene sia l’istinto o il piacere, o meglio ancora il calcolo.

A proposito  dell’identità di genere, il relativismo morale impera: un uomo vuole diventare donna, e viceversa. E quello che è più triste è che sono arrivati a provocare disagio anche nei bambini facendogli sorgere dubbi sulla propria identità sessuale. Vogliono distruggere la purezza dei piccoli. Il gender propagato nelle scuole… i piccoli vengono corrotti  ancor prima che prendano consapevolezza della gravità di certi insegnamenti! Non pensa che sarebbe bene far frequentare ai propri figli per difenderli dal male scuole parentali cristiane?

È un tema molto complesso che non può essere liquidato con una risposta da intervista. Quello che posso dire è che la cosiddetta ideologia gender più che una forma di relativismo morale integra un vero e proprio relativismo materiale. Si nega la realtà. È una sorta di delirio collettivo che rischia di distruggere la società, e certamente svuota la base antropologica della famiglia. La cosa più grave è che spesso si assiste ad un indottrinamento ideologico nelle scuole, partendo proprio dai più piccoli, i soggetti più facilmente plasmabili. Del resto ogni regime totalitario utilizza l’indottrinamento scolastico, e l’attuale dittatura del pensiero unico in cui stiamo vivendo non fa eccezione. Ritengo che l’opzione delle scuole parentali sia da prendere in seria considerazione. Continuo a conoscere esperienze disseminate in tutta Italia, davvero edificanti e che aprono una luce di speranza. Avessi dei figli in età scolare, opterei senza dubbio per questa soluzione rispetto all’alternativa di un campo di rieducazione dove giovani sono costretti all’indottrinamento dell’ideologia woke, del politicamente corretto, della cancel culture, della prospettiva omosessualista.

L’era sessantottina ha portato al caos. Da qui la mancanza di rispetto dei figli nei riguardi dei genitori, degli alunni riguardo gli insegnanti, della moglie rispetto al marito. Questa rivoluzione è stata graduale e lentamente ha provocato un vero disastro, quello che vediamo adesso? Com’era la famiglia  decenni fa e com’è oggi? La donna che responsabilità ha nel degrado morale e spirituale attuale? Il suo lavoro fuori casa le impedisce di avere cura del focolare domestico e di svolgere il ruolo fondamentale che Dio le ha affidato nel far crescere in età e grazia i propri figli e di essere accanto al proprio marito per aiutarlo e sostenerlo: Il Signore disse: «Non è bene che l’uomo sia solo, facciamogli un aiuto simile a lui», Gen 2,18.

Su che cosa abbia significato l’esperienza storica che va sotto il nome di “Sessantotto” e su quali siano stati gli effetti esiziali che ancora oggi perdurano, rinvio all’interessante saggio di un mio carissimo e fraterno amico: Giovanni Formicola. Credo che il suo libro intitolato “Sessantotto Macerie e Speranza” sia uno dei testi più illuminanti ed utili per comprendere in profondità quel fenomeno. Senza dubbio una vera rivoluzione che ha preso di mira anche l’istituto della famiglia quale cellula della società, in un’ottica ideologicamente distruttiva.

Assistiamo anche ad una certa manipolazione linguistica: la contraccezione viene descritta come “controllo del proprio corpo”; l’aborto (uccisione del nascituro) come “interruzione volontaria della gravidanza”; gli assassini degli innocenti sono chiamati “pro-scelta” e gli omosessuali “gay”, ovvero gaudenti. Ne consegue che l’arte, la musica sono state stravolte da cambiamenti culturali, che si allontanano da qualsiasi cosa che assomigli alla moralità cristiana.

Anche il regime totalitario in cui viviamo, come tutti i regimi totalitari che si rispettino, utilizza la manipolazione linguistica. Basta ricordare la celebre “neolingua” ipotizzata dallo scrittore George Orwell nel suo romanzo di fantascienza distopica 1984. Agli esempi che ha fatto Lei potremmo aggiungere anche “maternità di sostegno” per indicare la barbara pratica dell’utero in affitto, o la “procreazione medicalmente assistita” per indicare la procreazione artificiale. Cercano sempre di dare una valenza positiva a cose che, in realtà, sono sempre contro natura e contro l’uomo. Vittime dell’imperante totalitarismo ideologico e culturale in atto certamente anche la Storia, l’Arte, la Musica, basti pensare all’inquietante fenomeno noto come “cancel culture”.

Da cosa nasce la disgregazione familiare a livello giuridico, e la Chiesa cattolica è ancora davvero convinta dell’indissolubilità del matrimonio?

È stato il divorzio a rendere le relazioni umane e la società molto più liquide, e la solubilità del matrimonio ha incrinato la stessa stabilità della convivenza civile. Questo lo si deve onestamente ammettere, prescindendo da qualunque valutazione di carattere religioso, sacramentale, teologico. È possibile, infatti, parlare di matrimonio indissolubile anche da un punto di vista squisitamente laico. Se la famiglia è la cellula della società, uno Stato ha interesse a che la cellula sia solida. Una cellula liquida, infatti, rende liquida tutta la società. Non serve la fede, del resto, per comprendere anche la necessità del matrimonio indissolubile per il destino dei figli, il loro sostentamento e la loro educazione. Come ricordava il grande filosofo francese Gustave Thibon, se prima di sposarsi un individuo è consapevole dell’irrevocabilità del matrimonio, è anche indotto a non avventurarsi alla leggera in quel vicolo cieco che ha il muro di chiusura alle spalle; come il conquistatore che brucia i suoi vascelli per togliersi prima della battaglia ogni possibilità di ritirata, i fidanzati che acconsentono a legarsi l’uno all’altro fino alla morte, si procurano da questa “idea-forza” una garanzia preliminare contro tutti gli eventi del destino che minacceranno il loro amore. Al contrario, la sola idea del divorzio possibile prende dimora tacitamente nel profondo dell’anima, come un verme deposto da una mosca in un frutto in formazione e che ne divorerà un giorno la sostanza. L’esperienza ha più volte dimostrato, infatti, che in alcune circostanze, specie quando si tratta di grandi prove, è sufficiente considerare una cosa come possibile perché essa divenga necessaria. Si tratta di un dato psicologico elementare che da solo basta a sfatare, tra l’altro, il mito del cosiddetto “matrimonio di prova”.

Per questo resto basito quando mi riferiscono che ad alcuni “corsi prematrimoniali” è lo stesso parroco a spiegare ai nubendi, che, in fondo in fondo, se poi le cose vanno male, resta sempre aperta l’opzione del divorzio. Non mi addentro in tutte le polemiche sull’interpretazione dell’enciclica “Amoris Laetitia”, e neppure nella triste vicenda dei legittimi “dubia” sollevati da quattro cardinali della Chiesa cattolica (rimasti peraltro senza risposta), ma credo che l’orientamento attuale della Sacra Rota sia sempre più, diciamo, permissivo. È lo spirito del mondo che aleggia dentro la Chiesa.

Fonte: https://www.lafiaccola.it/wp/famiglia-e-bullismo/

Usa, non solo Nashville: ben quattro sparatorie compiute da trans negli ultimi anni

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di Francesca Totolo

Roma, 31 mar – Il 27 marzo scorso, Audrey Hale, una ragazza di 28 anni che sui social si identificava come trans, utilizzando i pronomi maschili (he-him), è entrata in un piccolo istituto privato cristiano di Nashville, la “Covenant School”, sparando e uccidendo tre bambini e tre adulti. Questo però non è l’unico episodio del genere che vede come protagonista un persona trans e non binaria. Secondo l’americano Centers for Disease Control and Prevention, i trans rappresentano lo 0,6 per cento della popolazione negli Stati Uniti. Ciò ha incendiato il dibattito riguardante i disagi psichici che molte volte si accompagnano alla disforia di genere e i rischi per la salute mentale conseguenti alla somministrazione di farmaci per la transizione di genere.

Non solo Nashville: la strage di Colorado Springs

Era la sera del 19 novembre del 2022, quando il 22enne Anderson Lee Aldrich entrava nel locale gay Club Q di Colorado Springs, in Colorado, e uccideva a colpi di armi da fuoco cinque persone.

Anderson Lee Aldrich

Gli atti depositati in tribunale dagli avvocati di Aldrich affermavano che il 22enne fosse una persona non binaria e si riferivano a lui usando i pronomi “they/them”. Per questo motivo, veniva citato come “Mx. Aldrich”.

La sparatoria nella scuola di Denver

Era il 7 maggio del 2019, quando due adolescenti, Devon Erickson e Maya Alec” McKinney, entrarono alla Stem School Highlands Ranch di Denver, sparando agli studenti e uccidendone uno. La 16enne McKinney si identificava come maschio e affermò di volersi vendicare con le persone che la prendevano in giro per la sua identità sessuale. Durante gli interrogatori, McKinney dichiarò anche di aver sentito delle voci, di aver sofferto di pensieri omicidi e suicidi, e di aver rifiutato di assumere farmaci.

Devon Erickson e Maya “Alec” McKinney

Devon Erickson e Maya “Alec” McKinney sono stati condannati entrambi all’ergastolo.

La strage di Aberdeen

Nel settembre del 2018, la 26enne Snochia Moseley sparò a sei colleghi, uccidendone tre, in un magazzino della Rite Aid di Aberdeen, nel Maryland. Suicidatasi dopo la sparatoria, la Moseley si identificava come trans e da tempo soffriva di problemi di salute mentale causati dalla sua identità sessuale.

Snochia Moseley

Dopo Nashville: l’addetta stampa del governatore dem dell’Arizona vuole sparare ai transfobi

A distanza di 12 ore dalla strage di Nashville messa a segno dalla trans Audrey Hale, l’addetta stampa del governatore dem dell’Arizona Katie HobbsJosselyn Berry, ha pubblicato su Twitter un immagine di una donna armata di pistole (l’attrice Gena Rowlands nel film “Gloria” del 1980) con il commento: “Noi quando vediamo i transfobi”.

Il tweet di Josselyn Berry e la Berry con la governatrice Katie Hobbs

Il giorno successivo, la Berry si è dimessa dall’incarico anche per le pesanti pressioni dei repubblicani e dell’opinione pubblica. “L’incarico dell’addetta stampa non rispecchia i valori dell’amministrazione. Il governatore ha ricevuto e accettato le dimissioni dell’addetta stampa”, così in una nota dell’ufficio del governatore dell’Arizona venivano ufficializzate le dimissioni di Josselyn Berry.

Francesca Totolo

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/usa-non-solo-nashville-ben-quattro-sparatorie-compiute-trans-ultimi-anni-259171/

VERONA: il Comune non promuova l’ideologia gender in Città

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Aiutiamo ProVita a difenderci dall’ideologia gender!

PETIZIONE

di ProVita & Famiglia

Il 6 ottobre 2022 il Comune di Verona ha deliberato l’adesione alla cosiddetta “Rete Ready”.

Chi aderisce a questa Rete si impegna a realizzare attività rivolte alla promozione dell’Agenda LGBTQI+ in tutti i contesti civici.

Il Manifesto di Intenti della Rete impegna il Comune a realizzare iniziative come:

  • Azioni informative e formative in campo educativo e scolastico
  • Riconoscimento delle scelte individuali e affettive delle persone Lgbt nei diversi ambiti della vita familiare
  • Azioni di informazione e sensibilizzazione pubblica rivolta a tutta la popolazione
  • Valorizzare l’attività delle associazioni Lgbt, con cui sviluppare percorsi formativi e iniziative comuni

Si tratta di interventi ideologici – finanziati coi soldi dei cittadini – per diffondere in ogni contesto amministrativo l’ideologia gender.

A partire dalla scuola e dai servizi sociali, per arrivare al riconoscimento anagrafico di “due padri” o “due madri” aprendo la porta all’utero in affitto.

Firma per protestare col Sindaco Damiano Tommasi per questa pericolosa scelta ideologica a spese e sulla pelle dei cittadini! 

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Le idee di Putin stanno guadagnando popolarità in Occidente

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di Luciano Lago

Le idee del presidente russo Vladimir Putin risuonano sempre più nelle menti dei leader e delle persone nei paesi occidentali, secondo un articolo pubblicato dal Washington Post. “Alla fine del mese scorso, lui (Vladimir Putin – ndr) ha tenuto un discorso che suonerebbe familiare – e per molti attraente – nelle democrazie dagli Stati Uniti a gran parte dell’Europa”, osserva la pubblicazione.

Il 30 settembre Putin, parlando al Cremlino in seguito ai risultati dei referendum nelle regioni DPR, LPR, Kherson e Zaporozhye, ha affermato che il crollo dell’egemonia occidentale iniziato è irreversibile, il mondo è entrato in un periodo di trasformazioni rivoluzionarie che sono di natura fondamentale, si stanno formando nuovi centri di sviluppo. Putin ha sottolineato che l’Occidente sostiene un ordine basato su regole, ma non è chiaro chi abbia inventato queste regole, questa è una frode completa e un doppio standard. Putin ha rimproverato gli Stati Uniti per aver tentato di attaccare la Russia e altri stati sovrani per districarsi dall’ennesimo groviglio di contraddizioni. Coloro che sono pronti a vivere secondo le regole dell’Occidente, Putin ha definito masochisti politici e “seguaci di relazioni politiche non tradizionali”.

Il leader russo ha anche osservato che i concetti dell’ideologia Gender e LGBT sono inaccettabili per il Paese slavo che si basa sulla cultura tradizionale ortodossa. “La tendenza che stiamo vedendo riflette la frustrazione del mondo per il fatto che il processo democratico non possa produrre leader carismatici efficaci”, ha detto a WP Nicholas Gvozdev, professore di studi sulla sicurezza nazionale presso l’US Naval War College. “In paese dopo paese, si sta diffondendo l’idea che abbiamo bisogno di leader forti che portino a termine le cose. E non si tratta solo di politica: stiamo assistendo a un aumento del valore di tecnocrati come Elon Musk come risolutori di problemi e portare a termine il lavoro”.

In precedenza, l’editorialista Gerhard Lechner della Wiener Zeitung ha osservato che la Germania e l’Austria hanno un alto livello di sostegno alla Russia e al suo presidente Vladimir Putin. Tra la popolazione di questi paesi cresce il malcontento a causa delle conseguenze delle sanzioni economiche, ha aggiunto l’osservatore.

Il malcontento nei paesi europei è in forte crescita per le conseguenze delle sanzioni e della guerra che i politici di Washington e di Bruxelles sostengono contro la Russia.

18 ottobre 2022 – https://www.ideeazione.com/le-idee-di-putin-stanno-guadagnando-popolarita-in-occidente/

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La sedicente sinistra si occupa soltanto di tre argomenti: LGBT, migranti e globalizzazione

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Segnalazione di Federico Prati

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La sedicente sinistra si occupa soltanto di tre argomenti: LGBT, migranti e globalizzazione. Mattia Liviani – www.altreinfo.org

La sedicente sinistra si occupa soltanto di tre argomenti: LGBT, migrant…

Ci sono soprattutto tre cose che stanno a cuore alla sedicente sinistra: i diritti degli LGBT, la globalizzazion…

Dopo le proteste di nazionalisti e ortodossi, la Serbia non ospiterà l’Euro Pride 2022

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Roma, 27 ago – Non sempre i governi e le nazioni europee si sottomettono ai capricci della dominante e viziata cultura progressista. Proprio in queste ultime ore, l’ennesimo strappo con le discusse organizzazioni Lgbt arriva ancora una volta dal popolo serbo. Nella capitale serba si sarebbe infatti dovuta svolgere la prossima edizione dell’Euro Pride 2022. Preceduta però da ben più nutrite manifestazioni di protesta con migliaia di famiglie, giovani nazionalisti e cristiano ortodossi serbi, scesi in strada contro la parata arcobaleno. Il governo di Belgrado ha fatto quindi marcia indietro annullando la manifestazione gay.

La Serbia deve concentrarsi su problemi più importanti

Questa mattina il presidente serbo Aleksandar Vucic ha dichiarato che la parata dell’EuroPride di settembre a Belgrado non si svolgerà. Anche se, a suo dire, non soddisfatto della decisione, il presidente ha detto che la Serbia deve concentrarsi su questioni ben più importanti, compresi i legati alla crisi energetica, alimentare e ai problemi in Kosovo. “Semplicemente, a un certo punto, non puoi gestire tutto”, ha detto Vucic. “In altri tempi, più felici, l’evento potrebbe aver luogo”. Pensando alla situazione di grave crisi economica che sta attraversando anche il nostro Paese, magari anche solo un decimo dei nostri politicanti arrivasse a ragionare in tal senso. Ma per una nazione completamente lobotomizzata dalle sinistre, come la nostra, è cosa sempre più improbabile.

Lgbt contro il popolo serbo

In risposta, l’organizzatore di EuroPride 2022, Marko Mihailovic, ha affermato che “lo stato non può cancellare EuroPride” e qualsiasi tentativo in tal senso sarebbe una “chiara violazione della costituzione”. Gli organizzatori della parata lesbo-gay-trans-gender, ribadiscono dunque che la manifestazione si farà comunque, “con qualsiasi divieto illegale”. Oltre a chiedersi cosa ci possa essere di “illegale” in un governo che ascolta e accetta lo sdegno dei suoi cittadini, anzichè assecondare le viziose isterie internazionali, resta adesso il pericolo di duri scontri se i militanti Lgbt intendano proseguire la loro marcia. Kristine Garina, presidente della European Pride Organizers Association e responsabile EuroPride – ha insistito sul fatto che l’evento non può essere cancellato. Ha aggiunto che il primo ministro serbo Ana Brnabic – prima premier donna e apertamente gay della Serbia – ha promesso il pieno sostegno del governo serbo durante la procedura di candidatura per EuroPride 2022.

L’unico Pride di Belgrado è l’orgoglio serbo

All’inizio di questo mese, migliaia di persone hanno marciato a Belgrado contro Euro Pride, esponendo cartelli con la scritta: “proteggere la famiglia” e “tenete le mani lontane dai nostri figli”. In aperta polemica agli attacchi del mondo Lgbt alla famiglia naturale e alla continua diffusione dell’ideologia gender in tutto l’Occidente. I partiti della destra radicale serba hanno condannato l’evento e il vescovo di Banat, Nikanor, della Chiesa ortodossa serba, ha detto che avrebbe “maledetto tutti coloro che organizzano e partecipano a qualcosa del genere”. Non certo un atteggiamento paragonabile al governo papale Bergoglio, sempre più in declino e caricatura di se stesso. Solo 12 anni fa, nel 2010, i manifestanti contro il Gay Pride serbo avevano ingaggiato duri scontri contro la polizia nel tentativo di interrompere la marcia arcobaleno su Belgrado.

Ma tanti gay detestano il Pride e le sue politiche di sinistra

Partite decenni fa dagli Stati Uniti d’America, ad oggi, le manifestazioni Lgbt si svolgono regolarmente in quasi tutti i paesi membri della Ue. Rimane però il fatto che una fortissima resistenza di popolo, in diverse nazioni, continua a non accettare le imposizioni dettate dalle associazioni arcobaleno, complementari alla sinistra. Com’è ben risaputo, infatti, i Pride sono eventi ad uso e consumo di una ben precisata area politica, con messaggi espliciti volti alla sovversione familiare e sociale, e comizi contro uomini e aree politiche colpevoli di difendere la famiglia tradizionale. Migliaia sono anche i gay che non accettano la strumentalizzazione delle organizzazioni Lgbt e rifiutano di essere dipinti di arcobalenoQuesti ultimi insistono con forse la più datata delle formule sessuali secondo la quale, la sessualità di una persona, dovrebbe rimanere cosa intima e rispettosa. Senza invadere città e nazioni con episodi di sgradevole malcostume e slogan politici volgari e rappresentanti il degrado delle nuove ideologie progressiste.

Andrea Bonazza

Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/dopo-le-proteste-di-nazionalisti-e-ortodossi-la-serbia-non-ospitera-leuro-pride-2022-242543/

Si scrive «affidamento», si legge «adozione»

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Segnalazione Corrispondenza Romana

di Mauro Faverzani

Strana realtà, Bergamo: da una parte è la terra, che vanta 22 santi, 9 beati e 11 Servi di Dio; dall’altra è la città, che trasforma il suo Pride arcobaleno in un comizio della Sinistra in giorno di silenzio pre-elettorale e che trasforma la Fondazione Donizetti in uno strumento di diffusione della propaganda gender. Così pure il suo sindaco, Giorgio Gori: sulla stampa è riuscito a proclamarsi ad un tempo «credente» e fautore del suicidio assistito, anticamera dell’eutanasia, calpestando il Catechismo della Chiesa cattolica, come già ha fatto, del resto, sposando la causa Lgbtqia+ ed in molte altre occasioni, tanto nella vita pubblica quanto in quella privata.

Ed ancora, una volta di più, Bergamo non cessa di stupire, come si rileva dall’interpellanza a risposta scritta, presentata lo scorso 21 luglio dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Filippo Bianchi, prendendo spunto dalla decisione del Centro Affidi familiari municipale di affidare una neonata ad una “coppia omogenitoriale” ovvero composta da due uomini di Carobbio degli Angeli, nemmeno “uniti” civilmente, decisione subito accolta da grande consenso mediatico.

«È in gioco il diritto della bambina a crescere all’interno di una famiglia naturale, l’unica tra l’altro riconosciuta anche dal nostro ordinamento giuridico», si legge nell’interpellanza del consigliere Bianchi, che evidenzia come «le scienze umane e neurologiche la garantiscano come la più idonea, nell’esclusivo interesse del minore. Come confermato dalla natura, dalla nostra civiltà e dall’abbondante letteratura scientifica in materia, la conoscenza del sé, corporeo e psichico, richiede il confronto diretto, costante, stringente e solidale con le figure, che “incarnano” la similarità e la differenza sessuale, fisica e cognitiva, del bambino (maschio e femmina) ed attraverso cui “impara” la complementarietà, sessuale e sociale, di tali differenze». Del resto, «quando in gioco c’è lo sviluppo e la crescita di un bambino, almeno sul piano del “principio di precauzione” – giuridicamente riconosciuto e stabilito a livello internazionale, proprio nella prospettiva della “salute” della biosfera, di cui l’uomo è figura centrale – è certamente necessario che questi sia affidato ad una coppia eterosessuale e stabile». Si noti come un documento del consiglio dell’American College of Pediatricians, pubblicato sulla rivista Pediatrics, contesti esplicitamente la cosiddetta “omogenitorialità”: «Troviamo questa posizione insostenibile e, se attuata, gravemente dannosa per i bambini e la famiglia».

Da qui la richiesta, mossa all’assessore municipale ai Servizi Sociali orobico, di sapere per quali motivi il Centro Affidi familiari del Comune abbia viceversa scelto di affidare la neonata ad una coppia «composta da due uomini, ledendo i diritti del minore». Sui media l’assessore Marcella Messina ha già dichiarato: «Abbiamo fatto ciò che la legge italiana prevede, avendo a cuore innanzi tutto l’interesse del minore e verificando che la coppia affidataria rispondesse ai criteri di idoneità richiesti». Emerge la prospettiva che, in realtà, tutta questa storia, presentata dai media con sentimentalismo strappalacrime, possa rappresentare l’ennesimo grimaldello, con cui cercare di forzare l’impianto giuridico italiano, in merito alquanto complesso. Affermano su BergamoNews i due “partner affidatari: «Siamo stati giudicati idonei come genitori affidatari. Idonei a fare un servizio allo Stato. Però di fronte all’eventualità dell’adozione, improvvisamente per la legge non andiamo più bene. È strano, no? Eppure siamo sempre noi due»…Dunque, si scrive affidamento e si legge adozione. Non v’è infatti in Italia una legge, che ammetta esplicitamente l’adozione da parte delle coppie omosessuali, specie per quelle non “unite” civilmente, v’è invece un pronunciamento, emesso nel 2016 dalla Corte di Cassazione, che ha riconosciuto anche ciò che la norma non prevede ancora. Ecco allora qualcosa di concreto cui puntare, ecco un obiettivo appetibile nell’escalation gender: fare in modo che l’istituto dell’adozione per una “coppia” gay Lgbt venga regolato e codificato espressamente da una normativa vera e propria, per rafforzarlo e renderlo incontestabile. L’operazione potrebbe svolgersi secondo modalità già poste in essere altrove: prima il caso umano, poi il clamore mediatico, infine l’invocazione a gran voce di una legge, magari con tanto di referendum, grazie anche ad una letteratura “scientifica” viziata in origine: «La letteratura legale in materia di genitorialità omosessuale è estremamente unilaterale – denuncia il prof. Lynn Wardle dell’Università dell’Illinois –. È principalmente letteratura militante, che promuove la legalizzazione della genitorialità omosessuale. C’è un evidente tabù all’interno della nostra professione che vieta la stesura o la pubblicazione di articoli, che si oppongano o critichino il matrimonio omosessuale o la genitorialità omosessuale. La letteratura delle scienze sociali, citata a sostegno della tesi secondo cui la genitorialità omosessuale non è significativamente dannosa per i bambini, non è affidabile. Vizi e difetti metodologici di analisi abbondano nelle ricerche. La ricerca è viziata in modo significativo da un pregiudizio a favore della genitorialità omosessuale. Nonostante i commenti favorevoli sui dati, alcune ricerche suggeriscono che ci sono alcuni gravi danni potenziali per bambini cresciuti da genitori omosessuali». Discorso, questo, su cui convergono e con cui concordano molti autorevoli studi. E che mostra come l’intera architettura ideologica dell’“adozione per tutti”, costruita ad arte, non sia fondata su basi certe ed incontrovertibili, pur affermando d’agire, naturalmente, nell’«interesse del minore»…

Omosessualità e droga: diritti o desideri?

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EDITORIALE DEL LUNEDI

di Matteo Castagna per https://www.informazionecattolica.it/omosessualita-e-droga-diritti-o-desideri/

QUANDO L’IDEOLOGIA PREVARICA SULLA LOGICA E AZZERA IL BUON SENSO SI TRASFORMANO I SIGNIFICATI DEI TERMINI E LA SOCIETÀ FINISCE PER PAGARNE TUTTE LE CONSEGUENZE…

Quando l’ideologia prevarica sulla logica e azzera il buon senso comune, si trasformano i significati dei termini. Spesso la cosa è voluta per motivi propagandistici. Ma l’italiano è bello perché, come lingua neo-latina, dà significati precisi alle parole. Nella società a-morale o im-morale, il diritto è la legalizzazione della facoltà di fare ciò che si vuole. Rousseau sarebbe felice nel veder realizzato uno dei suoi sogni: l’abolizione del dovere, considerato come pratica oscurantista e retrograda, per lasciar posto al desiderio che si trasforma in diritto, ovvero il vizio che si confonde con la virtù o addirittura sostituisce la virtù diventando diritto.

Per un cattolico vero, che non fa distinzione tra morale pubblica e privata né si piega alle mode del mondo, le parole devono tornare ad avere un loro significato preciso. Nel caso delle unioni tra persone dello stesso sesso, non possiamo parlare di amore, perché è attrazione fisica disordinata rispetto al Creato ed al suo fine riproduttivo. La sodomia è un vizio, dovuto a mille fattori, che alcuni vorrebbero veder confermato dalla Chiesa e dallo Stato, per giustificare uno status differente rispetto a quanto stabilito dalla natura e praticato dalla maggioranza della popolazione. Lo chiamano “diritto”, ma è un “desiderio”.

La sentenza n. 4184/2012 della I Sez. Civ. della Cassazione stabilisce che, in Italia, debba essere riconosciuto ai «componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto» «il diritto alla vita familiare» e ad «un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata», in conformità con quanto già stabilito dalla Corte di Strasburgo – con sentenza del 24 giugno 2010. Infatti, aggiunge la Cassazione, in base all’art.12 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, bisogna considerare «radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire “naturalistico”, della stessa esistenza del matrimonio».

L’Europa, insomma, sembra chiedere all’Italia non solo “lacrime e sangue” in materia economica, ma anche di mutare radicalmente l’«esprit des lois» del proprio diritto di famiglia: passare da un diritto che disciplina la famiglia ad un diritto che “costruisce” la famiglia, che forma cosa sia, o non sia, “famiglia”. Quest’ultimo, formalmente, è un compito del diritto positivo? A questo riguardo, l’art. 29 della nostra Costituzione, stabilisce chiaramente che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»: 1) Con il verbo “riconoscere” si afferma che il diritto positivo riconosce la famiglia come qualcosa che gli pre-esiste e, per questo, si limita a disciplinarla secondo le linee poste dalla natura: prima viene la famiglia, poi il diritto di famiglia; 2) La famiglia è una “società naturale”, sia nel senso di unione tra uomo e donna come previsto dalla natura, sia nel senso di attenere all’ambito del diritto naturale che, in quanto tale, non può essere contraddetto dal diritto positivo.

La sentenza sembra sancire, a livello giuridico, ciò che Marcel Gauchet ha definito la «de-istituzionalizzazione della famiglia» (Il figlio del desiderioEdizioni Vita e Pensiero, Milano 2010, p. 58). «La prodigiosa novità della nostra situazione – ha scritto il sociologo francese – sta nel fatto che la famiglia non detta più legge a nessun livello. Non le si chiede più di produrre il legame sociale; l’imperativo della riproduzione non è più un imperativo sociale. La “de-istituzionalizzazione della famiglia” si realizza in due direzioni: la famiglia non è più il luogo di socializzazione dei soggetti e non è più interpretata a partire dalla sua funzione generativa a servizio della società. La famiglia è diventata la realizzazione della coppia in quanto coppia, è la formalizzazione di un legame privato, fine a se stesso; anche la scelta di fare un figlio si colloca tutta nell’ambito del privato: il compito genitoriale non ha più una ragione sociale, non è più vista a vantaggio della comunità sociale».

Se la famiglia è «de-istituzionalizzata» nella sua dimensione privata, e il compito genitoriale non ha più una ragione sociale, qual è l’unica motivazione che può condurre una coppia a sposarsi e a generare? Non potrà essere che il solo desiderio della coppia di realizzare se stessa: i figli di questa epoca – scrive Gauchet – sono «i figli del desiderio» e, per estensione, diciamo che anche le famiglie di questa epoca sono “le famiglie del desiderio”.

La famiglia dovrebbe restare il luogo per venire al mondo, per accogliere l’Altro, e lasciarlo andare nel mondo come altro da sé. La famiglia realizza i desideri dell’Altro, non fa dell’Altro la realizzazione dei propri desideri; nella famiglia ci si sacrifica per la realizzazione dell’Altro, non si usa l’Altro per la realizzazione di sé: «l’arte ci consegna un’immagine altissima di questa autentica genitorialità nella Pietà di Michelangelo Buonarroti. Nel dolore di una madre che abbraccia il corpo defunto di suo figlio si realizza una maternità inedita. A quel figlio Ella è stata sempre vicina e distante allo stesso tempo, lasciandolo essere ciò che non poteva immaginare o prevedere per lui. […] Nel suo stare, tenace e poderoso, sotto la croce – rappresentato dal corpo gigantesco e stabile, mascolino nella muscolatura e nelle dimensioni – la Madre torna a offrire dal proprio grembo, a partorire al mondo il suo figlio. La Vita è così ridonata al mondo. In questa figura suprema della Pasqua, in cui morte e vita coesistono nella fede della Vergine Maria, risplendono le vicende di tante donne e tanti uomini, che con il loro permanere e con la loro premura consentono ancora oggi ad un uomo di venire al mondo». (Stefano Cucchetti, Ho acquistato un uomo grazie al SignoreLa Scuola Cattolica, gennaio-marzo 2012, pp. 145-146)
«La famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio», un luogo che attende la vita per consegnarla al mondo: non lasciamola diventare una coppia, che reclama diritti dalla società, per soddisfare desideri privati.

Alfredo Mantovano, tramite il Centro Studi Livatino di cui è vicepresidente ha sostenuto: “con la sentenza n. 51/2022 la Corte Costituzionale ha dichiarato non ammissibile il quesito referendario che puntava a rendere legale la coltivazione di piante da cui ricavare qualsiasi tipo di stupefacente, inclusi papavero da oppio e coca, e ad abolire la reclusione per il traffico e lo spaccio delle droghe c.d. leggere”. Tuttavia lo sforzo per liberalizzare la droga prosegue: in tale direzione all’ordine del giorno dell’Aula della Camera dei Deputati, dopo l’approvazione in Commissione Giustizia, vi è un testo che riunisce varie proposte di legge. Con il volume Droga. Le ragioni del no (Edizioni Cantagalli) che si inserisce nel solco dei precedenti curati sempre dal magistrato cattolico sull’eutanasia e sul DDL Zan, Mantovano intende offrire un quadro d’insieme che:

– illustra gli effetti delle principali sostanze stupefacenti, in particolare dei derivati della cannabis, sul fisico, sul sistema neurologico e sull’equilibrio psichico;

– riassume l’evoluzione del quadro normativo dalla prima legge di disciplina della materia fino alle più recenti sentenze costituzionali e di legittimità, e al testo unificato all’esame del Parlamento,- descrive il profilo criminologico del traffico, della diffusione e del consumo delle droghe in Italia;

– replica ai più frequenti luoghi comuni che si usano per sostenere la legalizzazione di quelle c.d. leggere, anche alla luce di quanto accaduto negli ordinamenti che hanno introdotto leggi permissive;

– apre la prospettiva sul pieno recupero della persona, sul quale sono impegnate da tempo le Comunità.

La similitudine tra “famiglia di desiderio” e “sballo di desiderio” è presto fatta dall’egoistico bisogno di alcuni di soddisfare la propria debolezza, giustificandola tramite la legalizzazione delle droghe, allo scopo di far passare come normale la necessità di alienazione. La distruzione dell’ordine naturale passa dalla sovversione della Famiglia e dalla legalizzazione dell’alienazione. Domine salva nos, perimus!

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